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Sommario del 02/05/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: piango per i cristiani crocifissi, anche oggi c'è chi uccide in nome di Dio
  • Gestire i beni della Chiesa con trasparenza e attenzione ai poveri: così il Papa al Consiglio per l'economia
  • La gratitudine di Papa Francesco alla "Papal Foundation"
  • Il Papa: i soldi non inquinino il calcio. Ai giocatori: siate sportivi, i ragazzi vi guardano
  • Lotta alla povertà e pace al centro del colloquio tra il Papa e il presidente dell'Angola
  • Dal Papa una dlegazione del Centro Islamico nella Repubblica Argentina
  • Tweet del Papa: nessuno è più paziente di Dio, nessuno comprende e sa aspettare come Lui
  • Il card. Parolin: il Papa in Terra Santa stimolo di pace per il Medio Oriente
  • L'incoraggiamento del Papa ai cristiani in Algeria: siate testimoni di una Chiesa aperta al dialogo
  • Santa Sede e Convenzione contro la tortura: nota di padre Lombardi
  • Vaticano. Workshop sullo sviluppo sostenibile, confronto tra scienziati ed economisti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Attentati ad Hama, uccisi 11 bambini. P. Sahoui: situazione inumana
  • Allerta in Pakistan, nel terzo anniversario dell’uccisione di Osama Bin Laden
  • Rapporto Bankitalia: ripresa resta fragile, frena riduzione del reddito delle famiglie
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • I vescovi spagnoli: ogni attacco alla dignità del lavoro è una negazione di Dio
  • Canada. L’Organismo cattolico per vita e famiglia: l’eutanasia è un omicidio
  • Australia: i Gesuiti per il Sociale creano un network per aiutare i detenuti
  • Ue, elezioni. Appello della Comunità di vita cristiana: politica punti sulla solidarietà
  • Usa: dal 21 giugno al 4 luglio “Fortnight for Freedom”, campagna di libertà religiosa dei vescovi
  • Usa: il 10 maggio il 12.mo pellegrinaggio delle comunità immigrate di Asia e Pacifico
  • In Francia, celebrazioni per l’ottavo centenario della nascita di San Luigi
  • Spagna. A ottobre, l’Anno Giubilare per i 500 anni della nascita di Santa Teresa d’Avila
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: piango per i cristiani crocifissi, anche oggi c'è chi uccide in nome di Dio

    ◊   Anche oggi ci sono tanti "padroni delle coscienze": in alcuni Paesi c'è chi uccide in nome di Dio o si va in carcere solo se si porta un Vangelo o una croce. Lo ha affermato Papa Francesco stamani durante la Messa presieduta a Santa Marta. Il Papa ha confessato di aver pianto alla notizia che alcuni cristiani sono stati crocifissi. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Al centro dell’omelia del Papa il Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e la lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, in cui i discepoli di Gesù vengono fatti flagellare dal Sinedrio. Papa Francesco propone tre icone: la prima è l’amore di Gesù per la gente, la sua attenzione ai problemi delle persone. Il Signore - osserva il Pontefice – non si preoccupa di quanti lo seguono, non gli “passa per la testa, per esempio, di fare un censimento” per vedere se “è cresciuta la Chiesa … no! Lui parla, predica, ama, accompagna, fa la strada con la gente, mite e umile”. E parla con autorità, cioè con “la forza dell’amore”.

    La seconda icona è la “gelosia” delle autorità religiose del tempo: “Non tolleravano – afferma il Papa - che la gente andasse dietro a Gesù! Non tolleravano! Avevano gelosia. E’ un brutto atteggiamento, questo. E dalla gelosia all’invidia, e noi sappiamo che il padre dell’invidia” è “il demonio”, per la cui invidia “è entrato il male nel mondo”. “Questa gente – rileva ancora Papa Francesco - sapeva bene chi era Gesù: lo sapeva! Questa gente era la stessa che aveva pagato la guardia per dire che gli apostoli avevano rubato il corpo di Gesù!”:

    “Avevano pagato per silenziare la verità. Ma, la gente è cattiva, davvero! Perché quando si paga per nascondere la verità, siamo in una cattiveria molto grande. E per questo la gente sapeva chi erano questi. Non li seguivano, tolleravano perché avevano l’autorità: l’autorità del culto, l’autorità della disciplina ecclesiastica a quel tempo, l’autorità sul popolo … e la gente seguiva. Gesù dice di loro che legavano pesi opprimenti sui fedeli e li facevano caricare sulle spalle della gente. Questa gente non tollera la mitezza di Gesù, non tollera la mitezza del Vangelo, non tollera l’amore. E paga per invidia, per odio”.

    Durante la riunione del Sinedrio c’è un “uomo saggio”, Gamaliele, che invita i leader religiosi a liberare gli apostoli. Così, ribadisce il Papa, ci sono queste due prime icone: Gesù che si commuove nel vedere la gente “senza pastore” e le autorità religiose …

    “Questi, con le loro manovre politiche, con le loro manovre ecclesiastiche per continuare a dominare il popolo … E così, fanno venire gli apostoli, dopo che parla questo uomo saggio, richiamarono gli apostoli e li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. ‘Ma, qualcosa dobbiamo fare: daremo loro una bella bastonata e poi a casa!’. Ingiusta, ma l’hanno fatto. Loro erano i padroni delle coscienze, e si sentivano con il potere di farlo. Padroni delle coscienze … Anche oggi, nel mondo, ci sono tanti”.

    Io – ha detto il Papa - "ho pianto quando ho visto sui media” la notizia di “cristiani crocifissi in un certo Paese non cristiano. Anche oggi – ha sottolineato - c’è questa gente che, in nome di Dio, uccide, perseguita. E anche oggi" vediamo tanti che, "come gli apostoli”, sono “lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”. Questa – ha detto – “è la terza icona di oggi. La gioia della testimonianza”:

    “Prima icona: Gesù con la gente, l’amore, la strada che Lui ci ha insegnato, sulla quale dobbiamo andare. Seconda icona: l’ipocrisia di questi dirigenti religiosi del popolo, che avevano imprigionato il popolo con questi tanti comandamenti, con questa legalità fredda, dura, e che hanno anche pagato per nascondere la verità. Terza icona: la gioia dei martiri cristiani, la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storia hanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E oggi ce ne sono tanti! Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno pagare la multa. Ma il cuore è lieto. Le tre icone: guardiamole, oggi. E’ parte della nostra storia del salvezza”.

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    Gestire i beni della Chiesa con trasparenza e attenzione ai poveri: così il Papa al Consiglio per l'economia

    ◊   Una nuova mentalità di servizio evangelico dovrebbe stabilirsi nelle varie amministrazioni della Santa Sede, è una sfida che richiede determinazione, fedeltà e prudenza. Questo l’auspicio espresso dal Papa nel suo saluto, in mattinata, ai 15 membri del Consiglio per l’Economia, che oggi si riuniscono per la prima volta, e ai quali il Papa ha riconosciuto un ruolo importante nella riforma della Curia. Evangelizzazione e servizio agli ultimi, questo lo scopo di un’amministrazione trasparente e credibile, ha voluto sottolineare aprendo i lavori, il coordinatore del Consiglio, il cardinale Reinhard Marx. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    “Vi ringrazio del lavoro che fate e farete, ne abbiamo bisogno”. Nel suo saluto in occasione della prima riunione del Consiglio per l’economia, il Papa ne ricorda l’istituzione il 24 febbraio scorso col Motu proprio Fidelis dispensator et prudens, documento che, ricorda, ne sottolinea la missione molto rilevante:

    "La consapevolezza della Chiesa della sua responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i propri beni alla luce della sua missione di evangelizzazione con particolare premura verso i bisognosi".

    “Tutto”, dunque, “trasparenza, efficienza”, aggiunge il Papa, va finalizzato a questo scopo, proprio come poco prima aveva chiarito il cardinale Marx parlando di un’amministrazione moderna ed efficiente che “corrisponda però anche ai criteri del magistero sociale della Chiesa cattolica e corrisponda a standard etici”. I cambiamenti, continua il Pontefice, rispecchieranno “il desiderio di mettere in atto la necessaria riforma della Curia Romana, per meglio servire la Chiesa e la missione di Pietro”:

    "Questa è una sfida notevole, che richiede fedeltà e prudenza: 'Fidelis dispensator et prudens'. Il percorso non sarà semplice e richiede coraggio e determinazione. Una nuova mentalità di servizio evangelico dovrebbe stabilirsi nelle varie amministrazioni della Santa Sede".

    Quindi il Papa torna sul ruolo specifico del Consiglio, che, in stretto rapporto con la Segreteria per l’Economia, è considerato ”significativo nel processo di riforma della Curia Romana”:

    "Ha il compito di sorvegliare la gestione economica e di vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie di queste amministrazioni".

    Nel Consiglio, conclude il Papa, è rappresentata la Chiesa tutta: negli 8 cardinali le varie Chiese particolari, e nei 7 laici, "membri a pieno titolo e non di seconda classe" tiene a sottolineare Francesco, "le varie parti del mondo”. Qui sta anche la novità del modo di lavorare del Consiglio per l'Economia, come spiega anche il cardinale Marx: "Insieme con pari diritti”, un esperto internazionale e un cardinale, dice, “sempre seduti accanto” e non un fronte compatto degli uni o degli altri. Credo sia la prima volta nell’istituzione di un comitato, sostiene il porporato, e ”credo che questo ci abbia aiutato ad iniziare un buon colloquio”.

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    La gratitudine di Papa Francesco alla "Papal Foundation"

    ◊   Papa Francesco ha espresso gratitudine questa mattina, ricevendola in udienza, alla folta delegazione della “Papal Foundation”, un organismo cattolico che da oltre 25 anni sostiene nel mondo progetti caritativi a nome del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Se ogni anno, in tanti luoghi di povertà del mondo, viene avviato e sostenuto un progetto particolarmente caro al Papa, in grado di riportare dignità e speranza alle vittime di quella miseria, lo si deve anche all’impegno di un benemerito organismo che porta nel suo nome quello del Pontefice, la “Papal Foundation”, e che dal 1988 impiega a questi fini rilevanti risorse finanziarie. Ai circa 200 membri della Fondazione, ricevuti in udienza in Sala Clementina, Papa Francesco ha voluto esprimere riconoscenza proprio per le donazioni fatte ai Paesi in via di sviluppo “a sostegno – ha specificato – di progetti educativi, caritativi e apostolici”, oltre che per le borse di studio messe “a disposizione di laici, sacerdoti e religiosi” che perfezionano a Roma la propria preparazione:

    "In questo modo, voi contribuite ad assicurare la formazione di una nuova generazione di guide della comunità, le quali nella mente e nel cuore sono forgiate dalla verità del Vangelo, dalla sapienza della dottrina sociale cattolica e dal profondo senso di comunione con la Chiesa universale nel suo servizio all’intera famiglia umana”.

    “In queste giornate di grande importanza, segnate – ha detto Papa Francesco – dalla canonizzazione di due straordinari Papi del nostro tempo, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II”, prego – ha concluso – affinché “siate confermati nella grazia del vostro Battesimo e nell’impegno di essere discepoli missionari pieni della gioia che scaturisce dall’incontro personale con Gesù Risorto”.

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    Il Papa: i soldi non inquinino il calcio. Ai giocatori: siate sportivi, i ragazzi vi guardano

    ◊   Il fattore economico non schiacci la dimensione di “festa” propria del calcio e i giocatori si comportino sempre da “sportivi”, coscienti della “grande responsabilità” che la fama comporta. Sono i due auspici che Papa Francesco ha rivolto ai dirigenti della Federazione italiana gioco calcio e alle squadre di Fiorentina e Napoli, ricevute in udienza alla vigilia della finale di Coppa Italia che le vedrà protagoniste allo Stadio Olimpico di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Qualche volta il mondo diventa grande come un campo di calcio, con centinaia di milioni di occhi carichi di passione puntati sul rettangolo verde. Ma non sempre ciò si vede che sul campo, e più spesso non si vede attorno ad esso, è qualcosa di bello e pulito, mentre la sua vera dimensione dovrebbe essere principalmente quella della “festa”. Papa Francesco, che di calcio ne sa, parla con competenza e consueta schiettezza ai giocatori di Fiorentina e Napoli che domani sera si sfideranno nella finale di Coppa Italia. La sua analisi parte da un’ovvia constatazione: il calcio in Italia, come in Argentina e altrove – dice – “è un fatto sociale e richiede una responsabilità sociale, da parte dei calciatori, sul campo e fuori dal campo, e da parte dei dirigenti nazionali e locali”:

    “Da ragazzo sono andato parecchie volte allo stadio e ho dei bei ricordi. Sono andato solo e con la mia famiglia. Momenti gioiosi, di domenica, insieme con i miei familiari. Vorrei augurare che il calcio e ogni altro sport molto popolare recuperi la dimensione della festa. Oggi anche il calcio si muove in un grande giro di affari, per la pubblicità, le televisioni, eccetera. Ma il fattore economico non deve prevalere su quello sportivo, perché rischia di inquinare tutto, sia a livello internazionale e nazionale sia a livello locale”.

    Si tratta allora di “reagire positivamente”, afferma Papa Francesco, e reagire “dall’alto”, “restituendo dignità sportiva agli eventi”. Parole che arrivano direttamente ai vertici della Figc presenti all’udienza, responsabili della “macchina” del calcio italiana. Ma un richiamo alla responsabilità il Papa lo rivolge anche ai calciatori, gli eroi della domenica e non solo, i cui comportamenti sono amplificati su scala planetaria:

    “Siete al centro dell’attenzione e tanti vostri ammiratori sono giovani e giovanissimi; tenete conto di questo, pensate che il vostro modo di comportarvi ha una risonanza, in bene e in male. Siate sempre veri sportivi!”.

    L’ultima considerazione è per lo sport in generale, che – ribadisce Papa Francesco – “contiene in sé una forte valenza educativa, per la crescita della persona”:

    “Crescita personale, nell’armonia di corpo e di spirito, e crescita sociale, nella solidarietà, nella lealtà, nel rispetto. Che il calcio possa sempre sviluppare questa potenzialità! Buon lavoro a tutti voi e che domani sera sia una bella festa sportiva! Questo vi auguro”.

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    Lotta alla povertà e pace al centro del colloquio tra il Papa e il presidente dell'Angola

    ◊   Stamani Papa Francesco ha ricevuto, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il presidente della Repubblica di Angola, José Eduardo dos Santos, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

    “Durante i cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - sono state evocate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e la Repubblica di Angola. In particolare, si è parlato del progetto di Accordo bilaterale riguardante lo stato giuridico della Chiesa Cattolica nel Paese. In tale contesto, non si è mancato di fare riferimento all’importante apporto che la Chiesa cattolica offre al Paese con le sue istituzioni di carattere educativo e sanitario. Infine sono state passate in rassegna alcune sfide che riguardano il Paese e la Regione, quali la lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali, lo sviluppo integrale della persona, la riconciliazione, la giustizia e la pace, con particolare attenzione per le diverse situazioni di conflitto che interessano il Continente”.

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    Dal Papa una dlegazione del Centro Islamico nella Repubblica Argentina

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata. In successive udienze, l’arcivescovo Gabriele Caccia, nunzio apostolico in Libano e una delegazione del Centro Islamico nella Repubblica Argentina.

    Il Papa ha nominato segretario incaricato della vicepresidenza della Pontificia Commissione per l'America Latina l’avv. Guzmán Carriquiry, finora segretario della medesima Pontificia Commissione.

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    Tweet del Papa: nessuno è più paziente di Dio, nessuno comprende e sa aspettare come Lui

    ◊   Papa Francesco ha lanciato oggi un tweet dal suo account @Pontifex: “Nessuno è più paziente di Dio Padre; nessuno comprende e sa aspettare come Lui”.

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    Il card. Parolin: il Papa in Terra Santa stimolo di pace per il Medio Oriente

    ◊   “Apritevi ancor di più alla condivisione con la gente delle vostre parrocchie, dei poveri soprattutto”. Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, nell’omelia di questa mattina per l’assemblea dell’Azione Cattolica che si sta svolgendo a Roma. Domani, i delegati incontreranno il Papa. Il porporato ha detto anche che “la presenza del Papa in Terra Santa” a maggio “sarà certamente uno stimolo e un richiamo alla pace”. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    La Chiesa è in ansia per le sorti di padre Paolo Dall’Oglio, rapito in Siria il 29 luglio del 2013. Per il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, non ci sono notizie, anche se le ultime informazioni ricevute lo davano vivo. In tutto il Medio Oriente, comunque, si attende la visita del Papa in Terra Santa:

    "La presenza del Papa in Terra Santa certamente sarà uno stimolo e un richiamo alla pace: questo l’hanno sempre fatto, i Papi, ogni volta che sono andati in Terra Santa. Sarà uno stimolo e un impulso anche al negoziato tra israeliani e palestinesi".

    Insomma, c’è l’auspicio che prevalga la buona volontà. Ma il cardinale Parolin parla anche della riforma della Curia Romana. Il gruppo di cardinali incaricato sta “lavorando seriamente” e le premesse sono “buone per potere arrivare a un cambiamento che sia funzionale a quella visione di Chiesa che il Papa” ha chiesto. Un lavoro che comunque “probabilmente non è così vicino alla fine”. Attenzione poi sulla Commissione per la tutela dei minori, che ha il “compito principale” di guardare al futuro. Altro tema, il lavoro. La situazione non è facile dice il cardinale Parolin:

    "Non mi pare che ci sia molto ottimismo. Forse dovremmo averne di più, proprio perché l’ottimismo è anche una forza positiva che ci aiuta ad essere creativi e a trovare e ad offrire, soprattutto per il mondo giovanile, quelle opportunità di lavoro che sono necessarie per la loro vita, per la loro fiducia e quindi per il loro progresso. Quindi, io non direi che ci sia molto ottimismo, però dobbiamo essere animati da questo spirito di speranza e di pro positività".

    Infine, uno sguardo al Sinodo della Famiglia, in cui laici dovranno “svolgere un ruolo fondamentale”.

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    L'incoraggiamento del Papa ai cristiani in Algeria: siate testimoni di una Chiesa aperta al dialogo

    ◊   Dal Papa un incoraggiamento ai cristiani d’Algeria ad essere testimoni di una Chiesa sempre più aperta all’amicizia e al dialogo. Lo ha trasmesso stamattina il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che ha presieduto ad Annaba, la Messa per i 100 anni dell’erezione a Basilica della chiesa dedicata a Sant’Agostino. Nella sua omelia il porporato, inviato speciale del Papa per le celebrazioni del centenario, ha anche riferito che il Pontefice ha voluto manifestare la sua vicinanza spirituale affidandogli un suo pensiero. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Una testimonianza cristiana sempre più credibile: questo chiede Papa Francesco ai cattolici algerini. Al cardinale Tauran ha affidato l’incarico di esortarli al dialogo interreligioso, a perseverare nell’amicizia, soprattutto perché “chiamati … a vivere in un Paese la cui maggioranza dei cittadini pratica la religione musulmana”.

    Nella sua omelia, il porporato ha spiegato che una Basilica eretta fuori dalla città di Roma è segno di una comunione più intensa con la Basilica papale di San Pietro e che, come quest’ultima commemora l’esempio del primo Pontefice, così una chiesa-basilica deve parimenti richiamare ad un santo da imitare. Nel caso di Annaba, l’antica Ippona, è Sant’Agostino a trasmettere ancora grandi insegnamenti: la ricerca della verità attraverso il ritorno all’uomo interiore; l’amore per la pace e la giustizia; la scoperta di Dio nel profondo di ciascuno, nella bellezza della natura, nella limpidezza di un pensiero o nell’amicizia condivisa.

    Recentemente restaurata, la Basilica di Annaba fa riecheggiare ancora il pensiero di Agostino, ma sue pietre vive, ha detto il cardinale Tauran, sono oggi quanti compongono la comunità cattolica che, fedele alla sua vocazione interreligiosa, continua a vivere e a lavorare per il bene comune della società algerina. Al vescovo di Costantina-Ippona – mons. Paul Desfarges – il porporato ha poi rivolto l’invito a mantenere aperte le porte della Basilica di Annaba, perché chiunque vi possa vedere una casa dove potersi fermare o mettersi alla ricerca della verità, dell’amore e della libertà, gli ideali tanto cari al filosofo di Tagaste.

    Ricordando poi che Agostino affrontò le sfide del suo tempo con un coraggio ed una perspicacia tali da renderlo assai vicino all’epoca contemporanea, così segnata da cambiamenti culturali e politici, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha auspicato che l’uomo di oggi possa apprendere dall’illustre Padre della Chiesa quell’intelligenza del cuore “che permette di ascoltare ed accogliere il grido doloroso dell’uomo solo, senza lavoro, emarginato, dimenticato, carcerato, torturato”, a lasciarsi guidare, insomma, dalla saggezza e dalla santità di Agostino.

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    Santa Sede e Convenzione contro la tortura: nota di padre Lombardi

    ◊   Durante la 52.ma sessione del Comitato delle Nazioni Unite sulla Convenzione contro la tortura (CAT), in corso a Ginevra, la Santa Sede presenterà il suo rapporto i prossimi 5 e 6 maggio. A questo proposito, pubblichiamo una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

    La “Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti” è una delle importanti Convenzioni internazionali realizzate nell’ambito dell’attività delle Nazioni Unite e a cui aderiscono liberamente numerosi Paesi membri della comunità internazionale, i cosiddetti “Stati Parte” delle Convenzioni.

    Per verificare l’attuazione delle Convenzioni e i progressi compiuti in esse, sono istituiti – in forza delle stesse Convenzioni e quindi per mandato degli “Stati Parte” - dei Comitati di esperti indipendenti, che hanno il compito di esaminare i rapporti periodici che gli Stati Parte si sono impegnati a presentare, appunto su tale attuazione per quanto li riguarda. Nel corso delle sue sessioni a Ginevra, il Comitato incontra le delegazioni degli Stati Parte per discutere con esse i rapporti e lo stato di attuazione ed esecuzione della Convenzione ed eventuali questioni di interpretazione della stessa. Si tratta di una procedura normale di dialogo aperto, in cui anche la società civile può svolgere un ruolo tramite la presentazione di commenti o raccomandazioni da parte di ONG di vario orientamento.

    La Convenzione contro la tortura (di solito indicata in breve: CAT) risale al 1984. La Santa Sede vi ha aderito nel 2002 “per conto dello Stato della Città del Vaticano” e ha presentato il suo Rapporto “iniziale” nel dicembre del 2012.

    Il Comitato delle Nazioni Unite sulla CAT è composto di 10 membri e sta tenendo la sua 52esima Sessione al Palais Wilson di Ginevra dal 28 aprile al 23 maggio, nel corso della quale esaminerà i Rapporti di otto paesi: Uruguay, Thailandia, Sierra Leone, Guinea, Montenegro, Cipro, Lituania e Santa Sede. L’incontro del Comitato con la Delegazione della Santa Sede avrà luogo il 5 e il 6 maggio.

    Anzitutto, nella mattina del 5 maggio, vi sarà una breve presentazione del rapporto da parte della Delegazione, seguiranno i commenti da parte di due Relatori scelti dal Comitato. Nel pomeriggio del 6 la Delegazione può rispondere alle domande ricevute il giorno prima e ad altre eventuali domande dei membri del Comitato. Il 23 maggio il Comitato farà la sua conferenza stampa conclusiva della sessione e poi pubblicherà le sue “Osservazioni conclusive”. A queste gli Stati Parte – e quindi la Santa Sede – possono rispondere ulteriormente per scritto in modo formale.

    Per mettere a fuoco il significato di questo incontro e la natura del dialogo che vi avrà luogo, occorre anzitutto mettere bene in chiaro che, data la natura di questa Convenzione (che riguarda per lo più questioni attinenti alla legislazione penale, alla procedura penale, al sistema carcerario, ai rapporti internazionali nel campo giudiziario, ecc…), la Santa Sede ha aderito alla Convenzione per conto dello Stato della Città del Vaticano (SCV), cosicché la sua responsabilità giuridica per l’applicazione riguarda il territorio e le competenze dello Stato della Città del Vaticano.

    Naturalmente la Santa Sede propone anche un insegnamento importante sulle questioni della tortura e dei trattamenti crudeli e inumani, che è di grande importanza per la diffusione dei principi che ispirano la Convenzione e la sua attuazione - tanto vero che il Rapporto presenta un’ampia silloge di riferimenti e citazioni del magistero della Chiesa e un’ampia rassegna della notevole attività dei media vaticani su questo tema -, ma di per sé questo va aldilà degli impegni assunti con l’adesione alla Convenzione, in quanto limitata al territorio dello SCV.

    Chi legge il Rapporto presentato dalla Santa Sede nel dicembre del 2012 (che è pubblico) nota immediatamente che in diversi punti importanti si fa riferimento alla revisione in corso della legislazione penale dello Stato della Città del Vaticano. Tale revisione è stata nel frattempo compiuta con le nuove leggi promulgate l’11 luglio dello scorso anno 2013 ed entrate in vigore il 1° settembre successivo (Leggi n. VIII e IX), che rendono effettivamente la legislazione penale e di procedura penale vaticana conforme alla Convenzione.

    Come fu a suo tempo ampiamente spiegato (cfr Comunicato della Sala Stampa, 11.7.2013; Testo di commento di S.E. D.Mamberti in Osservatore Romano, 12.7.2013) la revisione è stata ampia e profonda, così da adeguare la legislazione vaticana – fra l’altro - alle esigenze di diverse Convenzioni internazionali a cui la Santa Sede aveva aderito nel corso degli anni: non solo contro la tortura, ma anche contro la criminalità nel campo economico e finanziario, contro la discriminazione razziale e per i diritti del fanciullo. Il progresso di adeguamento alle esigenze della Convenzione compiuto nel campo normativo è quindi molto rilevante.

    Allo stesso tempo, nel corso del dialogo con gli Stati Parte, non è raro che i Comitati pongano domande che derivano da questioni non strettamente vincolate al testo della Convenzione, ma collegate ad esso indirettamente o in base a un’interpretazione estensiva di esso. Ciò è avvenuto ad esempio nel mese di gennaio scorso in occasione del dialogo con il Comitato per la Convenzione sui diritti del fanciullo. A ciò contribuisce spesso la pressione esercitata sui Comitati e sull’opinione pubblica da ONG fortemente caratterizzate e orientate ideologicamente per inserire anche nella discussione sulla tortura la questione degli abusi sessuali su minori, attinente invece piuttosto alla Convenzione sui diritti del fanciullo. Quanto ciò sia strumentale e forzato, appare evidente a chiunque non sia prevenuto.

    E’ anche opportuno osservare che gli esperti che fanno parte dei Comitati sono perlopiù persone impegnate con grande decisione e merito per le cause della promozione dei diritti, di cui tendono perciò ad allargare gli spazi e le forme di difesa. Ma ciò va necessariamente bilanciato con le corrette regole della interpretazione giuridica, in modo che il dibattito, in un mondo pluralistico, multiculturale e internazionale, si svolga sempre in modo costruttivo, favorendo la crescita del consenso della comunità internazionale per la tutela effettiva di valori essenziali per la dignità delle persone.

    Ci si deve quindi augurare di poter svolgere un dialogo sereno e obiettivo, pertinente al testo delle Convenzioni e alle loro finalità. Altrimenti le Convenzioni vengono snaturate e i Comitati rischiano di perdere autorevolezza e scadere a strumenti di pressione ideologica invece di essere il necessario stimolo verso l’auspicato progresso nella promozione del rispetto dei diritti delle persone umane.

    Questo è il nostro sincero auspicio in vista del prossimo dialogo del 5 e 6 maggio a Ginevra, ribadendo il fermo impegno della Santa Sede contro ogni forma e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

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    Vaticano. Workshop sullo sviluppo sostenibile, confronto tra scienziati ed economisti

    ◊   Ha preso il via presso la “Casina Pio IV”, in Vaticano, il workshop promosso dalla Pontificia Accademia per le Scienze e dalla Pontificia Accademia per le Scienze sociali sul tema “Umanità sostenibile. Natura sostenibile. La nostra responsabilità”. Un confronto aperto tra scienziati, docenti universitari ed economisti che si concluderà martedì prossimo. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    Alimentazione, salute ed energia: sono le tre linee guida sulle quali si snoderanno gli interventi dei partecipanti al workshop che stamani si è aperto con il saluto del cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis. L’intento del confronto è di indicare vari percorsi tenendo presente i bisogni dell’uomo e i cambiamenti della natura. Dunque, un momento di riflessione che parte dal fallimento del vertice Rio+20 riguardo la conservazione della biodiversità, “non c’è stato infatti – ribadiscono gli organizzatori del workshop – uno sforzo collettivo tra scienziati naturali e sociali”.

    Sul tavolo di discussione, quindi, il cambiamento climatico, la questione energetica, la sicurezza alimentare, il problema dell’acqua ma non solo. “Non esistono singoli problemi ambientali – sottolineano gli esperti – ma una vasta serie di problemi interconnessi che si stanno presentando oggi, mentre altri sono potenziali rischi per il futuro”. Si punta allora a un approccio globale dal quale non si può escludere “il capitale naturale”: troppo spesso invece la natura viene vista come “un contesto dal quale servizi e risorse possono essere tratti in isolamento”. Pertanto, si ribadisce la necessità di “reindirizzare il proprio rapporto con la natura in modo da promuovere un modello di sviluppo economico e sociale”.

    Diversi gli interventi di stamani, nel suo discorso il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, il prof Werner Arber, ha spiegato l’importanza di un uso sostenibile delle risorse naturali nel pieno rispetto della natura. Un particolare accento è stato posto sulla responsabilità di assicurare anche in futuro uno sviluppo sostenibile. Analizzando poi l’evoluzione terrestre e l’evoluzione biologica, il prof. Arber ha ricordato che “è un buon principio generale rispettare le leggi della natura per la sostenibilità dello sviluppo” e che “la nostra civiltà dovrebbe evitare di disturbare il processo naturale e l’evoluzione lenta ma costante di forme di vita e di potenziali habitat”. L’invito in conclusione è di informare a più livelli la comunità sui rischi di comportamenti non idonei al rispetto del processo naturale.

    Articolato l’intervento del prof. Partha Dasgupta, docente di economia all’università di Cambridge, che ha preso in esame le conseguenze delle azioni umane sulla natura. “Siamo incoraggiati a pensare – ha detto il professore – che consumare corrisponda a contribuire al bene sociale”. In realtà, “quando in un villaggio gli abitanti raccolgono legna da ardere a un ritmo insostenibile, si è dinanzi al fallimento della comunità”, incapace così di pensare a uno sviluppo sostenibile, “non al fallimento del mercato”. Nel caso dei cambiamenti climatici – ha aggiunto – bisognerebbe incolpare le nazioni che non negoziano una “politica climatica”. Infine, ha preso in esame il prof. Dasgupta, elementi per analizzare la sostenibilità: il consumo, l’uso dell’ambiente naturale, la riproduzione e la tecnologia. Elementi che possono rappresentare un ostacolo se non verranno ripensati alla luce di un nuovo sviluppo sostenibile.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Trasparenza ed efficienza per il servizio evangelico: Papa Francesco ai membri del Consiglio per l’economia.

    Assistenza e formazione: udienza ai membri della Papal Foundation.

    Responsabili fuori e dentro il campo: ad atleti e dirigenti il Papa chiede di reagire a comportamenti che inquinano lo sport.


    L’anima carnale delle Scritture: il cardinale Gianfranco Ravasi su una teologia biblica delle emozioni.

    Un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo “Scegliere tra Marta e Maria”: una teologa cattolica e una pastora luterana rileggono le figure del Vangelo.

    Attenti al demone della scempiaggine: la letteratura e il racconto del peccato in un articolo scritto, nel 1957, dal premio Nobel per la letteratura Francois Muriac e riproposto da “Vita e Pensiero” che quest’anno celebra cent’anni di attività.

    Lo scandalo dell’Africa povera: una persona su due vive in uno stato di estrema miseria.

    Intorno al velo: il mensile “donne chiesa mondo”.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Attentati ad Hama, uccisi 11 bambini. P. Sahoui: situazione inumana

    ◊   Senza sosta le violenze in Siria. L’ultimo episodio riguarda la zona di Hama dove oggi le esplosioni di due autobomba hanno provocato almeno 18 morti, tra cui 11 bambini. E resta sempre difficile la situazione anche nella città di Homs, teatro in questi giorni di un sanguinosi attacchi kamikaze. Lo conferma, al microfono di Eugenio Bonanata, il gesuita padre Ghassan Sahoui:

    R. – Purtroppo, non siamo ancora arrivati al punto di vivere in pace perché continuano i bombardamenti. Sentiamo sempre spari di cannoni e mortai che cadono da qualche parte. Nei giorni passati alcune macchine sono esplose e purtroppo ci sono stati tanti morti e feriti. La violenza quindi continua ad essere la “signora” della situazione. Però, ci sono alcuni tentativi di riconciliazione nell’antica città di Homs tra l’esercito ed i ribelli. Sentiamo che si sta smuovendo qualcosa ma ancora nulla di sicuro. Quindi, aspettiamo che ci sia una vera riconciliazione e che cessino veramente lo spargersi di sangue e le violenze.

    D. – Che cosa riesce a fare la Chiesa nel Paese?

    R. – La Chiesa certamente continua la sua missione di aiutare la gente a vivere qui, soprattutto i cristiani, e quindi a resistere a tutte le tentazioni di fuggire o di avere paura. La situazione non è accettabile, possiamo definirla inumana. Però, nello stesso momento non vogliamo lasciare il nostro Paese. Quindi, di fronte ai cristiani noi proviamo a incoraggiarli e sostenerli in tutti i modi. Inoltre, continuiamo a provare a essere ponte di riconciliazione tra tutti i gruppi in combattimento, tra gli stessi musulmani. Proviamo ad accogliere la gente e anche i bambini per educarli nel nostro centro che accoglie tutti, senza far differenza tra le varie confessioni. Poi, c’è l’aiuto umanitario: noi accogliamo senza differenze e diamo sempre la testimonianza dell’amore cristiano che si offre a tutti.

    D. – Ci sono iniziative che state portando avanti insieme ai musulmani?

    R. – Certamente. Proviamo sempre ad avere una prospettiva di apertura verso i musulmani perché siamo concittadini, quindi siamo veri collaboratori nella ricostruzione del Paese, proviamo a lavorare e collaborare insieme. Sì, i progetti ci sono, per esempio quello di Aleppo: oggi il nostro organismo, il "Jesuit Refugee Service" (JRS), lavora con collaboratori musulmani e cristiani e tutti danno testimonianza di aiutare l’uomo – semplicemente l’uomo – senza vedere a quale religione appartiene, o da dove viene. Quindi, stare accanto a lui. È una bella testimonianza di unione che fortifica i rapporti tra cristiani e musulmani e fa diminuire le tensioni tra i gruppi.

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    Allerta in Pakistan, nel terzo anniversario dell’uccisione di Osama Bin Laden

    ◊   Stato di massima allerta in Pakistan nel giorno del terzo anniversario dell'uccisione del leader di al Qaeda Osama Bin Laden da parte delle forze speciali statunitensi. Si temono ritorsioni: solo ieri nel vicino Afghanistan, nella regione del Panshir, 13 i morti in un attentato a firma talebana. Ma cosa è cambiato in questi tre anni nel panorama internazionale e in particolare in Pakistan proprio sul fronte terrorismo? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Francesca Manenti, analista del Centro studi internazionale:

    R. – Sicuramente il fenomeno del terrorismo continua ad essere preponderante nella politica pakistana. Gli esperti del governo devono comunque scontrarsi con una sostanziale opposizione delle forze armate, che non vedono nel dialogo con i gruppi degli insorti una soluzione effettiva per la stabilità interna.

    D. – Invece a livello di società civile, che cosa è cambiato in questi tre anni?

    R. – Sicuramente la società civile prende le distanze da quello che è un fenomeno che non riconosce come proprio e con il quale non vuole neanche essere associata. Il discorso di un dialogo a livello governativo con l’insorgenza sicuramente è anche un’operazione politica nei confronti dell’elettorato pakistano.

    D. – A livello internazionale, se noi dovessimo individuare amici pakistani del defunto Osama Bin Laden, ce ne sono ancora? E chi sono?

    R. – E’ una figura molto controversa, quindi attualmente, ma anche in passato, sono ben pochi quelli che ammettono un collegamento diretto.

    D. – Anche a livello di aree d’influenza...?

    R. – Il terrorismo pakistano e al Qaeda sono comunque due fenomeni differenti. Terroristi affiliati ad al Qaeda si trovano in diversi contesti e tuttora stanno portando avanti guerre civili in Siria piuttosto che in Yemen. Diverso è il discorso di una commistione tra elementi qaedisti, quindi terroristici, e un fenomeno interno, come quello dell’insorgenza talebana.

    D. – Esiste ancora, a tre anni di distanza, un caso Osama Bin Laden?

    R. – Per il ruolo che ha avuto come fondatore del terrorismo internazionale e soprattutto per la grande estensione che ora questa rete ha raggiunto, rimane comunque una figura molto complicata e controversa. Come personaggio storico ha avuto, invece ha un profilo ben delineato.

    D. – Tre anni sono serviti per assumere delle certezze nella lotta al terrorismo?

    R. – Non c’è più, se vogliamo, una centralità del gruppo. E’ venuto meno, quindi, quello che veniva definito “al Qaeda Central”, in seguito alla guerra in Afghanistan. Sicuramente le cellule regionali hanno un maggior risalto.

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    Rapporto Bankitalia: ripresa resta fragile, frena riduzione del reddito delle famiglie

    ◊   “In uno scenario di moderata crescita economica, si attenua la flessione del reddito disponibile delle famiglie, ma restano i rischi di una ripresa debole e delle difficoltà di accesso al credito”. Queste le linee di tendenza del quadro macroeconomico tracciato nel "Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria", diffuso oggi dalla Banca d’Italia. Il servizio di Marco Guerra:

    Prosegue la moderata crescita mondiale e le condizioni finanziare nell’area euro sono migliorate grazie al calo degli spread, riconducibile ai segnali di ripresa e all’attuazione di riforme nei Paesi più in sofferenza, nonché ai progressi del progetto di unione bancaria. Parte dal quadro macroeconomico internazionale il Rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Banca d’Italia che, subito dopo, avverte circa i rischi legati al rallentamento delle economie emergenti e al prolungato periodo di bassa inflazione.

    Il testo prosegue l’analisi mettendo a fuoco la situazione italiana, caratterizzata da una ripresa lenta e fragile, sostenuta in particolare dalle esportazioni, ma a cui fa da contraltare l’aumento del debito pubblico, che ha raggiunto la cifra record del 132,6% rispetto al Pil. In questo contesto, le famiglie registrano una flessione del reddito disponibile inferiore all’anno precedente e un calo dell’indebitamento finanziario. I bassi tassi di interesse e le misure di sostegno ai mutuatari hanno infatti contribuito a contenere la vulnerabilità delle famiglie indebitate. E nelle proiezioni dell'istituto di Via Nazionale il rischio maggiore per i nuclei familiari resta quello della dinamica del reddito. Non va meglio per le imprese la cui redditività rimane su livelli molto bassi, sebbene si segnala un miglioramento delle aspettative degli imprenditori sull’andamento dei prossimi mesi.

    Il calo dei debiti finanziari è poi ascrivibile al proseguimento del contrarsi dei prestiti bancari. Una difficoltà di accesso al credito che vede piccoli segnali di miglioramento nel 2014, ma che resta molto elevata soprattutto per le piccole e medie attività. Sul capito relativo al sistema bancario italiano, si segnalano gli aumenti di capitale annunciati da diversi istituti di credito per circa 10 miliardi complessivi. E, infine, si registra un miglioramento delle condizioni di liquidità dei mercati finanziari italiani, con un rischio sistemico attorno ai valori minimi.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    I vescovi spagnoli: ogni attacco alla dignità del lavoro è una negazione di Dio

    ◊   Nel messaggio per la Festa dei Lavoratori del primo maggio, i vescovi della Conferenza episcopale spagnola hanno ribadito che “quando la vita sociale e il lavoro mettono al centro il denaro e non la persona si nega il primato dell’essere umano sulle cose, si nega il primato di Dio”. Dal titolo, “Se manca il lavoro, la dignità dell’uomo è ferita”, il messaggio episcopale pone in evidenza che la disoccupazione, la precarietà, l’economia sommersa, il lavoro minorile, la discriminazione di genere o di razza, l’iniqua retribuzione salariale e le ingiuste condizioni lavorative sono “ferite” alla dignità delle persone e si ripercuotono gravemente sulle famiglie, disumanizzando la loro esistenza. Nel documento, la Commissione pastorale per gli operai dell’episcopato spagnolo esorta i credenti a non restare indifferenti davanti alla sofferenza di tanti lavoratori e a ricordare l’invito di Papa Francesco che nell’Evangelii Gaudium chiede di non “rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio per ascoltare il povero”. Un paragrafo del messaggio è dedicato alle persone che hanno perso la vita sul lavoro, nella maggior parte dei casi a causa della mancanza di sicurezza o per la precarietà e la scarsa formazione. “Gli incidenti sul lavoro tingono di dolore la vita di tante famiglie”, si legge nel messaggio che esorta i movimenti cristiani dei lavoratori a controllare e denunciare le irregolarità nei luoghi di lavoro perché “le conseguenze sono sempre catastrofiche: morte, perdita della salute e povertà”. “Festeggiare il primo maggio dalla prospettiva della fede – si legge – è rinnovare il proprio impegno perché ogni uomo e ogni donna possa avere un lavoro degno”, come ha ricordato Benedetto XVI nella Caritas in veritate: un lavoro scelto liberamente, che contribuisca allo sviluppo della comunità, che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie, un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale. (A. T.)

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    Canada. L’Organismo cattolico per vita e famiglia: l’eutanasia è un omicidio

    ◊   “Un omicidio rimane un omicidio e non è una cura, a prescindere dall’eufemismo utilizzato per dissimularlo”: così, in toni schietti, l’Organismo cattolico canadese per la vita e la famiglia (Ocvf), patrocinato dalla Conferenza episcopale locale, definisce l’eutanasia. La dichiarazione dell’Ocvf arriva nel momento in cui i deputati neodemocratici del Paese hanno presentato una mozione che mira all’elaborazione di una “Strategia nazionale sulle cure palliative e sul fine-vita” e si contrappone ai progetti di legge su “L’aiuto medico a morire”, promossi da altri schieramenti. “L’esperienza degli ultimi anni – spiega l’Ocvf – ci ha dimostrato chiaramente che i Paesi che hanno aperto le porte alle pratiche eutanasiche non smettono più di svalutare la vita”, tanto che “secondo uno studio realizzato in Belgio, dove l’eutanasia è legale dal 2002, il 32% dei casi di “morte assistita” è stato compiuto senza il consenso del paziente”. Di qui, l’esortazione dell’Organismo affinché sia ampliata la conoscenza delle cure palliative, perché “è necessario rispondere alla sofferenza umana scegliendo la vita e non la morte”. (I.P.)

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    Australia: i Gesuiti per il Sociale creano un network per aiutare i detenuti

    ◊   Un network internazionale per rafforzare la collaborazione tra le organizzazioni dei Gesuiti che operano nel mondo carcerario: a lanciarlo, in Australia, è stato il Servizio dei gesuiti per il sociale (Jss). La nuova rete – denominata Ijpn, ovvero International Jesuit Prison Network – si pone tre obiettivi: “Identificare e tracciare la pastorale carceraria dei gesuiti nel mondo, facendo rete tra tutte le persone coinvolte nel settore; creare un forum per condividere informazioni, esperienze ed idee; infine, stabilire una collaborazione sui temi-chiave per risolvere le ingiustizie”. Dell’Ijpn fanno parte anche i Jss di Filippine, Thailandia ed Asia Pacifica. Nato nel 1997, il Jss Australia “lavora per costruire una società giusta in cui tutte le persone possano esprimere pienamente il loro potenziale, collaborando con la comunità nel supportare i più bisognosi e nel cercare di cambiare quelle politiche e quelle idee che perpetuano l’ineguaglianza, il pregiudizio e l’emarginazione”. (I.P.)

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    Ue, elezioni. Appello della Comunità di vita cristiana: politica punti sulla solidarietà

    ◊   Globalizzazione, ambiente, migrazioni, solidarietà: sono i quattro temi principali della Lettera aperta indirizzata ai parlamentari europei dalla "Comunità di vita cristiana", organismo internazionale che si ispira a Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, ed è presente in 60 Paesi del mondo. Nella missiva – redatta in vista delle elezioni europee di fine maggio – si affrontano innanzitutto i rapporti tra globalizzazione e povertà, evidenziando come l’Europa abbia “il dovere morale” di combattere la crisi economica attuale e “rafforzare la società civile, soprattutto riguardo alla solidarietà e alla lotta contro la povertà”. Fondamentale, ribadisce l’Associazione, promuovere anche una riforma del sistema finanziario, concentrare le politiche monetarie nella lotta alla disoccupazione e sradicare l’evasione fiscale. Riguardo alla salvaguardia del Creato, invece, la Comunità di vita cristiana chiede sia garantita la sicurezza alimentare e idrica alle popolazioni e che siano migliorate le condizioni di vita nei contesti urbani, combattendo “il degrado ambientale” tramite “l’educazione”. Altro tema cruciale affrontato dalla lettera è quello delle migrazioni forzate: in particolare, l’organismo di spiritualità ignaziana ribadisce che “l’Europa necessita di regole chiare”, affinché si garantisca che i migranti non vengano respinti nei Paesi in cui sono soggetti a detenzione. Fondamentale, inoltre “stabilire chi è responsabile” del salvataggio dei barconi di migranti, così come identificare questi ultimi e fornire loro assistenza. In questo contesto, un paragrafo a parte viene dedicato ai rifugiati siriani: “Ci appelliamo ai politici dell’Unione Europea – si legge ancora nella lettera – affinché si stabilisca un programma congiunto per i rifugiati e sfollati siriani, così da facilitare i ricongiungimenti familiari”. Infine, la Comunità di vita cristiana ricorda due parole chiave dell’Ue, ovvero “solidarietà e diversità”: “La pace e la prosperità – scrivono gli autori della missiva – risiedono nella comprensione delle altre diverse culture e tradizioni” e in quest’ottica la Comunità di vita cristiana chiede di vigilare affinché il fondo di solidarietà europeo arrivi alle popolazioni che ne hanno realmente bisogno. “Crediamo – conclude la lettera - che quando il motto “Solidarietà e diversità” verrà messo realmente in pratica, gli europei inizieranno a formare un’Europa composta da diversi individui che vivono in pace, insieme, in solidarietà ed unità”. (I.P.)

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    Usa: dal 21 giugno al 4 luglio “Fortnight for Freedom”, campagna di libertà religiosa dei vescovi

    ◊   “Libertà di servire”: sarà questo il tema della terza edizione della “Fortnight for Freedom” (“Due settimane per la libertà”), la campagna per la libertà religiosa promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). Lanciata per la prima volta nel 2012, l'iniziativa prenderà il via il prossimo 21 giugno, giorno della memoria di San Thomas More e San John Fisher, per concludersi il 4 luglio, Festa dell’indipendenza. Quindici giorni di preghiere, riflessioni, catechesi e manifestazioni per mobilitare la comunità cattolica e richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla difesa di questo principio fondamentale, sempre più minacciato oggi negli Stati Uniti da politiche che limitano il diritto di esprimere e praticare le proprie convinzioni etiche e religiose. In particolare, il tema scelto per questa edizione vuole sottolineare lo stretto collegamento tra la libertà religiosa e il servizio dei poveri e dei più vulnerabili. L’iniziativa offrirà ai cattolici l’occasione per “unirsi in preghiera agli uomini e donne che nel corso della storia hanno diffuso il Vangelo e messo in pratica l’invito di Cristo a servire gli ultimi anche nelle condizioni più difficili”, spiega mons. William Lori, presidente della Commissione dei vescovi per la libertà religiosa che il 21 giugno darà il via alla mobilitazione con una messa trasmessa in diretta tv dalla Basilica di Baltimora. La celebrazione conclusiva sarà invece presieduta dal cardinale Donald Wuerl nella Basilica Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington, con mons. Joseph Kurtz, presidente della Usccb che terrà l’omelia. Come nelle precedenti edizioni, la Conferenza episcopale metterà a disposizione sullo speciale sito “fortnight4freedom.org” e sulla pagina “usccb.org/issues-and-action/religious-liberty/" sussidi liturgici per aiutare le diocesi e le parrocchie a partecipare all’evento, nonché materiale informativo sulla situazione della libertà religiosa negli Stati Uniti e nel mondo e sui documenti ecclesiali, come la Dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae. (L.Z.)

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    Usa: il 10 maggio il 12.mo pellegrinaggio delle comunità immigrate di Asia e Pacifico

    ◊   Il Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington ospiterà il 10 maggio prossimo il 12.mo pellegrinaggio annuale dei fedeli delle comunità immigrate asiatiche e pacifiche. L’iniziativa è organizzata ogni anno dalla Rete dei cattolici dell’Asia e del Pacifico (APC-Network) della regione del Medio Atlantico, in collaborazione con lo speciale Segretariato dei vescovi per la diversità culturale nella Chiesa. Dopo le confessioni in varie lingue orientali, il pellegrinaggio prenderà il via nel primo pomeriggio con una processione delle immagini della Madonna venerate nei vari Paesi dell’Asia e del Pacifico. Seguirà un momento di preghiera, l’Incoronazione della Vergine e la recita del Rosario guidato a turno dalle diverse comunità etniche e quindi la Messa conclusiva presieduta da mons. Paul Loverde, vescovo di Arlingtton in Virginia. Il Segretariato per la diversità culturale nella Chiesa (Scdc) è stato istituito per promuovere il dialogo tra i fedeli di diverse culture, etnie e lingue degli Stati Uniti e quindi l’integrazione delle varie comunità etniche nelle parrocchie, dove oltre alla già folta presenza ispanica, è cresciuta anche quella di origine asiatica. A questo scopo, essa si occupa in particolare della formazione di leader pastorali con specifiche competenze in questo settore. Di recente, il Segretariato ha anche pubblicato una guida intitolata “Le buone pratiche per parrocchie condivise: perché siano una cosa sola”, allo scopo di aiutare i parroci e gli operatori pastorali a valorizzare la ricchezza di culture nella Chiesa. (L.Z.)

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    In Francia, celebrazioni per l’ottavo centenario della nascita di San Luigi

    ◊   Con una grande processione, Parigi si appresta a celebrare, il 17 maggio prossimo, gli 800 anni della nascita di Luigi IX, 44.mo re di Francia e meglio noto come “San Luigi dei francesi”. La processione partirà dalla chiesa di sant’Eugenio alle 13.30 e raggiungerà la cattedrale di Notre-Dame. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione “Oriflamme” (“Fiamma d’oro”, come veniva chiamato lo stendardo del re di Francia), che promuove l’espressione della cultura e delle radici cristiane ed è sostenuta da numerose parrocchie d’Oltralpe. “Luigi IX – spiega l’Associazione – fu un re di giustizia, a servizio degli umili e del bene comune che ancora oggi ci trasmette un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro”. Nato il 25 aprile 1214 in Poissy, Luigi IX salì sul trono nel 1226, a soli 12 anni. Nel 1244, guarito da una fortissima febbre, volle guidare una crociata verso la Terra Santa. Sbarcato in Egitto, fu fatto prigioniero dai turchi. Rilasciato, proseguì come pellegrino in Terra Santa dove compì molte opere di bene. Tornato in Francia, governò il Paese con giustizia ed equilibrio, fondò anche la Sorbona. Nel 1270, decise di partire per una nuova crociata, ma a Tunisi un’epidemia lo colpì gravemente, portandolo alla morte: era il 25 agosto. Ventisette anni dopo, nel 1297, fu canonizzato da Papa Bonifacio VIII. (I.P.)

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    Spagna. A ottobre, l’Anno Giubilare per i 500 anni della nascita di Santa Teresa d’Avila

    ◊   “Papa Francesco ha concesso a tutte le diocesi spagnole la grazia di un Anno giubilare teresiano per celebrare solennemente il quinto centenario della nascita di santa Teresa d’Avila”: lo annuncia la Conferenza episcopale iberica in un comunicato diffuso oggi, in cui si specifica che lo speciale Anno durerà dal prossimo 15 ottobre 2014 al 15 ottobre 2015. “Il Santo Padre – continua la nota – ha concesso al presidente della Conferenza episcopale e al vescovo di Avila la grazia di impartire, durante l’Anno giubilare, la benedizione papale e l’indulgenza plenaria a tutti fedeli cristiani presenti alle celebrazioni in programma e che, pentiti e mossi dalla carità, assisteranno ai riti, secondo le condizioni canoniche”, ovvero Confessione, Eucaristia e preghiera secondo le intenzioni del Papa. Santa Teresa d'Avila, nota anche come Santa Teresa di Gesù, al secolo Teresa Sánchez de Cepeda Dávila y Ahumada, nacque ad Avila il 28 marzo 1515. Entrata nell’Ordine del Carmelo a vent'anni, dopo un travagliato percorso interiore che la condusse, a 39 anni, a quella che definì in seguito la sua “conversione”, divenne una delle figure più importanti della Riforma cattolica grazie alla sua attività di scrittrice e riformatrice delle monache e dei frati Carmelitani Scalzi, e grazie alla fondazione di monasteri in diversi luoghi di Spagna. Morì ad Alba de Tormes il 15 ottobre del 1582. Beatificata da Paolo V nel 1614, fu canonizzata da Gregorio XV nel 1622 e annoverata tra i dottori della Chiesa nel 1970 da Paolo VI, insieme a Caterina da Siena. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 122

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.