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Sommario del 13/03/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: "Pregate per me"
  • Un anno con Papa Francesco, la Chiesa dalle porte aperte
  • Padre Spadaro: l'incontro, chiave del magistero di Papa Francesco
  • Il presidente del Senato, Pietro Grasso: Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti
  • Cordoglio del Papa per la morte del card. José da Cruz Policarpo, patriarca emerito di Lisbona
  • Esercizi spirituali: abbandonare ogni logica umana, per accogliere Dio e aprirsi all’eternità
  • Messaggio del Papa per il centenario della nascita di mons. Álvaro del Portillo
  • In libreria un volume con testi inediti del card. Bergoglio: educare, atto di speranza
  • Nomine episcopali in Benin e Argentina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ucraina: cresce la tensione. L’Ocse sospende momentaneamente il processo di adesione della Russia
  • Sale la tensione tra Striscia di Gaza e Israele. Ban Ki-moon: fermare le violenze
  • Libia: è caos politico istituzionale. Nelle acque egiziane la petroliera caricata illegalmente dai separatisti
  • Parti sociali d'accordo: positivo l'intervento di Renzi su fisco e imprese sociali
  • Dalla "Terra dei fuochi" alla "terra di speranza": parte la strategia contro i roghi tossici
  • Incontro nazionale dei giovani in servizio civile: intervista con mons. Merisi
  • Giornata mondiale del rene: puntare su prevenzione e identificazione precoce
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Auguri dal mondo per il primo anniversario di Papa Francesco: caloroso messaggio di Napolitano
  • Il Patriarca di Mosca Kirill: con Papa Francesco rafforzata collaborazione tra cattolici e ortodossi
  • Argentina: la Chiesa festeggia il primo anno di Pontificato di Papa Francesco
  • Vescovi greco-cattolici invocano una Siria unificata, libera, democratica e pluralista
  • Iraq: la comunità cristiana ha ricordato la morte di mons. Rahho
  • Cina. Chiusi i lavori del parlamento: il premier promette riforme e stabilità economica
  • Polonia: l'arcivescovo di Poznan, mons. Gadecki, nuovo presidente della Conferenza episcopale
  • Focolari: il ricordo di Chiara Lubich in molte città del mondo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: "Pregate per me"

    ◊   Nel primo anniversario della sua elezione, Papa Francesco ha lanciato questo tweet: “Pregate per me”. Sull’account @Pontifex in nove lingue sono circa 12 milioni 369 mila i follower del Papa, così distribuiti: 5.082.200 (spagnolo), 3.773.500 (inglese), 1.575.100 (italiano), 975.600 (portoghese), 248.600 (francese), 224.800 (latino), 195.600 (polacco), 177.500 (tedesco), 116.000 (arabo).

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    Un anno con Papa Francesco, la Chiesa dalle porte aperte

    ◊   Il 13 marzo di un anno fa veniva eletto alla Cattedra di Pietro il cardinale Jorge Mario Bergoglio. Iniziava così il Pontificato di Papa Francesco, il 265.mo Successore di Pietro, un mese dopo la storica rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI. Ripercorriamo alcuni passaggi chiave di questo anno straordinario, un tempo di misericordia, nel servizio di Alessandro Gisotti:

    “Fratelli e sorelle buonasera!”

    Il Pontificato dirompente di Francesco inizia con il saluto più normale. Eppure non è un controsenso, perché quella di Jorge Mario Bergoglio è la rivoluzione della semplicità evangelica, dell’umiltà, della normalità che sorprende e scandalizza. I primi gesti del nuovo Papa – il primo con il nome del Poverello d’Assisi, il primo gesuita, il primo dall’America Latina – rompono schemi e consuetudini, a partire da quel chinarsi, la sera dell’elezione, per chiedere la benedizione del popolo. Vescovo e popolo, appunto, un binomio che Papa Francesco indica subito come “programma” del suo ministero petrino. Il nuovo Vescovo di Roma pensa a una Chiesa che “cammina, edifica e confessa”, come sottolinea nella prima Messa da Romano Pontefice, il giorno dopo l’elezione, in Cappella Sistina. E sogna una “Chiesa povera” come confida ai giornalisti di tutto il mondo - ricevuti in Aula Paolo VI - ricordando l’esortazione che, in Conclave, gli aveva rivolto il suo amico cardinale Hummes:

    “'Non dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. L’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il Creato, in questo momento in cui noi abbiamo con il Creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”. (Incontro con i giornalisti, 16 marzo 2013)

    Un’opzione preferenziale per i poveri, che Papa Francesco “ridice” con la sua sobrietà, con la scelta di vivere a Casa Santa Marta, di non utilizzare auto di rappresentanza per gli spostamenti, nel testimoniare insomma – come afferma nella Messa di inizio ministero petrino – che “il vero potere è il servizio”. E soprattutto con il richiamo continuo, in particolare nella sua storica visita ad Assisi, a spogliarsi della “mondanità spirituale” che porta “al peccato più forte, quello dell’idolatria”. Per rifuggire questa tentazione, osserva, dobbiamo lasciarci amare da Dio che è Padre, abbandonarci nel suo abbraccio. Proprio al tema della misericordia, iscritta nel Dna oltre che nel motto episcopale del vescovo Bergoglio (Miserando atque eligendo – “…lo guardò con sentimento di amore e lo scelse”), è dedicato il primo Angelus di Francesco, in una Piazza San Pietro strabocchevole di fedeli. “Dio – rammenta – non si stanca mai di perdonarci”:

    “Lui, mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti”. (Angelus 17 marzo)

    Un messaggio che il Papa porta personalmente ai giovani carcerati di Casal del Marmo, il Giovedì Santo. La misericordia di Dio ci trasforma, rassicura Francesco, ci dona una speranza che è più forte degli errori compiuti nel cammino della nostra vita. Esortazione che il Papa estende a tutti, specialmente alla gioventù, in un tempo segnato da sfiducia e mancanza di punti di riferimento:

    “E per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”. (Domenica delle Palme, 24 marzo 2013)

    E la speranza si annuncia con il sorriso. Impossibile, per Papa Francesco, “un cristiano triste” con “la faccia da funerale”. Così come è impensabile un Vangelo che resti chiuso nel recinto delle proprie comunità. Bisogna andare nelle “periferie esistenziali”, esorta, laddove “c’è tanta sofferenza”. Non a caso, le prime parrocchie visitate dal nuovo Vescovo di Roma sono in aree periferiche della città. “Meglio una Chiesa incidentata – ne è convinto – che una ammalata di autoreferenzialità”. Tutti i battezzati, ripete instancabilmente, sono chiamati ad essere “discepoli e missionari”:

    “Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con Lui esige un ‘uscire’. Uscire da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi che finiscono per chiudere l’orizzonte dell’azione creativa di Dio”. (Udienza generale, 27 marzo 2013)

    Creativa e sorprendente. Il Dio di Bergoglio, del resto, è quello di Ignazio di Loyola, Deus semper maior, il “Dio delle sorprese”. In fondo, è proprio la sorpresa della Rinuncia di Benedetto XVI che apre la strada alla sorpresa dell’Elezione di Francesco. In tanti, all’indomani del Conclave, si interrogano preoccupati sulla “convivenza tra i due Papi”, un inedito assoluto nella storia della Chiesa. Timori spezzati, come un incantesimo, dal primo storico abbraccio tra i due Successori di Pietro, il 23 marzo a Castel Gandolfo. “Siamo fratelli”, sussurra l’uno all’altro prima che si raccolgano assieme in preghiera. E’ l’inizio di un rapporto senza precedenti, che rende ancora più luminoso il Pontificato e che dà vita alla Lumen Fidei, la prima Enciclica di Francesco che conclude il lavoro iniziato dal suo predecessore. Apostolo della tenerezza, il Papa è però fermo nell’esigere che i vescovi siano pastori, non burocrati. A loro chiede di avere il coraggio di lottare per il proprio Popolo. Il pastore, incalza Francesco, deve saper stare non solo davanti al suo gregge, ma anche in mezzo e dietro le sue pecore perché nessuna si perda. E questo vale per il Papa, per i vescovi, per tutti i sacerdoti:

    “Questo io vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”. (Messa crismale, 28 marzo 2013)

    E per essere pescatori di uomini bisogna salpare e andare a largo senza timori. “Di frequente – ammonisce nella sua prima Esortazione Apostolica, la Evangelii Gaudium – ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. La Chiesa di Francesco ha le porte aperte. E non solo perché le persone possano entrarvi, ma anche perché Gesù possa uscire e andare incontro alle donne e agli uomini del nostro tempo:

    “Una porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Non apre le porte! E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale!”. (Messa Santa Marta, 25 maggio)

    Le parole di Francesco, semplici e profonde, che attingono direttamente al vissuto quotidiano fanno vibrare il cuore di milioni di persone, non solo nella Chiesa. Ancor più, forse, riescono a fare i gesti del nuovo Pontefice tutto proteso a far toccare con mano cosa intenda quando parla della “cultura dell’incontro”. Francesco è il Papa che abbraccia i malati, che non si sottrae ad un autoscatto con un gruppo di ragazzi, che prende il caffè nella baracca di una favela brasiliana. La Chiesa - nella sua visione, svelata nella lunga intervista a Civiltà Cattolica - è un “ospedale da campo”, la cui missione è curare i feriti di questo mondo. Parole che fanno pensare subito alla sua prima visita pastorale in quel piccolo lembo di terra in mezzo al mare che è Lampedusa, crocevia di speranze e troppo spesso di morte e sofferenze. E’ lì, con davanti agli occhi i volti disperati dei migranti, che Francesco leva un vibrante appello. Di più, indirizza un interrogativo lancinante alle coscienze di ognuno di noi:

    “Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del ‘patire con’: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!”. (Messa a Lampedusa, 8 luglio 2013)

    Quella “capacità di piangere” che Francesco non ha perso, come sperimentano i disoccupati e i precari incontrati nella sua visita a Cagliari. Il Papa si commuove ascoltando le testimonianze di chi ha perso il lavoro, mette così da parte il discorso preparato e a braccio manifesta la sua empatia con chi soffre. “Senza lavoro – denuncia – non c’è dignità”:

    “Lavoro, Lavoro, Lavoro. E’ una preghiera, una preghiera necessaria. Lavoro vuol dire dignità, lavoro vuol dire portare il pane a casa, lavoro vuol dire amare! Per difendere questo sistema economico idolatrico si istaura la cultura dello scarto: si scartano i nonni e si scartano i giovani. E noi dobbiamo dire ‘no’ a questa cultura dello scarto”. (Discorso a Cagliari, 22 settembre 2013)

    Giovani e anziani. Il Papa torna spesso a mettere l’accento sulla solidarietà intergenerazionale. Lo fa anche alla Gmg di Rio de Janeiro, una festa della fede che trasforma la spiaggia di Copacabana in un gigantesco Cenacolo a cielo aperto con oltre tre milioni di ragazzi di tutto il mondo. “Il Papa conta su di voi”, assicura Francesco che chiede loro di andare controcorrente. E con una metafora efficace, afferma che “Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo!” Anche in Brasile, il Papa colpisce per la semplicità dei suoi modi e la naturalezza con la quale si lascia letteralmente “catturare” dall’abbraccio della gente. Indimenticabile l’immagine del Pontefice che sale le scalette dell’aereo con la borsa in mano. E a chi gli chiede stupito il perché di questo gesto, risponde con disarmante semplicità:

    “Non c’era la chiave della bomba atomica! Mah! La portavo perché sempre ho fatto così: io, quando viaggio, la porto (…) Mah dobbiamo abituarci ad essere normali. La normalità della vita” (Conferenza stampa aereo, 28 luglio 2013)

    Una normalità che spiazza i giornalisti ai quali Francesco - di ritorno dal Brasile - risponde “senza paracadute” sui temi più scottanti, dalla lobby gay alla comunione ai divorziati, dallo Ior alla riforma della Curia. La riorganizzazione del governo della Chiesa, del resto, è tra le priorità dell’agenda del nuovo Pontefice che, per tale obiettivo, istituisce un Consiglio di 8 cardinali, espressione dei 5 continenti. Tuttavia la prima riforma che ha in mente Papa Francesco è la “conversione dei cuori”. Una riforma che viene alimentata, giorno dopo giorno, dalle Messe a Casa Santa Marta, rilanciate, poco dopo, in tutto il mondo dalla Radio Vaticana. Le omelie di Francesco - ora tenere come carezze, ora taglienti come lame - diventano i fili dell’ordito su cui il Vescovo di Roma tesse la trama della sua azione pastorale. Lo “stile Santa Marta” non resta però confinato nella cappella della “casa del Papa”. Nelle udienze generali come negli altri incontri, Francesco coinvolge sempre chi lo ascolta, crea degli “eventi comunicativi”. Anche le catechesi assumono la forma di un dialogo, anzi di una “conversazione” con i fedeli:

    “‘Permesso', 'scusa', 'grazie': se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. 'Permesso', 'scusami', 'grazie'. Quante volte diciamo 'grazie' in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio”. (Giornata mariana, 13 ottobre 2013)

    Papa Francesco si fa megafono della voce degli ultimi e condanna a più riprese le violazioni della dignità degli esseri umani, in particolare la tratta, “nuova forma di schiavitù”. Candidato al Nobel per la pace, il Papa convoca una Veglia di preghiera per la fine del conflitto in Siria a cui aderiscono persone di ogni fede e anche non credenti. Nella Evangelii Gaudium, denuncia inoltre con vigore l’iniquità che genera violenza. “Il denaro – è il suo monito – deve servire non governare”. Altrimenti la vita delle persone perde tutto il suo valore:

    “Pensate ai bambini affamati nei campi dei rifugiati… Pensate a questo soltanto: questo è il frutto della guerra! E se volete, pensate ai grandi salotti, alle feste che fanno quelli che sono i padroni delle industrie delle armi, che fabbricano le armi, le armi che finiscono lì. Il bambino ammalato, affamato, in un campo di rifugiati e le grandi feste, la buona vita che fanno quelli che fabbricano le armi”. (Omelia a Casa S. Marta, 25 febbraio 2014)

    Il Papa, tuttavia, sferza anche l’uso di altre armi: le chiacchiere, perché anche quelle – avverte – uccidono, portano divisione, “spellano le persone”. Un ammonimento che Francesco rivolge anche ai 19 nuovi cardinali - tra cui il segretario di Stato, Pietro Parolin – creati nel suo primo Concistoro a fine febbraio:

    “Il Cardinale - specialmente a voi lo dico - entra nella Chiesa di Roma, fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: 'sì, sì; no, no'; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità”. (Messa per i nuovi cardinali, 23 febbraio 2014)

    I primi 12 mesi di Pontificato sono contraddistinti da una popolarità strabordante di Francesco a livello mondiale, anche in ambienti lontani dalla Chiesa. Il suo account Twitter, aperto da Benedetto XVI, supera i 12 milioni di follower. Papa Francesco conquista Internet e la rivista Time lo incorona “Personaggio dell’anno”. Ma quando, a Piazza San Pietro, i pellegrini lo accolgono gridando più volte “Francesco”, lui risponde: “Non Francesco ma Gesù!”. E invita i fidanzati, incontrati il giorno di San Valentino, a chiedere dal Signore “l’amore quotidiano”, a credere nella bellezza della scelta “per sempre” del matrimonio. Francesco ha particolarmente a cuore la famiglia e le sue sfide pastorali. A queste dedica un Concistoro straordinario in vista del Sinodo del prossimo ottobre. Anche qui, Francesco si china a versare l’olio del Buon Samaritano sulle ferite di chi, per mille ragioni, ha sperimentato il fallimento della propria unione e cerca un abbraccio accogliente:

    “…dobbiamo sentire il dolore del fallimento, accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel proprio amore. Non condannare! Camminare con loro! E non fare casistica con la loro situazione”. (Messa a S. Marta, 28 febbraio 2014)

    “Misericordia – disse una volta il cardinale Bergoglio – è il nome del nostro Dio”. Un nome che, ora, il mondo intero può ascoltare dalle labbra di Papa Francesco.

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    Padre Spadaro: l'incontro, chiave del magistero di Papa Francesco

    ◊   L’incontro è la categoria-chiave del magistero di Papa Francesco che chiede una Chiesa “in uscita”: così, ai nostri microfoni, padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, commenta il primo anno di Pontificato di Papa Bergoglio. Ascoltiamo padre Spadaro nell’intervista di Isabella Piro:

    R. - Papa Francesco ha una visione missionaria della Chiesa: sta lavorando e lavorerà ad una trasformazione missionaria della Chiesa. Questo significa che la Chiesa, così come lui la vede, è assolutamente estroflessa verso il mondo, aperta al mondo, perché il Papa vuole che il Vangelo sia annunziato a tutti, a chiunque, in qualunque situazione di vita si trovi. Quindi, il linguaggio di Papa Francesco è un linguaggio naturale, ordinario, direi normale. Il suo obiettivo è raggiungere tutti.

    D. - L’attenzione all’America Latina, la dimensione evangelica pastorale, la riforma della Curia, i rapporti con le altre Chiese: questi sono stati alcuni dei punti caratterizzanti di questo primo anno di Pontificato. Su quali altri ambiti, secondo Lei, possiamo prevedere “un cambio di passo” nei mesi a venire?

    R. - Non lo sappiamo. E forse non lo sa neanche il Papa, nel senso che il Pontefice non ha in mentre idee astratte da applicare alla realtà, plasmandola secondo la propria visione. In realtà, il Papa procede passo dopo passo, facendo discernimento sulla storia, accompagnando i processi in atto nella Chiesa, ovviamente in relazione alla vita del mondo. Questo significa che la cosa più importante, per lui, è seguire ciò che accade e considerare il processo di riforma come una riforma dall’interno. Certamente, un dato molto evidente consiste nel fatto che oggi la Chiesa è molto legata, nel suo sviluppo, alla Chiese più giovani, e quindi sta cambiando la prospettiva, direi la visione. E la profezia presente nella vita delle Chiese più giovani sta entrando pienamente nella vita ordinaria della Chiesa, quindi anche attraverso dei suoi rappresentanti delle sedi più centrali.

    D. - Cosa c’è di Sant’Ignazio e cosa di San Francesco nel Pontificato di Papa Bergoglio?

    R. - Papa Bergoglio si è formato radicalmente alla spiritualità ignaziana fin da giovane, quindi direi che il suo modo di agire, di vedere, di considerare la realtà è assolutamente legato a questa spiritualità. E’ una spiritualità ovviamente evangelica, che punta molto alla presenza del Signore nel mondo. Non è una spiritualità ottimista – al Papa non piace questo termine – ma certamente molto piena di speranza. Questo significa che, per il Papa, il Signore agisce già nel mondo, quindi noi arriviamo sempre dopo e dobbiamo riconoscere la sua presenza. E questo è il discernimento. Quindi direi innanzitutto un Pontificato di discernimento su come il Signore si sta muovendo nel mondo, in questo senso, è profondamente ignaziano e gesuita. E francescano anche nel senso più ignaziano del termine, perché la spiritualità francescana viene vissuta all’interno della spiritualità ignaziana. Questo porta il Papa, certamente, all’attenzione enorme per la povertà e l’essenzialità; però c’è anche un’altra dimensione molto presente in San Francesco che è quella della ricostruzione: noi sappiamo bene che il sogno che ha profondamente segnato la vita di San Francesco è quello della ricostruzione della Chiesa, della presenza, nel mondo, di rovine. Allora, questa immagine di “ospedale da campo”, di situazioni in cui è necessaria la ricostruzione, sono molto presenti nel Pontificato di Francesco.

    D. - Ad aprile ci sarà la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II; a maggio il viaggio apostolico in Terra Santa e ad agosto quello in Corea del Sud, in occasione della Sesta Giornata della Gioventù Asiatica. Qual è il filo che, secondo Lei, lega questi tre eventi apparentemente dissimili?

    R. - L’incontro che, direi, è la categoria-chiave del Pontificato di Francesco. C’è l’incontro con la storia, con le grandi figure del passato recente: è interessante, tra l’altro, questo abbinamento di due Pontefici, grandi in maniera anche molto diversa tra loro. Poi, c’è l’incontro con la realtà del Medio Oriente, estremamente problematica, e quindi il grande incontro con la Corea, che significa l’incontro con la gioventù del continente asiatico che oggi è un continente di grandissima energia, di grande potenzialità anche per la vita della Chiesa.

    D. - Papa Francesco ha incontrato qualche difficoltà, secondo Lei, in questo primo anno da Pontefice?

    R. - Probabilmente, le difficoltà saranno state anche tante; però, quello che mi colpisce – e ne ho parlato anche con lui, durante l’intervista che gli feci ad agosto – è che il Papa ha ben presente i problemi, ma vive una grande serenità di fondo. Lo ha detto lui stesso: dorme bene e mangia bene, cioè sente una grande pace interiore che lo fa star bene e che gli permette anche di affrontare tutte le difficoltà con grande semplicità, con grande immediatezza. Forse la novità del suo stile ad alcuni può creare qualche difficoltà, mentre invece vuole essere una cifra di vita evangelica.

    D. - Se dovesse intervistarlo di nuovo, domani mattina, cosa chiederebbe al Papa?

    R. - Non lo so, perché stare con lui, intervistarlo, è stata – di fatto – una grande esperienza spirituale, completamente aperta. Quindi direi che starei davanti a lui e comincerei da quello che lui vuole dire. E questa sarebbe per me la cosa più interessante.

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    Il presidente del Senato, Pietro Grasso: Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti

    ◊   Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato ospite oggi della Radio Vaticana per commentare il primo anno di Pontificato di Papa Francesco. Ascoltiamo le sue riflessioni al microfono di Luca Collodi:

    R. – Devo dire che la velocità impressa da Papa Francesco al cambiamento nella Chiesa è assolutamente ineguagliabile: in pochi mesi ha rotto le tradizioni, ha infranto la barriera simbolica che divide la più alta incarnazione della religione cristiana dai fedeli, ha innovato il linguaggio e soprattutto ha rimesso al centro del discorso l’uomo, con le sue debolezze, i suoi punti di forza, proprio nel rapporto con Dio. Il messaggio è: non lasciamo che i principi e i valori religiosi restino solo nella preghiera, nella contemplazione ma diventino uno stile di vita quotidiano, basato sull’apertura, sulla fiducia, sulla solidarietà, sulla speranza. In questo, le istituzioni politiche, invece, sono rimaste al palo, sono più lente, con una macchina complessa, lenta che lavora, sì, ma i cui effetti non ridondano immediatamente nei confronti dei cittadini.

    D. – Con il Pontificato di Papa Francesco, come sta cambiando il rapporto tra Stato e Chiesa?

    R. – Bè, è una Chiesa aperta, accogliente, pronta a mettere in discussione anche regole e divieti ma tenendo ferma la barra sui valori fondanti, sui valori della Chiesa, della religione: anche su questo, Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti. E ci sta lasciando indietro … Bisogna pensare che è l’istituzione più antica di tutte, con duemila anni di Storia alle spalle: ora è diventata la più moderna. E quindi io penso che dobbiamo avere anche noi questo coraggio, cioè aprirci anche nel rapporto con la Chiesa. Aprirci significa esporsi, fare scelte coraggiose, esporti anche alle critiche e alle contestazioni. Noi dobbiamo avere il coraggio e metterci in gioco e trasmettere fiducia e speranza, e costruire insieme quel mondo di valori che, secondo me, è il futuro del nostro Paese, guardando – almeno da parte della politica – alle prossime generazioni piuttosto che alle future elezioni.

    D. – Valori laici e valori cattolici possono incontrarsi...

    R. – Senza dubbio. Io ne sono fermamente convinto. Spesso coincidono e dobbiamo farli lavorare insieme, e questo credo che sia anche lo spirito dell’innovazione della Chiesa: tenere conto non solo della religione cattolica, ma anche delle altre religioni e anche della parte laica della religiosità.

    D. – Il Papa indica nella corruzione uno dei peccati più gravi, anche riguardo alla gestione del bene comune dei più deboli. Da anni, la corruzione in politica e in finanza è diventata una sorta di “valore della vita sociale”. Perché, questo?

    R. – Su questo tema ho avuto l’onore di essere chiamato a scrivere una post-fazione in un testo di Papa Bergoglio, che era proprio un’analisi accurata e spietata del fenomeno della corruzione. Addirittura, il Papa in quel testo che era stato scritto prima che diventasse Papa e che risale al 2005, aveva scritto: “Il peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata”, e la descrive come una somma di mali che minaccia le fondamenta su cui sono costruiti gli Stati democratici e la stessa Chiesa. Sono questi reati che inquinano l’economia, mettono un freno enorme allo sviluppo, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo affrontando.

    D. – Il Papa non ha mancato di criticare anche l’attuale sistema economico, in particolare la globalizzazione selvaggia, brucia-lavoro, a vantaggio della finanza. Anche qui, la classe politica si è dimostrata un po’ incapace di agire ...

    R. – Penso che Papa Francesco abbia perfettamente ragione, perché la globalizzazione dell’economia e della finanza negli ultimi decenni non ha fatto che aumentare le diseguaglianze, ha accresciuto la povertà, ha messo più della metà del nostro mondo a servizio della parte più ricca, e quindi anche la criminalità si è approfittata di questi cambiamenti per accrescere l’influenza sull’economia, sulla politica … Noi dobbiamo riappropriarci del concetto di globalizzazione, e trasformare la globalizzazione in globalizzazione dei diritti, dell’accesso, della solidarietà, dell’accoglienza … insomma, della legalità: rendere più diritti ai cittadini, pensare più ai bisogni che sono diventati – appunto – globali … Questo governo sta cercando di accelerare questo processo, e naturalmente in una situazione economica non brillante bisogna avere delle priorità. La scelta delle priorità è la vera scommessa.

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    Cordoglio del Papa per la morte del card. José da Cruz Policarpo, patriarca emerito di Lisbona

    ◊   Si è spento ieri sera, all'età di 78 anni, il patriarca emerito di Lisbona, il cardinale portoghese José da Cruz Policarpo. Il porporato è deceduto in seguito ad un aneurisma dell'aorta. Papa Francesco – in un telegramma inviato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin al patriarca di Lisbona José Manuel Macario Do Nascimento Clemente – sottolinea che il cardinale Policarpo “con grande saggezza e generosità ha servito tanto il suo popolo come la Chiesa universale” e prega affinché “il suo esempio di ministero fedele al Vangelo ispiri tutti i cristiani a rinnovare il proprio impegno alla costruzione del regno di Dio nella verità e nella carità”.

    La notizia della scomparsa del porporato ha suscitato grande commozione in Portogallo e non solo nella comunità cattolica. Il primo ministro Pedro Passos Coelho, riferisce l’Ansa, lo ha ricordato come un “uomo di tolleranza e di fede, al servizio” di tutta la comunità. Il cardinale José da Cruz Policarpo è stato patriarca di Lisbona per 15 anni, dal 1998 al 2013. E' stato creato cardinale nel 2001 da Giovanni Paolo II. Con la sua morte, il Collegio cardinalizio scende a 217 porporati, di cui 120 elettori e 97 non elettori.

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    Esercizi spirituali: abbandonare ogni logica umana, per accogliere Dio e aprirsi all’eternità

    ◊   La capacità di uscire da noi stessi per accogliere Dio che ci apre il suo oggi eterno e ci rende capaci di vivere quello che è umanamente impossibile: è il tema sviluppato da mons. Angelo De Donatis nelle meditazioni tenute ieri pomeriggio e stamane, al Papa e alla Curia Romana, impegnati da cinque giorni negli Esercizi spirituali di Quaresima ad Ariccia. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Due figure femminili tratte dal Vangelo hanno ispirato il predicatore: Maria, nel brano di Luca dell’Annunciazione, e la donna sconosciuta, di cui parla Marco, che, raggiunto Gesù nella casa del lebbroso a Betania, ne cosparge il capo con un olio preziosissimo. Maria che vede, ascolta accoglie, mette da parte i suoi progetti, rinuncia alla logica umana, si rende disponibile senza indugio a Dio che le “apre il suo oggi eterno”. “La verginità di Maria – ha spiegato mons. De Donatis - non è per sottovalutare la sessualità ma per evidenziare che quel Bambino deve nascere come dono di grazia di Dio non come prodotto della capacità del mondo”. Verginità di Maria che "ha a che fare con la grazia di Dio, non con la bontà etica del comportamento” e “consiste nel non porre la propria fiducia nei mezzi mondani, ma nel lasciare operare lo Spirito di Dio nella propria vita”.

    Così anche il celibato dei sacerdoti non può essere spiegato nei termini del 'sarò più libero, efficace, adeguato' ma con l’essere padre attraverso l’opera dello Spirito Santo, cioè la fede. “Il mondo aspetta padri e madri che possano generare per Dio”. Da qui l’invito ad “una pastorale fatta con verginità e maternità, con celibato e paternità”, secondo l’opera di Dio. Anche a noi come a Maria – ha ricordato mons. De Donatis - è chiesto prima di tutto di credere e di fidarci del Signore, credendo più a Lui che ai nostri dubbi e alle paure che il nemico fa sorgere dentro di noi” per ostacolare la nostra sequela a Dio.

    Ma Gesù si rende presente se è amato anche dove c’è il male, così come nella casa del lebbroso a Betania. Qui il gesto d’amore gratuito della donna, forse una prostituta, fa capire che Gesù è capace di recuperare tutto e trasformarlo in bene. La donna, grazie a Gesù, muore a se stessa, ai suoi desideri ed egoismi. E vivere la Chiesa – ha concluso mons. De Donatis - è proprio questo morire a se stessi per resuscitare come uomini della comunione. E più gli uomini si avvicinano a Dio, più lui si avvicina agli uomini e più gli uomini si avvicinano tra loro e si crea cosi quella comunione che va oltre la morte e passa all’eternità.

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    Messaggio del Papa per il centenario della nascita di mons. Álvaro del Portillo

    ◊   Mons. Álvaro del Portillo fu un "sacerdote zelante che seppe coniugare una intensa vita spirituale fondata sulla fedele adesione alla roccia che è Cristo". E’ quanto afferma Papa Francesco in un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato alla Pontificia Università della Santa Croce in occasione del Convegno organizzato per ricordare il centenario della nascita del primo successore di San Josemaría Escrivá de Balaguer alla guida dell'Opus Dei e che sarà beatificato il prossimo 27 settembre. Sottolineando il "generoso impegno apostolico che lo rese pellegrino nei cinque continenti, seguendo le orme di San Josemaría e meritevole” della frase biblica tratta dal libro dei Proverbi ‘L'uomo leale sarà colmo di benedizioni’, Papa Francesco ha additato ai convegnisti l'esempio di Del Portillo, primo cancelliere dell’Università della Santa Croce, esortando concretamente a "imitarne la vita umile, allegra, nascosta e silenziosa, ma anche decisa nel testimoniare la perenne novità del Vangelo, annunciando l'universale chiamata alla santità e la collaborazione, con il quotidiano lavoro, alla salvezza dell'umanità".

    Il Convegno si è aperto con l'intervento di mons. Javier Echevarría, gran cancelliere dell'Università e attuale prelato dell'Opus Dei, che ha ricordato come l'evento coincida con gli esercizi spirituali di Papa Francesco e con il primo anniversario della sua elezione alla sede di Pietro. A tale riguardo, ha ringraziato il Santo Padre "per il dinamismo apostolico che sta diffondendo e per il suo interesse di stare vicino a ciascuno in particolare". La spinta apostolica del Papa, ha aggiunto, "è un incentivo a far sí che tutti i cristiani si adoperino per portare l'amore e la misericordia di Gesù fino all'ultimo angolo del mondo". Non a caso, "molti hanno riconosciuto in Papa Francesco il sacerdote autentico che prega molto e che sa ascoltare chi incontra". Tutto ciò "è motivo di grande gioia filiale e di un profondo ringraziamento a Dio".

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    In libreria un volume con testi inediti del card. Bergoglio: educare, atto di speranza

    ◊   Educare è un atto di speranza: significa essere in cammino, educatori e giovani, verso il bello, il buono e il vero. E’ questo il filo logico che lega vari discorsi inediti, pronunciati tra il 2008 e il 2011, dall’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio in diverse occasioni, tra cui l’inaugurazione dell’anno scolastico. Gli interventi sono stati raccolti in un libro intitolato “La bellezza educherà il mondo”, edito da Emi, da oggi in libreria. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’educazione è una delle “arti più appassionanti dell’esistenza”. “Bisogna superare i malumori, misurare le forze di fronte alle fatiche del lavoro”. “Abbiamo bisogno – sottolineava l’allora cardinale Beroglio - del balsamo della speranza per andare avanti”. Camminare e sperare – afferma - possono in realtà diventare sinonimi. Mettersi in cammino significa infatti “entrare in una “speranza viva”, che ci spinge ad andare avanti. Bisogna inoltre saper leggere “il linguaggio dell’inquietudine”. “I sistemi mondani cercano di acquietare l’uomo, di anestetizzarne il desiderio di mettersi in cammino”. Ma in questo modo l’uomo non può “ascoltare il più profondo desiderio del suo cuore”.

    Le certezze assolute – aggiunge l’allora arcivescovo di Buenos Aires - sono il rifugio di chi ha paura, e “chi si rifugia nel fondamentalismo è una persona che ha paura di mettersi in cammino per cercare la verità”. E spiega che il cammino, per portare frutti, deve essere orientato dalla “ricerca della verità”. Una ricerca che non placa la sete che suscita”. La verità – aggiunge - non si possiede, ma si incontra. E’ sempre accompagnata dalla bontà e dalla bellezza e non va confusa “con lo sforzo di sapere le cose”. Educare alla ricerca della verità esige dunque “uno sforzo di armonizzazione tra contenuti, abitudini e valutazioni”. E’ necessaria la testimonianza in modo che l’educatore diventi “un’icona vivente della verità che insegna” e cammini insieme all’allievo.

    Educare è di per sé un atto di speranza, non solo perché si educa per costruire un futuro, ma soprattutto “perché l’atto stesso di educare è intriso di speranza”. Con la speranza, tutti i giorni i maestri “distribuiscono il pane della verità”. La nostra scelta – sottolinea - è “condurre i ragazzi e le ragazze sul cammino della luce” in un mondo dove i mercanti di tenebre propongono “una felicità a basso costo”. Bisogna “uscire dal recinto” e proclamare il modo di vivere in cui vince la luce. Educare alla speranza è fare in modo che un giovane “abbia degli orizzonti”. La memoria del passato, il discernimento del presente e la gestione dei sogni sono i pilastri per educare alla speranza. Ai giovani bisogna mostrare grandi orizzonti. Si deve educare – concludeva l’allora cardinale Bergoglio - “per vivere e per convivere”, insegnando che la mansuetudine è meglio dell’aggressione, che ascoltarsi reciprocamente è meglio dell’insulto. “Allora semineremo la vita nei cuori dei giovani”.

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    Nomine episcopali in Benin e Argentina

    ◊   Papa Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Natitingou (Bénin), il Rev.do Antoine Sabi Bio, Amministratore Apostolico della medesima Diocesi. Il Rev.do Antoine Sabi Bio è nato a Gounienou (Kérou) nel 1963. Dopo gli studi filosofici e teologici completati al Seminario Maggiore St Gall, è stato ordinato sacerdote il 7 dicembre 1991. Il 19 giugno 2002 ha ottenuto la Licenza in Teologia Pastorale conseguita presso la Pontificia Università Salesiana. Dopo l’ordinazione ha avuto le seguenti destinazioni : 1991-1997: Cancelliere, Economo diocesano e Incaricato della Procura diocesana; 1997-1999: Parroco della parrocchia di Sainte Marie Reine di Koussou; 1999-2002: Studi di specializzazione a Roma (Licenza), in Scienze dell’Educazione, presso l’Università Pontificia Salesiana; 2002-2009: Rettore del Seminario Minore St. Pierre di Natitingou e, dal 2008, Vicario Generale; 2009- 2013: Parroco della Cattedrale. Dal 13 agosto 2011 ha ricoperto l’incarico di Amministratore Apostolico della Diocesi.

    Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare di Comodoro Rivadavia (Argentina) il Rev.do Fernando Martín Croxatto, del clero della diocesi di San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña (Argentina), Parroco di San Francisco Solano di El Sauzalito, nella medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Fissiana. Il Rev.do Fernando Martín Croxatto è nato in Morón (Buenos Aires) il 25 settembre 1956. Dopo aver frequentato l’Università di Buenos Aires sino al 4º anno di Medicina, nel 1979 è entrato nel Seminario Metropolitano di Villa Devoto, dove ha conseguito il Baccellierato in Teologia. Ordinato presbitero il 6 dicembre 1986, è stato Vicario parrocchiale di Cristo Rey in Buenos Aires e Vice-rettore della Casa di formazione propedeutica al Seminario (1987-1990). Nel 1991 si è trasferito nella diocesi di San Roque de Presidencia Roque Sáenz Peña, dove si è incardinato nel 2000, svolgendo gli incarichi di Parroco di San Antonio de Padua de Santa Sylvina, Coronel Du Graty (1991-1993); Rettore del Pre-seminario e Responsabile della pastorale vocazionale, giovanile e missionaria diocesana (1994-2006); Parroco di Santa Cruz, a San Roque de Presidencia (1995-2001); Vicario Generale (1998-2008); Parroco della Cattedrale (2002-2008). Dal 2008 è stato Parroco di San Francisco Solano di El Sauzalito.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Pregate per me: tweet di Francesco nel primo anno di Pontificato.

    Chiesa sale e pepe: l'anniversario sui media.

    Quell'allegria che nasce dalla serietà: dodici mesi di Bergoglio sulla stampa sudamericana, portoghese e spagnola.

    Il telegramma di cordoglio del Pontefice per la morte del cardinale José da Cruz Policarpo, per quindici anni patriarca di Lisbona.

    Tensione al confine tra Israele e la Striscia di Gaza.

    L'ultimo stipendio di Raffaello: Pierluigi Amen a proposito di un documento ritrovato nell'Archivio Segreto Vaticano.

    Un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo "Reliquie al microscopio": scienza e devozione in un libro di Guido Barbujani.

    Cristian Martini Grimaldi sullo stadio dei ricordi: da una festa nazionale a uno sguardo universale.

    Il ritorno di Tintin: nelle librerie francofone l'episodio "La malédiction de Rascar Capac" nella versione del 1943.

    Sulle spalle dei giganti: intervista di Nicola Gori a padre Raniero Cantalamessa sulle prediche di Quaresima che iniziano venerdì in Vaticano.

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    Oggi in Primo Piano



    Ucraina: cresce la tensione. L’Ocse sospende momentaneamente il processo di adesione della Russia

    ◊   L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Ocse, ha annunciato oggi di aver sospeso "momentaneamente" il processo di adesione della Russia e di voler rafforzare la cooperazione con l'Ucraina. Una scelta che giunge in un momento di grande tensione in vista del referendum di domenica sulla secessione della Crimea dall’Ucraina. Pronta la risposta di Mosca alle prese di posizioni internazionali: se per la questione ucraina verranno decise sanzioni internazionali contro la Russia, Mosca "agirà in maniera simmetrica", scrive Interfax citando il vice ministro dell'economia russo Alexei Likacev. Il servizio di Debora Donnini:

    L’attenzione internazionale è puntata al referendum di domenica in Crimea sulla secessione da Kiev. Gli osservatori militari dell'Osce "sono in questo momento nell’Ucraina orientale", dove è alta la tensione, in particolare nelle regioni di Donetsk e Kharkiv, riferiscono all'Ansa fonti qualificate. Intanto, arrivano le prese di posizione internazionali. L’Ocse ha deciso di rinviare l’adesione all’organizzazione della Russia. Ieri, il presidente americano Obama - incontrando alla Casa Bianca il capo di Stato ucraino Yatsenyuk - ha ribadito che il popolo ucraino non può andare avanti avendo un Paese vicino che decida il loro futuro. Stamani, poi, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che la Russia rischia "enormi" danni politici ed economici se rifiuta di cambiare la rotta sull'Ucraina, ma ha escluso l'opzione militare. E pieno sostegno viene espresso dal Parlamento Ue alle sanzioni contro Mosca se non si ritira "immediatamente" dalla Crimea. Intanto, arriva la risposta russa: se per la questione ucraina verranno decise sanzioni internazionali contro la Russia, Mosca ''agira' in maniera simmetrica''. Sul terreno c’è tensione: per la prima volta ufficialmente, ieri sera, Leonid Slutsky, presidente della commissione della Duma per la Comunità degli Stati Indipendenti ha ammesso che la Russia ha inviato sue truppe in Crimea in caso di attacco armato da parte delle forze ucraine durante il referendum di domenica sull'annessione della penisola alla Federazione russa. I soldati russi agiranno solo in caso di attacchi armati da parte di "banditi - ha detto - che arrivassero in Crimea da Kiev per spargere sangue". "In ogni caso - ha sottolineato - non ci sarà una guerra". Mosca ha anche lanciato manovre militari in quattro regioni vicino alla frontiera con l'Ucraina. Dall’altra parte, il Parlamento ucraino ha approvato oggi l'istituzione di una Guardia nazionale che potrà contare sino a 60 mila uomini, mentre in Crimea il presidente del parlamento locale, Vladimir Konstantinov, in un'intervista all'agenzia Ria Novosti ha detto che la Russia e Gazprom devono occuparsi dell'estrazione di petrolio e gas nella regione.

    Sulle reazioni occidentali a quanto sta accadendo in Ucraina, Debora Donnini ha sentito Marco Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionali, esperto dell’area ex-sovietica e Balcani:

    R. – La reazione occidentale, com’è stata annunciata sin dall’inizio della crisi ucraina, è una reazione che si basa sulla combinazione di condanne formali e, molto probabilmente, di sanzioni economiche. Il rischio è che anche la Russia possa rispondere a queste sanzioni con altre sanzioni, innescando un meccanismo a domino, che potrebbe avere effetti deleteri sia sull’economia russa sia sull’economia occidentale. Il lato positivo è senz’altro l’esclusione di qualsiasi escalation militare, che permetta quindi, almeno dal punto di vista delle vite umane e della tutela della pace in Europa, di smorzare un po' i toni.

    D. – Per la prima volta, a livello ufficiale russo, è stato ammesso che Mosca ha inviato le sue truppe in Crimea, in caso di attacco armato da parte delle forze ucraine durante il referendum di domenica e, dall’altra parte, il Parlamento ucraino ha approvato all’unanimità la proposta di creazione di una Guardia nazionale, composta da 60 mila volontari. Lei quali scenari vede profilarsi domenica?

    R. – Innanzitutto, il governo ucraino ha dichiarato che non eserciterà alcuna opzione militare contro la Crimea. Naturalmente la formazione di una Guardia nazionale è stata concepita come forma di difesa contro un’ipotetica azione militare russa più estesa e più profonda, non solo in Crimea, ma nel resto del territorio ucraino e, soprattutto, è stata concepita sull’onda anche emotiva degli ultimi eventi in Crimea. Il referendum che si terrà in Crimea, che solleva preoccupanti questioni sulla sua legalità sia interna che internazionale, sicuramente darà vita a molte polemiche, perché si tratta di un’azione unilaterale, sostenuta da un Paese esterno come la Russia e che assolutamente divide sia il fronte ucraino sia quello internazionale.

    D. – Il presidente del parlamento locale della Crimea, Konstantinov, ha detto che i giacimenti del Mar Nero e del Mar d’Azov di proprietà di Kiev entreranno in possesso della Repubblica di Crimea e se ne occuperà la Russia e Gazprom. Quanto pesa la questione del gas in quello che sta succedendo, secondo lei?

    D. – Le dinamiche economiche ed energetiche sono assolutamente primarie per quanto riguarda lo scenario della Crimea. La Crimea è importante per la Russia dal punto di vista economico e dal punto di vista strategico militare. Questa dichiarazione da parte delle autorità della Crimea è assolutamente coerente rispetto alla loro volontà secessionista ed indipendentista, perché nel caso in cui intendano costituirsi come Stato indipendente o come nuovo soggetto all’interno della Federazione Russa, automaticamente avranno delle rivendicazioni sulle risorse energetiche. L’impatto sull’economia ucraina potrebbe essere considerevole, anche perché l’Ucraina non è un Paese che ha ingenti risorse energetiche convenzionali.

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    Sale la tensione tra Striscia di Gaza e Israele. Ban Ki-moon: fermare le violenze

    ◊   È proseguito anche stamani il lancio di razzi da Gaza verso Israele. Ieri la Jihad islamica aveva rivendicato le azioni in risposta all'uccisione da parte dello Stato ebraico di tre suoi miliziani. In serata, dopo colpi d’artiglieria, erano scattati i raid aerei israeliani su campi d'addestramento delle Brigate al-Qods - braccio militare della Jihad islamica - e delle Brigate Ezzedine al-Qassam, di Hamas, nel nord e nel sud della Striscia. Al momento non si segnalano ulteriori vittime. Il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha deplorato "l'escalation della violenza" e ha chiesto "a tutti i protagonisti di agire al massimo per prevenire altri incidenti". Le immagini di queste ore mostrano da una parte la popolazione del sud di Israele che si affretta a prendere posto nei rifugi, dall’altra la gente di Gaza, già fortemente provata, che cerca di fare scorta di approvvigionamenti nel timore che ormai siano imminenti nuove violenze. Giada Aquilino ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:

    R. – Si rischia quello che sta accadendo, cioè sta salendo la temperatura in attesa di conoscere il piano proposto dal Segretario di Stato Usa, Kerry, il quale peraltro non è ottimista. Il quadro generale è che la settimana scorsa il Presidente statunitense Obama ha incontrato il primo ministro Netanyahu e tra pochi giorni incontrerà Abu Mazen. Tra l’altro, sappiamo che Abu Mazen rappresenta solo l’Autorità palestinese, non certo Hamas e men che mai la Jihad islamica. Nel frattempo, come vediamo, la temperatura sale sia sul terreno – razzi lanciati su Israele, risposte di Israele, palestinesi uccisi - sia in politica: il Parlamento, la Knesset, ha passato una legge che vuole un referendum su qualunque cambiamento di territorio. Inoltre, si sa che la crescita degli insediamenti nell’ultimo anno è più che raddoppiata. Quindi siamo di fronte a una serie di fattori che stanno acuendo man mano la crisi.

    D. – Tali violenze di fatto pesano sugli sforzi diplomatici per un accordo israelo-palestinese: ed il cessate il fuoco del novembre 2012?

    R. – Il cessate il fuoco vincola Hamas. La Jihad islamica, con la quale ovviamente c’è un gioco delle parti, non si sente vincolata da tale intesa. Tutto dipende dalle pressioni che la base palestinese - da Gaza alla West Bank - vuole porre sul Presidente Abu Mazen perché non accetti un piano di pace che - si sa da indiscrezioni - potrebbe essere molto più pesante di quanto i palestinesi pensassero. Quindi un acuirsi della tensione ci sarà, ma dipende soprattutto da queste tappe diplomatiche che sono a brevissima scadenza.

    D. – Il prossimo passo dunque quale sarà?

    R. – Il prossimo passo sarà sentire cosa succede a Washington tra Obama e Abu Mazen; dopodiché i palestinesi sapranno cosa li aspetta.

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    Libia: è caos politico istituzionale. Nelle acque egiziane la petroliera caricata illegalmente dai separatisti

    ◊   In Libia è caos politico e istituzionale dopo la sfiducia del Parlamento, nei giorni scorsi, nei confronti del premier Ali Zeidan fuggito poi in Germania. Da mesi, nel Paese, persistono scontri tra milizie contrapposte e spinte secessioniste che osteggiano il centralismo di Tripoli. Intanto è giunta in acque territoriali egiziane la petroliera nordcoreana caricata illegalmente dai separatisti della Cirenaica e riuscita a sfuggire al controllo dei militari a Sidra, motivo questo che ha innescato la sfiducia nei confronti di Zeidan. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa:

    R. - La situazione è di complessiva instabilità che sta irradiando le sue conseguenze in tutta la regione. Un vero e proprio vuoto di sicurezza che le autorità interinali libiche non sono riuscite a riempire dopo la caduta di Gheddafi e la guerra del 2011 e, non solo, non è mai esistito negli ultimi anni che la Comunità internazionale abbia fatto una guerra da qualche parte nel mondo senza poi pensare ad una missione di stabilizzazione. Curiosamente in Libia ce lo siamo dimenticati e queste di oggi sono le conseguenze. In Libia oggi è più corretto parlare di “fazionalismo” su base locale.

    D. - Zeidan, storico oppositore di Gheddafi, fu designato proprio due anni fa con l’obiettivo di ripristinare i servizi di base, la sicurezza del Paese e disarmare le varie milizie. Venne rapito e rilasciato lo scorso anno; denunciò diversi tentativi di colpo di stato, poi la fuga…

    R. - Zeidan alla fine si è trovato in un gioco probabilmente più grande di lui, in un contesto come quello libico - centrifugo e frammentato in diverse realtà tutte più o meno a base locali - e di fondamentalismo, di quaedismo. A questi attori locali rispondono sempre agende abbastanza circoscritte, molto personalistiche che fanno riferimento alle varie tribù e clan, da sempre i principali protagonisti della vita politica libica. Per cui, Zeidan si è trovato nel mezzo di questa situazione, sequestrato per alcune ore per altro da milizie pagate dallo stesso ministero della Difesa e questo è il grande paradosso del sequestro dello scorso autunno. Milizie che volevano semplicemente ricordare al primo ministro, come si dice in gergo, “chi è il vero padrone del negozio”.

    D. - I separatisti della Cirenaica hanno più volte ribadito di voler vendere greggio indipendentemente dalle autorità centrali, accusando il governo di corruzione…

    R. - Le milizie che controllano i terminal sono molto organizzate e sono composte da tanti uomini, si parla di 20 mila agli ordini di Ibrahim Jadaran persona scaltra e furba. Vedo quindi una situazione molto complessa, non sarà facile per le milizie che fanno capo al ministero della Difesa libico di riprendere il controllo dei terminal: si segnalano convogli di uomini armati da Tripoli che si stanno spostando verso la Cirenaica. Non mi stupirei se si dovesse arrivare ad uno scontro armato, perchè l’esportazione del petrolio da parte di Jadaran significa, né più né meno, la secessione della Cirenaica vera e non quella decantata.

    D. - La Libia è andata oltre le divisioni tra Tripolitania, Fezzan e Cirenaica…

    R. - Tre complessi regionali separati che, non dimentichiamo, vennero messi insieme dall’Italia negli anni ’20. Per cui, sarebbe un ritorno alle origini. La novità è che le aspirazioni della Cirenaica, in questo caso, sono sostanziate dalle perdite delle esportazioni petrolifere.

    D. - In questo contesto comunque si cerca di lavorare alla costituzione in vista anche delle elezioni generali nel Paese…

    R. - Le elezioni sono state programmate a luglio ma io non ci scommetterei, considerando anche che le recenti elezioni per l’assemblea costituente hanno fatto registrare una bassissima affluenza alle urne e non solo. In alcuni casi non sono state completate perché in alcuni seggi non è stato possibile votare a causa delle violenze e delle tensioni. Per cui, anche su questa nuova data delle elezioni, che dovranno portare alla nascita di un nuovo Parlamento libico, io sarei cauto perché la situazione e la sicurezza del Paese è precaria.

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    Parti sociali d'accordo: positivo l'intervento di Renzi su fisco e imprese sociali

    ◊   Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, annuncia che il governo prevede di ridurre di 32 miliardi la spesa pubblica nei prossimi tre anni. Possibile anche un contributo sulle pensioni d’oro per tagliare le tasse. Sulle reazioni delle parti sociali al piano annunciato ieri dal governo, il servizio di Alessandro Guarasci:

    E’ un coro di sì da parte dei sindacati al piano di Renzi per ridurre le tasse, in media 80 euro al mese, ai lavoratori dipendenti. Per Luigi Angeletti, segretario della Uil, si tratta di misure che rilanceranno l’economia. Positiva anche Susanna Camusso, leader della Cgil, perché si è deciso di intervenire su chi guadagna fino a 8 mila euro e che di solito non ha benefici da queste manovre. Raffaele Bonanni dice "sì" a un possibile intervento sulle pensioni d’oro, come prospettato dal sottosegretario Delrio.

    R. - “Però devono andare a favore dei pensionati più poveri, perché questa idea di assottigliare continuamente le pensioni non è una buona idea e soprattutto per quei pensionati che hanno basso reddito.

    D. - Ci credete al taglio della spesa pubblica, quanto meno per come lo ha annunciato Renzi e ribadito poi anche da Del Rio questa mattina?

    R. - La spesa pubblica, la spending review, si può fare se il governo decide davvero di sopprimere il Titolo V e di dare un nuovo assetto alle istituzioni e alle amministrazioni.

    Novità importante anche per chi vuole costituire un’impresa sociale. Ci sarà un fondo da 500 milioni di euro. Giuseppe Guerini, presidente delle cooperative Federsolisdarietà, accoglie positivamente la novità.

    "Da oltre 20 anni le cooperative sociali hanno infrastrutturato un sistema di welfare e di inserimento lavorativo in questo Paese e quindi guardano con grande interesse a quello che è - alla luce dei fatti - anche un riconoscimento del lavoro svolto. Bisognerà fare molta attenzione affinché questi strumenti poi vengano utilizzati con cognizione di causa, perché intorno al tema dell’impresa sociale si sono anche sviluppati dei movimenti molto - diciamo - alla moda, che forse sono interessati a ripulire un po’ la coscienza di un’imprenditoria finanziarizzata che, negli scorsi anni, ha provocato guasti enormi".

    Anche per gli scout dell’Agesci è positivo incentivare la nascita di queste aziende, anche per favorire nuova occupazione soprattutto giovanile.

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    Dalla "Terra dei fuochi" alla "terra di speranza": parte la strategia contro i roghi tossici

    ◊   Uno spartiacque nel contrasto dei roghi tossici. Dopo la recente legge in materia, parte una strategia che vede coinvolte forze di polizia, università di Napoli e il mondo delle associazioni. “Oltre la terra de fuochi. Per una Campania terra felix”: l’iniziativa presentata oggi a Castel Volturno, prevede attività investigative coordinate, effettuazione di analisi chimiche su acqua, aria e terreni, bonifiche dei siti inquinati e attività di sensibilizzazione e divulgazione. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Una strategia per far tornare a sperare l’agricoltura campana. Parte da Castel Volturno la nuova attività di prevenzione e contrasto delle azioni di smaltimento, sversamento e abbruciamento illegali di rifiuti. Il commento del comandante provinciale di Napoli del Corpo Forestale dello Stato, Sergio Costa:

    R. - Oggi è come se ci fosse una sorta di spartiacque: non vogliamo più chiamarla “terra dei fuochi”, da oggi per noi si chiamerà “terra di speranza”. Da adesso in poi infatti siamo tutti sulla stessa linea - l’autorità giudiziaria, le forze di polizia, tutte le strutture amministrative e politiche - per individuare esattamente dove si trovano tutte le altre discariche sepolte. Bisogna, quindi, individuare tutti i luoghi tossici con un piano coordinato di controllo del territorio; l’università si mette a disposizione con tutte le sue conoscenze, così come le strutture sanitarie; inoltre l’organo politico ha legiferato recentemente con la legge numero 6, del 6 febbraio 2014. Questo significa guardare al passato per quello che è successo, ma iniziare a costruire il futuro da stamattina.

    D. – Quindi, è il momento della discontinuità rispetto al passato. Parliamo di un fenomeno che ha inizio alla fine degli anni ’80 e che si è protratto fino ai nostri giorni. La strada è in salita…

    R. – La strada è iniziata e se non si inizia non si finirà mai. Già l’aver individuato quali sono i mali vuol dire che già un 50% è stato fatto; adesso rimane l’altro 50% che è quello di cominciare a bonificare e sanare il territorio.

    D. – I tempi quali saranno?

    R. – Non sono lunghissimi. Se tutto funziona così come sono state impostate finora le cose, in due anni saremo fuori dal tunnel. La grande speranza ce l’abbiamo nei numeri: da quando il corpo forestale ha iniziato questa attività - con una sorta di sondaggio totale di questa vicenda abbandonata per 20 anni - abbiamo notato che i cittadini si stanno liberando dalle paure, dall’omertà ed incominciano a segnalare, denunciare e a metterci la faccia. Il nostro numero di emergenza ambientale – il 1515 che funziona 24 ore su 24, tutti i giorni – ha incrementato in modo geometrico il numero delle segnalazioni con nome, cognome ed indirizzo. La gente telefona per dire: “Io mi chiamo… Venite, c’è questa situazione… e sono disposto a dire tutto”. Questo prima non accadeva ed è questa la vera speranza.

    D. - Il nemico ha due facce: il generale mal costume ed i rilevanti interessi economici della malavita organizzata….

    R. – Nel momento in cui la criminalità organizzata non ha più la sicurezza che ci sia omertà, perché se la gente inizia a parlare, la criminalità organizzata "rimane nuda", questa è la vera conquista. Le forze di polizia non sono isolate, anzi adesso hanno tutta la cittadinanza dalla loro parte e questo ci aiuta tantissimo. È chiaro che questo è solo l’inizio di un percorso. Bisogna anche tenere conto che per quanto riguarda i rifiuti non si tratta soltanto di una vicenda di mal costume, ma è una vicenda di imprenditori – non tutti, ringraziando il cielo, ma solo una piccola parte – che delinquono e che producendo in nero, smaltiscono i loro rifiuti in nero senza pagare i costi ne’ dello smaltimento, ne’ della produzione.

    D. – Questa inversione di rotta, dalla “terra dei fuochi” alla “terra di speranza”, avrà importanti ricadute per il rilancio tout court del made in Italy agroalimentare…

    R. – Certo. Non è soltanto retorica ma sono atti concreti. I terreni e quindi i prodotti agricoli sono già controllati: andiamo ad individuare le discariche, le falde acquifere potenzialmente portatrici di veleni; facciamo un’ulteriore, straordinario controllo per cui quando il prodotto esce da queste terre è un prodotto due volte controllato, “ipersano”. Sul banco di vendita quindi il prodotto inquinato non ci potrà andare mai. Questa è un’ulteriore garanzia per il cittadino.

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    Incontro nazionale dei giovani in servizio civile: intervista con mons. Merisi

    ◊   “Impegnate una parte della vostra giovinezza nel servizio per il bene comune”: è l’invito rivolto da mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, durante un Convegno promosso a Genova nel giorno in cui la Chiesa ha ricordato San Massimiliano martire, patrono degli obiettori di coscienza. Il Santo di Tebessa, nei pressi di Cartagine, preferì essere ucciso piuttosto che impugnare le armi in guerra come gli veniva ordinato dall'autorità imperiale romana. Ascoltiamo mons. Merisi intervistato da Maura Pellegrini Rhao:

    R. – E’ una realtà bella, positiva. Le centinaia di ragazzi e ragazze che erano qui, a Genova, alla Festa di San Massimiliano, un obiettore ante litteram, conferma questa voglia di rendere una testimonianza, che si ricollega agli anni anche lontani dell’obiezione di coscienza; poi al servizio civile su promozione pubblica delle istituzioni e poi anche alle tante iniziative che le nostre realtà ecclesiali oggi propongono, in riferimento appunto a questo impegno: rendere un servizio nella società civile, partendo da una formazione sui valori e per noi sulla solidarietà che viene dal Vangelo e dalla Parabola del Buon Samaritano.

    D. – Ci può parlare dell’evoluzione del progetto?

    R. – Il punto di partenza è l’obiezione di coscienza al servizio militare e in particolare all’uso delle armi e alla guerra. I dibattiti di allora sono noti a tutti… Oggi, nell’accettazione che la società civile ci ha dato, siamo di fronte alla possibilità che lo Stato stesso e le istituzioni propongano - si discute e qualcuno dice per tutti, qualcun altro solo per chi vuole e per chi ritiene e questo è un dibattito che la società civile, io credo, porterà a termine, o tutti o alcuni perché è una scelta libera – di impegnare una parte della propria vita, della propria giovinezza per un servizio gratuito, al bene comune, che diventa occasione di solidarietà nei confronti degli ultimi, dei poveri, degli ammalati e degli emarginati. Quindi dall’obiezione di coscienza al servizio civile propriamente detto, al servizio civile che dice impegno di solidarietà nei confronti degli altri. A noi sembra una cosa positiva e bella, che aiuta la riflessione, aiuta il volontariato e aiuta quelli che hanno bisogno.

    D. – I giovani oggi sono consapevoli della possibilità di questa scelta del servizio civile?

    R. – Se si riuscisse, dal punto di vista della società civile, a precisare la proposta e il futuro di quello che attualmente ancora si chiama “servizio civile”, sarebbe un vantaggio perché consentirebbe alla stessa società civile, alle scuole, alle università, agli ambiti di partecipazione che interessano i giovani, di fare una proposta semplice, chiara, fruibile da tutti. Però occorre che ci sia una proposta chiara, che venga a conoscenza di tutti. Le comunità ecclesiali, la Caritas, le associazioni di ispirazione cristiana certamente si impegnano e si impegneranno per far conoscere questa prospettiva, naturalmente aiutandola con i valori, valorizzandola e aiutati anche dalla promessa di Papa Francesco.

    D. – Qual è, quindi, il reale contributo che può dare il servizio civile alla fraternità e alla pace?

    R. – Il mettersi a disposizione con gratuità, per il bene degli altri, partendo da motivazioni forti, che – ripeto – per noi vengono dal Vangelo e dal lavoro formativo delle nostre realtà ecclesiali impegnate in campo giovanile. Al tempo stesso non dimenticare il valore e la promozione della pace, che noi proponiamo anche attraverso la Marcia nazionale della Pace.

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    Giornata mondiale del rene: puntare su prevenzione e identificazione precoce

    ◊   Le malattie del rene sono in continuo aumento. In Italia ci sono circa 45 mila persone dializzate e 6500 sono in attesa di trapianto. Un numero che potrebbe scendere se si effettuasse una diagnosi precoce, attuabile con una semplice analisi delle urine e il dosaggio della creatinina nel sangue. Fondamentale è, quindi, sottoporsi a questi piccoli esami periodici anche se non si accusano sintomi perché le malattie del rene sono subdole e ci si può ammalare senza rendersene conto. Lo scopo della Giornata Mondiale del Rene è sensibilizzare l’opinione pubblica all’identificazione precoce della malattia per prevenirne l’evoluzione e le complicanze. Eliana Astorri ha intervistato il prof. Giovanni Gàmbaro, direttore dell’Unità Operativa di nefrologia e dialisi del Policlinico Universitario Agostino Gemelli:

    R. - Le malattie più gravi che possono colpire i reni sono quelle che provocano insufficienza renale acuta, o provocano danni persistenti al rene e che portano poi ad insufficienza renale cronica, quindi alla dialisi, o alla necessità del trapianto. Questi tipi di malattie sono numerose: ci sono glomerulonefrite, vasculiti, ma anche malattie molto comuni come il diabete. Il diabete è infatti una causa importantissima del danno renale cronico, ha un impatto molto serio sui rischi a lungo termine di questa malattia; è la terza causa di dialisi nel nostro Paese ed in molti Paesi occidentali.

    D. - Con quali sintomi si manifestano queste malattie?

    R. - Il problema delle malattie renali è che molto spesso evolvono in maniera subdola, con pochissimi sintomi o nessuno, o manifestazioni che possono anche essere trascurate magari perché per essere individuate richiedono semplici analisi delle urine. Se queste però non vengono svolte, oppure le alterazioni presenti vengono sottovalutate, la malattia può decorrere in maniera asintomatica per lungo tempo, poi manifestarsi quando è troppo tardi con pressione alta. La pressione alta è appunto una manifestazione molto comune nelle malattie renali: non dobbiamo sempre pensare che l’essere iperteso sia un fattore legato all’età o alla familiarità; qualche volta - non raramente - c’è sotto una malattia renale che determina l’ipertensione. Questo riguarda le forme più avanzate di insufficienza renale cronica, l’anemia, quindi il senso di stanchezza e l’inappetenza. In realtà queste sono forme piuttosto avanzate. Il guaio è che spesso le malattie renali decorrono in maniera asintomatica.

    D. - Cosa si può fare per prevenire le malattie del rene?

    R. - Intanto, si può avere un regime di vita sano, controllando il peso corporeo, controllando la pressione arteriosa, mangiando poco sale, bevendo almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, avendo quindi un’alimentazione “mediterranea”. Queste sono tutte cose che favoriscono una buona salute del rene. Evitando anche di assumere alcuni farmaci: l’uso cronico di farmaci anti infiammatori - per i dolori - è controindicato e può determinare quindi malattie renali. Poi, nei pazienti con patologie che possono danneggiare i reni - il diabete, l’ipertensione, le malattie auto immuni, le malattie reumatologiche - è opportuno effettuare controlli regolarmente per cogliere le prime avvisaglie delle malattie renali.

    D. - Che messaggio può mandare in questa Giornata mondiale dedicata al rene?

    R. - Il messaggio che vorrei dare è che il rene, anche se non si manifesta in genere con sintomi particolari, non si fa “vedere”, fa un lavoro “oscuro” - proprio perché non si fa sentire - è però molto importante: mantiene in buone condizioni il nostro organismo, controlla i liquidi corporei, controlla la depurazione che è fondamentale per il benessere del nostro organismo. Per cui è necessario avere molta cura del nostro rene.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Auguri dal mondo per il primo anniversario di Papa Francesco: caloroso messaggio di Napolitano

    ◊   Auguri da tutto il mondo stanno giungendo a Papa Francesco per il primo anniversario del suo Pontificato. Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha inviato al Papa un caloroso messaggio, rende noto il Quirinale. I vescovi italiani hanno espresso al Pontefice la loro riconoscenza per il suo magistero, “ricco di parole di segni, disponibilità piena e impegno fattivo al coinvolgimento in un cammino di conversione pastorale e missionaria, sostegno affettuoso nutrito di preghiera e di comunione fraterna”. Il presidente della Cei, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, sottolinea in un editoriale su Avvenire che è “significativo che Papa Francesco viva il primo anniversario della sua elezione nel silenzio del ritiro quaresimale. Anche in questo modo, una volta di più il Santo Padre ci testimonia il primato della preghiera nella vita di ogni credente". "Come Pastori, che avvertono il rapporto 'speciale e unico' che ci unisce al Vescovo di Roma – afferma il cardinale Bagnasco - gli rinnoviamo la nostra totale e cordiale disponibilità: come ho già affermato lo scorso marzo, 'il nostro cuore desidera pulsare con il cuore di Papa Francesco'". "Questa sintonia - prosegue - è motivo di impegno a lasciare i piccoli porti dell'autoreferenzialità per rinnovare la nostra pastorale nella linea di maggiore essenzialità e partecipazione e di una sempre più piena dedizione educativa. Per questo ci sentiamo i primi destinatari degli appelli del Santo Padre a quella santificazione personale che rimane la condizione per quella delle nostre Comunità ecclesiali". (S.C.)

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    Il Patriarca di Mosca Kirill: con Papa Francesco rafforzata collaborazione tra cattolici e ortodossi

    ◊   Anche il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha fatto gli auguri a Papa Francesco in occasione del 13 marzo: "Il primo anno del suo Pontificato – ha affermato - è stato segnato da grandi speranze e importanti imprese nella Chiesa cattolica romana". “L'impegno di Sua Santità nel rendere più chiara la presenza degli ideali del Vangelo nella vita della società contemporanea ha già portato i suoi frutti" – sottolinea il Patriarca Kirill - secondo il quale la cura e l'attenzione del Pontefice verso chi soffre "ricorda alle persone il dovere dell'amore fraterno". Kirill ha poi osservato che i rapporti bilaterali tra le due Chiese "hanno avuto un ulteriore sviluppo nell'ultimo anno". "Apprezzo l'alto livello di comprensione e l'impegno da entrambe le parti nel rafforzamento della collaborazione ortodosso-cattolica" - ha detto il Patriarca - indicando nella conferma dei "valori morali-spirituali cristiani nel mondo contemporaneo, la difesa degli oppressi e il servizio vero il prossimo", i campi di cooperazione con la Chiesa di Roma. Kirill ha poi augurato al Papa forza fisica e spirituale, pace, gioia e l'aiuto di Dio nell'adempimento del suo servizio.

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    Argentina: la Chiesa festeggia il primo anno di Pontificato di Papa Francesco

    ◊   La Commissione permanente della Conferenza episcopale argentina ha pubblicato un breve messaggio per il primo anniversario di Pontificato del Santo Padre Francesco nel quale ricorda che "l’elezione di Papa Bergoglio, insieme al gesto umile e audace della rinuncia di Benedetto XVI, costituisce un unico, provvidenziale avvenimento per il quale dobbiamo ringraziare il Signore".

    I vescovi dell’Argentina, in sintonia con Papa Francesco, hanno rinnovato il loro impegno di dare alla Chiesa un “nuovo slancio missionario per portarla alle periferie geografiche e esistenziali del mondo, mostrando il volto misericordioso di Dio”. “Questo nuovo dono di Dio per la Chiesa e per il mondo - scrivono i presuli argentini - ci riempie di gioia e ci invita a dare una risposta generosa e perseverante, soprattutto, pregando quotidianamente per Papa Francesco come lui stesso ci chiede costantemente”. Infine, i vescovi s’impegnano a seguire il cammino pastorale della Chiesa argentina alla luce dell’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, affinché tutti possano rinnovarsi con la “dolce e incoraggiante gioia di evangelizzare”.

    La Chiesa argentina festeggia oggi il primo anniversario di pontificato di Papa Francesco con celebrazioni eucaristiche in tutte le chiese e le parrocchie del Paese. Molto attesa, l’intervista esclusiva concessa dal Santo Padre a una piccola radio locale del quartiere Flores (dove è nato Papa Bergoglio) che andrà in onda oggi alle ore 18. Contemporaneamente, i parrocchiani di Santa Maria del Pueblo potranno vedere dagli schermi giganti, la videointervista che è stata registrata alcuni giorni fa, in Casa Santa Marta in Vaticano.

    Alle ore 20, nella cattedrale di Buenos Aires, l’arcivescovo card. Mario Aurelio Poli presiederà una Messa di ringraziamento. In giornata, all’Università Cattolica Argentina (Uca), si terranno conferenze e dibattiti inspirati all'Esortazione “Evangelii gaudium” con la partecipazione del card. Poli, del nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherrig, del rettore dell’Uca, mons. Víctor Manuel Fernández e del segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, Guzmán Carriquiry Lecour. (A cura di Alina Tufani)

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    Vescovi greco-cattolici invocano una Siria unificata, libera, democratica e pluralista

    ◊   Un cessate-il-fuoco; un regolamento pacifico e rapido del conflitto; la continuazione di Ginevra II; e soprattutto "una Siria unificata, libera, democratica e pluralista, dove tutti godono dei diritti di cittadinanza, dove tutti vivono nella dignità per tutti i componenti del tessuto sociale e comunitario siriano". Tutte queste richieste - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono contenute nell'appello lanciato ieri alla fine del raduno dalla Conferenza dei vescovi greco-cattolici siriani, tenutosi nella sede patriarcale di Raboué a tre anni dalla guerra civile. A causa della guerra e delle difficoltà dei trasporti interni, i vescovi hanno dovuto decidere per la sede libanese, impossibilitati a incontrarsi in Siria.

    La conferenza si è riunita sotto la presidenza del patriarca Gregorio III, alla presenza del patriarca siro-cattolico Ignazio Youssef III Younan e del nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari. Alla fine dell'incontro, durato solo un giorno, la conferenza episcopale ha pubblicato un comunicato, in cui i vescovi fanno proprie le parole della Gaudium et spes (1965): "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore".

    I vescovi affermano che essi portano "il lutto per i martiri e pregano per i malati, i feriti e i disabili, i senzatetto e gli emarginati". Essi non si dimenticano "degli ostaggi e degli scomparsi, in particolare dei due vescovi Youhanna Ibrahim e Boulos Yazigi, come pure dei sacerdoti Michel Kayyal e Ishac Mahfouz e di un gran numero di fedeli". La conferenza rifiuta "ogni forma di estremismo, di stigmatizzazione religiosa (takfir), di assassinio, criminalità, ricatto, ed ogni aggressione contro l'uomo e i suoi beni". Essa denunica inoltre "tutti gli attentati contro i luoghi di culto, chiese e moschee, e in particolare contro le chiese della comunità greco-cattolica". "Più di 100 chiese - si afferma - delle diverse comunità sono state danneggiate o distrutte fino ad oggi".

    I vescovi dichiarano la loro solidarietà "alla Siria, governo e popolo" e appoggiano "ogni sforzo per un regolamento pacifico e rapido del conflitto, in particolare attraverso la Conferenza di Ginevra". "Noi - si afferma - vogliamo una Siria unificata, libera, democratica e pluralista, dove tutti godono dei diritti di cittadinanza, dove tutti vivono nella dignità per tutti i componenti del tessuto sociale e comunitario siriano".

    Con l'occasione della Grande Quaresima, i vescovi invitano "alla preghiera e al digiuno, come pure alla solidarietà verso gli sfollati, sia all'interno della Siria che all'estero". I vescovi si dicono risoluti a non farsi trascinare "dalla disperazione, dall'abbattimento o dalla paura, nonostante la grandezza della prova e del dramma che si aggrava di giorno in giorno".

    Essi sono "in pieno ascolto della voce del Papa e della sua preghiera per la Siria, che ci invita a non perdere il coraggio della preghiera e a non lasciare che si spenga la fiamma della speranza nei cuori". Infine i vescovi greco-cattolici formulato gli auguri al Pontefice, per l'anniversario della sua elezione. (R.P.)

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    Iraq: la comunità cristiana ha ricordato la morte di mons. Rahho

    ◊   Oggi la comunità cristiana irakena ha ricordato il sesto anniversario della morte di mons. Paulo Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul. A Kirkuk in particolare sono state celebrate Messe in suffragio del presule e si è pregato per “il lungo elenco dei martiri cristiani irakeni”. Ai riti hanno partecipato anche “diversi amici musulmani”, che hanno voluto testimoniare la loro vicinanza “alla comunità cristiana”.

    Mons. Rahho era stato rapito il 29 febbraio del 2008 al termine della Via Crucis celebrata nella chiesa del Santo Spirito. Il presule era molto malato, pochi anni prima aveva subito un infarto e da allora aveva bisogno di cure quotidiane. Le difficili trattative condotte nei 14 giorni di sequestro avevano lasciato poche speranze, per la totale assenza di contatti con l’ostaggio. Durante le fasi concitate del sequestro vennero uccisi anche l’autista e due guardie del corpo. “Un atto di disumana violenza”: così Benedetto XVI definì la morte dell'arcivescovo caldeo, esprimendo il proprio profondo dolore e la particolare vicinanza alla Chiesa caldea e all’intera comunità cristiana irakena. (R.P.)

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    Cina. Chiusi i lavori del parlamento: il premier promette riforme e stabilità economica

    ◊   La Cina "continuerà a combattere contro la pressione al ribasso sull'economia, che nello scorso anno è stata la minaccia più grande alla nostra nazione. Ma non useremo misure artificiali di stimolo: nonostante alcuni rapporti pessimisti, siamo sicuri di poter tenere la crescita economica intorno al 7,5 % annuo. Se si siamo riusciti lo scorso anno, perché non dovremmo farcela adesso?". Con queste parole il premier cinese Li Keqiang ha chiuso la XII sessione dell'Assemblea nazionale del Popolo, il "Parlamento" cinese riunito come ogni anno per approvare le decisioni prese dal governo e dal Politburo del Partito comunista.

    Come da prassi - riferisce l'agenzia AsiaNews - l'ultimo appuntamento ufficiale della riunione è stata la conferenza stampa del premier. Li ha toccato diversi argomenti - assicurando tra le altre cose che Pechino "non fermerà le ricerche dell'aereo scomparso in Malaysia fino a che ci sarà un briciolo di speranza" - e ha reso noti i risultati delle votazioni dei delegati dopo la presentazione dei rapporti del primo ministro, del Procuratore generale dello Stato e del giudice-capo della Corte Suprema.

    Ma l'economia ha giocato la parte del leone. Secondo Li, i rischi collegati al debito pubblico cinese "sono sotto controllo" e il governo "ha fiducia di poter tenere la crescita del 2014 intorno agli obiettivi prefissati". Questa dichiarazione rappresenta il messaggio più chiaro di tutta la conferenza stampa: senza farsi ossessionare dai numeri, il governo centrale permetterà anche una crescita minore rispetto a quanto previsto. L'importante, ha chiarito il premier, "è non usare vecchi modelli di crescita. Dobbiamo trasformare un'economia veloce in un'economia sana e sostenibile".

    Per raggiungere questi obiettivi, Li ha rilanciato i propositi riformisti del governo in ambito fiscale e finanziario: "Miriamo a ridurre ancora di più il carico fiscale per le micro-aziende e per quelle piccole, approfondendo anche la riforma delle imprese statali e aprendo l'accesso al mercato. In modo particolare per quanto riguarda il settore dei servizi. La questione ora è capire come mettere in pratica questi propositi, ma non lasceremo nulla di intentato". Quanto detto in conferenza stampa ricalca il discorso ufficiale con cui il premier ha chiuso la sessione parlamentare. Dopo la sua relazione si è proceduto alla votazione: 2.887 voti a favore, 15 contrari e 5 astenuti. (R.P.)

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    Polonia: l'arcivescovo di Poznan, mons. Gadecki, nuovo presidente della Conferenza episcopale

    ◊   La Conferenza episcopale polacca (Kep) ha eletto nuovo presidente l'arcivescovo di Poznan, mons. Stanislaw Gadecki. Ieri, primo giorno dell’Assemblea plenaria, l’arcivescovo di Przemysl, mons. Jozef Michalik ha lasciato la carica, dopo due mandati consecutivi, al suo successore mons. Gadecki, finora vice-presidente dal 2004.

    “Non escludiamo nessuno, e ci porgiamo con benevolenza verso tutti”, ha affermato mons. Gadecki. Parlando delle sfide che si profilano per la Chiesa polacca, il presule ha sottolineato “la necessità di un maggiore sforzo spirituale”. Come questioni prioritarie ha elencato “i giovani, la famiglia, le vocazioni e il sostegno ai poveri”. “Penso che la Chiesa - ha detto - debba rivolgersi a tutti, indipendentemente dalla loro buona o cattiva fede, poiché Dio ama sia i buoni che i cattivi, e la Chiesa deve seguire il suo esempio”. Mons. Gadecki ha aggiunto che il suo operato non sarà focalizzato “soltanto sull’unità dei vescovi ma anche su quello dell’intero mondo dei religiosi e consacrati e soprattutto dei laici che meritano un riconoscimento per il ruolo svolto all’interno della Chiesa”. Mons. Gadecki, nato a Strzelno, ha 64 anni e l’esperienza di 40 anni di sacerdozio. Nel 1992 è stato consacrato vescovo.

    La 'lettura' del messaggio che Papa Francesco ha consegnato ai vescovi durante la recente visita ad limina e l’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” sono al centro delle riflessioni dei vescovi polacchi riuniti fino ad oggi a Varsavia. Non meno importanti gli altri temi in agenda come l’analisi della situazione della famiglia in Polonia in vista del prossimo Sinodo dei vescovi in Vaticano e i preparativi della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà dal 26 al 31 luglio 2016, a Cracovia. Infine, l’episcopato esaminerà l’uso delle nuove tecnologie delle comunicazioni, nell’evangelizzazione e nei rapporti con i fedeli e con la società. (R.P.)

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    Focolari: il ricordo di Chiara Lubich in molte città del mondo

    ◊   Sarà ricordata in tutto il mondo e sotto diversi profili Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, nel 6° anniversario della sua morte avvenuta il 14 marzo 2008. Sul suo contributo all’incremento del dialogo ecumenico si rifletterà a Pretoria (Sudafrica) con il Dr Kobus Gerber, segretario generale della Dutch Reformed Church, come pure a Melbourne (Australia) e altrove. Il tema della famiglia, una costante del pensiero della Lubich, sarà al centro di manifestazioni a Lussemburgo, Lublino (Polonia) e Siviglia (Spagna), in vista anche del Sinodo straordinario ad ottobre in Vaticano. Il 20 marzo a Roma, personalità di diverse religioni rifletteranno su “Chiara e le Religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana”. Il convegno - riferisce l'agenzia Sir - si svolgerà alla Pontificia Università Urbaniana e subito dopo comincerà un simposio interreligioso di tre giorni, a Castel Gandolfo, con la partecipazione di cristiani e fedeli di altre tradizioni religiose, quali ebraismo, islam, induismo, buddhismo, shintoismo, sikhismo. Del contributo di Chiara Lubich al dialogo interreligioso si parlerà anche al Noor Center, Centro Islamico di Toronto (Canada), a Montevideo (Uruguay) e in molte altre città dell’Europa, Medio Oriente e Africa. L’anniversario di quest’anno coincide con le fasi preliminari della causa di beatificazione di Chiara Lubich, dopo che il 7 dicembre scorso, Maria Voce, attuale presidente dei Focolari, ne ha firmato la richiesta formale al vescovo di Frascati, mons. Raffaello Martinelli. (R.P.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 72

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.