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Sommario del 18/03/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: la Quaresima è per cambiare la vita, no agli ipocriti “truccati” da santi
  • Crisi Ucraina. Mons. Shevchuk: Papa Francesco farà tutto il possibile per la pace
  • La Corea che attende il Papa. Suor Kwon: Francesco porta pace a un Paese che vive diviso
  • Papa Francesco erige una nuova diocesi in Nigeria
  • Tweet del Papa. L'amore cristiano è senza calcoli: è la lezione di Gesù e del Buon Samaritano
  • Il card. Sandri per i 10 anni dell'Amman Message: dialogo Chiesa-islam è radice di speranza
  • Cor Unum. Il card. Sarah in Guatemala: inaugurate 19 abitazioni e una cappella
  • La Santa Sede ospite d’onore al Salone Internazionale del Libro di Torino
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Putin: non vogliamo scissione dell'Ucraina. Obama: Mosca isolata dal mondo
  • Crisi siriana: Caritas impegnata anche nell'emergenza psicologica e scolastica
  • Thailandia: revocato lo stato di emergenza
  • Ifad. Il presidente Nwanze: il Papa è coscienza critica sullo spreco di cibo
  • Pedofilia on line emergenza non si ferma. Don di Noto: bambini troppo soli in rete
  • 70 anni dalle Fosse Ardeatine. Al Senato i familiari lanciano un appello per non dimenticare
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • La Fondazione Papa Giovanni XXIII dona 10 volumi che raccolgono i Diari di Roncalli
  • Libano. Il patriarca Rai alla Messa per la Caritas: si ponga fine al logoramento del Paese
  • Burundi: la preoccupazione della Chiesa per le tensioni crescenti
  • Senegal: il presidente Sall chiede pace e sviluppo per Casamance
  • El Salvador: la Chiesa chiede un “atteggiamento di dialogo” al neo presidente
  • Nicaragua. Il card. Brenes: “la Chiesa è pronta al dialogo con il presidente”
  • Francia: a fine marzo VI edizione della "Notte dei testimoni" per i cristiani perseguitati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: la Quaresima è per cambiare la vita, no agli ipocriti “truccati” da santi

    ◊   La Quaresima è un tempo per “aggiustare la vita”, “per avvicinarsi al Signore”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani a Casa Santa Marta. Il Papa ha messo in guardia dal sentirsi “migliori degli altri”. Gli ipocriti, ha avvertito, “si truccano da buoni” e non comprendono che “nessuno è giusto da se stesso”, tutti “abbiamo bisogno di essere giustificati”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Conversione. Papa Francesco ha iniziato la sua omelia sottolineando che questa è la parola chiave della Quaresima, tempo propizio “per avvicinarci” a Gesù. E commentando la prima Lettura, tratta dal Libro di Isaia, ha osservato che il Signore chiama alla conversione due “città peccatrici” come Sodoma e Gomorra. Questo, ha affermato, evidenzia che tutti “abbiamo bisogno di cambiare la vita”, di guardare “bene nella nostra anima” dove sempre troveremo qualcosa. La Quaresima dunque, ha soggiunto, è proprio questo “aggiustare la vita”, avvicinandosi al Signore. Lui, ha detto, “ci vuole vicini” e ci assicura che “ci aspetta per perdonarci”. Tuttavia, ha ammonito, il Signore vuole “un avvicinamento sincero” e ci mette in guardia dall’essere ipocriti:

    “Cosa fanno gli ipocriti? Si truccano, si truccano da buoni: fanno faccia di immaginetta, pregano guardando al cielo, facendosi vedere, si sentono più giusti degli altri, disprezzano gli altri. ‘Mah - dicono - io sono molto cattolico, perché mio zio è stato un grande benefattore, la mia famiglia è questa e io sono... ho imparato... conosciuto il vescovo tale, il cardinale tale, il padre tale... Io sono...’. Si sentono migliori degli altri. Questa è l’ipocrisia. Il Signore dice: ‘No, quello no’. Nessuno è giusto da se stesso. Tutti abbiamo bisogno di essere giustificati. E l’unico che ci giustifica è Gesù Cristo”.

    Per questo, ha soggiunto, dobbiamo avvicinarci al Signore: “Per non essere cristiani truccati, che quando passa questa apparenza, si vede la realtà che non sono cristiani”. Qual è, allora, “la pietra di paragone per cui noi non siamo ipocriti e ci avviciniamo al Signore?” La risposta, ha sottolineato il Papa, ce la dà il Signore stesso nella prima Lettura quando dice: “Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni, cessate di fare il male, imparate a fare il bene”. Questo è l’invito. Ma, si chiede Francesco, “qual è il segno che andiamo su una buona strada?”:

    “‘Soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova’. Avere cura del prossimo: del malato, del povero, di quello che ha bisogno, dell’ignorante. Questa è la pietra di paragone. Gli ipocriti non sanno fare questo, non possono, perché sono tanto pieni di se stessi che sono ciechi per guardare gli altri. Quando uno cammina un po’ e si avvicina al Signore, la luce del Signore gli fa vedere queste cose e va ad aiutare i fratelli. Questo è il segno, questo è il segno della conversione”.

    Certo, ha osservato, “non è tutta la conversione”, quella infatti “è l’incontro con Gesù Cristo”, ma “il segno che noi siamo con Gesù Cristo è questo: curare i fratelli, quelli più poveri, quelli ammalati, come il Signore ci insegna” e come leggiamo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo:

    “La Quaresima è per aggiustare la vita, sistemare la vita, cambiare la vita, per avvicinarsi al Signore. Il segno che noi siamo lontani dal Signore è l’ipocrisia. L’ipocrita non ha bisogno del Signore, si salva da se stesso, così pensa, e si traveste da santo. Il segno che noi ci siamo avvicinati al Signore con la penitenza, chiedendo perdono, è che noi abbiamo cura dei fratelli bisognosi. Il Signore ci dia a tutti luce e coraggio: luce per conoscere cosa succede dentro di noi e coraggio per convertirci, per avvicinarci al Signore. E’ bello essere vicino al Signore”.

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    Crisi Ucraina. Mons. Shevchuk: Papa Francesco farà tutto il possibile per la pace

    ◊   Il Papa “segue con molta attenzione” quanto sta succedendo in Ucraina. E’ quanto affermato dall’arcivescovo maggiore di Kiev, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk che ieri mattina è stato ricevuto dal Pontefice in Vaticano. Il Dipartimento di informazione della Chiesa greco-cattolica ucraina informa inoltre che il Papa ha assicurato l’impegno della Santa Sede per la pace nell’Europa Orientale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Papa Francesco segue “con molta attenzione quello che sta succedendo alla Chiesa greco-cattolica ucraina e ha assicurato” che la Santa Sede “farà tutto il possibile per la pace nell’Europa Orientale, soprattutto per evitare ogni escalation del conflitto”. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dal Dipartimento di informazione della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) e ripreso dall’agenzia Sir, in cui si riferisce dell’udienza che l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha avuto con il Papa e successivamente con il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Sua Beatitudine Shevchuk, sottolinea la nota, “ha raccontato quanto è successo in Ucraina negli ultimi tre mesi” ed ha evidenziato che “la missione della Chiesa greco-cattolica ucraina è sempre stata quella di stare con la gente e tra la gente, spiegando perché i preti si sono trovati in piazza Maidan con il popolo”. L’arcivescovo maggiore, prosegue il comunicato, ha anche parlato a Papa Francesco del ruolo del Consiglio delle chiese e delle organizzazioni religiose di tutta l‘Ucraina nella “costruzione della pace” nel Paese. “Il Santo Padre - si legge nel comunicato - ha espresso parole di solidarietà al popolo ucraino per le sofferenze e i pericoli che ora ha davanti a sé”. Sua Beatitudine Shevchuk ha ricordato anche al Santo Padre che “durante il comunismo la Chiesa greco-cattolica ucraina ha potuto sopravvivere grazie all’unità con il Successore di Pietro”. Papa Francesco, prosegue la nota, ha assicurato all’arcivescovo Shevchuk che “alla Chiesa greco-cattolica ucraina non mancherà mai la protezione della Santa Sede”. Alla fine dell’udienza, il Papa ha impartito la sua benedizione apostolica a tutto il popolo ucraino.

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    La Corea che attende il Papa. Suor Kwon: Francesco porta pace a un Paese che vive diviso

    ◊   Cresce l’attesa tra i fedeli coreani, in vista della visita di Papa Francesco in programma a metà del prossimo agosto. Soprattutto fra i giovani l’entusiasmo si è fatto sentire fin dai primi giorni seguiti all’annuncio del viaggio nel Paese asiatico. Anche le comunità coreane che vivono all’estero si stanno mobilitando. Il servizio di Davide Dionisi:

    "Giovani asiatici, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende in voi". E’ questo il messaggio che ad agosto partirà da Daejeon e raggiungerà ogni angolo del mondo. A conferma che le nuove generazioni sono pronte a raccogliere il testimone di chi ha dato la vita per seguire Cristo e di annunciare il Vangelo anche negli angoli più lontani. L’Asia risponde così all’appello di Papa Francesco e vuole impegnarsi al suo fianco per prendere le distanze da quella che il Porntefice stesso ha definito la globalizzazione dell’indifferenza. Per questo, anche i tanti coreani che vivono lontano da casa hanno scelto di essere protagonisti dell’evento della prossima estate. Tra questi, suor Domina Kwon, della Congregazione delle Suore di San Paolo di Chartres, a Roma in qualità di studentessa di Psicologia alla Pontificia Università Gregoriana. Le abbiamo chiesto come abbia accolto la notizia della visita di Papa Francesco in Corea del Sud:

    R. - Con grande emozione ed entusiasmo. Prima di tutto, Papa Francesco ci ha mostrato per un anno la figura di un consolatore e pacificatore del mondo. La sua umanità, semplicità e accoglienza hanno toccato, abbracciato e baciato non solo i cristiani ma anche tutti i popoli, e ha raggiunto soprattutto i poveri, i malati e i feriti con i suoi gesti di pura misericordia.

    D. - Che paese troverà il Santo Padre?

    R. - La Corea del Sud ha forti energie spirituali e un profondo zelo per l’evangelizzazione. Allo stesso tempo, però, viviamo anche le tensioni tra vari valori - per esempio tra collettivismo e individualismo - e minacce alla pace, la tristezza dalla divisione dello stato tra Sud e Nord. Mi aspetto che il Papa ci indichi i valori che bisogna seguire preferibilmente insieme, valori che derivano dal Vangelo e siano rivolti al bene comune. Inoltre, spero anche che, grazie alla visita del Papa, la società coreana si impegni maggiormente sui temi della giustizia e della pace attraverso attività concrete, al fine di costruire un mondo migliore in cui si riscalderà e trasformerà il nostro cuore.

    D. - Papa Francesco andrà in Corea per abbracciare i giovani. Che messaggio porterà secondo lei?

    R. - Inoltre questa estate il Papa incontrerà i giovani asiatici, partecipando alla Giornata della Gioventù dell’Asia in Corea del Sud con il tema: “Asian youth! Wake Up! The glory of the martyrs shines on you.” ("Giovani asiatici, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende in voi"). Nella nostra epoca sembra che ci sia una lotta tra la Velocità e la Verità. La velocità porta la mobilità e la facilità di comunicazione attraverso i nuovi media e la tecnologia. Però, soprattutto ai nostri giovani, penso stia mancando a poco a poco l’entusiasmo giovanile per la ricerca della verità, dipendendo e facendosi trascinare dalla velocità del mondo. Mi ricordo il grido del Papa ai giovani: “Non si può vivere senza guardare le sfide. Non state al balcone, lottate per dignità e contro la povertà”. Spero che durante la visita il Papa lanci alcuni messaggi ai giovani sullo zelo e l’entusiasmo giovanile, sull’importanza di avere una mente aperta e pronta al discernimento, sempre illuminato dalla Verità, come aveva consigliato agli studenti delle università romane.

    D. - Come verrà accolto dai fedeli coreani?

    R. - I cristiani coreani stanno aspettando di celebrare con il Papa la Beatificazione di 124 coreani che hanno dedicato la loro vita per testimoniare la verità e la fede in Dio durante il periodo delle persecuzioni. Prego per i cristiani coreani perché possano avere l’opportunità di riscoprire la bellezza di questo cammino di fede che abbiamo ricevuto dal sangue dei nostri martiri.

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    Papa Francesco erige una nuova diocesi in Nigeria

    ◊   Papa Francesco ha eretto la nuova diocesi di Pankshin, in Nigeria, per dismembramento dell’arcidiocesi di Jos e della diocesi di Shendam, rendendola suffraganea della sede metropolitana di Jos. Il Papa ha nominato primo vescovo di Pankshin, il rev.do Michael Gobal Gokum, del clero di Jos, Amministratore della Pro-Cattedrale Our Lady Queen of Nigeria, nell’arcidiocesi di Abuja.

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    Tweet del Papa. L'amore cristiano è senza calcoli: è la lezione di Gesù e del Buon Samaritano

    ◊   “L’amore cristiano è un amore senza calcoli. Questa è la lezione del Buon Samaritano; questa è la lezione di Gesù”. È il tweet lanciato oggi da Papa Francesco dal suo account @Pontifex.

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    Il card. Sandri per i 10 anni dell'Amman Message: dialogo Chiesa-islam è radice di speranza

    ◊   Se bambini di religione diversa imparano da piccoli a vivere l’uno accanto all’altro, il mondo domani conoscerà più concordia e meno divisioni. È il senso di fondo dell’intervento che il cardinale Leonardo Sandri ha tenuto, stamattina, in Campidoglio, a Roma, durante la Giornata di studio dedicata ai dieci anni dall’”Amman Message”, la dichiarazione con cui il re giordano, Abdullah II, esortava alla tolleranza e all’unità nel mondo islamico. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Se oggi siamo “un mondo di feriti”, perché le religioni che professiamo hanno visto in passato alcuni agire con violenza nel nome del loro Dio, domani potremo constatare che una “pacifica e costruttiva convivenza è possibile” se ora la insegniamo ai giovani. È un inno alla pace, basato su dozzine di esperienze concrete, quello che intona il cardinale Sandri nella Sala della Protomoteca in Campidoglio. Punto di partenza è la constatazione delle “controtestimonianze e delle distanze” che, afferma, hanno caratterizzato in diverse circostanze della storia la vita della comunità cristiana e, in modo analogo, di quella islamica. Nel primo caso, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali rammenta il genocidio in Rwanda, nel secondo un passaggio dello stesso “Amman Message”, nel quale nel novembre del 2004 Abdullah II di Giordania stigmatizzava l’attacco contro la religione musulmana portato – scriveva - “da alcuni che sostengono di appartenere all’Islam e commettono atti terribili nel suo nome”.

    C’è tuttavia una lunga serie di esperienze che dimostrano il contrario. Il cardinale Sandri ricorda i momenti di reciproca vicinanza e solidarietà tra cristiani e musulmani sperimentati in diverse circostanze, anche drammatiche, durante suoi recenti viaggi in Iraq e in Libano. Quindi sottolinea la “priorità” del dicastero da lui guidato, quella di perseguire ovunque la “cura della formazione”, in particolare nelle strutture ecclesiali romane frequentate da numerosi studenti cattolici e di altre chiese cristiane. “Insieme – spiega – vengono formati alla reciproca convivenza e collaborazione secondo i principi del dialogo ecumenico e interreligioso indicati dal Concilio Ecumenico Vaticano II, rispettando le differenze ma avendo a cuore ugualmente il bene comune da realizzare”. Molte del resto, indica il porporato, sono le strutture della Chiesa che si occupano di questo servizio. Ad esempio, “le realtà educative e scolastiche operanti in Medio Oriente”, aperte anche a non cattolici, che “incarnano e sostengono un dialogo islamo-cristiano nella preparazione culturale e nella vita quotidiana”. Ad esse, afferma il cardinale Sandri, “fa eco l’Amman Message, quando si riferisce all’educazione dei giovani in questi termini: ‘I giovani sono ornamento del nostro presente e promessa del nostro futuro. I sapienti proteggono i giovani dal pericolo di scivolare nel sentiero dell’ignoranza, della corruzione, della mentalità chiusa e della subordinazione’”.

    “Non danno le ali alla speranza degli abitanti dell’Oriente e del mondo intero le testimonianze di un lavoro educativo costante, competente e generoso?”, si chiede in conclusione il prefetto delle Chiese Orientali. “La mia gratitudine – prosegue – crescerà ancora di più se saranno diffusi tali esempi virtuosi atti ad assicurare che la pacifica e costruttiva convivenza è possibile. Ce lo chiedono i bambini e i giovani ebrei, cristiani e musulmani che in Terra Santa vanno a scuola insieme pensando ad un futuro luminoso che noi non abbiamo il diritto di disattendere”. Sono questi, conclude, “i sentieri della pace che il Signore ci ha già dischiuso perché il mondo possa sempre beneficiare dell’apporto dell’Oriente nella edificazione della comune casa dell’umanità”.

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    Cor Unum. Il card. Sarah in Guatemala: inaugurate 19 abitazioni e una cappella

    ◊   Da oggi a venerdì prossimo, il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Robert Sarah, visiterà il Guatemala per inaugurare un complesso abitativo di diciannove case con una cappella, costruite per altrettante famiglie, grazie a un dono di Papa Francesco, dopo le calamità naturali che hanno colpito il Paese nell’autunno 2011 e portare un segno di concreta vicinanza spirituale alle popolazioni che stanno ora affrontando la fase della ricostruzione. Nella mattina di domani, informa un comunicato di Cor Unum, il cardinale Sarah incontrerà i rappresentanti di Caritas Guatemala e della Caritas arcidiocesana, mentre nel pomeriggio è prevista la visita alla "Villa de los Niños", un collegio per giovani poveri che godono di una borsa di studio e ricevono una formazione complessiva fino ai 18 ani di età.

    Il 20 marzo, dunque, il cardinale Sarah parteciperà alla inaugurazione di 19 case costruite nella località di Cuilapa, della diocesi di Santa Rosa de Lima. L’opera, che ha previsto anche l'edificazione di una cappella all'interno dello stesso complesso abitativo, è stata possibile grazie a un dono del Santo Padre e realizzata assieme alla Chiesa locale e con il coordinamento della nunziatura in Guatemala che ha gestito le fasi della implementazione del progetto. Tra agosto e ottobre 2011, così come accaduto l’anno precedente con il tifone tropicale "Agatha", inondazioni generate da forti piogge torrenziali, smottamenti ed eventi sismici, hanno causato in Guatemala ingenti danni al territorio e alle persone, soprattutto nelle municipalità di Cuilapa, Chiquimulilla, Taxisco e Guazacapen, costringendo migliaia di famiglie ad abbandonare le proprie abitazioni.

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    La Santa Sede ospite d’onore al Salone Internazionale del Libro di Torino

    ◊   La Santa Sede parteciperà, come ospite d’onore, alla 27.ma edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, in programma dall’8 al 12 maggio. Alcuni dettagli legati a questa partecipazione sono stati illustrati questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Sarà una cupola formata da libri l’elemento che contraddistinguerà lo spazio espositivo della Santa Sede. Emblematica anche l’architettura del padiglione. Il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi:

    “La pianta del padiglione e questa cupola corrispondono, correttamente, al progetto per la nuova Basilica vaticana che aveva elaborato l’architetto e artista Donato Bramante”.

    La partecipazione della Santa Sede sarà sostenuta da vari sponsor. Ancora il cardinale Ravasi:

    “Come abbiamo fatto anche per la Biennale di Venezia, abbiamo rinverdito ancora il principio del 'mecenatismo tradizionale'. Siamo sostenuti in maniera quasi completa - oltre alle istituzioni che offrono gli spazi - da sponsor, da mecenati, che in modo diverso danno il loro contributo”.

    Durante la Settimana del Salone sono previsti vari eventi, tra cui un dibattito culturale al quale parteciperà il cardinale Ravasi e una presentazione delle numerose pubblicazioni sugli scritti e sull’opera di Papa Francesco che vedrà protagonista il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. In programma anche due interventi, nelle giornate inaugurali, della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, il primo nell'Auditorium del Lingotto e l’altro nel prestigioso Teatro Regio. Saranno diverse le istituzioni vaticane presenti al Salone del Libro. Tra queste, la Libreria Editrice Vaticana che presenterà molte delle proprie pubblicazioni. Don Giuseppe Costa, direttore della Lev:

    “Porteremo anche le pubblicazioni che usciranno nelle prossime settimane come due volumi di Papa Bergoglio quando era cardinale, di cui uno rivolto agli educatori. Un volume che raccoglie due pubblicazioni fatte già in Argentina: ‘Il pane della speranza’ e ‘Non stancarti di seminare’. Li abbiamo uniti e ne abbiamo fatto un volume unico. Poi presenteremo anche il volume ‘Conversazione sulla Bibbia’, l’incontro tra Papa Bergoglio, Abraham Skorka e Marcelo Figueroa. Un volume dedicato al dialogo interreligioso”.

    La partecipazione della Santa Sede – aggiunge il direttore editoriale del Salone, Ernesto Ferrero – è motivo di grande soddisfazione e di orgoglio...

    “…perché rappresenta il coronamento della riflessione che il Salone cerca di promuovere da anni, interrogandosi ogni volta sul significato attuale di concetti come tempo storia, bellezza, creatività, l’io, l’altro, le mutazioni digitali – che stanno diventando mutazioni antropologiche – in cui siamo immersi. È proprio questa funzione di governance che dobbiamo chiedere ai libri e ai loro autori, cioè a coloro che, secondo l’etimo latino della parola accrescono, aumentano, il sapere collettivo”.

    Parole alle quali fanno eco anche quelle pronunciate da Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura:

    “Per quanto concerne la Santa Sede, il portato più rilevante è il carattere profondamente internazionale e universale della sua stessa natura costitutiva e spirituale e la meravigliosa varietà in cui il Messaggio, il magistero della Chiesa si traduce in opera di pensiero, di riflessione e di creazione letteraria ed artistica”.

    Tante le opere che saranno esposte nel padiglione della Santa Sede a Torino. Tra queste ci saranno anche un’illustrazione di Botticelli che ritrae l’Inferno della ‘Divina Commedia’, alcuni manoscritti autografi del Petrarca, una lettera autografa di Carlo Alberto a Pio IX e di Camillo Benso conte di Cavour.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Cristiani senza trucco: messa del Papa a Santa Marta.

    Tutte le sorprese di Francesco: incontro della Pontificia Commissione per l'America latina nel primo anniversario di pontificato.

    La tragedia dei profughi sudsudanesi: denunciato dall'Onu il sovraffollamento nei campi.

    Resistenza giapponese: il prefetto Cesare Pasini annuncia che altri tremila manoscritti della Biblioteca vaticana saranno digitalizzati e resi disposinibili in rete. Tra le carte il documento dei cristiani di Kuchinotzu che giurarono di difendere i missionari fino alla morte.

    "C'è il festeggiato?": l'intervista di Angel Sastre - apparsa su "La Razon" - a Guillermo Marco, per otto anni portavoce e braccio destro di Jorge Mario Bergoglio quando era arcivescovo di Buenos Aires.

    Il cardinale Gianfranco Ravasi su Giuseppe il profugo nel passaggio tra l'antica e la nuova alleanza.

    Ispirazione e visione: Elena Buia Rutt sul "Prayer Journal" di Flannery O'Connor.

    Un articolo di Ferdinando Cancelli dal titolo "Non si può restare più gli stessi": verso l'ostensione 2015 della Sindone a Torino.

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    Oggi in Primo Piano



    Putin: non vogliamo scissione dell'Ucraina. Obama: Mosca isolata dal mondo

    ◊   "Noi vogliamo un'Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione ne' ci servono altri territori". Così Putin ha parlato del trasferimento nel passato del territorio di Crimea all'Ucraina come di una grossa violazione. Il presidente russo ha dato disposizione alla Duma di approvare la bozza di accordo tra la Russia e la Crimea per l'annessione. Da Kiev, intanto, il Ministero degli esteri ucraino ha chiesto alla comunità internazionale di non riconoscere la separatista "Repubblica di Crimea" e l'ormai prossima annessione di questa alla Russia. E da Kiev arriva anche la precisazione del premier ucraino, Iatseniuk: l’ingresso dell'Ucraina nella Nato, dice, "non è in agenda". Sul piano internazionale, anche il Giappone, dopo Ue e Usa, ha annunciato un pacchetto di sanzioni contro la Russia a causa delle procedure di annessione della Crimea dopo il distacco dall'Ucraina. Dagli Stati Uniti, Obama afferma che “Mosca è isolata nel mondo” ma ribadisce che la strada della diplomazia resta aperta. Le sanzioni sono le più gravi dalla Guerra Fredda ma non tali da spaventare i mercati e infatti le Borse hanno reagito meglio del previsto. Da parte sua, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si dice “profondamente deluso e preoccupato” per la situazione legata alla Crimea. Il mondo occidentale chiede che abbiano accesso in Crimea osservatori internazionali. Fausta Speranza ne ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:

    R. - Innanzitutto, dobbiamo vedere chi fa questa richiesta: se sono delle organizzazioni internazionali, se sono degli Stati, l’Unione Europea o gli Stati Uniti, questo vuol dire che è come dire che la Crimea è persa. Quindi si riconosce il referendum da parte della Crimea, si riconosce - scusate la ripetizione - il riconoscimento da parte della Russia e quindi una possibile annessione a breve. A questo punto gli osservatori internazionali dovrebbero solo controllare che non vengano violati i diritti delle minoranze ancora presenti in Crimea. Io a questo punto, forse, dovrei aggiungere che bisognerebbe avere dei controllori internazionali, degli osservatori internazionali anche per le minoranze non ucraine in Ucraina stessa.

    D. - Perché davvero la situazione rischia di sfociare in grandi tensioni?

    R. - Ma certo. Questo è assolutamente uno dei rischi in cui si può incappare. Ci sono minoranze da una parte e ci sono minoranze dall’altra: il problema in questo momento, forse non è tanto quello che è avvenuto - cioè il referendum e i successivi passaggi - ma quello che avverrà dopo, soprattutto quello che Putin farà, perché ancora sul tappeto ci sono altre questioni, altri problemi che dovrebbero essere affrontati. C’è una minoranza russa nella Moldavia - la Transnistria - e come si comporterà lì Putin, se anche questa parte dovessero dichiararsi indipendente? E quale sarà l’atteggiamento che gli Stati Uniti potrebbero avere o l’Unione Europea potrebbe avere? Certo da quello che si vede sono atteggiamenti comunque relativamente deboli: se il presidente Obama, ancora oggi e ancora ieri, dice che vede una soluzione diplomatica alla questione, probabilmente lui non sa quello che sta vedendo e probabilmente questo sta facendo soltanto il gioco del presidente Putin.

    D. - Queste sanzioni che valore hanno da parte degli Stati Uniti e da parte dell’Unione Europea e anche da parte del Giappone?

    R. - Al momento credo che siano simboliche e che tutti se le aspettassero, compresi i russi stessi. La limitazione o di movimento o di movimenti finanziari sono le prime sanzioni, ma sono soprattutto le sanzioni che non fanno male a nessuno. Adesso bisogna vedere se c’è una chiara intenzione di muoversi ancora nell’inasprimento di queste sanzioni. Si parla di sanzioni tipo quelle che sono state adottate nei confronti dell’Iran. Però - attenzione - qui i casi sono totalmente diversi: i rapporti tra Stati Uniti, Unione Europea e Iran sono completamente diversi da quelli che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno nei confronti della Russia. Quindi arrivare ad una radicalizzazione delle sanzioni - come nel caso di Teheran - mi sembra una proposta un po’ azzardata.

    D. - L’Unione Europea sta prendendo tempo sulla questione del G8, che potrebbe essere ridotto a G7. Ma sarebbe un gesto davvero grave!

    R. - Sarebbe grave sì, ma io lo ritengo ancora abbastanza simbolico. Credo che anche in questo caso la Russia - Putin - abbia messo in conto una possibile esclusione al primo giro, in maniera tale poi da prendere tempo, far - come dire - ammorbidire la questione e poi essere probabilmente più avanti richiamata. C’è poco da fare: senza la Russia non si può… La questione del G7 e G8 non è tanto importante, perché - come ho già detto un’altra volta - la questione importante è sempre quella del G20: lì ci sono degli Stati completamente diversi, le cui economie in questo momento sono assolutamente determinati e dove vengono prese le vere decisioni.

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    Crisi siriana: Caritas impegnata anche nell'emergenza psicologica e scolastica

    ◊   La Caritas in prima linea nell’emergenza in Siria per portare, dove serve, acqua cibo e medicine, ma anche sostegno psicologico a bambini e mamme. Avviati anche progetti per riprendere la scolarizzazione, ferma da tre anni. Sul terreno, devastato dalla guerra, Caritas Siria è sostenuta dalle Caritas di altri Paesi come: Italia, Usa, Germania e Francia. Massimiliano Menichetti ha intervistato Silvio Tessari responsabile area asiatica di Caritas Italia:

    R. – Quasi un terzo della popolazione siriana, che era di 20 milioni di abitanti, è in una situazione di fragilità, di fuga e vittima di violenza, quindi in una situazione assolutamente tragica.

    D. – Insieme a Caritas Siria, oltre a fronteggiare le emergenze di cibo, freddo e medicine siete impegnati anche nel sostegno psicologico, in particolare nei confronti dei bambini e delle mamme …

    R. – Certo: è un fronte di emergenza e bisogna correre prima che sia troppo tardi per garantire almeno, nei limiti del possibile, un minimo di riequilibrio psicologico, perché i bambini possano – nonostante tutto – avere la speranza di una vita diversa da quella attuale, che è assolutamente orribile.

    D. – Materialmente, come state lavorando sul campo?

    R. – Diciamo che la struttura è organizzata con degli psicologi professionisti che si fanno aiutare da un gruppo di volontari in ogni località dove c'è bisogno, proprio per insegnare e studiare e verificare, naturalmente, il buon andamento di queste attività di cura dell’equilibrio psicologico e le prospettive anche di speranza.

    D. – La Caritas in prima linea è al fianco dei bisognosi, di chi ha necessità. Ci sono molte zone, però, che ancora non sono raggiunte da nessuno …

    R. – Il primo problema è proprio quello di riuscire a raggiungere i villaggi più abbandonati, e ce ne sono ancora tanti. La realtà della Siria è peggiore di quella che noi vediamo dai rapporti, proprio perché c’è un numero indefinito di persone che chissà come stanno! Non certamente bene …

    D. – In questo scenario, voi siete impegnati anche nei progetti di educazione: un fronte tutt’altro che secondario …

    R. – L’aspetto della mancanza di formazione scolastica sfugge un po’ alle analisi, perché si parla di cibo, di viveri, di medicinali, di ricoveri, delle necessità di base: di vivere e di essere curati e di avere una certa protezione. Il fatto che da alcuni anni – da tre anni – i bambini, i giovani, gli studenti praticamente non vadano a scuola, è una bomba a ritardo, mi verrebbe da dire, e gli effetti li vedremo negli anni prossimi. Adesso la Caritas Siria è organizzata in sei regioni, cioè in sei località – tra cui la capitale, naturalmente, Damasco – e le grosse città come Aleppo, Homs, la costa eccetera; sta aiutando circa 2.300 studenti che sono una piccola percentuale – sia ben chiaro – rispetto alle necessità.

    D. – In questo caso, chi fa scuola? Come siete organizzati?

    R. – Gli insegnanti sono tutti volontari e sono gli studenti universitari, quindi non necessariamente maestri o professori. Una nota che fa capire anche la difficoltà è che si fa scuola di giorno, quando si può, ma di notte spesso in situazioni in cui si sta relativamente più tranquilli in luoghi chiusi e quindi si può dare questo servizio scolastico.

    D. – Quindi, in questo contesto si cerca comunque di costruire una rete di istruzione che possa garantire un futuro al Paese: è questa un po’ la sfida?

    R. – E’ questa la sfida e in particolare, proprio mons. Audo, il presidente del Caritas Siria, dice: “Questo è uno dei nostri compiti più importanti, come cristiani, visto che molti se ne sono andati. Quelli che restano devono veramente avere la consapevolezza di avere un ruolo cruciale per restaurare la pace. Non hanno interessi nel potere, nessun obiettivo particolare se non quello di ricostruire la società siriana.

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    Thailandia: revocato lo stato di emergenza

    ◊   Il governo thailandese ha annunciato la revoca dello stato di emergenza, imposto il 22 gennaio scorso per fermare le proteste di piazza contro l'esecutivo. Il primo ministro Shinawatra, spiega di aver preso questa decisione, poiché la situazione nel Paese ''e' migliorata in maniera sensibile''. Veronica Giacometti ha chiesto un commento a Francesco Sisci, editorialista in Cina del Sole 24 ore:

    R. – Sembra che, in effetti, la situazione si stia normalizzando. Il momento più critico delle proteste sembra finito. In qualche modo, più che di un segnale vero – questo stato di emergenza, infatti, non era mai stato applicato: la polizia, l’esercito non erano mai intervenuti contro i dimostranti – si tratta di un segnale politico, questa volta: il governo dice al mondo che la situazione si è normalizzata, che è tornata sotto controllo e che ha in mano la situazione. E’ anche una prova di legittimità del governo stesso. Nonostante le elezioni non siano state completate, perché secondo la legge thailandese si doveva votare nel 95% dei seggi e invece si è votato in circa il 90% seggi, questa decisione dà legittimità al governo, che toglie una misura contro i dimostranti, contro l’opposizione.

    D. – Lo stato di emergenza verrà sostituito con altro?

    R. – In realtà, lo stato di emergenza non è stato mai applicato ed era semplicemente un segnale politico. Non ci sono, quindi, altre misure previste. Quello che è importante, però, mi sembra sia che le dimostrazioni stiano scemando e che il governo man mano si stia sempre più legittimando di nuovo all’interno e all’esterno.

    D. – Ci sono davvero buone possibilità che il Paese si riprenda dall’ultimo periodo di crisi?

    R. – Ci sono possibilità. Non so quanto queste siano buone e così via, ma certamente questo è un segnale molto positivo e c’è di che ben sperare. Siamo sempre ottimisti.

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    Ifad. Il presidente Nwanze: il Papa è coscienza critica sullo spreco di cibo

    ◊   Nell’Anno Internazionale dell'Agricoltura Familiare, proclamato per il 2014, emerge con forza il tema delle risorse alimentari disponibili per il sostentamento delle popolazioni più povere della Terra. Una questione su cui si impegnano le Nazioni Unite con i loro organismi come il Fondo Internazionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura, Ifad, e su cui Papa Francesco è intervenuto con decisione. In particolare il presidente dell'Ifad, il nigeriano Kanayo Nwanze, ricorda le esortazioni rivolte più volte dal Papa contro lo spreco di cibo al microfono di Rafael Belincanta:

    R. – We all say that the world produces enough food to feed nine billion people…
    Noi tutti sappiamo che il mondo produce cibo a sufficienza per nutrire 9 miliardi di persone entro il 2050. Oggi sappiamo che possiamo nutrire 7,1 miliardi di persone dal cibo prodotto a livello globale. Il problema è l’accesso e la disponibilità di cibo, in particolare nelle zone rurali e in quei Paesi che sono colpiti da gravi eventi climatici. Papa Francesco ci fa prendere coscienza della necessità di considerarci come un’unica umanità. Personalmente penso che non sia accettabile che nel mondo un miliardo di persone continui a soffrire di malnutrizione, che oltre 800 milioni di bambini soffrano di rallentamento della crescita proprio a causa della malnutrizione, e poi c’è un altro miliardo di bambini è obeso perché nutriti in eccesso… Queste contraddizioni ci fanno comprendere che il nostro lavoro è quasi una missione: portare la felicità ai poveri, aiutarli a costruire le loro capacità per allontanarsi dalla povertà e dalla fame, per abbandonare un’agricoltura di sussistenza e per insegnare loro a vendere le eccedenze della loro produzione agricola così da poter nutrire se stessi e le loro famiglie.

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    Pedofilia on line emergenza non si ferma. Don di Noto: bambini troppo soli in rete

    ◊   “L’emergenza non si ferma”, titola il Rapporto 2013 dell’Associazione Meter, nota per il suo impegno contro pedofilia e pedopornografia on line, in collaborazione con la Polizia postale. Lo studio è stato presentato stamani nell’ambito del Convegno “Pedofilia e insidie del web”, organizzato dal Coisp ad Arezzo. Roberta Gisotti ha intervistato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter:

    Oltre 107 mila i siti Internet sospetti di attività pedofile segnalati alle autorità di Polizia da Meter dal 2003 al 2013, sono 6.139 mila i siti monitorati lo scorso anno, in netto calo – va detto – rispetto agli oltre 15 mila del 2012, grazie alle attività di contrasto degli organismi preposti, per i quali si aprono però più difficili sfide di lotta alle attività criminali nel cosidetto deep weeb, la rete sommersa, dove navigare con appositi programmi per rendersi invisibili. Meter ne ha scovati oltre 56 mila nel 2012. Nel Rapporto, un appello a non lasciare soli nella Rete i bambini, che già ad 8 anni hanno una mentalità digitale che li porta a condividere emozioni e giochi nel mondo virtuale. E spesso, sono perfino i minori a produrre e postare volontariamente materiale a sfondo sessuale. Don Fortunato di Noto:

    R. - E’ la riconferma ulteriore che la pedofilia, la pedopornografia - che non solo è reale, ma è veicolata anche attraverso il web - è veramente una nuova forma di schiavitù. Ci sono tantissimi milioni di bambini coinvolti in forme aberranti anche di sfruttamento sessuale, schiavi di gruppi o di persone che abusano di loro e oltre a quello producono anche materiale - video e foto - che immettono attraverso la rete Internet in canali, sia visibili che nascosti, come il deep web. Dobbiamo sicuramente fare sempre di più, impegnarci a far sì che questo contrasto che deve avvenire nel mondo reale, quindi a priori, avvenga in maniera decisiva e determinante.

    D. - Don Di Noto, parliamo di deep web - ovvero la Rete invisibile - di cui a dir la verità la massima parte degli utenti non sono a conoscenza…

    R. - Non sono a conoscenza, perché questo nuovo mondo - 550 volte circa più grande del mondo visibile, quindi immaginate un vastissimo mondo virtuale - dove ormai si è spostato il malaffare e la criminalità, e quindi di conseguenza anche lo sfruttamento sessuale dei bambini, sfrutta meccanismi sofisticatissimi che anche le Forze dell’ordine non riescono a controllare adeguatamente, proprio perché c’è quasi il massimo dell’anonimato. Questa è veramente la nuova sfida. Si tenga conto che è vero che noi abbiamo i social network visibili, ma anche lì dentro ci sono social network invisibili. Quasi un mondo parallelo. Un mondo che inquieta da una parte, anche se dall’altra parte sappiamo che ci sono elementi positivi come lo scambio di informazioni o per i ricercatori o per la medicina. Però è anche vero che nel 90% dei casi è un mondo criminale.

    D. - Don Di Noto, si fa un gran parlare dei dati che mettiamo, in gran parte volontariamente, sui social network, ma si parla poco di questo deep web. C’è un sistema, tecnicamente, per sapere se il computer di nostro figlio ha accesso a questa rete invisibile?

    R. - I genitori, ancora una volta, dovrebbero iniziare una scuola di alfabetizzazione digitale: nonostante tutto il boom del digitale e anche la promozione positiva dell’utilizzo dei social network, non abbiamo una consapevolezza dello strumento, dell’ambiente digitale in cui noi andiamo a vivere e viviamo in maniera reale. Certo, l’avere un controllo al cento per cento dei computer o degli smartphone che diamo nella mani dei nostri bambini per la prime comunioni come regalo io credo che diventi molto più difficile… Si possono inserire software di controllo, ma la cosa più importante è sempre investire più sulla conoscenza del mezzo e dell’ambiente digitale.

    D. - Si può dire che la prima difesa è comunque la conoscenza dei problemi, la conoscenza del male…

    R. - Sì, soprattutto, perché dobbiamo saper conoscere il male. Oggi, noi pensiamo che il male sia anche il bene e il bene sia anche il male. Il male ha un nome e un cognome: basti pensare al meccanismo dell’adescamento. L’adescamento nasce dalla gratificazione affettiva, nasce dalla sollecitazione del riempimento di solitudine dei nostri ragazzi. Molte volte nei ragazzi, che non hanno spesso punti di riferimento certi, costanti, affettivi è normale che il male si insidi dov’è il vuoto affettivo, il vuoto d’amore. Bisogna fare molto di più.

    D. - Meter ha avuto delle difficoltà finanziarie serie di recente…

    R. - Ancora oggi ha delle difficoltà serie e molto serie. Io mi appello veramente agli uomini di buona volontà e mi appello alla mia Chiesa, di cui io sono un umile servitore, come sacerdote, come parroco, di avere un’attenzione per questa realtà che ormai da più di 20 anni opera nelle cosiddette favelas tecnologiche, ma anche nella vita del dolore dei bambini. Abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di risorse per continuare a fare l’opera che facciamo nella Chiesa e nella società.

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    70 anni dalle Fosse Ardeatine. Al Senato i familiari lanciano un appello per non dimenticare

    ◊   Lunedi 24 marzo saranno 70 anni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine. Una strage nazista, che divenne l’evento simbolo dell’occupazione nazista di Roma. Questa mattina, il ricordo in un convegno al Senato a cui sono intervenuti anche parenti delle vittime. Alessandro Guarasci:

    Ogni romano, almeno una volta nella sua vita, è stato alle Fosse Ardeatine. Era il 24 marzo del ’44 quando, per rappresaglia a un attentato dei partigiani in via Rasella, i nazisti uccisero 335 persone nelle cave di pozzolana sulla via Ardeatina. Gente comune, antifascisti, ebrei. Ed oggi c’è ancora chi vive quei momenti come una ferita aperta. E’ il caso di Rosetta Stame, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ricorda l’incontro col padre in prigione prima della morte.

    “Quando un padre, prendendomi sulle ginocchia, alla sua bambina che gli chiede: ‘ma perché stai in questo posto terribile?’ risponde : “Io sto qui perché tutti i bambini come te possano vivere in un mondo libero, giusto e di pace!” Ditemi voi se posso stare indietro?".

    Per il presidente del Senato Piero Grasso, anche 70 anni dopo, bisogna ancora vigilare:

    "Penso in particolare alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni; alla crisi dei partiti; al sentimento antieuropeista che purtroppo si diffonde; ai rigurgiti razzisti e antisemiti, che meritano soltanto il nostro sdegno”.

    Riccardo Pacifici, a capo della Comunità ebraica di Roma, chiede di fare luce sul passato. Ad esempio chi fece fuggire dall’ospedale del Celio, uno dei responsabili della strage, il comandante della Gestapo Herbert Kappler? Ma bisogna anche guardare avanti, introducendo anche in Italia il reato di negazionismo.

    “L’Italia è inadempiente di fronte al Protocollo europeo di Budapest del 2008, che imponeva ai Paesi membri di aderire entro 24 mesi - dal 2008 - e di introdurre il reato di negazionismo, come hanno già fatto altri 14 Paesi europei. Quindi non saremmo nemmeno i capofila di questo tipo di battaglia”.

    Un monito per tanti, soprattutto per i più giovani che non hanno conosciuto gli anni bui del fascismo.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    La Fondazione Papa Giovanni XXIII dona 10 volumi che raccolgono i Diari di Roncalli

    ◊   Un Papa dalle radici bergamasche ma con il cuore e la mente rivolti al mondo intero. Un uomo di chiesa spiritualmente radicato nella propria terra d'origine, ma capace di associare la dimensione ecclesiale locale, con la prospettiva universale dell'annuncio del Vangelo. Sono alcune caratteristiche di Angelo Rocalli che emergono dai 10 volumi che raccolgono i Diari e le Agende da lui redatti tra il 1895 e il 1963, dalla giovinezza fino agli ultimi mesi di vita, e che permettono di seguire, passo dopo passo, la sua attività pastorale, da prete a cappellano militare, da diplomatico a Papa, con il nome di Giovanni XXIII.

    In occasione della canonizzazione di Papa Roncalli, voluta da Papa Francesco, la Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna, con il sostegno della Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha pensato di donare questa prestigiosa collezione alle maggiori biblioteche nazionali e alle nunziature apostoliche di tutto il mondo. "Si tratta di una documentazione unica che permette di sfatare l'immagine un po' riduttiva del 'Papa buono', modesto dal punto di vista culturale, e di mostrare invece la consapevolezza, la capacità critica e lo spessore culturale non comune di Angelo Roncalli", spiega don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII.

    "Come spiegò nel '65 il card. Lercaro, Papa Giovanni non era un “sacco vuoto”, riempito solamente al momento dell'accesso al pontificato. Ma era già pieno di un'esperienza diplomatica, umana, spirituale e culturale, accumulata con ascesi e fatica nei decenni precedenti. Queste agende mostrano quanto era profonda questa intuizione e quanto il 'mistero' di Papa Roncalli, il suo programma di aggiornamento della Chiesa, possa essere compreso solo indagando tutta la sua vita 'precedente' ". (A cura di Fabio Colagrande)

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    Libano. Il patriarca Rai alla Messa per la Caritas: si ponga fine al logoramento del Paese

    ◊   I leader politici e tutti coloro che intendono restare fedeli alla nazione libanese devono fare in modo che “si ponga fine al logoramento del Paese, concedendo fiducia al governo al fine di rilanciare l’attività legislativa”. Così si è espresso il patriarca di Antiochia dei Maroniti, Boutros Bechara Rai, durante la Messa celebrata presso la sede patriarcale di Bkerkè per gli operatori di Caritas Libano in occasione dell’inizio dell’incarico del nuovo presidente, padre Paul Karam. Nell’omelia, pronunciata domenica scorsa durante la celebrazione liturgica, il patriarca ha stigmatizzato le tensioni laceranti messe in atto dalle forze politiche contrapposte che continuano a minacciare l’unità del Paese dei cedri.

    In particolare, il card. Rai ha ribadito che occorre sgombrare il campo da tutte le “riserve espresse nei confronti dello Stato come autorità unitaria di riferimento per il suo territorio, il suo popolo e le sue istituzioni” come è sancito nel preambolo della vigente Costituzione libanese. Gli ultimi contrasti erano sorti intorno alla dichiarazione governativa pubblicata la scorsa settimana, in cui tra l’altro si faceva cenno al “diritto dei cittadini libanesi di resistere all’occupazione israeliana, respingere i suoi attacchi e recuperare i territori occupati”. I rappresentanti del partito Kataeb avevano interpretato tale inciso come un implicito riconoscimento di libertà di manovra per le milizie collegate al partito sciita di Hezbollah, e per questo avevano minacciato di abbandonare la compagine governativa appena insediatasi sotto la guida del Primo Ministro Tammam Salam.

    Durante la Messa, il patriarca maronita ha augurato al nuovo presidente di Caritas Libano di operare con profitto nell’affrontare i problemi esorbitanti che l’organismo si troverà a affrontare. “Il nostro lavoro” riferisce all’agenzia Fides padre Karam “non potrà che avere ancora al centro i problemi che sono davanti a noi per la crisi siriana e la condizione dei rifugiati giunti qui da quel Paese. Siamo in cammino, e ci serve l’aiuto di tutti, a cominciare dall’aiuto della preghiera”. Caritas Libano ha appena ricevuto una donazione di 750mila dollari dal Belgio. (R.P.)

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    Burundi: la preoccupazione della Chiesa per le tensioni crescenti

    ◊   “Siamo molto preoccupati per la situazione del Paese” dicono all’agenzia Fides fonti della Chiesa locale dal Burundi, dove la tensione politica non accenna a placarsi dopo che nei giorni scorsi le forze dell’ordine hanno represso le dimostrazioni dell’opposizione. Nella notte tra il 16 e il 17 marzo un dirigente dell’Uprona, uno dei principali partiti burundesi, è stato leggermente ferito dall’esplosione di una granata.

    “Le tensioni sono legate principalmente al tentativo del Presidente in carica, Pierre Nkurunziza, di cambiare la Costituzione per potersi presentare alle elezioni del 2015 per ottenere un terzo mandato” dicono le fonti di Fides. “L’attuale Costituzione, che recepisce gli accordi di pace di Arusha del 2000, prevede che il Capo dello Stato possa ricoprire solo due mandati. L’opposizione e la società civile stanno manifestando la propria contrarietà a questa modifica costituzionale”.

    Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha deplorato “le restrizioni crescenti alla libertà di espressione” e si è dichiarato “molto preoccupato” per la crescita della tensione in Burundi. “Anche i vescovi burundesi erano intervenuti lo scorso dicembre, affermando che a loro avviso, non bisogna cambiare la Costituzione prima delle elezioni del 2015. Solo dopo, eventualmente, si potranno effettuare dei cambiamenti” ricordano le nostre fonti. “I vescovi inoltre chiedono che non venga chiuso l’Ufficio dell’Onu in Burundi (Bnub) che contribuisce a garantire l’applicazione degli accordi di pace”.

    “Altre tensioni - continuano le nostre fonti - sono legate alla questione fondiaria. Un’apposita commissione è stata incaricata di verificare le proprietà delle terre abbandonate da coloro che erano stati costretti a fuggire in altre zone del Burundi o all’estero e poi occupate da altre persone. I vecchi proprietari, di recente tornati dalla Tanzania, reclamano il possesso delle loro terre. Si sono così create forti tensioni tra vecchi e nuovi proprietari”. “La situazione quindi è molto delicata e tra la popolazione c’è paura. Stiamo pregando perché la pace prevalga finalmente nel nostro Paese” concludono le fonti. (R.P.)

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    Senegal: il presidente Sall chiede pace e sviluppo per Casamance

    ◊   “Una pace dei bravi, senza vincitori né vinti, ma per il bene di tutti”: è l’appello lanciato dal presidente Macky Sall, arrivato a Ziguinchor per una visita di 72 ore nella regione meridionale della Casamance, teatro di una trentennale crisi armata. Nel suo atteso discorso, il capo dello Stato ha ricordato il proprio impegno “a favore della sicurezza” unito alla sua “apertura al dialogo nel rispetto della dignità di tutti gli attori”. Per Sall, la pace è la “prima condizione ad ogni sviluppo inclusivo, consensuale e solidale”. In questa prospettiva - riferisce l'agenzia Misna - le autorità di Dakar hanno stabilito come azioni prioritarie la riconciliazione, la ricostruzione e lo sviluppo sostenibile (Rrdd) per consentire alla rinascita della regione dal forte potenziale agricolo e turistico.

    Al centro della visita di Sall in Casamance, la seconda dalla sua elezione nel 2012, c’è l’avvio ufficiale del Progetto ‘Polo sviluppo’ (Ppdc) a favore delle tre regioni meridionali di Kolda, Sédhiou e Ziguinchor. Finanziato in parte dalla Banca Mondiale, con un contributo di 40 milioni di dollari, il progetto si prefigge di favorire il processo di pace regionale, aumentare le produzioni agricole (riso), creare posti di lavoro per giovani e donne nel settore primario ma anche ristrutturare strade e infrastrutture carenti o inesistenti.

    Il lancio del ‘Progetto Polo Sviluppo per la Casamance’ è stato reso possibile da un periodo più calmo sul fronte della sicurezza, dopo anni di pesanti scontri tra forze governative e ribelli indipendentisti del Movimento delle forze democratiche di Casamance (Mfdc). Da due anni a questa parte tensioni e instabilità si manifestano con attacchi mirati ai danni di soldati e agenti di polizia, ma ancora con imboscate e rapimenti che colpiscono anche i civili, attribuiti all’ala più dura della ribellione.

    Sul piano negoziale i passi avanti concreti sono più lenti ma ci sono. Il mese scorso, con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio, le due parti hanno firmato a Roma un documento di “misure di fiducia reciproca”. In quella occasione governo e ribellione si sono impegnati a “osservare un comportamento teso a favorire i negoziati per il ritorno della pace” e a “ridurre le sofferenze delle popolazioni”. (R.P.)

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    El Salvador: la Chiesa chiede un “atteggiamento di dialogo” al neo presidente

    ◊   Mentre le agenzie trasmettono la notizia della elezione a nuovo Presidente di El Salvador del candidato del Frente Farabundo Martí di Liberazione Nazionale (Fmln), Salvador Sanchez Ceren, vincitore del ballottaggio, la Chiesa cattolica nel Paese esorta a governare con “atteggiamento di dialogo e di consultazione” per il bene della nazione centroamericana. I vescovi si sono espressi con un comunicato pubblicato domenica scorsa nel quale, rivolgendosi al nuovo Presidente che sarebbe stato eletto, affermano: "il risultato delle elezioni, è un saggio messaggio del popolo salvadoregno, perché sia governato con un atteggiamento di dialogo e di consenso nazionale, che ci riconcili come società e che ci porti a raggiungere grandi accordi a livello nazionale, in modo che insieme possiamo risolvere i grandi problemi nazionali".

    Il candidato del Fmln, formazione politica di sinistra, Salvador Sanchez Ceren - riferisce l'agenzia Fides - ha superato di soli 0,22 punti percentuali quello della Alleanza Repubblicana Nazionalista (Arena), di destra, Norman Quijano, nella prima tornata delle elezioni presidenziali del 9 marzo scorso, secondo il conteggio finale del Tribunale Supremo Elettorale. Alla Chiesa cattolica "preoccupa molto la tensione creatasi dopo l'evento elettorale", si legge nel comunicato inviato a Fides. "Per questo motivo, come Pastori, ci appelliamo ai leader dei partiti politici, chiedendo buona volontà e buone intenzioni per risolvere al più presto e nel migliore dei modi i problemi attuali a vantaggio di tutti i salvadoregni" conclude il comunicato della Conferenza episcopale.

    Dopo 5 anni, il Fmln continua quindi a guidare il Paese. I risultati di queste elezioni indicano politicamente una situazione di equilibrio strategico tra le due forze, che vanno confrontandosi elettoralmente da 20 anni, dal 1994. Questo equilibrio strategico sarà confermato o modificato nelle prossime elezioni comunali e parlamentari del 2015. (R.P.)

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    Nicaragua. Il card. Brenes: “la Chiesa è pronta al dialogo con il presidente”

    ◊   Il neo card. José Leopoldo Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua, ha detto che la Chiesa cattolica è pronta al dialogo con il Presidente Daniel Ortega nel momento in cui questi deciderà di sedersi con i vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua (Cen). Secondo la nota pervenuta all’agenzia Fides da una fonte locale, il cardinale ha fatto tale dichiarazione domenica scorsa, quando è stato accolto con affetto e gioia da centinaia di fedeli nella sua città natale di Ticuantepe. Il cardinale ha affermato che non sono stati ancora definiti i punti da trattare con il Presidente.

    Gli osservatori locali notano che da quando l'arcivescovo Brenes è stato creato cardinale, il Presidente Ortega ha mostrato particolare interesse a parlare con la Chiesa. E’ anche da ricordare che i vescovi della Cen hanno tentato da più di sette anni di dialogare con lui, senza successo. “Fino a quando non abbiamo la conferma ... non possiamo preparare niente da trattare nel dialogo. Speriamo che il Presidente ci faccia conoscere luogo e data per incontrarci” ha detto il card. Brenes. (R.P.)

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    Francia: a fine marzo VI edizione della "Notte dei testimoni" per i cristiani perseguitati

    ◊   “Hanno donato la loro vita per Cristo, venite a pregare per loro”: questo lo slogan della “Notte dei testimoni”, l’iniziativa organizzata in Francia da “Aiuto alla Chiesa che soffre”, come segno di solidarietà per i cristiani perseguitati nel mondo. L’evento, giunto alla VI edizione, si terrà dal 24 al 28 marzo e vedrà svolgersi, in diverse città del Paese, Veglie di preghiera e testimonianze provenienti da Centrafrica, Libia, Egitto, Libano e Siria. Nel dettaglio, la “Notte dei testimoni” avrà luogo il 24 marzo, alle 18.30, a Strasburgo; il 25, alle 20.00, a Bordeaux; il giorno seguente sarà la volta di Marsiglia, mentre l’ultimo giorno, il 28 marzo, toccherà al cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, guidare la preghiera presso la cattedrale di Notre-Dame della capitale francese. Significativi i testimoni che prenderanno parte all’evento: si tratta, infatti, di S.B. Ibrahim Isaac Sidrak, patriarca copto-cattolico in Egitto; mons. Dieudonné Nzapalaïnga, arcivescovo di Bangui, in Centrafrica; mons. Amel Shamon Nona, arcivescovo di Mossul, in Iraq; la religiosa siriana Raghida Al Khouri e il sacerdote maronita Samer Nassif, proveniente dal Libano. Giovedì 27 marzo, inoltre, tutte queste personalità parteciperanno ad una conferenza stampa a Parigi, nella sede della Conferenza episcopale francese, alle 11.45. (I.P.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 77

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.