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Sommario del 25/03/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: la salvezza è un dono da ricevere con cuore umile, come ha fatto Maria
  • Il Papa: cristiani e musulmani lavorino insieme alla pace e al bene comune
  • Via Crucis, le meditazioni di mons. Bregantini: "Nel volto dell’uomo che soffre c'è il profilo di Gesù"
  • Il Papa nomina mons. Zalewski nunzio apostolico in Zimbabwe
  • Tweet del Papa: non siamo discepoli tiepidi, la Chiesa ha bisogno del nostro coraggio
  • Presentato l'Incontro mondiale delle famiglie del 2015 a Philadelphia
  • Radio Vaticana: digitalizzato tutto l'archivio sonoro dei Papi, dal '31 a oggi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Russia sospesa dal G8, mentre gli Usa valutano sanzioni economiche settoriali
  • Centrafrica: nuove vittime a Bangui. P. Gazzera: lottare per riportare la pace
  • Il card. Bagnasco: il nuovo governo rilanci il lavoro, più attenzione alla famiglia e alla vita
  • Ideologia del gender, eclissi della differenza, al centro del libro di Claudio e Laura Gentili
  • Roma. Il Ministero della salute contro la tossicodipendenza: droghe leggere, effetti pesanti
  • Presentato disegno di legge sul reato di omicidio stradale. Musicco: aumentare controlli
  • Agromafie nella Piana di Gioria Tauro: la denuncia delle associazioni
  • "Ritratti di Santi": la vita di Giovanni XXIII letta da Giulio Base
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il card. Filoni alla Festa patronale dell’Urbaniana: “Euntes docete, uscite, andate, insegnate”
  • Siria: i cristiani fuggiti da Kessab affrontano l'emergenza con spirito di comunione
  • Perù: in 300 mila per difendere la vita fin dalla nascita. Il messaggio del Papa
  • El Salvador: l'aeroporto di San Salvador intitolato a mons. Romero
  • Venezuela. La Chiesa rilancia il dialogo tra governo e opposizione
  • Filippine. Oltre 7,7 milioni di dollari per aiuti a vittime del tifone: Chiesa garantisce trasparenza
  • Indonesia: a West Java gli islamisti bloccano la costruzione di una chiesa cattolica
  • Ginevra: 5mila srilankesi manifestano contro la risoluzione Onu sui diritti umani
  • “Giornata del Pakistan”: ricordare la Costituzione per costruire la pace e l’armonia
  • Paraguay: la Chiesa esorta governo e lavoratori alla non violenza in vista dello sciopero generale
  • Salesiani: don Ángel Fernández Artime è il nuovo rettore maggiore
  • I vescovi tedeschi presentano progetto di ricerca sugli abusi: "Vogliamo chiarezza e trasparenza"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: la salvezza è un dono da ricevere con cuore umile, come ha fatto Maria

    ◊   Il Signore è in cammino con noi per ammorbidire il nostro cuore. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani a Casa Santa Marta. Nell’odierna Solennità dell’Annunciazione, il Papa ha dunque sottolineato che solo con un cuore umile come quello di Maria possiamo avvicinarci a Dio. La salvezza, ha poi osservato, non si compra e non si vende: si regala. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Dove porta la superbia del cuore? Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi su Adamo ed Eva che, cedendo alla seduzione di Satana, hanno creduto di essere come Dio. Quella “superbia sufficiente” fa sì che siano allontanati dal Paradiso. Ma il Signore non li lascia camminare da soli, fa loro una promessa di redenzione e cammina con loro. “Il Signore – ha detto ancora il Papa – accompagnò l’umanità in questo lungo cammino. Ha fatto un popolo. Era con loro”. E quel “cammino che è incominciato con una disobbedienza”, “finisce con una obbedienza”, con il sì di Maria all’Annuncio dell’angelo. “Il nodo che ha fatto Eva con la sua disobbedienza – ha detto richiamando Sant’Ireneo di Lione – lo ha sciolto Maria con la sua obbedienza”. E’ un cammino, ha soggiunto, “nel quale le meraviglie di Dio si moltiplicano”:

    “Il Signore è in cammino con il suo popolo. E perché camminava con il suo popolo, con tanta tenerezza? Per ammorbidire il nostro cuore. Esplicitamente lo dice, Lui: ‘Io farò del tuo cuore di pietra un cuore di carne’. Ammorbidire il nostro cuore per ricevere quella promessa che aveva fatto nel Paradiso. Per un uomo è entrato il peccato, per un altro uomo viene la salvezza. E questo cammino tanto lungo aiutò tutti noi ad avere un cuore più umano, più vicino a Dio, non tanto superbo, non tanto sufficiente”.

    E oggi, ha proseguito, la liturgia ci parla “di questa tappa nel cammino di restaurazione”, “ci parla di obbedienza, di docilità alla Parola di Dio”:

    “La salvezza non si compra, non si vende: si regala. E’ gratuita. Noi non possiamo salvarci da noi stessi: la salvezza è un regalo, totalmente gratuito. Non si compra con il sangue né di tori né di capre: non si può comprare. Soltanto, per entrare in noi questa salvezza chiede un cuore umile, un cuore docile, un cuore obbediente. Come quello di Maria. E, il modello di questo cammino di salvezza è lo stesso Dio, suo figlio, che non stimò un bene irrinunciabile essere uguale a Dio. Paolo lo dice”.

    Il Papa ha messo l’accento sul “cammino dell’umiltà, dell’umiliazione”. Questo, ha detto, “significa semplicemente dire: io sono uomo, io sono donna e Tu sei Dio, e andare davanti, alla presenza di Dio”, “nella obbedienza, nella docilità del cuore”. E per questo, ha esortato nella Solennità dell’Annunciazione, “facciamo festa: la festa di questo cammino, da una madre a un’altra madre, da un padre a un altro padre”:

    “Oggi, possiamo abbracciare il Padre che, grazie al sangue del suo Figlio, si è fatto come uno di noi, ci salva. Questo Padre che ci aspetta tutti i giorni… Guardiamo l’icona di Eva e di Adamo, guardiamo l’icona di Maria e Gesù, guardiamo il cammino della Storia con Dio che camminava con il suo popolo. E diciamo: ‘Grazie. Grazie, Signore, perché oggi Tu dici a noi che ci hai regalato la salvezza’. Oggi è un giorno per rendere grazie al Signore”.

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    Il Papa: cristiani e musulmani lavorino insieme alla pace e al bene comune

    ◊   Lo sviluppo integrale delle persone e della società ha bisogno che i credenti in Cristo e i seguaci dell’islam sappiano “lavorare insieme alla pace e al bene comune”. Lo scrive Papa Francesco in occasione dell’ottavo incontro di preghiera islamo-cristiano organizzato nel pomeriggio di oggi nella località libanese di Jamhour. A promuoverlo, nella locale chiesa di Notre-Dame, è l'Associazione degli ex-allievi del Collegio dell’Università San Giuseppe e del Collegio di Jamhour. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    In Libano, il giorno dell'Annunciazione di Maria da quattro anni è festa nazionale. E da otto ai piedi della Vergine di Notre Dame di Jamhour si riuniscono insieme in preghiera cattolici e musulmani. Una esperienza che “rallegra” Papa Francesco, scrive il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un messaggio inviato a nome del Papa ai partecipanti all’incontro islamo-cattolico. “Il Papa – prosegue il messaggio – vi incoraggia, cristiani e musulmani, a lavorare insieme alla pace ed al bene comune, contribuendo così allo sviluppo integrale delle persone e all’edificazione della società”.

    Del resto – ha spiegato padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, intervenuto oggi pomeriggio all’incontro – “il dialogo è una comunicazione biunivoca” e consiste “nel parlare ed ascoltare, nel dare e ricevere in vista di uno sviluppo e di un arricchimento reciproco”. Dialogare, ha proseguito, si fonda “sulla testimonianza della propria fede e su un’apertura alla religione dell’altro” e ciò non significa, ha sottolineato, “tradire la missione della Chiesa” né dare spazio a “un nuovo metodo di conversione al cristianesimo”, bensì si tratta di un dialogo interreligioso fondato su quattro basi: vita, opere, scambi teologici ed esperienze religiose. In sintonia con Papa Francesco, padre Ayuso ha poi messo in luce la comune devozione di cristiani e musulmani alla Vergine Maria, “menzionata più volte nel Corano”. Lei, ha detto, è un “modello di dialogo perché insegna a credere, a non fermarsi su certezze acquisite, ma ad aprirsi agli altri ed a rimanere disponibili”. E tale vincolo di devozione, ha osservato padre Ayuso, crea “sentimenti di amicizia” e può “incoraggiare la collaborazione, la solidarietà” tra le due comunità, insieme con “riconoscimento reciproco come figli di un unico Dio, appartenenti alla medesima famiglia umana”.

    Dunque, ha concluso il rappresentante vaticano, è “con stima che la Chiesa si rivolge ai credenti dell’Islam” e al di là delle “differenze teologiche notevoli” tra le due religioni, proprio “la venerazione condivisa per Maria può costituire un terreno favorevole alla coabitazione tra due comunità”.

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    Via Crucis, le meditazioni di mons. Bregantini: "Nel volto dell’uomo che soffre c'è il profilo di Gesù"

    ◊   Sarà mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, a scrivere quest’anno le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo, che si svolgerà il 18 aprile prossimo come da tradizione al Colosseo di Roma, presieduta da Papa Francesco e trasmessa dalla Rai in mondovisione. Roberta Gisotti ha intervistato il presule, noto per il suo impegno sociale sul territorio in difesa degli ultimi e per l'affermazione della cultura della legalità:

    Sessantatré anni, nativo del Trentino, un passato in gioventù da operaio, per 13 anni vescovo di Locri in Calabria terra ad alta densità di criminalità organizzata, fece scalpore il suo libro di orazioni “La preghiera sfida la mafia”. Nominato da Benedetto XVI nel 2007 alla guida della diocesi di Campobasso-Boiano, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Mons. Bregantini, come ha accolto la notizia e quale è stato il suo primo pensiero di fronte a questa occasione: responsabilità, chiamata del Signore?

    R. – Sì, proprio una chiamata del Signore, che mi ha permesso di vivere prima di tutto la gratitudine particolarissima alla figura di Papa Francesco, che è già nel cuore di tutti. Secondo, ne è stata onorata, in maniera indiretta ma vitale, anche la mia diocesi di Campobasso-Boiano. E terza cosa, ho sentito vivissima nello scrivere la forza della Via Crucis. Mai come in questa occasione ho sentito vera la passione di Gesù, collegata con la passione dell’uomo, nella preghiera e nella riflessione.

    D. – Quale sarà il tema portante delle meditazioni?

    R. – Il tema che mi è stato affidato, in maniera molto saggia, dal Vaticano è proprio questo: “Volto di Cristo, volto dell’uomo”. Questo è il titolo che svilupperò con l’aiuto del Signore. Davanti al volto dell’uomo che soffre, di profilo c’è sempre il volto di Gesù. E, più guardi quello dell’uomo, più scopri che dietro c’è bisogno del suo volto. E più leggi il volto di Gesù, più senti che s’incarna oggi nelle mille sofferenze del nostro tempo, ma che Lui è già presente in ogni lacrima. Non la lascia però senza risposta. Ci guarda, ci osserva e l’asciuga, come ha fatto con il tradimento, il rinnegamento di Pietro.

    D. – Ci saranno dei temi particolari per ogni Stazione della Via Crucis? Pensando alla sua personalità, anche umana, viene da pensare che ci saranno anche dei temi sociali...

    R. – Certo, quasi tutti, stazione per stazione. Saranno intessuti però sempre di spiritualità, con lo sguardo alla crisi di oggi, alla realtà della disoccupazione, del precariato giovanile, al mondo del carcere, al mondo della droga, al dramma degli ammalati, specialmente degli ammalati terminali, alla situazione difficile di tante realtà senza speranza. E poi, molto importante, è anche sentire che tutte le situazioni sono sempre segnate da tanta forza che nasce proprio dalla Parola di Dio. I versetti di ogni stazione sono scelti proprio in relazione al tema e alla riflessione. Ogni stazione, poi, si conclude con una preghiera. Io mi sono ispirato a due figure, che mi hanno aiutato nella mia vita di Stimmatino - io appartengo a questa piccola Congregazione degli Stimmatini: la figura di San Gaspare Bertoni, quale fondatore degli Stimmatini – due secoli fa, a Verona, nel 1816 – e poi la figura di un uomo di grande fede, vissuto a Campobasso, morto 25 anni fa, fra’ Immacolato, che è stato 50 anni a letto e che ha scritto anche lui una Via Crucis essenziale, alla quale io mi sono ispirato in certi momenti particolari.

    D. – Troveremo eco del richiamo di Papa Francesco a portare, a vivere il Vangelo nelle periferie del mondo?

    R. – Ah, certo! La Via Crucis è tutto un omaggio alla Evangelii Gaudium. In alcuni tratti, l’ho citata espressamente, in altri appare in tutta la sua bellezza di contenuti. E’ diventata per me – la Evangelii Gaudium – una parola lucidissima, che ci aiuta proprio a leggere fino in fondo i drammi di oggi, dentro il volto però luminoso e misericordioso soprattutto di Gesù. Perché come dice Francesco all’inizio: “Senza Gesù noi non avremmo né luce, ma con Lui vinceremo le paure, le tenebre, il vuoto e l’isolamento”. Tutta una serie, cioè, di messaggi che lui ci lascia in questa splendida Esortazione.

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    Il Papa nomina mons. Zalewski nunzio apostolico in Zimbabwe

    ◊   Papa Francesco ha nominato nunzio apostolico in Zimbabwe mons. Marek Zalewski, consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Mons. Zalewski è nato a Augustow (Polonia) il 2 febbraio 1963. Ordinato sacerdote il 27 maggio 1989 e incardinato a Lomza, è laureato in Diritto Canonico. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1? luglio 1995, ha prestato successivamente la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie nella Repubblica Centroafricana, presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.) a New York, Gran Bretagna, Germania, Thailandia, Singapore e Malaysia. Lingue conosciute: Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo.

    In Bolivia, il Papa ha nominato ausiliari dell'arcidiocesi di La Paz padre Aurelio Pesoa Ribera, dei Francescani Minori, ministro provinciale della Provincia "San Antonio" del suo Ordine in Bolivia, e padre Jorge Ángel Saldías Pedraza, Domenicano, superiore della comunità del suo Ordine del Santuario di Cotoca, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia. Mons. Aurelio Pesoa Ribera, è nato il 10 ottobre 1962 a Concepción, Vicariato Apostolico di Ñuflo de Chávez (Santa Cruz de la Sierra, Bolivia). Ha vestito l’abito francescano l’8 gennaio 1983, ha fatto la sua professione temporale il 15 febbraio 1984, e ha professato solennemente il 22 febbraio 1988. È stato ordinato presbitero il 16 aprile 1989. Ha ottenuto il Baccellierato in Teologia presso l’Università Cattolica Boliviana “San Pablo” (1987) e la Licenza in Teologia dogmatica presso il Pontificio Ateneo Antonianum, in Roma (1993). Nella Provincia Francescana "San Antonio" di Bolivia ha svolto i seguenti incarichi: Maestro dei Professi temporali di Filosofia-Teologia e Vicario della Fraternità San Francisco, in Cochabamba (1994-1999); Docente di Ecclesiologia e Antropologia teologica nell’Università Cattolica Boliviana “San Pablo” (1994-1999); Definitore provinciale (1999-2005); Guardiano e Maestro dei Professi temporali del biennio di Filosofia a Santa Cruz de la Sierra (2000-2008); * Presidente del Tribunale Ecclesiastico di prima istanza dell’Arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra (2005-2011); Vicario Parrocchiale della Parrocchia “San Antonio”, in Santa Cruz de la Sierra (2009-2011). Dal 2011 è Ministro provinciale della Provincia Missionaria“San Antonio”.

    Mons. Jorge Ángel Saldía è nato a Buena Vista-La Arboleda, Provincia Ichilo, Santa Cruz de la Sierra, il 13 agosto 1968. Ha frequentato il Postulantato e Noviziato dell'Ordine domenicano a Cochabamba, negli anni 1993-1994. É stato ordinato presbitero il 25 maggio 2001. Dal 1996 al 1999, ha frequentato i corsi di Teologia nell’Istituto Superiore di Studi Teologici (ISET) di Cochabamba. Ha ottenuto la Licenza in Teologia presso lo stesso ISET. Nel suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale nel Santuario Arcidiocesano “Nuestra Señora de Cotoca” (2001); Parroco- Rettore del Santuario Arcidiocesano “Nuestra Señora di Cotoca” (2002-2005); Membro del Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Santa Cruz (2002-2005); Vicario Provinciale della Vice-Provincia domenicana di Bolivia (2005-2013). Durante questi otto anni è stato Rettore della Cappella di “Santa Catalina”, nella Parrocchia “Virgen del Socavón”, Maica, in Cochabamba. Attualmente è Parroco - Rettore della Comunità del Santuario Arcidiocesano di “Nuestra Señora de Cotoca” in Santa Cruz de la Sierra; Parroco della Parrocchia “Nuestra Señora de la Candelaria”, di Paurito, Vicario episcopale della Vicaria di Cotoca e Giudice del Tribunale ecclesiastico metropolitano dell’Arcidiocesi di Santa Cruz della Sierra.

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    Tweet del Papa: non siamo discepoli tiepidi, la Chiesa ha bisogno del nostro coraggio

    ◊   Papa Francesco ha lanciato oggi un tweet dal suo account @Pontifex: “Non possiamo essere discepoli tiepidi. La Chiesa ha bisogno del nostro coraggio per dare testimonianza alla verità”.

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    Presentato l'Incontro mondiale delle famiglie del 2015 a Philadelphia

    ◊   Occorre accompagnare la famiglia, oggi disprezzata e maltrattata, con una pastorale intelligente, coraggiosa e piena di amore così come indicato dal Papa. Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia mons. Vincenzo Paglia presentando questa mattina in Sala Stampa Vaticana l’ottavo Incontro mondiale delle famiglie, in programma dal 22 al 27 settembre 2015 a Philadelphia, negli Stati Uniti. Presenti anche l’arcivescovo mons. Charles Joseph Chaput. Ribadito l’invito alle istituzioni, religiose e civili, a lavorare insieme per assicurare un futuro migliore alle famiglie. Paolo Ondarza:

    L’auspicio di mons. Paglia è che a Philadelphia le campane annuncino una nuova primavera della famiglia: non sarà un incontro aperto al solo mondo cattolico perché la famiglia – spiega – è un tema universale, ecco perché saranno invitate le altre chiese, le altre religioni e tutti gli uomini di buona volontà:

    "La riflessione sulla famiglia possa tornare al centro dell’attenzione: della Chiesa, delle altre Chiese cristiane, delle grandi religioni mondiali come anche delle istituzioni".

    Sulla stessa linea l’arcivescovo mons. Chaput. A Phildelphia – dice – la Chiesa si porrà in ascolto dell’umanità:

    "We’ve really to do with reality…
    Dobbiamo guardare alla realtà. Credo che ognuno di noi ha qualcuno in famiglia che ha divorziato e magari si è risposato, oppure vive un’unione omosessuale Non ci incentreremo su questi problemi, ma certamente vogliamo che ognuno abbia la possibilità di parlare”.

    Dall’arcivescovo di Philadelphia l’auspicio che il Papa possa partecipare all’Incontro mondiale, quindi mons. Chaput presenta la sua città: una delle più grandi degli Usa, icona cattolica, ma anche fotografia della Chiesa a livello mondiale, bisognosa di rinnovamento a seguito della crisi degli abusi sessuali dello scorso decennio:

    "We have the duty to help abuse victims and their families to heal…
    Abbiamo il dovere di aiutare le vittime di abusi e le loro famiglie a guarire, e di proteggere i bambini e i giovani dai danni negli anni a venire”.

    Mons. Chaput ricorda con emozione la prossima canonizzazione di Giovanni Paolo II, Papa della famiglia e promotore di questi incontri mondiali. Quindi, sollecitato dai giornalisti, guarda con fiducia alla visita di Obama da Papa Francesco:

    "We hope it will be a very fruitful meeting for the good of the world…
    Speriamo sia un incontro proficuo per il bene del mondo. Ogni qual volta la Chiesa incontra la politica, è un momento importante per il dialogo, il dibattito e l’impegno per il bene comune delle persone”.

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    Radio Vaticana: digitalizzato tutto l'archivio sonoro dei Papi, dal '31 a oggi

    ◊   La Radio Vaticana annuncia il completamento della digitalizzazione dell’archivio sonoro pontificio, da Pio XI - che fondò l'emittente nel 1931 - a Papa Francesco. L’iniziativa, intitolata “La voce dei Papi” sarà presentata alla stampa martedì 1 aprile presso la Sede della nostra emittente, alla presenza del cardinale Giovan Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Un patrimonio storico e documentale di inestimabile valore quello che la Radio Vaticana custodisce dal 1931, anno della sua nascita. Le voci dei Papi da Pio XI a Giovanni Paolo II, fino a Benedetto XVI e Papa Francesco sono raccolte in un archivio sonoro gestito dall’emittente pontificia, che tra i propri compiti annovera anche un preciso mandato istituzionale al fine di salvaguardarne il carattere pastorale e tutelarne i diritti di proprietà intellettuale.

    La digitalizzazione dell’archivio, che si inserisce nell’evento di Canonizzazione dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II il prossimo 27 aprile, consentirà la conservazione del materiale sonoro, la cui integrità potrebbe essere messa a rischio dall’usura dei supporti di archiviazione e, al contempo, permetterà di archiviare le informazioni audio e di testo in maniera molto più efficiente e razionale. Il nuovo supporto digitale garantirà, inoltre, una più agevole fruizione dei contenuti da parte degli operatori dell’informazione e degli studiosi.

    L’annuncio è stato dato da padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana, che ha sottolineato l’impegno profuso della Direzione tecnica. La digitalizzazione ha riguardato il contenuto degli oltre 8.000 nastri e supporti originali con la registrazione delle attività dei Papi, un’operazione che è stata resa possibile grazie al coinvolgimento di Banca Intesa Russia e con il supporto di Confartigianato Persone.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione vaticana, il cardinale Turkson in Sud Sudan per portare il messaggio di pace di Papa Francesco.

    L'esercito invisibile: in prima pagina, l'organizzazione mondiale del lavoro rilancia l'allarme sulla disoccupazione.

    Obama e la crisi in Ucraina: nel servizio internazionale, la cancellazione del vertice del G8 con la Russia a Soci.

    In cultura, il sociologo ed economista Mauro Magatti sulle nuove forme di crescita al tempo della crisi.

    Sussidiarietà e solidarietà: stralci da un intervento di Vannino Chiti sull'importanza dei valori etici nella costruzione del futuro dell'Unione europea.

    Celestino e gli altri: una sintesi dell'intervento di Agostino Paravicini Bagliani alla conferenza «La santità dei Papi nel medioevo», che si tiene martedì 25 marzo alla Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

    Il distacco delle pitture medievali: Alessandro Scafi sulla storia e la fortuna di questa pratica.

    Nel servizio religioso, un rapporto del National Crimes Record Bureau sulla discriminazione religiosa in India.

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    Oggi in Primo Piano



    Russia sospesa dal G8, mentre gli Usa valutano sanzioni economiche settoriali

    ◊   La crisi politica in Crimea anche oggi al centro dei colloqui fra gli oltre 50 capi di Stato e di governo all'Aja, nella seconda e ultima giornata del summit sulla sicurezza nucleare. Ieri, intanto, annullato il G8 previsto a giugno a Sochi, sostituito con un meeting del G7 a Bruxelles, dunque senza la Russia, almeno finchè questa non riprenderà la strada del dialogo. Al vaglio anche ulteriori misure economiche restrittive nei confronti di Mosca. Intanto, in Ucraina cambio ai vertici della Difesa: via il ministro ad interim Teniukh, criticato per non avere saputo gestire i militari ucraini nella Crimea occupata dai russi. Unità e sostegno al popolo ucraino dunque il filo conduttore che emerge dall’Aja, ma la decisione più importante resta quella della sospensione del G8 a Sochi. Si alza dunque il tono della disputa, come sottolinea, al microfono di Gabriella Ceraso, Elena Sciso, ordinario di Diritto internazionale alla Luiss di Roma:

    R. – È una cosa certamente significativa ed importante. Il G7, poi diventato G8, è un gruppo ristretto di Stati che condividono non soltanto gli indirizzi economici generali, ma condividono anche alcuni valori politici: il rispetto dei diritti dell’uomo, la democrazia e lo stato del diritto. Quindi, dire oggi che è opportuno che la Russia non partecipi a queste riunioni può essere una sanzione politica. E’ indubbio che la comunità internazionale sta cercando di isolare Mosca in tutti i contesti in cui ciò è possibile, rispetto al fatto che la Russia ha violato in modo flagrante questi principi condivisi.

    D. – Dall’altra parte, c’è il fronte americano: questo viaggio in Europa di Obama - domani a Bruxelles, dopodomani a Roma - da viaggio pacifico e di apertura si sta trasformando in viaggio abbastanza complicato, in cui sicuramente è importante tenersi ben stretto l’alleato europeo. Fino a che punto si può spingere ancora Obama?

    R. – Gli Stati Uniti possono mettere sul piatto questa loro produzione autonoma di petrolio e di gas naturale, potrebbero anche decidere di esportarne una parte in Europa. È sufficiente per soddisfare il fabbisogno dell’Europa? Diciamo che il livello delle sanzioni dipende anche da queste valutazioni che i governi sono chiamati a fare…

    D. – Parallelamente alle grandi decisioni, come quella appunto della sospensione del G8, si continua a dire su entrambi i fronti che resta aperta la porta della diplomazia. Questa espressione a questo punto che cosa significa?

    R. – Credo che il dialogo non sia mai stato interrotto, al di là poi della durezza di certe prese di posizione, perché è in gioco un equilibrio complessivo, globale non solo europeo, che nessuno Stato ha veramente interesse a mettere in gioco più di tanto. Questo equilibrio ha già avuto un fortissimo scossone e non credo sia nemmeno negli interessi della Russia continuare. Adesso, ci sono gli osservatori dell’Osce in Ucraina e questo mi sembra già un buon segnale perché naturalmente sono presenti anche con il consenso della Federazione russa.

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    Centrafrica: nuove vittime a Bangui. P. Gazzera: lottare per riportare la pace

    ◊   Resta difficile la situazione in Centrafrica dove, secondo la Croce Rossa, sono ripresi gli scontri tra gruppi armati a Bangui. Sarebbero 15 le vittime degli ultimi giorni. A pagare per le violenze che infiammano il Paese da mesi sono soprattutto i civili, sono circa 600 mila gli sfollati accolti nei campi profughi, nelle chiese e nelle moschee. In questa situazione, i rappresentanti della “piattaforma dei religiosi per la pace” composta da mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, il pastore Nicolas Grékoyamé-Gbangou, presidente delle chiese Evangeliche, e l’imam di Bangui, Oumar Kobine Layama, hanno lanciato l’ipotesi di creare delle “scuole di pace” dove far studiare bambini di religioni diverse. Allo stesso tempo, hanno chiesto la costituzione di centri sanitari misti che accolgano tutti, senza distinzione di religione o di etnia. Benedetta Capelli ha raccolto la testimonianza di padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano, raggiunto telefonicamente a Bozoum in Centrafrica:

    R. – Dove mi trovo io, a Bozoum, a 400 chilometri a nord di Bangui, la situazione è sempre molto fragile. Qui in città, però, riusciamo a tenere la situazione abbastanza sotto controllo. Abbiamo costituito una specie di comitato di mediazione, che in questi giorni inizierà a fare anche alcune sedute in una specie di tribunale popolare, per dirimere le piccole infrazioni, i piccoli litigi che ci possono essere. I problemi riguardano alcuni anti-balaka, che nella maggior parte sono giovani e che continuano a minacciare, a rubare e a saccheggiare. Il problema più grosso invece è la situazione di instabilità, anche per la questione dei Peul, che sono popolazioni nomadi, e che fino a qualche mese fa erano abbastanza tranquille. Adesso sono scappate quasi tutte. Siamo però nel periodo della transumanza, quando il bestiame ritorna verso il nord, e allora diventano vittime degli attacchi di questi giovani, di questi anti-balaka. Anche in questi giorni, a 90 chilometri da qui, verso Bocaranga ci sono stati degli attacchi, dei morti. Io ho trovato una settantina di persone, fra donne e bambini, rifugiati in un villaggio e stiamo cercando di far muovere qualcuno dell’Hcr, l’agenzia delle Nazioni Unite, però, è molto, molto difficile.

    D. – Secondo le sue informazioni, quali sono le aree più difficili da gestire, anche per gli operatori umanitari?

    R. – Il problema grosso è soprattutto su Bangui, dove da un paio di giorni sono ripresi di nuovo questi scontri fortissimi. Nel nostro Convento di Bangui, che ospita da mesi rifugiati, il numero era sceso a cinquemila e ora è salito di nuovo ad oltre quindicimila presenze. La situazione a Bangui è fuori controllo. Sembra che sia quasi impossibile trovare un sistema per calmare le acque. La tendenza è un po’ quella di continuare a distruggere tutto. E’ una follia che non si riesce ad arginare.

    D. – Eppure, i vescovi del Paese hanno rimarcato, anche con numerosi documenti, che alla base di questo conflitto non ci sono motivi religiosi...

    R. – No, anzi. Chi viene a rifugiarsi sa bene, è chiaro per lui, che non è ricercato perché musulmano ma è ricercato perché è di un’etnia, perché ha dei soldi, perché ha collaborato a volte con la Seleka o perché il suo gruppo ha fatto qualcosa. Non c’è niente di religioso. Ormai, si assiste da un lato alla scarsità dei mezzi militari – i vescovi lo hanno denunziato ieri – ma è chiaro che all’inizio nessuno ha capito o preso in considerazione come poteva evolvere la situazione. Quindi, ci vuole un ripensamento profondo a quel livello, ci vuole un investimento maggiore di persone e così via. E poi è chiaro che quello militare non è l’unico problema, dietro c’è tutto un lavoro da fare di ricostruzione: economica, ma soprattutto spirituale, di formazione, di educazione. E’ un lavoro enorme che ci aspetta.

    D. – Lì dove si trova lei, nella sua zona, il fatto di aver formato dei comitati di cittadini è un segnale comunque di speranza?

    R. – Sì, infatti, l’arcivescovo di Bangui ha passato qui due settimane insieme all’imam: è venuto anche lui, abbiamo discusso. E’ un segno di speranza, anche perché per costruire la pace non bisogna proprio mollare, bisogna continuare a lottare anche quando sembra che la situazione sia disperata: quando sembra che non ci sia più niente da fare, c’è ancora sempre qualcosa da tentare ed è lì che bisogna continuare a sperare e a lavorare.

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    Il card. Bagnasco: il nuovo governo rilanci il lavoro, più attenzione alla famiglia e alla vita

    ◊   Che il nuovo governo riesca a incidere sugli sprechi e metta in movimento lo sviluppo. Lo chiede il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione per il Consiglio episcopale permanente, che si è aperto ieri a Roma. No poi a chi non vuole riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    L’Italia ha bisogno di ripartire. Ne è convinto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, che a tutte le forze politiche chiede di rilanciare il lavoro, soprattutto per i giovani, e sostenere i consumi. E questo deve passare attraverso un nuovo modo di pensare. Dunque: no a “inutili e dannose burocrazie”, no al “vecchio schema di dura contrapposizione” che danneggia solo i più deboli. La collaborazione deve essere piena:

    “Auspichiamo che il nuovo governo – con la partecipazione convinta e responsabile pel Parlamento – riesca a incidere su sprechi e macchinosità istituzionali e burocratiche, ma soprattutto a mettere in movimento la crescita e lo sviluppo, in modo che l’economia e il lavoro creino non solo profitto, ma occupazione reale in Italia”

    E questo perché la povertà, lo dice anche la Caritas, sta aumentando. Ma poi, oltre alle esigenze economiche, bisogna mettere in primo piano quelle spirituali. Il cardinale nota che “l’obiezione di coscienza è ormai sul banco europeo degli imputati: non è più un diritto dell’uomo?”. Va poi posta massima attenzione alla famiglia, spesso “disprezzata" sul piano culturale e "'maltrattata' sul piano politico". Compito della Chiesa è difendere la vita, combattendo un diffuso individualismo, e questo perché anche i bambini oramai purtroppo sono soggetti all'eutanasia:

    “È una visione iperindividualista all’origine dei mali del mondo, tanto all’interno delle famiglie quanto nell’economia, nella finanza e nella politica. Ma il sentire profondo del nostro popolo è diverso”.

    Altre emergenze del nostro tempo sono la lotta alla criminalità, le libertà religiosa ed educativa. Proprio per la scuola, Bagnasco auspica che essa non sia "supina alle mode culturali imposte”, in sostanza va respinta una "lettura ideologica del “genere”, che vuole appiattire le diversità.

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    Ideologia del gender, eclissi della differenza, al centro del libro di Claudio e Laura Gentili

    ◊   Una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Il card. Bagnasco, presidente della Ce,i ha definito così, aprendo il Consiglio permanente dei vescovi italiani, l’ideologia del "gender". Il porporato ha esortato i genitori a non farsi intimidire, evidenziando il rischio che le scuole si trasformino in “campi di rieducazione e indottrinamento”: esplicito il riferimento ai tre volumetti “Educare alla diversità” diffusi negli istituti italiani. Paolo Ondarza ha raccolto il commento di Claudio Gentili, direttore della rivista “La Società” della Fondazione Toniolo e autore con la moglie Laura del libro “L’eclissi della differenza” edito da Cantagalli:

    R. – Il nostro libro non a caso ha un titolo, l’eclissi della differenza. L’eclissi è un tempo di buio. La differenza è la differenza che non è soltanto un’esperienza religiosa di cui parla la Genesi (maschio e femmina li creò), ma un portato della natura dell’uomo, una realtà. Bene, siamo nella realtà cancellata dal linguaggio. Il linguaggio nelle teorie del post-modernismo, della post-modernità, si costruisce e si decostruisce. L’idea del maschio e della femmina è risultato qualcosa di negativo per motivi seri. Io vedo nel movimento del gender qualcosa di molto simile al grande movimento marxista. Anche il marxismo nasce con l’idea di superare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e come lo fa? Con una diagnosi giusta e una terapia sbagliata: la cancellazione della libertà dell’uomo, l’omologazione. Oggi, siamo nello stesso livello. Bisogna capirlo bene il gender. Il gender nasce per evitare l’omofobia, il gender è un’ideologia che nasce con un’idea forte di giustizia, la giustizia fra un uomo e una donna: per evitare la supremazia maschile si appiattisce tutto. Allora, bisogna stare molto attenti per reagire in modo intelligente: un po’ con ironia. Io suggerirei per esempio ai papà e alle mamme che vedono nei documenti scolastici scritto genitore 1 e genitore 2, di cancellare questa espressione e di mettere invece papà al posto di genitore 1 e mamma al posto di genitore 2. Ha ragione Bagnasco, c’è un problema serio, però bisogna reagire con lo stile di Papa Francesco: con un sorriso e con l’idea che la verità non si afferma con la clava, ma si afferma con la capacità di guardare nel cuore delle persone e far scoprire che la differenza sessuale, l’essere maschi o l’essere femmine, è una grande bella notizia da annunciare ai bambini.

    D. – Preoccupa il fatto che nelle scuole italiane non venga richiesto il parere o l’autorizzazione dei genitori quando si tenta di “rieducare” i ragazzi – questo è un termine sempre del cardinale Bagnasco – a una società che nega la differenza sessuale...

    R. – Ogni ideologia è falsa coscienza. Siamo dentro a questa sbornia ideologica e oltre a essere falsa coscienza, l’ideologia è una sorta di cappa che ci obbliga sostanzialmente a pensarla tutti allo stesso modo. Quindi, quello che è importante capire è che c’è un diritto dei genitori a intervenire nell’educazione dei figli e c’è una volontà e una capacità dei genitori di non lasciare che queste ideologie vengano inculcate mancando di rispetto alla libertà delle persone.

    D. – Cito sempre il cardinale Bagnasco che ha detto: “In Occidente tornano le dittature”. Che cosa comporta la negazione della differenza sessuale e perché, come lei diceva, questa è un’emergenza sociale ancor prima che ascrivibile alla sfera religiosa?

    R. – Dobbiamo aiutare i nostri figli a essere introdotti nella realtà. L’educazione è introduzione alla realtà. L’ideologia è fuga della realtà. Io confido che i bambini e le bambine sappiano, con il loro intuito e con la capacità dei genitori di stare loro vicino, scoprire la bellezza della differenza sessuale e guardarsi dai limiti di questa eclissi della differenza che – io sono ottimista – come ogni eclissi avrà un inizio e, a breve, anche una fine.

    D. – A fronte di questa eclissi, nella società – esorta il cardinale Bagnasco – dovrebbe sprigionarsi un brivido di rifiuto e di preoccupazione. Crede che ci sia questa percezione a livello sociale oggi?

    R. – Io penso che non ci sia ancora questa percezione e, perché si crei, occorre che si facciano esperienze scioccanti: quando si faranno esperienze scioccanti ci sarà una reazione. Ma la migliore reazione è prepararsi. E’ tempo che i cattolici si rimettano a studiare perché il gender nasce nelle università, nasce nei circoli filosofici, nasce nelle lobby, e non si può rispondere semplicemente urlando “al lupo al lupo!”. Bisogna rispondere con grande raffinatezza culturale, cogliendo gli aspetti anche positivi che questa ideologia porta con sé – la lotta contro l’omofobia, l’esigenza di ridurre la discriminazione verso la donna, l’emancipazione femminile – e cogliendone gli aspetti negativi, cioè l’omologazione, risposta sbagliata a una domanda di giustizia.

    D. – Ed è a questo itinerario di formazione che è finalizzato il testo “L’eclissi della differenza” che lei ha scritto insieme a sua moglie…

    R . – Esatto.

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    Roma. Il Ministero della salute contro la tossicodipendenza: droghe leggere, effetti pesanti

    ◊   Oggi, all’Auditorium "Massimo" di Roma, la seconda tappa del percorso nelle scuole, realizzato dal ministro della Salute, Beatarice Lorenzin, e dal neurologo Rosario Sorrentino, per organizzare incontri-dibattito con studenti, genitori, insegnanti, al fine di informare giovani e giovanissimi sui rischi potenziali delle cosiddette droghe leggere. Diventate negli anni sempre più potenti e capaci di produrre alterazioni significative sul nostro cervello, un organo che nell’adolescenza è nel pieno di delicate tappe per il suo equilibrio e sviluppo definitivo. Veronica Giacometti ha intervistato il neurologo Rosario Sorrentino:

    R. – L’aggettivo qualificativo “leggero” andrebbe abolito, eliminato. Rappresenta, infatti, una ambiguità pericolosa, soprattutto perché negli ultimi anni - negli ultimi 10-15 anni - il principio attivo responsabile di tutti gli effetti del tanto innocuo spinello, che innocuo non è, il THC, è arrivato dal 5.7% fino addirittura al 40-50%. Per cui, oggi bastano poche boccate di spinello, in persone predisposte, per rappresentare l’esordio di disturbi che vanno da un’ansia generalizzata a dei veri e propri attacchi di panico, a delle allucinazioni, in alcuni casi a delle psicosi, con dei disturbi del comportamento, che a volte rientrano, a volte non rientrano e necessitano di una medicalizzazione, cioè di una cura per far svanire questi effetti indesiderati.

    D. – Le droghe leggere vanno legalizzate? Se provassimo a fare questa domanda a scuola, in una classe delle superiori di primo o secondo grado, le risposte potrebbero stupirci...

    R. – Assolutamente sì, ma perché c’è un’alterata disinformazione. Si fa, infatti, una grande confusione tra le droghe leggere, la cannabis, per motivi terapeutici e curativi e la cannabis per uso ricreativo. Questo è un argomento molto importante: approfondire il cambiamento della comunicazione, migliorarla. Perché? Perché nella confusione i furbi fanno affari: mettono sullo stesso piano sostanze che possono essere utilizzate con modalità diverse. Ma soprattutto il rischio già in corso è che si diffondano sempre di più nella fase adolescenziale. Infatti, i dati nazionali ci dicono che l’uso di cannabis nel nostro Paese si è ridotto, ma è nettamente aumentato nell’età adolescenziale. E allora è importante creare una "no-fly zone" della comunicazione, cioè un’area di comunicazione protetta per i giovani, per gli adolescenti, per chiarire questi malintesi che possono poi essere, rappresentare per molti di loro delle brutte sorprese.

    D. – La conoscenza è fondamentale...

    R. – E’ l’informazione che è fondamentale. Io non amo quei personaggi del mondo dello spettacolo, quei vip, quelle celebrità del momento, che danno il loro “endorsement”, il loro sostegno pubblico ai “senza conoscenza”, anzi molto spesso sono ignoranti in materia, creando, con il rischio della loro fascinazione, della loro capacità di influire sui giovani, dei falsi miti, ma soprattutto dei comportament, che poi è molto difficile recuperare. Molti di questi giovani, infatti, possono rimanere intrappolati in una dipendenza e anche nelle poli-dipendenze: oltre a quella della cannabis, degli alcolici, anche quella verso le droghe sintetiche, in una scalata pericolosa, con ulteriori danni sul loro cervello.

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    Presentato disegno di legge sul reato di omicidio stradale. Musicco: aumentare controlli

    ◊   Il Partito democratico del Senato ha presentato oggi alla stampa il disegno di legge “Norme in materia di omicidio e lesioni personali stradali”. E’ intervenuto, tra gli altri, l’avvocato Domenico Musicco, presidente dell’Associazione vittime incidenti stradali e sul lavoro, che si è soffermato sulle misure previste con l’introduzione del reato di omicidio stradale. Amedeo Lomonaco lo ha intervistato:

    R. - Questo reato consentirebbe di avere pene molto più severe per i pirati della strada, per gli ubriachi e i drogati al volante, per chi scappa dopo l’incidente, oppure per chi va a velocità folli lungo le nostre strade e causa vittime. Quindi, per i casi più gravi. Proprio ieri sera ne è successo uno a Milano: un altro pirata della strada che guidava contromano sulla Milano-Meda ha ucciso una donna. Ed è inaccettabile che non ci siano mai pene nei nostri tribunali. Si tratta di reati che distruggono la vita di intere famiglie. Viene punito di più chi ruba una scatoletta di tonno in un supermercato di chi uccide sulla strada, magari sotto l’effetto di alcool e droghe. Questo sinceramente è inaccettabile.

    D. - L’obiettivo è anche quello di contrastare un fenomeno drammatico: ogni anno, scompare in Italia un paese di circa cinque mila persone. Tante sono le vittime delle strade in Italia. Almeno 300 mila i feriti, oltre 200 mila i disabili gravi…

    R. - E’ la prima causa di morte per le persone sotto i 40 anni. E’ una vera e propria emergenza nazionale ed è chiaro che ci vuole una pena per questo tipo di reati, per questo tipo di delinquenza alla guida. Naturalmente, rimarrà il reato di omicidio colposo semplice e invece per i casi più gravi verrà applicata una pena, che non vuol dire una pena esemplare o una vendetta da parte dei familiari. Ma si tratta di una pena effettiva, che faccia capire al colpevole quello che ha commesso, cioè il disvalore della sua azione. Certo, ci vuole anche la prevenzione.

    D. - A questo, appunto, va aggiunto un presidio del territorio. Negli ultimi anni, sembra calato questo presidio…

    R. - Questa è una sensazione ma anche una certezza: purtroppo siamo fermi da tanti anni a un milione di controlli del tasso alcolemico, a fronte dei 10 milioni negli altri Paesi europei più avanzati. Se mancano i controlli sulla velocità in città, se mancano i controlli sull’alcool, se manca il controllo sulla droga, se mancano le forze dell’ordine dislocate nelle strade, e non nelle caserme, chiaramente una politica di prevenzione non si attua.

    D. - Alle vittime della strada ha espresso più volte vicinanza e ha anche assicurato la propria preghiera Papa Francesco, che ha anche incontrato la vostra Associazione…

    R. - Esatto. L’Associazione vittime incidenti stradali (Avisl) ha incontrato proprio un mese fa il Pontefice, che si è dimostrato - anche in questo caso - particolarmente sensibile al problema delle vittime della strada. Aveva già espresso la sua vicinanza in occasione della Giornata mondiale delle vittime della strada, la terza domenica di novembre, con un messaggio letto durante l’Angelus e ha incontrato anche noi familiari con l’Associazione. Un cuscino raffigurante l’effige del Papa da ragazzo è stato consegnato proprio al Papa da un bambino che ha perso la sorellina a causa di un criminale in strada. È stato un dono molto gradito dal Pontefice. Anche in questo caso, Papa Francesco dimostra di avere una sensibilità e una vicinanza per i problemi della gente e per la vita umana, perché qui si parla di vite umane, di difendere il valore della vita.

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    Agromafie nella Piana di Gioria Tauro: la denuncia delle associazioni

    ◊   A quattro anni dalla rivolta dei braccianti a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro la situazione di sfruttamento dei migranti occupati nella raccolta agrumicola non è cambiata. È quanto denunciato oggi alla Camera dei deputati dall’Associazione Medici per i diritti umani e da “Sos Rosarno”, che chiedono al governo il potenziamento dei fondi per l’accoglienza stagionale. Il servizio di Elvira Ragosta:

    Vivono nelle tendopoli installate dal Ministero dell’interno o nei casolari abbandonati, spesso senza acqua ed elettricità. Sono circa 2.000 i braccianti stranieri impiegati in "nero" per la raccolta degli agrumi nella Piana di Gioia Tauro. Provenienti per lo più dall’Africa subsahariana, lavorano 8 ore al giorno per una paga di 25 euro. Due su tre hanno un permesso di soggiorno e quasi uno su due è rifugiato politico. La stagione agrumicola è ormai alla fine e manca il piano di accoglienza del governo per l’anno prossimo. Dopo la rivolta di Rosarno nel 2010, in Calabria le agromafie continuano a sfruttare i migranti e i piccoli agricoltori. Lamine Bodian, ex bracciante e oggi mediatore culturale dell’associazione “Sos Rosarno”:

    "Va di male in peggio, non c’è nessun cambiamento dal giorno della rivolta fino a oggi. Però, ci sono alcune persone che stanno cercando un’alternativa per poter uscire da questi disagi. Io faccio parte di un’associazione che si chiama “Sos Rosarno”: lavoratori e braccianti, ma anche i piccoli agricoltori, stanno cercando una strada giusta, perché anche i piccoli agricoltori possano riuscire a vendere i loro prodotti ad un giusto prezzo, grazie anche alla collaborazione di gruppi di acquisto solidale sparsi in Italia".

    L’Associazione Medici per i diritti umani, che a Gioia Tauro ha un presidio, ha realizzato un’indagine sullo stato sociosanitario di circa 150 braccianti, riscontrando che la maggior parte delle malattie diagnosticate è legata alle pessime condizioni abitative, igienico-sanitarie e alle durissime condizioni di lavoro. Lavoro che sfrutta e sottopaga i migranti e che invece ingrassa il volume d’affari delle agromafie. Ma quante sono le Rosarno d’Italia? Stefano Masini, responsabile Ambiente, Territorio e Consumi della Coldiretti:

    R. - Sono numerose. Il 20% dell’occupazione dell’agricoltura è appunto legato all’impegno dei lavoratori immigrati. Oltre a Gioia Tauro, in Abruzzo gran parte dei pastori impegnati negli allevamenti zootecnici sono macedoni. Lo stesso accade per il Parmigiano Reggiano - prodotto tipico del nostro made in Italy - che è legato all’impegno di lavoratori indiani, uno su tre addetti alle stalle è appunto di nazionalità indiana. Inoltre, negli alpeggi della Val d’Aosta operano circa 300 persone, in prevalenza lavoratori esteri.

    D. - Ci dà qualche cifra sul volume d’affari delle agro mafie?

    R. - Nell’ultimo censimento che Coldiretti ed Eurispes hanno realizzato, sono 14 miliardi e mezzo gli euro legati ad attività tradizionali - in particolare di estorsione - ma anche a investimenti in nuove attività produttive di reddito e in particolare alla catena alimentare, che oggi rappresenta un importante segmento, in grado anche di riciclare denaro sporco.

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    "Ritratti di Santi": la vita di Giovanni XXIII letta da Giulio Base

    ◊   Giovanni XXIII, Lucia di Fatima, Igino Giordani: questi tre “grandi” della fede sono i protagonisti dell’edizione 2014 di "Ritratti di Santi", le letture quaresimali delle agiografie scritte dal padre carmelitano Antonio Maria Sicari e interpretate da attori professionisti nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. 24 marzo, 2 e 7 aprile le date dei tre appuntamenti. Ieri sera, il primo appuntamento con la vita del “Papa buono”, ormai prossimo alla canonizzazione, letta da Giulio Base. Paolo Ondarza l’ha intervistato:

    R. – Per me, è veramente un grandissimo onore essere lì, in tempo di Quaresima, davanti a un capolavoro dell’umanità - dentro Santa Maria della Vittoria c’è l’"Estasi di Santa Teresa" del Bernini - poter leggere delle vite dei Santi, che sono sempre vite meravigliose. Dietro un Santo non c’è soltanto il “santino”: ci sono sempre vite piene di cose fuori dall’ordinario, di grande contatto con Dio. Quindi, è sempre una grande esperienza soprattutto viverlo insieme alle persone in chiesa. Io traggo sempre qualcosa e vado sempre a casa molto più “esperto” delle cose della santità. Non mi sento il protagonista, intanto perché ovviamente il protagonista è il Santo, ma anche se sono io la voce, mi sento veramente parte di quella assemblea: siamo tutti insieme a vivere quell’emozione.

    D. – La professionalità e la fede insieme in un’esperienza di questo tipo, un’esperienza artistica che però riesce a comunicare anche un forte sentimento spirituale…

    R. - Molto, anche perché sono i grandi esempi, secondo me, nella vita che servono di più di tante parole. Io lo vedo come genitore: uno può fare lunghissimi discorsi, però nei figli si rivedono le proprie azioni. Quindi, mi accorgo che più buone azioni faccio, giuste più che buone, loro le ripetono. Accade la stessa cosa nella santità, a cui tutti siamo chiamati: questa cosa a cui tutti siamo chiamati fa un po’ paura a chi non crede, però lo stesso Papa Francesco, ovviamente, ha ricordato che quella è la nostra chiamata. Guardare gli esempi di chi santo è davvero, non può che aiutarti a cercare di migliorarti.

    D. – Cosa significa per lei confrontarsi con una figura come quella di Giovanni XXIII. E’ legato a questo Papa?

    R. – Sì, molto. Adesso che poi l’ho approfondito per prepararmi a questa lettura mi accorgo ancora di più della statura immensa di un uomo che era veramente chiamato a quello fin da bambino, nella provincia più sperduta del nord. In questo caso, poi, è un’anteprima. Infatti, lo chiamiamo già “San” Giovanni XXIII e in realtà verrà santificato da qui a un mese. Quando dirò “San” Giovanni XIII come lo sto dicendo adesso, in qualche modo, c’è un’emozione nella voce perché lo abbiamo sempre chiamato Papa Giovanni. Viene quasi spontaneo un accostamento a questo Papa, al nostro Francesco, oggi, perché hanno ambedue un’umanità speciale, sono veramente due uomini che le persone - bambini, vecchi, anziani, colti, ricchi, poveri, chiunque - sentivano veramente vicino.

    D. – In questi giorni, lei sta lavorando a qualche progetto in particolare?

    R. – Ho un film in uscita. Dopo 15 anni di fiction torno al primo amore, il cinema, e quindi con un po’ di emozione, il 3 aprile, esce il mio film “Il pretore”. E’ tratto da un romanzo best-seller di Piero Chiara.

    D. - Come si inserisce questa parentesi quaresimale all’interno della sua quotidianità?

    R. – Per me, è veramente un momento molto bello. E’ proprio un punto fermo delle mie quaresime ormai. La vera rinascita, il vero anno nuovo, per me comincia sempre col Mercoledì delle Ceneri. E’ vero che la Quaresima è il tempo forte per la Chiesa, ma io lo sento in particolare come il vero tempo forte della mia vita spirituale.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il card. Filoni alla Festa patronale dell’Urbaniana: “Euntes docete, uscite, andate, insegnate”

    ◊   “Oggi celebriamo la festa patronale della nostra Università, ricorrenza liturgica dell’Annunciazione di Maria Santissima. In questa solennità liturgica la Chiesa prende coscienza della convergenza di due ‘sì’, quello di Maria e quello di Cristo”. Con queste parole il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Gran Cancelliere della Pontificia Università Urbaniana, il card. Fernando Filoni, si è espresso nell’omelia durante la Concelebrazione eucaristica che ha presieduto questa mattina nella cappella del Collegio Urbano.

    Commentando la Liturgia della Parola del giorno, il cardinale ha sottolineato la volontà di due persone pienamente libere, Maria e Cristo, le quali, ognuna per propria scelta, cooperano al piano della salvezza dell’Altissimo. “Due dialoghi, quello di Maria con l’angelo Gabriele e quello trinitario, due volontà che si incrociano, un mistero che si compie – ha messo in evidenza il card. Filoni -. Mi piace vedere in questi nessi la missione, o se si vuole, la finalità della nostra Università, e permettere ai nostri studenti di accogliere vorrei dire, quasi con ineffabile amore, il dono della conoscenza che genera la sapienza. Quella sapienza di cui parla con estrema bellezza il Libro della Sapienza nel capitolo 9, e che dovrebbe essere un momento intenso della preghiera quotidiana”.

    Quindi il Gran Cancelliere della Pontificia Università Urbaniana ha richiamato il pensiero di Papa Francesco sul ruolo e sulla funzione dell’Università nella Chiesa espresso nell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, ed ha sottolineato come “anche Cristo nel dialogo trinitario, aveva chiesto al Padre un’«uscita missionaria» verso il mondo… Così come Maria, che uscita dalla propria perplessità in relazione alla sua divina maternità, subito si mise in viaggio verso la montagna e raggiunge in fretta Elisabetta” ed ha concluso: “Euntes docete, uscite, andate, insegnate, non è forse il motto distintivo della nostra Congregazione, inciso a caratteri cubitali sulla nostra Università?”.

    Dopo la Messa, nell’Aula magna dell’Università ha avuto luogo l’Atto accademico che ha visto prendere la parola il Rettore Magnifico dell’Università, padre Alberto Trevisiol, un rappresentante degli studenti, e il vescovo venezuelano di La Guaira, mons.Raul Biord Castillo, che ha presentato una relazione sul Congresso Missionario Americano. (R.P.)

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    Siria: i cristiani fuggiti da Kessab affrontano l'emergenza con spirito di comunione

    ◊   “Le famiglie armene fuggite da Kessab sono più di trecento. Hanno trovato per ora riparo nella parrocchia armena ortodossa nella città di Latakia, a un'ora di auto da Kessab. Si sono accampati nella scuola e nei locali parrocchiali. Ma adesso temono che i ribelli attacchino anche Latakia, e molti si preparano a fuggire anche da lì”. Così il patriarca armeno cattolico Nerses Bedros XIX Tarmouni descrive all'agenzia Fides la condizione incerta in cui si trovano i cristiani costretti a lasciare la città, a maggioranza armena, occupata dalle milizie ribelli anti-Assad all'alba del 21 marzo.

    Il patriarca Tarmouni, in costante contatto con il sacerdote Nareg Louissian e i suoi parrocchiani fuggiti da Kessab, fornisce a Fides dettagli precisi dell'assalto: “I cristiani sono fuggiti all'alba, alcuni di loro in pigiama, senza poter portare nulla con sé, appena hanno sentito il rumore degli spari. I ribelli arrivavano dalle montagne al confine con la Turchia. Erano tanti e ben armati. Le formazioni dell'esercito che presidiavano la città si sono ritirate, così come i giovani armeni del Nashtag (un movimento nazionalista armeno di sinistra, ndr) che avevano organizzato gruppi di autodifesa armata intorno alle chiese”.

    Gli armeni di Kessab erano in gran parte agricoltori. Persone pacifiche. L'area rurale, finora non coinvolta dal conflitto siriano, occupa un posto simbolico nella memoria condivisa del popolo armeno: “Nel 1915, quando gli armeni hanno abbandonato la Cilicia dopo il genocidio perpetrato dai turchi” spiega il patriarca Nerses Bedros, “a Kessab era rimasta l'ultima comunità armena della regione”. Secondo il patriarca, anche le strategie militari delle formazioni anti-Assad rispondono, almeno in parte, a motivi di ordine simbolico: “Adesso i ribelli potrebbero puntare a Latakia, che non è grande come Damasco o Aleppo, ma rappresenta una roccaforte degli alawiti, la comunità religiosa a cui appartiene Assad e molti del suo gruppo di potere”.

    Nell'affrontare insieme la situazione di emergenza, i cristiani armeni – spiega a Fides il patriarca Tarmouni – stanno sperimentando lo spirito di comunione fraterna, al di là delle distinzioni confessionali: “domenica scorsa, armeni cattolici e ortodossi hanno celebrato Messa insieme. Ho sentito il nostro parroco Nareg, e l'ho incoraggiato a stare vicino a tutti i fedeli, in questo momento difficile. Ho saputo che da Aleppo sono stati inviati a Latakia 3 sacerdoti armeni ortodossi, per offrire assistenza spirituale e materiale ai rifugiati”. (R.P.)

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    Perù: in 300 mila per difendere la vita fin dalla nascita. Il messaggio del Papa

    ◊   Per la terza volta Lima ha ospitato una "Marcia per la Vita" e questa è stata probabilmente la più grande manifestazione pro-vita della storia dell'America Latina, con circa 300.000 persone. La nota inviata all’agenzia Fides da una fonte locale riferisce che bambini, giovani e adulti si sono dati appuntamento alle 9 della mattina di sabato 22 marzo e hanno marciato lungo le vie della capitale per arrivare alla piazza Campo de Marte. Il corteo era lungo circa 4 chilometri. La "Marcia per la Vita" si è svolta anche nelle principali città del Perù: Piura, Trujillo, Iquitos, Huancayo e Arequipa.

    Secondo l'invito della Conferenza episcopale del Perù, la Marcia per la Vita si è svolta nel quadro delle celebrazioni della "Giornata del Nascituro", che viene commemorata ogni anno in Perù il 25 marzo, con la legge n. 27654. Questa legge si basa sull'articolo 1 della Costituzione Politica nazionale, in cui si afferma che "La difesa della persona umana e il rispetto per la sua dignità sono il fine supremo della società e dello Stato".

    Papa Francesco ha espresso il suo sostegno all’iniziativa inviando all'arcivescovo di Lima, il card. Juan Luis Cipriani, promotore dell'evento, un messaggio firmato dal Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, in cui il Santo Padre incoraggia i partecipanti a "fare ogni sforzo che aiuti ad accogliere la vita umana fin dal suo inizio, avendone cura, rispetto e tenerezza, e promuovendola sempre, perché la vita è il primo e fondamentale diritto di ogni uomo e donna". (R.P.)

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    El Salvador: l'aeroporto di San Salvador intitolato a mons. Romero

    ◊   Conosciuto finora come aeroporto di Comalapa, lo scalo aereo di San Salvador si chiamerà “da oggi e per sempre aeroporto internazionale Monseñor Oscar Arnulfo Romero y Galdámez”: lo ha annunciato ieri il Presidente Mauricio Funes, in concomitanza con il 34° anniversario dell’omicidio del vescovo ausiliare della capitale, il 24 marzo 1980.

    “Con questo riconoscimento, apriamo le porte del nostro territorio e diamo il benvenuto a chi ci visita pronunciando il nome che fu la 'voce dei senza voce' nei momenti più difficili della storia recente del nostro Paese” ha detto Funes, giunto alla presidenza nel 2009 per la prima volta con l’ex guerriglia del Fmln dopo 20 anni ininterrotti di amministrazione della coalizione di destra Arena, inclusi gli ultimi della guerra civile (1980-1992); secondo la Commissione della Verità delle Nazioni Unite, creata per fare luce sulle atrocità della guerra civile, fu il maggiore Roberto D’Aubuisson, fondatore di Arena nonché ideatore delle ‘Brigate della morte’, il mandante dell’omicidio di mons. Romero.

    Il cambio di nome dell’aeroporto della capitale - riporta l'agenzia Misna - era stato approvato giovedì scorso, su richiesta della presidenza, con i voti di 54 degli 84 deputati che siedono al Congresso. (R.P.)

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    Venezuela. La Chiesa rilancia il dialogo tra governo e opposizione

    ◊   Il vescovo emerito della diocesi di Los Teques, mons. Ramón Ovidio Pérez Morales, ha proposto la sede dell’episcopato venezuelano come luogo di incontro tra l'opposizione e il governo, per avviare un dialogo che considera "necessario". La sede della Conferenza episcopale venezuelana si trova a Caracas, nel quartiere di Montalban. Nella nota pervenuta all'agenzia Fides, mons. Pérez Morales elenca i problemi del Paese da affrontare in modo urgente: l'insicurezza, l'impunità, l'inflazione e la violenza. Inoltre ribadisce che alcune proposte del governo contenute nel cosiddetto "Plan de la Patria", appaiono come un progetto socialista "inaccettabile e incostituzionale".

    Ieri si è espresso anche il Ministro degli Interni, della Giustizia e della Pace, Miguel Rodríguez Torres, che parlando ad una radio locale ha informato che ci saranno "operazioni speciali militari e di polizia per sradicare le guarimbas". Le “guarimbas”, nel linguaggio popolare del Venezuela, sono i centri di protesta, e possono essere un locale, un quartiere o anche una strada. "Abbiamo avuto un incontro con l'Alto Comando Militare per attivare di nuovo i piani di sicurezza già predisposti – ha detto il Ministro -. Ci saranno delle azioni nei comuni che ancora sono centri di violenza, ma lo facciamo per ristabilire l'ordine". (R.P.)

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    Filippine. Oltre 7,7 milioni di dollari per aiuti a vittime del tifone: Chiesa garantisce trasparenza

    ◊   Il fenomeno della corruzione è sempre latente: per questo la Chiesa delle Filippine garantisce la trasparenza nella gestione degli oltre 7,7 milioni di dollari di aiuti umanitari ricevuti per aiutare le vittime del tifone Haiyan (localmente, chiamato Yolanda). Lo afferma la Commissione per l’azione sociale, giustizia e pace, in seno alla Conferenza episcopale delle Filippine. In una nota inviata a Fides, padre Edu Gariguez, segretario esecutivo della Commissione, ha ribadito che “tutte le donazioni per le operazioni di soccorso sono sottoposte a severi ed efficaci meccanismi di controllo”. “La questione della trasparenza sulle donazioni alle vittime di Yolanda – ha detto – è fondamentale: abbiamo il nostro sistema di monitoraggio”, ricordando uno dei problemi che attanaglia la nazione: la corruzione.

    Spesso i meccanismi corruttivi, ha sottolineato, trovano terreno fertile proprio nei fondi che giungono dall’estero in casi di calamità naturali. Tale fenomeno diventa tantopiù “orribile”, in quanto nuoce e sottrae aiuti a persone già fortemente provate dal disastro, che lottano contro fame e miseria. Dunque è necessario un surplus di trasparenza: per questo “anche i fondi donati alla Chiesa sono controllati da società di revisione esterne che seguono standard internazionali”. La Chiesa delle Filippine sta curando la ricostruzione in nove diocesi colpite dal tifone nel novembre 2013, che ha causato la morte accertata di 6.200 persone e la scomparsa di altre 2.000. Circa quattro milioni di persone sono rimaste senza casa. (R.P.)

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    Indonesia: a West Java gli islamisti bloccano la costruzione di una chiesa cattolica

    ◊   Dietro pressioni e intimidazioni di gruppi estremisti islamici, un tribunale civile del West Java ha revocato il permesso di costruzione - il famigerato Izin Mendirikan Bangunan, Imb - alla chiesa cattolica di San Stanislao Kostka a Cibubur, nella reggenza di Bekasi. Durante l'udienza, all'esterno dell'aula una folla ha rivolto minacce ai giudici chiedendo che venissero "ascoltate" le loro rivendicazioni. Il presidente della corte Edi Firmansyah - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha deciso che di revocare il permesso per scongiurare episodi di "violenza confessionale" fra comunità religiose diverse. La vicenda è solo l'ultima di una lunga serie di violazioni e abusi alla libertà religiosa, che hanno caratterizzato la storia recente dell'Indonesia dalla fine del regime di Suharto. Fenomeni che si sono moltiplicati negli ultimi anni della presidenza Yudhoyuono, capo di Stato accusato di mantenere una linea fin troppo morbida con l'ala estremista islamica.

    I giudici del Pengadilan Tata Usaha Negara (Ptun) - il Tribunale amministrativo locale - hanno revocato il permesso rilasciato nel 2012 dal sindaco di Bekasi Rachmat Effendy. La sentenza è frutto di un'azione legale congiunta promossa da gruppi estremisti islamici a Jatisampurna e in diverse altre città del West Java.

    La nuova chiesa viene realizzata con il patrocinio della parrocchia di San Servazio di Tongres, a Kampung Sawah, distante circa 10 km dall'area di edificazione. Ad AsiaNews il parroco padre Rudianto spiega di aver seguito tutte le procedure di legge per l'ottenimento dell'Imb, con il "coinvolgimento di tutte le parti in causa", raccogliendo inoltre "immagini e video a testimonianza del fatto che non vi sono illeciti". Egli accusa inoltre i gruppi estremisti, che si sono opposti alla costruzione della chiesa, di "gesti ostili" nei confronti della comunità cristiana, fomentando scontri e divisioni nella società.
    Fonti locali riferiscono che nella zona si registra una crescita progressiva della tensione, con dozzine di estremisti pronti a "sigillare" il cantiere; l'edificio è tuttora in costruzione ed è stata completata circa il 70% della struttura complessiva, come conferma il parroco padre Rudianto. Il progetto continua, aggiunge, poiché la sentenza ha annullato il rilascio dell'Imb ma non ha imposto il blocco del progetto.

    L'Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, è sempre più spesso teatro di attacchi o episodi di intolleranza contro le minoranze, siano essi cristiani, musulmani ahmadi o di altre fedi. Nella provincia di Aceh - unica nell'Arcipelago - vige la legge islamica (sharia), in seguito a un accordo di pace fra governo centrale e Movimento per la liberazione di Aceh (Gam), e in molte altre aree (come Bekasi e Bogor nel West Java) si fa sempre più radicale ed estrema la visione dell'islam fra i cittadini.

    Inoltre, alcune norme come il permesso di costruzione vengono sfruttate per impedire l'edificazione o mettere i sigilli a luoghi di culto, come è avvenuto nel West Java contro la Yasmin Church. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità cattolica (3% della popolazione) è vittima di episodi di violenze e abusi. Nel dicembre scorso, almeno cinque luoghi di culto cristiani hanno dovuto chiudere i battenti a causa delle pressioni esercitate dagli islamisti. (R.P.)

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    Ginevra: 5mila srilankesi manifestano contro la risoluzione Onu sui diritti umani

    ◊   Più di 5mila srilankesi hanno manifestato ieri davanti alla sede del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) a Ginevra (Svizzera), contro la risoluzione Onu sullo Sri Lanka. La protesta è stata organizzata da rappresentanti della comunità srilankese in Europa, sotto l'egida dell'organizzazione Unity for the United Sri Lanka. Srilankesi che vivono in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito, Norvegia, Svezia e Olanda hanno preso parte alla manifestazione, a prescindere dalla loro affiliazione politica. Al raduno - riporta l'agenzia AsiaNews - hanno partecipato anche alcuni cittadini srilankesi residenti in Australia e Canada.

    I manifestanti hanno consegnato una lettera indirizzata a Michael Mǿller, direttore generale Onu a Ginevra, e a Navi Pillai, Alto commissario Onu per i diritti umani (di nazionalità srilankese, ndr). Nel documento si esorta l'Unhrc a concedere "un adeguato periodo di tempo" allo Sri Lanka per "risolvere da sé i problemi interni, senza l'interferenza di Paesi che sono influenzati dalla diaspora tamil nel mondo".

    La 25ma sessione dell'Unhrc si chiuderà il prossimo 28 marzo a Ginevra. Stati Uniti e Regno Unito sono i primi sostenitori di una nuova risoluzione sulle violazioni dei diritti umani in Sri Lanka, come avvenuto altre due volte in passato. I precedenti provvedimenti hanno messo in luce le responsabilità del governo per i crimini compiuto nelle fasi finali della guerra civile.
    Più volte Mahinda Rajapaksa, Presidente dello Sri Lanka, si è opposto a queste risoluzioni Onu. Al contrario, alcuni esponenti della Chiesa cattolica locale e attivisti per i diritti umani chiedono da tempo l'intervento della comunità internazionale sulle violazioni che continuano ad avvenire nell'isola asiatica. (R.P.)

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    “Giornata del Pakistan”: ricordare la Costituzione per costruire la pace e l’armonia

    ◊   Ricordare la Costituzione del Pakistan come occasione per costruire la pace e l’armonia interreligiosa nel Paese: è stato questo il leit-motiv di una manifestazione organizzata a Lahore il 23 marzo, in occasione della “Giornata del Pakistan”, festa nazionale che ricorda l’adozione della Carta costituzionale e la nascita della Repubblica islamica del Pakistan. Come riferito all'agenzia Fides, l’evento è stato organizzato dal “Consiglio per il Dialogo interreligioso” dell’arcidiocesi di Lahore, guidato dal frate cappuccino padre Francis Nadeem, e ha visto la partecipazione di giovani di diverse religioni.

    Al corteo cittadino hanno preso parte leader civili, religiosi e politici di diverse fedi, cristiani, indù e musulmani. Parole-chiave dell’evento erano: “Essere uniti sotto la bandiera del Pakistan”, “No alla guerra e sì alla pace”, “Nessun odio, ma amore”. I leader presenti hanno ricordato che “il Pakistan è una nazione frutto della visione di uomini lungimiranti e giusti come Muhammad Iqbal e come il padre della nazione, Muhammad Ali Jinnah. I nostri padri hanno sacrificato la vita per ottenere il Pakistan, Paese dove non volevano ci fossero discriminazione di religione, casta o credo”.

    Viste le difficoltà che oggi si incontrano a livello sociale e religioso, specialmente per le minoranze, i partecipanti hanno condiviso l’auspicio di “eliminare tutte le differenze e l'odio e promuovere la pace e l'armonia in tutto il paese”. L’organizzatore, padre Francis Nadeem, ha ribadito l’urgenza di promuovere la pace e il dialogo interreligioso, ringraziando per gli sforzi congiunti di uomini e donne che in Pakistan si spendono per questo. Ha poi sottolineato il ruolo dei media per eliminare ogni sorta di odio, pregiudizio e discriminazione nella società. La manifestazione si è conclusa con una preghiere per la pace e l’armonia in Pakistan. (R.P.)

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    Paraguay: la Chiesa esorta governo e lavoratori alla non violenza in vista dello sciopero generale

    ◊   Le mobilitazioni dei contadini e lo sciopero generale dei lavoratori convocato per domani 26 marzo preoccupano i vescovi del Paraguay che in un messaggio esortano al dialogo, alla sicurezza e al rispetto delle leggi da parte dei manifestanti e del governo. In un comunicato l’episcopato paraguaiano ha chiesto il rispetto reciproco, anche dei lavoratori che non aderiranno allo sciopero, per garantire il carattere pacifico della protesta.

    “Chiediamo i manifestanti di evitare ogni tipo di provocazione e di violenza, e alle autorità misure di precauzioni per garantire la sicurezza, l’integrità e la vita delle persone”- si legge nella nota. L’episcopato sottolinea che tutti i cittadini hanno il diritto a una vita degna, soprattutto in un Paese che “soffre di una profonda iniquità e che grida solidarietà e giustizia sociale”. Il comunicato dei vescovi paraguaiani afferma che è indispensabile un dialogo di ampio consenso sociale e politico per riuscire a trovare le soluzioni ai grandi problemi sociali che vive il Paese ed evitare la violenza, l’insicurezza, la criminalità e ogni forma d’illegalità e ingiustizia. Infine, i presuli invitano i fedeli a pregare per l’unità, per la promozione umana e l’evangelizzazione del Paraguay.

    Domenica scorsa, è iniziata la XXI Marcia dei contadini poveri verso la capitale, Asunción, che protestano contro l’agricoltura basata sui grandi latifondi di soia, mais e grano da esportazione ed esige la deroga della legge introdotta dal governo per attrarre capitale privato in cambio di concessioni, licenze e imposte che rischiano di impoverire ancora di più i piccoli agricoltori. Inoltre, chiedono la liberazione dei contadini detenuti dalla polizia durante le proteste contro le disinfestazioni delle piantagioni che non rispettano le norme ambientali e distruggono le coltivazioni.

    La marcia contadina coinciderà con lo sciopero generale dei lavoratori che si oppongono all’incremento in un 20% del trasporto pubblico e reclamano l’aumento del salario minimo in un 15%. (A cura di Alina Tufani)

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    Salesiani: don Ángel Fernández Artime è il nuovo rettore maggiore

    ◊   È don Ángel Fernández Artime il X successore di Don Bosco. Il 27° Capitolo Generale lo ha eletto oggi come nuovo Rettor maggiore dei Salesiani. L’elezione è avvenuta alle ore 10:20, al primo scrutinio. Ne dà notizia l‘agenzia info salesiana ripresa dal Sir. Don Ángel Fernández Artime, 53 anni, è nato il 21 agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie (Spagna); ha emesso la sua prima professione il 3 settembre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984 a Santiago de Compostela ed è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987 a León. Originario dell’Ispettoria di León, è stato delegato di Pastorale giovanile, direttore della scuola di Ourense, membro del Consiglio e vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, ispettore. È stato membro della commissione tecnica che ha preparato il 26° Capitolo Generale. Nel 2009 è stato nominato ispettore dell’Argentina Sud, incarico che ha mantenuto fino ad ora; in virtù di questo suo ruolo ha anche avuto modo di conoscere e collaborare personalmente con l’allora arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Ha conseguito la Laurea in Teologia pastorale e la Licenza in Filosofia e Pedagogia. Il 23 dicembre 2013 era stato nominato superiore della nuova Ispettoria della Spagna Mediterranea, dedicata a “Maria Ausiliatrice”. (R.P.)

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    I vescovi tedeschi presentano progetto di ricerca sugli abusi: "Vogliamo chiarezza e trasparenza"

    ◊   Ieri a Bonn, la Conferenza episcopale tedesca ha presentato un progetto di ricerca interdisciplinare su "L'abuso sessuale di minori". All’appuntamento è intervenuto il rappresentante della Conferenza episcopale per le questioni relative agli abusi, mons. Stephan Ackermann, vescovo di Treviri. Il presule ha sottolineato che i vescovi vogliono “chiarezza e trasparenza su questo lato oscuro” della Chiesa tedesca, sia “per le vittime, ma anche per saper riconoscere gli errori compiuti e fare il possibile affinché non abbiano a ripetersi”. Al tempo stesso ha ricordato quanto la Chiesa cattolica ha già fatto, come l’approvazione di linee guida rigorose, riconosciute anche in ambito statale, per la prevenzione, il riconoscimento delle violenze subite, l’accompagnamento terapeutico, la formazione, la cooperazione a livello internazionale, nonché la linea telefonica di emergenza, “che ha avuto grande successo”.

    Il prof. Harald Dreßing, docente presso l’Istituto centrale per la Salute mentale di Mannheim e coordinatore del progetto, ha spiegato che lo scopo dello studio, che avrà una durata di tre anni, è quella di affrontare la questione degli abusi nella maniera più trasparente possibile. La ricerca prevede l’istituzione di un Consiglio che comprenderà le vittime degli abusi, studiosi, nonché rappresentanti della Chiesa. Il Consiglio “accompagnerà il progetto da un punto di vista scientifico ed etico”. Sono previsti colloqui con le vittime, i colpevoli e i responsabili ecclesiastici. Si cercherà di comprendere anche se all’interno della Chiesa cattolica ci siano o ci siano state strutture e dinamiche specifiche che abbiano favorito gli abusi sessuali. (S.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 84

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