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Sommario del 16/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: per conoscere Gesù bisogna pregarlo, celebrarlo e imitarlo, non bastano studio e idee
  • Rinviate udienze del Papa per un lieve raffreddore
  • Il card. Koch: Papa in Terra Santa, nuove speranze per l'ecumenismo
  • Sinodo sulla famiglia, esaminata bozza Instrumentum laboris
  • Il Papa, tweet: come cristiani conformiamoci sempre più a Gesù, modello del nostro comportamento
  • "Il Bello da sentire": rassegna di arte e musica ai Musei Vaticani e alla Venaria di Torino
  • Oggi su L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sudan. Forse nuovo processo per la ragazza condannata a morte. Don Sacco: non si uccide in nome di Dio
  • Allarme diritti umani nell'est dell'Ucraina
  • India, elezioni. Centrodestra di Modi sconfigge partito di Sonia Ghandi
  • Vietnam. Oltre 20 morti e 130 i feriti nelle proteste contro Pechino
  • Mons. Pellegrini su Electrolux: ha prevalso il dialogo
  • Sempre più italiani guardano all'agricoltura
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • I vescovi indiani dopo le elezioni: fiducia nella democrazia del Paese
  • Violenze anticistiane: 241 casi registrati in Europa nel 2013
  • Appello dell'Acnur per portare acqua potabile in zone prive di risorse
  • Haiti, insicurezza alimentare. Al via un centro di lavorazione della manioca
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: per conoscere Gesù bisogna pregarlo, celebrarlo e imitarlo, non bastano studio e idee

    ◊   Per conoscere Gesù non basta lo studio, non bastano le idee, ma bisogna pregarlo con il cuore, celebrarlo e imitarlo: così il Papa nella Messa presieduta a Santa Marta. Papa Francesco ha invitato di nuovo a leggere il Vangelo, che a volte – ha detto - è pieno di polvere perché non viene mai aperto. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Commentando l’affermazione di Gesù “Io sono la via, la verità e la vita”, il Papa osserva che “la conoscenza di Gesù è il lavoro più importante della nostra vita”. Ma si chiede: “come possiamo conoscere Gesù? Qualcuno dirà: ‘Studiando, padre. Si deve studiare tanto!’. Quello è vero! Dobbiamo studiare il catechismo, è vero”, ma lo studio da solo non basta per conoscere Gesù: “Alcuni – ha affermato - hanno questa fantasia che con le idee, solo le idee ci porteranno alla conoscenza di Gesù. Anche fra i primi cristiani alcuni pensavano così”. E alla fine restavano intrappolati nei loro pensieri:

    “Le idee sole non danno vita e chi va per questa strada di sole idee finisce in un labirinto e non esce più! E’ per questo che dall’inizio della Chiesa ci sono le eresie. Le eresie sono questo: cercare di capire con le nostre menti e con la nostra luce soltanto chi è Gesù. Un grande scrittore inglese diceva che l’eresia è una idea diventata pazza. E’ così! Quando le idee sono sole diventano pazze… Quello non è il cammino!”.

    Per conoscere Gesù – afferma il Papa - occorre aprire tre porte:

    “Prima porta: pregare Gesù. Sappiate che lo studio senza preghiera non serve. Pregare Gesù per meglio conoscerlo. I grandi teologi fanno teologia in ginocchio. Pregare Gesù! E con lo studio, con la preghiera ci avviciniamo un po’… Ma senza preghiera mai conosceremo Gesù. Mai! Mai! Seconda porta: celebrare Gesù. Non basta la preghiera, è necessaria la gioia della celebrazione. Celebrare Gesù nei suoi Sacramenti, perché lì ci dà la vita, ci dà la forza, ci dà il pasto, ci dà il conforto, ci dà l’alleanza, ci dà la missione. Senza la celebrazione dei Sacramenti, non arriviamo a conoscere Gesù. Questo è proprio della Chiesa: la celebrazione. Terza porta: imitare Gesù. Prendere il Vangelo: cosa ha fatto Lui, come era la sua vita, cosa ci ha detto, cosa ci ha insegnato e cercare di imitarlo”.

    “Entrare per queste tre porte” – ha detto il Papa - significa “entrare nel mistero di Gesù”. Solo “se siamo capaci di entrare nel suo mistero” possiamo conoscere Gesù”. Ma non bisogna “avere paura” di “entrare nel mistero di Gesù. Questo significa pregare, celebrare e imitare. E così troveremo la via per andare alla verità e alla vita”:

    “Possiamo oggi, durante la giornata, pensare a come va la porta della preghiera nella mia vita: ma la preghiera dal cuore, non è quella del pappagallo! Quella del cuore, come va? Come va la celebrazione cristiana nella mia vita? E come va l’imitazione di Gesù nella mia vita? Come deve imitarlo? Davvero non ti ricordi perché il Libro del Vangelo è pieno di polvere, perché mai si apre! Prendi il Libro del Vangelo, aprilo e troverai come imitare Gesù! Pensiamo a queste tre porte come stanno nella nostra vita e ci farà bene a tutti”.

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    Rinviate udienze del Papa per un lieve raffreddore

    ◊   Papa Francesco, dopo aver celebrato la Messa a Santa Marta, ha deciso di rinviare le udienze previste nella mattinata a causa di un lieve raffreddore. Lo ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.

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    Il card. Koch: Papa in Terra Santa, nuove speranze per l'ecumenismo

    ◊   Mancano ormai pochi giorni al viaggio di Papa Francesco in Terra Santa, in programma dal 24 al 26 maggio. Un pellegrinaggio denso di significati come spiega il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, al microfono di Mario Galgano:

    R. – Der Anlass für diesen Besuch ist ja die Erinnerung an die erste Begegnung …
    Lo spunto per questa visita è stata la commemorazione del primo incontro tra il Patriarca Atenagora e Papa Paolo VI, nel gennaio di 50 anni fa, a Gerusalemme: fu il primo incontro dopo tanto, tanto tempo e fu l’inizio del dialogo. E con l’incontro tra gli attuali rappresentanti della Chiesa – Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo – io spero che i buoni rapporti che abbiamo potuto sperimentare in questi 50 anni possano essere ulteriormente approfonditi per compiere altri passi nel futuro.

    D. – Possiamo immaginare qualche passo concreto, oppure parliamo soprattutto di un piano ‘simbolico’?

    R. – Ich glaube es ist mehr eine symbolische Ebene, aber symbolische Ebenen sind …
    Credo che si tratti sostanzialmente di piani simbolici, ma nel campo dell’ecumenismo i piani simbolici sono molto importanti! Facciamo una differenza tra il dialogo dell’amore e il dialogo della verità, e il dialogo della verità sulle questioni teologiche non è proprio semplicissimo; ma questo non funziona senza il dialogo dell’amore e in questo senso, questo incontro rappresenta un evento molto importante!

    D. – Che cosa il Papa porta in Terra Santa, da un punto di vista ecumenico?
    R. – Der Papst bringt zunächst sich selbst und seine Botschaft, und das ist eine …
    Innanzitutto, il Papa porta se stesso e il suo messaggio, e questo è un messaggio di pace e di riconciliazione e di fraternità nei rapporti ecumenici.

    D. – Lei è competente anche per il dialogo con gli Ebrei: quali, anche in questo campo, le speranze riposte in questa visita?

    R. – Die Begegnungen mit den Juden und den Repräsentanten von Israel sind auf …
    Gli incontri con gli Ebrei e con i rappresentanti di Israele si svolgono su due piani. Intanto, gli incontri con i rappresentanti dello Stato – il presidente, il primo ministro e le autorità dello Stato – che hanno lo scopo di consolidare e approfondire i rapporti tra il Vaticano e Israele; dall’altro canto, è previsto un incontro con il Gran Rabbino a Gerusalemme: questo è uno degli aspetti del dialogo curato dalla nostra Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo. Sicuramente anche questo contribuirà all’approfondimento dei rapporti con il Grande Rabbinato di Gerusalemme.

    D. – La visita del Papa durerà solo tre giorni, dunque un tempo breve ma molto intenso ...

    R. – Das Programm ist relativ kurz – drei Tage; und es sind alles sehr wichtige Sachen …
    Il tempo è relativamente breve, tre giorni, ma in realtà tutto è molto importante e andrebbe sottolineato … Ci saranno tre dimensioni: quella ecumenica, nell’incontro con il Patriarca Bartolomeo e con la celebrazione ecumenica, nel corso della quale Papa Francesco incontrerà anche gli altri patriarchi: quello greco-ortodossi di Gerusalemme e il Patriarca della Chiesa armeno-apostolica; poi ci sarà l’accento posto sull’ebraismo con le visite ufficiali; e poi, naturalmente, la visita al Muro del Pianto, allo Yad Vashem, la visita alla tomba di Herzl … tutti incontri importanti. Poi, c’è anche l’incontro con il Gran Muftì di Gerusalemme, e così si aggiunge la dimensione interreligiosa, soprattutto con l’islam.

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    Sinodo sulla famiglia, esaminata bozza Instrumentum laboris

    ◊   Il Consiglio ordinario del Sinodo dei Vescovi si è riunito il 13 e 14 maggio scorsi per analizzare la prima bozza dell’Instrumentum laboris in vista della III Assemblea generale straordinaria che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre sul tema "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione". In apertura, il Consiglio è stato presieduto da Papa Francesco. Il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale, nel dare il benvenuto al Santo Padre ha voluto esprimere gratitudine per la sua Lettera del primo aprile scorso con la quale veniva conferito il carattere episcopale al sotto-segretario, mons. Fabio Fabene, allo scopo di rinforzare ancora di più quella collegialità affettiva ed effettiva che è parte costitutiva del Sinodo dei Vescovi.

    “La bozza dell’Instrumentum laboris – riferisce un comunicato - è stata opportunamente esaminata e sono stati inseriti i suggerimenti emersi durante la discussione. Inoltre è stata presentata la nuova metodologia sinodale che sarà seguita durante lo svolgimento dell’Assemblea generale straordinaria”.

    Ai lavori delle due giornate, oltre ai membri del Consiglio ordinario, tra i quali il relatore generale, il card. Péter Erdő, e il segretario speciale, mons. Bruno Forte, erano presenti i cardinali André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, e Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente della Conferenza Episcopale del Brasile, invitati a partecipare, in quanto presidenti delegati insieme al card. Luis Antonio G. Tagle, alla III Assemblea generale straordinaria.

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    Il Papa, tweet: come cristiani conformiamoci sempre più a Gesù, modello del nostro comportamento

    ◊   Tweet di Papa Francesco lanciato dal suo account @Pontifex: “Il nostro obbiettivo come cristiani: conformarci sempre più a Gesù, come modello del nostro comportamento”.

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    "Il Bello da sentire": rassegna di arte e musica ai Musei Vaticani e alla Venaria di Torino

    ◊   Prende il via questo venerdì sera, 16 maggio, nella Pinacoteca dei Musei Vaticani “Il Bello da sentire”, un progetto nato in collaborazione con la Venaria Reale, il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La rassegna si aprirà con l'esecuzione de "I virtuosi. Recital per violino e pianoforte", è possibile partecipare acquistando il biglietto di ingresso serale ai Musei, il concertò durerà un'ora e poi si potrà continuare la consueta visita. Sabato 17 maggio toccherà invece alla Venaria che metterà a disposizione della musica le sue meravigliose sale barocche. "Il Bello da sentire" continuerà tutta l'estate e riprenderà a settembre in questa particolare staffetta tra il Vaticano ed il capoluogo piemontese. Al microfono di Benedetta Capelli, il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:

    R. – La cosa che mi fa molto piacere è che quest’anno una grande istituzione musicale romana, anzi, la più importante di tutte in Roma, cioè l’Accademia di Santa Cecilia, entra nei notturni vaticani e incomincerà proprio questa sera alle 20.30. "Ivirtuosi per violino e pianoforte", un concerto degli allievi del corso di perfezionamento di violino dell’Accademia di Santa Cecilia. Quindi, è una cosa molto importante e credo che debba fare piacere a tutti, insomma. Quest’alleanza tra la musica e le arti figurative sotto il cielo di Roma, nei Musei Vaticani è una cosa importante: credo che in molti ce la invidiano.

    D. – Anche perché è un modo per valorizzare i giovani che magari non trovano spazio in altri ambiti …

    R. – Certo: è un modo per qualificare i giovani talenti musicali, è un modo per fare un favore ai Musei che hanno bisogno di essere decongestionati, quindi di spalmare i flussi del pubblico anche nelle ore del tardo pomeriggio e della sera; fa bene alla gente che può visitare i Musei con maggiore agio e fa bene ai Musei che respirano un po’ di più.

    D. – Che esperienza è, quella di visitare i Musei Vaticani con un sottofondo musicale? Dove portano la bellezza della musica e la bellezza del luogo?

    R. – Ci portano ad una constatazione molto semplice: che l’arte – che si tratti della poesia, che si tratti della musica o delle arti figurative – produce emozione e stupore, e quindi felicità. In fondo, che cos’è la felicità se non un mix di stupore e di emozioni? Quando siamo stupiti ed emozionati, di fronte ad un affetto che ci è caro in un qualcosa che ci fa piacere … ecco, questa è la cifra, la formula della felicità. E l’arte produce proprio questo: l’emozione e lo stupore. Chi verrà questa sera nei Musei Vaticani, capirà.

    D. – C’è anche la possibilità, per chi visita i Musei Vaticani, di fare delle vere e proprie visite musicali: da questo punto di vista, come avete pensato l'itinerario?

    R. – E’ pensato secondo cose, naturalmente, che non siano troppo lunghe, sempre piacevoli, sempre scintillanti … Quindi Debussy, Mozart, questi autori che – se mi è consentito con l’apparente contraddizione in termini – sono profondi e leggeri allo stesso tempo.

    D. – L’anno scorso com’è andata?

    R. – E’ andata molto bene; quest’anno sono addirittura raddoppiate le presenze: se la media dell’anno scorso era sulle duemila persone, quest’anno andiamo sulle quattromila nelle ore dell’apertura tardo-pomeridiana e serale. Quello che era nato come una specie di scommessa, un esperimento che avrebbe potuto anche non riuscire, invece ha dimostrato di funzionare e di essere gradito soprattutto al popolo romano: perché, questa è la mia preoccupazione! I Musei Vaticani sembrano espropriati dagli stranieri, dai coreani, dagli americani, dai giapponesi … Una volta tanto, nelle sere d’estate, quando sono aperti, noi vediamo il popolo romano che torna nei Musei che i Papi hanno fatto per loro! Non dimentichiamolo mai: dappertutto, nei Musei Vaticani, ci sono lapidi in latino in cui si parla della munificenza di questo o di quel Papa, come dono populo romano, sempre. Uno non l’avverte più, perché le code in Viale Vaticano sono fatte di stranieri, non più di romani …

    Una sinergia tra i Musei Vaticani e la Venaria Reale nata due anni fa e che sta dando i suoi frutti come conferma Benedetta Capelli ha intervistato Alberto Vanelli, direttore della Venaria Reale di Torino:

    R. – La Venaria fin dai suoi primi anni, da quando è stata aperta, ha una collaborazione con il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Da quattro, cinque, anni, le domeniche e i sabati, i migliori talenti del conservatorio vengono in Reggia ed eseguono musica all’interno delle sale più belle, dalla galleria alla chiesa, i saloni, per restituire al visitatore quell’idea che la Reggia è anche un luogo di musica, di piacere, di ascolto, oltre che di ammirazione della bellezza. E da lì è nata l’idea di fare un esperimento congiunto, un’esperienza analoga: i ragazzi, i giovani talenti della scuola musicale torinese suonano sia negli spazi della reggia, sia negli spazi dei Musei Vaticani che ovviamente hanno dato un’autorevolezza e una meraviglia al progetto, alternando sia a Roma che a Torino questi momenti musicali.

    D. – Ci spiega qual è il senso di questa iniziativa, anche l’intento che vi ha spinto a creare questa sinergia tra voi, il conservatorio Verdi di Torino e i Musei Vaticani?

    R. – L’idea di fondo è l’integrazione della bellezza: offrire insieme la bellezza dell’arte, dello spazio architettonico, con la bellezza della sonorità della musica. Fare della bellezza una esperienza totale, un’esperienza completa: non solo la bellezza per gli occhi ma anche per le orecchie e per l’ascolto. Poi, c’è l’idea di promuovere giovani talenti offrendo ribalte prestigiose, anche pubblici eccezionali. Devo dire che già in questi anni, molti dei talenti che hanno suonato in Reggia o a Roma, hanno vinto premi, sono stati reclutati in grandi orchestre. Quindi cerchiamo anche di offrire ai giovani - in un periodo in cui è così complessa l’affermazione di sé - una ribalta, una vetrina, dove esibirsi, dove farsi conoscere, sia dal pubblico che dai critici e dalle persone che si occupano di musica. Infine, vorremmo lanciare questo sistema di alleanze che ci piacerebbe anche allargare, il prossimo anno, tra i grandi complessi monumentali di Torino e dei Musei Vaticani a Roma, ma anche gli Uffizi di Firenze oppure Pompei. Dunque costruire una rete nazionale di complessi monumentali in cui la musica, la bellezza e la storia vengono coniugate tra loro.

    D. – Lei ha detto bellezza, musica e storia: la fede come si inserisce?

    R. – Credo che la musica sia davvero il linguaggio di Dio o il linguaggio degli angeli. Io credo che quando uno si avvicina alla bellezza e al sublime entri in un rapporto con se stesso e quindi in dialogo con la propria spiritualità. Credo che il passo di lì alla fede, alla spiritualità, sia molto vicino.

    D. - Il programma che avete pensato è variegato: ci può illustrare il percorso che è stato pensato?

    R. – L’idea è proprio offrire a tutti i giovani diversi strumenti per rappresentare i migliori talenti, quindi le arpe, i violini, ma anche i legni, i fiati. L’altro principio è che la musica ha una componente di eternità. Rappresentare dai grandi maestri, Haydn e Beethoven, Bach, Mozart, ma anche i grandi del Novecento, il jazz: affermare che la buona musica è sempre buona, far capire che come l’arte continua anche la musica, la produzione musicale fa lo stesso. Devo dire che oggi i visitatori notano come il problema non sia la musica classica o moderna, ma se sia bella musica o brutta musica e che la bellezza della musica attraversa diversi generi.


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    Oggi su L'Osservatore Romano"

    ◊   Tre porte: messa del Papa a Santa Marta.

    Fate gli alpinisti: Jorge Milia su come parla Jorge Maria Bergoglio.

    Zouhir Louassini, il rabbino Abraham Skorka e Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei latini sul pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa dal 24 al 26 maggio.

    Per la proibizione di armi letali: intervento della Santa Sede a Ginevra.

    Richieste impegnative e pressanti: Pierluigi Natalia sulla conferenza mondiale dei giovani svoltasi nello Sri Lanka.

    Il barbaro meraviglioso: Antonio Paolucci sulle sculture di Igor Mitoraj incastonate nella piazza dei Maricoli a Pisa.

    Un articolo di Francesco Santi dal titolo "Tutte le strade partono da Roma": pellegrini lungo la via Francigena del Sud.

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    Oggi in Primo Piano



    Sudan. Forse nuovo processo per la ragazza condannata a morte. Don Sacco: non si uccide in nome di Dio

    ◊   In Sudan, la vicenda della giovane donna condannata per essersi convertita al cristianesimo sta suscitando lo sdegno in gran parte della comunità internazionale. Si è parlato di condanna a morte, ma poi diverse associazioni e ong sono intervenute per assicuare che la ragazza avrà un nuovo processo con l'esclusione della pena capitale. In ogni caso, la giovane madre, che ha un bimbo di quasi due anni ed è incinta da otto mesi, sta attraversando una vicenda drammatica. Giancarlo La Vella ne ha parlato con don Renato Sacco di Pax Christi:

    R. – Siamo turbati davanti a queste cose perché c’è in ballo la vita delle persone. Bisogna chiarire che non dobbiamo alimentare un anti islam generalizzato. In questo senso, allargando l’orizzonte ci aiuta l’esempio dell’Iraq. Quando si è vicini, si condivide la fatica, la gioia e si vive la condivisione e la comunione, allora si è più in grado di distinguere quello che è essenziale e quello che è invece l’impazzimento di una visione religiosa. Questo ci deve fare impegnare di più, avere più informazione, pregare di più, aggiornarci di più per il dialogo e riconoscere anche i nostri errori. Non si può mai invocare il nome di Dio per uccidere una persona per qualsiasi motivo. Se lo fanno gli islamici sbagliano, se lo fanno gli ebrei sbagliano, se lo fanno i cristiani sbagliano.

    D. – C’è, secondo lei, quindi un terreno comune su cui le grandi religioni possono confrontarsi? Ovvero, i diritti fondamentali dell’uomo, tra questo la libertà religiosa...

    R. – Tutte le religioni hanno alla base questa fondamentale dignità della persona. Credo sia davvero una bestemmia usare il nome di Dio per adattarlo ad esigenze politiche, economiche, terroristiche... Queste vanno condannate senza se e senza ma!

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    Allarme diritti umani nell'est dell'Ucraina

    ◊   Il rapporto dell'Onu sull'Ucraina manca "totalmente di obiettivita'". E’ quanto risponde il ministero degli Esteri russo all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, che ha denunciato allarmanti situazioni nella parte orientale dell'Ucraina e seri problemi in Crimea soprattutto in relazione ai tatari". Il servizio di Fausta Speranza

    Uccisioni mirate, torture e pestaggi, rapimenti, intimidazioni e alcuni casi di molestie sessuali, per lo piu' svolte da gruppi filorussi ben organizzati e ben armati. Sempre nell’est dell’Ucraina, il rapporto denuncia inoltre un aumento inquietante dei rapimenti e delle detenzioni illegali di giornalisti, militanti, uomini politici locali rappresentanti di organizzazioni internazionali e militari. L’Alto commissario Onu esorta le persone "con influenza sui gruppi armati responsabili di gran parte della violenze nella parte orientale dell'Ucraina a fare il possibile per tenere a freno questi uomini che sembrano intenzionati a dilaniare il Paese".
    Intanto Putin accusa l’Ue di non aver avanzato alcuna "proposta concreta" sui pagamenti dell'Ucraina per il gas. La portavoce della Commissione europea definisce infondate le accuse e ricorda che incontri trilaterali fra Ue, Russia e Ucraina sono stati organizzati a diversi livelli e che il commissario europeo all'Energia, Gunther Oettinger, e il ministro russo dell'Energia, Alexander Novak, devono incontrarsi lunedi' prossimo (19 maggio) a Berlino per decidere su un nuovo incontro trilaterale sulla sicurezza degli approvvigionamenti di Ue e Ucraina.

    Gianmichele Laino ne ha parlato con Riccardo Noury, direttore della comunicazione di Amnesty International Italia:

    R. – Questo è un Rapporto molto preoccupante. Devo dire che, da un lato, conferma alcune delle ricerche fatte da Amnesty International e, dall’altro, fornisce un quadro persino più cupo di quello che avevamo di fronte. Quindi, se non proprio a una emergenza, siamo di fronte a uno scenario che assomiglia a quello di una crisi dei diritti umani molto, molto consistente.

    D. – L’altro elemento che si mette in evidenza è l’emergenza che sta colpendo la minoranza tatara nella Crimea annessa alla Russia…

    R. – Si tratta di una persecuzione per motivi religiosi e per motivi politici, perché i tatari non hanno questa idea, questa intenzione di essere ulteriormente vicini ai russi. Devo anche aggiungere che stiamo ricevendo segnalazioni su casi di attacchi nei confronti della minoranza, ancora più esigua dei rom, nel Paese e non soltanto nell’est, ma anche nella regione di Kiev.

    D. – Come giudica la reazione di Mosca che ha definito il Rapporto Onu fazioso e volto sostanzialmente a delegittimare gli indipendentisti?

    R. – Da un lato non sorprende e dall’altro ogni volta che c’è una mancata presa d’atto di una situazione e la si contesta – non portando fatti, ma con dichiarazioni di questo tipo – non se ne esce bene. Sarebbe importante che il governo di Mosca esercitasse – per quello che è nella sua possibilità nei suoi rapporti con le forze che sono in Ucraina, in Crimea, come nell’est del Paese – una sua influenza per chiedere che non ci siano violazioni dei diritti umani. Si può pretendere da Kiev che rispetti i diritti umani, quando poi questi vengono rispettati anche da chi la Russia sostiene o dai gruppi che hanno simpatie verso la Russia.

    D. – Il 25 maggio ci saranno le elezioni presidenziali in Ucraina: i filorussi hanno annunciato che le regioni di Donetsk e Lugansk non parteciperanno al voto. Si può parlare di violazione dei diritti umani anche in questo caso?

    R. – Quando ci sono delle elezioni, i diritti in gioco da rispettare sono che chiunque voglia candidarsi possa farlo, possa fare la propria campagna elettorale e chi vuole andare a votare possa farlo senza problemi. Io credo sia un diritto universale quello di poter andare a votare, così com’è un diritto non andarci. Ovviamente, se qualcuno impone una scelta o l’altra, la scelta non è più tale e diventa un obbligo. Quindi, in questo caso è una violazione dei diritti umani.

    D. – Cosa cambia nello scacchiere internazionale alla luce del Rapporto Onu: è giustificato un intervento di peacekeeping e se sì secondo quali modalità?

    R. – Ancora non siamo in grado di pronunciarci. Certamente, le soluzioni da individuare devono essere di natura pacifica, questo è evidente. Occorre che ci sia buona volontà da parte di tutti: naturalmente da parte delle autorità dell’Ucraina, da parte della Russia e da parte degli Stati Uniti. Non si può utilizzare una crisi al centro dell’Europa per far scoppiare, in maniera irresponsabile, qualcosa che potrebbe avvicinarsi ad un conflitto.

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    India, elezioni. Centrodestra di Modi sconfigge partito di Sonia Ghandi

    ◊   “L'India ha vinto. Sono in arrivo dei buoni giorni”. Lo ha detto Narendra Modi, leader della formazione nazionalista hindu "Bharatiya Janata Party" (BJP), vincitore delle elezioni politiche nel Paese. Dopo dieci anni, la destra ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera bassa del Parlamento, sconfiggendo il partito del Congresso di Sonia Gandhi, che ha riconosciuto la sconfitta. Massimiliano Menichetti ha intervistato Michelguglielmo Torri, professore di storia dell’Asia all’Università di Torino e direttore scientifico dell’osservatorio "Asia Maior":

    R. – Ci sono state due forze che hanno proiettato Modi a questa straordinaria vittoria: una è rappresentata dal grande capitale finanziario e industriale indiano, che lo appoggia in realtà non da oggi ma addirittura dalle precedenti elezioni generali. Questo capitale finanziario ha organizzato una campagna di stampa massiccia e univoca, che ha conquistato la classe media indiana. Ora, la classe media indiana è un’élite privilegiata. Sono 200-250 milioni di persone su una popolazione di un miliardo e 200 milioni di persone, ma è un gruppo sociale molto influente. Contemporaneamente, c’è stato l’appoggio dei gruppi organizzati del cosiddetto nazionalismo indù, cioè i gruppi radicali di destra induisti che hanno un’organizzazione vasta e capillare. Il congiungimento di queste due forze, unite al fatto che il Congresso aveva selezionato come proprio leader una persona di scarsa statura politica come il giovane Rahul Gandhi, il figlio di Sonja Gandhi, ha determinato l’esito che abbiamo di fronte agli occhi.

    D. – Quale sarà la strategia di Narendra Modi nei confronti delle minoranze religiose che in India sono state fortemente contrastate, musulmani e cristiani?

    R. – Narendra Modi ha vinto per l’appoggio di due forze politiche principali. Una è rappresentata proprio dalle organizzazioni di base dei fondamentalisti indù. Ora, non credo che queste organizzazioni, che hanno dato un contributo assolutamente essenziale alla vittoria di Modi, ora che hanno conquistato il potere si appresteranno ad amministrarlo a favore di tutti i cittadini indiani. Credo che la situazione delle minoranze, che era già difficile prima, peggiorerà.

    D. – Un altro fronte è quello economico: l’India in espansione ha subito una lieve flessione. Quali saranno le maggiori sfide che adesso dovrà affrontare questo esecutivo?

    R. – E’ chiarissimo che Modi farà una politica di sviluppo totale dell’impresa privata senza più nessun controllo. Ma il vero mutamento è che mentre il partito del Congresso ha varato una serie di riforme in appoggio ai gruppi più poveri della popolazione, il nuovo governo non farà nulla del genere.

    D. – Perché, dunque, ha perso, il Congresso?

    R. – Da un lato, è stato danneggiato da una serie di gravissimi fatti di corruzione e dall’altro ha compiuto una scelta completamente sbagliata per quanto riguarda il proprio leader, cioè Rahul Gandhi, che finora ha sempre dimostrato un’estrema riluttanza a impegnarsi seriamente in politica. Penso che il Congresso avrebbe avuto alcuni altri uomini politici che avrebbero potuto rappresentare una sfida più seria nei confronti di Modi. Ma non sono stati scelti perché, se avessero condotto il partito alla vittoria, ci sarebbe stato un rivolgimento negli equilibri di potere all’interno. Quindi, Sonja Gandhi, avvalendosi della sua posizione egemonica, perché è Sonja Gandhi che controlla il Congresso, ha di fatto imposto il figlio Rahul. Però è stata una scelta molto debole, una scelta che si è rivelata perdente.

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    Vietnam. Oltre 20 morti e 130 i feriti nelle proteste contro Pechino

    ◊   Si allargano le proteste anticinesi in Vietnam, innescate dalla decisione di Pechino di installare una piattaforma petrolifera in acque contestate. Secondo alcune agenzie, nel corso delle manifestazioni sono rimaste uccise almeno 20 persone e oltre 130 i feriti. Le proteste che si sono verificate in 22 delle 63 province del Vietnam sono scoppiate nella tarda serata di martedì e hanno avuto come obiettivo le aziende cinesi presenti nel Paese. Circa 500 le compagnie cinesi, o ritenute erroneamente tali, a essere state danneggiate negli scontri e oltre 600 i cinesi costretti ad abbandonare il Paese. Sulla situazione il commento di Francesco Sisci, corrispondente per il Sole 24 Ore a Pechino, al microfono di Marina Tomarro:

    R. – Ci sono state due questioni. I cinesi hanno cominciato a fare perforazioni, esplorazioni petrolifere e per il gas, in queste acque sotto il controllo cinese effettivamente, ma in realtà contese anche dal Vietnam. Questo, in qualche modo, è stato un passo inatteso per tutta la questione internazionale al quale il Vietnam si è opposto platealmente e nel farlo ha sostenuto delle proteste popolari che sono andate chiaramente fuori controllo. Naturalmente, stiamo toccando dei punti molto sensibili. Ci sono secoli di storia di animosità, di scontri, di inimicizia tra Vietnam e Cina. Il primo è particolarmente bellicoso per quanto riguarda le questioni di territorio, ma in questo caso si ritrova anche sostenuto da un’opinione pubblica mondiale a suo favore, perché la Cina non ha solo questioni territoriali con il Vietnam, ma anche con le Filippine ed altri Paesi confinanti.

    D. – Il ruolo degli Stati Uniti, in questo, caso qual è?

    R. – Chiaramente, è un ruolo di sostegno oggettivo a questioni territoriali. Nel momento in cui l’America ha detto oggettivamente che la questione del Mar Cinese Meridionale è internazionale, è entrata in questa questione che, da problema bilaterale o multilaterale tra Cina e i suoi vicini, sta diventando un problema internazionale tra Cina e i suoi vicini e Stati Uniti. Naturalmente, essendo la Cina il Paese più forte nel Mar Cinese Meridionale, la semplice presenza dell’America incoraggia di fatto i Paesi più deboli, creando un limite che prima non c’era alla Cina.

    D. – Tra l’altro, c’è stata una telefonata tra il ministro degli Esteri cinese ed il ministro degli Esteri vietnamita...

    R. – Credo che il Vietnam giochi su due tavoli. È interessato a trarne maggiori vantaggi, ma sa anche che non è possibile né cambiare la geografia, né può far sparire la Cina. Quindi, d’altro canto mantiene un rapporto di comunicazione con quest’ultima. Questo ci porta a pensare che, sì, le tensioni probabilmente non scoppieranno, non arriveranno alla guerra aperta, però non diminuiranno di certo all’improvviso.

    D. – Quali sono attualmente i rapporti della Cina con i Paesi intorno?

    R. – Sono diversi. Non c’è una regola. Ad esempio, la Cina ha rapporti molto cordiali con la Sud Corea, ma rapporti più difficili con il Nord Corea, con il Giappone. Ha buoni rapporti con il Kazakhstan, con la Thailandia, con la Cambogia. In realtà, è una galassia complessa e molto articolata, non univoca.

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    Mons. Pellegrini su Electrolux: ha prevalso il dialogo

    ◊   Soddisfazione di sindacati e governo per la firma dell’accordo di ieri per l’Electrolux. Sono state esclusi delocalizzazioni e licenziamenti e al contempo vengono garantiti 150 milioni di investimenti negli stabilimenti di Porcia, in provincia di Pordenone, Susegana, Solaro e Forlì che danno lavoro a oltre 6 mila persone fino al 2017. Alessandro Guarasci ne ha parlato con il vescovo di Concordia-Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini:

    R. – Possiamo dire che è stata una vittoria di un dialogo che non si è mai chiuso. Tutte le diverse istituzioni – almeno in questo caso lo Stato, la Regione ma anche l’azienda, gli operai, i sindacati – hanno cercato di tenere sempre aperta la porta del dialogo. Qui, è stata anche la piena valorizzazione delle persone e questo c’è quando ci si mette tutti attorno a un tavolo: si parla, ci si confronta e ci si ascolta.

    D. – Per una vertenza che si chiude, ce ne sono tante altre aperte: pensiamo a quella della Ideal Standard. Sembra ci sia un accordo per la cassa integrazione, ma questa è solo una notizia parzialmente positiva…

    R. – Se da una parte la Regione, insieme con gli operai, sta cercando un dialogo per intuire qualche possibile prospettiva, invece da parte dell’azienda si rischia di non avere questa porta aperta, proprio perché spesso preoccupati solo del profitto e non, invece, anche delle realtà che ci sono dietro. Anche lì, ci sono 400 persone, 400 famiglie che da mesi – da mesi! – stanno soffrendo. Le soluzioni potrebbero anche esserci, ma non si capisce perché queste vengano sempre tralasciate.

    D. – Secondo lei, manca proprio un progetto più ampio per rilanciare il Nordest in Italia?

    R. – Purtroppo, in questi anni anche qui, nel Nordest, c’è stato un modo sbagliato di fare sviluppo: si pensava solo alla produzione, si pensava solo al denaro invece di pensare anche ad altre possibilità, ad altre opportunità. Per esempio, alla valorizzazione un po’ più precisa e un po’ più concreta del territorio. La valorizzazione, anche, delle nostre tipicità e dei nostri prodotti locali… Invece, si è andati solo verso una prospettiva di uno sviluppo sfrenato ed eccessivo e adesso, purtroppo, ne stiamo pagando le conseguenze.

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    Sempre più italiani guardano all'agricoltura

    ◊   Più agricoltura nel futuro dell’Italia. Per l’82% degli italiani oggi il settore è strategico per tornare a crescere. Lo afferma una ricerca Censis-Cia presentata a Roma. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Sempre più italiani tornano all’agricoltura. Almeno la metà degli intervistati considera questo settore fonte di occupazione e un cittadino su tre pensa che possa dare un valore in termini di competitività. Basta dire che, dal 2010 a oggi, sono nate 117 mila nuove aziende, di cui 106 mila in ambito agricolo e 11 mila nell'agroalimentare. E’ pure vero che fare l’agricoltore rende ancora poco. Il presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, la Cia, Dino Scanavino:

    "Il reddito degli agricoltori non cresce in modo proporzionale al Pil, ma gli agricoltori resistono".

    Bisogna accorciare la filiera. Infatti dal campo alla tavola in molti casi il prezzo di frutta e verdura aumenta anche di sei volte. E poi con un valore aggiunto superiore a 30 miliardi di euro, l'Italia è la seconda economia agricola europea, dopo la Francia, ma solo la sesta sul fronte delle esportazioni. Nonostante questi handidap, i giovani dimostrano di credere in questo settore. Giuseppe Roma, direttore generale del Censis:

    "Quasi il 70% delle imprese guidate da giovani lo sono da giovani laureati e diplomati, dunque c'è anche un lavoro di progettazione e managment".

    E quella italiana è un’agricoltura che guarda sempre più al biologico.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    I vescovi indiani dopo le elezioni: fiducia nella democrazia del Paese

    ◊   I risultati ufficiali delle elezioni indiane, che vedono la netta vittoria dei partito nazionalista “Bharatiya Janata Party” (BJP), non preoccupano la Chiesa indiana che si mostra fiduciosa nel futuro. Mons. Albert D'Souza, arcivescovo di Agra, nello Stato di Uttar Pradesh, e segretario generale della Conferenza episcopale indiana, esprime in un colloquio con l’Agenzia Fides la visione dell’Episcopato: “Siamo felici che le elezioni siano state una grande prova di democrazia per la nazione. Ne è uscito un governo forte, che potrà condurre l’India in una nuova fase di sviluppo economico e di progresso, osservando e garantendo i valori democratici e costituzionali. E’ vero che a volte piccoli gruppi di fanatici possono darci preoccupazione, ma la Chiesa continuerà nella sua missione: preghiamo per il nuovo esecutivo e contribuiremo al bene comune della nazione, sostenendo la democrazia, il rispetto del pluralismo, i diritti di tutti e una visone laica nell’agenda politica”.

    Mons. Anthony Chirayath, vescovo di Sagar, nello Stato del Madhya Paradesh, da alcuni definito “laboratorio dell’estremismo indù”, conferma: “L’India è un Paese con un patrimonio fatto di antiche culture, tradizioni, religioni che nessun governo potrà intaccare. I cristiani ne sono parte e lo sono con orgoglio. E’ vero che piccoli gruppi estremisti a volte usano violenza contro i cristiani: ma sono deviazioni che non modificano la realtà di una nazione che è democratica e tollerante e che ha alle spalle una lunga tradizione di armonia fra componenti diverse, etniche, culturali e religiose. Credo che la Chiesa cattolica non avrà nulla da temere dal nuovo governo. Ad esempio in Madhya Pradesh, dove governa il BJP, abbiamo buone relazioni con i leader politici locali, non c’è animosità, ma solo amicizia. Nella mia diocesi molti ragazzi indù frequentano le scuole cattoliche. Auspichiamo e siamo certi che il nuovo governo, superate le dispute della campagna elettorale, agirà per il bene della nazione”.

    Mostra buoni auspici anche mons. Stanley Roman, vescovo di Quilon, nello stato del Kerala, culla del cristianesimo in India: “Le minoranze, come cristiani e musulmani, sono parte integrante della nazione e del tessuto della società indiana. Il pluralismo è costituivo della nazione. Le minoranze sono protette dalla Costituzione: credo che il nuovo governo non potrà e non vorrà andare contro la Costituzione. Come cristiani siamo fiduciosi”.

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    Violenze anticistiane: 241 casi registrati in Europa nel 2013

    ◊   Sono 133 i casi di vandalismo contro luoghi cristiani avvenuti in 11 Paesi europei. Lo afferma il Rapporto 2013 redatto dall'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, che in totale ha registrato 241 casi di intolleranza contro i cristiani nel diritto e nella politica, nelle arti e nei mass media. Durante gli ultimi anni – spiega la Fides – l'Osservatorio ha censito “una enorme quantità di casi di vandalismo contro siti cristiani e luoghi di culto”, anche se è impossibile una analisi comparativa in quanto i governi europei in genere non separano i dati per quanto riguarda il cristianesimo. Secondo il Rapporto 2013, appena pubblicato dall’Osservatorio, di cui è stata inviata comunicazione all’Agenzia Fides, “i dati limitati che esistono indicano che gli incidenti collegati all’odio contro i cristiani in Europa sono in aumento”. L’intolleranza contro i cristiani nel diritto e nella politica – si legge nel testo – si verifica soprattutto per quanto riguarda le limitazioni all’obiezione di coscienza, alla libertà di parola, alle politiche di parità discriminatorie, alla limitazione dei diritti dei genitori in materia di educazione sessuale, nonché alla libertà di riunione. Il Rapporto ha censito 41 leggi in 14 Stati europei che ostacolano per i cristiani la libera manifestazione della fede. Le espressioni artistiche e la vasta articolazione dei mass media, nonché i social media, stanno diventando un nuovo terreno di intolleranza contro i cristiani: l'Osservatorio ha registrato 15 casi in 6 Paesi nel 2013. “Il rispetto è un concetto chiave per la comprensione dei diritti umani in generale e in particolare per la libertà di religione o di credo” osserva il Rapporto, mentre il dott. Gudrun Kugler, direttore dell'Osservatorio, spiega: “La società sempre più secolarizzata in Europa ha sempre meno spazio per il cristianesimo. Alcuni governi e protagonisti della società civile cercano di escludere invece di accogliere. Sono innumerevoli i casi di intolleranza contro i cristiani che ci vengono segnalati. Attraverso la ricerca, la documentazione e la pubblicazione di questi casi, speriamo di creare una consapevolezza, che è un primo passo verso un rimedio”. (A.D.C.)

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    Appello dell'Acnur per portare acqua potabile in zone prive di risorse

    ◊   L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha lanciato un appello per portare acqua in tutti gli angoli del mondo che ne sono privi, per costruire un sistema di fornitura per comunità, fornire filtri per depurare l’acqua e tutelare la salute di famiglie di rifugiati, trasportare il quantitativo necessario per tenere in vita rifugiati durante un’emergenza. In Etiopia, uno dei Paesi che patisce endemica penuria di acqua potabile, i bambini con meno di 5 anni – informa la Fides – muoiono in gran numero a causa dell’acqua sporca e contaminata. Oltre a migliorare la salute e il benessere di un’intera comunità, l’accesso ad acqua pulita e sicura specie per le donne africane – tradizionalmente deputate a procurare scorte idriche per le rispettive famiglie – significa non essere più costrette a raggiungere aree spesso remote, con seri rischi per la propria sicurezza, e più in generale un notevole guadagno di tempo da dedicare alla cura dei campi e al lavoro, con ricadute sugli equilibri interni di una famiglia.


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    Haiti, insicurezza alimentare. Al via un centro di lavorazione della manioca

    ◊   Un centro per trasformare la manioca e produrre gallette e farina grezza, migliorando la capacità produttiva. È quello che viene inaugurato oggi ad Haiti, Paese fortemente legato all’importazione di beni alimentari e dove l’insicurezza alimentare interessa più di 600 mila persone. Il Programma, denominato “Aquaplus”, si propone – riferisce la Fides – di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale del comune haitiano di Torbeck. L’unità di trasformazione (UdT) della manioca è una struttura di 360 metri quadrati – con uffici, laboratori, equipaggiamenti e programmi di assistenza tecnica ai contadini – che sorge sui terreni della “Faculté d’Agronomie Université Notre Dame d’Haiti” (Undh). L’obiettivo è quello di supportare un territorio dal forte potenziale agricolo ancora poco sfruttato a causa delle ridotte capacità economiche a disposizione delle comunità per avviare imprese commerciali. Assieme alla facoltà Undh, il Programma “Aquaplus” ha lanciato anche un progetto di ricerca finanziato dal Programma alimentare mondiale (Pam), allo scopo di individuare un nuovo integratore alimentare adatto ai bambini, derivato da farine e legumi locali e in linea con gli standard internazionali per la sicurezza alimentare.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 136

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.