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Sommario del 08/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Karekin II: l’ecumenismo della sofferenza ci richiama alla riconciliazione
  • Il Papa: la Chiesa dispensa grazia non burocrazia
  • Mons. Camillo Cibotti nominato dal Papa nuovo vescovo di Isernia
  • Altre udienze
  • Tweet del Papa: nella famiglia si impara ad amare e a riconoscere la dignità di ogni persona
  • Supplica di Pompei. Il card. Parolin: affidiamo alla Madonna tutte le nostre ansie e necessità
  • I detenuti del carcere di Viterbo dal Papa: esperienza irripetibile
  • Pace in Siria, appello del Pontificio Consiglio per la Famiglia e della Caritas Italiana
  • Ragazze rapite in Nigeria. Padre Lombardi: terrorismo odioso, fonte di incalcolabili dolori
  • Santa Sede-Turchia: dialogo interreligioso a Roma
  • Il Governatorato denuncia: firmati falsi contratti d'impiego, attenzione ai millantatori
  • Vaticano, Convegno internazionale sul lavoro. Quadrio Curzio: riscoprire l'economia reale
  • Salone del Libro di Torino. Picchioni: Santa Sede, presenza imponente che resterà nella storia
  • Oggi in Primo Piano

  • Esplosione distrugge albergo di Aleppo. A Ginevra, conferenza delle Chiese cristiane di Siria
  • Elezioni Sudafrica. A metà scrutinio, l'Anc oltre il 60% dei voti
  • Sud Sudan: attesa per i colloqui di pace ad Addis Abeba
  • Pakistan: ucciso avvocato che difendeva docente accusato di blasfemia
  • Il ministro Giannini: puntare sul merito, sostegno alla scuola paritaria
  • Croce Rossa: Giornata mondiale dedicata al popolo siriano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Mons. Mennini: Chiesa britannica si esprima contro la legge sul suicidio assistito
  • Usa. Plenaria vescovi a giugno su matrimonio e nuova evangelizzazione
  • I vescovi della Lettonia su elezioni Ue: Europa sì, ma proteggere identità nazionale
  • Canada: dall’11 al 18 maggio, seconda Settimana nazionale per vita e famiglia
  • Senegal. Per le elezioni di giugno, il card. Sarr invita alla promozione della dignità umana
  • Myanmar. La Chiesa in festa per la prossima Beatificazione di p. Vergara e Isidoro Ngei Ko Lat
  • A Tirana, dedicata una nuova Chiesa a San Giovanni Paolo II
  • Dal 10 al 19 maggio, visita del Patriarca Bartolomeo I in Germania
  • Angola. Esequie di mons. Damião António Franklin, arcivescovo di Luanda
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Karekin II: l’ecumenismo della sofferenza ci richiama alla riconciliazione

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni con il seguito. Dopo l’incontro, il Pontefice e Karekin II si sono raccolti in una preghiera in comune nella Cappella Redemptoris Mater. Nel suo intervento, il Papa ha rammentato i tanti martiri, figli della nazione armena. Ed ha ribadito che “il sangue dei martiri” diviene “seme dei nuovi cristiani”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Fratelli in Cristo che pregano assieme e condividono un momento di fraternità, a pochi passi dalla Tomba dell’Apostolo Pietro. Si è svolto con questo spirito semplice e profondo l’incontro tra Papa Francesco e Karekin II. Un momento dal forte significato ecumenico, come sottolineato dal Papa, che ha come riecheggiato la storica visita di San Giovanni Paolo II in Armenia nel 2001 ed ha ripreso il filo dell’incontro del Catholicos con Benedetto XVI nel 2008. Nel suo discorso, Francesco ha ricordato le grandi sofferenze patite dai figli della nazione armena che hanno “un posto d’onore” nel martirologio del XX secolo. Ed ha sottolineato che la “loro testimonianza, tragica e alta insieme, non deve essere dimenticata”. Di qui, la riflessione del vescovo di Roma sul sangue dei martiri che è divenuto “seme dell’unità”:

    “Santità, cari fratelli, le sofferenze patite dai cristiani negli ultimi decenni hanno portato un contributo unico ed inestimabile anche alla causa dell’unità tra i discepoli di Cristo. Come nella Chiesa antica il sangue dei martiri divenne seme di nuovi cristiani, così ai nostri giorni il sangue di molti cristiani è diventato seme dell’unità. L’ecumenismo della sofferenza, l’ecumenismo del martirio, l’ecumenismo del sangue è un potente richiamo a camminare lungo la strada della riconciliazione tra le Chiese, con decisione e fiducioso abbandono all’azione dello Spirito”.

    “Sentiamo il dovere – ha proseguito – di percorrere questa strada di fraternità anche per il debito di gratitudine che abbiamo verso la sofferenza di tanti nostri fratelli”. Una sofferenza, ha aggiunto, “divenuta salvifica perché unita alla passione di Cristo”. Il Papa ha ringraziato quindi Karekin II “per l’effettivo sostegno dato al dialogo ecumenico, in particolare ai lavori della Commissione congiunta per il Dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali”, e “per il qualificato contributo teologico offerto in quella sede dai rappresentanti del Catholicosato di tutti gli Armeni”. Quindi, ha levato una preghiera per l’unità dei cristiani e per il popolo armeno:

    “Preghiamo gli uni per gli altri: possa lo Spirito Santo illuminarci e guidarci verso il giorno tanto desiderato in cui potremo condividere la mensa eucaristica. Lodiamo il Signore con le parole di San Gregorio di Narek: ‘Accogli il canto di benedizione delle nostre labbra e degnati di concedere a questa Chiesa i doni e le grazie di Sion e di Betlemme, perché possiamo essere degni di partecipare alla salvezza’. Interceda per il popolo armeno la Tutta Santa Madre di Dio, ora e per sempre”.

    Dal canto suo, Karekin II ha ringraziato Papa Francesco, definito “Papa coraggioso”, per la sua missione portata avanti con “instancabile dedizione”. Ed ha auspicato che le due Chiese rafforzino la collaborazione per far fronte alle sfide del mondo di oggi. Infine, rammentando le immani sofferenze patite dagli armeni nel secolo scorso, Karekin ha rinnovato una condanna di tutte le violenze e le guerre che, ha detto, “sono contrarie alla volontà di Dio”.

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    Il Papa: la Chiesa dispensa grazia non burocrazia

    ◊   Chi nella Chiesa è chiamato ad amministrare i Sacramenti deve lasciare spazio alla grazia di Dio e non porre ostacoli di tipo "burocratico". Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa presieduta questa mattina in Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Chi fa l’evangelizzazione è Dio”. Papa Francesco ribadisce questa verità opponendola all’eccesso di burocratizzazione che talvolta nella Chiesa può ostacolare l’accostarsi delle persone a Dio. Il modello cui rifarsi – afferma – è l’Apostolo Filippo, il quale nel brano odierno degli Atti degli Apostoli mette in luce le tre qualità cristalline di un cristiano: docilità allo Spirito, dialogo, fiducia nella grazia. La prima spicca nel momento in cui lo Spirito indica a Filippo di interrompere le sue attività e di raggiungere la carrozza sulla quale sta viaggiando, tra Gerusalemme e Gaza, il ministro della regina di Etiopia:

    “Lui, Filippo, ubbidisce, è docile alla chiamata del Signore. Sicuramente ha lasciato tante cose che doveva fare, perché gli Apostoli in quel tempo erano tanto indaffarati nell’evangelizzazione. Lascia tutto e va. E questo ci fa vedere che senza questa docilità alla voce di Dio nessuno può evangelizzare, nessuno può annunziare Gesù Cristo: in linea di massima, annuncerà se stesso. E’ Dio che chiama, è Dio che a Filippo lo mette in cammino. E Filippo va. E’ docile”.

    Per Filippo l’incontro col ministro etiope diventa occasione di annuncio del Vangelo. Ma questo annuncio, spiega Papa Francesco, non è un insegnamento fatto cadere dall’alto, imposto. È un dialogo, che l’Apostolo ha lo scrupolo di cominciare rispettando la sensibilità spirituale del suo interlocutore, che sta leggendo senza riuscire a comprenderlo un brano del Profeta Isaia:

    “Non si può evangelizzare senza il dialogo. Non si può. Perché tu devi partire proprio da dove è la persona che deve essere evangelizzata. E quanto importante è questo. ‘Ma, padre, si perde tanto tempo, perché ognuno ha la sua storia, viene con questo, le sue idee...’. E perde il tempo… Più tempo ha perso Dio nella creazione del mondo e l’ha fatta bene! Il dialogo. Perdere il tempo con l’altra persona, perché quella persona è quella che Dio vuole che tu evangelizzi, che tu gli dia la notizia di Gesù è più importante. Ma come è, non come deve essere: come è adesso”.

    Le parole di Filippo suscitano nel ministro etiope il desiderio di essere battezzato e al primo corso d’acqua lungo la strada così avviene. Filippo amministra il Battesimo all’etiope, “lo porta – osserva il Papa – nelle mani di Dio, della sua grazia”. E a sua volta, nota Papa Francesco, il ministro sarà in grado di generare la fede e “forse questo – conclude – ci aiuterà a capire meglio che chi fa l’evangelizzazione è Dio”:

    “Pensiamo a questi tre momenti dell’evangelizzazione: la docilità per evangelizzare; fare quello che Dio manda, secondo il dialogo con le persone - ma nel dialogo, si parte da dove loro stanno - e terzo, affidarsi alla grazia: è più importante la grazia che tutta la burocrazia. ‘Cosa impedisce che?’. Ricordiamo questo. E tante volte noi in Chiesa siamo una ditta per fabbricare impedimenti, perché la gente non possa arrivare alla grazia. Che il Signore ci faccia capire questo”.

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    Mons. Camillo Cibotti nominato dal Papa nuovo vescovo di Isernia

    ◊   Il Papa ha nominato vescovo di Isernia-Venafro mons. Camillo Cibotti, finora vicario generale dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto. Mons. Cibotti è nato a Casalbordino (in provincia di Chieti) il 28 ottobre 1954. Dopo aver compiuto gli studi filosofico-teologici nel Seminario Regionale di Chieti, ha continuato la formazione a Roma presso la Pontificia Accademia Alfonsiana, dove ha conseguito la Licenza in Teologia Morale.

    È stato ordinato sacerdote il 1° luglio 1978 ed è incardinato nell’arcidiocesi di Chieti-Vasto. Ha svolto i seguenti incarichi e ministeri: parroco a Liscia (1978-1985); padre spirituale presso il Seminario Regionale (1985-1988); parroco a Ripa Teatina (1988-1994); parroco della SS.ma Trinità dei Pellegrini in Chieti e Rettore della Chiesa di S. Domenico in Chieti (1994-2005); vicario generale di Chieti-Vasto (2005-2014). Inoltre, è stato professore di Teologia Morale presso l’Istituto Teologico Abruzzese-Molisano, vicario episcopale per i Laici ed assistente della Consulta diocesana per i Laici. Dal 5 dicembre 2005 è cappellano di Sua Santità.

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    Altre udienze

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina anche mons. Antonio Guido Filipazzi, arcivescovo tit. di Sutri, nunzio apostolico in Indonesia, e alcuni presuli della Conferenza Episcopale di Etiopia e di Eritrea in visita "ad Limina".

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    Tweet del Papa: nella famiglia si impara ad amare e a riconoscere la dignità di ogni persona

    ◊   Il Papa ha lanciato oggi un nuovo tweet sull’account @Pontifex: “Nella famiglia si impara ad amare e a riconoscere la dignità di ogni persona, specialmente di quella più debole”.

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    Supplica di Pompei. Il card. Parolin: affidiamo alla Madonna tutte le nostre ansie e necessità

    ◊   Affidiamo alla Madonna tutte le nostre preoccupazioni, ansie, necessità: cosi il cardinale segretario di stato Pietro Parolin, nella Messa presieduta stamane sul sagrato della Basilica di Pompei, nel giorno della Supplica alla Beata Vergine Maria, tradizionale rito che ogni anno richiama in questo Santuario, fondato dal Beato Bartolo Longo, numerosissimi fedeli, collegati anche da tutto il mondo. Presenti alla celebrazione, l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, il sindaco della cittadina partenopea ed altre autorità civili e militari. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Sono lieto di farmi pellegrino, insieme a voi, in questa ‘città di Maria’".

    Un luogo speciale “la ‘città di Maria’, l’altro nome – ha ricordato il cardinale Parolin - di questa terra meravigliosa e cosi ricca di storia” antica, dove si erge il Santuario depositario di una storia di fede. Qui la preghiera, la corona del Rosario di cui si è fatto apostolo Bartolo Longo, alla fine del'800, si è calata in una realtà che parlava d’altro:

    "Parlava di miseria e di abbandono, di ingiustizia e di sopraffazione. L’uomo era calpestato nella sua dignità e i poveri, gli ultimi della fila, non erano quasi considerati".

    “La carità – ha proseguito il cardinale Parolin - ha aperto le porte, anzi le ha spalancate alla speranza, dando vita a un’era nuova. Nessun problema, nessuna apprensione, per quanto forte e motivata, può tenere lontana una speranza che, proprio in questo luogo si manifesta come concreta:

    “Questo rimane vero anche se oggi ciò che viviamo non ci mette al riparo da difficoltà e angustie, come l’insidia di una violenza sempre in agguato, o le scarse e incerte prospettive di lavoro per i nostri giovani, ai quali non solo la crisi economica di questi tempi, ma ritardi antichi e strutturali rendono difficile guardare al futuro con serenità e fiducia”.

    Ispirato dalla liturgia odierna dedicata alla Chiesa nascente il porporato si è soffermato sul mandato affidato a tutti i cristiani di professare la fede, di metterla in pratica con l’amore al prossimo, e di essere luce del mondo:

    “Pensiamo alle migliaia di cristiani che, ancora oggi, nel XXI secolo, soffrono a causa della loro fede, sono perseguitati, vedono i propri diritti calpestati. Preghiamo per loro e, soprattutto, agiamo come loro - Papa Francesco direbbe - senza scendere a compromessi con lo spirito di mondanità, ma vivendo e professando in pienezza la nostra fede”.

    Forti della nostra fede, decisi ad amare il fratello, ogni fratello, possiamo quindi - ha auspicato il porporato –essere, davvero luce per il mondo, come Gesù:

    “Aiutare gli uomini di questo nostro difficile tempo a credere in Gesù e in Colui che lo ha inviato; ridare la speranza all’umanità, perché Egli non è venuto per condannarci, ma per salvarci: non può essere che questo il nostro impegno di cristiani maturi e coraggiosi”.

    Infine l’invocazione alla Madonna:

    “Affidiamo a Maria, Sovrana del Cielo e della Terra, ma soprattutto nostra dolcissima Madre, la 'più tenera fra le madri', tutte le nostre preoccupazioni, le nostre ansie, le nostre necessità".

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    I detenuti del carcere di Viterbo dal Papa: esperienza irripetibile

    ◊   La speciale attenzione di Papa Francesco per il mondo carcerario ha permesso che all’udienza generale di ieri in Piazza San Pietro partecipasse anche un gruppo di detenuti di Viterbo dell’Istituto di pena “Mammagialla”, che il Papa ha salutato con affetto. Stefano Leszczynski ha intervistato uno dei detenuti presenti all’udienza e ne ha raccolto la commossa testimonianza:

    R. – Questa occasione penso sarà irripetibile. Non è facile, infatti, per un detenuto venire qui. E’ un momento di ricchezza interiore, perché si tocca con mano quello che è la religione, quello che è avere una fede.

    D. – Papa Francesco è da sempre vicino al mondo delle carceri. Voi avete percepito questa vicinanza?

    R. – Sì, l’abbiamo percepita, perché era palpabile: si è soffermato a parlare con noi e noi abbiamo potuto fare delle richieste, come l’invito a venirci a trovare in carcere, volendo. E’ una grossa richiesta, ma sappiamo dove lui può arrivare.

    D. – A livello personale, come si vive la fede in carcere?

    R. – La fede è molto importante in carcere, essendo purtroppo un luogo di sofferenza, di costrizione, un luogo di penitenza. Avere fede, riuscire a mettere a confronto le penitenze del Signore, le penitenze dei Santi con le nostre... Cerchiamo di aiutarci a vicenda, anche se a livello spirituale e non materiale.

    D. – Come è cambiato il suo modo di credere con l’esperienza carceraria?

    R. – C’è una crescita interiore. La fede ti aiuta a superare dei momenti di sconforto, dei momenti di smarrimento. La fede è l’unica cosa - diciamo - necessaria.

    D. – Tornando a Viterbo e ncontrando di nuovo i suoi compagni che messaggio porterà loro?

    R. – Porterò un messaggio di pace, di serenità e con la mia emozione penso che riuscirò a comunicarlo. Penso che ci riuscirò. Ci sarà anche la curiosità dei miei compagni, di quelli che non sono potuti venire, di informarsi. E credo che questa curiosità sia importante, perché anche per loro così si può aprire un percorso si fede, un percorso di adesione alla religione, qualunque sia. La religione in carcere è una cosa importante e indispensabile.

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    Pace in Siria, appello del Pontificio Consiglio per la Famiglia e della Caritas Italiana

    ◊   Il Pontificio Consiglio per la Famiglia e la Caritas Italiana rilanciano con forza un appello chiedendo "Pace per le famiglie della Siria, dialogo tra le parti in conflitto e libertà per tutti gli ostaggi". I due organismi stanno proseguendo il loro articolato impegno con aiuti concreti alla popolazione locale a sostegno degli interventi di Caritas Siria - nonostante le enormi difficoltà che nascono da un clima generalizzato di violenza - oltre ad un lavoro di educazione alla pace e alla solidarietà.

    Un messaggio che dicastero vaticano e Caritas hanno ripetuto in ogni occasione e ora rilanciano in un video - realizzato da Federico Fazzuoli ed Elisa Greco - proiettato al Salone Internazionale del libro di Torino, dall'8 al 12 maggio 2014 (Padiglione 3, Stand S106-T106). E' uno dei momenti dell'iniziativa "La verità è sinfonica. Il bene della persona e il senso religioso" che, nel quadro determinato dalla presenza della Santa Sede ospite d’onore del Salone del Libro 2014, intende far emergere il contributo della Chiesa italiana alla dimensione universale della Chiesa.

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    Ragazze rapite in Nigeria. Padre Lombardi: terrorismo odioso, fonte di incalcolabili dolori

    ◊   Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti sul sequestro, in Nigeria, di un gran numero di ragazze giovanissime da parte dei terroristi di Boko Haram, ha detto che tale azione “si aggiunge alle altre forme orribili di violenza che da tempo caratterizzano l’attività di questo gruppo” nel Paese africano.

    “La negazione di ogni rispetto per la vita e per la dignità delle persone, anche le più innocenti, vulnerabili e indifese – ha proseguito - richiede la condanna più ferma e suscita la compassione più accorata per le vittime, e l’orrore per le sofferenze fisiche e spirituali e le umiliazioni incredibili che vengono loro inflitte”.

    “Ci uniamo ai moltissimi appelli per la loro liberazione e la loro restituzione a una condizione normale di vita – afferma padre Lombardi - Speriamo e preghiamo che la Nigeria, grazie all’impegno di tutti coloro che possono contribuirvi, trovi la via per porre termine a una situazione di conflitto e terrorismo odioso, fonte di incalcolabili dolori”.

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    Santa Sede-Turchia: dialogo interreligioso a Roma

    ◊   Si sta svolgendo, presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, una riunione organizzata dallo stesso Consiglio con la Presidenza degli Affari Religiosi della Turchia (Dyanet). “Questo incontro – riferisce un comunicato del dicastero - è teso ad esplorare la possibilità di collaborazione tra i due organismi, già prospettata in precedenza, a partire dal 2002”.

    Nel settembre 2012, il segretario del Pontificio Consiglio, padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, incontrando in Turchia il presidente della Dyanet, condivise l’idea di rilanciare la proposta. Così nel maggio 2013, padre Ayuso e mons. Akasheh, capo ufficio per l’Islam, si recarono in Turchia “per una visita di cortesia al presidente della Diyanet, per definire i termini di una collaborazione formale tra i due organismi. L’importante riunione, offre l’opportunità di approfondire la reciproca conoscenza e di valutare ulteriori prospettive di dialogo”.

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    Il Governatorato denuncia: firmati falsi contratti d'impiego, attenzione ai millantatori

    ◊   “In questi ultimi giorni si susseguono preoccupanti segnalazioni di Società che, millantando incarichi ufficiali ricevuti dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, fanno firmare falsi contratti di impiego per assunzioni presso lo stesso Governatorato o presso alcune delle società che svolgono servizi nello Stato”: è quanto afferma un comunicato dello stesso Governatorato che invita “a diffidare di chiunque prometta impieghi di tale genere. Le procedure di selezione del personale – si sottolinea - non sono mai affidate a Società terze ed in questo momento, peraltro, non sono previste nuove assunzioni. Spiace verificare che vi sia chi si approfitti della buona fede di tanti giovani e delle loro famiglie, soprattutto in questo periodo di crisi”.

    Nell’informare di tale situazione, il Governatorato invita a segnalare episodi del genere alle competenti autorità italiane, inviando copia della denuncia alla Gendarmeria vaticana, ed esprime l'auspicio che ci si voglia astenere dal proseguire in questi gravi comportamenti.

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    Vaticano, Convegno internazionale sul lavoro. Quadrio Curzio: riscoprire l'economia reale

    ◊   Il lavoro come momento creativo, anche ai tempi della crisi. È questa una delle chiavi di lettura che verranno proposte, da oggi al 10 maggio, presso l’Aula nuova del Sinodo in Vaticano, al Convegno internazionale organizzato dalla Fondazione Centesimus Annus sul tema “Società buona e futuro del lavoro: possono la solidarietà e la fraternità far parte delle decisioni riguardanti il mondo degli affari?”. Dunque, ripartire dai valori per far ripartire l'economia. Gianmichele Laino ne ha parlato con il prof. Alberto Quadrio Curzio, vice-presidente dell’Accademia dei Lincei, presente alla sessione inaugurale:

    R. – Innanzitutto, partire dai valori significa avere un senso di direzione di significato del proprio operare, al quale si deve tendere senza la possibilità ovvia di realizzare immediatamente gli obiettivi stessi.

    D. – Il mondo del lavoro è investito da disuguaglianze, non solo ormai tra Paesi sviluppati e Paesi sottosviluppati, ma all’interno degli stessi Paesi sviluppati. In un contesto del genere, la solidarietà tra le classi sociali non rappresenta una vera e propria sfida impossibile?

    R. – In termini di solidarietà tra ceti e classi, certamente è una sfida di difficile soluzione, ma dobbiamo tener conto che una buona democrazia si articola su diverse filiere: la filiera delle istituzioni, intendo dire per esempio le politiche dell’istruzione, le politiche dell’apprendistato, le politiche dei percorsi di formazione lavoro. Una volta che le istituzioni impostano queste politiche bisogna che le stesse si traducano nei fatti e la traduzione nei fatti dipende dalla società e dipende dall’economia. E qui ci sono diversi soggetti operanti: nella società le forme associative e nell’economia le forme economiche, che sono poi le imprese. Quindi sono delle tipologie organizzate, ciascuna delle quali può dare il proprio contributo per realizzare degli obiettivi, ciascuna delle quali presa a sé stante, senza comunicazione con le altre, non riuscirà a conseguire alcun risultato.

    D. – Papa Francesco, a proposito del denaro, parla di tirannia invisibile e di mercato divinizzato. Come si fa ad uscire da questa spirale?

    R. – E’ difficile dare una risposta univoca, fermo restando che l’istanza è fondamentale. Tuttavia una risposta “tentativa” io la darei nella riscoperta di quella che gli economisti chiamano l’economia reale, cioè l’economia della costruzione. E’ un bene comune, tradotto in attività economiche, che possono essere la realizzazione delle infrastrutture compatibili con l’ambiente, la realizzazione di tipologie di produzione energetica compatibili con l’ambiente, la conservazione del territorio, una migliore distribuzione dell’attività economica su scala nazionale ed internazionale. Opere, insomma, non monetarizzate, ma concretamente realizzate.

    D. – Oggi il problema principale che investe il mondo del lavoro è il precariato, che non offre certezze. Non si tratta di un limite oggettivo, che rende fragili gli equilibri sociali?

    R. – Dipende dai Paesi. Ciò che importa è che il precariato non diventi uno stato normale, ma che sia trasformato in momenti di passaggio da un lavoro ad un altro. Il passaggio da un lavoro all’altro è il punto cruciale per evitare il precariato.

    D. – Quali proposte verranno discusse in questi tre giorni di Convegno, per creare reali possibilità di occupazione?

    R. – Io mi auguro che si riesca a dimensionare il sistema delle proposte in quella collaborazione tra le istituzioni, la società e l’economia, senza la cui collaborazione è molto difficile rilanciare un’occupazione durevole e anche una occupazione combinata con il lavoro, quale momento creativo della persona.

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    Salone del Libro di Torino. Picchioni: Santa Sede, presenza imponente che resterà nella storia

    ◊   Oltre 1000 titoli, disposti su scaffali tutt’intorno a una grande cupola di San Pietro “fatta” di libri. Si presenta così lo stand della Santa Sede al Salone internazionale del Libro di Torino, che quest’anno la vede come Paese ospite d’onore. Il Salone – come pure lo stand – è stato inaugurato ufficialmente questa mattina alla presenza del ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini, che prima di visitare lo stand vaticano ha detto: “Grazie alla Santa Sede per aver dato prestigio a questa edizione del Salone”.

    Nell’ampio stand della Santa Sede, oltre ai libri della Biblioteca Apostolica Vaticana, dei Musei Vaticani, del Pontificio Consiglio della Cultura, delle Accademie Pontificie e della Lev, ci sono in mostra alcuni pezzi rari, provenienti proprio dal Vaticano: reperti archeologici, come marmi romani del III e IV secolo; quindi un’Iliade del 1477, un libro d’ore del XV secolo, un’illustrazione della voragine infernale della Commedia dantesca realizzata da Sandro Botticelli e anche quattro lettere autografe: una di Cavour, le altre tre indirizzate a Pio IX da don Giovanni Bosco, da Carlo Alberto re di Sardegna e dal re d’Italia Vittorio Emanuele. Tra le altre istituzioni vaticane presenti allo stand di Torino, ci sono anche l’Archivio Segreto Vaticano, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, l’Ufficio Filatelico e Numismatico e la Radio Vaticana.

    “Una presenza fisica imponente che rappresenta un segno che resterà nella storia del Salone”: ha detto Rolando Picchioni, presidente del Salone, che ha dato il via ieri sera al primo incontro di questo appuntamento. Del tema di quest'anno ("Bene in vista") suggerito dalla presenza della Santa Sede come ospite d'onore al Salone, il presidente Picchioni parla al microfono di Laura De Luca:

    R. - Il libro è un dono che si riceve ma si deve anche fare: pertanto, proprio in questo melting pot del Salone si hanno occasioni di scambio per un “meticciato” culturale ed editoriale perché moltissime sono le vie, le occasioni e gli incontri fra le diverse anime del Salone. Quest’anno, noi abbiamo voluto che - al di là del tema generale del “bene” - il Vaticano fosse un punto di riferimento non solo per le ragioni di ognuno, ma proprio perché potesse costituire nell’ambito del Salone e del suo percorso ultradecennale - sono ormai 27 anni - un punto non proprio di ancoraggio ma un punto ineludibile di confronto. Prima, Torino era un’area tra l’agnosticismo ed il laicismo dove non c’era nulla, solamente l’associazione Sant’Anselmo di Milano che aveva portato una testimonianza per noi molto sorprendente perché di Torino avevamo poche cose. Poi, con il tempo, questa testimonianza è diventata sempre più robusta, sempre più attraente ed accattivante. Volevo ricordare - proprio perché parliamo alla Radio Vaticana - che abbiamo avuto nell’ambito di questi anni una straordinaria “lectio magistralis” del cardinale Etchegaray con il suo interlocutore, ovvero, Gorbaciov. È stata quindi una cosa quasi futurista: Gorbaciov voleva capire cos’era il Vaticano II ed il cardinale Etchegaray l’ha spiegato con tutta la sua straordinaria capacità descrittiva ed evocativa. Questo per dire che abbiamo iniziato con poco ed oggi siamo ancora qui.

    D. - E’ un’occasione ed una sfida al confronto, al dialogo in questo modo…

    R. - Costituire il confronto che prima non c’era. Non voglio dire che si tratta di un libro che non c’è, l’isola che non c’è, lo Stato che non c’è… Oggi, si costituisce un confronto che credo sia poi stato rappresentato da questo straordinario plastico.

    D. - Siamo all’ombra del ricostruito “Cupolone” di legno…

    R. - “Cupolone” che credo abbia già avuto un’infinità di richieste da parte, non solo di Torino, ma anche da parte di città straniere per poterlo avere ed utilizzare con i significati che ognuno vuol dare al “Cupolone”.

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    Oggi in Primo Piano



    Esplosione distrugge albergo di Aleppo. A Ginevra, conferenza delle Chiese cristiane di Siria

    ◊   Nuove violenze nelle ultime ore in Siria. Una forte esplosione ha distrutto l'Hotel Carlton, nella città vecchia di Aleppo, negli ultimi tempi usato dalle truppe del presidente siriano, Bashar al-Assad. Nella deflagrazione sarebbero "morti almeno 50 soldati", secondo i ribelli del Fronte islamico che hanno rivendicato l’attacco. Intanto a Ginevra prende il via stasera la conferenza internazionale dal titolo: “I cristiani in Siria, la sfida di parlare con una sola voce”. All’evento prendono parte rappresentati delle comunità cristiane del Paese, per portare la loro testimonianza sulle sofferenze delle comunità locali, dopo oltre tre anni di guerra. Presenti ai lavori, esponenti delle Chiese greco ortodossa, siriaco ortodossa, greco melkita e cattolica, oltre all'osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu della città elvetica, mons. Silvano Maria Tomasi. L’incontro è organizzato, tra gli altri, dal Consiglio mondiale dei Siri e dal Centro cattolico di studi di Ginevra. Durante la sessione di domani, in cui una delegazione incontrerà pure una rappresentanza delle Nazioni Unite, i partecipanti elaboreranno un documento per una comune strategia volta a invocare pace e stabilità in Siria. Ad intervenire, anche l’arcivescovo Dionysius Jean Kawak, responsabile dell’ufficio patriarcale a Damasco della Chiesa siriaco ortodossa. Giada Aquilino lo ha intervistato:

    R. - Non mi piace parlare soltanto della situazione dei cristiani. Tutti in Siria, inclusi i cristiani, stanno soffrendo per la situazione di poca stabilità del Paese. Comunque, non posso negare che i cristiani stiano soffrendo un po’ di più, perché sono una minoranza. E non posso negare che stiano soffrendo perché c’è un aumento dell’estremismo islamico. Maalula, Kessab, Homs sono città dove c’è una presenza cristiana e sono state attaccate proprio per questo motivo. Nei giorni scorsi, i radicali prima di ritirarsi dalla città di Homs hanno bruciato una delle più antiche chiese cristiane, la chiesa della Vergine Madre della Cintura, la cattedrale siro-ortodossa.

    D. – Queste violenze colpiscono dunque tutte le comunità, indistintamente?

    R. - Tutte le comunità, tutta la gente della Siria, tutto il popolo siriano. Stanno soffrendo tutti. Per questo è importante chiedere alla comunità internazionale di intervenire, ma non mandando armi: noi non vogliamo più armi per la Siria, vogliamo un altro tipo di aiuto.

    D. – Di quale aiuto avete bisogno?

    R. - Aiutare a metterci d’accordo per parlare e dialogare. Ci sono sempre altri mezzi, ha detto Papa Francesco, per ristabilire la pace.

    D. - La via della pace, allora, per dove può passare?

    R. - Attraverso il popolo siriano. L’intervento internazionale deve essere diretto ad aiutarci a sedere intorno ad una tavola rotonda, senza però intervenire nel nostro destino e nel dialogo. Deve solo aiutarci a far dialogare le due parti, i ribelli ed il governo.

    D. - Quanto è importante in questo momento il dialogo ecumenico, ma anche interreligioso per il futuro della Siria?

    R. - Penso che in Siria non abbiamo avuto questo problema interreligioso: la Siria è stata sempre conosciuta per la coesistenza. Mi sembra ci sia qualcuno al di fuori della Siria che ha tentato di rovinare questo modo di vivere insieme. Perciò è necessario sedere ancora insieme e promuovere il dialogo interreligioso.

    D. - Qual è il messaggio che porta alla conferenza di Ginevra per il futuro della Siria?

    R. - Parlerò tra l’altro dei diritti delle minoranze, cercherò di richiamare l’attenzione sul fatto che la comunità cristiana sta diminuendo molto: prima si parlava del 10% - circa due milioni di persone - adesso è un po’ difficile dire quanti sono i cristiani, forse un terzo. Al termine del mio intervento chiederò alla comunità internazionale di aiutarci appunto nel dialogo, ma anche dal punto di vista umanitario. Dobbiamo aiutare coloro che si trovano fuori dalla Siria, ma anche coloro che si trovano all’interno del Paese, specialmente i cristiani: perché se non aiutiamo coloro che si trovano all’interno, forse cercheranno un modo per uscire.

    All’appuntamento di Ginevra prende parte anche mons. Giuseppe Nazzaro, già vicario apostolico di Aleppo. Al microfono di Giada Aquilino, parla della situazione dei cristiani siriani oggi:

    R. – E’ gente che ormai non ha più nulla, gente che ha perso tutto, a cui restano solo le lacrime per piangere. E’ questa la situazione che posso testimoniare. Se si aggiunge poi ciò che succede quotidianamente… bombe, missili che cadono, tutti che sparano, nessuno che tiene conto del fatto che così si porta distruzione e morte.

    D. – Lei conosce bene Aleppo: questa mattina c’è stata una potente esplosione che ha distrutto un albergo nella città vecchia. Queste continue esplosioni, questi attacchi cosa provocano tra la gente, oltre alla violenza e al dolore?

    R. – Provocano panico e voglia di scappar via: ma dove possono scappare? Ormai la gente non ha più nulla, non ha più neanche i mezzi per poter fuggire: le strade sono chiuse. Si cerca di sopravvivere! E chi riesce a sopravvivere, si affida alla Provvidenza per poter campare. Purtroppo non sempre si pensa a questi fratelli che soffrono e questo per me è il peccato più grande dell’Occidente. La gente soffre, la gente muore e noi continuiamo a vendere armi, continuiamo a distribuire armi, da una parte e dall’altra.

    D. – Le violenze in corso in Siria colpiscono poi indistintamente tutte le comunità…

    R. – Sì, tutte le comunità. Non possiamo dire che siano soltanto i cristiani a soffrire: una bomba cade su tutto. E queste bombe, dove cadono, portano morte e distruzione.

    D. – Qual è l’appello della Chiesa cristiana di Siria?

    R. – L’appello della Chiesa cristiana di Siria è che tutti quelli che sono costituiti in qualsiasi modo in responsabilità gridino contro lo scempio che sta succedendo in Siria.

    D. – Il Papa, più volte, ha pregato per la Siria e ha voluto una giornata di preghiera e digiuno nel settembre scorso. Qual è il messaggio che è arrivato in Siria?

    R. – E’ stato molto positivo. La gente è stata contenta di sapere che il Papa pensa e prega per la Siria. Ma il Santo Padre è il solo che grida? E gli altri che fanno? Tutti dobbiamo domandarci cosa facciamo per quei cristiani, nostri fratelli di fede, e per quella gente, per quei figli di Dio, perché tutti sono stati creati ad immagine di Dio.

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    Elezioni Sudafrica. A metà scrutinio, l'Anc oltre il 60% dei voti

    ◊   Prosegue lo spoglio dei voti in Sudafrica, Paese che ieri è andato alle urne per le elezioni generali: confermato il largo margine di vittoria per l’African National Congress (Anc), che è dato anche in ripresa nelle percentuali e nel voto locale. Da Johannesburg, Davide Maggiore:

    Con la metà delle schede scrutinate, il partito dell'Anc ha visto aumentare le sue percentuali. È stata superata la soglia psicologica del 60%, sotto la quale il risultato sarebbe stato visto come un fallimento dell’ormai storico gruppo dirigente e in particolare del presidente in carica, Jacob Zuma. Con il passare delle ore, il movimento che fu di Nelson Mandela ha assistito a una crescita lenta ma costante dei propri consensi, avvicinandosi sempre più ai numeri di cui lo accreditavano i sondaggi della vigilia. Altrettanto al sicuro sembra essere la maggioranza nelle varie provincie, compreso il ricco Gauteng. La "Democratic Alliance" all’opposizione, dunque, continuerà a controllare solo la regione di Western Cape e, pur guadagnando consensi a livello nazionale, potrebbe non raggiungere il 25% sperato. Sempre poco oltre il 4%, invece, i radicali di sinistra del movimento Economic Freedom Fighters: una quota che basta a farne la terza forza nazionale e che darà al partito guidato dal giovane Julius Malema il diritto di occupare posizioni importanti all’interno delle commissioni parlamentari.

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    Sud Sudan: attesa per i colloqui di pace ad Addis Abeba

    ◊   Grande attesa per l’incontro, domani ad Addis Abeba, tra il presidente sud sudanese, Salva Kiir, e l’ex suo vice, Riech Machar. I colloqui dovrebbero trovare una soluzione al sanguinoso conflitto in corso da metà dicembre tra esercito - fedele al capo dello Stato - e i ribelli guidati da Machar. Proprio in quest’occasione, il governo di Juba ha ordinato ai militari di interrompere per un mese gli attacchi contro i miliziani. Sulle spettative dell’incontro, Giancarlo La Vella ha intervistato l’africanista Michele Luppi, direttore del sito “www.africaeuropa.it”:

    R. - E’ un incontro importante, perché per la prima volta ci sarà l’occasione di discutere seriamente su una possibile via di uscita da questa crisi, anche se non è così scontato che si riesca poi ad arrivare a delle decisioni concrete. Anche negli ultimi giorni, combattimenti tra le due fazioni, anche se in tono minore, sono comunque continuati, nonostante il cessate il fuoco.

    D. - Quali le questioni più urgenti in ballo?

    R. - Da un lato c’è la crisi umanitaria che il Paese sta vivendo: secondo i dati dell’Onu, in Sud Sudan abbiamo oltre un milione di sfollati; due sfollati ogni dieci, inoltre – dicono le Nazioni Unite – si trovano in zone non raggiungibili dagli aiuti. In questo senso, nei giorni scorsi è stato siglato un accordo tra le parti per garantire corridoi umanitari. Dal punto di vista politico, invece, la questione centrale è quella di un possibile governo ad interim, formato da rappresentanti di Salva Kiir e dall’altra parte però anche uomini dell’opposizione, che guidi il Paese fino alle elezioni del prossimo anno.

    D. - C’è il rischio che, in caso di andamento positivo di questi colloqui, i ribelli, soprattutto, si abbandonino a scorribande incontrollate, dato che poi l’aspetto bellico è anche un modo per autosostentarsi…

    R. - Questo senz’altro. Purtroppo sia dalla parte dei ribelli, sia dalla parte dell’esercito non sono mancati gesti di violenza efferata; si parla di decine di migliaia di morti. È chiaro che dalla forza che questo accordo avrà e dalla capacità che, Riek Machar da una parte e Salva Kiir dall’altra, avranno di tenere i propri uomini dipenderà anche la stabilizzazione del Sud Sudan.

    D. - Con quale spirito il Sudan, quindi Khartoum, sta guardando alla guerra civile nel Sud Sudan?

    R. - Khartoum è sempre stato un Paese alla “finestra”, nel senso che è seriamente preoccupato da un possibile prosieguo del blocco e della riduzione del flusso del petrolio che dal Sud Sudan va verso il Nord. Le tasse che di fatto vengono pagate dal governo del Sud Sudan al Sudan per il transito del petrolio negli oleodotti rappresentano una delle fonti importanti del bilancio del Sudan. Quindi, il Sudan ora sta vivendo una grave crisi economica, anche legata a tale questione. Invece, per quanto riguarda possibili sostegni del Sudan a Machar, o comunque a formazioni ribelli, la situazione è molto più nebulosa.

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    Pakistan: ucciso avvocato che difendeva docente accusato di blasfemia

    ◊   Sconcerto e dolore in Pakistan, dove uomini armati non identificati hanno ucciso in un agguato Rashid Rehman Khan, noto avvocato e attivista per i diritti umani che stava difendendo un professore universitario accusato di blasfemia. L’episodio di violenza arriva a 20 giorni dalla prima udienza del processo di appello per Asia Bibi e conferma che anche i giuristi sono sempre più vittime di intimidazioni e violenze, condotte dai gruppi che sostengono la controversa applicazione della legge sulla blasfemia. Marco Guerra ha raccolto il commento di Mobeen Shahid, fondatore dell’Associazione Pachistani Cristiani in Italia e docente di religione islamica alla Pontificia Università Lateranense:

    R. – Questo episodio è il risultato dell’attuale pressione che c’è da parte dei fondamentalisti sui casi di blasfemia. L’avvocato, che era stato preso di mira, era da anni coinvolto nella difesa dei diritti umani di tutti i cittadini del Pakistan, in particolare delle minoranze religiose. Ora, spesso, gli avvocati in Pakistan che cercano di promuovere e difendere i diritti umani, in particolare la libertà religiosa, rischiano la vita, ma anche gli stessi giudici rischiano la vita. E’ per questa ragione che il caso di Asia Bibi continua ad essere rimandato. I partiti politici islamisti del Pakistan stanno stringendo sempre di più la cerchia intorno ai giuristi, agli avvocati e attivisti della società civile pachistana che vogliono proteggere i diritti delle minoranze religiose. Il caso di questo omicidio è all’interno di questa realtà e devo dire che è un martire dei diritti umani.

    D. – Questo avvocato tra l’altro stava difendendo un professore, un docente universitario…

    R. – Oggi la cultura in Pakistan sta soffrendo molto perché gli intellettuali hanno maggiore difficoltà ad esprimersi liberamente. Qualsiasi parola può essere interpretata erroneamente e uno può essere accusato di blasfemia.

    D. - Il 27 maggio si terrà dopo molti rinvii la prima udienza del processo di appello per Asia Bibi, la donna cattolica condannata per blasfemia. Cosa dobbiamo attenderci da questa prima udienza?

    R. – Niente di più rispetto a quello che è successo negli ultimi 10 rinvii, perché è proprio la parte dell’accusa che non si sta presentando, perché si rendono conto che non ci sono prove sufficienti per accusare di blasfemia Asia Bibi. Per cui, io aspetto solamente un altro rinvio, come è successo finora.

    D. – A che punto è il processo di revisione della legge sulla blasfemia?

    R. – Dopo l’ultima dichiarazione dell’ex presidente Zardari, c’è una volontà di rivedere la legge sulla blasfemia ma il governo della Lega musulmana, il gruppo PML-N, guidato da Nawaz Sharif, si trova in difficoltà politica per istituire la commissione per la legge della blasfemia o incoraggiare la stessa commissione esistente a lavorare, perché si trova condizionato dai partiti religiosi del Pakistan.

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    Il ministro Giannini: puntare sul merito, sostegno alla scuola paritaria

    ◊   “E' tempo di rimettere al centro le cose che contano, tra queste la scuola merita un'attenzione speciale. Se non si investe su di essa difficilmente un Paese riprende a crescere". Lo ha detto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco in un'intervista a Famiglia Cristiana in vista dell'incontro del Papa col mondo della scuola il 10 maggio. Il premier Renzi ha più volte detto di voler puntare sulla formazione dei ragazzi per rilanciare l’Italia. Alessandro Guarasci ha intervistato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini:

    R. – Siamo partiti dall’edilizia, ma stiamo rapidamente andando ai capitoli che, dopo l’edilizia, devono diventare principali punti di discussione e di misure concrete. Dico il primo: abbiamo aperto un dibattito, in questi giorni, al Ministero dell'istruzione, e sarà un’operazione molto rapida sulla scuola, per arrivare a proporre nel prossimo mese, anche arrivando a condividere la proposta in Consiglio dei ministri, una rivisitazione del contratto degli insegnanti, che introduca queste parole d’ordine e le misure che ad esse devono corrispondere: valutazione, merito e premialità.

    D. – Ci sarà anche un piano a sostegno della scuola paritaria? I fondi arrivano sempre con il contagocce...

    R. – Credo che la libertà di scelta educativa sia un principio europeo fondamentale e anche da attuare concretamente nel nostro Paese. Ricordo che c’è una legge dello Stato, una legge del 2001, che prevede questo, ma che poi è rimasta sempre disattesa. La scuola italiana è un sistema pubblico fatto di due gambe: uno è quello statale e l’altro è non statale. C’è una responsabilità quindi politica del governo di dare il giusto spazio, come prevede la legge e anche la nostra Costituzione, ad una libertà di scelta educativa, affinché i nostri studenti trovino una qualità migliore e quella più vicina alla sensibilità delle famiglie degli studenti.

    D. – E i fondi attuali sono scarsi, sono pochi...

    R. – Sono scarsi, ma non sono consolidati, non sono fondi che rispondono ad una programmazione pluriennale. Allora, noi dobbiamo, però, esigere da statali e non statali, da paritarie e scuole gestite dallo Stato, lo stesso livello di qualità misurabile, valutabile e con, anche qui, una premialità corrispondente.

    D. – Lei ribadisce che i testi "Invalsi" sono un punto fondamentale nella valutazione degli insegnanti?

    R. – Io ribadisco che l’Invalsi è una modalità che non intendo assolutamente cestinare, ma che intendo mettere a sistema – cosa che non è ancora avvenuta – e naturalmente migliorare dove si può. Ci possono e ci devono essere altri strumenti che si accompagnano, per avere una valutazione complessiva. E’ un lavoro che devono fare i dirigenti scolastici, è un lavoro che devono fare gli insegnanti anche all’interno della scuola, in un processo di autovalutazione. C’è tutto un sistema, quindi, che in altri Paesi è composto sia dalla misurazione di quanto apprendono gli studenti sia da altri componenti.

    D. – Ritiene che le famiglie debbano essere maggiormente coinvolte in temi sensibili come la sessualità?

    R. – Credo che tutti i temi che si toccano a scuola debbano avere anche il coinvolgimento delle famiglie. Ci sono temi – quello della sessualità è uno, ma ce ne sono altri, come quello delle convinzioni religiose, delle sensibilità etniche – che toccano la sensibilità molto specifica e anche molto personale dei ragazzi.

    D. – Lei ribadisce il fatto che il Ministero e il governo puntano sul tempo pieno, anche a fronte di una scarsità di insegnanti? Per esempio alle elementari sappiamo che dovrebbero esserci due insegnanti, ma in realtà la continuità didattica non è sempre assicurata...

    R. – Il tempo pieno non è diffuso come speravo e credevo in tutto il Paese, sapendo già che c’erano delle differenze. Ma le differenze sono macroscopiche: a Nord un 40 per cento di scuole ha il tempo pieno e al Sud non si arriva all’8 per cento. E allora noi dobbiamo sicuramente ritenerlo uno dei punti determinanti dell’agenda politica. Dobbiamo valutare, anche in un piano generale del capitolo di risorse che potremo assegnare alla scuola nei prossimi anni, quanto sarà veramente possibile investire per arrivare, non dico dall’8 al 40 per cento in tre anni, che sarebbe utopia, ma sicuramente incrementare sensibilmente anche le regioni meridionali.

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    Croce Rossa: Giornata mondiale dedicata al popolo siriano

    ◊   La vicinanza all’uomo anche negli scenari di guerra più cruenti: è la sfida della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, che celebrano oggi la loro Giornata mondiale. Migliaia di volontari sono presenti in tutte le piazze del mondo per raccontare le loro esperienze a cittadini e istituzioni. Ieri, Papa Francesco ha salutato, nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro, la Croce Rossa Italiana che il 16 giugno prossimo festeggerà i 150 anni dalla sua fondazione. Sulle iniziative di oggi Gianmichele Laino ha intervistato il presidente della Cri, Francesco Rocca:

    R. – Tantissime iniziative di incontro con la popolazione per divulgare le attività della Croce Rossa, ma anche le manovre salvavita, molto semplici, che però consento a chiunque – in qualsiasi momento – di aiutare una persona che si trovi in condizioni di difficoltà.

    D. – La collaborazione tra Croce Rossa e Mezzaluna Rossa: come si coniugano queste due anime - se così possiamo definirle - dello stesso ente?

    R. – Si coniugano mettendo al centro l’uomo. Per il nostro movimento internazionale l’uomo è al centro della nostra attenzione, al centro sono i suoi bisogni, le sue preoccupazioni, le sue difficoltà: la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa cercano ovunque di dare queste risposte ai suoi bisogni. L’umanità è il nostro primo principio fondamentale che viene celebrato nel corso di questa Giornata.

    D. – Quanti sono i volontari della Croce Rossa che operano attualmente nei vari scenari di guerra e nelle varie situazioni di crisi?

    R. – Sono migliaia e migliaia… In questo momento abbiamo volontari impegnati nella Repubblica Centrafricana, in Mali, in Sud Sudan, in Somalia, in Siria, ma anche in Ucraina, in Russia…. Noi vogliamo ricordare il loro sacrificio e anche – purtroppo! – la perdita di vite umane, perché la Croce Rossa nel portare aiuto paga anche un alto prezzo di sangue.

    D. – C’è una dedica particolare per questa Giornata mondiale?

    R. – La dedica va alle sofferenze del popolo siriano: ai bambini, agli anziani, a tutti coloro che ormai da tre sono stremati da una guerra crudele e senza senso, che sta mettendo a dura prova l’anima di queste persone.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Mons. Mennini: Chiesa britannica si esprima contro la legge sul suicidio assistito

    ◊   La Chiesa inglese “deve fare sentire la sua voce” contro la legalizzazione del suicidio assistito nel Regno Unito. Lo ha detto il nunzio apostolico a Londra, mons. Antonio Mennini, intervenendo ai lavori della plenaria dei vescovi inglesi e gallesi in corso da lunedì scorso a Leeds. L’"Assisted Dying Bill" - che se approvato permetterà ai medici di somministrare dosi letali ai malati terminali che lo richiedono - è tra i temi in discussione all’assemblea.

    Nel suo intervento, l’arcivescovo Mennini ha espresso preoccupazione per l’iniziativa “su una materia così delicata” che, ha detto, “richiede un serio impegno da parte nostra per proteggere e difendere la vita umana come dono di Dio”. Il presule ha ricordato in proposito le parole di Papa Francesco contro la “cultura dello scarto” e quelle nel Messaggio ai cattolici di Gran Bretagna e Irlanda per la Giornata per la Vita 2013, nel quale aveva affermato che “anche i più deboli e i più vulnerabili, i malati, gli anziani, i non nati e i poveri, sono capolavori della creazione di Dio e meritevoli della massima riverenza e rispetto”.

    Mons. Mennini ha quindi elogiato l’opera svolta su questo fronte dal Dipartimento per la Responsabilità cristiana e la cittadinanza della Conferenza episcopale per dimostrare “l’insensatezza” della legalizzazione del suicidio assistito. “Purtroppo, l’esperienza ci insegna che l’opinione pubblica è manipolabile, soprattutto attraverso argomentazioni che fanno leva sulle sui sentimenti di compassione. Ma una volta aperto questo vaso di Pandora conosciamo anche le sue terribili conseguenze”, ha osservato il presule, ricordando in particolare l’esempio del Belgio, dove l’eutanasia è stata estesa anche ai bambini.

    Contro l’"Assisted Dying Bill", che sarà sottoposto prima all’esame della Camera dei Lords per poi passare ai Comuni, si sono espresse in questi mesi anche le associazioni dei medici, dei disabili e di chi si occupa di cure palliative. Il governo Cameron ha concesso ai parlamentari la libertà di votare secondo coscienza. La Plenaria dei vescovi inglesi si conclude oggi. Domani a Londra, alle ore 12, è prevista una conferenza stampa conclusiva con il cardinale Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale. (L.Z.)

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    Usa. Plenaria vescovi a giugno su matrimonio e nuova evangelizzazione

    ◊   “Matrimonio ed economia” e “Nuova evangelizzazione e povertà”: saranno questi i focus speciali su cui si concentrerà la prossima Plenaria della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), in programma a New Orleans dall’11 al 13 giugno. A presiedere i lavori, informa una nota dei vescovi, sarà l’arcivescovo Joseph Kurtz, presidente dell’Usccb. Ma in agenda non mancano altri temi, quali la preparazione del Sinodo straordinario sulla famiglia, che si terrà in Vaticano il prossimo ottobre, e l’organizzazione dell’Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Philadelphia nel 2015: per questo, alla Plenaria sarà presente anche mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

    All’esame dei vescovi anche il rapporto del Catholic Relief Service, l’organismo di opere caritative, sugli aiuti portati nelle Filippine, devastate, lo scorso novembre, dal tifone Haiyan. E ancora: la Usccb esaminerà il Rapporto annuale sulla tutela dei minori dagli abusi. Voterà per il rinnovo dei membri del Comitato sulla libertà religiosa e analizzerà l’operato svolto dalla Sottocommissione per la promozione e la difesa del matrimonio. Infine, si terrà una consultazione sulla Causa di Canonizzazione del Servo di Dio, padre Paul Wattson, ideatore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. (I.P.)

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    I vescovi della Lettonia su elezioni Ue: Europa sì, ma proteggere identità nazionale

    ◊   “Il futuro del pensiero lettone” è il titolo della lettera pubblicata dai vescovi lettoni in cui, in vista delle elezioni del parlamento europeo il 25 maggio, si propongono di “spiegare alcuni principi, la cui osservanza è vitale” per il futuro del Paese. I presuli – riporta l’agenzia Sir – chiedono in particolare ai politici di “mettere da parte gli interessi personali e cercare il bene comune, nel rispetto della legge, del Dieci Comandamenti e dei principi del diritto naturale”. Ai cittadini si chiede di andare a votare scegliendo “candidati che sono disposti a prendersi cura del bene comune della società, a proteggere l‘identità lettone e a sostenere la famiglia naturale”.

    In un momento in cui l’Unione Europea è “in una grave crisi d’identità, senza un consenso sulle priorità”, i “per i gruppi di interesse è più facile influenzare i processi decisionali” manipolando i concetti di libertà, democrazia e tolleranza. Invece, affermano, una società è matura “nella misura in cui il bene comune è rivolto a tutti i membri della comunità e alla realizzazione personale”. Non è il caso del nazionalismo, “che riconosce solo ciò che è bene per il proprio popolo e non tiene conto dei diritti altrui, minacciando il futuro di un’Europa unita”. Secondo i vescovi lettoni, “ogni nazione ha la propria cultura, ma tutte hanno valori comuni, basati sul Vangelo”.

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    Canada: dall’11 al 18 maggio, seconda Settimana nazionale per vita e famiglia

    ◊   “Le famiglie sono vere scuole di vita!”: scrive così la Conferenza episcopale del Canada (Cccb), in occasione della seconda Settimana nazionale per la vita e la famiglia, in programma nel Paese dall’11 al 18 maggio. In un messaggio a firma di mons. Paul-André Durocher, presidente dei vescovi locali, la Chiesa di Ottawa ribadisce che “le famiglie insegnano ad apprezzare la vita”, insegnano a “credere, perdonare, amare, condividere, fidarsi, ringraziare, testimoniare la gratitudine ed il rispetto, dare prova di onestà”.

    Guardando, poi, ai Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, canonizzati il 27 aprile scorso, i vescovi canadesi ricordano il loro impegno nella difesa della vita e della famiglia e invitano i fedeli a pregare per i due Sinodi indetti da Papa Francesco proprio sul tema della famiglia, in programma in Vaticano nell’ottobre 2014 e nel 2015. “Preghiamo – conclude la Cccb – per tutte le famiglie che si sforzano di seguire la loro vocazione, ovvero essere unite nella gioia del Signore”.

    Sulla stessa linea si pone il messaggio dell’organismo cattolico canadese per la vita e la famiglia (Ocvf): “Famiglie, condividiamo la nostra gioia di conoscere Cristo”, si legge nel documento. Di qui, la sottolineatura forte al “valore inestimabile della vita umana” e al “ruolo primario che la famiglia gioca nel trasmettere la fede e far rispettare la vita”.

    “Al giorno d’oggi – continua l’Ocvf – più che mai le madri e i padri hanno bisogno di essere incoraggiati e sostenuti nel ruolo specifico che Dio ha loro affidato. Speriamo che le famiglie siano il lievito destinato a trasformare il mondo, questo mondo che ha disperatamente bisogno di Cristo”. Infine, l’Ocvf invita i fedeli ad aiutare “le famiglie meno privilegiate” e a ricordare che “con Cristo, tutto è possibile”. (I.P.)

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    Senegal. Per le elezioni di giugno, il card. Sarr invita alla promozione della dignità umana

    ◊   Rispetto e promozione della dignità umana: sono i due principi ribaditi dal cardinale Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, in vista delle elezioni locali in programma in Senegal nel mese di giugno. Nei giorni scorsi, il porporato ha presieduto una Messa a conclusione del Giubileo della Cappella di Ngasobil, la prima costruita 150 anni fa e ora appartenente al Seminario minore “San Giuseppe”. Nella sua omelia, il presule si è soffermato sul tema della giustizia, ricordando come, nella Bibbia, il termine “giusto” indichi “un uomo la cui condotta è in accordo con la volontà e il progetto di Dio” e nel quale conta “non il fare e il dire, ma l’essere”.

    Quindi, il cardinale Sarr ha ribadito l’importanza della dignità dell’uomo e in particolare del lavoratore, invitando a non trattarlo “semplicemente come un produttore o una risorsa interscambiabile”, bensì come “una persona”. Per questo, l’arcivescovo di Dakar ha sottolineato che “il dovere dei politici è quello di tener presente che il lavoro dona dignità all’uomo”. Infine, rivolgendosi direttamente ai candidati alle prossime votazioni, il porporato li invitati a elaborare programmi concreti da presentare ai cittadini e a metterli in pratica, una volta eletti. (I.P.)

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    Myanmar. La Chiesa in festa per la prossima Beatificazione di p. Vergara e Isidoro Ngei Ko Lat

    ◊   “Un forte incoraggiamento per tutta la comunità cattolica del Myanmar”: così la Chiesa birmana definisce la Beatificazione di padre Mario Vergara, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere, e di Isidoro Ngei Ko Lat, catechista, che per tanti anni portarono l’annuncio del Vangelo nel Paese. La cerimonia di Beatificazione, in programma il 24 maggio ad Aversa, nella regione di nascita di padre Vergara, vedrà la presenza del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. “Padre Vergara e Isidoro – sottolineano i vescovi del Myanmar – ci insegnano a vivere la fede secondo il Vangelo ed a testimoniarlo con coraggio ed eroismo, senza esitare”.

    Nato a Frattamaggiore vicino Napoli, il 18 novembre 1910, padre Vergara entrò a 19 anni nel Pontificio Istituto Missioni Estere. Nel 1934, inviato in Birmania si dedicò alla cura dei più deboli e degli ammalati, diventando per tutti, cattolici e non, un punto di riferimento. Dopo lo scoppio della seconda Guerra Mondiale, il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarò guerra all’Inghilterra che aveva il protettorato sul Myanmar. Tutti i missionari italiani furono considerati fascisti, costretti a interrompere le loro attività e il 21 dicembre 1941 furono inviati nei campi di concentramento inglesi situati in India. Dopo tre anni, alcuni di essi, tra cui padre Vergara, furono rilasciati e poterono ritornare alle loro missioni.

    Nel 1947, il sacerdote fondò un’altra missione in Birmania, quella di Shadaw, ma intanto nel Paese, che nel 1948 aveva ottenuta l’indipendenza dall’Inghilterra, scoppiò la guerra civile. La posizione di padre Mario Vergara diventò molto precaria e il 24 maggio 1950, mentre si recava a Shadaw, accompagnato dal suo catechista, Isidoro Ngei Ko Lat, venne arrestato come spia del governo centrale. All’alba del 25 maggio 1950, il sacerdote e il catechista furono uccisi a colpi di fucile e i loro corpi rinchiusi in sacchi, gettati nel fiume Salween e mai più ritrovati.

    Il 9 dicembre 2013, Papa Francesco ha decretato il riconoscimento del martirio di padre Mario e di Isidoro, che sarà il primo Beato originario del Myanmar. (I.P.)

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    A Tirana, dedicata una nuova Chiesa a San Giovanni Paolo II

    ◊   Sei giorni dopo il grande evento della canonizzazione di Giovanni Paolo II a Roma, sabato 3 maggio scorso, nella capitale albanese di Tirana, è stata dedicata una nuova Chiesa parrocchiale al Santo polacco, venerato in tutto il mondo, situata in un nuovo quartiere alla periferia della città. Grande festa per i settemila cattolici di Bathore, stabilitisi alla periferia di Tirana a partire dai primi anni Novanta, dopo aver abbandonato i loro villaggi nel nord del Paese, in cerca di maggiori opportunità di lavoro e migliori servizi pubblici. Il parroco della parrocchia di San Giovanni Paolo II, don Patrizio Santinelli, sacerdote fidei donum della diocesi di Macerata, corona così il grande sogno - suo e dell’arcivescovo metropolita Rrok Mirdita - di costruire la casa di Dio per questa sofferta comunità cristiana.

    La concelebrazione per la consacrazione della Chiesa è stata presieduta dall’arcivescovo Mirdita, consacrato dallo stesso Giovanni Paolo II, durante lo storico viaggio nella terra martoriata dal comunismo, che ebbe luogo il 25 aprile 1993. Nel discorso alla nazione albanese, a conclusione di quella giornata nella quale il Papa futuro Santo aveva ristabilito la gerarchia ecclesiastica nell’unico Paese al mondo che aveva bandito la religione per costituzione, Giovanni Paolo II aveva detto: “Nella vostra terra, flagellata più che altrove dalla persecuzione, è facile riconoscere i segni delle antiche catacombe cristiane e dei circhi, nei quali i testimoni di Cristo venivano gettati per essere sbranati dalle fiere. Si è trattato di una dura lotta contro la religione, in linea con un intoccabile dogma del programma sociale e politico propugnato dall’ideologia comunista”. E ancora: “Quanto è avvenuto in Albania, carissimi fratelli e sorelle, mai era stato registrato nella storia”.

    In onore di questo Santo, che aveva riconosciuto il sacrificio di fede dei cristiani della terra d’Albania, sorge questa nuova chiesa, voluta dall’arcivescovo, costruita con la generosità della diocesi di Macerata, con il particolare impegno dell’amministratore apostolico, mons. Claudio Giuliodori, e di don Patrizio Santinelli.

    Durante l’omelia, l’arcivescovo ha invitato tutti a pensare al Santo Giovanni Paolo II, “questo caro amico di Dio e dell’Albania”, il quale “dal cielo, guarda la nostra Chiesa e la benedice con lo stesso amore con il quale venne a ricostituirla 21 anni fa”. San Giovanni Paolo II, ha detto l’arcivescovo, “guarda i fratelli e le sorelle di questa Parrocchia, guarda a questo tempio bello, dedicato al suo nome, guarda e benedice”. La Messa è stata concelebrata dal nunzio in Albania, mons. Moliner Ingles, dall’amministratore apostolico di Macerata, mons. Giuliodori e da più di 50 sacerdoti. Presenti oltre mille fedeli. (A cura del Programma Albanese)

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    Dal 10 al 19 maggio, visita del Patriarca Bartolomeo I in Germania

    ◊   Una visita all’insegna del dialogo ecumenico e una sorta di anticipazione dell’incontro con Papa Francesco in Terra Santa, fissato per il 25 maggio: così si può connotare la visita in Germania di Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, in programma dal 10 al 19 maggio. All’origine della visita, spiega una nota della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), c’è la celebrazione del 50.mo anniversario della Metropolia greco-ortodossa della Germania.

    Numerosi gli incontri in programma, tra cui quello del 13 maggio a Bonn con il presidente della Commissione ecumenica della Dbk, mons. Gerhard Feige, e il segretario dei vescovi locali, il gesuita padre Hans Langendörfer. Dopo l’incontro, nella sede del Segretariato della Dbk, si terrà una conferenza stampa a cui parteciperanno Bartolomeo I, mons. Feige e il Metropolita Agostino della Metropolia greco-ortodossa locale. Infine, il 16 maggio a Monaco di Baviera, è in programma l’incontro con il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo della città e presidente della Conferenza episcopale tedesca. (I.P.)

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    Angola. Esequie di mons. Damião António Franklin, arcivescovo di Luanda

    ◊   Si sono svolte il 6 maggio scorso, a Luanda, le esequie di mons. Damião António Franklin, l’arcivescovo della capitale angolana scomparso prematuramente il 28 aprile all’età di 63 anni in un ospedale in Sudafrica, dove era ricoverato da circa un mese. Alla messa funebre, concelebrata dai vescovi della Conferenza episcopale angolana (Ceast), erano presenti insieme ai famigliari e alle massime autorità dello Stato, tra i quali il Presidente José Eduardo dos Santos, sacerdoti, religiosi e numerosi fedeli. Dopo la celebrazione il feretro è stato accompagnato in processione al cimitero della capitale dove è stato tumulato.

    Nato il 6 agosto 1950 a Cabinda, Mons. Franklin era stato ordinato sacerdote nel 1978 e nominato da San Giovanni Paolo II vescovo ausiliare di Luanda nel 1992, un mese prima del suo primo e unico viaggio apostolico nel Paese. Nel 2001, era stato quindi elevato ad arcivescovo della capitale angolana. Durante il secondo Sinodo speciale dei Vescovi per l’Africa, nel 2009, mons. Franklin è stato segretario del cardinale Peter Turkson, attuale presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. (L.Z.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 128

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