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Sommario del 31/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • “O Papa mio!”: è festa all’incontro dei bambini con Francesco
  • Le testimonianze dei bimbi che hanno incontrato il Papa
  • Appello del Papa: tacciano le armi in Siria, no all'indifferenza
  • Il Papa al nuovo vescovo Fabio Fabene: Veglia e servi il Popolo di Dio
  • Chiusura Mese Mariano. Il Papa recita il Rosario nei Giardini Vaticani
  • Pubblicato il programma della visita del Papa a Cassano all'Jonio
  • Il Papa ai seminaristi cubani: portate Cristo a chi ha bisogno
  • Beatificazione di Madre Speranza. Card. Amato: viveva in Gesù
  • Altre udienze e nomine episcopali di Papa Francesco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sudan: continua la mobilitazione internazionale per Meriam
  • Ucraina. Esplosioni a Donetsk. Preoccupa situazione minori
  • Myanmar: Aung San Suu Kyi lotta per la riforma costituzionale
  • Giornata mondiale senza tabacco: 6 milioni di morti ogni anno
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Centrafrica: l’Acnur condanna l’attacco contro chiesa a Bangui
  • Caritas britannica chiede a governo misure contro povertà infantile
  • Usa: stabile il numero di vocazioni sacerdotali nel 2014
  • India: arcidiocesi di Goa apre linea telefonica contro suicidi
  • Pax Christi a Sarajevo per i 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale
  • Svizzera: fedeli africani pellegrini all’Abbazia di S. Maurice l’Agaune
  • Il Papa e la Santa Sede



    “O Papa mio!”: è festa all’incontro dei bambini con Francesco

    ◊   Una giornata indimenticabile: è quella che hanno vissuto 500 bambini di Napoli e Roma che hanno incontrato il Papa nell’Atrio dell’Aula Paolo VI. L’evento è stato promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura nell’ambito del “Cortile dei Bambini”. I bimbi sono arrivati in Vaticano con un treno speciale delle Ferrovie dello Stato Italiane, di qui il nome dell’iniziativa “Treno dei bambini”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “O Papa mio”. Ci voleva la creatività dei bambini e la genialità partenopea per trasformare la canzone italiana più famosa al mondo in un abbraccio musicale a Papa Francesco che ha apprezzato divertito questa singolare esecuzione. D’altro canto, il Pontefice si è sentito subito a casa in mezzo a tanti ragazzini festosi, e chiassosi, che gli avranno forse ricordato gli anni in cui, giovane gesuita, insegnava letteratura in un Liceo. Difficile condensare le emozioni di questi bambini, provenienti da sei scuole primarie di Napoli e di Roma, a rischio abbandono scolastico. Ci ha provato la maestra Patrizia, una docente napoletana, tra le organizzatrici dell’avvenimento che ha intrecciato le emozioni di alunni e insegnanti:

    “Loro ci chiedono: scrivi. 'Ho un amico', si scrive con l’‘h’ o senza ‘h’? E noi non sappiamo come si fa … Ma tu, ‘o tieni ‘n amico? Papa Francesco, glielo dica lei, alle maestre: con l’‘h’ o senza ‘h’? Noi, da oggi, un amico ce l’abbiamo: è lei. Grazie! (applausi)”

    Papa Francesco ha dunque dialogato con i bambini, prendendo spunto dal regalo che gli è stato offerto: una pianta in un vaso contenente terra delle catacombe:

    Francesco: “Dentro qui c’è terra delle catacombe, eh?"

    Ragazzo: "… delle Catacombe di San Gennaro!"

    Francesco: "San Gennaro, eh? Sono le più importanti, no?"

    Bambini: "Siii!"

    Francesco: "Eh, perché sono a Napoli, eh? [ride, ridono] Eh, siete voi … siete furbi, voi napoletani, eh? E, ma, dimmi: le catacombe sono sulla spiaggia, alla luce di tutto?"

    Bambini: "Noooo …!!"

    Francesco: "No … Dove sono, le catacombe?"

    Bambini: "Sotto terra …"

    Francesco: "Sotto terra. E nelle catacombe, c’è la luce?"

    Bambini: "Nooo …!"

    Francesco: "Cosa c’è?"

    Bambini: "Il buio”

    Ma, ha proseguito, mi avete portato questa “terra del buio” per “farla diventare luce”, perché - ha detto - la luce è più importante del buio:

    Francesco: “Che cosa è più importante – questa domanda – il buio, o la luce?"

    Bambini: "La luce!"

    Francesco: "La luce! E quando noi siamo nel buio, cosa è importante fare? Andare …"

    Bambini: "… alla luce!"

    Francesco: "… alla luce. Cercare …"

    Bambini: "… la luce!"

    Francesco: "La luce. Ma, dentro di noi: sempre. Perché la luce ci dà gioia, ci dà speranza”

    E ancora, ha osservato, la pianta che cresce su questa terra rappresenta i frutti “per un mondo migliore”. E questo non lo fa l’odio, lo fa l’amore, lottando uno accanto all’altro come fratelli:

    Francesco: “L’amore. E per questo, ti dirò una cosa, eh? Quando l’apostolo Giovanni, che era tanto amico di Gesù – tanto amico, no? – voleva dire chi è Dio, sapete cosa ha detto? 'Dio è amore'. E’ bello. Chi è Dio?"

    Bambini: "E’ amore!"

    Francesco: "Più forte!"

    Bambini: "Amore!"

    Francesco: "Dio è amore. E noi andiamo verso la luce per trovare l’amore di Dio. Ma l’amore di Dio è anche dentro di noi, nei momenti bui? E’ l’amore di Dio lì, nascosto? Sì: sempre! L’amore di Dio non ci lascia mai. Sempre è con noi. Abbiamo fiducia in questo amore, eh?”

    Dopo questo dialogo, Francesco si è trattenuto nell’Atrio dell’Aula Paolo VI con i bambini che quasi non volevano lasciar andar via questo maestro così speciale.

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    Le testimonianze dei bimbi che hanno incontrato il Papa

    ◊   I bambini provenienti da sei scuole primarie di Napoli e da due di Roma hanno visitato, molti per la prima volta, la Città del Vaticano. Al fascino della Basilica di San Pietro e dei Giardini Vaticani si è poi aggiunta l’emozione per l’incontro con il Santo Padre. Queste alcune delle testimonianze raccolte da Amedeo Lomonaco:

    R. - Mi è piaciuto tantissimo e ho visto tante cose emozionanti!

    D. - Qual è la cosa che vi è piaciuta di più?

    R. - Le statue, la chiesa … A me ha colpito di più l’altare, la tomba di San Pietro … Tutto quanto!

    R. - I giardini!

    D. - Cosa vorreste dire a Papa Francesco?

    R. - A te piace giocare?

    R. - Vorrei dirgli: come hai fatto a diventare Papa?

    R. - Viva Papa Francesco!

    D. - Da dove venite?

    R. - Napoli!

    R. - Cosa vi è piaciuto in particolare?

    R. - La cultura di questa città!

    D. - Vorreste dire qualcosa a Papa Francesco?

    R. - Come fai ad essere così bravo con le persone cattive?

    R. - E vorrei dirgli di aiutarci a contrastare la violenza specialmente nella quotidianità. In Campania, dove viviamo, vogliamo scrollarci da dosso questa etichetta di “Terra dei Fuochi”. Ci dovete aiutare tutti quanti perché non è giusto che tutti i rifiuti tossici arrivino sempre in Campania.

    R. - Voglio dire che Napoli non è solo spazzatura! Si trova in Italia, e l’Italia per me è la nazione più bella del mondo.

    R. - Vorrei chiedere al Papa come sconfiggere il razzismo.

    R. - Ho visto una foto dove aveva una tuta del Napoli. E vorrei chiedergli: “Ma sei napoletano?”.

    R. - Gli vorrei fare una serie di domande: come si sente ad essere Papa? Quali sono state le sue emozioni? Come ha fatto? Queste sono le mie domande.

    R. - Vorrei chiedere al Papa di venirci a trovare a Scampia per farla diventare “terra di pace”.

    D. - Una giornata particolare accompagnando i bambini lungo vie di cultura, storia ma soprattutto anche di spiritualità. Cosa significa per loro arrivare, da una città come Napoli, in Vaticano per incontrare Papa Francesco? Questa la risposta di una maestra:

    R. - Sicuramente è stata una giornata emozionante per tutti. Sono bambini che provengono da Scampia. Questo non per etichettarli, ma purtroppo la realtà di Scampia è conosciuta. Tante volte questi bambini non hanno la possibilità di uscire dal loro ambiente. Quindi, questo per loro è un vero spiraglio di luce, per capire che oltre Scampia c’è altro e che è giusto che studino perché nella vita devono percorrere tante strade belle come quella che hanno percorso oggi.

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    Appello del Papa: tacciano le armi in Siria, no all'indifferenza

    ◊   “Grande dolore” per “la crisi siriana che non è stata risolta”. E’ quanto scrive Papa Francesco in un messaggio che ha consegnato ai partecipanti all’incontro promosso a Roma dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Forte l’appello al negoziato per far tacere le armi. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    C’è il rischio di abituarsi alla crisi siriana. Papa Francesco usa parole dirette per riferirsi al dramma che milioni di persone stanno vivendo. Non nasconde “il grande dolore” per l’eventualità di “dimenticare le vittime quotidiane, le indicibili sofferenze, le migliaia di profughi, tra cui anziani e bambini, che patiscono e a volte muoiono per la fame e le malattie causate dalla guerra”. E’ un’indifferenza che fa male – scrive il Papa - e che deriva da un’unica malattia: “la globalizzazione dell’indifferenza”.

    Rivolgendosi agli organismi caritativi cattolici presenti, ricorda che l’assistenza umanitaria e l’azione di pace che compiono è “espressione fedele dell’amore di Dio per i suoi figli che si trovano nell’oppressione e nell’angoscia”. “Dio ascolta il loro grido – aggiunge Francesco - conosce le loro sofferenze e vuole liberarli; e a Lui voi prestate le vostre mani e le vostre capacità”. L’invito del Papa è alla collaborazione con le comunità locali e con i Pastori ma anche al “dialogo tra i diversi soggetti” per organizzare meglio gli sforzi, “per sostenere le Chiese locali e tutte le vittime della guerra, senza distinzioni etniche, religiose o sociali”.

    Concludendo il messaggio, il Pontefice rivolge un appello “alle coscienze dei protagonisti del conflitto, delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica”. “Tutti siamo consapevoli che il futuro dell’umanità – scrive il Papa - si costruisce con la pace e non con la guerra: la guerra distrugge, uccide, impoverisce popoli e Paesi”. Da qui l’esortazione alle parti di favorire l’assistenza umanitaria, di far tacere le armi e di impegnarsi per un negoziato che metta “al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti, anche di quelli che purtroppo hanno dovuto rifugiarsi altrove e che hanno il diritto di ritornare al più presto in patria”. Il pensiero di Francesco va poi “alle care comunità cristiane, volto di una Chiesa che soffre e spera”.

    Il Papa non nasconde la propria preoccupazione per la “loro sopravvivenza in tutto il Medio Oriente”, “il Cristianesimo – afferma - deve poter continuare a vivere là dove sono le sue origini”. Infine il Pontefice esprime la sua gratitudine per l’azione caritativa e assistenziale degli organismi presenti: “un segno importante della vicinanza di tutta la Chiesa, e della Santa Sede in particolare, al popolo siriano e agli altri popoli del Medio Oriente”.

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    Il Papa al nuovo vescovo Fabio Fabene: Veglia e servi il Popolo di Dio

    ◊   Veglia sul popolo di Dio e servilo come ha fatto Gesù. Sono alcune delle esortazioni che Papa Francesco ha rivolto a mons. Fabio Fabene ordinato vescovo durante la Santa Messa nella Basilica di San Pietro. Il Santo Padre ha letto il testo dell’omelia rituale che il Pontificale romano prevede per questa occasione, aggiungendo a braccio alcune integrazioni .Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Ungere col sacro crisma il capo del vescovo ordinando, consegnargli il Libro dei Vangelo, l’anello, il pastorale e imporre la mitra. Sono i segni esplicativi del ministero episcopale previsti nel rito dell’ordinazione che il Papa rinnova, circondato dai fratelli nell’episcopato, per mons. Fabio Fabene, sacerdote dal 1984 e dal febbraio di quest’anno sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi. Segni che dicono fecondità, fedeltà, santità, vocazione di annuncio e di guida propri di un ministero che, come afferma il Papa, pronunciando l’omelia prevista nel Pontificale romano, perpetua quello apostolico e rinnova la presenza del Cristo stesso. Ma è rivolgendosi a mons. Fabene, laddove l’omelia sottolinea che l’episcopato è un "servizio" e non "un onore", che il Papa aggiunge una riflessione personale:

    “Sei stato eletto dal gregge: che mai la vanità, l’orgoglio, la superbia vengano. E sei stato eletto, costituito per gli uomini: che sempre il tuo atteggiamento sia di servizio. Come Gesù”.

    Quindi, prima di indicare al nuovo vescovo la strada dell’annuncio, della custodia dei misteri di Cristo e l’amore a quanti Dio vorrà affidargli, anche coloro che non appartengono all'"unico ovile di Cristo", recita l'omelia del Pontificale, il Papa lascia una raccomandazione a mons. Fabene, vegliare senza addormentarsi:

    “Veglia su te stesso e veglia sul popolo di Dio. Questo vegliare significa fare la veglia, essere attento per difendere se stesso da tanti peccati e da tanti atteggiamenti mondani, e per difendere il popolo di Dio dai lupi che - Paolo diceva - venissero”.

    Ma vegliare, ricorda il Pontefice subito dopo, è anche pregare:

    "Pregare per il popolo, come faceva Mosé: con le mani in alto, quella preghiera di intercessione, quella preghiera coraggiosa faccia a faccia con il Signore per il popolo".

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    Chiusura Mese Mariano. Il Papa recita il Rosario nei Giardini Vaticani

    ◊   “Nei momenti difficili della vita, il cristiano trova rifugio sotto il manto della Madre di Dio”: è il tweet di Papa Francesco sul suo account @Pontifex che arriva a conclusione del mese mariano. In serata la recita del Rosario nei Giardini Vaticani, la preghiera inizia alle 20 dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini e termina davanti alla Grotta di Lourdes dove arriverà il Papa. Dell’invito di Francesco a rivolgersi alla Vergine nei momenti bui, Benedetta Capelli ha parlato con Maria Magnolfi, focolarina, teologa biblica all’università Gregoriana di Roma:

    R. – Questo invito ci porta immediatamente a scoprire Maria, come una volta Chiara Lubich me l’ha presentata: come un grande cielo azzurro, un manto che avvolge l’umanità, e che ci porta l’amore di Dio, la certezza che Dio ci ama immensamente.

    D. – Lo scorso anno, Papa Francesco parlò di Maria declinando tre verbi: ascoltare, decidere e agire e ha chiamato la Vergine “donna dell’ascolto” …

    R. – Vorrei proprio prendere in primo piano l’ascolto. E’ un grande segreto dell’amore. Ho fatto esperienze bellissime di incontro, perché l’ascolto dell’altro fosse senza pregiudizi, anche aperto a trovare il bello dell’altra persona. Ma per poi mettere in pratica la decisione di Maria, è proprio importante continuare questo ascolto. Perché anche nei Vangeli, noi vediamo che Maria parla molto: soprattutto, lei è questo "ascolto vivente", quindi anche noi per essere "un’altra Maria", per poterla quasi moltiplicare nel mondo, possiamo essere questi strumenti che attraverso l’ascolto amoroso dell’altro costruiamo rapporti nuovi, forti, duraturi che danno speranza.

    D. – Il Rosario è anche un mezzo spirituale per crescere nell’intimità con Gesù. Recitandolo, si può cambiare il cuore?

    R. – Assolutamente! Si trova una grande pace, perché si assapora e si intensifica il rapporto con Maria e con Gesù e con tutta la Trinità. Sembra che il mondo spirituali diventi più vicino, quindi pacifica l’anima: anche quando c’è una preoccupazione, il fatto di poterla mettere nelle mani del Padre attraverso Maria, è una grande esperienza.

    D. – Come le piace definire il Rosario? Molti dicono "scuola di contemplazione e di silenzio". Lei quale sente, come definizione?

    R. – Io direi, "colloquio con Maria" e attraverso di lei con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo. Un colloquio: ripetendo, sento che vengo coinvolta in un colloquio con tutta la Trinità.

    D. – Come ci si deve preparare per recitare il Rosario?

    R. – Amando il fratello. Nella giornata, ci sono tantissime occasioni per amare Gesù in ogni fratello. Dopo di ché, si trova il bisogno quasi di pregare, perché si sente dentro qualcuno che ci chiama, Gesù quasi che ci ringrazia di questo amore, anche quando costa. In questo superamento, che avviene, dopo si trova questo nuovo rapporto con Dio e quindi la voglia di salutare la Madonna, anche di continuare a meditare i misteri che collegano tutto il vario snodarsi del Rosario.

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    Pubblicato il programma della visita del Papa a Cassano all'Jonio

    ◊   La Diocesi di Cassano all'Jonio ha pubblicato il programma della visita pastorale che Papa Francesco compirà il prossimo 21 giugno. Il Santo Padre arriverà alle 9.00, atterrando in elicottero nel piazzale del carcere di Castrovillari, per la visita ai detenuti, al personale penitenziario ed alle loro famiglie. Ad accoglierlo il vescovo della Diocesi, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, insieme al quale successivamente – sempre in elicottero – raggiungerà Cassano.

    L’appuntamento è fissato alle 11.00, allo stadio comunale “Pietro Toscano”: dopo una breve cerimonia di accoglienza, avrà luogo il trasferimento al vicino centro di cure palliative per malati terminali “San Giuseppe Moscati”. Quindi, alle 12.00, attraversando in auto via Salvo D’Acquisto, via Giovanni Amendola e corso Garibaldi, l’arrivo in Cattedrale, per un incontro riservato al clero diocesano.

    Alle 13.00 il Papa sarà al Seminario diocesano “Giovanni Paolo I”, dove offrirà il pranzo ai poveri della Caritas diocesana ed ai giovani della comunità terapeutica “Saman”. Nel pomeriggio, alle 14.30, altra visita, questa volta agli anziani dell’istituto “Casa Serena”. Quindi la ripartenza in auto alla volta di Sibari, per la Santa Messa che sarà celebrata nella spianata dell’area ex Insud, con inizio fissato alle 16.30. Prima, però, passaggio tra i diversi settori a bordo della papamobile, per stringere in un unico, affettuoso abbraccio le decine di migliaia di fedeli che hanno già richiesto il pass (gratuito) attraverso il sito www.papafrancescoacassano.it e l’Infopoint attivo in piazza Sant’Eusebio. Alle 18.00, infine, la partenza per Roma, con l’elicottero che decollerà dalla piazzola attrezzata alle spalle del palco.

    “Sarà un giorno di gioia, ma soprattutto un evento di Chiesa” - ha affermato mons. Galantino – “Il Santo Padre – aggiunge il presule - verrà per incontrare la comunità di credenti che testimonia il Signore Risorto in un territorio che sente forte il bisogno di essere confermato nella fede e recuperato ad una vita degna di essere vissuta. Un impegno che ci chiama tutti, nessuno escluso, a fare appieno la nostra parte, seminando coerenza, speranza, giustizia, solidarietà e fede vissuta nella quotidianità, incarnando in maniera coerente il Vangelo”.

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    Il Papa ai seminaristi cubani: portate Cristo a chi ha bisogno

    ◊   Il vostro non è un “mestiere” ma un “compito appassionante” da vivere tutta la vita. E’ quanto afferma Francesco in una lettera a un gruppo di seminaristi cubani che, nelle settimane scorse, avevano scritto al Pontefice. Nel documento, il Papa chiede ai futuri sacerdoti di portare Cristo nel “proprio cuore per poter offrirlo, senza riserve, agli altri, in particolare a coloro che ne hanno più bisogno”. Il Pontefice ringrazia dunque i seminaristi di Cuba per averlo fatto partecipe del “desiderio di rinforzare la chiamata di Dio per diventare buoni sacerdoti” al servizio del popolo cubano.

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    Beatificazione di Madre Speranza. Card. Amato: viveva in Gesù

    ◊   Migliaia di fedeli hanno partecipato a Collevalenza, in Umbria, nella Festa della Visitazione di Maria, alla Beatificazione di Madre Speranza di Gesù, al secolo Maria Josepha Alhama Valera. La suora spagnola, morta a 89 anni nel 1983, ha dato vita alle due Congregazioni, femminile e maschile, dell’Amore Misericordioso e al Santuario di Collevalenza. Ha presieduto la celebrazione, in rappresentanza del Papa, il card. Angelo Amato, prefetto delle Cause dei Santi. Da Collevalenza il servizio di Giovanna Bove:

    La spianata del Santuario traboccante di colori, immagini, gioia sotto un cielo bianco di nuvole. A Collevalenza sono giunte migliaia di persone da tutto il mondo. Dalla Spagna anche le nipoti di Madre Speranza. Dall’Italia, da Vigevano, la famiglia Fossa che ha ottenuto la guarigione immediata, nel ’99, del piccolo Francesco Maria affetto da grave intolleranza alimentare multipla per intercessione della suora spagnola, morta a Collevalenza 31 anni fa, e grazie all’assunzione dell’acqua del Santuario dell’Amore Misericordioso. 38 vescovi, 6 cardinali presenti alla funzione e 280 sacerdoti a concelebrare la cerimonia di Beatificazione accanto al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

    "Un inno alla santità vissuta da una donna eccezionale - ha detto il cardinale Amato nella sua omelia - infaticabile artigiana del bene. La sua ansia era la santificazione. Era una messaggera di speranza. La sua carità era concreta", ha sottolineato il rappresentante di Papa Francesco. Una miriade di persone a festeggiare la Beata Madre Speranza, catturate dall’Amore Misericordioso professato dalla suora e da quelle acque sgorgate nel 1960 dopo mesi di lavori, indicate da Gesù nei messaggi alla sua apostola e che hanno trasformato quel luogo sconosciuto in una piccola Lourdes nel cuore dell’Umbria. Ogni anno sono migliaia le immersioni in quelle 10 vasche, dette anche piscine. Dal 2012 una commissione medica valuta i casi di guarigione segnalati. Il 22 novembre dell’81 “pellegrino” al Santuario anche Papa Giovanni Paolo II, primo viaggio apostolico dopo l’attentato del 13 maggio."Gesù mio, che cosa desideri?”, insegnava così Madre Speranza, a fidarsi del Signore. Oltre 2300 pagine, suoi scritti, testimoniano la sua profonda fede. Sulla Misericordia di Dio, “Padre e tenera Madre”, il passaggio essenziale della spiritualità di Madre Speranza.

    Robero Piermarini ha chiesto al cardinale Angelo Amato quali siano le caratteristiche della nuova Beata:

    R. - Anzitutto la santità. L'esistenza di Madre Speranza di Gesù fu una corsa verso la santità: «La santità - ella diceva - consiste nel vivere in Gesù ed Egli in noi, prima con il desiderio e poi con il possesso». La sua ansia era la propria santificazione «costi quel che costi», come dice nel suo diario il 20 novembre 1941. Per questo dal suo cuore uscivano spessissimo le esortazioni: «Figlia, fatti santa». E non esortava solo i religiosi, ma anche i laici, gli sposi, i bambini e tutti quelli che avvicinava: «Santificatevi, figli miei; io pregherò perché vi santifichiate».

    D. - Cosa può dirci della sua grande devozione all'Amore Misericordioso?

    R. - Fare la volontà di Dio, affidarsi alla sua Provvidenza, amare il Crocifisso, simbolo dell'Amore Misericordioso di Dio era il programma della vita di Madre Speranza. Imitava così il divin Redentore, figlio obbediente del Padre celeste. Con questa fede sconfinata ella attraversò le oscure gallerie del male, dell'incomprensione e dell'umiliazione, uscendo purificata e rafforzata nei suoi propositi di santità.

    D. - Si sa che la nuova Beata era una donna che testimoniava in modo profetico la speranza cristiana...

    R. - Senz'altro. Era la speranza la virtù che maggiormente la identificava. Per lei Dio è un padre che perdona, compatisce, attende. Dio sa solo amare e ama anche i peccatori più incalliti. La speranza era l'energia segreta che la guidava ad amare, a soccorrere, a perdonare. La speranza era per lei la misericordia divina vissuta e donata a piene mani. Il Signore le richiedeva grandi imprese, e lei rispondeva con una illimitata fiducia nella divina Provvidenza, consapevole che non era lei ma Dio a operare le sue meraviglie. Contava su Dio a occhi chiusi. Da donna di buon senso amava ripetere un proverbio spagnolo, che dice: «Chi ordina paga». Se Dio ordina di fare qualcosa, è lui che deve provvedere.

    D. – Qual era l’impegno di Madre Speranza per i poveri?

    R. - Madre Speranza era messaggera di speranza soprattutto per i poveri. Il suo desiderio era raggiungere i più abbandonati ed emarginati. Lavorava molto per poter venire incontro ai bisognosi, ai quali donava soldi, cibo, vestiti, tempo, lavoro e persino la sua biancheria. Soccorreva tutti con aiuti di ogni genere. La sua carità era concreta: accoglieva le famiglie senza tetto; si prendeva cura dei soldati feriti e stanchi della guerra, senza badare a nazionalità o credo politico; alla fine della seconda guerra mondiale aprì una mensa per la gente del quartiere, arrivando a dar da mangiare a più di mille persone al giorno. Lavorava ore e ore per preparare personalmente, per i lavoratori lontani da casa, dei panini ben imbottiti, spingendo forte perché entrasse più affettato. A Collevalenza aprì un laboratorio di maglieria per aiutare le ragazze del posto. Sempre a Collevalenza aveva verso i pellegrini un'attenzione materna.

    D. – Come si esprimeva la sua carità?

    R. - La sua carità si esprimeva nelle opere di misericordia corporale, ma anche in quelle di misericordia spirituale. Anche in questo la Madre eccelleva, accogliendo, consolando, ammonendo, perdonando, insegnando, sopportando, pregando. Fu oltremodo generosa nel perdono. Rispondeva con il silenzio e la preghiera a coloro che la contrariavano e la calunniavano. Anzi, spesso difendeva i suoi denigratori di fronte all'autorità perfino giustificandoli: «Loro - diceva - erano accecati dalla passione e dal demonio e Dio si è servito di loro per la mia più grande santificazione». Li chiamava persino benefattori. Per lei la persecuzione era una scuola di amore. Aveva poi una carità preferenziale per i ministri di Dio. Pregava e faceva penitenza per la loro santificazione. Era pronta ad accoglierli, a scusarli, ad aiutarli. Talvolta li ammoniva. Per loro fondò i Figli dell'Amore misericordioso, perché accompagnassero i sacerdoti in difficoltà materiale e spirituale. Madre Speranza ci esorta a riscoprire la nostra vocazione alla santità, perché il mondo ha sempre più bisogno di persone sante, che sappiano vincere il male con il bene.

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    Altre udienze e nomine episcopali di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza il card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi e un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale del Messico, in Visita "ad Limina Apostolorum":

    In Suriname, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Paramaribo, presentata da mons. Wilhelmus de Bekker, per sopraggiunti limiti d’età e ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima diocesi P. Antonius te Dorshorst, O.M.I.

    Nella Repubblica Centroafricana, il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Kaga-Bandoro, il rev.do P. Tadeusz Kusy, O.F.M., Maestro dei Postulanti ed incaricato della fornazione a Bangui.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’incontro di Papa Francesco con cinquecento bambini della periferia di Napoli e di Roma.

    Un servizio e non un onore: il Papa conferisce l’ordinazione episcopale a monsignor Fabio Fabene, sotto-segretario del Sinodo dei vescovi.

    Fotografie in avorio: Fabrizio Bisconti sulle più antiche rappresentazioni dell'Ascensione.

    Un articolo di Gianpaolo Romanato dal titolo “Intramontabili”: le Riduzioni gesuitiche al centro della storiografia sudamericana.

    Con l’etica el minimo intervento: il prefetto Cesare Pasini sul restauro nella Biblioteca Vaticana di 48 manoscritti importanti per la storia islamica in Asia centrale.

    L’Onu condanna le violenze a Bangui: appello a fornire uomini, finanziamenti e materiale alla missone internazionale nella Repubblica Centroafricana.

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    Oggi in Primo Piano



    Sudan: continua la mobilitazione internazionale per Meriam

    ◊   Continua la mobilitazione internazionale per Meriam Yahia Ibrahim, la donna cristiana sudanese condannata a morte per apostasia e adulterio. Il premier britannico David Cameron, riprendendo un appello del quotidiano Times, ha chiesto al governo del Sudan di annullare “la barbarica sentenza” e di fornire assistenza medica a Meriam, al figlio di 20 mesi e alla neonata da lei partorita in carcere. Sull’appello di Cameron ascoltiamo, nell’intervista di Davide Maggiore, il commento di Riccardo Noury, direttore della comunicazione di Amnesty International Italia:

    R. - È un segnale positivo a condizione che non sia “ad intermittenza” e che accompagni lo sforzo che stanno facendo le associazioni locali per i diritti umani in Sudan, il tentativo da parte dell’avvocato di Meriam di far annullare in secondo grado, o al più tardi dalla Corte suprema, questa condanna duplice che Amnesty International ha definito “ripugnante”.

    D. - È una condanna che rischia di costare a Meriam un’altra pena atroce: quella delle frustate entro due settimane se appunto non arrivasse questa revisione della sentenza …

    R. - È una vicenda paradossale dal punto di vista giudiziario, perché la condanna per adulterio nasce dal fatto che il matrimonio di Meriam con suo marito non è stato giudicato valido e pertanto i figli sono considerati nati al di fuori dal matrimonio e quindi in un contesto adulterino. È veramente surreale. È molto raro che queste condanne siano eseguite, soprattutto per quanto riguarda la prima, la condanna per apostasia all’impiccagione. Dal 1991, quando è entrato in vigore il Codice penale, non ce n’è stata neanche una. Però non si può andare avanti così! Ogni volta con delle condanne atroci in primo grado, il mondo si mobilita e poi si cerca di fare qualcosa ottenendo un risultato che spesso è positivo. Quelle leggi vanno annullate. Tutte le persone che sono condannate per questi presunti reati, che reati non sono, devono essere scarcerate, e occorre che il governo del Sudan si renda conto che violare in maniera così eclatante la libertà di religione e la libertà di poter frequentare, sposare, avere una famiglia con chi si desidera è inaccettabile; è qualcosa che deve terminare al più presto.

    D. - Una ragione di speranza, d’altro canto, viene forse da quanto è stato concesso al marito di Meriam di poter visitare la moglie e i bambini in carcere due volte alla settimana …

    R. - È un segno di speranza, ma naturalmente non bisogna accontentarsi. Dal Sudan arrivano segnali che vanno letti in maniera ottimista. È chiaro che la pressione internazionale sta spingendo le autorità sudanesi ad avere un approccio più morbido, ma naturalmente nessuno può essere soddisfatto se ci si limita a concedere al padre la possibilità di vedere la sua famiglia in carcere. Ci sono parole, da parte del presidente della Corte suprema, secondo le quali questa sentenza non sarà confermata perché un conto è applicare la sharia in un processo di primo grado, un conto è fare una figura atroce a livello mondiale; quindi siamo ottimisti. Però, se tutto questo finora è successo, la concessione delle visite, qualche dubbio sulla sentenza e sull’opportunità di confermarla, non è perché le autorità sudanesi siano diventate improvvisamente tolleranti su questo, ma perché c’è stata una pressione che le ha costrette a fare piccole concessioni. Ma non basta! Finché la condanna duplice non viene ufficialmente annullata, per noi rimane in vigore e siamo preoccupati.

    D. - Tutto questo avviene per di più in un contesto difficile per la libertà religiosa in Sudan …

    R. - Dall’inizio degli Anni ’90 c’è stato un processo di islamizzazione della società basata su uno spazio sempre più ampio dato alla sharia, alle leggi islamiche. Questo ha significato restringere ancora di più la libertà di religione e quindi porre norme comportamentali, come ad esempio quelle legate al vestiario, è stato introdotto il concetto di indecenza … Tutto questo riguarda prevalentemente le donne. Quindi è una legislazione inaccettabile dal punto di vista del diritto internazionale, discriminatoria e preclude la possibilità di esprimere la propria fede religiosa.

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    Ucraina. Esplosioni a Donetsk. Preoccupa situazione minori

    ◊   E’ sempre più tesa la situazione in Ucraina. Esplosioni sono risuonate in mattinata nell'aeroporto di Donetsk, nella omonima regione orientale teatro di scontri tra ribelli filorussi e truppe governative. La notte scorsa pesanti bombardamenti sono stati condotti da Kiev su Sloviansk, roccaforte degli insorti. Tra le vittime diversi civili, anche minori. Intanto mentre il governo accusa Mosca di sostenere la rivolta, il presidente russo Putin è tornato a chiedere lo stop delle violenze, mentre gli Usa rivendicano il diritto dell’Ucraina a mantenere l’ordine sul proprio territorio, salvaguardando i civili. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Quella appena trascorsa è stata una notte di bombardamenti da parte di Kiev sulla città filorussa di Sloviansk. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti l’attacco avrebbe provocato vittime tra i civili. I ribelli parlano di vendetta per l’abbattimento di un elicottero, mentre il governo di Kiev accusa Mosca di sostenere la rivolta e fa sapere che l’offensiva durerà fin quando questa non sarà domata. Ieri altri raid, durati diverse ore: colpito l’ospedale pediatrico con il conseguente ferimento di sette bambini. Preoccupa particolarmente la situazione dei minori, 20mila nella sola Sloviansk, tra loro 5mila bimbi. Molti sono in fuga dall’est dell’Ucraina e la Russia si è detta pronta ad accoglierli. A rendere un’idea della drammaticità della situazione il dato dei morti complessivi, tra civili, filorussi e soldati ucraini: circa 200 negli ultimi cinque giorni. Una fossa comune sarebbe stata ritrovata in queste ore, ma le notizie non sono verificabili. L’accesso alla zona è sconsigliato a giornalisti e osservatori Osce. Otto di loro sono ancora nelle mani dei ribelli che, secondo l'agenzia russa Interfax,"potrebbero chiedere uno scambio di ostaggi".Lunedì a Bruxelles i ventotto ambasciatori della Nato si incontreranno per la prima volta da marzo con il rappresentante russo, mentre mercoledì il neo presidente ucraino Poroshenko vedrà a Varsavia il presidente Usa Obama.

    Preoccupa dunque la situazione dei minori, 20mila nella sola Sloviansk. Poche le notizie come conferma al microfono di Paolo Ondarza, Elena Cranchi, responsabile comunicazione di Sos Villaggi dei Bambini:

    R. – Queste sono ore drammatiche, perché non abbiamo alcuna notizia. L’ultima notizia risale alla settimana scorsa, prima delle elezioni, quando c’è giunta la comunicazione, da parte dei nostri colleghi in Ucraina, che per ragioni di sicurezza tutti gli uffici Sos, quindi tutti i villaggi, erano stati chiusi. “Chiusi” significa il divieto assoluto di uscire dalle case e il divieto, a questo punto, di tenere aperti gli uffici. Il dato che noi, in questo momento, stiamo rilevando, occupandoci di minori, di bambini e di ragazzi, che hanno avuto un passato di abbandono o di violenze è che alla loro vita già difficile si aggiungono ulteriori difficoltà, ad emergenza si aggiunge emergenza.

    D. – La vostra attività a fianco delle famiglie e più in generale delle persone, che vivono questa situazione di emergenza continua...

    R. – Il nostro lavoro in Ucraina è iniziato come sostegno alle famiglie in difficoltà. Abbiamo sempre lavorato con le istituzioni, per accogliere o per sostenere le famiglie in difficoltà o i minori privi di cure familiari. Stiamo continuando a fare questo lavoro. I nostri direttori, quindi sia vicino a Kiev sia a Lugansk, che tra l’altro è la zona più pericolosa, dove sono ricominciate le violenze, ci raccontano di famiglie, in questo momento, a casa, senza nessuna fonte di sostentamento; ci raccontano di un’attività, la nostra, che è tornata a quella di 12 anni fa, quando distribuivamo veri e propri pacchi alimentari. Ad oggi sono circa 150 le famiglie che stiamo sostenendo e bisogna pensare che più del 60 per cento sono famiglie i cui componenti non hanno più lavoro. Ovviamente la guerra congela qualsiasi tipo di aiuto e pone come obiettivo principale quello di salvaguardare la vita di bambini, ragazzi, mamme e famiglie. Il nostro lavoro, quindi, adesso è principalmente rivolto a mantenere in sicurezza i nostri bambini.

    D. – Cosa si può fare per aiutare la popolazione?

    R. – Intanto, si spera che le parti, in questo momento impegnate nel conflitto, rispettino tutte le convenzioni che fanno riferimento al diritto, alla vita dei bambini. Noi che cosa possiamo fare? Noi possiamo sicuramente sostenere: si può sostenere Sos Villaggi dei Bambini come altre associazioni che operano. Chiedo solo di non inviare, in questo momento, vestiti o medicine. Non è di questo che c’è bisogno... Noi non sapremmo cosa farcene. Sicuramente, quindi, una donazione, un sostegno può aiutare.

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    Myanmar: Aung San Suu Kyi lotta per la riforma costituzionale

    ◊   In Myanmar continua la coraggiosa campagna della leader della opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, che potrebbe avvicinare realmente il Paese alla nascita della democrazia. La Nobel per la pace, sta sfidando il governo militare con una raccolta di firme e manifestazioni in diverse città perché la Costituzione, approvata dal regime nel 2008, possa essere modificata prima delle parlamentari del 2015 perché le elezioni siano regolari e giuste. Delle speranze e delle prospettive del Paese Gabriella Ceraso ha parlato con Cecilia Brighi, segretario dell'Associazione Birmania Italia:

    R. – La prima cosa che dovrebbe essere cambiata è l’introduzione di una riduzione profonda del ruolo dei militari nel sistema istituzionale. Oggi i militari hanno il potere di veto sulle riforme e sulle leggi fondamentali; hanno un Consiglio che può sospendere il funzionamento delle istituzioni; e non possono essere condannati per i crimini commessi durante la dittatura. Ci sono quindi degli elementi fondamentali. Un altro elemento importante è che bisogna far sì che la nuova Costituzione permetta ad Aung San Suu Kyi di candidarsi alla presidenza.

    D. – Quanto conta la pressione internazionale per cambiare le cose?

    R. – Conta moltissimo. Intanto, i grandi investitori, in questa situazione ancora così fragile, dal punto di vista della trasparenza, della democrazia, della lotta alla corruzione, fanno fatica ad investire. Conta perché i vari governi - dell’Unione Europea, degli Stati Uniti, delle istituzioni che contano - hanno scommesso sul passaggio democratico. C’è quindi la necessità che anche loro si mobilitino per aiutare il Paese ad andare avanti in questo cambiamento ed anche per sostenere la volontà del presidente della Repubblica, Thein Sein, che ha dichiarato di essere a favore delle riforme.

    D. – Eppure, comunque, dopo decenni di dittatura, ci sono stati timidi passi in avanti, anche nel settore economico. Restano, dunque, le contraddizioni su questi due fronti...

    R. – Assolutamente sì. Ci sono dei passi avanti: è stata approvata la legge sulle organizzazioni sindacali, anche se è molto farraginosa; c’è la legge sulla libertà di stampa, anche se, contemporaneamente, i giornalisti vengono arrestati. Si fa un passo avanti e contemporaneamente se ne fa mezzo indietro. Questo processo di trasformazione, quindi, va consolidato e va sicuramente rafforzato rapidamente. Trovo che l’Unione Europea dovrebbe essere molto più presente dal punto di vista dell’iniziativa politica, per contribuire veramente ad un cambiamento stabile, che è fondamentale, perché un rafforzamento della democrazia in Birmania fa bene ai Paesi limitrofi, come la Thailandia, e farebbe bene anche alla Cina.

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    Giornata mondiale senza tabacco: 6 milioni di morti ogni anno

    ◊   Si celebra questo sabato la Giornata mondiale senza tabacco, indetta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il fumo ogni anno uccide 6 milioni di persone, 70.000 solo in Italia. Tema di questa nuova edizione sarà “La tassazione dei prodotti del tabacco”. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Roberta Pacifici, direttrice dell’osservatorio sul fumo dell’Istituto superiore della Sanità:

    R. – E’ una giornata che celebriamo tutti gli anni, per ricordare come l’epidemia del tabagismo sia la prima causa di morte prevenibile al mondo. In Italia abbiamo 70 mila morti l’anno, causate dal consumo di tabacco. E’ importante ricordarlo e, soprattutto, mettere in evidenza quali siano le strategie per contenerlo.

    D. – I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che, nel mondo, 6 milioni di persone muoiono a causa del fumo. Cosa si può fare per fermare questa tendenza?

    R. – L’azione più significativa che oggi possiamo fare per ridurre il numero di fumatori è quella di aumentare significativamente il costo delle sigarette. E’ dimostrato che l’aumento del prezzo, attraverso l’aumento della sua tassazione, è un forte disincentivo per i giovani ad iniziare e un aiuto a incoraggiare le persone a smettere di fumare. Questo è sicuramente un punto molto importante. E’ poi necessario agire nella prevenzione e quindi operare soprattutto nei giovani e giovanissimi, con campagne di informazione per aiutare scelte coraggiose di stili di vita sani.

    D. – L’Istituto Superiore di Sanità ha istituito un numero verde...

    R. – Sì, noi abbiamo da dieci anni un telefono verde contro il fumo che, voglio ricordare a tutti, è anonimo e gratuito. In seguito alla sua comparsa sui pacchetti di sigarette, tra le avvertenze sanitarie, il numero di telefonate che abbiamo ricevuto si è decuplicato. Questo a significare che i fumatori vogliono essere aiutati a smettere di fumare. Questo telefono, quindi, può essere uno “sportello” di aiuto.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    Nella Solennità dell’Ascensione del Signore, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto, prima di salire nella gloria dei cieli, dice ai discepoli:

    «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato».

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    “L’Ascensione fa celebrare il Signore crocifisso e sepolto, risorto al terzo giorno, glorificato, esaltato alla destra del Padre dal quale è ‘assunto’ (ma anche ascende di sua divina potenza personale), al fine di esercitare il suo culto sacerdotale eterno di lode e di azione di grazie, ma anche di intercessione epicletica; questa, intesa ad ottenere lo Spirito Santo del Padre e suo per gli uomini redenti” (T. Federici). Il brano del Vangelo, la conclusione del Vangelo di Matteo, esalta cinque momenti che danno senso a tutta l’opera compiuta dal Signore. Innanzitutto, afferma che il Padre ha messo nelle sue mani la missione salvifica: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra”; e questa missione ora egli consegna ai suoi discepoli: “Andate”, si tratta di rompere ogni barriera culturale e religiosa; “Fate discepoli tutti i popoli”, si tratta di formare un “nuovo popolo di popoli”; “Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, gli apostoli portano con sé la rivelazione di questo nome divino di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo; “Insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”, annunciano agli uomini tutta la rivelazione di Dio, che porta con sé anche la stessa rivelazione dell’uomo. Si può intuire ciò che l’uomo è per davvero solo alla luce questa rivelazione di Dio: solo nel mistero del Verbo incarnato, proclama la Gaudium et Spes (n. 22), si “illumina veramente” il mistero dell’uomo. E il Signore lascia ai suoi apostoli il sigillo divino della sua presenza accanto ad essi e in essi: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Centrafrica: l’Acnur condanna l’attacco contro chiesa a Bangui

    ◊   L’attacco di mercoledì alla chiesa di Notre Dame di Fatima di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, ha causato – secondo quanto riferisce un comunicato dell’Acnur, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - la morte di 19 sfollati e il rapimento di 27 civili da parte di assalitori che li hanno condotti in un luogo sconosciuto. Gli aggressori, sottolinea il comunicato – sono arrivati nel primo pomeriggio su alcuni camioncini e hanno lanciato granate nella chiesa prima di aprire il fuoco sulle persone, utilizzando armi di piccolo calibro. Durante l’attentato è rimasto ucciso un sacerdote, mentre due minori e due adulti sono morti giovedì a seguito delle ferite riportate.

    Al momento dell’attacco, Notre Dame di Fatima stava ospitando 9mila sfollati interni, tra cui 2.050 persone che si erano trasferite lì solo una settimana prima per fuggire alla recente ascesa del clima di insicurezza nei quartieri vicini, mentre altri vi erano presenti dal dicembre 2013. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati condanna questo attacco compiuto contro civili innocenti e rinnova il proprio appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto armato affinché proteggano i civili, nel rispetto degli obblighi previsti dal diritto internazionale. L’Acnur invita inoltre le parti a garantire l’erogazione di assistenza umanitaria essenziale e il libero accesso alle persone bisognose di protezione e di aiuto.

    L’insicurezza nella capitale della Repubblica Centrafricana – afferma l’Acunr - è fortemente cresciuta dallo scorso fine settimana. Domenica 26 maggio tre persone sono state uccise nel quartiere PK5, presumibilmente da unità anti-Balaka, mentre si stavano dirigendo a una partita di calcio per la riconciliazione tra le comunità. Lunedì e martedì, la situazione è rimasta tesa e sono state segnalate sparatorie. Mercoledì scorso, le ostilità tra le varie comunità sono culminate con l’attacco a Notre Dame di Fatima, ora completamente vuota. È il peggior attacco compiuto contro un sito per sfollati interni a Bangui da quando i ribelli Seleka sono stati rimossi dal potere nel gennaio 2014. Nella giornata di protesta di venerdì, seguita all'attacco, 3 civili sono rimasti uccisi.

    Chiese, monasteri e moschee fino ad oggi sono stati rifugi sicuri per gli sfollati interni in tutta la Repubblica centrafricana. A Bangui, dove il clima rimane teso, 32 siti per sfollati su 43 sono istituzioni religiose. Coloro che sono fuggiti da Notre Dame di Fatima si sono spostati verso i quartieri circostanti o a sud, per raggiungere dieci siti a Bangui e nell’adiacente area di Bimbo. Molti sono fuggiti senza niente – né soldi, né cibo, nemmeno una stuoia su cui dormire. Altri avevano ferite da proiettile che devono essere curate con urgenza. Ad aggravare la loro sofferenza, i siti per sfollati interni a cui si sono diretti, già gremiti di gente, sono alle prese con carenze di acqua, cibo, alloggi e assistenza sanitaria di base.

    La seconda metà del mese di maggio ha visto anche il dilagare della violenza in altre parti del Paese. A Bambari, nella provincia di Ouaka, il 21 e il 24 maggio sono scoppiati scontri tra unità francesi e civili armati sull’attuazione di misure mirate a rafforzare la fiducia e l’acquartieramento di ex-forze Seleka. Nel frattempo, i partner dell’Acnur hanno documentato ritorni progressivi in zone della provincia nord-occidentale di Ouham-Pende e nella provincia settentrionale di Ouham. A causa dei flussi misti, il numero complessivo di sfollati interni rimane 425mila in tutta la Repubblica Centrafricana, tra cui 132mila a Bangui. Altri 120.994 rifugiati centrafricani sono presenti nei Paesi limitrofi.

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    Caritas britannica chiede a governo misure contro povertà infantile

    ◊   Misure concrete e progetti a lungo termine: è questo ciò che serve per ridurre la povertà infantile. Lo afferma il network Caritas Azione sociale del Regno Unito (Csan) in una nota diffusa a commento della “Bozza di strategia sulla povertà infantile 2014-2017” elaborata dal governo britannico. In particolare, la rete Csan esprime “apprezzamento per l’impegno intrapreso dall’esecutivo a porre fine alla povertà infantile entro il 2020 e ad ampliare l’accesso alla mensa scolastica gratuita”.

    Al contempo, il Csan si dice però preoccupato “per l’enfasi che il governo pone sulla questione dell’occupazione”: essa, infatti, “da sola non è una soluzione alla povertà dei lavoratori, la quale è una realtà sempre più in crescita tra le famiglie del Regno Unito”. Ciò che occorre innanzitutto, quindi, è “una vera riforma del mercato del lavoro” per “invertire il trend del declino nello stile di vita delle famiglie inglesi”. Altro punto criticato dal network è il ricorso alle ‘banche del cibo’: gestiti non dal governo, bensì da enti di volontariato, questi istituti offrono gratuitamente alimenti di prima necessità alle persone indigenti. Ma per il Csan si tratta di “una misura inaccettabile”, perché spetterebbe allo Stato “varare normative a lungo termine che aiutino le famiglie a sostenere il costo del cibo”. “La lotta alla malnutrizione – sottolinea il Csan – dovrebbe essere una priorità”.

    Dal suo canto, mons. Peter Smith, arcivescovo di Soutwark, aggiunge: “L’attenzione alla povertà infantile è un punto-chiave della Chiesa cattolica; dobbiamo lavorare per prevenire e mitigare i danni che troppo spesso derivano dall’aver vissuto l’infanzia nell’indigenza più acuta”. Sulla stessa linea anche la direttrice del Csan: “Servono misure concrete, ovvero riconoscere sia l’importante ruolo delle scuole nel supportare le famiglie, sia aiutare i nuclei familiare a nutrire i propri figli nella fase pre-scolare”. (L.Z.)

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    Usa: stabile il numero di vocazioni sacerdotali nel 2014

    ◊   Il 31 per cento dei sacerdoti cattolici ordinati nel corso del 2014 negli Stati Uniti è di origine straniera e di questi la metà sono ispanici. E’ uno dei dati emersi da un’inchiesta condotta per la Conferenza episcopale (Usccb) dal Centro per la ricerca applicata nell’apostolato (CARA) della Georgetown University di Washington.

    I risultati complessivi dell’indagine, che ha coinvolto il 77 per cento dei futuri sacerdoti, tracciano un quadro nell’insieme positivo della situazione delle vocazioni negli Stati Uniti. Come ha evidenziato mons. Michael Burbidge, presidente della Commissione per il clero, la vita consacrata e le vocazioni della Usccb, il numero totale degli aspiranti sacerdoti , 477, è infatti stabile rispetto all’anno precedente, dopo il declino degli anni passati. Inoltre si tratta di persone preparate e con una solida formazione adatta alle nuove esigenze pastorali della Chiesa americana contemporanea.

    Altro dato positivo è l’età media degli ordinandi: 32 anni, lievemente più bassa rispetto all’anno precedente. Due terzi degli intervistati hanno detto di essere stati incoraggiati a portare avanti la loro vocazione da sacerdoti, gli altri da familiari, amici o fedeli della loro parrocchia. L’80 per cento ha fatto il chierichetto e circa la metà ha frequentato scuole cattoliche. Il 60 per cento ha inoltre avuto esperienze nel mondo del lavoro e il 54 per cento ha conseguito una laurea prima di entrare in seminario. Sul totale degli intervistati, uno su dieci si è convertito da altre fedi o confessioni cristiane, soprattutto protestanti.

    Da notare, infine, la significativa presenza di ispanici tra i nuovi sacerdoti, anche se essa continua ad essere insufficiente rispetto ai bisogni delle comunità ispano-americane che rappresentano ormai quasi un terzo della popolazione cattolica negli Stati Uniti. (L.Z.)

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    India: arcidiocesi di Goa apre linea telefonica contro suicidi

    ◊   “Dio salva la vita”: con questo motto, l’arcidiocesi di Goa e Daman, in India, lancia una linea telefonica, attiva 24 ore su 24, per prevenire i tentativi di suicidio, in crescita nella regione. L’iniziativa è promossa dal Centro diocesano per l’animazione missionaria. “La vita viene donata da Dio e solo Lui ha il potere di riprendersela - spiega l’arcivescovo locale, mons. Filipe Neri Sebastião do Rosário Ferrão – Nella società contemporanea, dobbiamo offrire speranza al popolo che Dio ha creato con amore e che Egli ama ancora. E la speranza è proprio ciò che questa linea telefonica vuole offrire”.

    Dal suo canto, padre Mario Saturnino Dias, ideatore del progetto, sottolinea la preoccupante crescita del tasso di suicidi nel Paese, riscontrata negli ultimi due decenni: solo nel 2010, ad esempio, oltre 180mila morti volontarie si sono verificate tra i giovani in un’età compresa tra i 15 ed i 29 anni. Secondo i dati del Ministero dell’interno indiano, inoltre, a Goa il tasso di suicidi è del 15,8 per cento, superiore alla media nazionale dell’11,4. Un dato “allarmante ed angosciante”, commenta padre Dias.

    “Salvare una vita è importante quanto salvarne cento”, continua l’ideatore del progetto, evidenziando come offrire speranza, attenzione, assistenza qualificata possa portare cambiamenti positivi nella vita delle persone depresse. Soprattutto i giovani, afferma ancora padre Dias, oggi devono affrontare numerose sfide, come “povertà, tossicodipendenza, alcolismo, fallimenti affettivi, analfabetismo, superstizioni, controversie legate alla dote”. Per questo, “è importante il ruolo dei genitori” che possono “insegnare ai propri figli ad apprezzare la vita e le frustrazioni che di essa fanno parte”.

    Coloro che chiamano il numero di prevenzione del suicidio hanno la garanzia della riservatezza e possono ricevere aiuto sia attraverso gli organismi ecclesiali (Caritas e missionari), sia attraverso i servizi pubblici (ospedali, forze dell’ordine, enti giuridici e vigili del fuoco).

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    Pax Christi a Sarajevo per i 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale

    ◊   Era il 28 giugno 1914 quando a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono di Austria-Ungheria, veniva ucciso dai colpi di pistola sparati da un giovane serbo. Un atto che divenne il ‘casus belli’ per scatenare la Prima guerra mondiale. A distanza di cento anni da quell’attentato, Pax Christi International si prepara a commemorare le vittime del conflitto con un evento internazionale, in programma proprio a Sarajevo dal 6 al 9 giugno prossimi.

    Numerosi gli esponenti delle istituzioni religiose e civili presenti all’evento, così come numerosi gli argomenti in agenda, tra i quali: le spese militari ed il disarmo; la cultura della pace e della non-violenza; il ruolo delle comunità cristiane di base nella promozione della riconciliazione; lo stop al commercio delle armi. Un focus particolare sarà inoltre dedicato al Medio Oriente ed ai nuovi conflitti che lo attraversano.

    Nell’ambito del convegno, l’8 giugno verrà assegnato anche il premio per la Pace di Pax Christi International 2014, che quest’anno va all’organizzazione Jesuit Refugee Service Syria (JRS Syria) per la sua opera nel fornire aiuto urgente ai siriani dall’inizio della guerra nel 2011. Stabilito nel 1988, il premio è finanziato dal Fondo per la Pace Cardinale Bernardus Alfrink e onora le persone e le organizzazioni che lavorano per la pace, la giustizia e la non violenza in diverse parti del mondo. (I.P.)

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    Svizzera: fedeli africani pellegrini all’Abbazia di S. Maurice l’Agaune

    ◊   Circa 1.500 fedeli africani da tutta la Svizzera, ma anche dalla vicina la Francia, sono attesi domenica, 1° giugno, all’abbazia di Saint-Maurice l’Agaune per l’ormai tradizionale Pellegrinaggio ai Santi d’Africa. Giunto alla sua 13.ma edizione, l’evento viene celebrato ogni anno dal 2002 nella prima domenica di giugno. L’iniziativa – riporta l’agenzia Apic - è dei Missionari Bianchi di Friburgo e in particolare di padre Fridolin Zimmeman, missionario svizzero che ha lavorato per molti anni in Tunisia. L’idea è di rendere più visibile la comunità di fedeli africani nella Chiesa elvetica, ma anche di sensibilizzarli sulla storia del cristianesimo nei loro Paesi di origine riunendoli attorno alle reliquie di San Maurizio e dei suoi compagni, anch’essi africani, morti martiri nel 300 d.c., e a quelle dei Martiri dell’Uganda che si trovano nell’abbazia.

    L’edizione di quest’anno, dedicata al tema “Vangelo e pace”, sarà animata dalla comunità capoverdiana e avrà come ospite d’onore mons. Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago de Cabo Verde a Praia. L’evento sarà anche un’occasione per ricordare il missionario Spiritano svizzero Aloys Allaz che ha dedicato tutta la sua vita alla missione nell’arcipelago. La giornata sarà scandita da canti, preghiere, testimonianze e una processione per concludersi con la celebrazione eucaristica accompagnate da musiche e canti tradizionali africani. (L.Z.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 151

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.