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Sommario del 27/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • L'incontro del Papa con i giornalisti di ritorno dalla Terra Santa
  • Lombardi: per il Papa la pedofilia è paragonabile a un sacrilegio
  • Il Papa a Santa Maria Maggiore per ringraziare la Madonna
  • Il Papa al Cenacolo: da qui parte la “Chiesa in uscita” animata dallo Spirito
  • Il Papa al Getsemani: cristiani siano testimoni coraggiosi del Risorto
  • Padre Neuhaus: tre immagini per descrivere il viaggio in Terra Santa
  • Napolitano al Papa: viaggio memorabile, speranza per la pace
  • Gli impegni del Papa tra giugno e agosto
  • Nomine episcopali di Papa Francesco negli Usa, in Polonia e Ucraina
  • Il Treno dei bambini porta dal Papa ragazzi di Napoli e Roma
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria, rapiti e rilasciati 11 ispettori Opac
  • Ucraina. Quaranta morti a Donetsk. Dall'Onu allarme sfollati
  • Ilo: l'avanzata dei Paesi che investono sul lavoro di qualità
  • "Ipotesi di lavoro": l'Audiolibro su testi di Giorgio La Pira
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • E' nata la bimba di Meriam condannata a morte per apostasia
  • Pakistan: caso Asia Bibi. Salta ancora udienza, preoccupati gli avvocati
  • Iran, nucleare: prossimo negoziato a Vienna dal 16 a 20 giugno
  • Guinea Bissau: José Mario Zaz nuovo presidente
  • Monito Onu a Brazzaville per espulsione e violazione diritti
  • Messa del Papa a Seul: invitato un gruppo di cattolici nordcoreani
  • Bangladesh, migliaia di donne diventano artigiane
  • Cina: a Pasqua celebrati 20 mila battesimi
  • Cina primo monastero contemplativo dai tempi di Mao Zedong
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'incontro del Papa con i giornalisti di ritorno dalla Terra Santa

    ◊   Con la Messa presieduta al Cenacolo si è concluso ieri il viaggio del Papa in Terra Santa. Un pellegrinaggio intensissimo, di tre giorni, carico di significati ed emozioni. E nonostante la fatica, nel viaggio di ritorno il Papa si è intrattenuto sull’aereo con i giornalisti al seguito per circa 50 minuti, affrontando i temi più scottanti dell’attualità. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Papa Francesco ha risposto in modo semplice e diretto alle domande a tutto campo dei giornalisti. A partire dal suo invito ai due presidenti Peres a Abbas a pregare in Vaticano per la pace. Non sarà una mediazione ma un momento di preghiera:

    “Io prego tanto il Signore perché questi due dirigenti, questi due governi abbiano il coraggio di andare avanti. Questa è l’unica strada per la pace”.

    Di Gerusalemme ha parlato dal punto di vista religioso, come la “città della pace delle tre religioni”. Con il patriarca Bartolomeo – ha poi affermato il Papa – “abbiamo parlato dell’unità: ma l’unità si fa nella strada, l’unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l’unità in un congresso di teologia”, come aveva detto Atenagora a Paolo VI: “Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un’isola, che discutano tra loro!”. Quindi – ha proseguito – si tratta di “camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme” e aiutarci. Uno dei punti di cui hanno parlato è la Pasqua, che ancora oggi cattolici e ortodossi celebrano in date diverse:

    “Perché è un po’ ridicolo: ‘Ma dimmi, il tuo Cristo quando resuscita?’. ‘La settimana prossima’. ‘Eh, il mio è resuscitato la scorsa’ … la data della Pasqua è un segno di unità!”.

    E sul suo rapporto con Bartolomeo ha detto:

    “Con Bartolomeo parliamo come fratelli! Ci vogliamo bene, ci raccontiamo difficoltà del nostro governo. E una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema dell’ecologia. Lui è molto preoccupato: anche io. Abbiamo parlato abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema”.

    Ad una domanda sugli abusi su minori da parte di sacerdoti ha risposto che è come tradire il Corpo del Signore, “è come fare una Messa nera” e nelle indagini “non ci saranno figli di papà”, non esisteranno privilegiati. Poi ha annunciato un prossimo incontro:

    “Ci sarà una Messa con sei o otto persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione con loro: io e loro … Su questo si deve andare avanti, avanti: tolleranza zero”.

    Riguardo alla riforma della Curia ha osservato che si è “a buon punto”: si opera per alleggerire la struttura, “ad esempio accorpando i dicasteri”. “Uno dei punti chiave è stato quello economico”: a luglio e settembre ci saranno altre riunioni. Riguardo agli scandali, ha ricordato quando Gesù ha detto che è inevitabile che ci siano: “Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno”: “il problema è evitare che ci siano in più”, nella amministrazione economica ci vogliono “onestà e trasparenza”. Quindi ha citato i Padri della Chiesa: “Ecclesia semper reformanda”, “dobbiamo stare attenti a riformare ogni giorno la Chiesa, perché siamo peccatori, siamo deboli”. Per quanto riguarda lo Ior ha ricordato che sono stati chiusi centinaia di conti di persone che non ne avevano diritto. “Lo Ior – ha detto - è per l’aiuto alla Chiesa”.

    Parlando del Sinodo sulla famiglia ha confessato che gli dispiace che alcuni, anche persone di Chiesa, riducano tutto alla casistica della Comunione o no ai divorziati risposati. Come aveva già affermato Benedetto XVI – ha sottolineato - bisogna studiare le procedure di nullità e “chiarire che i divorziati non sono scomunicati” perché “tante volte sono trattati da scomunicati”.
    Riguardo al celibato dei preti ha ribadito che è una regola di vita che apprezza, è “un dono per la Chiesa”, ma “non è un dogma” e dunque “sempre c’è la porta aperta”, anche perché ci sono già preti cattolici sposati nei riti orientali.

    Ha parlato poi dei suoi prossimi viaggi in Asia: Corea del Sud in agosto e poi Sri Lanka e Filippine, in programma per gennaio nelle zone colpite dai tifoni. Ha parlato dei cristiani perseguitati: “in questo tempo ci sono più martiri che non ai primi tempi della Chiesa”. E sull’attuale sistema economico ha ribadito che uccide e scarta perché a comandare è il denaro. Quindi ha risposto ad una domanda su una sua eventuale rinuncia al Papato:

    “Io farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare di fare la volontà di Dio. Benedetto XVI non aveva più le forze, e onestamente, da uomo di fede, umile qual è, ha preso questa decisione. Settant'anni fa i vescovi emeriti non esistevano. Cosa succederà con i Papi emeriti? Dobbiamo guardare a Benedetto XVI come a un'istituzione, ha aperto una porta, quella dei Papi emeriti. La porta è aperta, ce ne saranno altri o no, Dio solo lo sa. Io credo che un vescovo di Roma se sente che le forze vanno giù deve farsi le stesse domande che si è fatto Papa Benedetto”.

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    Lombardi: per il Papa la pedofilia è paragonabile a un sacrilegio

    ◊   Per il Papa la pedofilia è paragonabile a un “sacrilegio”, prossimamente un incontro con le vittime degli abusi. E’ quanto sottolinea il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, che, nell’ampia intervista di Alessandro Gisotti, si sofferma sullo storico viaggio in Terra Santa e sui punti forti della conferenza stampa di Papa Francesco sul volo papale:

    R. - Abbiamo visto un numero incredibile di eventi, di significati e credo che il fatto che siano stati concentrati in un tempo così breve ci deve invitare, adesso, ad una riflessione tranquilla, in modo tale da poterli riassimilare nella loro ricchezza, perché se li teniamo tutti schiacciati insieme rischiamo magari di perderne molti aspetti. Quindi, certamente, c’è stato l’aspetto ecumenico dell’incontro con il Patriarca Bartolomeo, che era stato un po’ l’occasione di questo viaggio. Ma, sia le dimensioni dei rapporti con il mondo ebraico e con il mondo musulmano, sia le tematiche del clima di pace che si deve costruire e come, sono stati temi formidabili, su cui bisogna meditare a lungo per percepirne la ricchezza. Direi che abbiamo percepito che sono passati 50 anni da quel primo incontro (tra Paolo VI e Atenagora ndr). Non sono passati inutilmente dal punto di vista ecumenico, in particolare, i rapporti con l’ortodossia, ma con tutte le confessioni cristiane. Certamente, la celebrazione, pregando insieme nella Basilica del Santo Sepolcro, è stata un momento particolarmente intenso dal punto di vista spirituale. Un altro momento particolarmente intenso dal punto di vista spirituale, per quanto riguarda il pellegrinaggio del Papa nella Terra Santa, è stata anche la Messa conclusiva al Cenacolo: un luogo di fortissima ispirazione, luogo dell’Eucaristia, luogo della Pentecoste, della discesa dello Spirito... Quindi, non va perduto anche questo momento e questa dimensione spirituale che il Papa anche se con questi tempi così concentrati ha vissuto molto profondamente.

    D. – Appendice del viaggio, come di ritorno da Rio, è stata la conferenza stampa in aereo. Ancora una volta ha colpito la libertà del Papa, che non teme alcuna questione, di affrontare alcuna questione...

    R. – Sì. Io ne sono veramente colpito. Non solo non teme, ma vuole essere disponibile per affrontare ogni questione. Io ho cercato, anche nel viaggio di Rio, ma anche adesso, magari di limitare, di contenere il tempo e il numero delle domande, o anche orientare gli argomenti più verso il viaggio. Il Papa, no. E ha esplicitamente voluto una totale apertura, una totale disponibilità a rispondere a qualsiasi domanda gli fosse fatta. Ha anche voluto continuare a dare molto tempo a disposizione e sono stati proprio solo i limiti necessari di un viaggio che non era lunghissimo, come quello del ritorno dalla Terra Santa verso Roma, che hanno poi limitato il tempo che egli avrebbe ancora prolungato.

    D. – Rispondendo a una domanda, Papa Francesco ha parlato dello statuto di Gerusalemme e ha ribadito la visione su questo della Chiesa cattolica…

    R. – Sì, questo è un punto importante, perché c’è stata una domanda su questo tema in cui il Papa ha detto chiaramente che il problema da un punto di vista, diciamo così, politico, della sovranità territoriale sulla città, se deve essere capitale di uno Stato o di due, quali devono essere le frontiere, non è competenza della Santa Sede, ma deve essere risolto con dei negoziati bilaterali tra gli interessati, tra gli israeliani e i palestinesi, e deve tenere conto anche delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Quindi questo aspetto non è di competenza del Papa, o della Santa Sede. Ma, la Santa Sede da molto tempo ha formulato una sua posizione sullo statuto, possiamo dire, particolare della Città Santa. Quindi alla Santa Sede interessa la dimensione religiosa della città, soprattutto la “Città vecchia”, che è quella dove si trovano i luoghi santi, che interessano sia i cristiani, ma anche gli ebrei e i musulmani del mondo intero. Quindi, per questa “Gerusalemme storica” e sacra, la Santa Sede desidera che non possa essere reclamata esclusivamente per se stessa da qualcuna delle parti, perché è un patrimonio che appartiene al mondo intero e perché i luoghi santi non sono dei musei o dei monumenti ma devono essere luoghi dove le comunità dei credenti possano anche essere presenti, vivere la loro fede. Per questo, la Santa Sede tradizionalmente parla di uno statuto speciale internazionalmente garantito che possa assicurare il carattere storico, materiale e religioso, dei luoghi santi. Come anche il libero accesso per i residenti e pellegrini, siano essi locali o provenienti dalle diverse parti del mondo.

    D. – Hanno fatto già il giro del mondo le parole del Papa che paragona la pedofilia da parte di un membro del clero ad una messa nera. Lei come ha accolto queste parole?

    R. – Il Papa ha detto delle cose importanti a proposito del tema della pedofilia su cui è stato nuovamente interrogato. Pedofilia, in particolare nel caso di persone con ministeri nella Chiesa cattolica, o responsabilità nella Chiesa cattolica. Anche se sappiamo che il problema è molto più ampio. Il Papa ha fatto questo paragone che è piuttosto originale. E’ un po’ la sua caratteristica, fare dei paragoni forti. Dal punto di vista della sacralità della vita umana, in particolare della vita degli innocenti, dei minori innocenti, che viene violata da questo crimine. Allora, la messa nera è il sacrilegio, è quando il Corpo di Cristo viene strumentalizzato per essere offeso e quindi è un crimine dal punto di vista della nostra fede, del nostro modo di vedere il Sacramento dell’Eucaristia: un crimine assolutamente gravissimo, proprio di spregio della dignità del Corpo di Cristo. Allora, il fatto di paragonare il crimine della pedofilia a questo è una condanna di una durezza incredibile, per un credente forse è la condanna più dura che si può dare perché dice: stiamo violando la carne di Cristo, stiamo violando una dignità che per noi è sacra, praticamente, che è quella dei bimbi innocenti. Allora, in questo senso è un paragone che dice una condanna fondamentale fortissima proprio da parte del Papa di questo tipo di crimine. Ma, nelle risposte che il Papa ha dato su questo tema ci sono altre due cose su cui volevo tornare. La prima notizia che il Papa ha dato è quella della sua decisione di incontrare prossimamente delle vittime di abusi sessuali. Ma su questa il Papa ha fatto - comprensibilmente - una piccola confusione di date, nel senso che lui ha parlato dei primi di giugno, mentre in realtà, se ho ben capito, la data non è ancora stata stabilita. E poi anche il Papa ha ribadito una volontà di intervento deciso, che non si fermi neanche di fronte alla dignità episcopale, qualora ci siano responsabilità gravi su cui bisogna intervenire. Il Papa non è entrato sul tema specifico delle responsabilità dei vescovi per omissione, però gli è ben presente anche il problema che le responsabilità di chi governa possono esservi anche per cose non fatte, non solo del male fatto personalmente. Questo è un problema che egli ha ben presente e su cui certo vale anche il principio che egli ha manifestato della responsabilità, di cui bisogna tenere conto. Però, non è entrato in questa dimensione specifica.

    D. – Il Papa ha anche parlato della riforma della Curia, dello Ior. Una riforma, ha detto, che deve essere continua anche se si incontreranno problemi…

    R. – Naturalmente, sappiamo che questo è un argomento su cui c’è una grande attenzione, continua. E il Papa ha detto, come aveva già anche altre volte, che una parte che è stata un po’ “anticipata” è quella che riguarda le questioni di carattere economico, perché si erano manifestate, diciamo così, all’attenzione pubblica e quindi bisognava intervenire con una certa urgenza o una certa priorità. Ha fatto anche riferimento al lavoro in corso presso lo Ior, con le diverse commissioni, e il fatto della precisazione dei conti, cioè di coloro che hanno un titolo attendibile per poter godere di questo servizio.

    D. - Da ultimo , il Papa ha voluto precisare che il prossimo Sinodo sulla famiglia non è il “Sinodo sulla comunione o meno ai divorziati”. Anche qui Francesco ha invitato ad evitare le riduzioni casistiche…

    R. – Sì, questo è stato un intervento molto importante. Infatti, il Papa ha parlato a lungo in risposta a questa domanda. Si vede che appunto si fa la preoccupazione che il Sinodo e il cammino del Sinodo venga conservato nella sua grande ampiezza pastorale. La tematica della famiglia, della sua missione, della testimonianza cristiana nella vita famigliare, è un tema enorme, un tema enorme, vitale e cruciale. Allora, il fatto di limitarsi a volte a toccare un punto - per quanto delicato, doloroso, importante, come quello della Comunione per i divorziati - rischia di limitare molto la prospettiva e l’attenzione. Mentre, è un grandissimo servizio per tutto il popolo cristiano e vorrei dire per l’umanità, il fatto di fare una grande riflessione sulla famiglia, sulla sua natura, su come conservarne e promuoverne i valori, per il servizio di tutti, dell’amore tra l’uomo e la donna, e così via. Quindi, al Papa sta a cuore che non ci siano riduzioni di orizzonte nel cammino sinodale, essendo il cammino sinodale lungo: adesso c’è il Sinodo di questo autunno, poi c’è quello dell’anno prossimo… E’ un lungo cammino. Conserviamo veramente la larghezza e l’importanza della problematica da affrontare senza ridurci a pensare che sia solo su un punto particolare, per quanto sensibile.

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    Il Papa a Santa Maria Maggiore per ringraziare la Madonna

    ◊   Stamani, verso le 11.00, Papa Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per ringraziare la Madonna per la buona riuscita del viaggio in Terra Santa e affidarle i frutti che possono venire da questo pellegrinaggio. Il Papa – ci ha riferito il cardinale Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica – ha offerto un mazzo di fiori alla Madonna e si è poi raccolto in preghiera qualche minuto. Quindi, ha salutato i fedeli presenti. Il porporato ha visto il Papa molto contento della visita in Terra Santa. Francesco ha lasciato la Basilica verso le 11.30. E’ la nona volta che si reca a Santa Maria Maggiore dall’inizio del pontificato.

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    Il Papa al Cenacolo: da qui parte la “Chiesa in uscita” animata dallo Spirito

    ◊   L’ultimo atto del suo pellegrinaggio in Terra Santa è stata la Messa che ieri pomeriggio Papa Francesco ha presieduto nella Sala del Cenacolo a Gerusalemme, concelebrata con tutti gli ordinari di Terra Santa. Da Gerusalemme, il nostro inviato Roberto Piermarini:

    Al Cenacolo è nata la Chiesa, una ‘Chiesa in uscita’ che fa memoria di ciò che è accaduto in questo luogo, ha esordito Papa Francesco nell’omelia. Il Cenacolo, infatti, ci ricorda il servizio: Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli per dirci di servire il povero, il malato, l’escluso. Il Cenacolo ci ricorda l’Eucarestia, il sacrificio: sull’esempio di Gesù che si è offerto per noi al Padre, noi possiamo offrire a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie ed i nostri dolori.

    Il Cenacolo – ha continuato Papa Francesco – ci ricorda l’amicizia: l’esperienza più bella del cristiano e dei sacerdoti è diventare amici del Signore Gesù. Il Cenacolo ci ricorda il congedo e la promessa che Gesù non ci abbandona mai. Il Cenacolo ci ricorda anche la meschinità, la curiosità e il tradimento. “E può essere ciascuno di noi – ha osservato – non solo e sempre gli altri, a rivedere questi atteggiamenti, quando guardiamo con sufficienza il fratello, lo giudichiamo; quando con i nostri peccati tradiamo Gesù”. Il Cenacolo, ha detto, "ci ricorda la condivisione, la fraternità, l’armonia, la pace tra noi":

    “Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita da qui, come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande… Tutti i santi hanno attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito”.

    “Il Cenacolo - ha affermato ancora il Papa - ci ricorda la nascita della nuova famiglia, la Chiesa, costituita da Gesù risorto”. Una famiglia, ha soggiunto, che ha una Madre, la Vergine Maria. Le famiglie cristiane, ha detto, appartengono a questa grande famiglia e in essa trovano la forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita:

    “Questo è l’orizzonte del Cenacolo: l’orizzonte del Risorto e della Chiesa. Da qui parte la Chiesa in uscita, animata dal soffio vitale dello Spirito. Raccolta in preghiera con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l’attesa di una rinnovata effusione dello Spirito Santo: Scenda il tuo Spirito, Signore, e rinnovi la faccia della terra!”

    Queste le ultime parole di Papa Francesco da Gerusalemme. Dal Cenacolo la Chiesa di Terra Santa ora è chiamata “ad uscire” per raccogliere il suo insegnamento, continuando a camminare sulle orme di Gesù.

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    Il Papa al Getsemani: cristiani siano testimoni coraggiosi del Risorto

    ◊   “Non lasciamoci vincere dalla paura”, Gesù “non ci lascia mai soli”. E’ l’esortazione rivolta da Papa Francesco a sacerdoti, religiosi e seminaristi della Terra Santa, incontrati nella chiesa del Getsemani, accanto all’Orto degli Ulivi. Al termine dell’incontro, il Pontefice ha piantato un piccolo ulivo vicino a quello messo a dimora da Paolo VI il 4 gennaio del 1964. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un uomo che pianta un piccolo arbusto d’ulivo. Un gesto semplice ripetuto innumerevoli volte, ma che in questa occasione assume un valore unico perché a piantarlo è il Successore di Pietro e quella piccola pianta crescerà nel luogo che è stato testimone dell’agonia del Figlio di Dio. Splende il sole sul Monte degli Ulivi quando Francesco mette a dimora un piccolo alberello che, significativamente, intreccerà la sua ombra con l’ulivo piantato da Paolo VI in una fredda giornata di gennaio di 50 anni fa.

    Prima di questo suggestivo evento, Francesco aveva incontrato seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose nella chiesa del Getsemani, affidata alla Custodia di Terra Santa. Momento iniziato con la preghiera del Papa sulla pietra che, secondo la tradizione, raccolse le lacrime e le gocce di sudore misto a sangue di Gesù che pregava il Padre prima di essere arrestato. Nel suo indirizzo di saluto, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal ha parlato delle agonie dei popoli dei nostri tempi ed ha rammentato che Gerusalemme è “citta che unisce tutti i credenti” e che “allo stesso tempo li divide”, città del Calvario ma pure della Risurrezione e della Speranza. E, con la premura di un padre che ha cura dei suoi figli, mons. Twal ha portato al cuore del vescovo di Roma le sofferenze della Chiesa della Terra di Gesù:

    “Come Gesù nel Getsemani, i nostri cari consacrati, parte integrante della Chiesa locale, spesso si sentono soli ed abbandonati. Attraverso la tua persona e la tua voce, chiediamo al mondo cristiano e ai nostri fratelli Vescovi, più vicinanza, più solidarietà e senso di appartenenza a questa Chiesa Madre”.

    Parole che hanno toccato il Papa. Nella sua omelia, infatti, Francesco ha incoraggiato i consacrati che vivono in Terra Santa a non lasciarsi vincere dalla paura, dallo sconforto. Gesù, ha detto, “è sempre al nostro fianco, non ci lascia mai soli”. E ci “prende sempre per mano, perché non affoghiamo nel mare dello sgomento”:

    “Voi, cari fratelli e sorelle, siete chiamati a seguire il Signore con gioia in questa Terra benedetta! E’ un dono e una responsabilità. La vostra presenza qui è molto importante; tutta la Chiesa vi è grata e vi sostiene con la preghiera”.

    E proprio a partire dalla preghiera di Gesù, nell’ora dell’agonia, il Papa ha sviluppato la riflessione confidando di aver quasi timore nell’accostarsi “ai sentimenti che Gesù ha sperimentato in quell’ora”. Entriamo, ha detto, “in punta di piedi in quello spazio interiore dove si è deciso il dramma del mondo”. In quell’ora, ha osservato, Gesù ha sentito “la necessità di pregare e di avere accanto a sé i suoi discepoli, i suoi amici”. Ma qui al Getsemani, ha rilevato, “la sequela si fa difficile e incerta; c’è il sopravvento del dubbio, della stanchezza e del terrore”:

    “Nel succedersi incalzante della passione di Gesù, i discepoli assumeranno diversi atteggiamenti nei confronti del Maestro: di vicinanza, di allontanamento, di incertezza. Farà bene a tutti noi, vescovi, sacerdoti, persone consacrate, seminaristi, in questo luogo, domandarci: chi sono io davanti al mio Signore che soffre?”.

    Sono di quelli, ha detto il Papa, che si addormentano, fuggono o lo rinnegano per paura, “abbandonando il Maestro nell’ora più tragica della sua vita terrena?”. C’è “forse in me - ha aggiunto - la doppiezza, la falsità di colui che lo ha venduto per trenta monete, che era stato chiamato amico, eppure ha tradito Gesù?”. Oppure, ha soggiunto, “grazie a Dio, mi ritrovo tra coloro che sono stati fedeli sino alla fine, come la Vergine Maria e l’apostolo Giovanni?”.

    “Quando sul Golgota tutto diventa buio e ogni speranza sembra finita, solo l’amore è più forte della morte. L’amore della Madre e del discepolo prediletto li spinge a rimanere ai piedi della croce, per condividere fino in fondo il dolore di Gesù”.

    “Mi riconosco – si è domandato ancora il Papa – in quelli che hanno imitato il loro Maestro fino al martirio, testimoniando quanto Egli fosse tutto per loro?”. “L’amicizia di Gesù nei nostri confronti, la sua fedeltà e la sua misericordia – ha sottolineato – sono il dono inestimabile che ci incoraggia a proseguire con fiducia la nostra sequela di Lui, nonostante le nostre cadute, i nostri errori e i nostri tradimenti”:

    “Ma questa bontà del Signore non ci esime dalla vigilanza di fronte al tentatore, al peccato, al male e al tradimento che possono attraversare anche la vita sacerdotale e religiosa. Tutti noi siamo esposti al peccato, al male, al tradimento”.

    Il Papa ha concluso il suo intervento rivolgendo “un affettuoso saluto a tutti i cristiani di Gerusalemme”, consapevole della “difficoltà della loro vita nella città”. Li esorto, ha detto Francesco, “ad essere testimoni coraggiosi della Passione del Signore, ma anche della sua Risurrezione con gioia e nella speranza”.

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    Padre Neuhaus: tre immagini per descrivere il viaggio in Terra Santa

    ◊   Immagini che difficilmente saranno dimenticate, tra le quali la sosta del Papa al muro di separazione, il suo abbraccio con Bartolomeo I, l’intesa stabilita con i leader di Palestina e Israele sulla pace. Un bilancio a caldo della visita di Papa Francesco in Terra Santa lo traccia, al microfono dell’inviato Roberto Piermarini, il responsabile della comunicazione sociale del viaggio, padre David Neuhaus:

    R. - Tre immagini fortissime. La prima è quella del Papa al Muro di Betlemme, dove ha toccato il dolore del popolo palestinese … E non soltanto lì; poi il gesto imprevisto … lui che si mette a pregare accanto a questo muro, questa ferita sulla nostra terra … É un’immagine fortissima, tocca il dolore del popolo palestinese. La seconda immagine è quella del Papa con il Patriarca. Questo incontro era previsto, ma quando è accaduto è stato un momento fortissimo, un momento di speranza enorme per questa ferita sul volto della Chiesa, questa divisione non soltanto con i nostri fratelli e sorelle ortodossi, ma con tutti gli altri cristiani noi siamo sul cammino della guarigione.

    D. - Si può quindi realizzare il sogno dell’unità?

    R. - Noi dobbiamo crederci. Questi due uomini ci hanno dato la prova che loro credono. L’intero incontro è stato magnifico, specialmente l’immagine dei due uomini che pregano insieme davanti alla tomba. La terza immagine è quella del Papa allo Yad Vashem; anche questa fortissima. Questo grido, perché non si è trattato di un discorso, ma un grido poetico: “Dove sei uomo? Dove sei Adamo?”. Il ricordo di questa immagine è fortissimo! In quel momento lui ha toccato il dolore del popolo ebraico e una ferita sulla faccia dell’umanità. Sono queste le tre immagini che secondo me sono fortissime. Noi adesso rivedremo tutto il viaggio per capire più profondamente il messaggio e i gesti nella continuità di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: siamo veramente felici che questi quattro viaggi ci mettono sul cammino della Chiesa: vocazione e missione.

    D. - La cosa importante di questo viaggio è stata la convocazione di un incontro di preghiera e di pace in Vaticano, nella sua casa – come ha detto il Papa – tra Abu Mazen e il presidente Peres. Secondo lei, il Papa da qui, da questa Terra Santa, sta instaurando la diplomazia della preghiera?

    R. - Credo che è molto importante. C’erano tantissimi giornalisti che hanno detto: “Il Papa adesso gioca il ruolo in cui Kerry non è riuscito! Quindi il Papa prende il posto di Kerry?”. Ed io: “No, il Papa introduce un’altra dimensione per la ricerca della pace” … una dimensione spesso dimenticata, ma che per noi è forse la più importante: la preghiera. E questo è il compito del Papa! “Carissimi palestinesi e israeliani, mettiamoci davanti a Dio! Abbiamo provato e non siamo riusciti ad inaugurare un periodo di dialogo. Che cosa succederà se noi ci mettiamo davanti a Dio nella preghiera, nel silenzio, chiedendoci: chi sono davanti a questo Dio?”. Credo che qui non si tratti di diplomazia, di politica ma di spiritualità gesuita pura!

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    Napolitano al Papa: viaggio memorabile, speranza per la pace

    ◊   L’auspicio che “lo storico invito da lei rivolto ai Presidenti di Israele e della Palestina ad incontrarsi in Vaticano” costituisca “motivo di speranza per l'intera regione”, in vista “della ripresa dei negoziati di pace e di un rinnovato e rinvigorito dialogo tra cristiani, ebrei e mussulmani”. Lo esprime il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, nel telegramma inviato a Papa Francesco al suo rientro dalla Terra Santa.

    Un viaggio che il capo di Stato italiano definisce “memorabile” assieme alla “piena convinzione” che l'appello lanciato dal Papa “toccherà – scrive – i cuori di quanti in quella terra desiderano un futuro di pace e feconda convivenza”.

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    Gli impegni del Papa tra giugno e agosto

    ◊   Il viaggio apostolico in Corea del Sud e le due visite pastorali in Italia tra fine giugno e i primi di luglio. Sono questi gli impegni che spiccano sull’agenda estiva di Papa Francesco, fra quelli ufficializzati dal maestro delle Celebrazioni pontificie, mons. Guido Marini.

    L’8 giugno, il Papa celebrerà alle 10, in San Pietro, la Messa di Pentecoste, mentre il giovedì successivo, 12 giugno, sempre alle 10, presiederà il Concistoro per alcune Cause di Canonizzazione. Il giovedì seguente, alle 19, il Papa sarà sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano per la Messa solenne del Corpus Domini, cui seguirà la tradizionale processione verso Santa Maria Maggiore e la benedizione eucaristica.

    Gli ultimi due giorni di giugno vedranno Papa Francesco volare sabato 21 a Cassano all’Jonio per la visita pastorale nella cittadina calabrese e infine presiedere la Messa per festa dei Santi Pietro e Paolo domenica 29, alle 9.30, nella Domenica Basilica Vaticana, durante la quale il Papa imporrà il Pallio ai nuovi arcivescovi metropoliti.

    L’unico appuntamento del mese di luglio è fissato per il 5, con la visita pastorale a Campobasso e Isernia, quindi il calendario passa ad agosto, quando dal 13 al 18 Papa Francesco sarà in Corea del Sud per il suo terzo viaggio apostolico, dedicato soprattutto ai ragazzi che parteciperanno alla sesta Giornata della Gioventù asiatica, in programma nella diocesi di Daejeon.

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    Nomine episcopali di Papa Francesco negli Usa, in Polonia e Ucraina

    ◊   Negli Usa, Papa Francesco ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Washington, presentata da mons. Francisco González Valer, S.F., per sopraggiunti limiti d’età.

    In Polonia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Łódź, presentata da mons. Adam Lepa, per sopraggiunti limiti d’età.

    Il Papa ha concesso il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina del rev.do sacerdote Yosafat Moschych, al presente sincello dell’Arcieparchia di Ivano-Frankivsk degli Ucraini (Ucraina), all’ufficio di vescovo ausiliare della medesima circoscrizione, assegnandogli la sede titolare di Pulcheriopoli.

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    Il Treno dei bambini porta dal Papa ragazzi di Napoli e Roma

    ◊   Sarà un incontro particolarmente gioioso quello che si terrà sabato prossimo, 31 maggio, nell’Atrio dell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Alle 12.30 circa, centinaia di bambini incontreranno Papa Francesco grazie all’iniziativa de “Il Treno dei bambini”. Promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura nell’ambito del “Cortile dei Bambini” - iniziativa simile ai Cortile dei Gentili, ma dedicata ai più piccoli - l’evento è giunto alla seconda edizione dopo quella del 23 giugno 2013 e vede la collaborazione delle Ferrovie dello Stato Italiane.

    Quest'anno, il nuovo appuntamento è denominato "Scavatori di luce" e coinvolgerà bambini di sei scuole primarie di Napoli e di due della capitale, a rischio dispersione e abbandono scolastico, che raggiungeranno il Vaticano grazie ad un treno speciale, dedicato a loro.

    Il convoglio porterà i ragazzi direttamente nella Santa Sede attraverso i binari dello Stato Vaticano: si tratterà di un treno Frecciargento del Gruppo FS Italiane, che partirà dalla stazione di Napoli centrale di primo mattino per poi ripartire da Roma Termini alla fine della giornata. L’evento si articolerà in diverse fasi: dalle 9.30 in poi i ragazzi visiteranno la Basilica di San Pietro, quindi alle 12.30 è previsto l’incontro con Papa Francesco, seguito infine dalla visita al Colosseo.

    L’iniziativa è sostenuta anche dalla direzione generale per lo studente, l'integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca, con la cui collaborazione sono state individuate sei scuole di Napoli dei Rioni Barra, Mercato, Miano e Scampia (più una rappresentanza del Rione Sanità) e due di Roma dei quartieri Laurentino-Trigoria e Colle Prenestino, dove è elevato il rischio di abbandono e dispersione scolastica.

    Da ricordare che nei mesi precedenti, si è svolto un programma “culturale” attorno alle catacombe di San Gennaro a Napoli e di Priscilla a Roma, grazie al sostegno della “Fondazione con il Sud” e dell’Associazione “L’Altra Napoli”; questa “pedagogia culturale” adottata ha permesso di trasmettere messaggi umani e spirituali forti a bambini che purtroppo, a causa della loro posizione sociale e della loro giovane età, ne sono per la maggior parte totalmente ignari. Grazie alla musica, infine, studiata insieme all’orchestra Sanitansamble del Rione Sanità e grande mezzo di comunicazione e di riscatto culturale e sociale, questi bambini e ragazzi stanno preparando una sorpresa per Papa Francesco. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La conclusione del viaggio di Papa Francesco in Vicino Oriente: l'incontro nella chiesa del Getsemani con i sacerdoti e i religiosi, il colloquio sull'aereo con i rappresentanti dei media internazionali, la preghiera nella basilica di Santa Maria Maggiore. All'interno i discorsi del Papa e i servizi dell'inviato Mario Ponzi.

    In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Come nel giorno di Pentecoste”.

    In Africa la crescita più consistente della Chiesa: pubblicati l’Annuario Pontificio 2014 e l’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2012.

    Il raccolto dipende dalla cura del seme: la visita del cardinale Filoni in Camerun

    Nell'informazione internazionale, in primo piano l'immigrazione: soccorsi oltre trecento migranti nel Canale di Sicilia.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria, rapiti e rilasciati 11 ispettori Opac

    ◊   In Siria rapiti ma subito dopo rilasciati 11 ispettori dell'Opac, impegnati nell’inchiesta sull’uso di gas cloro. Dopo i primi momenti di grande preoccupazione, il direttore generale dell'Opac, Uzumcu, ha ribadito la necessità che tutte le parti in conflitto garantiscano "un accesso sicuro" ai siti da ispezionare. Proprio questa mattina è arrivato a Roma il cooperante italiano Federico Motka, rapito in Siria il 12 marzo 2013 e rilasciato ieri nei pressi del confine turco. E in queste ore si susseguono notizie contrastanti sulla sorte di padre Paolo Dall’Oglio, rapito a luglio scorso, ma non ci sono conferme né della presunta uccisione né delle rassicurazioni sul fatto che sia vivo. Resta la preoccupazione per il gesuita e per i 2 vescovi ortodossi ancora nelle mani dei rapitori. Della situazione in Siria Fausta Speranza ha parlato con Paolo Branca, docente di Paesi arabi e Islam all’Università Cattolica:

    R. - Purtroppo la Siria è un Paese in una fase terribile della sua storia, con grandi distruzioni, con molte vittime e soprattutto un numero enorme di profughi. Pare che nessuna istituzione internazionale abbia neppure un’idea, una proposta per uscire da questo incubo.

    D. - In questo momento dobbiamo pensare che le zone non controllate dal governo sono controllate praticamente da qaedisti?

    R. - Io credo che sia una galassia di gruppi e anche di milizie finanziate e mandate da Paesi stranieri: a volte con ideologia fondamentalista, ma a volte anche per un puro gioco di potere e di controllo dell’area.

    D. - Che dire della strategia del governo?

    R. - La strategia è quella di resistere ad oltranza. Mi pare però molto miope, nel senso che guidare una transizione che ormai si era manifestata come inevitabile anche nei Paesi vicini con le primavere arabe avrebbe dato una qualche chance alla famiglia al Assad e alle persone al potere di poter trasformarsi e continuare a svolgere un ruolo nel Paese. Arrivare a questo punto significa proprio un aut aut tra la distruzione del nemico e la propria distruzione, che ha come effetto collaterale, però, anche la rovina di tutto il Paese.

    D. - Parliamo dei rapimenti…

    R. - Purtroppo si sono già rivelate delle situazioni in cui, più che una strategia politica, c’erano dietro atti anche di banditismo, ricatti, intenzione di avere dei riscatti. Credo che la situazione sia talmente confusa e fuori controllo che sia veramente difficile riuscire ad interpretarla.

    D. - A questo punto, almeno a livello umanitario, che cosa si potrebbe fare per la Siria?

    R. - Si sta già facendo molto! Anzitutto i Paesi vicini hanno accolto milioni di profughi e non dobbiamo dimenticarlo quando da noi magari ci stracciamo le vesti per uno sbarco di qualche centinaio o qualche migliaio di persone… Ci sono Paesi come la Giordania, molto poveri, che hanno ricevuto un flusso di profughi impressionante! Avvicinandosi poi la stagione invernale futura - soprattutto per i bambini, gli anziani e le donne - con il freddo che fa in questi campi profughi, credo che sia necessario pensare a qualcosa di preventivo per non assistere di nuovo ad una catastrofe!

    D. - Che dire degli incontri a Ginevra? Ce ne sarà un altro, un prossimo…
    R. - Ho paura che, finché non c’è una vera volontà dalle due parti di arrivare a una mediazione, questi incontri lasciano un po’ il tempo che trovano. E purtroppo il disinteresse a livello internazionale lascia pensare ai due contendenti che il tempo possa lavorare per loro, riuscendo così a far fuori il proprio nemico. Nel frattempo, però, l’intero Paese va in rovina…

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    Ucraina. Quaranta morti a Donetsk. Dall'Onu allarme sfollati

    ◊   Ucraina. Il neopresidente Poroshenko, proclamato ufficialmente vincitore alle elezioni di domenica, dice sì al dialogo con la Russia, ma chiude le porte a quelli che definisce “terroristi”, accusati di voler trasformare l’est del Paese “nella Somalia”. Proprio in questa regione, precisamente nei pressi dell’aeroporto di Donetsk, roccaforte dei separatisti filorussi, intensi combattimenti hanno provocato nelle ultime ore almeno 40 morti. Da Mosca, l'appello a Kiev perchè ponga immediatamente fine alle violenze. In questo scenario preoccupa l’aumento degli sfollati interni in Ucraina, come conferma al microfono di Paolo Ondarza la portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Carlotta Sami:

    R. - Le ultime notizie parlano di un aggravarsi degli scontri fra l’esercito ucraino e i ribelli pro- Russia, quindi la situazione si fa estremamente grave e chiaramente sta aumentando il numero di persone civili in fuga da quella zona. Purtroppo, anche persone che erano già fuggite dalla Crimea verso l’est adesso si trovano a dover scappare per una seconda volta. Una tragedia interna che sta toccando migliaia di persone al momento.

    D. - Chi sono gli sfollati di cui stiamo parlando?

    R. - Fino a pochi giorni fa, abbiamo potuto rilevare circa 10 imila persone. In effetti le persone che non sono ancora state identificate e registrate come sfollati, ma che in realtà si stanno muovendo potrebbero essere molte di più. Ci sono diverse famiglie: noi abbiamo provveduto già a fornire assistenza ad almeno 150 famiglie, un aiuto economico ad almeno duemila presone e a sistemare 50 famiglie in nuove località. Diciamo che i flussi di queste persone sono iniziati già a marzo. La popolazione è principalmente di etnia tartara, ma stanno aumentando anche gli ucraini, i russi e le famiglie che comunque hanno una composizione mista. Tra di loro, almeno un terzo sono bambini. Si tratta di persone che stanno cercando di fuggire verso l’Ucraina centrale e verso l’Ucraina occidentale. Purtroppo, se questo conflitto interno non smette di peggiorare, avremo anche ulteriori movimenti secondari.

    D. - Quale l’appello dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati al nuovo presidente dell’Ucraina, Poroshenko?

    R. - Il nostro appello è che ci si preoccupi e che si metta come priorità la protezione di coloro che sono stati costretti a fuggire dalle proprie case in questi giorni e che si stanno spostando in altre città: che si dia loro accoglienza, che non si ostacolino i loro movimenti e che, soprattutto, non vengano messi ulteriormente a rischio considerando anche l’alto numero di bambini. Quindi, speriamo che venga fatto ancora uno sforzo maggiore per far sì che coloro che poi si spostano da una parte all’altra del Paese, effettivamente possano godere degli stessi diritti dei cittadini ucraini. Questa è una situazione che monitoriamo molto da vicino e su cui stiamo collaborando anche con organizzazioni non governative nel Paese. Temiamo possa peggiorare nelle prossime settimane.

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    Ilo: l'avanzata dei Paesi che investono sul lavoro di qualità

    ◊   I Paesi che investono in occupazione di qualità avanzano più rapidamente sul piano economico. E’ quanto rileva il Rapporto annuale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) che dimostra come l’occupazione di qualità sia traino per l’economia dei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Sono 140 i Paesi in via di sviluppo ed emergenti analizzati da “Il lavoro nel mondo 2014: l’occupazione al centro dello sviluppo”, il Rapporto dell’Ilo che spiega e dimostra per la prima volta come investire in occupazione di alta qualità, ridurre quella vulnerabile e affrontare la povertà da lavoro conduca ad una crescita economica sostenuta. Luigi Cal, direttore dell’Ufficio Ilo per l’Italia e San Marino, chiarisce prima di tutto la definizione di lavoro di qualità:

    R. – Si intende che è un lavoro non precario, all’interno della legalità, che offre salari sufficienti frutto di un negoziato tra le parti sociali, non sono questioni imposte da fuori, da governi o da altre forze. Sono da considerarsi lavori di qualità laddove c’è molta libera iniziativa e partecipazione del lavoratore nella produzione. Oggi, nei Paesi del nord c’è una tendenza a pensare che più flessibilizziamo, nel senso di precarizzare il lavoro, più benefici, più profitti e più investimenti abbiamo. Il Rapporto dell’Ilo sta a dimostrare invece, analizzando 140 Paesi, che proprio dove avvengono questi fenomeni ci può essere sì uno sviluppo, ma molto inferiore a quello che avviene nei Paesi che tendono invece a mettere in moto, a promuovere, lavori di qualità.

    D. – Il Rapporto ci dice che l’occupazione di qualità è stata fondamentale per l’economia di alcuni Paesi emergenti e Paesi in via di sviluppo: quali e in che modo?

    R. – Ci sono parecchi esempi, nello studio di oltre 200 pagine dell’Ilo. Posso citare l’esempio del Senegal, del Perù o del Vietnam, dove le cifre dimostrano che se il lavoro è fatto rispettando i diritti provoca uno sviluppo maggiore, più solido e quindi con più crescita per tutto il Paese. Quindi, si tratta di un’evidenza empirica quella che l’Ilo per la prima volta vuole mostrare al mondo intero parlando dei Paesi in via di sviluppo, e vuole naturalmente parlare anche ai Paesi sviluppati, che hanno invece la tendenza opposta.

    D. – I Paesi che hanno vissuto questi progressi per quanto riguarda la qualità dell’occupazione sono diventati terra d’arrivo per alcuni flussi migratori. Addirittura, si parla di persone che vi arrivano dai Paesi industrializzati...

    R. – Sì, e questo è un altro punto molto importante. Certo, il fenomeno della migrazione dei giovani dei Paesi sviluppati verso i Paesi in via di sviluppo non è così massiccio, ma c’è un inizio di flussi che stiamo osservando con molto interesse. Il fenomeno che invece che viene rilevato in maniera sempre più importante è che nei Paesi in via di sviluppo, dove questi lavori di qualità si stanno sviluppando, diminuisce l’emigrazione verso il Nord, e questo è il secondo fenomeno. Il terzo riguarda il travaso di emigrazione Sud-Sud, quindi tra Paesi dello stesso sud che hanno bisogno di certi tipi di manodopera. Dovrei dire che anche il mondo e la divisione del lavoro, a livello internazionale, sta subendo in questi ultimi anni dei movimenti che vanno osservati con moltissima attenzione.

    D. – L’Ilo sottolinea il ruolo fondamentale che ha avuto la protezione sociale nei Paesi in via di sviluppo che hanno realizzato questo percorso versoi il lavoro di qualità...

    R. - È assolutamente così. Si citano esempi molto illustri che si sono avuti in Brasile, in India, ma anche in altri Paesi, con varie iniziative non solo di sostegno alle famiglie, ma di introduzione del concetto e la pratica della protezione sociale. L’Ilo invita anche a trovare le risorse – e nei Paesi in via di sviluppo ce ne sono molte, soprattutto in materie prime – e a destinarne una percentuale per la creazione dei fondi di protezione sociale, perché l’80% dei Paesi del mondo o hanno una scarsa protezione o non ce l’hanno per niente. Senza protezione sociale significa che una persona che ha un piccolo lavoro e diventa disoccupato non ha alcun sostegno per riciclarsi, per formarsi, per andare a scuola, o per praticare un’altra esperienza lavorativa con un minimo di base monetaria alla spalle. Senza protezione sociale, una persona si ammala ed è fuori da tutti i circuiti, è fuori dagli ospedali, che prima del ricovero chiedono i soldi contanti o, nel caso, il conto in banca, che in genere i poveri non hanno. Quindi, un pilastro del lavoro di qualità – una specie di premessa perché ci siano tutte le caratteristiche prima menzionate del lavoro di qualità – è che nei Paesi ci sia un forte zoccolo di protezione sociale.

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    "Ipotesi di lavoro": l'Audiolibro su testi di Giorgio La Pira

    ◊   Uomo del dialogo, politico illuminato dagli ideali cristiani, operatore di pace nel mondo: la figura e gli scritti di Giorgio La Pira sono da oggi disponibili in un audiolibro dal titolo "Ipotesi di lavoro", frutto della collaborazione di Caritas Italiana, Rete Europea Risorse Umane e Multimedia San Paolo. Una selezione di 20 testi, affidati ad attori tra cui Cristiana Capotondi, Chiara Francini, Giovanni Scifoni, su musiche originali di Mite Balduzzi. La presentazione del progetto oggi nella sede della nostra emittente. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    La carità è stata fulcro e motivazione della vita di Giorgio La Pira in ogni ambito: istituzionale, da sindaco e parlamentare; privato da uomo e amico; internazionale, da ambasciatore e promotore di unità e dialogo tra religioni e popoli. Per questo la Caritas Italiana lo ha scelto come protagonista per l’ultimo audiolibro della collana "Phonostorie". Il direttore,
    don Francesco Soddu:

    “Ha fatto del Vangelo il suo motore. In una seduta comunale - nella quale lui aveva deciso di appoggiare un progetto a favore dei poveri - lui disse: ‘Voi potete semplicemente non votare. Però nessuno mi può togliere il diritto di testimoniare il Vangelo a favore dei poveri’. La santità significa proprio vivere in maniera straordinaria l’ordinarietà della vita e Giorgio La Pira è stato un grande in questo”.

    “Il pane, quindi il lavoro, è sacro, la casa è sacra: non si tocca impunemente né l'uno né l'altra, questo non è marxismo, è Vangelo”, scriveva La Pira, il sindaco santo per il quale nel 2005 si è conclusa la prima fase del processo di Beatificazione. Un agire politico il suo, che partiva dal basso. Una grande lezione anche oggi, sottolinea il presidente del Senato, Pietro Grasso, autore di una delle prefazioni del Cd, assieme al cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori:

    “Proprio ieri ci sono state le elezioni di tanti sindaci e con i ballottaggi si completeranno tante di queste elezioni. Vorremmo veramente che questi principi su come amministrare una città, come amministrare una comunità, fossero condivisi da tutti i sindaci di Italia. L’Italia non avrebbe veramente più problemi... Questo sentirsi partecipe delle sofferenze degli altri, questo impegnarsi per lenire le sofferenze degli altri, gli sfruttati, gli ultimi, i disoccupati: questo suo impegno è quello che dovrebbe essere la politica, la buona politica. Noi auspichiamo che ci sia questo cambiamento, sull’insegnamento di Giorgio La Pira”.

    "Resurrezione", "Esame di coscienza", "Terra Promessa", capitoli dell’audiolibro ma anche punti focali della visione del mondo di questo democristiano atipico, che dialogava con la sinistra e diceva: “Io non ho la tessera di nessuno, l’unica tessera che ho è quella del Battesimo”. Ancora il direttore di Caritas italiana,
    don Francesco Soddu:

    “Questo è il senso della vita cristiana, che ci proviene dalla Parola di Gesù Cristo, che ci proviene dal Vangelo”.

    “Lo scopo che finalizza l’intera storia umana non è altro che preparare i muri della città suprema”: ottimista la visione del mondo di la Pira ed è ciò che anche la musica che
    Mite Balduzzi, ha pensato per l’audiolibro, rispecchia:

    “Le musiche sono essenzialmente gioiose: un po’ come omaggio a quegli anni, gli anni in cui ha scritto, ma poi abbiamo visto che si sposano bene anche con quello che lui ha scritto: aveva una visione molto positiva del mondo, della vita. Parla di una Terra Promessa verso cui andiamo, verso la pace, verso la fraternità. Poi, ci sono altre musiche, invece, che sottolineano di più - e anche un po’ per contrasto - i testi più riflessivi, di dubbio, di scoramento. Tanti, tanti, tanti…. Ma era un uomo di grande fede e di grande preghiera. Un uomo che vedeva lontano, sembrano scritte ieri queste cose… La visione della interculturalità, del mondo inteso come una famiglia sola è una visione forte. Se pensiamo che è stato scritto 50 anni fa, fa veramente effetto".


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    Nella Chiesa e nel mondo



    E' nata la bimba di Meriam condannata a morte per apostasia

    ◊   E' nata nella prigione di Khartoum la bimba di Meriam Yahya Ibrahim Ishaq, la donna cristiana condannata a morte in Sudan per apostasia. Stanno benne entrambe. Ne dà notizia sulla sua pagina Facebook l’Ong “Italians for Darfur”, che sta seguendo in prima linea la vicenda, assieme alla Chiesa locale, e ha promosso un appello per chiedere la liberazione della giovane donna, in carcere con un altro figlio di 20 mesi. Secondo l’Organizzazione, gli avvocati di parte hanno chiesto che sia permesso a un dottore di fiducia della famiglia di visitare la mamma. E' escluso, al momento, che possano lasciare la prigione. La giovane, 27 anni, è stata arrestata il 17 febbraio scorso è accusata anche di adulterio per il matrimonio con Daniel Wani, un cristiano sud sudanese con cittadinanza americana. Incinta di 8 mesi era stata condannata anche a 100 frustate.

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    Pakistan: caso Asia Bibi. Salta ancora udienza, preoccupati gli avvocati

    ◊   Cresce la preoccupazione per la sorte di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per apostasia, in Pakistan. E’ stati infatti annullata l’udienza prevista per oggi e si ignora se verrà fissata in altra data. Si tratta dell’ennesima rinvio, che lascia perplessi gli avvocati della donna, reclusa ormai dal 2009. Il legale Naeem Shakir ha riferito all’agenzia Fides che il caso di Asia Bibi “era nella lista delle udienze” del giorno e che “poi è sparito all’improvviso”. “Non sappiamo perché, ha aggiunto il legale, posso solo dire – ha constatato – che quanto sta accadendo non è normale”. Dal febbraio scorso, il processo ha subito infatti ben quattro rinvii e il procedimento non ha mai avuto inizio. “A questo punto non sappiamo quando e se il caso sarà esaminato”, ha concluso l’avv. Shakir. Molti osservatori attribuiscono lo stillicidio di rinvii e annullamenti del processo alla paura dei giudici di ricevere ritorsioni da parte dei gruppi radicali islamici. Preoccupazione motivata dal fatto che in passato giudici che hanno assolto cristiani accusati di blasfemia sono stati uccisi. (R.G.)

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    Iran, nucleare: prossimo negoziato a Vienna dal 16 a 20 giugno

    ◊   Il prossimo round di negoziati sul nucleare iraniano si terrà a Vienna dal 16 al 20 giugno. Lo ha annunciato il portavoce per la politica estera dell’Unione Europea, Michael Mann. La decisione è arrivata dopo "molto lunghe e fruttuose discussioni" tra l'Alto rappresentante Ue, Catherine Ashton, che negozia a nome dei Paesi del 5+1, e il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Zarif. I due hanno anche raccomandato di tenere "presto" una riunione a livello di esperti, mentre "altre discussioni politiche continueranno come e quando necessario". (R.G.)

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    Guinea Bissau: José Mario Zaz nuovo presidente

    ◊   È José Mario Vaz – riferisce l’agenzia Sir - il nuovo presidente della Guinea Bissau. Il candidato del Paigc, già movimento di liberazione dell’ex colonia portoghese in Africa occidentale, ha vinto il ballottaggio del 18 maggio scorso contro l’indipendente Nuno Gomes Nabiam, considerato vicino ai militari, con il 61,90% dei voti contro il 38,10%. Lo sconfitto ha accettato il verdetto pur avendo denunciato brogli massicci nei giorni precedenti e tra la popolazione c’è stato grande entusiasmo alla proclamazione del risultato: "La gente si è riversata in strada sia nella capitale, dal centro alle periferie, che nei villaggi”, testimonia da Bissau Fabio Iannuzzelli, responsabile in Guinea dell’ong Mani Tese, secondo cui l’appuntamento elettorale è stato vissuto come “una liberazione dopo due anni di attesa” seguiti al golpe militare del 2012. Secondo Marco Massoni, ricercatore del Centro Alti Studi per la Difesa (Casd) proprio “la riforma del settore della sicurezza è alla base delle prospettive di stabilizzazione del Paese”. Sarà fondamentale anche il ruolo delle istituzioni internazionali che, ricorda Fabio Iannuzzelli, hanno già chiaramente assunto una posizione “di appoggio totale alle istituzioni democraticamente elette”. (R.G.)

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    Monito Onu a Brazzaville per espulsione e violazione diritti

    ◊   Monito dell’Onu alle autorità congolesi di Brazzaville per avere espulso migliaia di migranti alimentando “una grave crisi umanitaria”. Il richiamo delle Nazioni Unite si riferisce alle misure di respingimento adottate nelle ultime settimane, soprattutto nei confronti di cittadini della confinante Repubblica Democratica del Congo. Secondo stime dell’Onu, dal 4 aprile i migranti originari di questo Paese espulsi dalle autorità di Brazzaville sono stati circa 130 mila. Le deportazioni, si legge in una nota, si sarebbero accompagnate più volte a “violenze fisiche, maltrattamenti e abusi sessuali”. Le espulsioni sono state motivate dal governo della Repubblica del Congo con l’esigenza di contrastare l’immigrazione irregolare e la criminalità. (R.G)

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    Messa del Papa a Seul: invitato un gruppo di cattolici nordcoreani

    ◊   La comunità cattolica della Corea del Sud ha invitato membri della comunità cattolica della Corea del Nord a partecipare alla Messa che Papa Francesco celebrerà a Seul a conclusione del suo pellegrinaggio dal 14 al 18 agosto. Lo conferma all’Agenzia Fides padre John Bosco Byeon, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Corea e Sottosegretario della Conferenza episcopale. Rappresentanti della comunità cattolica sudcoreana si sono incontrati con alcuni membri della Chiesa cattolica della Corea del Nord a Shenyang, in Cina, il 18 e il 19 maggio scorso, e li hanno invitati a partecipare alla Messa del Papa. Papa Francesco celebrerà la Messa nella Cattedrale di Myeongdong a Seul il 18 agosto e consegnerà un messaggio per la pace nella penisola coreana. Papa Francesco parteciperà in Corea al raduno dei giovani cattolici dell’Asia, l’Asia Youth Day. E’ il secondo Papa a visitare il Paese, dopo Papa Giovanni Paolo II che giunse in Corea nel 1984 e nel 1989. (A.L.)

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    Bangladesh, migliaia di donne diventano artigiane

    ◊   Laboratori d’artigianato e corsi di formazione rivolti alle donne, per insegnare loro un mestiere e renderle indipendenti. È lo spirito che anima "Corr-The Jute Works" (Cjw), associazione della Caritas Bangladesh che dalla sua creazione, nel 1973, ha dato a migliaia di ragazze e madri di famiglia l’opportunità di lavorare e anche di provvedere al mantenimento della famiglia. La maggior parte di queste donne – ricorda l’agenzia AsiaNews – non sono cristiane e provengono da comunità rurali del Paese. È il caso di Haricha Begum, 38 anni, che dopo aver incontrato l’Associazione Cjw ha imparato a produrre oggetti fatti a mano. “Lavorando e guadagnando – ha detto – possiamo cambiare le nostre vite”. Margaret Peris, 57 anni, è stata tra le prime a beneficiare di questo progetto: “Senza Cjw sarebbe stato impossibile per me diventare un membro autosufficiente della società”. Come Haricha e Margaret, migliaia di donne, grazie all’Associazione Cjw, sono diventate lavoratrici autonome. Al momento, vi sono 220 gruppi sparsi in 16 distretti del Bangladesh. (A.L.)

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    Cina: a Pasqua celebrati 20 mila battesimi

    ◊   Oltre 20.000 battesimi, di cui il 70% ad adulti. Sono questi i nuovi frutti, in Cina, dell’evangelizzazione nella Pasqua 2014 appena celebrata. Si tratta di dati – riferisce l’Agenzia Fides – resi noti da "Faith dell’He Bei" e dal "Faith Institute for Cultural Studies". La provincia dell'Hebei è di nuovo al primo posto per numero di battezzati. Xing Tai con i suoi 1.481 Battesimi è al primo posto. Segue la diocesi di Handan con circa mille nuovi cattolici e quelle di Cang Zhou e di Heng Shui. Nella zona costiera del sudest, la diocesi di Wen Zhou della Provincia di Zhe Jiang sono state 641 le persone battezzate. Nella zona rurale, la diocesi di Changzhi della provincia dello Shanxi ha accolto 125 nuovi cattolici adulti. Nella zona montuosa e sperduta dell’ovest, Gui Zhou sono stati 237 i battezzati, quasi cento in più dell’anno scorso. Il Battesimo viene amministrato nelle comunità, oltre che a Pasqua, anche in altri momenti dell’anno liturgico, come a Natale, a Pentecoste o nelle feste mariane. (A.L.)

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    Cina primo monastero contemplativo dai tempi di Mao Zedong

    ◊   E’ stato inaugurato in Cina, a Lintou, nella provincia dello Shanxi,il primo Monastero contemplativo dai tempi di Mao Zedong e della nascita della Repubblica popolare, chiamato il "Giardino di Sant'Agostino". La cerimonia ufficiale – riferisce l’agenzia Asianews – si è svolta il primo maggio, presieduta da mons. Paolo Meng Qinglu, della diocesi di Taiyuan, e da mons. Wu Jinwei di Yuncheng, che hanno concelebrato una Messa insieme a una cinquantina di sacerdoti nel cortile dell'edificio, presenti le autorità politiche locali ed oltre 1.700 persone, giunte da otto diocesi per partecipare all’evento festoso, rallegrato da quattro bande musicali. Il "Giardino di Sant'Agostino" ospita una piccola comunità di tre religiose, dedite alla preghiera e alla cura degli anziani e dei malati, fra queste è suor Maria Niu Shufen, che ha speso grandi energie perché il progetto vedesse la luce. Ci sono voluti infatti otto anni per ultimare il Monastero, realizzato grazie al sostegno del "Cultural Exchange with China", organizzazione caritatevole britannica impegnata a costruire ponti fra le Chiese cattoliche della Cina e della Gran Bretagna. (R.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 147

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.