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Sommario del 08/03/2014
Il Papa nomina i membri del Consiglio per l’Economia. Il commento di p. Lombardi
◊ Procedendo nella costituzione delle nuove istituzioni create con il Motu proprio “Fidelis dispensator et prudens” del 24 febbraio scorso, il Papa ha nominato ad quinquennium otto cardinali e sette esperti laici quali membri del Consiglio per l’Economia: il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, (coordinatore); il card. Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima; il card. Daniel N. DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston; il card. Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban; il card. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux; il card. Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di México; il card. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong; il card. Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma; Joseph F.X. Zahra, Malta (vice coordinatore); Jean-Baptiste de Franssu, Francia; John Kyle, Canada; Enrique Llano Cueto, Spagna; Jochen Messemer, Germania; Francesco Vermiglio, Italia; George Yeo, Singapore.
“I cardinali Cipriani Thorne, Napier, Rivera Carrera, Ricard, Hong Ton, Vallini, così come il card. Pell, nuovo prefetto della Segreteria per l’Economia – commenta in una nota il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi - erano tutti membri del Consiglio per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede (consiglio dei 15), che ha cessato di esistere. Il card. Marx e il card. Pell, come noto, sono entrambi membri del Consiglio dei Cardinali per la riforma della Costituzione Apostolica Pastor bonus e per aiutare il Santo Padre nel governo della Chiesa universale”.
“Le relazioni tra Consiglio e Segreteria per l’Economia – sottolinea padre Lombardi -saranno definite dagli statuti, in ogni caso il Consiglio è inteso come organo avente una propria autorità di indirizzo, non un mero organo consultivo della Segreteria per l’Economia. La provenienza da diverse aree geografiche dei membri nominati nel Consiglio riflette, come richiedeva il Motu proprio Fidelis dispensator et prudens, l’universalità della Chiesa. La costituzione del Consiglio per l’Economia – spiega il portavoce vaticano - è un passo chiave verso il consolidamento delle attuali strutture gestionali della Santa Sede, al fine di migliorare il coordinamento e la vigilanza circa le questioni economico-amministrative. Il Consiglio è da subito operativo, il suo primo incontro è previsto a maggio”.
Trasparenza nella gestione economica e attenzione ai poveri: così il Papa agli istituti religiosi
◊ “Non serve una povertà teorica, ma la povertà che si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini”. Così scrive Papa Francesco nel messaggio al Simposio che raccoglie, oggi e domani, gli Economi e le Econome generali di più di 500 Istituti di Vita consacrata di ogni parte del mondo. Il tema dell’incontro, che si svolge presso la Pontificia Università Antonianum, è: “La gestione dei beni ecclesiastici degli Istituti di Vita consacrata e delle Società di Vita Apostolica a servizio dell’humanum e della missione della Chiesa”. Il servizio di Fausta Speranza:
"Occorre vigilare attentamente affinché i beni degli Istituti siano amministrati con oculatezza e trasparenza": è la raccomandazione di Papa Francesco, che chiede che siano “tutelati e preservati, coniugando la prioritaria dimensione carismatico-spirituale alla dimensione economica e all’efficienza”, seconda una tradizione – afferma Papa Francesco - che “non tollera sprechi ed è attenta al buon utilizzo delle risorse”. Il mandato di Papa Francesco è chiarissimo: “Siate ancora oggi, per la Chiesa e per il mondo, gli avamposti dell’attenzione a tutti i poveri e a tutte le miserie, materiali, morali e spirituali, come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo".
Papa Francesco parla di “povertà amorosa” che “è solidarietà, condivisione e carità e si esprime nella sobrietà, nella ricerca della giustizia e nella gioia dell’essenziale”. “E’ sempre utile - sottolinea - mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita”. E poi il richiamo di Papa Francesco a Paolo VI, citando le sue parole all’indomani della chiusura del Concilio Vaticano II. Il Servo di Dio Paolo VI invitava a “una nuova ed autentica mentalità cristiana” e a un “nuovo stile di vita ecclesiale”. E fotografava già nel 1970 il bisogno diffuso di “conquista, possesso, godimento dei beni economici”: lo vedeva – sono sue parole – “nella opinione pubblica” ma anche “dentro e fuori della Chiesa”. Oggi Papa Francesco denuncia “un’economia dell’esclusione e dell’inequità”, per poi affermare che “di fronte alla precarietà in cui vive la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo, come pure di fronte alle fragilità spirituali e morali di tante persone, in particolare i giovani, come comunità cristiana ci sentiamo interpellati”. Dunque l’invito deciso e forte: “gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica possono e devono essere soggetti protagonisti e attivi nel vivere e testimoniare che il principio di gratuità e la logica del dono trovano il loro posto nell’attività economica”.
Guardando ai lavori del Simposio, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nel suo intervento ha spiegato come fosse “necessario fare il punto della situazione che presenta luci e ombre”. Ha sottolineato come i consacrati siano “quasi indotti o costretti ad entrare nel meccanismo delle leggi dell’economia moderna”, per poi ribadire che “devono farlo con la semplicità e la prudenza propria del discepolo del Signore”. Il segretario della stessa Congregazione, mons. José Rodriguez Carballo, ha sottolineato l’importanza di “mettere insieme una perfetta e qualificata organizzazione senza dimenticare una amministrazione spirituale”.
Papa Francesco: fedeli laici protagonisti, non contrapporre parrocchie e aggregazioni ecclesiali
◊ “I fedeli laici, in virtù del Battesimo, sono protagonisti nell'opera di evangelizzazione e promozione umana”: è quanto afferma Papa Francesco in un Messaggio per il Convegno dei responsabili delle aggregazioni laicali ecclesiali e di ispirazione cristiana, promosso dalla Diocesi di Roma sul tema “La missione dei laici cristiani nella città” presso la Pontificia Università Lateranense. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il protagonismo del laicato - sottolinea il Papa nel suo messaggio - "è un elemento fondamentale che appartiene agli insegnamenti del Concilio Vaticano II". “Incorporato alla Chiesa, ogni membro del Popolo di Dio - rileva - è inseparabilmente discepolo e missionario. Bisogna sempre ripartire da questa radice comune a tutti noi, figli della madre Chiesa (cfr Evangelii gaudium, 120). Come conseguenza di questa comune appartenenza alla Chiesa e partecipazione alla sua missione – spiega - è importante non contrapporre tra loro le parrocchie e le aggregazioni ecclesiali laicali. Queste ultime, nella loro varietà e dinamicità, sono una risorsa per la Chiesa, con la loro proiezione nei diversi ambienti e settori della vita sociale; ma è bene – osserva Papa Francesco - che mantengano un legame vitale con la pastorale organica delle diocesi e delle parrocchie, per non costruirsi una lettura parziale del Vangelo e non sradicarsi dalla madre Chiesa (cfr ibid., 29)”.
Il Papa, pensando alla missione dei laici cristiani nella città “a contatto con le complesse problematiche sociali e politiche”, li invita a “fare uso abitualmente del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, uno strumento completo e prezioso. Con l'aiuto di questa ‘bussola’ – afferma - vi incoraggio a lavorare per l'inclusione sociale dei poveri, avendo sempre per loro una prioritaria attenzione religiosa e spirituale (cfr ibid., 200)”.
Sul convegno “La missione dei laici cristiani nella città”, ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:
I laici hanno cambiato la mentalità del sentirsi Chiesa. La loro presenza nelle parrocchie come catechisti, educatori, collaboratori dei sacerdoti è divenuta fondamentale, ma c’è bisogno di un ulteriore passo in avanti e di un maggiore confronto per operare al meglio in una società che pone continue sfide, in particolare in una città complessa come Roma. Questo tra gli obiettivi del convegno “La missione dei laici nella città”. Il commento del cardinale vicario Agostino Vallini:
“Noi ci rifacciamo alla dottrina del Concilio, in particolare alla Costituzione “Lumen Gentium”, dove si dice che il laico è membro del popolo di Dio, a tutti gli effetti. Non è un cristiano di seconda classe, ed ha come specifico il compito di animare cristianamente l’ordine temporale, cioè le realtà del mondo. Deve essere lì, nelle realtà del mondo, il fermento, la presenza, il testimone, il coraggioso evangelizzatore, ma con la vita. Questo convegno l’abbiamo voluto perché ci pareva necessario che i laici prendessero ancora più coscienza che hanno una responsabilità. Dove si esplica innanzitutto? Negli ambienti di vita: e il mondo della cultura, il mondo della finanza, del lavoro, delle comunicazioni, della scuola … sono gli ambienti di vita, dove i laici vivono. E questo significa che è lì che loro devono operare con la loro testimonianza di vita, ma anche con il coraggio della parola e della coerenza”.
E la formazione diventa quindi di primaria importanza, per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che operano quotidianamente per la Chiesa. Ascoltiamo il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta:
R. – Ci vuole preparazione, anche di carattere professionale. Credo che si debba fare una riflessione su questo: essere sempre capaci, anche dove si fa volontariato, anche dove si dà per solidarietà in maniera adeguata alle esigenze. E poi, avere una grossa carica di speranza: la speranza è quella che sembra essersi eclissata nel mondo di oggi, mentre i cristiani che hanno le certezze possono essere degli operatori di speranza per rianimare, da questo punto di vista, la nostra società.
D. – I giovani possono essere il punto di partenza di questa missionarietà nelle città?
R. – Direi di sì, anche perché hanno entusiasmo e hanno progettualità. Quindi è indubbio che si debba riporre in loro grandi speranze.
E durante il convegno i partecipanti hanno preso parte a diversi laboratori tematici per capire meglio come poter essere missionari nella città. Francesca Giordano, giornalista e coordinatrice del gruppo sulla comunicazione:
“La prima cosa che è emersa è la possibilità – bellissima – di comunicare tra di noi comunicatori, quindi di fare rete, di convergere non solo su valori, ma anche su progetti comuni. La seconda è proprio questo decentrarsi ulteriormente: quindi, uscire non solo dai nostri particolarismi; uscire proprio fuori, verso il pubblico con un’attenzione particolare alla comunicazione positiva. Puntare sulla comunicazione di notizie buone, di fatti positivi, di modelli che siano positivi. E in questo senso si sono già ipotizzati degli strumenti per arrivare a questo, come un Osservatorio sulla comunicazione positiva, una Banca delle storie che forse potranno veramente aiutarci in questa direzione”.
◊ Il Papa ha lanciato questo tweet dall’account @Pontifex in nove lingue: “La sfida degli sposi cristiani: stare insieme, sapersi amare per sempre, e fare in modo che l’amore cresca”.
Il Papa riceve il card. Marc Ouellet
◊ Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Spagna, in visita "ad Limina Apostolorum".
Mons. Tonucci nominato delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova
◊ Papa Francesco ha accolto la rinuncia presentata da mons. Vittorio Lanzani all’Ufficio di delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova e ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo-prelato di Loreto e delegato pontificio per il Santuario Lauretano.
Nomina dei nunzi in Lituania e Sudan
◊ Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Lituania mons. Pedro López Quintana, arcivescovo titolare di Agropoli, e nunzio apostolico in Sudan mons. Hubertus Matheus Maria van Megen, consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Novaliciana, con dignità di arcivescovo.
Ucraina, il card. Parolin: "Auspichiamo soluzioni negoziate"
◊ Della situazione Ucraina ha parlato il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, intrattenendosi con i giornalisti a margine del convegno per i 40 anni dell’Istituto Jacques Maritain. Il servizio di Davide Maggiore:
L’inizio di un dialogo tra le parti: è la speranza espressa dal card. Parolin commentando l’appello per l’Ucraina lanciato domenica scorsa da Papa Francesco. Ascoltiamo le parole del segretario di Stato:
“È una situazione preoccupante, questo sì. Credo che tutti abbiano rilevato questo aspetto. Ecco, l’auspicio è che ci si possa parlare, come sempre: come sempre, noi auspichiamo che quindi si cerchino soluzioni negoziate. Io credo che in Ucraina si può cercare una soluzione in cui ciascuna delle due parti possa salvaguardare i suoi interessi e soprattutto salvaguardando i suoi interessi salvaguardare il bene del Paese e della sua popolazione”.
Il porporato ha poi proseguito commentando la possibilità di un dialogo tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca su questo tema:
“Io credo di sì, che anche su questo punto possiamo parlarci, è quello che noi desideriamo. Se è possibile portare un contributo anche a livello di relazioni interreligiose a favore del bene di quella popolazione noi siamo pronti a farlo e auspichiamo che si possa fare”.
8 marzo, Giornata della donna in Vaticano: la testimonianza di Jocelyne Khoueiry
◊ Si celebra oggi, 8 marzo, la Giornata Internazionale della donna. In questa occasione si tiene in Vaticano un evento speciale dal titolo “Voci di fede” per “Rendere le donne invisibili visibili”, attraverso la testimonianza di 10 donne impegnate su diversi fronti in vari Paesi del mondo. Sull’importanza di mettere sempre più in luce il ruolo delle donne nella Chiesa, Roberta Gisotti ha intervistato una delle partecipanti all’evento, Jocelyne Khoueiry, libanese, fondatrice di un movimento laico femminile, (La libanaise–Femme du 31 mai), e recentemente nominata membro del Pontificio Consiglio per i laici:
R. - È molto importante. Ci troviamo in un periodo storico culturale molto critico, perché oggi in una società come la nostra, liquida, senza criteri, senza valori fondanti e chiari è molto importante che la donna faccia la sua parte, offrendo la sua vocazione come identità, come prospettiva umanizzante della società anche nella Chiesa, perché le sue caratteristiche possono aiutarla ad essere più Chiesa, più madre - se possiamo dire- e più mariana. Dunque proporre queste voci di donne che fanno servizio umano di misericordia, di apertura culturale sul femminile, sul vero senso del femminile e del maschile, è importantissimo.
D. - Questo evento parte da una sollecitazione di Papa Francesco. Lei crede che questo invito troverà resistenze?
R. - Penso di no, se questa evoluzione o questa risposta a questo invito prende una via sana, positiva: stiamo provando, come donne, a dare un posto alla nostra missione all’interno della Chiesa. Dunque, possiamo dire che non è un atto di concorrenza, assolutamente! E’ un modo di mostrare la vera promozione della donna sotto lo sguardo di Dio creatore.
D. - Si tratta anche, forse, di rilanciare quell’invito già rivolto da Giovanni Paolo II di valorizzare il genio femminile delle donne…
R. - Esatto. Ho detto che Papa Francesco ha fatto un passo in più a livello pratico rispetto a quello che Giovanni Paolo II aveva annunciato nella sua Mulieris Dignitatem.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un passo chiave: Papa Francesco nomina i membri del Consiglio per l’economia.
La logica della gratuità: messaggio del Pontefice al simposio del dicastero per i religiosi.
I laici risorsa della Chiesa: messaggio per il convegno alla Lateranense.
Un’energia che nasce dalla pace interiore: nell’intervista di Silvina Pérez la giornalista argentina Alicia Barrios racconta il suo amico padre Jorge.
Solo chi ama resta: Ugo Sartorio sulle donne testimoni del Risorto.
Società, democrazia e verità: Giulia Galeotti riguardo al convegno alla Cattolica sulla dottrina sociale della Chiesa.
Bambini non soldati: risoluzione dell’Onu contro l’arruolamento dei minori.
Ucraina. Mosca accusa Kiev ma si dice pronta al dialogo
◊ La situazione in Ucraina è sempre tesa. L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha annunciato che i suoi osservatori tenteranno nuovamente di entrare in Crimea, dopo due tentativi a vuoto questa settimana. Il ministro degli Esteri russo Lavrov sottolinea che Mosca è disponibile ad un dialogo “onesto ed equo” con i suoi partner stranieri per aiutare l’Ucraina ad uscire dalla crisi. Ma precisa che il governo di Kiev “dipende da nazionalisti radicali che hanno preso il potere con un attacco armato”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
I margini di manovra politica per risolvere la crisi in Ucraina appaiono ristretti. Per Mosca l’attuale esecutivo ucraino non è indipendente. Il governo di Kiev chiede a quello russo di lasciar operare gli osservatori internazionali in Crimea. E denuncia che truppe russe hanno assaltato nella notte, in Crimea, postazioni ucraine costringendo alla fuga le guardia di frontiera. La Cina definisce la situazione nel Paese incresciosa e ribadisce la sua contrarietà a sanzioni contro la Russia. Il presidente americano, Barack Obama, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, concordano sulla necessità che la Russia ritiri le sue forze dalla Crimea, dove secondo il Pentagono sono stati dispiegati almeno 20 mila soldati russi. Mosca avverte Washington che eventuali sanzioni contro la Russia “colpiranno gli Stati Uniti come un boomerang”. Sul terreno, intanto, è fallito il tentativo delle truppe russe di prendere il controllo di una base missilistica a Sebastopoli e in occasione dell’odierna giornata, i soldati ucraini in Crimea distribuiscono fiori alle donne. Molti Paesi hanno inoltre boicottato le Paraolimpiadi di Sochi, inaugurate ieri alla presenza di Putin. La società russa Gazprom minaccia infine di tagliare le forniture di gas all'Ucraina se Kiev non salderà il suo debito, che ammonta a quasi 2 miliardi di dollari.
Sulla complessa attuale situazione politica, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di Massimiliano Di Pasquale, giornalista esperto di Ucraina e membro dell’Associazione Italiana di Studi Ucrainistici:
R. – Finora, Mosca non ha voluto affatto il dialogo, violando anche tutta una serie di accordi anche internazionali, tra cui quello che era stato firmato il 5 dicembre del 1994 a Budapest in base al quale l’Ucraina – all’epoca – cedeva il suo arsenale nucleare in cambio della garanzia della tutela dei suoi confini, da parte di Gran Bretagna, Stati Uniti e della stessa Russia. Quindi, l’annessione di fatto della Crimea è in violazione a qualsiasi principio di diritto internazionale. L’idea di voler proclamare un referendum per la secessione dell’Ucraina e per l’annessione alla Federazione russa, senza aver consultato in alcun modo il governo legittimo di Kiev, è in violazione a qualsiasi norma di diritto internazionale.
D. – A complicare il dialogo c’è il fatto che, secondo Mosca, il governo di Kiev dipende da nazionalisti radicali che hanno preso il potere con un attacco armato …
R. – Quelli che hanno preso il potere non sono illegittimi e non sono fascisti. Ma è un governo ad interim che è stato votato dalla Rada, il Parlamento ucraino. E se questo radicalismo fosse così spinto, non si spiega perché la comunità ebraica di Kiev appoggi Maidan.
D. – Per risolvere il braccio di ferro politico ed evitare anche il rischio di una guerra, quali ruoli possono avere Stati Uniti ed Unione Europea?
R. – Per evitare la guerra occorre veramente un ruolo diplomatico molto forte da parte degli Stati Uniti, perché c’è un’Europa silente che probabilmente per paura di ritorsioni legati al gas ha avuto un ruolo veramente debole …
E la crisi tra Mosca e Kiev ha avuto ieri forti ricadute alla cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi invernali di Sochi, sul Mar Nero. L’evento, alla presenza del presidente russo Putin, è stato boicottato praticamente da tutti i leader mondiali. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
“Spero che le paralimpiadi possano almeno un po’ smorzare le passioni intorno alla questione ucraina”. Il presidente russo ha incontrato le squadre ed anche quella ucraina, che ha deciso di partecipare ai Giochi. “Noi restiamo qui – ha detto il capo delegazione, dopo l’incontro con il leader del Cremlino, – affinché la nostra gente si ricordi dell’Ucraina, un Paese sovrano che ha inviato a Sochi una sua squadra. Prego che i paralimpici partecipino alla pace in Europa, nel mondo ed in Ucraina”. Se “qualcosa di irreparabile” avverrà durante i Giochi la squadra, ha già annunciato, tornerà subito indietro a Kiev con tutti i suoi 31 componenti. Nelle poche parole in pubblico il presidente Putin ha sottolineato che è “importante che gli sportivi possano concentrarsi sulle gare” e non su altro. Per la crisi in Ucraina gran parte dei Paesi occidentali non ha inviato proprie rappresentanze ufficiali alla cerimonia di inaugurazione.
Unicef: stop ai bambini soldato entro il 2016
◊ Entro il 2016 “Stop ai bambini soldato”: è questa l’iniziativa presentata a New York da Unicef, Onu e ong partner. La comunità internazionale raddoppierà il proprio impegno per accompagnare gli Stati che ancora prevedono il reclutamento e l’impiego di bambini nelle forze armate affinché si attuino misure di prevenzione del fenomeno. Veronica Giacometti ha intervistato Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia:
R. – Questi bambini vengono coinvolti drammaticamente nelle guerre anche e soprattutto contro voglia, con violenza. Quindi vanno tutelati perché in occasione di questo loro coinvolgimento sono esposti a rischi e a violenze di ogni tipo, destinati a svolgere mansioni anche come “schiavi sessuali”, per intenderci. Noi siamo impegnati da parecchi anni a livello mondiale per l’eliminazione di questo dramma. Tali bambini vengono catapultati in un conflitto e spinti, a volte anche costretti, ad uccidere, in tutti i modi. A volte vengono pure drogati. Il recupero di questi bambini per noi è fondamentale perché, se vogliamo sostenere la Convenzione sui diritti dell’infanzia, questa vergogna a livello mondiale deve cessare.
D. – Qual è concretamente l’aiuto della comunità internazionale? Quali sono le attività e i progetti previsti?
R. - Le iniziative concrete che noi abbiamo in animo di realizzare e che rientrano proprio nel protocollo che abbiamo sottoscritto, riguardano essenzialmente un recupero dei giovani da un punto di vista psicologico, quindi un aiuto a questi ragazzi per cercare di reinserirli. Lo facciamo essenzialmente attraverso la scuola, perché questi sono ragazzi che hanno abbandonato gli studi. Ma noi vogliamo anche spingerci oltre, cercando di proiettare la scuola verso un’occupazione futura o un’attività lavorativa. Ma non soltanto questo. Pensiamo anche di aiutare lo stesso Paese, lo stesso governo, perché crei strutture permanenti per quanto riguarda i giovani. Questi interventi poi si traducono anche in opportunità economiche per questi ragazzi, per poter riprendere la loro attività.
D. – Quante sono le probabilità reali che entro il 2016 non esistano più i bambini soldato?
R. – Prefissarsi un traguardo vuol dire mettere in gioco la propria attività e quindi il proprio impegno per cercare di raggiungerlo. Ci sono buone probabilità, non possiamo dire di no. Quando fissiamo degli obiettivi lo facciamo con attenzione. Ci sono possibilità, poi qui si tratta di condividere una scelta che, dopo tutto, non è che in questo momento agevoli tanto i Paesi che praticano questa azione nei confronti dei bambini, dei giovani, dei ragazze e delle ragazze. Noi siamo molto fiduciosi per il raggiungimento entro il 2016.
◊ Con 13 voti favorevoli e uno solo contrario il Consiglio d’Europa ha accolto un reclamo di una Ong internazionale secondo la quale in Italia ci sarebbero troppi medici obiettori di coscienza, con la conseguente violazione del diritto delle donne ad abortire, stabilito dalla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Il servizio di Paolo Ondarza:
Sarebbero oltre il 70% i medici obiettori di coscienza, troppi secondo il Consiglio d’Europa che, accogliendo il reclamo dell’organizzazione non governativa International Planned Parenthood Federation European network ha richiamato l’Italia, perché violerebbe i diritti stabiliti dalla Legge 194. In altre parole il diritto delle italiane che vogliono interrompere la gravidanza sarebbe calpestato dal diritto dei medici di rifiutarsi di praticare l’aborto e costringerebbe così - secondo il Consiglio d’Europa - molte donne a spostarsi da una struttura ad un’altra. Il commento di Paola Ricci Sindoni, presidente dell’Associazione "Scienza e Vita":
R. - C’è una sorta di accanimento contro quello che è un diritto: il diritto dell’obiezione di coscienza. In fondo, è vero che secondo gli orizzonti della Legge 194 la donna ha diritto ad abortire, ma qui c’è un conflitto e anche una compresenza di diversi diritti. Mi pare che in Europa ci sia una visione antropologica che assolutizza certi diritti piuttosto che altri. Credo che questa, da un punto di vista giuridico, sia una malformazione, cioè una cattiva formazione del valore del diritto che è ugnale per tutti i cittadini. L’obiettore non è quello che non ha voglia di lavorare - come viene percepito da un certo senso comune - ma è una persona che vuole aderire a dei principi personali - quindi ai principi della propria coscienza - che vanno rispettati, così come vanno rispettati gli altri diritti.
D. - Secondo il Consiglio d’Europa, sarebbe aumentato esponenzialmente il numero dei medici obiettori. Dal 58,7 per cento del 2005, sarebbe arrivato ad oltre il 70 per cento nel 2009. Ma si parla anche di cifre più alte. Si racconta poi di come in alcune regioni non ci siano medici non obiettori. Sono questi i dati che voi riscontrate sul territorio nazionale?
R. - Quando partecipo ai convegni, i competenti in materia - quindi gli operatori sanitari, i medici che operano all’interno delle strutture pubbliche - dicono chiaramente che sono delle percentuali molto al di sopra della realtà. Ora, temo - ahimè - che spesso per sostenere la propria visione del mondo, il proprio modello culturale si tenda un po’ ad enfatizzare queste cifre. Sembra, infatti, esagerato pensare che in Calabria ci sia stato un picco tale da costringere le donne a passare da una città all’altra. Questo - ripeto - non è di mia competenza, ma ho sentito chiaramente degli operatori sanitari essere molto perplessi su questi dati.
D. - È verosimile pensare che oggi la domanda di aborto da parte delle donne italiane non trovi risposta sufficiente?
R. - Secondo noi no, non sono veri questi dati. Intanto perché - in generale - c’è un leggero calo del numero degli aborti nel territorio nazionale, e poi perché i consultori - anche quelli previsti dalla 194, quelli appunto che ahimè non prevedono neanche la presenza dell’obiettore di coscienza al proprio interno - si dice che invece funzionino. Ora, delle due la verità è una: o i consultori non funzionano, e allora la donna effettivamente poi si trova in difficoltà, o come si dice, invece, i consultori funzionano e non sono di parte, sono consultori strutturati secondo la normativa della 194. Allora non sarebbe neanche vero l’assunto secondo il quale la donna è abbandonata.
D. - Questa notizia effettivamente non è una novità, se pensiamo che nei mesi scorsi erano partite delle campagne che miravano ad identificare come buon medico, il medico non obiettore …
R. - Questo è un po' il clima che si respira, che tende sempre più - ripeto - a marginalizzare e a demonizzare la figura dell’obiettore. Se lei pensa che addirittura i farmacisti cattolici - che dovrebbero avere lo stesso diritto di obiezione a fronte di farmaci chiaramente abortivi – dal momento che nel loro quadro deontologico non è prevista l’obiezione, sono spesso esposti a denunce anche di carattere penale per omissione di soccorso … Questo dà il quadro della difficoltà a veder riconosciuto lo statuto giuridico del diritto dell’obiezione.
Quarantesimo Istituto Maritain, il card. Parolin: "I suoi valori possono aiutare il mondo"
◊ Da quarant’anni sviluppa l’eredità di una delle grandi figure del pensiero cristiano del Novecento: è l’Istituto Internazionale Jacques Maritain, che ieri ha celebrato il quarantesimo anniversario della sua fondazione con un convegno all’ambasciata di Francia presso la Santa Sede. Era presente, tra gli altri, il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin. Il servizio è di Davide Maggiore:
Senza l’azione dell’Istituto Maritain, ha spiegato il card. Parolin, forse il pensiero del grande mistico francese “non avrebbe mantenuto quella vitalità di cui oggi riscontriamo diversi segni”. Su questo tema il segretario di Stato si è poi soffermato anche ai nostri microfoni:
“Anche la mia presenza qui vuole sottolineare appunto questo impegno che l’Istituto ha offerto in questi anni proprio per diffondere il pensiero di Maritain, che, riprendendo la filosofia di San Tommaso, è riuscito ad applicare queste categorie fondamentali anche ai nuovi problemi della società e che in un certo senso ha anticipato anche il Concilio Vaticano II. Quindi, è un momento di riconoscimento di questo lavoro, di questo impegno, di questo sforzo. La mia presenza è anche un augurio affinché questo possa continuare di fronte alle grandi sfide in cui si trova il mondo di oggi”.
Maritain, ha detto inoltre il porporato “ha fornito gli strumenti epistemologici ed etici per affrontare i grandi problemi del Novecento”, con l’idea di un “umanesimo integrale” da cui nasce il concetto di una “sana laicità”, ma anche quello “dell’importanza del sacro e del santo” elementi chiave “nelle nostre società globalizzate, spesso carenti di finalità e di significati fondamentali”. A indicare le linee guida dell’approfondimento di questo pensiero negli ultimi 40 anni è Roberto Papini, presidente dell’Istituto Maritain:
“La rilettura comunitaria - insieme ad intellettuali di diversi Paesi - del pensiero del più grande filosofo cristiano del ‘900. Il secondo punto, è stato il tentativo di confrontare questo pensiero con le questioni disputate del nostro tempo, del nostro contesto di oggi”.
Papini sottolinea anche, tra i molti temi affrontati dal filosofo francese, quelli che potrebbero fornire gli spunti di riflessioni più fecondi al dibattito attuale:
“Nel campo della filosofia fondamentale, il suo realismo critico, la valorizzazione dell’intelligenza per comprendere il Creato e il mondo che ci circonda. Nel campo della filosofia pratica, la grande attualità dell’estetica di Maritain, nel confronto con le estetiche contemporanee che sembrano aver perduto di senso ma che implicitamente sono alla ricerca di una nuova visione dell’uomo. Anche nel campo del pensiero politico, dove oggi si affrontano diverse correnti post-ideologiche, abbiamo bisogno di alcuni valori politici e Maritain è uno tra coloro che può fornirceli”.
Su come si possa mantenere vitale questo pensiero, ascoltiamo infine le parole del card. Parolin:
“Diffondendo, evidentemente, le opere di Maritain e cercando di far vedere come è possibile, nelle diverse situazioni, mettere in pratica ed applicarne i principi. Pensiamo, per esempio, al tema della democrazia, tema sul quale tante volte il Papa si è soffermato: una democrazia che deve essere piena di valori, che deve fare riferimento a valori e non deve essere soltanto formula, o struttura. Credo che qui ci siano questi principi che oggi possono davvero aiutare il mondo a risolvere i suoi problemi”.
Memoria di San Giovanni di Dio: intervista con Fra Marco Fabello
◊ La Chiesa fa memoria oggi di San Giovanni di Dio, riconosciuto come il creatore del moderno concetto di ospedale. Ma come tutti i Santi, il merito del fondatore dei Fatebenefratelli è stato quello di aver introdotto in un contesto particolare – quello della malattia e della sua cura – lo stile della carità cristiana, umanizzando il modo di essere accanto all’infermo, alla sua fragilità. Al microfono di Alessandro De Carolis, Fra Marco Fabello, dell’Ordine dei Fatebenefratelli, spiega la portata di questa rivoluzione portata 400 anni fa da San Giovanni di Dio:
R. - San Giovanni di Dio - che per primo mette i malati in una struttura, divide una struttura secondo le varie patologie creando i reparti ospedalieri - organizza la sanità in modo molto moderno: da una situazione molto confusa e molto poco igienica, viene a crearsi una realtà che favorisce la salute dal basso.
D. - Quindi questo è il senso della sua modernità?
R. - Questa è la parte esteriore della sua modernità. Il fatto più importante è l’approccio che lui ha verso il malato, un approccio di grande umanità e personalizzato. Forse proprio questo è l’aspetto più importante e che viene messo meno in evidenza.
D. – “Fate bene fratelli a voi stessi per amore di Dio”. Come viene vissuto, oggi, nelle strutture ospedaliere del vostro ordine il motto di San Giovanni di Dio?
R. - Questo motto nasce soprattutto nel momento di chiedere l’elemosina. Quando lui gira per le strade di Granada, mette le persone in condizione di far bene a sé stesse, perché fare l’elemosina è come una sorta di perdono dei peccati. Quindi fa fare un’opera buona alle persone verso sé stesse. Dopo di che, invece, da un altro punto di vista come mettere in atto questo motto “Fate bene fratelli” oggi? Credo che si rivolga in modo principale alle strutture sanitarie e assistenziali affinché diventino dei luoghi in cui il malato possa trovarsi come a casa propria. Allora è un’umanizzazione totale, un’attenzione totale al malato, alla sua famiglia e al territorio da cui deriva.
D. - Parlando di motti, il vostro superiore generale ha indicato, per i vari Capitoli generali che stanno rinnovando in questi mesi il volto dell’ordine, questo slogan: ”Vivere l’accoglienza con speranza ed audacia”. Perché questi due termini?
R. - La speranza perché è un tempo in cui dobbiamo avere non tanto la speranza banale, ma la speranza nella Provvidenza, in Dio, la speranza come virtù cristiana. È un momento difficile per la sanità, quindi è difficile anche per le nostre strutture, per le nostre opere. Poi l’audacia: perché senza coraggio oggi non si va avanti. E questo bisogna impararlo dai nostri santi, in particolare da San Giovanni di Dio, ma anche da San Benedetto Menni, che hanno avuto la grande audacia di fare cose mai viste fino ad allora. E quindi noi oggi dobbiamo essere capaci in modo apostolico di ripetere questi gesti nella realtà in cui viviamo, avendo il coraggio e l’audacia di fare cose che per il mondo di oggi sono un grande interrogativo. La domanda però che ci facciamo è questa: siamo in grado di avere tutta questa audacia? E questo è il compito che i Capitoli provinciali stanno cercando di risolvere, proprio perché, se non abbiamo quest’audacia, oggi il rischio è che la nostra azione apostolica, la nostra azione profetica non abbiano più quel senso che San Giovanni di Dio vorrebbe avesse.
D. - Il Capitolo della provincia lombardo–veneta si è svolto con una particolarità: la presenza dei laici. È - per così dire - una nuova frontiera che state vivendo?
R. - San Giovanni di Dio, quando ha cominciato la sua opera, era un cristiano e basta: non era un religioso, non era nessuno. Solo dopo è stato dichiarato religioso. Quindi quello dei laici non è altro che un reingresso nell’ordine visto che il limite è stato proprio questo. E poi c’è l’invito della Chiesa nel lasciare ai laici i compiti gestionali, amministrativi, affinché i religiosi possano assumere funzioni più proprie, ovvero l’animazione e l’umanizzazione, che sono l’accompagnamento spirituale delle persone.
D. - E questo, in qualche modo, è anche in sintonia con ciò che spesso ricorda Papa Francesco ai sacerdoti …
R. - Ed è questo! Papa Francesco sta cambiando il volto di tante situazioni. Tutti dobbiamo essere capaci di cambiare anche il nostro volto rispetto al suo insegnamento che è un insegnamento davvero profetico! E credo che poi sia un po’ il condimento essenziale, quello che dà più sapore oggi, alle nostre azioni.
Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
◊ Nella prima domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, condotto dallo Spirito nel deserto, viene tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, il tentatore gli si avvicina dicendogli: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma Gesù risponde:
«Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Abbiamo iniziato la Quaresima, tempo forte di conversione, cammino gioioso verso la Pasqua. Il Vangelo ci presenta Gesù condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. I quarant’anni in cui Dio tiene Israele nel deserto per prepararlo ad accogliere il dono della terra promessa; i quaranta giorni che Cristo trascorre nel digiuno e nella preghiera per entrare nella missione affidatagli dal Padre, sono un’immagine della vita dell’uomo sulla terra. Anche noi dobbiamo passare attraverso la prova, la tentazione. Perché? S. Antonio del deserto afferma: “Togli la tentazione e nessuno si salva” (S. Atanasio, Vita di Antonio. Apoftegmi – Lettere, apoftegma 5). E S. Giacomo: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla” (1,2-4). Ecco il significato della Quaresima: ritrovare la letizia, la bellezza della fede, imparando a riconoscere in noi e attorno a noi l’opera del demonio, “lo spirito che nega sempre” (Goethe): il tentatore, colui che mette tranelli, che inganna; il diavolo, colui che si mette in mezzo, che ti fa lo sgambetto a tradimento; e satana, l’accusatore, il nemico per eccellenza, il “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8,44). Questo cammino è necessario per unirci al combattimento vittorioso di Cristo, con le armi del digiuno, della preghiera e dell’elemosina, insieme a tutta la Chiesa, e giungere a rinnovare nella notte di Pasqua la grazia del Battesimo che segna la fine del peccato e l’inizio di una vita nuova.
Malaysia, Boeing con 239 passeggeri precipitato in mare
◊ Gli aerei dei soccorsi che stanno cercando tracce del Boeing 777 della Malaysia Airlines, hanno avvistato due grandi chiazze di combustibile in mare. Il velivolo, con 239 persone a bordo, è sparito nella notte mentre sorvolava il mare a sud del Vietnam, due ore dopo la partenza da Kuala Lumpur alla volta di Pechino. Secondo la marina vietnamita, che sta inviado unità sul posto, l'aereo è caduto in una zona tra il Golfo di Thailandia e il Mar Cinese Meridionale, nelle acque tra la Malaysia e il Vietnam. A bordo c'erano soprattutto cinesi - almeno 153, 38 malesi, 12 indonesiani, ma anche australiani, europei e americani. Le autorità cinesi hanno chiesto a tutti i dipartimenti interessati di aumentare gli sforzi per venire a capo del disastro del volo Malaysian. Tutte le navi militari di stanza nel Mar Cinese Meridionale sono state allertate per recarsi sul posto e prestare gli aiuti necessari. Anche la Francia, che conta quattro suoi cittadini nella lista dei passeggeri, ha offerto aiuti per le operazioni di ricerca del velivolo. (M.G.)
Egitto: bomba al Cairo, un ferito. Presidente Mansour promulga nuova legge elettorale
◊ Torna alta la tensione in Egitto, dove una persona è rimasta ferita questa mattina per l'esplosione di una bomba a Heliopolis un quartiere a est del Cairo, non lontano da una stazione della metropolitana. Fonti della sicurezza egiziana precisano che un secondo ordigno è stato disinnescato. Intanto si aggrava il bilancio degli scontri di ieri nella capitale tra polizia e manifestanti vicini ai Fratelli Musulmani. Secondo il Ministero degli Interni egiziano, si contano almeno tre morti e 28 feriti, mentre 60 manifestanti sono stati arrestati. Infine, sempre stamane, il presidente ad interim egiziano Adly Mansour ha promulgato la legge elettorale che spiana la strada alle prossime elezioni presidenziali. La legge ‘blinda’ le decisione dell'Alta Commissione elettorale di fronte alla giustizia, impedendo che le decisioni prese da questo organismo possano essere impugnate o essere oggetto di ricorso. (M.G.)
Iran: presidente Rohani critica la chiusura di due quotidiani riformisti
◊ Il presidente iraniano Hassan Rohani ha criticato la chiusura di due quotidiani riformisti, Aseman e Bahar, ordinata da un giudice perché li ha ritenuti responsabili di aver messo in discussione i principi dell'Islam. Parlando con i giornalisti, il presidente ha affermato che non è giusto chiudere un quotidiano alla sua prima violazione, solo perché un suo giornalista è visto coma "inadeguato". Il presidente quindi ha fatto riferimento agli ambienti ultraconservatori del Paese che hanno fatto pressioni per ottenere la chiusura delle testate e che nel passato hanno criticato anche l’accordo sul nucleare con il gruppo 5+1 promosso dallo stesso Rohani. Dal 2000 a oggi, la magistratura iraniana ha chiuso almeno 150 testate riformiste e ha condannato al carcere decine di giornalisti, direttori ed editori, spesso con l'accusa generica di aver offeso le autorità. (M.G.)
Paraguay : i vescovi chiedono giustizia per le comunità contadine sfollate dalle loro terre
◊ A conclusione della prima Assemblea Plenaria di quest’anno, l’episcopato del Paraguay ha pubblicato un messaggio per la Quaresima nel quale presenta una realtà nazionale sopraffatta dai problemi e dalle sofferenze del popolo paraguaiano. Nel testo, l’episcopato fa un appello alle autorità perché ci sia un trattamento degno e una sentenza definitiva per i contadini che da venti giorni compiono uno sciopero della fame nel carcere di Curuguaty. I contadini sono stati arrestati dopo gli scontri con le forze dell’ordine che nel 2012 - dopo il massacro di 11 contadini -, che portarono alla crisi politica e alla destituzione del presidente Fernando Lugo. Nel documento, i vescovi avvertono sulle minacce alla salute, all’integrità e alla cultura dei contadini sfollati dalla loro terra per la pressione esercitata da grandi imprese agroalimentari nazionali e multinazionali che usano prodotti tossici senza alcun rispetto per l’ambiente. Nel messaggio, l’episcopato lamenta che per queste imprese non ci sia nemmeno l’obbligo tributario che comporterebbe una distribuzione equa delle ricchezze che genera il Paese. “Abbiamo costatato – affermano i vescovi - che non si ferma l’esodo dei contadini e che la precarietà della salute, dell’educazione e della giustizia è una costante nel Paese”. L’episcopato lamenta l’abbandono delle comunità indigene, la rovina del sistema educativo nazionale, lo scandalo permanente della corruzione morale, la politicizzazione delle istituzioni dello Stato prive di autonomia e d’indipendenza e la disoccupazione dei giovani. Viene poi ricordato che le scuole paritarie cattoliche compiono un ruolo chiave nell’educazione dei settori più poveri della società e per tanto devono essere legittimamente beneficiate dai fondi che lo Stato elargisce solo per le scuole pubbliche. Infine, i vescovi ispirati nell’esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco, s’impegnano ad accompagnare il popolo paraguaiano nella speranza e nel dolore in questo cammino verso la Pasqua del Signore. (A.T.)
Guinea: campagna di vaccinazione di massa contro il morbillo
◊ Circa 400mila bambini dai 6 ai 10 anni saranno vaccinati e sarà incrementato il supporto alle strutture sanitarie con cure mediche specifiche per i soggetti già contagiati. E’ quanto prevede la campagna di vaccinazione contro il morbillo in Guinea-Conakry per arginare l’epidemia dichiarata dal governo nazionale il 14 gennaio. In collaborazione con il Ministero della Salute del Paese Africano, Msf ha inviato 32 équipe nei quartieri di Matam, Matoto e Ratoma. Situati strategicamente vicino alle persone che ne hanno bisogno, in centri comunitari, case private o spazi pubblici. Sono già stati registrati 1105 casi sospetti di cui 68 confermati e questo ha causato il timore di una rapida diffusione del contagio. “Il morbillo è una delle malattie più contagiose e può diffondersi in un lampo. Colpisce soprattutto i bambini e può comportare gravi complicazioni mediche”, spiega il capo missione della ong di Medici Senza Frontiere a Conakry che sta coordinando la campagna. L’Ong stima che durante l’epidemia circa 50 bambini colpiti dalla pandemia rischieranno di sviluppare complicazioni gravi e potenzialmente letali. Il morbillo può essere evitato attraverso un vaccino sicuro ed efficace che, quando diventa parte di un programma di vaccinazioni ordinario, è somministrato a tutti i bambini a partire dall’età di 9 mesi. Ma nel complesso, solo il 37% dei bambini in Guinea ha ricevuto entrambe le dosi necessarie per garantire una protezione completa. Anche a Conakry, la copertura della vaccinazione resta insufficiente, perché solo l’80% della popolazione è stata vaccinata. Come parte di questa campagna di vaccinazione è prevista anche una diagnosi gratuita ai bambini colpiti dalla malattia, in modo che possano essere curati, oltre a cure gratuite per eventuali complicazioni. (M.G.)
Francia: al via le Conferenze di Quaresima nella Cattedrale di Notre-Dame
◊ Al via questa domenica, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, il ciclo delle Conférences de Carême, le catechesi quaresimali. L’iniziativa, che si ripeterà tutte le domeniche del tempo quaresimale, è ormai diventato un appuntamento fisso della Chiesa cattolica parigina. Dopo la scorsa edizione dedicata al tema della fede in occasione dell’Anno della fede, quest’anno le riflessioni ruoteranno attorno al tema della ‘chiamata’. "L’uomo, un essere chiamato": questo è il titolo e l’argomento scelto dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Chiamata, sequela, senso e orientamento della vita umana e cristiana, costituiranno le fonti alle quali i cristiani parigini e francesi potranno attingere per vivere al meglio questo “tempo forte”, in preparazione alla solennità della Pasqua del Signore. Le conferenze, tenute da diversi relatori, potranno essere seguite sulle emittenti francesi France-Culture e Kto, oltre che su Radio-Notre-Dame. (G.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 67