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Sommario del 10/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Paolo VI sarà beatificato il prossimo 19 ottobre
  • Il Papa: serve solidarietà per uscire dalla crisi, non lasciare soli gli imprenditori
  • Siate rivoluzionari, con i piccoli gesti: così il Papa agli Istituti secolari
  • Il Papa a Tawadros II: prego per i cristiani dell’Egitto, pace per tutto il Medio Oriente
  • In 300mila per l'incontro della scuola con Papa Francesco
  • Tweet del Papa: in una famiglia illuminata dal Vangelo si impara fedeltà, pazienza e sacrificio
  • Messa presieduta dal Papa con ordinazioni sacerdotali. La testimonianza di don Nicola Di Ponzio
  • Salone del Libro. Interventi dei cardinali Parolin, Ravasi e di padre Spadaro
  • Altre udienze e nomine di Papa Francesco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Scontri e tensione in Ucraina alla vigilia del referendum nell’Est del Paese
  • Sud Sudan: dopo l'accordo la sfida è realizzare la pace
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Argentina: i vescovi condannano la violenza nel Paese
  • Cile: i vescovi chiedono riforme per famiglia, vita ed educazione
  • Inghilterra-Galles: no dei vescovi alla legalizzazione del suicidio assistito
  • Il card. Filoni ordina 12 diaconi di tre continenti
  • Thailandia: la Chiesa favorevole a nuove elezioni
  • Pakistan: nuova Campagna internazionale per il rilascio di Asia Bibi
  • A Damasco la Mostra “Little Dreams” che raccoglie dipinti e disegni di bambini siriani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Paolo VI sarà beatificato il prossimo 19 ottobre

    ◊   Ieri pomeriggio, Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e ha autorizzato la Congregazione a promulgare il Decreto riguardante la prossima Beatificazione di Paolo VI. Papa Montini sarà proclamato Beato in Vaticano il 19 ottobre prossimo. Alla sua intercessione è stata ricondotta l’inspiegabile guarigione di un bambino ancora non nato che rischiava la morte o gravi malformazioni. Un miracolo che ricorda il grande impegno di Papa Paolo VI a tutela della vita e contro aborto e contraccezione espresso in particolare nell’Enciclica “Humanae Vitae”. Una posizione ferma che suscitò non poche critiche. Adriana Masotti ha sentito il postulatore della Causa, padre Antonio Marrazzo:

    R. - Lui fino alla fine ha detto: “Non mi pentirò mai di quello che ho fatto, di quello che ho scritto”, perché l’Enciclica è stata letta anche in modo riduttivo. Voleva essere l’Enciclica sull’amore coniugale, il discorso è quindi molto più vasto, solo che poi ne è stata fatta una lettura un po’ unilaterale da parte di alcuni. Io penso che l’idea di Montini fosse, da un lato, quella di conservare la continuità di quello che era il patrimonio dottrinale della Chiesa; dall’altro lato, cercare di venire incontro a ciò che è il valore della realtà coniugale della famiglia, alle urgenze che si presentavano nel mondo moderno. Ovviamente di fronte a certe cose c’è sempre chi è d’accordo e chi non è d’accordo. Paolo VI era dispiaciuto più che altro, per la violenza di alcune delle risposte che c’erano state. Però, non è stato turbato più di tanto; lui sapeva di seguire quella che era la volontà di Dio in quel momento storico e lo ha fatto.

    D. - Paolo Vi ebbe l’arduo compito di portar avanti la Chiesa in un periodo difficilissimo: contestazioni dentro e fuori l’ambito ecclesiale, calo delle vocazioni, sacerdoti che abbandonavano la tonaca e in questo stanno anche, mi pare, la sua grandezza e santità …

    R. - Lui questo contesto lo ha vissuto e ha cercato di gestire la cosa con estremo equilibrio e lo abbiamo visto; lui non ha tradito il patrimonio della Chiesa sia in campo dogmatico, che morale, che pastorale. A volte ha potuto dare l’impressione, secondo alcuni, di un Papa afflitto, di un Papa dubbioso, conflittuale all’interno. Non è vero. Dalla documentazione che noi abbiamo vagliato viene fuori invece una persona che viveva con speranza tutto questo. Lui ha cercato di equilibrare le cose: di essere un po’ quel punto fermo, quella parola ferma che richiamava quelli che erano i valori assoluti: Dio e l’uomo e quella che è la verità sia di Dio che dell’uomo.

    D. - Abbiamo appena vissuto le canonizzazioni di altri due papi e il Concilio è un grande evento che lega Paolo VI a Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II …

    R. – Sono le canonizzazioni dei pontefici che hanno fatto e hanno vissuto il Concilio cercando di attuare i dettami conciliari; un Concilio pastorale che è entrato in dialogo con il mondo contemporaneo e con la modernità. Credo più che altro possa significare questo: cercare di non dimenticare mai che la Chiesa è una realtà attiva e presente nel mondo contemporaneo, nella realtà sociale, in tutti gli strati di questa realtà e che vuole dialogare con l’uomo nel segno della Misericordia.

    D. - Paolo VI concludeva il Concilio Vaticano II nel ’65 con un’espressione di simpatia immensa nei confronti del mondo moderno. È stato anche definito “l’uomo del dialogo” …

    R. - Credo che dai suoi scritti questo sia evidente e l’apice lo troviamo nell’Enciclica “Populorum Progressio”, lui amava questo procedere dell’uomo; di un uomo che ha sfruttato, ha usato la sua intelligenza come possibilità condividendo i doni che ha avuto. Il discorso della modernità va letto in quest’ottica, secondo me. Non è un qualcosa che tradisce il passato; io credo che in questo rimanga un po’ salda tutta quella che è stata l’azione di Paolo VI: richiamare sempre che esiste un principio fondamentale, cioè che l’uomo è un valore.

    D. - In quanto a carattere, certamente Papa Montini era diverso da Papa Roncalli, da Giovanni Paolo II e da Papa Francesco. Pensa che il popolo cristiano lo ami, lo conosca, lo apprezzi per quanto merita o che ci sia bisogno di riavvicinarsi alla sua persona?

    R. - Io penso che più che riavvicinarsi, bisogna un po’ riscoprirlo nella giusta ottica. Se ne parla poco, però da quello che ho avuto modo di constatare, la memoria c’è ed è abbastanza evidente. In questi sette anni, in cui io sono stato il postulatore della causa di Beatificazione di Paolo VI, molte delle persone che ho incontrato di diverse nazioni mi hanno sempre detto: “Fai in modo che diventi Beato!”, quasi come se dipendesse da me. Abbiamo bisogno di riscoprire Montini: abbiamo bisogno di riscoprire quel periodo storico che lui ha guidato, e più di tutto di ricomprendere pienamente oggi, a distanza di tempo, quindi con maggiore lucidità, il valore della sua guida. Sotto questo aspetto posso anche dire che viene invocato per grazie, per problemi … Quindi potremmo dire che la sua è una sorta di fama di santità assopita, ma non dimenticata. Montini non è stato dimenticato. È ancora un punto di riferimento forte.


    Nella stessa udienza, il Papa ha autorizzato il dicastero a propulgare il Decreto relativo alla Beatificazione del Venerabile Servo di Dio Luigi Caburlotto, sacerdote diocesano, Fondatore dell'Istituto delle Figlie di San Giuseppe; nato a Venezia (Italia) il 7 giugno 1817 ed ivi morto il 9 luglio 1897.

    Con il riconoscimento delle virtù eroiche, diventano Venerabili il Servo di Dio Giacomo Abbondo, sacerdote diocesano; nato a Salomino (Italia) il 27 agosto 1720 e morto a Tronzano (Italia) il 9 febbraio 1788; il Servo di Dio Giacinto Alegre Pujals, sacerdote professo della Compagnia di Gesù; nato a Terrassa (Spagna) il 24 dicembre 1874 e morto a Barcellona (Spagna) il 10 dicembre 1930; e la Serva di Dio Carla Barbara Colchen Carré de Malberg, Madre di famiglia, Fondatrice della Società delle Figlie di San Francesco di Sales; nata a Metz (Francia) l'8 aprile 1829 e morta a Lorry-les-Metz (Francia) il 28 gennaio 1891.

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    Il Papa: serve solidarietà per uscire dalla crisi, non lasciare soli gli imprenditori

    ◊   E’ importante “lavorare sul valore della solidarietà”. A chiederlo è Papa Francesco che, ricevendo i membri della Fondazione Centesimus AnnusPro pontifice, ha chiesto di non lasciare soli gli imprenditori alle prese con la crisi. Il Papa, particolarmente sensibile al tema del lavoro, ha così ribadito che il Vangelo ci chiede sempre di mettere al primo posto la persona e il bene comune, anche nei rapporti economici. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La crisi economica ha tolto il sonno a tanti imprenditori, ad alcuni perfino la speranza di andare avanti. A loro, che sentono anche la responsabilità della vita di altri lavoratori, è andato l’incoraggiamento di Papa Francesco, che - ancora una volta - ha chiesto con forza di puntare sulla condivisione, sulla solidarietà. Il Papa ha colto l’occasione dell’udienza alla Fondazione Centesimus Annus per mettere a fuoco le cause di una crisi che si trascina ormai da troppo tempo. Ed ha ravvisato che nell’attuale sistema economico, e di conseguenza “nella mentalità che esso genera”, la “parola solidarietà è diventata scomoda, persino fastidiosa”. Anzi, addirittura “una parolaccia”, ha aggiunto a braccio:

    “La crisi di questi anni, che ha cause profonde di ordine etico, ha aumentato questa 'allergia' a parole come solidarietà, equa distribuzione dei beni, priorità del lavoro… E la ragione è che non si riesce – o non si vuole – studiare veramente in che modo questi valori etici possono diventare in concreto valori economici, cioè provocare dinamiche virtuose nella produzione, nel lavoro, nel commercio, nella stessa finanza”.

    Il Papa ha così chiamato ad un particolare compito “l’imprenditore cristiano” che, ha detto, “è sollecitato a confrontare sempre il Vangelo con la realtà in cui opera”:

    “Il Vangelo gli chiede di mettere al primo posto la persona umana e il bene comune, di fare la sua parte affinché ci siano opportunità di lavoro, di lavoro dignitoso. Naturalmente questa 'impresa' non si può compiere isolatamente, ma collaborando con altri che condividono la base etica e cercando di allargare il più possibile la rete”.

    La comunità cristiana nelle sue diverse articolazioni, ha quindi sottolineato, “è il luogo in cui l’imprenditore, ma anche il politico, il professionista, il sindacalista, attingono la linfa per alimentare il loro impegno e confrontarsi con i fratelli”:

    “Questo è indispensabile, perché l’ambiente lavorativo diventa a volte arido, ostile, disumano. La crisi mette a dura prova la speranza degli imprenditori; non bisogna lasciare soli quelli che sono più in difficoltà”.

    Francesco ha ringraziato la Fondazione “Centesimus Annus”, che, dando attuazione al Concilio Vaticano II, insiste “sul fatto che i fedeli laici sono chiamati a compiere la loro missione negli ambiti della vita sociale, economica, politica”. E’ importante, ha aggiunto, non portare “solo parole, discorsi” ma portare “l’esperienza di persone e di imprese che cercano di attuare concretamente i principi etici cristiani nell’attuale situazione del mondo del lavoro”:

    “Questa testimonianza è importantissima e io vi incoraggio a portarla avanti con fede, dedicando anche il giusto tempo alla preghiera, perché anche il laico, anche l’imprenditore ha bisogno di pregare, e di pregare molto quando le sfide sono più dure!".

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    Siate rivoluzionari, con i piccoli gesti: così il Papa agli Istituti secolari

    ◊   “Siate rivoluzionari”. Questa l’esortazione di Papa Francesco ricevendo i circa 200 rappresentanti della Conferenza italiana degli Istituti secolari, riunita in questi giorni in assemblea. L’Italia è la nazione con il maggior numero di Istituti secolari e di membri. Ai presenti, il Pontefice ha consegnato il discorso che aveva preparato, “perché leggerlo è noioso”, ha detto scherzando; quindi ha parlato a braccio, soffermandosi poi con i partecipanti. Il servizio di Giada Aquilino:

    “Siate rivoluzionari”, così come un “gesto davvero rivoluzionario” fu la Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia di Pio XII. Il Papa ha preferito rivolgersi a braccio ai membri degli Istituti secolari, per ricordare quel 2 febbraio 1947, quando con “un gesto di coraggio”, “in quel momento”, la Chiesa diede “struttura” e “istituzionalità” agli Istituti secolari:

    Da quel tempo fino ad ora è tanto grande il bene che voi fate nella Chiesa, con coraggio: perché c’è bisogno di coraggio per vivere nel mondo”.

    Nel discorso consegnato, il Pontefice aveva spiegato la specificità degli Istituti secolari, i cui membri, “laici e sacerdoti come gli altri e in mezzo agli altri”, conducono “una vita ordinaria, priva di segni esteriori, senza il sostegno di una vita comunitaria, senza la visibilità di un apostolato organizzato o di opere specifiche”. Eppure, fanno “parte di quella Chiesa povera e in uscita” che - ha scritto il Papa - “sogno”:

    “Tanti di voi soli, nel vostro appartamento vanno, vengono; alcuni in piccole comunità. Tutti i giorni, fare la vita di una persona che vive nel mondo e, nello stesso tempo, custodire la contemplazione, questa dimensione contemplativa verso il Signore e anche nei confronti del mondo, contemplare la realtà, come contemplare le bellezze del mondo e anche i grossi peccati della società, le deviazioni: tutte queste cose e sempre in tensione spirituale”.

    Per questo la vostra vocazione, ha aggiunto, “è affascinante”:

    “E’ una vocazione che è proprio lì, dove si gioca la salvezza non solo delle persone, ma delle istituzioni. E di tante istituzioni laiche necessarie nel mondo”.

    Proprio nel discorso precedentemente preparato, il Santo Padre aveva sottolineato l’importanza di essere “poveri tra i poveri” e di non perdere mai lo slancio a “camminare per le strade del mondo”:

    “Vi auguro di conservare sempre questo atteggiamento di andare oltre, non solo oltre, ma oltre e in mezzo, lì dove si gioca tutto: la politica, l’economia, l’educazione, la famiglia”.

    Di fronte ai dubbi, poi, il Papa ha esortato a ricordare “che il Signore ci ha parlato del seme del grano”: la vostra vita – ha spiegato – “è come il seme del grano”, “come lievito”, facendo tutto il possibile “perché il Regno venga, cresca e sia grande”:

    “Piccola vita, piccolo gesto; vita normale, ma lievito, seme, che fa crescere. E questo vi dà la consolazione. I risultati in questo bilancio sul Regno di Dio non si vedono. Soltanto il Signore ci fa percepire qualcosa. Vedremo i risultati lassù”.

    Sollecitando a rileggere il capitolo 11 della Lettera agli Ebrei, Papa Francesco ha quindi invitato e assieme augurato di avere “tanta speranza”:

    “È una grazia che voi dovete chiedere al Signore, sempre: la speranza che mai delude. Mai delude. Una speranza che va avanti”.

    Ringraziando gli Istituti secolari per ciò che fanno “nella Chiesa”, “per la preghiera e per le azioni”, ma anche “per la speranza”, il Papa si è soffermato con i presenti, che lo hanno invitato a riflettere su due personaggi italiani membri, nel tempo, di Istituti secolari: il sindaco di Firenze Giorgio La Pira e la cofondatrice - con padre Agostino Gemelli - dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Armida Barelli. “Sono modelli, davvero”, ha detto il Papa, rammentando che nel 2005 il popolo gridò ‘Santo subito' per Giovanni Paolo II. Con in mente la canonizzazione del 27 aprile scorso, il Pontefice ha quindi concluso: “gridate voi” per La Pira e Barelli.

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    Il Papa a Tawadros II: prego per i cristiani dell’Egitto, pace per tutto il Medio Oriente

    ◊   Papa Francesco ha inviato un messaggio al Patriarca copto-ortodosso Tawadros II in occasione del primo anniversario del loro incontro in Vaticano, avvenuto il 10 maggio del 2013. Il Papa sottolinea che “ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci separa” e prega che possa continuare “il dialogo nella carità e nella verità per superare gli ostacoli che permangono per raggiungere una piena comunione”. Il Pontefice assicura dunque le sue “incessanti preghiere per tutti cristiani in Egitto e nel Medio Oriente”. Il Signore, conclude il messaggio, possa “ispirare in quanti sono responsabili del destino dei popoli in queste terre” l’impegno “per ricercare soluzioni giuste e pacifiche, rispettose dei diritti di tutti”. (A.G.)

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    In 300mila per l'incontro della scuola con Papa Francesco

    ◊   Tra studenti, insegnanti e genitori sono circa 300mila i presenti in Piazza San Pietro, Via della Conciliazione e zone limitrofe per l’incontro della scuola italiana con Papa Francesco, questo pomeriggio. L’evento, promosso dalla Conferenza episcopale italiana, non riguarda solo gli istituti cattolici, ma tutte le scuole del Paese. Una iniziativa molto apprezzata come commenta la preside del Liceo romano Visconti, Clara Rech, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - Sì, anche perché ogni apertura, ogni dialogo, ogni ricerca dell’altro è sempre in sé un germe di positività e di fatto prelude a buoni frutti. Papa Francesco, una volta di più si dimostra aperto a tutti noi che abbiamo bisogno così tanto, in questo nostro tempo, di guide, di punti di riferimento. La scuola ha molto bisogno di ritrovare il ruolo che ha sempre avuto e che dovrebbe continuare ad avere, quello di un’assoluta centralità nella costruzione del sociale. A scuola, tutto sommato, noi ancora resistiamo; siamo secondo me uno dei pochi baluardi saldi di questa società in cui continuiamo pervicacemente a combattere perché nei ragazzi si instillino valori e comportamenti corretti e adulti. Non sempre troviamo adeguato supporto nel mondo degli adulti, al di là della scuola. Quindi questa ricerca, questo incontro con un’autorità così importante anche sul piano etico e morale è assolutamente una cosa ottima.

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    Tweet del Papa: in una famiglia illuminata dal Vangelo si impara fedeltà, pazienza e sacrificio

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet dall’account @Pontifex in nove lingue: “Una famiglia illuminata dal Vangelo è una scuola di vita cristiana. Lì si impara fedeltà, pazienza e sacrificio”.

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    Messa presieduta dal Papa con ordinazioni sacerdotali. La testimonianza di don Nicola Di Ponzio

    ◊   Questa Domenica, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, Papa Francesco presiede nella Basilica Vaticana, a partire dalle 9.30, la Santa Messa con 13 ordinazioni sacerdotali. Tra i nuovi sacerdoti, 6 sono italiani, 4 latinoamericani e tre asiatici. Tra gli ordinandi c’è don Nicola Di Ponzio, 28 anni, cresciuto nella parrocchia romana di San Timoteo a Casal Palocco. Sergio Centofanti gli ha chiesto con quale emozione viva questo importante momento:

    R. - L’emozione è tanta, oltre che per essere ordinato dal Papa che è il mio vescovo, anche perché sono passati tanti anni di seminario. E’ un po’ il punto in cui si conclude una parte della mia vita e riparte l’aspetto della missione, la parte emozionante dell’apostolato, del sacerdozio. Quindi l’emozione è forte ed è tanta ma è tanta anche la preghiera, la preparazione a questo momento.

    D. – Com’è nata questa tua vocazione?

    R. – La mia vocazione è nata in maniera molto semplice. A San Timoteo, una parrocchia romana, proprio dai gruppi giovanili, dalla vita di preghiera e soprattutto dall’esempio di bravi sacerdoti come don Manrico e don Lorenzo che mi hanno guidato, supportato e mi hanno spronato anche a fare il passo di donare l’intera vita al Signore affinché Lui la metta al servizio di tutti gli uomini.

    D. – Papa Francesco dice che il sacerdote deve avere l’odore delle pecore …

    R. – Io sto in una parrocchia di periferia. Sarò vice parroco a San Giustino e l’odore delle pecore si sente. È un bell’odore, è un profumo direi che irradia il profumo di Cristo, il profumo dei poveri, dei piccoli, di tutti coloro per i quali Cristo ha dato la vita, dei peccatori. Quindi, avere l’odore delle pecore significa in realtà poi adempiere alla propria missione, stare in mezzo alla gente e donare loro il pane della vita ed il perdono di Dio.

    D. – Quale frase hai scelto hai scelto per il tuo sacerdozio?

    R. – Ho scelto, “Gente che non ha nulla ed invece possediamo tutto!”, un versetto tratto dalla Seconda Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo. Indica proprio questa spoliazione totale a cui un sacerdote è chiamato come Cristo Crocifisso, che agli occhi del mondo sembra perdere qualsiasi cosa, ma in realtà agli occhi di Dio significa acquistare tutto, acquistare la vita eterna, acquistare Lui e la salvezza di tutti gli uomini che è la cosa più importante.

    D. – Questa domenica si celebra anche la giornata di preghiera per le vocazioni. Cosa diresti ad un giovane che sente nel cuore la vocazione?

    R. – Gli direi di non preoccuparsi dei propri limiti, dei propri peccati ma neanche dei propri carismi, delle proprie potenzialità perché l’unica cosa che conta è la chiamata del Signore. Quindi, se c’è qualcosa in cui bisogna spendere energie, tempo e preghiera è cercare di capire: “Signore, tu dove vuoi che vada? Dove vuoi che ti segua?”. Una volta capito, bisogna andare, partire, perché lì c’è la felicità, lì c’è la vera gioia e non c’è una “fregatura” come diceva il cardinale ieri sera nella Veglia in Basilica.

    D. – Come te la immagini la tua vita da sacerdote?

    R. – Me la immagino un po’ come dice Papa Francesco, “in uscita”: andando verso la gente, portando la misericordia di Dio che è grande. È veramente la cosa di cui c’è bisogno per gli uomini di questo tempo, per tutte le persone che incontriamo nel nostro ministero.

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    Salone del Libro. Interventi dei cardinali Parolin, Ravasi e di padre Spadaro

    ◊   “Le parole del Papa”. E’ il tema dell’incontro tenutosi stamani al Salone del Libro di Torino nel quale sono intervenuti il cardinale Pietro Parolin e il cardinale Gianfranco Ravasi. Dopo la tavola rotonda – moderata dal direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro – il segretario di Stato Vaticano ha risposto alle domande di giornalisti presenti, tra i quali il nostro inviato a Torino, Mario Galgano. Interpellato sulle vicende di corruzione di questi ultimi giorni, il cardinale Parolin ha detto che si tratta di un fenomeno che fa parte del male del mondo, c'è sempre il pericolo che risorga e dunque non bisogna mai abbassare la guardia. Sugli obiettivi delle riforme avviate da Papa Francesco ha così risposto:

    R. – Questo è lo scopo delle riforme che il Papa sta portando avanti a livello di Curia Romana: rendere una Curia uno strumento sempre più efficace del suo ministero, a favore di tutta la Chiesa. Quindi queste riforme vanno direttamente a beneficio della Chiesa, ma sicuramente hanno anche questa dimensione più ampia – diciamo – di modello e di esempio, soprattutto nel senso del servizio: vivere l’autorità e il potere – anche questa parole che fa un po’ tremare – e viverlo come un servizio agli altri.

    D. – L’interesse che la gente ha per il Papa, ma anche per i libri religiosi…

    R. – Dobbiamo essere attenti a queste domande della gente. Anche la diplomazia, pur utilizzando i suoi metodi tradizionali, deve essere aperta a queste nuove esigenze che – direi – il Papa ha svegliato nelle coscienze. Soprattutto nel senso di ridare speranza agli uomini di oggi. Di fronte ai tanti conflitti che ci sono, ai tanti contrasti che ci sono, dare speranza: è possibile trovare un punto di accordo.

    D. – La Terra Santa…

    R. – Speriamo che il viaggio del Papa, anche se non ha evidentemente una connotazione direttamente politica, possa avere delle ricadute benefiche a livello politico. Soprattutto noi speriamo nel senso di una ripresa decisa dei negoziati tra palestinesi ed israeliani e una rimessa in attenzione del tema della Siria, perché l’impressione è un po’ che questo conflitto rischia di finire nel dimenticatoio, come tanti altri conflitti congelati e dimenticati. Quindi riprendere i negoziati, sapendo che una soluzione militare non è possibile e non poterà a nulla.

    Sul messaggio che viene da questa edizione del Salone del Libro di Torino, ascoltiamo il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, intervistato da Mario Galgano:

    R. - Il messaggio potrebbe avere quasi due volti: da un lato invitare alla lettura dei testi, perché la lettura, come recita più o meno la frase di uno scrittore francese, Il tempo d’amare allunga il tempo di vivere. Questo è vero, perché la fantasia fa sì che la cronologia non sia più quella materiale, ma sia quella ormai interiore, spirituale. Il secondo volto è rivolto anche ai tanti autori che sono qui, perché si ricordino che le pagine scritte sono sempre delle pagine viventi, e quindi possono influire nel bene e nel male nella storia di un popolo.

    Questa domenica, alle 11.00, nell’ambito del Convegno sul tema "La rivoluzione di Francesco nella comunicazione globale", verrà presentato il libro "La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta". Il libro, edito dalla Rizzoli, raccoglie i servizi realizzati dalla nostra emittente sulle omelie mattutine di Papa Francesco. Partecipano, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, il filosofo Giovanni Reale, il critico televisivo Aldo Grasso e il direttore di Civilità Cattolica padre Antonio Spadaro, curatore dell’opera. Mario Galgano ha chiesto a padre Spadaro cosa proponga il padiglione della Santa Sede a Torino:

    R. – Diciamo che in questo momento un padiglione come questo della Santa Sede sta a significare un bisogno profondo di spiritualità, che si esprime attraverso la produzione libraria. Le librerie oggi sono una sorta di tempio laico – potremmo dire – dove attraverso la cultura è possibile leggere un desiderio profondo di spiritualità che l’uomo vive. In modo particolare la letteratura religiosa, i libri che parlando di spiritualità oggi sono molto venduti. Il fatto che ci sia questo successo di vendite significa che c’è un bisogno di ricerca, c’è una domanda molto forte. Quindi, secondo me, il Padiglione della Santa Sede, all’interno del Salone del Libro di Torino, significa l’esplicitazione di questo bisogno, di questo desiderio di spiritualità.

    D. – L’effetto Francesco si sente e anche quello è un fattore da non sottovalutare?

    R. – Certamente, nel senso che Papa Francesco è diventato una sorta di catalizzatore dei bisogni di spiritualità che oggi l’uomo avverte: l’uomo si scopre - alla luce delle parole di Francesco, ascoltando le parole di Francesco - desideroso di ascoltarle. Le parole di Francesco sono molto semplici, perché esprimono il Vangelo; sono una testimonianza anzi – si può dire – del Vangelo. Il fatto che il Papa esprima queste parole oggi, che siano ascoltate così tanto e si traducano anche in libri, in letture, significa che questo bisogno è molto presente. Quindi non parlerei di Effetto Francesco, quanto piuttosto di capacità del Papa di convogliare, di esprimere un desiderio di spiritualità presente fortemente nella società di oggi.

    D. – Qual è, per concludere, la situazione attuale dell’editoria in Italia, come si inserisce: c’è crisi economica e se ne risente oppure proprio per il fatto che ci sia questo interesse nell’ambito della spiritualità non se ne risente?

    R. – No! Certamente possiamo parlare di crisi, evidentemente, del mercato librario e se vogliamo di quello più tradizionale. E’ un momento anche di passaggio, in cui delle scelte – anche di tipo economico – si rivelano importanti. Quindi le strategie editoriali sono assolutamente importanti. Dico anche che siamo in un momento in cui pubblicare significa qualcosa di diverso rispetto al passato. Certamente ci sono i libri, certamente ci sono le riviste, ma vediamo che sempre di più anche contenuti di grande valore passano attraverso i media digitali: gli stessi libri si smaterializzano e diventano libri digitali. Allora è un momento in cui il mercato è un po’ ibrido, è un po’ complesso e certamente le strategie non sono facili da individuare, però direi che proprio nei momenti di crisi probabilmente è possibile essere più creativi. E, secondo me, questo è un momento molto buono per essere creativi. Noi con La Civiltà Cattolica, che in fondo è una rivista, stiamo cercando di fare questo, spendendoci un po’ su tutti e due gli ambiti - l’ambito del digitale, l’ambito del cartaceo – e vediamo anche gli effetti positivi di queste scelte.


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    Altre udienze e nomine di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza il card. George Pell, prefetto della Segreteria per l'Economia, il card. Marc Ouellet, P.S.S., prefetto della Congregazione per i Vescovi e il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

    In Polonia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Elbląg, presentata da mons. Jan Styrna, in conformità al Can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo di Elbląg, mons. Jacek Jezierski, trasferendolo dalla sede titolare di Liberalia e dall’Ufficio di Ausiliare di Warmia.


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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Paolo VI sarà beatificato il 19 ottobre: Papa Francesco autorizza la promulgazione del decreto.

    Un gesto rivoluzionario: Papa Francesco alla Conferenza italiana degli istituti secolari ricorda la "Provida Mater Ecclesia".

    Il valore della solidarietà: il Santo Padre sottolinea la portata di una parola divenuta scomoda nella società.

    Semi che possono fiorire: il cardinale segretario di Stato al Salone del libro di Torino su Papa Francesco e la comunicazione; con un articolo di Valerio Massimo Manfredi sul latino, lingua architettonica, al tempo di twitter e un'intervista - dal titolo "Seneca e la moneta unica"- di Marcello Filotei a Ivano Dionigi, presidente della Pontificia Academia Latinitatis.

    Il seme che continua a germogliare: Vittorio Formenti ed Enrico Nenna su una realtà viva e variegata confermata dai dati delle vocazioni sacerdotali nel mondo cattolico.

    Il Sud Sudan sceglie la pace: accordo tra il presidente e il suo ex ora capo dei ribelli.

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    Oggi in Primo Piano



    Scontri e tensione in Ucraina alla vigilia del referendum nell’Est del Paese

    ◊   In Ucraina sequestro lampo per 8 volontari della Croce Rossa rapiti da separatisti filorussi e liberati, stamani, a Donetsk. Regione, questa, teatro ieri di violenti scontri tra filorussi e truppe ucraine costati la vita a Mariupol a 21 persone. In questo clima di forte tensione si terrà domani il referendum separatista indetto dai filorussi nella parte orientale del Paese. Su questa consultazione, Amedeo Lomonaco ha intervistato Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni dell’Est:

    R. – Questo referendum - che per altro era abbastanza inevitabile dal punto di vista dei separatisti - l’avrebbero a questo punto volentieri evitato tutti, sicuramente l’Ucraina per ovvie ragioni e gli Stati Uniti, insieme all’Unione Europea. Credo che anche la Russia avrebbe preferito, al di là delle dichiarazioni di facciata, un momento di respiro per calmare la situazione e riprendere le trattative diplomatiche.

    D. – Quali i rischi e quali, eventualmente, le opportunità legate a questo referendum?

    R. – Il rischio è di destabilizzare ulteriormente la situazione. Credo che si inaspriranno nettamente le tensioni. Ci vorrà ancora più tempo per tornare ad una forma di ragionevolezza. Per ragionevolezza intendo sedersi con calma ad un tavolo e cercare di risolvere i problemi dell’Ucraina insieme con la Russia, perché i problemi dell’Ucraina senza la Russia, o peggio, contro la Russia non si risolvono. L’opportunità è che l’Ucraina faccia una riflessione su se stessa, su cosa sia l’Ucraina oggi. Non dimentichiamo che tutti gli uomini - compresi gli attuali che governano l’Ucraina - vengono da Donetsk e Dnepropetrovsk, ovvero dalle regioni dell’Est. È possibile che di tutta l’Ucraina - per di più di questa Ucraina “occidentalizzante” - l’unico fulcro di potere siano due città di cui una – Donetsk, con quattro milioni e mezzo di abitanti – in questo momento è nelle mani dei separatisti?

    D. – In cosa è diverso questo referendum rispetto a quello in Crimea? Certo, è diverso il territorio…

    R. – L’aspetto territoriale è tutt’alto che secondario perché la Crimea è una piccola penisola ed è facile, in un certo senso, a torto o ragione, espungerla dal territorio ucraino. Qui, poi, stiamo di fronte ad una questione molto diversa: queste regioni dell’Est sono la spina dorsale dell’economia ucraina. L’altra questione è che questo territorio non ha fondamentalmente una voglia così marcata di staccarsi dall’Ucraina. E’ un’altra differenza rispetto alla Crimea. Questa presunta separazione dall’Ucraina è un’opzione che nessuno può gestire. Non la può gestire l’Ucraina, ma nemmeno la Russia né dal punto di vista militare, né dal punto di vista politico.

    D. – Quindi, adesso è difficile ipotizzare un futuro chiaro per l’Ucraina?

    R. – E’ stato fatto di tutto per confondere il futuro dell’Ucraina, ci hanno messo tutta la buona volontà sia l’Unione Europea, sia gli Stati Uniti sia la Russia. Tra l’altro, il 25 maggio dovrebbero tenersi le elezioni politiche in Ucraina, un’altra cruciale sfida e un altro momento di confusione.

    D. – C’è poi da capire quale incidenza avrà anche l’economia legata alle risorse energetiche e al gas…

    R. – Sì, lì pende la minaccia della Russia sull’Ucraina per le forniture energetiche, in particolare di gas. Questione che, indirettamente, riguarda anche l’Europa: colpire sul gas l’Ucraina per la Russia vorrebbe dire colpire anche l’Europa che è un ottimo cliente. Quindi, non è detto che alla Russia tutto questo convenga. Però, certamente dal punto di vista dell’economia, nessuno pensa al fatto che non è matematico che l’ingresso nell’Unione Europea generi, nel breve termine, grandi vantaggi per l’Ucraina. Per esempio, l’Ucraina ha una produzione interna di beni di consumo che, nel momento in cui si aprissero i mercati, sarebbero spazzati via dalle merci dell’Europa occidentale. Merci, queste, di gran lunga migliori dal punto di vista della qualità e competitive anche dal punto di vista dei prezzi. Viceversa, l’Ucraina ha produzioni - come i componenti per la costruzione degli oleodotti – che vende soprattutto alla Russia e ad Est. Credo che questa adesione, quando e se si farà, sarà comunque un momento di grande difficoltà per il Paese.

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    Sud Sudan: dopo l'accordo la sfida è realizzare la pace

    ◊   La comunità internazionale plaude all’accordo di cessate il fuoco per il Sud Sudan. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha accolto positivamente l'intesa siglata ieri ad Addis Abeba dal presidente, Salva Kiir, e dal suo ex vice, Riek Machar, oggi alla guida dei ribelli. Forte l’invito alle parti che l’accordo sia concretamente applicato. Questo rappresenterebbe una svolta dopo cinque mesi di sanguinosa guerra civile costata 10 mila morti e un milione di sfollati. Delle prospettive di pacificazione, Giancarlo La Vella ha parlato con Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi africani all’Università di Torino:

    R. – L’accordo siglato, ieri, prevede l’immediato cessate-il-fuoco. E’ inoltre prevista la formazione di un governo di transizione in vista della riscrittura della Costituzione e nuove elezioni. Il punto fondamentale è la composizione di questo governo. La speranza è che questo esecutivo riequilibri il potere tra le varie componenti etniche del Paese. Insieme a questo occorre che – comunque sia riorganizzato l’apparato statale – ci sia un impegno reale nel senso del buon governo, combattendo una corruzione, che purtroppo in Sud Sudan, come in altri Stati africani, non ha limiti.

    D. – Il fatto che la firma dell’accordo sia avvenuta con una certa formalità e che l’intesa stessa abbia preso in esame, per esempio, l’aspetto umanitario con la possibilità di creare corridoi a vantaggio dei civili, vuol dire che questa volta si sta facendo sul serio rispetto ad altre volte?

    R. – Con tutta la prudenza che si deve usare in queste situazioni, se non altro si può dire che le pressioni internazionali e anche interne – prima fra tutte la Chiesa – hanno sortito un primo risultato. In effetti in questo accordo è esplicitamente detto anche che si attiveranno immediatamente dei meccanismi per poter assistere una popolazione che, già stremata da una guerra civile durata decenni, si trova di nuovo e per l’ennesima volta letteralmente alla fame. Si parla di 5 milioni di persone che hanno bisogno di aiuto immediato! C’è poi circa un milione di profughi e di sfollati e bisogna anche considerare che, se davvero sono morte più di 10 mila persone, ci sono migliaia e migliaia di famiglie che non solo piangono dei congiunti, ma che hanno anche bisogno di sostegno materiale, perché probabilmente sono morti gli adulti di queste famiglie: mancano dei genitori, mancano dei padri, mancano delle madri… E poi molte città e molti villaggi sono stati ridotti in macerie, incendiati, devastati… Quindi questo aspetto è essenziale!


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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Quarta Domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù si presenta come il buon pastore che conosce e si prende cura delle sue pecore. Lui è anche la porta delle pecore: chi entra da un’altra parte è un ladro e un brigante. Quindi aggiunge:

    “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Oggi è la Domenica del Buon Pastore, del “Pastore grande delle pecore” (Eb 13,20), costituito e inviato dal Padre, venuto perché le pecore abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Il giardino dell’Eden, da cui l’uomo è stato cacciato, perché l’uomo non torni ad allungare la sua mano verso l’albero della vita (cf Gen 3,24), ha ora un accesso nuovo, una nuova porta: “Io sono la porta delle pecore”, dice Gesù; attraverso di me c’è la salvezza, si trova pascolo. Questa “porta”, questo “pastore”, che guida l’umanità intera alle acque della vita, è il Cristus totus, Cristo e il suo corpo che è la Chiesa; ma nella Chiesa si fa presente nelle persone dei ministri, che agiscono “in persona Christi”, a nome e con l’autorità di Cristo. Questo è un ministero, non un modo per costruire se stessi, per cercare la lana e il latte delle pecore per sé (cf S. Agostino, Discorso sui pastori); significa essere “come Cristo” nel portare l’”odore delle pecore”, come dice Papa Francesco: “Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore ‘hanno già la loro paga’ e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità, oppure di novità, invece di essere pastori con ‘l’odore delle pecore’ – questo io vi chiedo: siate pastori con ‘l’odore delle pecore’, che si senta quello… (Omelia del Giovedì Santo, Santa Messa crismale, 28 marzo 2013).

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Argentina: i vescovi condannano la violenza nel Paese

    ◊   “La gioia di chi lavora per la pace” è il titolo della dichiarazione dei vescovi argentini, al termine della loro 107° Assemblea plenaria, dedicata al grave fenomeno della violenza che pervade la società “in qualunque ambito e in ogni forma”.

    Il documento esordisce con l’affermazione: “L'Argentina è malata di violenza”: una violenza - scrivono i vescovi - che per molti significa “vivere nella paura di entrare o di uscire da casa”; una violenza “ogni volta più feroce e spietata che porta anche alla morte”; una violenza che “alimenta nella popolazione rabbia e indignazione ma che esplode nell’inaccettabile voglia di vendetta, di fare giustizia da sé”; una violenza che “ha guadagnato troppo spazio nei mezzi di comunicazione che non sempre informano con obiettività e rispetto”.

    I vescovi argentini ribadiscono che non si può stigmatizzare e colpevolizzare i poveri che sono i primi a soffrire le violenze, le rapine e gli omicidi, tragici eventi che non appaiono mai sulle prime pagine dei giornali. “Eppure bisogna riconoscere - si legge - che c’è tanta violenza anche nell’emarginazione, nella fame, nella gente che dorme in strada, nei bambini che puliscono i parabrezza, nella mancanza di lavoro, nell’insieme che contrasta con l’insultante ostentazione della ricchezza di molti”.

    Nel documento, si avverte sul pericolo di abituarsi agli scenari di violenza diventando insensibili, incorporando queste disgrazie alla normalità della vita sociale. Dilaga la corruzione, “il cancro sociale” - affermano i vescovi - con ogni forma di malversazione delle risorse pubbliche e con l’inefficienza dei servizi - sanità, educazione, giustizia trasporto - ai quali si sommano i loschi interessi privati e le mafie criminali del traffico di droga e di armi, la tratta di persone, ecc. “Per costruire una società sana, occorre l'impegno di tutti nel rispetto delle leggi, nella lotta contro l’impunità, nell’indipendenza della giustizia”, sottolinea il documento episcopale che esorta a “riprendere l’impegno con la verità e la giustizia in tutte le sue dimensioni”.

    La dichiarazione della Conferenza episcopale invita credenti e non credenti ad essere strumenti di pace nel proprio ambito di vita, a partecipare in prima persona all’educazione alla pace, a trovare consensi e aprire un dialogo per affrontare la strada della guarigione del Paese. E proprio su questa scia si colloca l’invito dei vescovi a dedicare una pregare per la convivenza pacifica, in particolare la Preghiera per la Pace di San Francesco, il 25 maggio prossimo, Festa della nazione. (A cura di Alina Tufani )

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    Cile: i vescovi chiedono riforme per famiglia, vita ed educazione

    ◊   Arrivare “alle periferie geografiche ed esistenziali” del Cile sulla strada della giustizia e della fratellanza è il messaggio dei vescovi del Cile al termine della loro 107° Assemblea Plenaria, conclusasi ieri, a Punta Tralca.

    Nel messaggio, i vescovi applaudono la volontà del nuovo governo di intraprendere riforme urgenti con “una chiara preoccupazione per i poveri e gli esclusi”, tuttavia esortano il governo ad aprire un dibattito più approfondito e allargato sulle iniziative che riguardano la vita, la famiglia e l’educazione. Ai vescovi preoccupano le iniziative legislative a favore dell’aborto e del matrimonio omosessuale. “La famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e la protezione della vita - si legge - sono imperativi etici che hanno origini nella ragione umana stessa e che la Costituzione del Cile protegge”.

    L’episcopato cileno è convinto della necessità di una urgente riforma del sistema educativo “perche è incettabile” che la qualità dell'educazione dipenda delle possibilità economiche dei genitori. “Proponiamo - affermano i vescovi - una riforma educativa che - nel contesto di una società libera, democratica e pluralista - assicuri la diversità di progetti educativi e difenda il diritto dei genitori di scegliere l'educazione che vorrebbero per i propri figli, e che non sia una prerogativa esclusiva dello Stato”. Infine, i vescovi sottolineano che sebbene il Cile presenti una crescita macroeconomica importante a livello nazionale e internazionale, sono migliaia le persone che vivono nella povertà e l’indigenza.

    “La realtà dimostra - si legge - che bisogna generare politiche pubbliche a favore di una maggiore equità fondata in uno sviluppo più umano e solidale”. I vescovi ricordano i dolorosi eventi vissuti di recente con il terremoto di Arica e Iquique e l’incendio a Valparaiso per ribadire lo spirito di generosità e di vicinanza del popolo cileno alle famiglie che hanno perso i loro cari e le loro case. Il testo chiude con un invito alla promozione del bene comune attraverso il dialogo rispettoso e la amicizia civica. (A.T.)

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    Inghilterra-Galles: no dei vescovi alla legalizzazione del suicidio assistito

    ◊   Una Messa secondo il rito liturgico di san Giovanni Crisostomo, concelebrata con il vescovo Hlib Lonchyna, patriarca dei 35.000 ucraini di rito bizantino del Regno Unito. Così gli arcivescovi, i vescovi e gli ausiliari delle 22 diocesi di Inghilterra e Galles (presente anche il prefetto apostolico delle isole Falklands) hanno concluso l’Assemblea plenaria che si è tenuta a Leeds dal 5 all’8 maggio.

    La Conferenza episcopale - riporta l'agenzia Sir - ha discusso, durante la sua quattro giorni, anche della proposta di legge per legalizzare il suicidio assistito che Lord Falconer riproporrà, al parlamento di Westminster, agli inizi di giugno. È stato proprio il nunzio apostolico, arcivescovo Antonio Mennini, nel suo messaggio all’inizio della plenaria, a incoraggiare i vescovi a proclamare la dignità dei malati e degli anziani come chiesto più volte da Papa Francesco.

    A conclusione dell’incontro il primate Vincent Nichols ha annunciato che in tutte le parrocchie cattoliche si pregherà, il 25 maggio, davanti al Santissimo Sacramento mentre il Santo Padre andrà in Terra Santa e che nelle cattedrali le date più importanti della Prima Guerra Mondiale verranno commemorate con Messe e preghiere per i caduti. In conferenza stampa il responsabile dell’ufficio per le vocazioni, padre Christopher Jamison, ha annunciato che, per la prima volta, negli ultimi dieci anni, le chiamate alla vita religiosa sono in ripresa. Una nuova positiva tendenza che si sta consolidando. (R.P.)

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    Il card. Filoni ordina 12 diaconi di tre continenti

    ◊   A 12 alunni del Pontificio Collegio Urbano, ieri pomeriggio, il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha conferito l’ordinazione diaconale nella basilica di San Pietro in Vaticano. “Colui che riceve il diaconato compie una scelta fondamentale e decisiva per tutta la sua vita, perché si dona completamente a Dio e alla Chiesa e si pone completamente al servizio dei fratelli” ha ricordato il cardinale agli ordinandi, che provengono da tre continenti (Asia, America e Africa) e sei nazioni: India (5), Vietnam (2), Uganda (2), Pakistan, Cina e Haiti. “Voi d’ora in poi, siete chiamati a servire nella pienezza e nella totalità senza voltarsi indietro e senza parzialità – ha detto ancora il cardinale - . Dio è la vostra eredità, la Chiesa e il mondo è il vostro campo d’azione, i fratelli sono l’oggetto delle vostre preoccupazioni e del vostro amore”.

    Ricordando gli insegnamenti di Sant’Ignazio di Antiochia sul ministero diaconale e le affermazioni solenni del Concilio Vaticano II, il card. Filoni ha ribadito che “il diaconato è un vero ministero, l’ordinato riceve una vera grazia sacramentale e egli ha un vero ufficio, essendo deputato al servizio liturgico, al servizio della Parola di Dio e al servizio della carità”. Quindi ha sottolineato che “a questo servizio si arriva pieni di gioia, entusiasmo e preparati: ciò che voi avete fatto in questi anni nel nostro Collegio Urbano e ciò che ancora farete nel tempo che viene”.

    Infine, pensando alla gioia delle rispettive comunità diocesane, dei parenti e degli amici in questo giorno, da ricordare “come uno dei più belli della vostra vita, come una tappa che vi apre al ministero sacerdotale”, il cardinale ha concluso: “Oggi è arrivato il giorno della donazione completa. Fate questo passo con gioia e con fiducia. E con Papa Francesco vorrei gridarvi: Non lasciatevi mai rubare questa gioia e questa fiducia! Non dimenticate mai questo giorno di donazione!”. (R.P.)

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    Thailandia: la Chiesa favorevole a nuove elezioni

    ◊   Si consuma in questi giorni l’ennesimo terremoto politico in Thailandia. Manifestanti anti-governativi hanno avviato la loro “battaglia finale” per rovesciare il governo, occupando, le cinque emittenti televisive più importanti del Paese e altri luoghi-chiave, come le piazze davanti al palazzo del governo e davanti al Parlamento. Intanto crescono i timori di nuovi cruenti scontri di strada tra gruppi politici rivali.

    Il leader della protesta, Suthep Thaugsuban - riferisce l'agenzia Fides - ha annunciato che la “Commissione popolare per le riforme democratiche”, da lui stesso presieduta, “mira a cambiare il governo pacificamente entro tre giorni”. Suthep ha guidato un gruppo di manifestanti radunati fuori dal Palazzo del Governo, invocandone le immediate dimissioni. Dal canto suo il governo potrebbe cercare l’ultimo colpo di coda usando la forza.

    I manifestanti chiedono un incontro con Niwattumrong Boonsongpaisan, facente-funzione di primo ministro dopo che. il 7 maggio, la Corte costituzionale ha spodestato la Premier Yingluck Shinawatra, per un “abuso di potere” consumato nel 2011, rimuovendo illegittimamente il Segretario generale del Consiglio di sicurezza nazionale, Thawil Pliensri. Nel frattempo, i sostenitori del partito di governo hanno preparato una grande manifestazione che è iniziata oggi, a sostegno dell’esecutivo, dichiarandosi “pronti a combattere”. Vi è forte preoccupazione che il confronto tra gruppi pro e contro il governo possa sfociare in violenza di massa.

    In questa situazione di stallo, potenzialmente destabilizzante, molti osservatori sostengono l’urgenza di nuove elezioni, ipotesi che la Chiesa cattolica appoggia: “Per tutelare la democrazia, la via di uscita sono elezioni libere, trasparenti e pacifiche. Come cristiani sosteniamo questa ipotesi che ci sembra l’unica orientata al bene comune”, spiega a Fides padre Peter Watchasin, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Thailandia. La Chiesa e le altre comunità religiose nelle scorse settimane hanno vissuto una imponente giornata di preghiera nazionale per l’unità: “Continueremo a pregare e agire per la pace e la riconciliazione”, ricorda padre Peter. (R.P.)

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    Pakistan: nuova Campagna internazionale per il rilascio di Asia Bibi

    ◊   Una nuova campagna per il rilascio di Asia Bibi, la donna cattolica condannata a morte per blasfemia, è stata lanciata in Pakistan: come comunicato all'agenzia Fides, il “Pakistan Christian Congress” (Pcc) ha annunciato una nuova iniziativa internazionale, che porterà a depositare petizioni presso il Congresso degli Stati Uniti, all’Unione Europea, al Consiglio Onu per i Diritti Umani, a Ong come Amnesty International e Human Right Watch.

    Le petizioni sollecitano a fare pressioni sul governo del Pakistan per abrogare la legge sulla blasfemia e rilasciare Asia Bibi. La donna è stata condannata a morte nel 2009 e il processo di appello è in corso davanti all’Alta Corte di Lahore. Come riferito a Fides, dopo diversi rinvii, la prossima udienza è fissata per il 27 maggio.

    L’organizzazione promotrice della campagna nota che, da quando la Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N) ha preso il potere in Pakistan, “la magistratura è sotto un'immensa pressione di estremisti islamici che hanno chiesto di punire la blasfemia unicamente con la pena capitale, togliendo al giudice anche la possibilità di comminare l’ergastolo”. Il Pcc, insieme con altre organizzazioni, ha nuovamente iniziato a far circolare nella nazione la richiesta di abolire la legge sulla blasfemia.

    Fra le organizzazioni internazionali attive nella mobilitazione, nei giorni scorsi si è recata in Pakistan una delegazione della Ong spagnola “CitizenGo”, con il suo presidente Ignacio Arsuaga, che ha dichiarato: “Il fatto che i cristiani sono una minoranza, non deve significare che essi vadano trattati come cittadini di seconda classe. I cristiani in Pakistan sono vittime di persecuzioni, carcerazioni illegali e atti di violenza. Non li abbandoneremo”. Tra gli obiettivi dell’Ong, quello di “aumentare la consapevolezza tra i paesi occidentali su questi temi”. (R.P.)

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    A Damasco la Mostra “Little Dreams” che raccoglie dipinti e disegni di bambini siriani

    ◊   Il Ministro degli affari sociali, in collaborazione con il Ministro della Cultura e Sos Villaggi dei Bambini ha inaugurato, a Damasco la Mostra “Little Dreams”. La mostra raccoglie dipinti e disegni realizzati dai bambini siriani, molti dei quali sfollati, che frequentano lo Spazio Sos a misura bambino. La mostra darà un messaggio forte circa i piccoli e grandi sogni dei bambini siriani coinvolti nel conflitto.

    Sono 2 milioni i bambini vittime della guerra, della violenza, dello sfruttamento. Molti hanno assistito alla morte dei loro genitori, dei loro amici, dei compagni di scuola. Hanno visto le loro case e quartieri distrutti e la loro vita è cambiata radicalmente. Sono migliaia i bambini che hanno abbandonato la scuola perché hanno paura di molestie, discriminazione e attacchi. La Mostra sarà visibile da oggi al 14 maggio presso la Cittadella di Damasco, nella Sala Al Arsh.
    Sos Villaggi dei Bambini in Siria ha iniziato a lavorare con le associazioni locali per aprire “Spazi Sos a Misura Bambino”, volti ad aiutare i bambini ad affrontare lo stress, elaborare i traumi subiti, per poter ritornare ad una vita normale.

    Lo Spazio Sos a Misura di Bambino, ora rivolto a 1.138 bambini di età compresa tra i 5 e i 15 anni, sta accogliendo sempre più famiglie bisognose di aiuto. Ogni sabato circa 60 bambini di varie fasce d'età del Villaggio Sos di Qudsaya, vicino a Damasco, visitano il Centro e partecipano con gli altri bambini a tutte le attività. 20 sono i volontari formati per accompagnare i bambini in tutte le attività (dalla narrazione al disegno, dal cinema alla lettura). Il programma di sostegno psico-sociale è stato attivato nel mese di febbraio e ha previsto un percorso speciale per 23 bambini sfollati (14 ragazze e nove ragazzi) di età inferiore ai 18 anni, provenienti da diverse parti della Siria. Sono stati diagnosticati casi di autismo atipico e la sindrome di Asperger. La maggior parte dei bambini mostrano evidenti sintomi del disturbo comportamentale nei confronti dei genitori e dei coetanei.

    A dicembre è stato avviato da Sos Villaggi dei Bambini il progetto “Inverno” per sostenere le famiglie colpite dal freddo. Sono stati distribuiti più di 500 kit alle famiglie di Damasco e nelle zone rurali più colpite. Dall’avvio del Programma di emergenza, Sos Villaggi dei Bambini ha aiutato quasi 80.000 persone. Ha donato kit igienici a 2.000 famiglie nella zona rurale di Damasco e nella città di Raqqa e consegnato latte per neonati, vestiti e giocattoli a 8.000 bambini. Ha fornito pacchi alimentari a oltre 60.000 persone e consegnato kit scolastici a 16.000 bambini, contribuendo anche alla loro registrazione a scuola. Sos Villaggi dei Bambini in Siria sta continuando ad accogliere i bambini rimasti orfani a causa del conflitto. (A cura di Tiziana Campisi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 130

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.