Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 30/03/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: non rimaniamo ciechi, apriamoci alla luce di Dio
  • Il Papa ai vescovi della Bolivia: dal Vangelo, luce e ispirazione per la vita
  • Ior: Gendarmeria sventa una tentata truffa in Vaticano
  • Creato. Gli studiosi: urgente uno sviluppo realmente sostenibile
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi ucraina: a Parigi l'incontro tra Russia e Stati Uniti per cercare una soluzione
  • I vescovi Usa riuniti in Arizona in ricordo dei migranti latinos morti al confine con il Messico
  • Municipali in Francia: netto calo dell'affluenza
  • Italia, disagio economico e occupazionale in salita. Da domani, Caritas diocesane a convegno
  • Dalla Caritas di Arezzo, aiuti alle famiglie in difficoltà
  • Pakistan: Bhatti, dal dialogo soluzioni per i casi di Asia Bibi e Sawan Masih
  • A Napoli, il calcio come vivere sociale e rispetto delle regole
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: liberati due giornalisti spagnoli rapiti sei mesi fa
  • Amministrative in Turchia: test decisivo per il premier Erdogan
  • La Thailandia vota oggi per il Senato
  • Centrafrica: nuove violenze a Bangui
  • Slovacchia: il nuovo presidente è Andrej Kiska
  • La Corea del Nord annuncia nuovi test nucleari
  • Al JRS Syria il Premio per la pace di Pax Christi International
  • Vita, crisi sociale e famiglia: le priorità dei vescovi dell’Uruguay in vista delle presidenziali
  • Senegal: incontro interdiocesano sul Sacramento dell’unzione degli infermi
  • In Giordania, la Parrocchia di Zarka si dota di un sistema ad energia solare
  • Francia: forum sull’ecologia al Collegio dei Bernardins
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: non rimaniamo ciechi, apriamoci alla luce di Dio

    ◊   Non rimanere “ciechi nell’anima”, ma aprirsi “alla luce, a Dio e alla sua grazia”. È l’esortazione di Papa Francesco all’Angelus, in una Piazza San Pietro gremita da 50 mila fedeli. Nell’odierna quarta domenica di Quaresima, il Vangelo di Giovanni presenta la figura del cieco nato: il Pontefice ha più volte esortato a rileggerne il brano. Il servizio di Giada Aquilino:

    La nostra vita a volte “è simile a quella del cieco che si è aperto alla luce, a Dio e alla sua grazia”; a volte purtroppo “è un po’ come quella dei dottori della legge”, dei farisei, che sprofondarono "sempre più nella cecità interiore”: “dall’alto del nostro orgoglio giudichiamo gli altri, e perfino il Signore”. La riflessione di Papa Francesco all’Angelus ha preso spunto dall’episodio evangelico dell’uomo cieco dalla nascita, al quale Gesù dona la vista: alla fine, mentre i “presunti vedenti” continuano a rimanere ciechi, il cieco guarito “approda alla fede” ed è questa, ha detto il Pontefice, la “grazia più grande che gli viene fatta” da Cristo: “conoscere Lui, che è ‘la luce del mondo’”.

    “Oggi, siamo invitati ad aprirci alla luce di Cristo per portare frutto nella nostra vita, per eliminare i comportamenti che non sono cristiani”.

    Eppure “tutti noi”, ha sottolineato il Santo Padre, abbiamo comportamenti alcune volte non cristiani, comportamenti che sono peccati”:

    “Dobbiamo pentirci di questo ed eliminare questo comportamento per camminare decisamente sulla via della santità”.

    L’evangelista Giovanni, ha ricordato il Papa, vuole dunque attirare l’attenzione proprio su ciò “che accade anche ai nostri giorni”:

    Tante volte un’opera buona, un’opera di carità suscita chiacchiere, discussioni perché ci sono alcuni che non vogliono vedere la verità”.

    L’episodio del cieco nato, “che - ha aggiunto il Pontefice - fa vedere il dramma della cecità interiore di tanta gente, anche la nostra”, ci riconduce al Battesimo:

    “Nel Battesimo noi siamo stati illuminati affinché, come ci ricorda San Paolo, possiamo comportarci come ‘figli della luce’, con umiltà, pazienza, misericordia”.

    Il Papa ha quindi consigliato di rileggere il brano del capitolo 9 del Vangelo di Giovanni:

    “Vi farà bene, perché così vedete questa strada dalla cecità alla luce e quell’altra strada cattiva verso una più profonda cecità. E domandiamoci: come è il nostro cuore? Com’è il mio cuore, com’è il tuo cuore, com'è il nostro cuore? Io ho un cuore aperto o un cuore chiuso? Aperto o chiuso verso Dio? Aperto o chiuso verso il prossimo? Sempre abbiamo in noi qualche chiusura nata dal peccato, nata dagli sbagli, dagli errori: non abbiamo paura, non abbiamo paura! Apriamoci alla luce del Signore: Lui ci aspetta sempre. Lui ci aspetta sempre. Per farci vedere meglio, per darci più luce, per perdonarci. Non dimenticate questo: Lui ci aspetta sempre”.

    Il Pontefice ha quindi affidato alla Vergine Maria “il cammino quaresimale, perché anche noi, come il cieco guarito, con la grazia di Cristo possiamo ‘venire alla luce’, rinascere a vita nuova”.

    Dopo la recita dell’Angelus, il Santo Padre ha salutato i fedeli presenti, tra cui i “militari italiani che hanno compiuto un pellegrinaggio a piedi da Loreto a Roma, pregando - ha detto - per la pacifica e giusta risoluzione delle contese”:

    “Questo è molto bello: Gesù, nelle Beatitudini, dice che sono beati coloro che lavorano per la pace”.

    Il Papa ha infine salutato pure i rappresentanti del Wwf-Italia, “incoraggiandoli nel loro impegno a favore dell’ambiente”.

    inizio pagina

    Il Papa ai vescovi della Bolivia: dal Vangelo, luce e ispirazione per la vita

    ◊   “Accogliere con gioia il Vangelo di Gesù Cristo”, da cui trarre “luce e ispirazione” per affrontare le vicissitudini quotidiane con fede e carità e per costruire una società sempre più “fraterna e giusta”. Lo scrive il Papa in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ai vescovi della Bolivia riuniti fino al 1° aprile a Cochabamba per la loro 97.ma assemblea plenaria. Il messaggio, in cui il Pontefice ringrazia cordialmente per il saluto rivoltogli, a nome dei presuli, dal presidente dei vescovi locali, mons. Oscar Aparicio Céspedes, e rivolge il proprio pensiero anche ai fedeli del Paese sudamericano, è stato pubblicato sul sito della Conferenza episcopale della Bolivia.

    inizio pagina

    Ior: Gendarmeria sventa una tentata truffa in Vaticano

    ◊   Un tentativo di truffa è stato sventato nelle scorse settimane dalla Gendarmeria vaticana in collaborazione con la Guardia di Finanza italiana. Due uomini, un olandese e uno statunitense, avevano tentato di introdursi in territorio vaticano con una valigetta contenente titoli falsi in valuta pregiata, ma sono stati fermati dai servizi di sicurezza vaticani ai controlli di ingresso dello Stato Città del Vaticano. I due uomini, che presumibilmente intendevano recarsi allo Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, ma non erano titolari di conti né in alcun modo ivi conosciuti o attesi, sono stati denunciati tanto all'autorità vaticana quanto a quella italiana. Sulla base degli accordi in vigore tra i due Stati, gli autori della tentata truffa sono stati consegnati alla Guardia di Finanza, che con ulteriori indagini ha accertato che si trattava di truffatori. (A cura di Stefano Leszczynski)

    inizio pagina

    Creato. Gli studiosi: urgente uno sviluppo realmente sostenibile

    ◊   Per costruire un modello di sviluppo realmente sostenibile servono tre grandi trasformazioni: un nuovo sistema energetico in grado di ridurre la produzione di anidride carbonica, un’agricoltura più sostenibile e un’educazione per le nuove generazioni alla tutela del Creato. Questi, secondo Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute della Columbia University, sono i punti fondamentali per salvaguardare il pianeta. Lo studioso è intervenuto al Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e dall’associazione culturale Greenaccord “Famiglia, custodisci il Creato!”: ai partecipanti, Papa Francesco ha inviato un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in cui ha auspicato che ''la famiglia, custode privilegiata del dono della vita, sia anche luogo fondamentale di educazione al rispetto del grande dono del Creato''. Marina Tomarro ha intervistato Jeffrey Sachs:

    R. - The world’s climate is changing, and it is changing at a very dramatic rate. …
    “Il clima mondiale in questo momento sta cambiando in maniera davvero drammatica. Alcuni anni fa i governi di molti Paesi del mondo si erano messi d’accordo per prendere delle misure per abbassare la temperatura globale di 2 gradi, invece la temperatura è salita di altri 4 gradi, e si prevede che questa tendenza continuerà a peggiorare sempre di più. Io vedo segni del peggioramento del clima ovunque. Basti pensare a tempeste, uragani e inondazioni che hanno colpito molte parti del mondo, come ad esempio in Brasile e a Pechino, due zone che ho visitato recentemente. Adesso abbiamo l’opportunità di raddrizzare la situazione con il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del dicembre 2015: non bisogna perdere questa occasione”!

    D. – Secondo lei, cosa dovrebbero fare di più i governi per evitare questi disastri?

    R. – Every government in the world needs a plan to shift to a safe energy system, …
    In effetti, ogni governo deve mettere in azione un piano specifico per salvare il pianeta con iniziative tecniche ad hoc, in particolare la de-carbonizzazione, cioè la riduzione di anidrite carbonica da parte delle industrie. Sia gli Stati europei, ma anche la Cina, l’India, la Russia hanno parlato di queste strategie integrate che sono necessarie. Ma fino ad ora non ne esiste nessuna! 22 anni fa è stato firmato un trattato specifico proprio per impedire che ci fosse un peggioramento della produzione del CO2, ma in questo momento non esiste alcun piano d’azione al riguardo…

    D. – Ci sono Paesi che stanno già lavorando per abbassare i livelli del CO2?

    R. – Absolutely. Some governments are taking serious efforts in this …
    Assolutamente. Ci sono dei governi che in questo momento stanno compiendo sforzi molto seri e produttivi. Ad esempio nel mio Paese, la California, dove c’è un piano per ridurre dell’80% il CO2 entro il 2015, e in Europa c’è la Danimarca, che ha varato un piano per le emissioni di CO2. Queste sono realtà virtuose da imitare, però occorrono investimenti specifici. Per questo, bisogna coinvolgere gruppi economici verso questo tipo di iniziative e quindi far nascere questo binomio tra strategia ed investimento.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Crisi ucraina: a Parigi l'incontro tra Russia e Stati Uniti per cercare una soluzione

    ◊   Si attendono importanti novità dal doppio incontro di oggi pomeriggio e domani mattina a Parigi tra il segretario di Stato americano John Kerry ed il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Un vertice che arriva dopo la telefonata tra Obama e Putin e con il rilancio dell'azione della diplomazia internazionale. In proposito Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:

    R. – Io credo che questo incontro, e comunque la trattativa Usa-Russia, sia inevitabile perché quello a cui abbiamo assistito in queste settimane, al netto del rovesciamento del governo di Yanukovich e dell’annessione – o comunque la si voglia chiamare – della Crimea da parte della Russia, è un gigantesco cumulo di chiacchiere. Fin dall’inizio è stato chiaro che un problema generale di riassetto della posizione strategica dell’Ucraina non avrebbe potuto essere risolto senza una partecipazione della Russia. Aver cercato di spingere ai margini la Russia con la forza della diplomazia è stato un grave errore, che ha poi portato a quello che sappiamo. Tutta la politica delle sanzioni e tutte le minacce, le urla che si sono sentite in queste settimane sono cose abbastanza vuote. Era inevitabile che si arrivasse comunque a sedersi di nuovo al tavolo delle trattative. Da questo incontro possiamo aspettarci un ritorno alla ragione.

    D. – Quali sono i punti di congiunzione tra Stati Uniti e Russia e quali invece quelli di differenza?

    R. – Credo che punti di congiunzione ce ne siano pochissimi; quello che invece deve subentrare è il realismo della politica, la razionalità della politica. E’ abbastanza chiaro che l’Ucraina non può essere strattonata né in un senso né nell’altro; che – anzi – entrambe le soluzioni, quindi l’unione doganale proposta dalla Russia e il trattato di adesione all’Unione Europea, per ragioni diverse, comporteranno per l’Ucraina un periodo molto, molto duro di sacrifici, di riforme costose in termini di vita degli ucraini. Non c’è una soluzione garantita, non c’è una via lastricata di latte e miele: l’Ucraina ha scelto – o sceglierà, quasi sicuramente – la via europea. Sarà una via che comporterà tanta lotta e tanti sacrifici.

    D. – Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto che “federazione non è più una parola tabù nei nostri negoziati”: che cosa significa?

    R. – Significa che le parti stanno cercando di metterci un po’ di elasticità; nel caso specifico, la Russia è disposta a discutere uno status per la Crimea che non sia quello dell’annessione pura e semplice, che non sia quello della Crimea che diventa un’altra regione della Russia tout court.

    D. – Tra l’altro sembra aprirsi un fronte per quanto riguarda i tatari musulmani, che al loro congresso hanno deciso di creare un territorio autonomo chiedendo anche il sostegno dell’Onu, del Consiglio d’Europa, dell’Osce … Che fronte può essere, questo che si apre?

    R. – Penso che non sia nessun fronte, non credo che si abbia convenienza a sostenere un’ulteriore fonte di problemi. Questo, naturalmente, attiene alla solita politica del doppio standard, per cui l’Occidente si fa in quattro – almeno a parole – per il Tibet cinese o per il Kosovo, e poi poco si interessa di rivendicazioni che non sono certamente meno fondate o meno dignitose di queste che ho appena elencato.

    inizio pagina

    I vescovi Usa riuniti in Arizona in ricordo dei migranti latinos morti al confine con il Messico

    ◊   Sull’esempio di Papa Francesco a Lampedusa, i vescovi statunitensi si apprestano a iniziare un pellegrinaggio che li condurrà in Arizona, al confine con il Messico, dove la prossima settimana celebreranno una messa per ricordare tutti i migranti morti dal 1998 ad oggi e per sottolineare la necessità di riforma del sistema migratorio negli Usa. A loro si unirà anche il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Nogales è tagliata in due, divisa dal muro di confine tra Usa e Messico. Una parte della città è in Arizona, un’altra è nello Stato messicano di Sonora. Ed è da questo confine che quotidianamente decine e decine di latinos tentano di entrare negli Stati Uniti. “E’ la nostra Lampedusa”, hanno detto i vescovi della Conferenza episcopale Usa che, ispirati dalla visita di Papa Francesco all’isola siciliana, hanno scelto Nogales come luogo di pellegrinaggio per ricordare gli oltre seimila migranti: honduregni, salvadoregni, guatemaltechi e messicani stessi, che dal 1998 sono morti nel deserto nel tentativo di raggiungere la frontiera, per fuggire dalla povertà e dalla violenza dei loro Paesi. Facendo proprie le parole di Francesco, i presuli denunciano la globalizzazione dell’indifferenza. Ignorare la sofferenza e i morti è un comportamento che ci fa vergognare come nazione, dicono i vescovi americani. Valentina Valfrè, di Soleterre onlus, organizzazione che da tempo è in prima linea nella difesa dei diritti dei migranti in Messico:

    Stiamo parlando di oltre 400 mila persone che ogni anno attraversano il confine e cercano di raggiungere gli Usa, a cui si aggiungono le centinaia di messicani che a loro volta cercano di trovare una vita migliore negli Stati Uniti. Gli aspetti che ci preoccupano sono diversi: innanzitutto, l’azione del crimine organizzato che sta diventando sempre più pesante sia attraverso sequestri-lampo, che durano meno di una giornata, sia attraverso sequestri che durano più giorni e che coinvolgono decine di migranti: 50-60-70 per volta. Migranti che, durante questi sequestri, subiscono ogni tipo di violazione: stupri per le donne, torture, cercando di estorcere loro denaro, cercando di costringerli a chiamare i parenti per farsi mandare il riscatto per essere liberati. La cosa forse peggiore è la collusione delle autorità locali, a partire dai funzionari per l’immigrazione, alla polizia, ai militari che, è dimostrato, sono responsabili a loro volta dei sequestri perché sono d’accordo con i gruppi della criminalità organizzata: segnalano a questi gruppi la presenza dei migranti in modo che loro possano fermarli e sequestrarli.

    L’iniziativa di questi giorni – insistono i vescovi – intende riportare l’attenzione sulle conseguenze umanitarie di un sistema migratorio al collasso come quello Usa e richiamare alla necessità di approvare il progetto di riforma del presidente Obama, che consentirebbe la regolarizzazione di circa 11 milioni di irregolari che sono sul territorio statunitense. Un testo ancora bloccato alla Camera dall’opposizione repubblicana, e sul quale più di una volta ha preso posizione la Conferenza episcopale:

    L’immigrazione continua ad aumentare, anche perché le persone che vengono dal Centroamerica fuggono da situazioni di violenza estrema, e per loro le violenze che trovano in Messico e anche i rischi che corrono nell’attraversare il muro, non sono niente. Non hanno alcun motivo per tornare indietro, perché tornerebbero ad una situazione assolutamente invivibile. A questa violenza, poi, in tantissimi casi si somma una povertà assoluta, soprattutto per le persone che in questo momento vengono dall’Honduras, che ha una situazione politica particolare: dopo il colpo di Stato, la situazione economica è ulteriormente peggiorata.

    A Nogales, e in tante altre città di confine, il ritrovamento di corpi di migranti è all’ordine del giorno, e tra loro vi sono sempre più minori. Così come in aumento è il numero dei minori non accompagnati che tenta di attraversare la frontiera:

    I minori non accompagnati stanno aumentando soprattutto al Nord del Messico: sono quelli che arrivano dal Centroamerica e la cosa forse ancora più grave è che arrivano non accompagnati dal cosiddetto “coyote” (trafficante ndr), quindi arrivano proprio da soli, senza i genitori, facendo il cammino soli, magari in gruppi di tre-quattro ragazzini con età dai 9-10 anni fino ai 16-17 anni. E ovviamente, sul cammino, trovano la stessa situazione che trovano gli adulti, quindi: sequestri, torture; per le ragazzine, poi, il rischio di essere introdotte nella tratta ai fini dello sfruttamento sessuale è altissimo. E poi ci sono i minori che sono bloccati dall’altra parte perché arrivano insieme ai loro genitori, vengono presi, i genitori rispediti indietro, rimpatriati forzatamente, e loro rimangono dall’altra parte, in questi luoghi creati appositamente per tenere i minori. Quindi restano separati forzatamente dalle loro famiglie che spesso non sanno nemmeno dove sono, non sanno che cosa stia succedendo loro.

    I vescovi in queste ore stanno dunque raggiungendo Nogales, dove martedì, 1° aprile, celebreranno una Messa in memoria di tutti i migranti morti.

    inizio pagina

    Municipali in Francia: netto calo dell'affluenza

    ◊   Affluenza in calo nel secondo turno delle municipali in Francia, dopo il voto di una settimana fa che ha visto il netto successo dell’estrema destra di Marine Le Pen e, di contro, il tracollo della sinistra del presidente François Hollande. Occhi puntati su Parigi che, per la prima volta, avrà un sindaco donna. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

    Si annuncia un’astensione da record al secondo turno delle municipali in Francia: a metà giornata, sono andati a votare soltanto il 19,8 per cento degli elettori contro il 23,1 di domenica scorsa. Il premier socialista Jean Marc Ayrault, che ha votato nella sua città, a Nantes, ha ripetuto che bisognerà ascoltare il messaggio dei francesi, che non sarà positivo nei confronti di François Hollande e della maggioranza al governo. I socialisti potrebbero perdere più di cento città tra le più importanti, in particolare Strasburgo e Tolosa; resterà sicuramente a destra Marsiglia. Il partito di opposizione Ump si aspetta che uscirà dalle urne un’onda azzurra e una sanzione netta alla politica del governo. Pronto a cantare vittoria anche il Fronte nazionale di Marine Le Pen: l’estrema destra potrebbe conquistare cinque, o addirittura sei o sette città superando il record del 1995. A Parigi è invece favorita la candidata socialista Anne Hidalgo, anche se è tallonata dalla conservatrice Nathalie Kosciusko-Morizet, arrivata prima domenica scorsa ma sfavorita negli arrondissement più grandi. Si vota fino alle 20.00 di questa sera.

    inizio pagina

    Italia, disagio economico e occupazionale in salita. Da domani, Caritas diocesane a convegno

    ◊   Si apre domani a Quartu Sant’Elena, in provincia di Cagliari, il 37.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Fino a giovedì 3 aprile, vescovi e delegati diocesani rifletteranno e si confronteranno sulle attività portate avanti in tutto il territorio italiano e sull'educare alla solidarietà e al farsi prossimi. “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali. ‘Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza’”: questo il titolo del Convegno. Da oggi sul sito www.caritas.it è presente il Rapporto 2014 di Caritas Italiana su povertà e esclusione sociale, intitolato “False partenze”, in cui si mette in risalto che disagio economico e occupazionale sono ancora in salita in Italia. Tra i dati emersi, spicca che il 61,8% delle persone che si rivolge alla Caritas per indigenza è straniero, tranne al sud Italia dove invece col 59,7% prevalgono gli italiani. La separazioni, poi, aggravano fino a quattro volte l'emergenza abitativa. Di questi argomenti si parlerà al Convegno in Sardegna, che sarà introdotto da mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas Italiana. Tiziana Campisi lo ha intervistato:

    R. - Avremo la possibilità di ascoltare, confrontare, incoraggiare le Caritas presenti in tutte le diocesi italiane. C’è lo sforzo per coordinarsi con le altre presenze ecclesiali, o di ispirazione cristiana, nelle realtà diocesane, in modo che la Caritas, anche presso le istituzioni pubbliche - insieme ad altre realtà con cui si coordina - possa guardare alle drammatiche difficoltà degli immigrati, dei poveri e a tante altre difficoltà di varia natura.

    D. – Quanto ancora la Caritas è lontana dai contesti della marginalità esistenziale?

    R. – Credo che si possa dire che la Caritas e quindi la diocesi e le parrocchie sono presenti in tutti i contesti. Naturalmente, in alcuni campi di povertà c’è una diretta esperienza e quindi una diretta presenza della Caritas; invece, in altri campi – come quello degli ammalati, del lavoro, nei diversi campi del sociale, educativi, della famiglia – siamo collegati con tante altre realtà ecclesiali che da sempre cercano sul territorio di interpellare, trovare, incoraggiare ed aiutare. Il nuovo Rapporto della Caritas - ringraziamo per questo il presidente della Cei, il cardinale Bagnasco - è già stato annunciato: è una ricerca sulla povertà e sull’esclusione sociale intitolata “False partenze”, che contiene anche qualche dato su questa antica, ma nuova povertà che pensavano aver superato. Con la crisi che ancora attanaglia le nostre popolazioni però è sempre presente e la Caritas cerca di rispondere con la sua presenza sul territorio, attraverso un aiuto di carattere alimentare ma anche di altra natura.

    inizio pagina

    Dalla Caritas di Arezzo, aiuti alle famiglie in difficoltà

    ◊   Sono state 60 le famiglie rivoltesi al servizio del “prestito sociale” della Caritas di Arezzo che ha erogato, in appena tre mesi dall’inizio del servizio, 75 mila euro. Un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, che potranno accedere a un prestito non superiore a 3 mila euro senza interessi, da restituire in un di massimo 36 mesi. Al microfono di Alessia Carlozzo, il vice direttore della Caritas diocesana di Arezzo, Alessandro Buti:

    R. – Questo è un progetto finanziato e approvato dalla Regione Toscana per 5 milioni di euro complessivi e incide sulle 34 zone sociosanitarie della Toscana; due di queste 34 riguardano la provincia di Arezzo, il cui capofila è la Caritas diocesana che insieme ad una serie di partner locali – Misericordia, Anteas, Centro di ascolto Caritas parrocchiali e altre associazioni come Arci, Anpas – si sono messi insieme per dare una risposta di prestito alle famiglie in difficoltà temporanea e contingente, che quindi chiedono ai vari centri di ascolto un aiuto. E’ un prestito, una forma di sostengo al reddito, senza interessi e senza particolari garanzie, anche se quel progetto punta molto sull’ascolto delle persone che vengono al centro di ascolto.

    D. – Chi si rivolge principalmente al vostro sportello?

    R. – L’obiettivo è quello di intercettare la fascia di popolazione, di persone, di famiglie che abitualmente non si presentano ai servizi sociali dei comuni o ai centri di ascolto Caritas: quindi a tutte a quelle persone e famiglie che magari non abbiano ricevuto anche sussidi o contributi dagli enti pubblici o privati. Quindi, sono persone che vivono un imprevisto o hanno vissuto un imprevisto nel proprio budget di gestione economica della famiglia: intercetta quindi un po’ questo mondo. Si tratta di molte persone o famiglie che non venivano ai centri di ascolto. E questo è già un dato positivo.

    D. – Cosa viene richiesto alle famiglie che chiedono e ottengono il prestito?

    R. – Questa è una fase importante del progetto. Si chiede alle persone che vogliono ottenere questo prestito fino a 3 mila euro, da restituire in 36 rate complessive, di entrare in un percorso di tutoraggio: alla famiglia viene affiancato un tutor che l'accompagna in tutto il periodo di restituzione del prestito. Qui emerge proprio la fase della relazione di aiuto, dell’ascolto, dell’attenzione alla famiglia che difficilmente si può fare attorno ad altri canali, magari anche quelli bancari. Quindi, il “valore aggiunto” del prestito sociale è proprio quello dell’affiancamento, in modo che la persona possa poi uscire da quel bisogno contingente temporaneo che l’ha spinta a chiedere il prestito.

    D. – Il territorio di Arezzo e le sue aziende sono stati duramente colpiti dall’attuale crisi economica. Possiamo dire che il servizio di prestito sociale è una risposta alle difficoltà che avete vissuto?

    R. – E’ una delle possibili risposte. Noi diciamo che nei nostri centri di ascolto questa forma di prestito sociale è da tenere nel cassetto e da tirarlo fuori insieme ad altri sostegni, sussidi o percorsi di progetti personalizzati. Con le istituzioni, in collaborazione con i servizi sociali, con il privato sociale, l’associazionismo e il volontariato è possibile poi sostenere, affinché finalmente la persona o la famiglia possa ritornare ad una condizione di vita normale, accettabile. Oggi, quello che mette in crisi le famiglie sono proprio gli imprevisti quotidiani, anche piccoli: il prestito, dato che arriva fino a 3 mila euro, è un sostegno ai redditi molto bassi. Però, può fare la differenza averli o non averli, in questo periodo particolare di difficoltà economica che anche il territorio di Arezzo vive, come lo vivono tutti gli altri territori. Quindi, è una delle tante possibili risposte, insieme ad una rete di soggetti che collaborano insieme per cercare di rispondere ai bisogni e alle povertà che oggi si presentano.

    inizio pagina

    Pakistan: Bhatti, dal dialogo soluzioni per i casi di Asia Bibi e Sawan Masih

    ◊   In Pakistan si è riacceso il dibattito sulla legge che punisce con la pena capitale gli insulti all’Islam, dopo la condanna a morte per accuse di blasfemia comminata giovedì scorso da un tribunale di Lahore a Sawan Masih, cittadino cristiano che, proprio come Asia Bibi, è stato colpito da accuse infondate e strumentali. I cristiani pachistani venerdì hanno osservato una giornata di digiuno e preghiera per i due fedeli che ora attendono in carcere il processo d’appello. Ma sulle iniziative che intende portare avanti la comunità cristiana, sentiamo Paul Bhatti, presidente dell’Alleanza di tutte le minoranze del Pakistan, intervistato da Marco Guerra:

    R. - Ho già organizzato un gruppo di avvocati che darà assistenza in questi casi. Ho aperto anche un dialogo con l’Imam e con altri esponenti religiosi con cui stiamo costituendo un Consiglio, cosicché il caso prima di passare attraverso la polizia, o venire registrato dalle autorità, venga valutato dal Consiglio. In tantissimi casi ormai sono prevenuti e per questo motivo abbiamo cercato di capire cosa si potrebbe fare. Una cosa su cui stiamo ragionando è il modo in cui trattare questi casi: quando una persona viene accusata ci dovrebbe essere una delegazione, un gruppo che si riunisce subito e “contratta”, dialoga con gli Imam o direttamente con le persone che accusano, in modo da raggiungere una soluzione. Tante volte ci si riesce, anche noi ci siamo riusciti in molti casi attraverso l’aiuto dei nostri fratelli musulmani. L’altro giorno, il 25 marzo, alla presenza di tantissima gente, vescovi, ambasciatori, Imam chiamati ad Islamabad, ho chiaramente detto che nessuno di noi vuole insultare la loro religione, né tantomeno il Profeta; però, non vogliamo che accuse false producano vittime innocenti. Questa è la nostra prima preoccupazione.

    D. - Che reazione c’è dall’altra parte: le autorità politiche e religiose del Pakistan sono pronte a rivedere questa legge e ad applicarla in maniera diversa?

    R. - Non è questione di rivedere la legge. La prima cosa è analizzare i casi di coloro che vengono accusati falsamente, perché parlare subito di cambiamenti e di rivedere la legge crea molte resistenze. Noi, prima di tutto, vogliamo convincere che non è nostra intenzione insultare nessuno e che li rispettiamo. Questo è ciò che esprimiamo con sincerità. Allo stesso tempo vogliamo che - anche se questa legge permane - non ci siano più vittime innocenti. Però, sta succedendo proprio questo. Tante volte si strumentalizza la situazione ed è questo che ci preoccupa: in molti casi le persone sono innocenti, alcune volte vengono condannate in primo grado e poi assolte in secondo grado. Quando però i casi vengono risolti, i giudici vengono uccisi, o terrorizzati. Noi vogliamo risolvere questo problema attraverso il dialogo con i vari gruppi; ho parlato con un Imam che veniva per la prima volta ad un convegno delle minoranze religiose. È sempre stato lontano, ma ha dichiarato pubblicamente che se una persona è innocente sarà il primo ad aiutarci e a condannare se necessario…

    inizio pagina

    A Napoli, il calcio come vivere sociale e rispetto delle regole

    ◊   “Se i ragazzi non possono andare ai campetti, che i campetti vadano dai ragazzi”: è questo uno dei punti cardine della prima scuola di calcio per strada a Napoli. E’ rivolta ad adolescenti dei quartieri a rischio della città. Il calcio, dunque, per abbattere le barriere economiche e sociali. Il progetto è organizzato dall’associazione Arriap, dall’inglese “hurry up”, letteralmente “muoviti”. Il presidente dell’associazione Pasquale Russiello spiega l'iniziativa al microfono di Maria Cristina Montagnaro:

    R. - Si tratta di un’iniziativa partita tre anni fa, quando abbiamo cominciato a conteggiare e a verificare la quantità di ragazzi che giocavano nei luoghi più impensabili; generalmente a Napoli, ma anche nell’immediata periferia.

    D. – A chi vi rivolgete?

    R. – Proprio a questi bambini che giocano in modo assolutamente destrutturato, semplicemente perché non hanno altre occasioni di svago. Ragazzi dai 7 ai 15 anni.

    D. – Vi rivolgete, ad esempio, a ragazzi che provengono da quartieri a rischio?

    R. – Soprattutto, ma non solo. Uno degli aspetti importanti del progetto è proprio quello di stimolare l’integrazione sociale su più livelli e di unire ragazzi provenienti da zone diverse.

    D. – In quali campi da calcio si svolgeranno le selezioni?

    R. – I campi sono quelli messi a disposizione dalle parrocchie. In tutto sono 67 e una ventina di questi è regolamentare. Il progetto si sviluppa su tre livelli: il programma tutoring dà la possibilità di fare allenamenti e di avere una frequentazione sportiva; abbiamo poi il torneo interdiocesano, come seconda attività sviluppata dall’associazione, con - ad oggi - 800 partite; inoltre, abbiamo la squadra vera e propria, quella che poi si iscriverà ai tornei federali e che nasce da una selezione fatta tra i ragazzi partecipanti sia al torneo, sia al programma di tutoring.

    D. – Come hanno reagito i ragazzi?

    R. – Il coinvolgimento, come dicevo, è totale. La reazione, soprattutto per quanto riguarda la parte del torneo, è stata molto positiva. Gli iscritti ad oggi sono circa 2.200.

    D. – Educare attraverso lo sport è possibile?

    R. – Sì, è uno dei tre principi che abbiamo prestabilito: la salute, l’educazione e l’istruzione. Il programma tutoring ha un piano molto particolare: si dà pochissimo spazio - quasi nullo - alla parte agonistica ma si fa molta attenzione al rispetto delle regole, dei ruoli, degli orari, della disciplina intesa proprio come vivere sociale, prima che pratica sportiva.

    D. – Può fare qualche esempio?

    R. – Il messaggio di sportività e di attenzione allo spirito di squadra, piuttosto che al risultato fa sì che lo sport diventi un veicolo e non il fine per rappresentare questi sani principi di convivenza, rispetto delle regole e spirito di gruppo.

    D. – Chi volesse sapere di più cosa deve fare?

    R. – Abbiamo raccolto quasi tutte le informazioni sul nostro portale www.arriap.it, in aggiornamento continuo.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: liberati due giornalisti spagnoli rapiti sei mesi fa

    ◊   In Siria, dopo sei mesi di prigionia sono stati liberati due giornalisti spagnoli. Si tratta dell'inviato in Medio Oriente di “El Mundo”, Javier Espinosa, e del giornalista e fotografo free lance Ricardo Garcia Vilanova. I due, ora nelle mani di militari turchi, hanno chiamato in redazione per avvisare del loro rilascio, in giornata dovrebbero rientrare a Madrid. I giornalisti erano stati rapiti il 16 settembre scorso presso il checkpoint di Tal Abyad, nella provincia di Raqqa, mentre cercavano di lasciare la Siria. Intanto sul terreno, ieri è stata una giornata di scontri con oltre 60 vittime in varie parti del Paese. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani, da marzo 2011, i morti sono stati 146 mila. Tre le vittime al confine tra Libano e Siria per l’esplosione ieri di un’autobomba; intanto l’esercito di Beirut ha ribadito il proprio impegno nella lotta al terrorismo, annunciando l’entrata in vigore di un piano di sicurezza speciale, a partire da oggi. (B.C.)

    inizio pagina

    Amministrative in Turchia: test decisivo per il premier Erdogan

    ◊   Urne aperte in Turchia per le elezioni amministrative. Oltre 52 milioni di persone sono chiamate a rinnovare le amministrazioni locali. Imponente lo schieramento di forze di sicurezza per vigilare sul voto, solo a Istanbul sono 40 mila gli agenti che presidiano i seggi. Sei i morti e 13 i feriti, in diverse parti del Paese, per gli scontri tra candidati rivali. La giornata di oggi rappresenta un test decisivo per il premier Erdogan, al centro di uno scandalo per corruzione e nel mirino delle critiche per alcune intercettazioni riguardanti un intervento di Ankara in Siria. Accuse che Erdogan respinge sostenendo che si tratti di un complotto ordito dalle formazioni islamiche, un tempo sue alleate. Ieri, parlando a Istanbul, il premier ha affermato che se il suo partito, l’Akp, subirà un crollo di consensi è pronto a lasciare la politica. Alla consultazione, l’opposizione è comunque giunta divisa ma spera, sull’onda del malcontento nei confronti di Erdogan, di strappare due città chiave: Istanbul, dove risiede un quinto degli elettori di tutto il Paese, e Ankara con i suoi 5 milioni di abitanti. (B.C.)

    inizio pagina

    La Thailandia vota oggi per il Senato

    ◊   Dopo l’annullamento delle legislative di febbraio, la Thailandia è chiamata alle urne per eleggere metà Senato. In palio ci sono 77 seggi, uno per ogni provincia in un’assembla composta da 150 membri, di cui 73 nominati da una commissione di saggi che viene considerata fortemente schierata a favore dell'elite tradizionale, vicina pure alla monarchia e all’esercito. Sullo sfondo restano le proteste antigovernative che da mesi sconvolgono il Paese e che sono costate la vita a 23 persone; oltre 700 i feriti nei disordini che si sono verificati. (B.C.)

    inizio pagina

    Centrafrica: nuove violenze a Bangui

    ◊   Ancora violenze nella Repubblica Centrafricana. Sabato, ma lo si è saputo solo oggi, almeno 8 persone sono rimaste uccise e molte altre ferite nel corso di disordini avvenuti a Bangui. Soldati del Ciad sono intervenuti nella capitale per rimpatriare alcuni loro connazionali in fuga dai combattimenti che, da mesi, stanno investendo il Paese. Improvvisamente la situazione è degenerata, ma ancora non è chiaro il motivo dei disordini. A fronte dell’insicurezza generale, l’Unione europea si è detta pronta ad inviare un proprio contingente per sostenere le forze francesi e africane in Africa centrale. Mercoledì ci sarà un pronunciamento in tal senso.

    inizio pagina

    Slovacchia: il nuovo presidente è Andrej Kiska

    ◊   La Slovacchia ha un nuovo presidente. Con il 59,4% dei voti l’imprenditore Andrej Kiska, al suo debutto in politica, ha battuto al ballottaggio il premier socialdemocratico Robert Fico, che si è fermato al 40,6% delle preferenze. L’insediamento è previsto per il 15 giugno quando Kiska sostituirà nel nuovo incarico l’attuale capo dello Stato, Ivan Gasparovic. “Prometto di essere un presidente che unisce, in grado di restituire fiducia – ha detto Kiska nella sua prima dichiarazione pubblica – e sarò dalla parte di tutti gli uomini onesti”. (B.C.)

    inizio pagina

    La Corea del Nord annuncia nuovi test nucleari

    ◊   Nuove minacce di test nucleari arrivano dalla Corea del Nord. Pyongyang ha così risposto alla condanna delle Nazioni Unite per i recenti lanci nelle acque del Mar del Giappone. Lanci che la Corea del Nord ha giustificato in risposta alle operazioni militari congiunte tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti, ma anche per il pressing diplomatico di Washington contro Pyongyang. In una nota, il ministero degli Esteri nordcoreano ha sottolineato che gli Usa dovranno assumersi la responsabilità di un evento “catastrofico” nella penisola coreana. (B.C.)

    inizio pagina

    Al JRS Syria il Premio per la pace di Pax Christi International

    ◊   È il Jesuit Refugee Service Syria il vincitore del Premio per la Pace di Pax Christi International 2014, riconoscimento ottenuto per la sua “dedicazione straordinaria” nell’aiutare i siriani dall’inizio della guerra nel 2011. Lo rende noto Pax Christi International. Stabilito nel 1988, il Premio è finanziato dal Fondo per la Pace cardinale Bernardus Alfrink e onora le persone e le organizzazioni che lavorano per la pace, la giustizia e la non violenza in diverse parti del mondo. “In Medio Oriente e Nord Africa – si legge nella nota – il JRS iniziò a lavorare nel 2008 in risposta al grande numero di rifugiati iracheni in fuga dal conflitto nel loro Paese. In seguito alle violenze in Siria dal 2011 in poi, JRS Syria si sta dedicando fondamentalmente “al supporto medico e alle attività educative in modo tale che si possa arrivare alla riconciliazione e alla coesistenza pacifica tra le persone di diversi ambienti sociali, economici e religiosi”. In questo momento, l’aiuto di emergenza di JRS si compone di sostegno alimentare, del rifornimento di kit per l'igiene e di aiuto per trovare un rifugio. Presente anche un supporto psicosociale ed educativo offerto a 9.800 bambini e donne. In tutto, più di 300 mila persone ricevono l’aiuto di JRS a Damasco, Homs, Aleppo e lungo le zone costiere. I vari team di JRS sono composti da persone di diverse religioni, da personale nazionale e da volontari internazionali che lavorano insieme senza distinzioni. La cerimonia del Premio per la Pace avrà luogo l'otto giugno prossimo a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina. (I.P.)

    inizio pagina

    Vita, crisi sociale e famiglia: le priorità dei vescovi dell’Uruguay in vista delle presidenziali

    ◊   La perdita di senso della vita, la disintegrazione sociale, la povertà, la famiglia, l’educazione e la giustizia sociale sono stati i temi al centro dell’Assemblea plenaria dei vescovi dell’Uruguay. Priorità che sono state messe in luce in vista delle elezioni presidenziali di ottobre prossimo. Nella nota della Conferenza episcopale si evidenzia che, alla base dei problemi della società, c’è la perdita di senso della vita ed una crescente prevalenza dell’individualismo che ha come conseguenza “la rottura dei vincoli sociali”. I vescovi parlano di un relativismo che ha fatto “diventare relativo anche l’essere umano” e inoltre denunciano il dilagare del consumo di alcool e di droghe tra i giovani: una tendenza che pone importanti interrogativi “sulle conseguenze della liberalizzazione del consumo di marijuana”. All’attenzione dei presuli anche l’aumento del numero dei reclusi nelle carceri per una crescente delinquenza e violenza, ma anche le decisioni dei governi di creare occupazione, migliorare i servizi sanitari ed educativi che però non hanno sradicato la povertà, in particolare nelle periferie delle grandi città. I vescovi parlano pure dei contadini che sono costretti ad emigrare perché isolati e lontani dallo sviluppo e dalla crescita economica. La Conferenza episcopale dell’Uruguay inoltre lancia l’allarme sulla famiglia, visti il grande numero di divorzi, la crescita delle coppie di fatto e le leggi che negano la specificità del matrimonio come unione tra uomo e donna. “Abbiamo una società senza bambini, una società che non protegge la vita”, affermano i vescovi, che vedono nella approvazione della legge sull’aborto “un passo falso per la società”. Infine, la riflessione dei presuli si sposta sulla scelta di programmi scolastici unici che ledono la libertà dei genitori, soprattutto dei più poveri, di educare i figli nei propri principi. Il messaggio della Conferenza episcopale dell’Uruguay esorta i politici a proporre un dialogo responsabile e intelligente soprattutto quando si tratta di elaborare delle leggi che possono condizionare la stabilità dell’ordine sociale e della giustizia. (A.T.)

    inizio pagina

    Senegal: incontro interdiocesano sul Sacramento dell’unzione degli infermi

    ◊   Riscoprire la grandezza del Sacramento dell’unzione degli infermi: su questo tema si tiene oggi l’incontro interdiocesano di Dakar e Thiès, in Senegal. L’evento è ospitato dal “Centro Raoul Follerau” di Rufisque ed è organizzato dall’ufficio per la Pastorale dei malati dell’arcidiocesi di Dakar. “Speriamo – spiega padre Félix Ndiaye, responsabile dell’Ufficio – di contribuire ad aiutarci l’uno l’altro ad avere un’altra percezione di questo Sacramento che, nell’immaginario collettivo, è considerato come un Sacramento ‘dell’ultimo minuto’, da amministrare un attimo prima che il malato muoia”. Da qui, continua padre Ndiaye, nasce “la necessità di farne riscoprire l’importanza a tutti gli attori della Pastorale sanitaria”, anche se l’incontro è “aperto a tutti gli interessanti all’argomento”. I lavori sono iniziati in mattinata con gli interventi di alcuni relatori responsabili del settore; in programma anche la celebrazione della Santa Messa, seguita da un momento di Adorazione eucaristica e di meditazione. (I.P.)

    inizio pagina

    In Giordania, la Parrocchia di Zarka si dota di un sistema ad energia solare

    ◊   È la parrocchia cattolica intitolata ai Dodici Apostoli di Zarka - una cittadina della Giordania situata nel deserto, in una zona totalmente arida - ad ottenere un duplice primato di natura “ecologica” e “tecnologica”. Infatti, la piccola comunità cristiana locale si è da poco dotata di un efficiente sistema ad energia solare. In una regione dove il sole splende in continuazione - quasi 300 giorni su 365 - la volontà di installare un impianto di tali proporzioni si è rivelata al contempo “logica” e “benefica”, dato che la parrocchia potrà ottenere energia a costo ridotto e promuovere una vera e propria campagna ecologica producendo energia pura, non inquinante. Infatti, questo sistema contribuirà ad evitare una tra le principali cause di inquinamento ambientale legata all’emissione di diossido di carbonio (CO2). L’energia verrà impiegata non solo per la parrocchia, ma anche per i bisogni dell’attiguo e grande complesso scolastico, e questo grazie al generoso finanziamento da parte dell’Opera d’Oriente, fondazione di origine francese, istituita nel 1856 per volere di laici cristiani, allo scopo di portare un soccorso concreto ai cristiani d’Oriente. (G.P.)

    inizio pagina

    Francia: forum sull’ecologia al Collegio dei Bernardins

    ◊   La crisi ecologica, i disastri ambientali, la gravità della situazione attuale e le eventuali responsabilità sia individuali sia collettive: saranno questi i temi al centro di una riflessione intitolata “Le radici della crisi ecologica”, in programma il prossimo 2 aprile, al Collegio dei Bernardins a Parigi. La conferenza, organizzata dalla prestigiosa istituzione culturale dell’arcidiocesi parigina e dall’Osservatorio della modernità, sarà tenuta dal sociologo Michel-Maxime Egger. L’intellettuale svizzero approfondirà l’aspetto che vede la crisi ecologica come intimamente connessa alla crisi della cultura e alla perdita del senso del sacro, scandagliando gli abissi umani e sociali per cercare di coglierne le radici. Sarà inoltre svolta un’analisi critica del pensiero moderno occidentale e le ripercussioni della crisi ecologica sul sistema economico. L’iniziativa riflette l’attenzione di Papa Francesco anche per il tema della salvaguardia e del rapporto dell’uomo con il Creato. (G.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 89

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.