Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 21/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: pregate per il mio viaggio in Terra Santa
  • Udienza generale. Il Papa: se non lo custodiamo il creato ci distruggerà
  • Preghiera del Papa per alluvionati Balcani e cattolici in Cina
  • In udienza dal Papa il presidente della Macedonia
  • Papa, tweet: pregate per le vittime delle inondazioni in Bosnia, Erzegovina, in Serbia e altri Paesi della regione
  • Mons. Zimowski: cambiamenti climatici devastanti
  • P. Lombardi: nessuna indagine sul cardinale Bertone
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nigeria. Mons. Kaigama: aprire un dialogo con Boko Haram
  • Elezioni europee dal 22 al 25 maggio: famiglia, tema cruciale
  • Missione diplomatica in Messico del segretario di Stato Kerry
  • Pakistan, ancora legge su blasfemia contro i cristiani
  • Assemblea Cei. Mons. Giusti: Papa chiede di ascoltare oppressi
  • Premio Santa Rita a 4 donne, testimoni di fede e perdono
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Legge marziale in Thailandia. La Chiesa: canale per risolvere la crisi
  • Speranze dalla visita in Nord Corea del cardinale di Seul
  • Uruguay, l'evangelizzazione nelle diocesi di frontiera
  • Russia-Cina: accordo sul gas da 400 miliardi di dollari
  • A fine 2016, la 36.ma Congregazione generale dei Gesuiti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: pregate per il mio viaggio in Terra Santa

    ◊   Mancano ormai pochi giorni al viaggio del Papa in Terra Santa. Un pellegrinaggio intensissimo, di tre giorni, dal 24 al 26 maggio. Prima tappa, sabato prossimo ad Amman, in Giordania. Poi, la visita a Betlemme e Gerusalemme. Papa Francesco ha chiesto di pregare per questo viaggio ai circa 80mila fedeli presenti all'udienza generale in Piazza San Pietro:

    “Sarà un viaggio strettamente religioso. Primo, per incontrare il mio fratello Bartolomeo I, nella ricorrenza del 50.mo anniversario dell’incontro di Paolo VI con Atenagora I. Pietro e Andrea si incontreranno un’altra volta e questo è molto bello! Il secondo motivo è pregare per la pace in quella terra cha soffre tanto. Vi chiedo di pregare per questo viaggio”.

    La visita di domenica a Betlemme ha mobilitato tutta la comunità cristiana, ma non solo, come ci dice padre Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa, al microfono del nostro inviato Roberto Piermarini:

    R. – Certo, l’attesa è grande. Tutti aspettano il Papa. Penso che il momento più importante della visita sia la Messa a Betlemme, alla quale parteciperanno oltre 10mila persone: tutti vogliono venire e noi ci troviamo veramente in difficoltà perché non sappiamo dove mettere la gente … Infatti, tantissimi, anche musulmani, vogliono vedere il Papa, vogliono salutare il Papa, vogliono assistere con noi a questa cerimonia così bella, e tutti aspettano questo grande uomo: il Papa dei poveri, il Papa dei malati, il Papa degli abbandonati … Tutti aspettano questo Papa!

    D. – Ci sono stati problemi con i permessi per i cristiani di Gaza?

    R. – 500 cristiani hanno avuto il permesso da Pasqua fino al 30 maggio: questo significa che gli israeliani hanno concesso un permesso di quasi due mesi per la visita del Papa, ma soltanto 500 persone lo hanno avuto.

    D. – Come sono state scelte le famiglie che dopo la Messa pranzeranno con Papa Francesco?

    R. – Sono state scelte tra persone in difficoltà. Per esempio, tra le famiglie che hanno il problema della riunificazione; c’è un ragazzo di Betlemme che è sposato con una ragazza di Gerusalemme e non hanno ancora avuto la carta d’identità … Poi c’è una famiglia di Gaza, una donna il cui figlio è in prigione, una famiglia il cui figlio è stato allontanato da Gaza e non è più tornato, e poi, anche una famiglia di quelle che abitano vicino a Cremisan per la questione delle terre confiscate. Ci sarà anche un ragazzo che non ha documento di identità …

    D. – Alla vigilia della visita papale, quale atmosfera si respira?

    R. – C’è un momento di tensione. La gente si interroga … vogliono chiudere tutto, per la sicurezza … Allora, tutti stiamo lavorando perché almeno i cristiani di Gerusalemme possano vedere il Papa quando passa, quando va al Santo Sepolcro, quando va a Notre Dame, quando va al Getsemani … I cristiani di Gerusalemme devono vedere il Papa! Stiamo lavorando ma c’è sempre la questione della sicurezza. Hanno paura, ma sappiamo che Papa Francesco vuole vedere la gente. Papa Francesco, è vero che vuole vedere le pietre della storia, ma vuol vedere le pietre vive, la gente. Lui è venuto qui, lui è il parroco che vuol vedere i suoi fedeli!

    D. – La stampa israeliana e araba, che cosa scrivono su questa visita?

    R. – Tutti dicono che è una visita storica, un momento molto importante per tutti. Ci sono alcuni che sollevano problemi, ma penso che la visita andrà molto bene. Tutti sono in attesa, tutti sono contenti: cristiani, musulmani ed ebrei. Tutti aspettano questa visita.

    D. – Questa visita arriva in un momento di stasi nel negoziato israelo-palestinese: questa visita può rilanciare il dialogo?

    R. – Penso di sì. Penso di sì: siamo abituati alle sorprese di Francesco, di Papa Francesco. Penso che ci sarà una sorpresa anche in questa occasione. Papa Francesco porterà con sé un rabbino e un capo musulmano e incontrerà Peres, incontrerà Netanyahu, incontrerà il presidente Abu Mazen … Penso che farà qualcosa. Penso che incoraggerà le due parti affinché tornino al tavolo del negoziato, questo è sicuro!

    D. – Nel 2002 la Basilica della Natività veniva assediata dall’esercito israeliano. Che cosa è rimasto di questa realtà?

    R. – Nel 2002 solo la Basilica della Natività era assediata; poi, dopo 10 anni, ci ritroviamo tutta la città assediata, perché hanno incominciato a costruire il Muro il 16 aprile 2002; adesso, nel 2014, può vedere che tutta la città è assediata. Betlemme è assediata da un Muro grande e per la prima volta nella storia Betlemme è separata da Gerusalemme …

    inizio pagina

    Udienza generale. Il Papa: se non lo custodiamo il creato ci distruggerà

    ◊   Custodire il Creato come il dono più bello fatto da Dio agli uomini, altrimenti il rischio è che il Creato distrugga l'uomo. Lo ha affermato Papa Francesco all’udienza generale di stamattina in Piazza San Pietro, dedicata al dono spirituale della “scienza”. L'ambiente, ha riaffermato il Papa, non è una nostra "proprietà" su cui spadroneggiare "a piacimento". Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La scienza oltre la scienza, cioè il saper comprendere non solo le bellezze del creato, ma cogliere la voce di Dio in quelle meraviglie, rispettando la natura e l’universo come un dono per tutti e non abusandone come fosse una proprietà privata. Questa particolare “scienza” è uno dei sette dello Spirito Santo. In una catechesi sviluppata più che altro a braccio, su un tema notoriamente molto sentito, Papa Francesco afferma che quando l’uomo si ferma ad ammirare la grandiosità del cosmo in tutte le sue parti, lo Spirito spinge il cuore a riconoscere, al di là lo stupore, il “segno” dell’“infinito amore” di Dio nella creazione e a considerarla quindi un “dono inestimabile”. E tale percezione di bellezza e bontà – sottolinea Papa Francesco – scaturisce in certo modo dai sentimenti stessi di Dio provati all’alba della creazione:

    “Se Dio vede che il creato è una cosa buona, è una cosa bella, anche noi dobbiamo assumere questo atteggiamento e vedere che il creato è cosa buona e bella. Ecco il dono della scienza che ci fa vedere questa bellezza, pertanto lodiamo Dio, ringraziamolo per averci dato tanta bellezza. E quando Dio finì di creare l’uomo non disse ‘vide che era cosa buona’, ma disse che era ‘molto buona’. Agli occhi di Dio noi siamo la cosa più bella, più grande, più buona della creazione: anche gli angeli sono sotto di noi, noi siamo più degli angeli”.

    Il dono della scienza è fondamentale anche per il rovescio della medaglia, nel mettere cioè in guardia dal grande e frequente pericolo di considerarci – afferma Papa Francesco – “padroni del Creato”:

    “Il Creato non è una proprietà, di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il Creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine”.

    Non padroni e sfruttatori, ma protettori della creazione nel suo insieme. Questo, spiega il Papa, è l’unico ruolo che l’uomo può e deve rivestire:

    “Noi siamo custodi del creato. Quando noi sfruttiamo il creato, distruggiamo il segno dell’amore di Dio (...) Custodirlo perché se noi distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà! Non dimenticate questo. Una volta ero in campagna e ho sentito un detto da una persona semplice, alla quale piacevano tanto i fiori e li custodiva. Mi ha detto: ‘Dobbiamo custodire queste cose belle che Dio ci ha dato; il Creato è per noi affinché ne profittiamo bene; non sfruttarlo, ma custodirlo, perché Dio perdona sempre (…) ma il creato non perdona mai e se tu non lo custodisci lui ti distruggerà”.

    Al momento dei saluti ai gruppi di lingua italiana, Papa Francesco ha ricordato che sabato prossimo, ad Aversa, in Campania, verranno proclamati Beati il sacerdote del Pime, Mario Vergara, e Isidoro Ngei Ko Lat, laico e catechista, uccisi nel 1950 in Birmania, in odio alla fede:

    “La loro eroica fedeltà a Cristo possa essere di incoraggiamento e di esempio ai missionari e specialmente ai catechisti che nelle terre di missione svolgono una preziosa e insostituibile opera apostolica, per la quale tutta la Chiesa è loro grata”.


    inizio pagina

    Preghiera del Papa per alluvionati Balcani e cattolici in Cina

    ◊   All’udienza generale il Papa ha lanciato due appelli: il primo per gli alluvionati nei Balcani, il secondo per i cattolici in Cina. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Il pensiero del Papa è andato nuovamente alle popolazioni di Bosnia ed Erzegovina e Serbia, “duramente colpite” dalle inondazioni di questi giorni che hanno causato almeno 50 morti, decine di migliaia di sfollati e ingenti danni. La piena dei fiumi sta minacciando adesso molte città, tra cui la capitale serba Belgrado:

    “Purtroppo la situazione si è aggravata, pertanto vi invito ad unirvi alla mia preghiera per le vittime e per tutte le persone provate da questa calamità. Non manchi a questi nostri fratelli la nostra solidarietà e il sostegno concreto della comunità internazionale”.

    Il Papa, che ha lanciato anche un tweet sulla situazione degli alluvionati, invita i fedeli a pregare in particolare la Madonna per queste popolazioni. Il secondo appello ricorda che il 24 maggio ricorre la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, venerata con molta devozione nel santuario di Sheshan a Shangai:

    “Chiedo a tutti i fedeli di pregare affinché, sotto la protezione della Madre Ausiliatrice, i cattolici in Cina continuino a credere, a sperare e ad amare e siano, in ogni circostanza, fermento di armoniosa convivenza tra i loro concittadini”.

    inizio pagina

    In udienza dal Papa il presidente della Macedonia

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata in udienza il presidente della Repubblica di Macedonia, Gjorge Ivanov.

    Il Patriarca di Cilicia degli Armeni, con il consenso del Sinodo permanente e dandone informazione alla Santa Sede, ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo coadiutore dell’Arcieparchia di Istanbul degli Armeni, presentata da S.E. Mons. Georges Khazzoumian in conformità al CCEO can 210 – par. 1.

    In Turchia, Papa Francesco ha nominato amministratore apostolico “sede plena” dell’Arcieparchia di Istanbul degli Armeni l’arciprete Lévon Boghos Zékiyan, docente emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con dignità di arcivescovo.

    Sua Eccellenza Mons. Lévon Boghos Zékiyan è nato a Istanbul il 21 ottobre 1943. A 12 anni è entrato nel Seminario minore della Congregazione Armena Mechitarista a Venezia. Nel 1964 ha emesso la professione religiosa solenne. Il 21 maggio 1967 è stato ordinato presbitero. Dal 1993 è incardinato nel Patriarcato di Venezia. Mons. Zekiyan ha curato spiritualmente la piccola diaspora armena e la fraternità dei Santi Nicola e Sergio nella medesima città, segnalandosi per la sensibilità e l’ impegno in campo ecumenico, soprattutto nei rapporti con la Chiesa armeno-apostolica. E’ stato per anni docente ordinario di Lingua armena all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ed invitato presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. E’ stato anche accademico delle Scienze della Repubblica di Armenia e consultore della Congregazione per le Chiese Orientali.

    Il Santo Padre ha nominato Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano il Rev.do Don Sergio Pellini, della Società Don Bosco, direttore generale della Tipografia Vaticana – Editrice "L'Osservatore Romano".


    inizio pagina

    Papa, tweet: pregate per le vittime delle inondazioni in Bosnia, Erzegovina, in Serbia e altri Paesi della regione

    ◊   Papa Francesco ha lanciato un tweet dal suo account @Pontifex: “Chiedo a tutti di pregare per le vittime delle inondazioni in Bosnia ed Erzegovina, in Serbia e in altri Paesi della regione”.


    inizio pagina

    Mons. Zimowski: cambiamenti climatici devastanti

    ◊   “La Santa Sede è consapevole delle devastanti conseguenze causate dal cambiamento climatico”: ha aperto così il suo intervento alla 67.ma Assemblea Mondiale della Sanità, in corso a Ginevra, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria e capo della delegazione vaticana.

    “È comprovato – ha detto il presule - che le attività dell’uomo hanno notevolmente contribuito al recente riscaldamento della superficie terrestre, e che il cambiamento climatico e le sue conseguenze non si arresteranno nel futuro. È stato inoltre osservato che il suddetto cambiamento comporterà un aggravio dei problemi di salute già esistenti, e che la maggior parte dei rischi riguarderanno le popolazioni che sono attualmente le più colpite dalle malattie che dipendono dal clima”.

    “Di fronte ai segni di una crisi ecologica” – ha proseguito – “dobbiamo guardare al di là delle questioni puramente scientifiche, mediche ed economiche connesse con i cambiamenti climatici e incontrare le persone che ne sono più colpite. Come avviene con la maggior parte dei disastri naturali, le emergenze legate al clima causano più sofferenze e perdite personali a coloro che vivono in povertà, che non possono ricorrere a strutture di protezione dalle forze estreme della natura e che hanno poche o nessuna risorsa per provvedere ad un rifugio temporaneo e ad altre necessità basilari quando le loro case sono state gravemente danneggiate o totalmente distrutte. Dobbiamo quindi ripensare il cammino che stiamo percorrendo insieme”. Ha quindi sollecitato una maggiore solidarietà per prevenire o, almeno, mitigare l'impatto del cambiamento climatico sui più vulnerabili.

    La “crescente consapevolezza ecologica – ha osservato ancora mons. Zimowski - deve essere aiutata a sviluppare e maturare, e deve trovare adeguata espressione in programmi e iniziative concreti , in percorsi particolarmente in grado di resistere ai cambiamenti climatici per lo sviluppo sostenibile, così come trasformazioni appropriate in termini di decisioni e azioni economiche, sociali, tecnologiche e politiche. La difesa della vita e la conseguente promozione della salute, specialmente nelle popolazioni più povere e in via di sviluppo, sarà ad un tempo il metro e il criterio di fondo dell’orizzonte ecologico a livello regionale e mondiale”.

    Passando ad un altro argomento, il presule ha poi lodato gli “sforzi compiuti nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico, che mostra, tra gli altri, i progressi compiuti nella creazione di consapevolezza, sfatando alcuni dei miti che circondano l'autismo, sviluppando una partnership con organizzazioni della società civile impegnate a migliorare i servizi e a definire le priorità delle azioni nazionali e sub-nazionali. È sincera speranza della mia delegazione che l'attuazione di questi orientamenti a livello nazionale, con la continua guida politica e il sostegno dell'OMS, contribuirà ad alleviare la situazione di molte famiglie, che spesso devono assumersi da sole il carico emotivo ed economico derivanti dalla impegnativa responsabilità di prendersi cura dei bambini affetti da questi disturbi”. La Santa Sede – ha ricordato - desidera contribuire a questi sforzi con una Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, che si terrà in Vaticano dal 20 al 22 novembre prossimi, sul tema: "La persona con disturbi dello spettro autistico: animare la speranza".

    Infine, mons. Zimowski ha affrontato la questione dell’alimentazione materna: “la mia delegazione – ha affermato - è lieta altresì di constatare che l'allattamento al seno è stato incluso come obiettivo globale nella strategia e viene proposto come un indicatore fondamentale per monitorare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. L'allattamento al seno è una protezione importante contro la malnutrizione infantile e deve quindi essere difeso e incoraggiato nell'ambito dell'assistenza sanitaria primaria”.

    inizio pagina

    P. Lombardi: nessuna indagine sul cardinale Bertone

    ◊   "A proposito di notizie che circolano in queste ore, dichiaro che non vi è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana a carico del cardinale Tarcisio Bertone". Lo ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il giornale scandalistico tedesco "Bild" aveva scritto che il cardinale sarebbe indagato per appropriazione indebita.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’udienza generale Papa Francesco chiede di pregare per i cattolici in Cina e per il suo prossimo viaggio in Terra Santa.

    Dalla prima linea: in cultura, il cardinale Angelo Sodano sul rinnovamento della Chiesa, che non nasce dal puro desiderio di adattamento ai tempi ma da una spinta interiore. Sullo stesso tema, un testo di Henri de Lubac.

    L’uomo che inventò il medioevo: Francesco Santi su Gregorio Magno nell’interpretazione dello studioso Claudio Leonardi.

    Adriana Draghi illustra gli ultimi interventi realizzati per la tutela e la valorizzazione del complesso dei Santi Quattro Coronati a Roma.

    Bambini da proteggere: nel servizio religioso, i vescovi cattolici di Stati Uniti, Messico e di vari Paesi centroafricani sul fenomeno migratorio.

    La prima volta in Corea del Nord: storica visita dell’arcivescovo di Seoul.

    Nel servizio internazionale, in primo piano la Nigeria: non si fermano le stragi, più di cento civili uccisi a Jos.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Nigeria. Mons. Kaigama: aprire un dialogo con Boko Haram

    ◊   A poche ore dal sanguinoso attentato di Jos, con circa 150 vittime, dalla Nigeria arriva la notizia di altri due attentati nella regione di Borno, con decine di morti. La lotta al terrorismo rimane una priorità, ribadisce il governo che individua nella setta islamica di Boko Haram la responsabilità delle stragi. Nelle mani dei terroristi restano ancora le 200 studentesse rapite un mese fa. E’ un passo indietro nelle trattative di pace della regione, così mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della conferenza episcopale nigeriana, che però spera ancora nella pace. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. – Dobbiamo continuare a cercare la pace, nonostante la tragedia non dobbiamo fermarci. Ciò che i terroristi vogliono è la guerra tra di noi, cristiani e musulmani, o tra il nord e il sud della Nigeria. Vogliono metterci l’uno contro l’altro. Compiono questi attacchi a Kano, a Maiduguri, ad Abuja e adesso a Jos, e continuano ad agire così.

    D. – Lei diceva che vogliono mettere contro cristiani e musulmani. Secondo lei, c’è il rischio che questo accada? Le due comunità come hanno reagito?

    R. – Con il lavoro che facciamo, non vedo il rischio che possa succedere. Qui ci sono tante persone che lavorano per la pace fra musulmani e cristiani. Io credo che non sarà possibile mettere la Nigeria in guerra e credo pure che non sarà possibile convertire tutti i cittadini nigeriani all’islam. Questo non è possibile, per la molteplicità delle religioni, dei gruppi etnici e dei gruppi politici. Dobbiamo convivere, dobbiamo avere una coesistenza, questo è importante.

    D. – Come ha reagito la popolazione di Jos? Che cosa le hanno detto i cristiani?

    R. – Sono rimasti commossi per quello che è accaduto. E’ stata una grande sorpresa, perché abbiamo sempre lavorato molto per trovare la pace. Come dicevo, abbiamo tante persone che cercano di convivere insieme nella pace. Ciò che è accaduto ieri è stato per noi una grande, grande, sorpresa. Non avremmo voluto trovarci in questa situazione a Jos, ma è successo. Dobbiamo continuare a vivere, questo è l’importante. I gruppi religiosi, i gruppi politici e i gruppi dei leader civili dobbiamo cercare di collaborare insieme, per trovare una pace duratura.

    D. – La Chiesa ha sempre sollecitato e spinto per un dialogo con Boko Haram. Dopo quanto accaduto a Jos, considerando questi gravissimi attacchi terroristici che Boko Haram continua a portare avanti, lei ritiene che l’arma da usare debba essere ancora il dialogo con queste persone?

    R. – Il dialogo vince sempre, come vince l’amore. Le armi non portano la pace duratura, ma solo per poco tempo. Io sono convinto che il dialogo con Boko Haram sia importante, ma il problema è che non sappiamo chi sono queste persone. Attaccano, muoiono nell’attacco o scappano via. Il dialogo è sempre un’arma molto potente e dobbiamo usarla. Per questo, dopo questo attacco, ho parlato con un leader musulmano a Jos e ci siamo detti che non dobbiamo fermarci, ma dobbiamo andare avanti e fare tutto il possibile per trovare la pace e convincere gli aderenti all’islam e al cristianesimo, che si può convivere tutti insieme senza farsi la guerra. Dobbiamo continuare così. Quelli che compiono questi attacchi sono terroristi e sono pochi. Noi, che vogliamo vivere insieme, siamo tanti, musulmani e cristiani. Siamo tanti! Collaborando, possiamo trovare la pace. La collaborazione che abbiamo visto tra i Paesi del mondo contro il terrorismo in Nigeria è una buona cosa. Vogliamo vedere qualcosa in più, però: che i Paesi del mondo collaborino non solo contro il terrorismo, ma anche contro la povertà, l’ignoranza, la guerra e tante altre cose. Con una sola voce possiamo vincere tutto!

    inizio pagina

    Elezioni europee dal 22 al 25 maggio: famiglia, tema cruciale

    ◊   Tra il 22 e il 25 maggio si svolgono le elezioni europee. I primi ad andare alle urne sono inglesi e olandesi. In Italia si vota domenica 25. Gli ultimi sondaggi di PollWatch danno ora in testa i popolari del Ppe con 217 seggi, mentre i socialisti di S&D si fermerebbero a quota 201. Una differenza più marcata rispetto al prendente sondaggio ma ancora troppo piccola per evitare la necessità di formare una grande coalizione. In realtà l’attenzione mediatica si sofferma soprattutto sui cosiddetti euroscettici: dalla sinistra radicale in Grecia, Spagna e Irlanda, al Front National francese di Marine Le Pen in Francia, all’estrema destra razzista e xenofoba in Olanda e altri Paesi del Nord Europa, agli antisemiti ungheresi di Jobbik, fino ai grillini in Italia. Molte le sfide che il continente europeo è chiamato ad affrontare. Cominciamo a parlarne, scegliendo il tema della famiglia. Fausta Speranza ha intervistato lo storico Luigi Napolitano:

    R. - La famiglia intesa come patria, come dimora degli affetti. E’ estremamente importante. Certamente, le sensibilità in Europa sulla famiglia come sappiamo sono molto diverse. Le concezioni culturali, il clima culturale, che si respira intorno alla famiglia è molto diverso da Paese a Paese. Una cosa è certa, che la famiglia deve tornare a essere il cuore pulsante delle scelte umane, di ciascuno di noi, la famiglia intesa proprio come comunità accogliente.

    D. – Proprio in tema di famiglia, un tema così caro al mondo cattolico, viene da dire che bisogna esserci, bisogna andare a votare, bisogna dare peso in questo parlamento a chi possa difendere alcuni valori. L’euroscetticismo, in questo caso, significherebbe abbandonare la battaglia su valori fondamentali…

    R. – Io credo proprio di sì. L’euroscetticismo nuoce alla famiglia. Il cardinale Bagnasco ha detto non molto tempo fa che la famiglia è l’impresa più importante del Paese, quindi le autorità, i politici, devono esprimere questo ‘sì’, un assenso convinto a questa famiglia, senza surrogati. L’euroscetticismo può essere un pericolo per l’affermazione di questi valori che, poi, lo ricordo, non sono tanto valori religiosi ma sono valori politici e sono valori che hanno un’importanza sociale.

    D. – La crisi ci ha fatto vedere una faccia dell’Europa che non ci piace: banche e finanza che hanno messo in difficoltà da un giorno all’altro proprio le famiglie, i lavoratori, con una crisi che non ci aspettavamo. Ma questo deve significare riprendere la strada della difesa di valori profondi e non lasciare che qualcuno faccia di questa Europa, davvero, solo un’Europa economica…

    R. – Io sono molto d’accordo su questo. Papa Francesco c’è tornato diverse volte su questa riaffermazione dei valori europei. Perché l’economia è una cosa e la finanza che non produce è un’altra. Chi produce, cioè i settori economici produttivi reali sono il perno, il motore del nostro Paese ma anche dell’Europa. Quindi, le famiglie, gli individui, i lavoratori, andrebbero maggiormente incoraggiati, incentivati e sostenuti. Lì si ritrova l’economia reale, bisogna andare lì a guardare ed è quel settore dell’economia europea che occorre difendere. Quindi andare a votare mi sembra un atto di responsabilità indipendentemente poi da chi o da che cosa si voti. Ma, è un atto di responsabilità verso questa famiglia europea che, ahimè, è anch’essa una grande impresa, un’impresa importante, avvincente e anche stimolante. Inoltre, la famiglia è un tema di attualità europea, come può esserlo per esempio l’immigrazione. Se non ci poniamo il problema della famiglia come potremo comprendere e come potremo affrontare il problema dell’accoglienza di tante famiglie immigrate che arrivano in Europa, sulle spiagge dell’Italia in cerca di speranza. Questo esodo, che si sta consumando, di tante famiglie che cercano l’Europa, che approdano all’Europa, ci deve far riflettere sull’importanza che i politici hanno nei confronti della famiglia come istituzione. E come istituzione europea.

    inizio pagina

    Missione diplomatica in Messico del segretario di Stato Kerry

    ◊   Importante visita in Messico del segretario di Stato americano, John Kerry. Obiettivo dei colloqui con i vertici del Paese latino-americano: il rafforzamento dei legami con Washington, ma anche l’emergenza sicurezza, causata dalla criminalità organizzata dedita al traffico di droga, e l’incontrollata immigrazione dal sud del continente americano che, attraverso la frontiera messicana, punta al nord America. Sul significato della missione diplomatica di Kerry, Giancarlo La Vella ha intervistato il collega Luis Badilla:

    R. - La visita di Kerry in Messico ha sostanzialmente due motivazioni. La prima è la delicatissima questione delle migrazioni; la seconda ragione è la firma di alcuni protocolli per lo sviluppo e lo scambio delle conoscenze scientifiche. Questa è la versione ufficiale. In sé, la visita è molto importante da un punto di vista politico che non viene dichiarato, perché alla fin fine quello che Kerry - e nella persona di Kerry l’amministrazione di Obama - vuole dire è che il governo del presidente messicano Enrique Peña Nieto non è un governo in difficoltà. In queste ultime settimane si è creata l’impressione nel continente americano che il governo del Messico, non riuscendo a risolvere il problema della violenza, il problema del narcotraffico, delle migrazioni, della crisi economica e della disintegrazione del tessuto sociale, sia un governo che ha fallito. Quindi, l’interesse geopolitico degli Stati Uniti è esprimere rapidamente solidarietà a questo governo, che da più parti viene ritenuto incapace di reggere la situazione.

    D. - Come viene visto in Messico il possibile aiuto americano per uscire da queste emergenze?

    R. - In un modo molto interessante: si attende questo aiuto. Però, c’è anche molta perplessità, perché ormai negli Stati Uniti non si riesce a far approvare - come chiedono i vescovi insistentemente - una riforma buona per quanto riguarda l’immigrazione.

    D. - In Messico gli Stati Uniti vengono ancora visti come il mito, il modello da raggiungere?

    R. - Direi che in gran parte dell’America Latina è così, cioè: i popoli guardano al benessere, alla libertà che in qualche modo simboleggiano gli Stati Uniti. In questo senso, il cosiddetto “sogno americano” esiste per gran parte della popolazione latino americana, anche se poi alla fine tutti capiscono che alla base del modello c’è un grado di sviluppo tecnico materiale che l’America Latina non ha raggiunto e non potrà raggiungere tanto facilmente.

    inizio pagina

    Pakistan, ancora legge su blasfemia contro i cristiani

    ◊   Un problema trasversale che interessa cristiani, musulmani non ortodossi e altre minoranze religiose. La legge sulla blasfemia, in Pakistan, continua a essere al centro di dibattiti e contrasti. Gli ultimi casi riguardano quattro cristiani, arrestati perché predicavano in una stazione ferroviaria, e una emittente musulmana che avrebbe trasmesso uno spettacolo contrario al costume islamico. Sull’argomento, Gianmichele Laino ha intervistato Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione Cristiani Pakistani in Italia:

    R. – L’ultimo episodio è quello della Geo-tv, che ha trasmesso un atto cerimoniale di un matrimonio di un’attrice con una reputazione non molto buona nella società islamica come quella del Pakistan. Oltre a questo, poi, proprio nella regione del Sind è avvenuto un altro caso per accuse di blasfemia: si parla di un perdono per questo gruppo giornalistico che si chiama Jang News. Insomma, mi chiedo – e per questo chiedo anche l’intervento della comunità internazionale, delle associazioni e della società civile – che lo stesso si possa fare anche nei casi di false accuse: non solo prima di tutto verificare se la cose sia vera o falsa, come accusa di blasfemia, ma anche se qualcuno, che per errore commette una cosa, possa essere anche perdonato.

    D. – Cosa si contesta, solitamente, a chi non rispetta la legge sulla blasfemia?

    R. – La condanna a morte è prevista per chi insulti intenzionalmente o non intenzionalmente il Profeta Maometto e la condanna all’ergastolo a chi insulti il Corano. Qualsiasi cosa venga detta o accada intorno alle figure che erano vicine alla figura del Profeta Maometto, cioè la sua famiglia, viene sempre considerato come un atto blasfemo e le persone della società – specialmente quelle legate ai gruppi fondamentalisti – richiedono sempre la condanna a morte. Il giudice della Corte Suprema ha accolto anche le raccomandazioni della Comunità europea, presente in Pakistan come delegazione, di rivedere l’uso di questa legge. Ma dubito che si possa arrivare a un dato abbastanza buono per le minoranze religiose nel Pakistan.

    D. – A ogni modo, la legge colpisce in maniera trasversale cristiani e altre minoranze religiose e tra cui musulmani non ortodossi. L’accusa di blasfemia a volte non rappresenta forse il pretesto per risolvere questioni di altra natura?

    R. – Tutto l’abuso della legge sulla blasfemia che si è verificato negli ultimi quattro decenni è solamente per risolvere vendette personali oppure per le gelosie sociali, in quanto i cristiani sono i più poveri, i più emarginati e non potevano accedere ai posti più alti della società e anche a livello della presenza nelle istituzioni governative e statali. Oggi, grazie all’istruzione che hanno ricevuto dalle scuole cattoliche, anche i cristiani possono accedere a queste realtà più importanti a livello sociale e questo diventa difficile per chi era abituato a vedere i cristiani soltanto a pulire le strade. Per cui, oggi le ragioni dell’abuso che si fa della legge sulla blasfemia sono le vendette personali riguardo alle proprietà, oppure per gelosie personali da parte di alcuni musulmani solo perché fanno fatica ad accettare il progresso sociale da parte dei cristiani.

    inizio pagina

    Assemblea Cei. Mons. Giusti: Papa chiede di ascoltare oppressi

    ◊   Proseguono in Vaticano i lavori dell’Assemblea generale dei vescovi italiani, aperti l'altro ieri da Papa Francesco con l’invito a ricercare la comunione, perché “nulla - ha detto rivolto ai presuli - giustifica la divisione”. Quindi il richiamo ad essere ogni giorno “semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi”. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Il Papa ci ha presi per mano”, ha commentato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua relazione d’apertura, indicando le sfida per superare la crisi “non solo economica – ha sottolineato Francesco – ma spirituale e culturale”. Ma quale eco alle parole del Papa?
    Mons.
    Simone Giusti, vescovo di Livorno:

    R. – Nella misura in cui sappiamo farci prossimi, come dice il Papa, sappiamo vivere le condizioni di quel poveraccio sulla via di Gerico e sappiamo sentire il grido dell’oppresso, il grido del povero, allora si spazzano via le burocrazie e tutta una serie di resistenze e blocchi di potere che impediscono, ad esempio, di poter avere un’amministrazione a servizio dei più deboli, dei più poveri. Ma pensiamo a quanti sprechi ci sono ancora oggi nella vita politica, nella vita amministrativa delle nostre città, dei nostri Comuni! Io vengo da una città dove si può vedere che una grande struttura demaniale va a ramengo perché, a livello politico, questo darebbe noia: mettere in gioco tutto questo disturberebbe una serie di equilibri di potere. E allora, si vede che non c’è l’interesse per il povero: c’è l’interesse, ancora una volta, di conservare e portare avanti giochi di potere, come è emerso nell’Expo di Milano, dove si vede ancora una volta come si cerchi di conservare posizioni di potere e non si è ancora capito che la gente non ne può più! E’ questo che vuole anche il Santo Padre: che noi ci facciamo voce di chi non ha voce e quasi siamo gli agenti promotori di una
    lobby, sì, ma per i poveri: che porti avanti i poveri senza farsi largo con i poveri.

    D. – Francesco ha anche raccomandato di essere ogni giorno “semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi”, che è poi quello che forse desidera anche ogni fedele…

    R. – Ogni fedele, ma soprattutto lo vuole il Buon Dio, per cui penso che quanto ci ha richiamato il Santo Padre nel suo discorso è stata una splendida meditazione sulla spiritualità del cristiano e in particolar modo del vescovo, il quale dev’essere esempio di ogni virtù proprio perché manifesta Cristo in una diocesi. I tratti che ha dato ricordano le tante meditazioni che, ad esempio, ci faceva il padre spirituale del mio seminario: che prima si parla con la testimonianza della vita e poi con le parole.

    D. – Il Papa ha parlato anche di sacerdoti spesso provati e scoraggiati e di fedeli portati in questi nostri tempi al catastrofismo e alla rassegnazione…

    R. – Sì, c’è una cultura apocalittica: basti vedere anche il dibattito politico! Siamo sempre all’ultima spiaggia! Allora occorre, semmai, comprendere che il segreto del cristiano è la speranza, ma la speranza è Cristo, è lo Spirito: mica siamo noi!

    inizio pagina

    Premio Santa Rita a 4 donne, testimoni di fede e perdono

    ◊   Questo pomeriggio a Cascia, in Umbria, Elisabetta Parmegiani, Mariella Cantamessa, Maria Teresa Caviglia e Anna Maria Brizzi ricevono il Riconoscimento Internazionale Santa Rita 2014. Il premio, istituito nel 1988 dal comune e dal monastero dedicato alla religiosa agostiniana, viene conferito ogni anno alla vigilia della festa di Santa Rita a donne di ogni età, condizione, nazione, religione che vivono secondo quei valori che hanno contraddistinto l’esistenza di Rita, che hanno dimostrato la forza del perdono o hanno vissuto come una missione l’impegno in difesa della dignità dei diritti e dei doveri dell’uomo.

    Ad Elisabetta Parmegiani viene consegnato il riconoscimento per aver perdonato e pregato per Francesco Tuccia, il ragazzo che, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2012, ha usato violenza sulla figlia Carla, lasciandola in fin di vita, fuori da una discoteca di Pizzoli, in provincia dell’Aquila. “Il perdono è una grazia che riceviamo – ha detto Elisabetta Parmegiani – ci permette di vivere in pace con noi stessi e in armonia con gli altri. Umanamente non siamo portati al perdono. Il Signore ci ha messo le mani sopra”.

    Mariella Cantamessa viene premiata per aver perdonato l’uomo che, la notte dell’8 settembre 2013, a Chiuduno (Bergamo), ha investito e ucciso la figlia Eleonora, medico di 44 anni, mentre era intenta a soccorrere sul ciglio della strada un giovane che era stato accoltellato. Dopo la morte della figlia, ha intrapreso un percorso di testimonianza per ricordare il servizio e la carità di cui Eleonora era esempio. “Io e mio marito stiamo facendo partire una fondazione a nome di mia figlia – racconta – a sostegno delle donne che hanno bisogno, donne sole, maltrattate, perché Eleonora ha sempre aiutato tanto le donne”.

    Maria Teresa Caviglia riceve il Riconoscimento Internazionale Santa Rita insieme al marito Ruggero Badano. Genitori della Beata Chiara Luce Badano, Maria Teresa e Ruggero (di Sassello, Savona) hanno accompagnato la loro figlia nel doloroso calvario che l’ha vista morire per un tumore osseo, poco prima di compiere 19 anni, nel 1990. “Chiara soffriva molto, ma offriva tutto a Dio e Lui che è buono faceva scendere, anche su noi familiari, la forza – ricorda Maria Teresa Caviglia –. È difficile da spiegare. Era come se con il sacrificio di Chiara, tutti e tre fossimo uniti e predisposti a ricevere questa grazia. Perché Chiara riusciva a vivere l’anormalità della malattia con normalità”.

    Infine ad Anna Maria Brizzi di Collestatte, frazione di Terni, per aver affrontato con determinazione, affidandosi al Signore, le prove della vita, viene riconosciuto l’esempio di una storia semplice, come quella di tante altre persone, che è segno di fiducia in Dio di fronte ad ogni avversità. Anna Maria Brizzi, con i suoi figli Michele e Nicola e con l’anziana zia Vincenza, di cui si prende cura, ogni giorno si rimbocca le maniche per affrontare la vita con tenacia, senza il marito, morto per una fibrosi polmonare, e con a carico un figlio autistico.

    A consegnare i premi, alle 17.30, nella Basilica di Santa Rita da Cascia, il priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, padre Alejandro Moral, che un’ora prima, alle 16.30 presiede la solenne concelebrazione eucaristica della famiglia agostiniana. Al termine della premiazione, alle 18.30, il tradizionale Transito di Santa Rita ricorda il passaggio della taumaturga dalla vita terrena a quella celeste. A presiedere il rito, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo. Alle 21.30, conclude la giornata il gemellaggio di fede e di pace con l’arrivo della fiaccola che quest’anno unisce le città di Cascia e Cariati, in provincia di Cosenza.
    (A cura di Tiziana Campisi)

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Legge marziale in Thailandia. La Chiesa: canale per risolvere la crisi

    ◊   “E’ urgente aprire un canale tra le parti per risolvere la crisi istituzionale”. Con queste parole, mons. Andrew Vissanu Thanya-Anan, segretario generale esecutivo della Conferenza episcopale della Thailandia, commenta all’Agenzia Fides la situazione nel Paese dopo che il capo dell'esercito, il generale Prayuth Chan, ha proclamato la legge marziale. La decisione è giunta dopo un’escalation di tensione sociale e politica in Thailandia, dove il governo eletto della premier Yingluck Shinawatra è stato dimesso da una sentenza della Corte suprema per abuso di ufficio e sostituito da un governo provvisorio.

    Mons. Andrew Vissanu Thanya-Anan spiega che “la Chiesa cattolica segue con molta attenzione l’evolversi della situazione e mantiene una bussola: la pace e la riconciliazione nazionale. Preghiamo e uniamo gli sforzi con i leader delle altre religioni, come buddisti, indù e musulmani. Quando la popolazione thai vede che i leader religiosi sono uniti, mano nella mano, per la pace, questo – osserva il presule – ha una forte influenza sui cuori e sulle menti e dunque sul futuro del Paese”.

    La legge marziale ha conferito ai militari il potere di usare le armi per reprimere disordini, confiscare qualsiasi edificio, censurare l’informazione, proibire raduni pubblici, arrestare sospetti e attivare il tribunale militare. A tal proposito, si è espressa Amnesty International: “E' fondamentale - si legge in un suo comunicato - che l'esercito rispetti integralmente gli obblighi in materia di diritti umani: la legge marziale in Thailandia – c’è scritto – non sia causa di violazioni”. Amnesty chiede quindi “alle forze armate di lasciare ai mezzi d'informazione lo spazio necessario per portare avanti il loro legittimo lavoro”. (G.A.)

    inizio pagina

    Speranze dalla visita in Nord Corea del cardinale di Seul

    ◊   È l’arcivescovo di Seul, Andrew Yeom Soo-jung, il primo cardinale cattolico ad aver messo piede in Corea del Nord. Lo riferisce l’Agenzia Fides. Il porporato ha infatti varcato la frontiera e ha compiuto una breve visita nella zona industriale di Kaesong, area dove, in base a un accordo fra i due Paesi, sorgono imprese e industrie in cui lavorano fianco a fianco cittadini di Nord e Sud Corea. Il breve viaggio del cardinale Yeom, che è anche amministratore apostolico di Pyongyang, ha avuto lo scopo di visitare il complesso, simbolo della cooperazione tra Nord e Sud anche in un momento di tensioni come quello che si sta vivendo, e di incontrare i sudcoreani che vi lavorano, lasciando loro un messaggio di incoraggiamento e di speranza. Un portavoce del Ministero dell’unificazione della Corea, a Seul, ha dichiarato: “Speriamo che la visita dell'arcivescovo sia una mossa” utile a migliorare le relazioni tra Nord e Sud. La zona industriale di Kaesong è il più recente progetto di riavvicinamento transfrontaliero fra le due Coree che, tecnicamente, dopo l’armistizio siglato nel 1953, sono ancora in stato di guerra. (G.A.)

    inizio pagina

    Uruguay, l'evangelizzazione nelle diocesi di frontiera

    ◊   In occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del primo giugno, 80 delegati di 16 diocesi dell’Argentina, del Brasile, del Paraguay e dell’Uruguay sono riuniti nella città uruguaiana di Melo per discutere delle opportunità e delle sfide che può offrire la comunicazione.

    L’incontro prende spunto dall’invito di Papa Francesco a mettere la cultura del dialogo al servizio dell’unità della famiglia umana per incoraggiare la solidarietà e favorire la costruzione di una vita dignitosa per tutti. Tre giorni di riflessioni in cui vescovi, sacerdoti, religiosi e laici riflettono sul linguaggio utilizzato dalla Chiesa e sul suo modo di comunicare. Analizzato anche analizzato l’uso di Internet, della radio e delle reti sociali nell'evangelizzazione.

    A concludere l’iniziativa, la testimonianza di mons. Roberto Càceres, che ancora oggi, a 93 anni, porta attraverso la radio il messaggio evangelico di speranza e di gioia. Gli incontri sono nati nel 1991, subito dopo l’alleanza del Mercosur, il Mercato economico e commerciale dell’America meridionale, che ha reso più sottili le linee di frontiera. La Chiesa ha colto questa nuova realtà per dare una risposta sociale, umana e spirituale con eventi periodici tra le diocesi. (M.G.L.)

    inizio pagina

    Russia-Cina: accordo sul gas da 400 miliardi di dollari

    ◊   Un accordo già definito storico dalla stampa mondiale, arrivato dopo dieci anni di colloqui. Il colosso russo Gazprom e la compagnia petrolifera pubblica cinese Cnpc hanno infatti firmato a Shanghai un’intesa che dal 2018, quando diventerà operativa, potrebbe cambiare gli assetti geopolitici dell'energia mondiale.

    Il contratto, siglato due giorni di incontri, alla presenza del capo di Stato russo Valdimir Putin e del numero uno cinese Xi Jinping, prevede una fornitura trentennale di metano, pari a 38 miliardi di metri cubi all’anno, garantito da un gasdotto - ancora da costruire - dalla Siberia alla Cina orientale. Il valore complessivo dell'affare è di oltre 400 miliardi di dollari, secondo quanto fatto sapere dal colosso russo del gas.

    Intanto, a proposito delle forniture energetiche russe verso l’Europa, minacciate dalla crisi ucraina, è intervenuto il presidente della Commissione europea, Jose' Barroso. In una lettera al capo del Cremlino, ha sottolineato che “la fornitura di gas non deve essere interrotta. Conto sulla Russia – ha scritto – perché mantenga i suoi impegni. E' responsabilità di Gazprom – ha concluso – assicurare le consegne di gas come stabilito dai contratti con le società Ue”. (G.A.)

    inizio pagina

    A fine 2016, la 36.ma Congregazione generale dei Gesuiti

    ◊   Si terrà negli ultimi mesi del 2016, la 36.ma Congregazione generale della Compagnia di Gesù. Lo ha annunciato il padre generale, Adolfo Nicolás, con una lettera indirizzata a tutta la Compagnia. La convocazione avverrà alla fine del 2014. Nella lettera padre Nicolás spiega che, giunto a 78 anni, ha maturato la “convinzione personale” di dover compiere “i passi necessari” per presentare “a una Congregazione generale” la propria rinuncia.

    Nell’aprile scorso, con una lettera a tutti i superiori maggiori, padre Nicolás ha inoltre deciso la riorganizzazione dei Segretariati per il servizio della fede e la collaborazione con gli altri. “E' mia convinzione, come lo è stata delle recenti Congregazioni generali, che la nostra missione oggi deve includere - scrive - tre dimensioni vitali: il servizio della fede, la promozione della giustizia e la collaborazione con gli altri nel lavoro per la fede e la giustizia. Qualunque ministero o apostolato i Gesuiti svolgano - prosegue - tutte e tre queste dimensioni devono essere presenti ed attive”.

    Dopo aver richiamato l'esperienza degli ultimi tre anni con i due segretari per la fede e la collaborazione, ha aggiunto: “Invece di centrare l'attenzione sui segretari, cioè su individui che promuovono queste tre dimensioni, sembra più efficace organizzare dei Segretariati, cioè gruppi di lavoro costituiti da rappresentanti di ciascuna Conferenza, che possano collaborare insieme per rafforzare e approfondire queste dimensioni della missione nei nostri ministeri”. Nella lettera, il Padre generale nomina il padre James Grummer come coordinatore di questi ‘Segretariati dimensionali’. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 141

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.