Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 19/06/2014

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Corpus Domini con il Papa. Mons. Forte: Eucaristia rigenera la Chiesa

◊  

Questa sera, al termine della celebrazione della Messa sul Sagrato di San Giovanni in Laterano, il Papa si recherà direttamente, in auto coperta, alla Piazza di Santa Maria Maggiore ad attendere la processione con il Santissimo Sacramento – guidata dal cardinale vicario Agostino Vallini – per concluderla con la Benedizione solenne. Ne dà notizia il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.

Il Papa, viene spiegato, ha ritenuto opportuno rinunciare al lungo itinerario a piedi sulla Via Merulana, fra le due Basiliche, anche in vista dei prossimi impegni – in particolare il viaggio a Cassano all'Jonio, in Calabria, fra soli due giorni – e allo stesso tempo preferisce evitare di fare il tragitto sulla autovettura scoperta, affinché, secondo lo spirito della celebrazione odierna, l’attenzione dei fedeli rimanga invece concentrata sul Santissimo Sacramento esposto e portato in processione. Sul significato della Solennità del Corpus Domini, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte: 

R. – Vorrei cogliere due aspetti. Il primo: la Festa del Corpus Domini è la festa della materia, della corporeità, della carne. Il fatto che il Figlio di Dio si sia incarnato e che abbia voluto lasciarci il dono della sua presenza reale nel pane e nel vino dell’Eucaristia è una straordinaria valorizzazione della dimensione corporea, carnale, dell’esistenza storica e dell’esistenza umana in particolare. L’altro aspetto è che, proprio perché questa materia è come divinizzata dal fatto che il Figlio di Dio l’ha fatta sua, è la vocazione altissima alla divinizzazione che ogni creatura umana ha nel disegno di Dio, per volontà divina. Dunque, noi che siamo carne, che siamo materia, siamo fatti per giungere alla gloria di Dio, tutto in tutti.

D. – Il Corpus Domini ci ricorda con forza quanto Gesù ci ami. E’ il "Sacramento dell’amore" per riecheggiare San Tommaso d’Aquino e Benedetto XVI. Questa dimensione del dono…

R. – Questo è l’aspetto che poi noi vediamo in maniera particolarmente incisiva nell’atto istitutivo dell’Eucaristia. L’Ultima Cena è la rivelazione più alta, anche anticipata rispetto al dono supremo della Croce, della carità del Figlio di Dio: Gesù che lava i piedi. Sappiamo che la lavanda dei piedi corrisponde in Giovanni ai racconti dell’istituzione che ci sono nei Sinottici: Gesù che dona se stesso. “Prendete e mangiate questo è il mio Corpo, fate questo in memoria di me”: è un Gesù che ci dice che la legge suprema della sequela di Lui e della famiglia dei figli di Dio, che nasce dalla sua missione terrena, cioè la Chiesa, è la legge della carità. L’essere servi gli uni degli altri è la forma concreta di testimoniare la fede in Gesù, la sequela di Lui, l’amore a Dio, cui Egli ci chiama. Questa dimensione della carità concreta che ogni nostra Eucaristia dovrebbe rigenerare in noi e rigenerare nel vissuto della Chiesa.

D. – Papa Francesco ha più volte sottolineato che l’Eucaristia è il Sacramento della comunione che ci fa "uscire dall’individualismo" per vivere la fede in Cristo, in Gesù. Anche qui, in un qualche modo, torna questo "uscire da se stessi", che è quasi il tratto distintivo anche dell’essere pastore di Francesco…

R. – Papa Francesco insiste molto, anche nell’Esortazione Evangelii Gaudium, sull’essere una Chiesa in uscita. In realtà la parola è molto bella e ci colpisce, ma è una parola anche molto antica: quando noi parliamo di esodo, noi parliamo di un “uscire da”. In fondo tutta la missione del Figlio eterno fra noi, può essere compendiata nel triplice esodo: l’esodo da Dio, l’esodo da Sé e l’esodo verso Dio. L’esodo da Dio è l’Incarnazione. L’esodo da Sé è la consegna fino alla morte, la morte di croce; l’esodo verso Dio è la Risurrezione. Noi dobbiamo pensare il dinamismo della vita cristiana proprio in questa lettura esodale, che Papa Francesco, con espressione molto concreta e comprensibile alle donne e agli uomini di oggi – e questo è uno dei grandi meriti di Papa Francesco, saper parlare la lingua che tutti capiscono – traduce dicendo “essere una Chiesa in uscita”. Dunque, il cristiano è in uscita continuamente: in uscita da ogni tentazione di autoreferenzialità, di individualismo, per essere il testimone della carità e per essere come Chiesa una Chiesa al servizio di Dio e al servizio degli uomini.

inizio pagina

Cassano all'Jonio aspetta Papa Francesco: "Viene a darci manforte"

◊  

Manca un giorno e mezzo all’arrivo di Papa Francesco a Cassano all’Jonio, ma già la cittadina calabrese si è vestita a festa. Strade e piazze sono già imbandierate, manifesti danno il benvenuto al Papa. Una visita attesa da mesi e carica di aspettative, come racconta al microfono della nostra inviata, Fausta Speranza, il vicario generale della diocesi, mons. Francesco Di Chiara

R. – Già il fatto che venga il Santo Padre penso sia una lezione alla politica che considera le nostre terre periferie. Noi abbiamo una ferrovia ionica, per esempio, che ha svolto negli anni passati un ruolo molto importante di comunicazione per tutta la zona ionica e che – sentivo proprio in questi ultimi giorni – viene lentamente sempre più impoverita e smantellata… Io penso che sia una lezione che il Santo Padre dà alla politica, alla società, perché non ci sia “roba da scarto”, secondo quella cultura dello scarto di cui parla il Santo Padre. E questo vale per noi, ma anche per le nazioni affinché non ci siano zone considerate di scarto e che ogni uomo possa vivere nella dignità la sua vita. Noi ci aspettiamo che davvero il Santo Padre smuova le acque, perché quando le acque sono troppo quiete non va bene.

D. – Mons. Galantino, il vostro vescovo, ha voluto che le spese fossero a carico della diocesi e non ha voluto che ci fossero, diciamo, degli sponsor esterni…

R. – Quando mons. Galantino ce lo ha proposto, tutti noi sacerdoti siamo stati veramente felicissimi. Certo, la nostra gente è gente non benestante e con tanti problemi economici, ma noi attendiamo l’“obolo della vedova”. In tutte le parrocchie abbiamo organizzato delle collette durante la Messa della domenica, ed è stato chiesto al popolo chi desiderasse dare un suo contributo, una sua offerta… Noi stiamo vedendo veramente una grande generosità! Questo fatto di non volere sponsor o sostegni dalla politica era proprio per mostrare la nostra libertà di Chiesa. Per noi questa è una gioia! Vedo che questo aiuta molto, aiuta molto il nostro popolo a maturare, perché una delle piaghe del nostro popolo è quella di fare sempre riferimento agli altri, di aspettare che tutto arrivi dagli altri… Ci rimbocchiamo poco le maniche… E questa è invece una assunzione di responsabilità cui il vescovo ci ha chiamato e di questo siamo stati felici noi e il nostro popolo. I problemi non mancano e quello che io vedo come il più grave è sicuramente quello della disoccupazione giovanile: l’impegno e l’iniziativa privata è quasi nulla. Oltre ovviamente alle difficoltà della mafia... Ma la Calabria è una terra dove c’è tantissima gente onesta, che lavora, che suda….

 

Una visita alla Casa circondariale di Castrovillari, una agli ammalati dell’Hospice “San Giuseppe Moscati”, agli anziani ospiti della “Casa Serena” di Cassano all’Jonio. Nell’arco di giornata fitta di appuntamenti, Papa Francesco entrerà a contatto con alcune delle realtà socialmente più delicate e complesse dell’area. È quanto accadrà anche al pranzo, che il Papa condividerà con alcuni poveri ospitati dalla Caritas diocesana locale. Il nostro inviato, Federico Piana, he ha intervistato il direttore, Raffaele Vidiri: 

R. – Abbiamo organizzato prendendo spunto proprio da una sua frase scritta nella lettera inviataci il 18 dicembre, nella quale ci chiedeva scusa perché aveva nominato il nostro vescovo segretario generale: quella frase l’abbiamo portata in giro nella diocesi organizzando tre momenti di festa, di gioia e di preghiera nelle piazze, ai crocicchi delle strade e nelle periferie per far passare questo messaggio e cioè chiedere scusa – come il nostro vescovo ha ripreso – ai poveri, ai non credenti, agli ammalati… Molti giovani hanno partecipato e sono stati momenti sì gioiosi, ma anche di preghiera di tutto il popolo.

D. – Il Papa e l’incontro con i poveri, il pranzare con i poveri, stare vicino a loro in un momento della visita, che forse è il più alto: che senso ha per voi tutto questo?

R. – Per noi, è un gesto di grande vicinanza alla persona nella sua interezza. Naturalmente, sono momenti anche emozionanti per chi già sa che dovrà pranzare con il Papa.

D. - Possiamo raccontare che situazione c’è a livello di povertà, a livello di attenzione, che voi date ai poveri lì, a Cassano all’Jonio?

R – Sia a Cassano che nella nostra diocesi abbiamo avviato diversi progetti di attenzione a queste persone: una mensa per i poveri ad Altomonte, un centro per minori a Cassano e Castrovillari. Ultimamente, anche molte parrocchie si sono attivate, spinte anche dal vescovo e dalla Caritas diocesana, con progetti rivolti ad anziani, disabili, giovani, emarginanti e immigrati. Naturalmente, le povertà che da un paio d’anni stanno emergendo di più sono quelle legate alla mancanza del lavoro e alla difficoltà di accesso al credito per alcune famiglie che, trovandosi in difficoltà, non riescono nemmeno ad avere quei 2-3 mila euro per poter tamponare alcune spese impreviste o debiti contratti precedentemente. In programma abbiamo anche l’attivazione del microcredito, per poter dare risposta proprio a questa problematica. Riguardo, invece, alla problematica del lavoro siamo cercando di attivare sia delle borse lavoro di tre mesi per persone in difficoltà, per dare loro la possibilità di reinserirsi o poter apprendere un mestiere, sia l’utilizzo anche dei voucher per lavori sia nelle parrocchie che nelle strutture della diocesi. Non ultimo, abbiamo anche attuato un corso di giardinaggio, al quale hanno partecipato 10 persone, proprio per poter apprendere un mestiere e per far capire loro che ci sono molte possibilità e che le persone giovani hanno anche delle capacità che non sono forse sviluppate.

D. – Giovani che, tante volte, preferiscono magari abbandonare la propria terra per cercare fortuna altrove…

R. – Sì, questa problematica ancora persiste: chi decide di studiare fuori dalla propria terra e spesso – molto spesso – un’alta percentuale non rientra pur avendo qui diverse risorse da poter sfruttare.

inizio pagina

Cassano. Una giovane: mi drogavo, ora aspetto l'abbraccio del Papa

◊  

Al pranzo con i poveri, durante la visita di Papa Francesco a Cassano all'Jonio, parteciperanno anche alcuni giovani ospiti della Comunità residenziale terapeutico-riabilitativa Saman "Mauro Rostagno". Con una di loro, Debora, si è intrattenuta l’inviata, Fausta Speranza

R. – Scivolare è stato facile… Dopo è uscirne che è un pochettino più difficile. Sicuramente, ho sofferto nell’uscirne però sono fiera di essere arrivata a questo punto: fra quattro mesi finisco il programma… In due anni e mezzo non ero mai riuscita a finirlo, perché lo ho sempre interrotto per una cosa o per un’altra. Avendo un fratello tossicodipendente, per me era normale vivere in quell’ambito. E’ stato naturale, diciamo, entrare in quel circolo vizioso. Però, fortunatamente sono riuscita a capire da sola che non era una strada che mi portava ad uno sbocco… E ho deciso di smettere nel 2011: ho deciso di smettere.

D – La tossicodipendenza di per sé è un mondo di illusioni: che cosa di più ti ha fatto aprire gli occhi sulla vita reale, che magari può essere dura, può essere in qualche modo limitata, ma è comunque sempre la vita reale dove tu sei presente a te stessa…

R. – Guardi è una vita di felicità apparente quella della tossicodipendenza. Sicuramente, ti porta a far cadere delle fragilità, delle insicurezze, la vita che hai vissuto… Specialmente l’eroina ti dà una sicurezza che tu non hai, però è sempre apparente. Man mano, passano gli anni, ti rendi conto che ti distrugge sia dentro che fuori.

D. – Papa Francesco sarà qui e incontrerà ovviamente poche persone rispetto a tutte quelle che lui vorrebbe incontrare e che vorrebbero incontrarlo su questo territorio – e questo vale per ogni occasione si trova – e tu sei tra queste…

R. – Sì. Io ero già onorata del fatto che comunque potevo averlo qua. Poi, quando mi hanno comunicato che sarà a pranzo con lui… Non so: è una emozione che non ho mai provato. Mi sono sentita privilegiate ed è una cosa che non mi sono mai sentita di essere: privilegiata nella vita, mai; la felicità, mai... E a 28 anni è arrivata questa cosa! E’ una cosa particolare questo Papa, ha una luce particolare e quindi sono felicissima di questa cosa. Non vedo l’ora!

Sulla difficoltà che la struttura deve affrontare nell’assistenza ai suoi giovani ospiti si sofferma la direttrice della Comunità, Fiammetta De Salvo:

“Soprattutto combattiamo contro un sistema economico e politico che ha poca cura di queste realtà e che quindi ci mette in grosse difficoltà economico-finanziarie, non ci permette poi di andare oltre quello che già faccia e non crea un esterno capace poi di riassorbire le persone che noi cerchiamo con tanta fatica di recuperare”.

inizio pagina

Nomina episcopale negli Stati Uniti

◊  

Negli Stati Uniti, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Springfield in Massachusetts, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Timothy A. McDonnell. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Mitchell T. Rozanski, finora ausiliare dell’arcidiocesi di Baltimore. Il presule è nato il 6 agosto 1958 a Baltimore (Maryland). Ha frequentato la scuola elementare “Sacred Heart of Mary” a Dundalk, e quella secondaria della “Our Lady of Mount Carmel High School” in Essex. Compì gli studi di filosofia e teologia presso il “Theological College” dell’Università Cattolica di America a Washington. Fu ordinato sacerdote per l'arcidiocesi di Baltimore il 24 novembre 1984. Dopo l’ordinazione, ha svolto l’incarico di vice-parroco in varie parrocchie: “Saint Michael Parish” in Overlea, “Saint Anthony of Padua Parish” a Baltimore, “Saint Isaac Jogues Parish” a Baltimore, e poi fu nominato Parroco delle parrocchie gemellate “Holy Cross and Saint Mary Star of the Sea Parishes” a Baltimore e Parroco della “Saint John the Evangelist Parish” a Severna Park. È stato anche Vicario Foraneo nella contea Anne Arundel e Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale, del Comitato Arcidiocesano per le Vocazioni, del “Priest Personnel Board”, del Comitato per la Formazione Permanente del Clero e quello per la Formazione dei Laici. Finora, è Vicario per i Ministri ispanici a Baltimore. Nominato Vescovo titolare di Walla Walla ed Ausiliare di Baltimore il 3 luglio 2004, fu consacrato il 24 agosto successivo. In seno alla Conferenza Episcopale è Presidente del “Committee on Ecumenical and Interreligious Affairs”.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Iraq: attentato a Baghdad. I miliziani islamici dell'Isis sul piede di guerra

◊  

Tensione altissima in Iraq, dove il gruppo armato fondamentalista Isis, il Partito islamico dell’Iraq e del Levante, sta puntando decisamente sulla capitale Baghdad. E proprio oggi, due poliziotti sono rimasti uccisi e due feriti nell'esplosione di un'autobomba in un quartiere sciita della città. Di fronte alle richieste che arrivano da Baghdad di raid aerei americani per fermare l'avanzata dei miliziani sunniti, l'amministrazione Obama – secondo la stampa statunitense – preferirebbe l’insediamento di un nuovo governo iracheno di unità nazionale. Ma quali gli obiettivi dell’Isis, che in questo momento sembra stia combattendo contro tutto e contro tutti? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Andrea Plebani, ricercatore dell’Ispi e docente di Storia delle civiltà e delle culture politiche all’Università Cattolica: 

R. – Si trova a combattere contro tutti, perché di fatto in Siria l’Isis combatte formalmente parte dell’insurrezione che si oppone a Bashar al-Assad. Però, ha anche intensificato la propria contrapposizione con le altre formazioni dell’insurrezione siriana e addirittura con la cellula di al Qaeda presente in loco. C’è stata una frattura molto forte: al Qaeda ha espulso lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante dalla galassia qaedista. In Iraq, invece, deve far fronte alle forze lealiste vicine al premier al Maliki e deve far fronte potenzialmente ai peshmerga, i guerrieri, le forze di sicurezza curde, situate a nord, e che sono indicate come molto più capaci rispetto alle forze di sicurezza irachene. Ma deve far fronte anche in prospettiva a una forte frammentazione del fronte insurrezionale del nordovest iracheno, perché seppure ora stia collaborando con altri gruppi, gli obiettivi di medio e lungo periodo di queste formazioni sono profondamente diversi.

D. – Quale può essere ora l’obiettivo della comunità internazionale di fronte a un gruppo che sta distruggendo anche la cultura e la tradizione irachena?

R. – La comunità internazionale deve intervenire non solo contro lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria, ma anche a favore dell’Iraq, a favore di uno Stato che, comunque, esiste da oltre 90 anni, uno Stato che ha dimostrato di poter esistere e di poter favorire la convivenza fra le sue diverse comunità. Uno Stato che, però, deve essere radicalmente rinnovato rispetto a quello che abbiamo visto sorgere dopo il 2003 e anche, ovviamente, rispetto a quello antecedente al 2003: uno Stato fondato su basi comuni, con un’identità che deve essere ricostruita, con delle dinamiche che devono essere ridiscusse e ridefinite, perché quello che abbiamo visto dal 2003 in avanti è, in realtà un esperimento, se non fallito, quantomeno con fortissime crepe. E’ necessario, quindi, pensare all’Iraq su base nazionale, non più su base etno-settaria e ridefinire completamente le dinamiche locali.

inizio pagina

Allarme Ebola in Guinea. Msf: poca ricerca su virus raro

◊  

Allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’epidemia di Ebola nell’Africa occidentale. Sono aumentati del 60 per cento i casi nelle ultime due settimane: in totale 528 le persone infettate e 337 i morti dall’inizio dell’anno, massima parte in Guinea, oltre che in Liberia e Sierra Leone. Roberta Gisotti ha intervistato la dott.ssa Livia Stampellini, dell’organizzazione Medici senza frontiere, appena rientrata in Italia dalla Guinea: 

R. – La situazione è ancora molto critica, soprattutto a Guéckédou, che è un po’ l’epicentro dell’epidemia: sia i casi confermati che i decessi comunicati sono ancora molti. Questo vuol dire che il messaggio di arrivare al centro di trattamento in tempo non è stato ancora raccolto dalla popolazione. La cosa più importante nell’epidemia di Ebola è quella di interrompere una catena di trasmissione delle infezioni, ma in questo siamo ancora in grosse difficoltà, nonostante gli sforzi sia nostri sia anche di tutte le autorità locali.

D. – Perché questo virus, che già conosciamo da diversi anni, fa tanta paura?

R. – Prima di tutto perché è un virus che non ha un trattamento specifico, né un vaccino. Ha una mortalità, soprattutto il ceppo che c’è in Guinea adesso, che può arrivare fino al 95 per cento, 75-95 per cento. Secondo, la trasmissione si ha spesso in contesti familiare: la gente si infetta, perché aiuta il fratello malato o lava i suoi vestiti infetti…

D. – Le ha sottolineato che non ci sono ancora vaccini e non ci sono cure risolutive. Forse ci sono pochi investimenti da parte delle case farmaceutiche per la ricerca?

R. – Sicuramente è una malattia anche rara, nel senso che non è che c’è tutti gli anni  - per fortuna! - un’epidemia di Ebola e quindi è anche difficile da scoprire un trattamento. Poi, certo, non c’è stato né l’interesse, né la possibilità di avere una ricerca specifica. Però c’è anche da dire che i casi di questa ultima epidemia sono poco più di 300 ed è una delle più grandi che ci sia stata… Quindi è difficile, anche volendo. Poi sicuramente non c’è stato un interesse per avere un trattamento specifico.

D. – Arrivano però questi allarmi a livello internazionale dell’Organizzazione mondiale della Sanità: che cosa si può fare allora?

R. – Per curare questa epidemia?

D. – Si, che cosa si può fare? Si lancia un allarme a livello internazionale, quindi che cosa si chiede? Si chiedono fondi per campagne di informazione, per la popolazione o che altro?

R. – Sicuramente per la popolazione la cosa importante è evitare di essere infettati. Questa è la prima cosa! Bisogna quindi informarli, ma per informare delle persone che abitano in villaggi isolati, ci vuole personale e mezzi per raggiungerli. Seconda cosa: è vero che non c’è un trattamento specifico, nel senso che non c’è un antibiotico o un antivirale in questo caso specifico nei confronti del virus Ebola, però si è visto che la gente che arriva al centro di trattamento prima, può avere più possibilità di sopravvivere perché viene supportata: quindi si reidrata il paziente, si danno terapie sintomatiche, che permettono al malato e al suo sistema immunitario di sopravvivere. Quindi si cambia la prospettiva di vita del paziente! Per arrivare però a questo risultato bisogna – anche in questo caso – avere una campagna informativa e per questo, è sicuro, che ci servono dei mezzi.

D. – Quindi è importante che arrivino dei fondi mirati anche ad organismi come Medici Senza Frontiere, che affrontano questa malattia…

R. – Certo! Senza l’aiuto degli altri non ci arriveremo mai!

D. – Dott.ssa, avete un programma specifico per i prossimi mesi?

R. – Noi gestiamo centri di trattamento sia a Guéckédou, che a Konakry, che a Télimélé. Il nostro programma si articola in due punti:  trattare i singoli pazienti che giungono al centro, e poi trovare i casi di pazienti sospetti e portarli in modo sicuro, in una ambulanza adeguata, dal proprio villaggio, dal proprio domicilio al centro di trattamento il più presto possibile, evitando quindi la trasmissione dell’infezione; ed anche conduciamo un’azione - coordinata con le altre organizzazioni - di informazione nei villaggi.

inizio pagina

Primo discorso di Felipe VI, nuovo re di Spagna

◊  

Cerimonia ufficiale d’investitura in Spagna del nuovo re Felipe VI di Borbone, succeduto al padre, Juan Carlos. Il sovrano, nel suo primo discorso, quasi una sorta di programma del suo regno, ha rimarcato che in questo momento "ci vuole una monarchia rinnovata per un tempo nuovo”. Il servizio di Giancarlo La Vella

Un lungo applauso delle Cortes ha salutato il discorso del nuovo re di Spagna, Felipe VI, che ha concluso ringraziando in castigliano, catalano, basco e galiziano le varie realtà regionali della Spagna. La mia fedeltà alla Costituzione è un valore irrinunciabile, ha detto ancora Felipe, e saprò onorare il mio giuramento, in quanto la monarchia è simbolo dell'unità dello Stato e deve contribuire alla stabilità e alla convivenza. Ancora applausi per Felipe VI, quando ha reso omaggio all'eredità straordinaria del padre, re Juan Carlos, e ringraziato sua madre, la regina Sofia. Non ha mancato poi di ricordare le  vittime del terrorismo, né le difficoltà dei cittadini colpiti dal rigore della crisi economica. E ha parlato di una monarchia rinnovata per un tempo nuovo. Un progetto positivo e ambizioso, ma che forse incontrerà ancora l’opposizione delle autonomie locali, vista la freddezza con cui i presidenti dei governi catalano e basco hanno accolto il nuovo re.

inizio pagina

Splendore e dramma: l'arte siriana ai tempi del conflitto

◊  

Il conflitto siriano, che sta continuando a mietere migliaia di vittime, coinvolge anche l’immenso patrimonio artistico dell’area, vera culla della civiltà occidentale. Proprio su questo tema è stata inaugurata a Palazzo Venezia a Roma la mostra “Siria Splendore e Dramma”, organizzata dall’Associazione Priorità Cultura e dalla Missione archeologica italiana in Siria, con il patrocinio del Ministero dei beni culturali e della Soprintendenza per il patrimonio storico-artistico della città di Roma. Ce ne parla Gianmichele Laino

La bellezza di una storia a cui la cultura occidentale deve tantissimo; la tragedia di un conflitto feroce. “Siria Splendore e Dramma”, la mostra organizzata dall’associazione Priorità Cultura e dalla Missione archeologica italiana in Siria, si è aperta questa mattina a Roma a Palazzo Venezia. Il commento di Francesco Rutelli, presidente di Priorità Cultura:

La Siria è nel mezzo di un conflitto tremendo da più di tre anni. L‘aspetto umanitario è spaventoso perché ci sono stati almeno 150 mila morti e milioni di profughi. Un Paese spezzato. Il punto drammatico, però, è che in questa situazione il mondo dimentica che la Siria è culla della civiltà del mondo: vengono dalla Siria numerosi Papi, imperatori; viene dalla Siria Apollodoro di Damasco che ha costruito il Foro di Traiano, il famoso Ponte sul Danubio, forse il più grande architetto dell’umanità. Bisogna tutelare un patrimonio che non è ripetibile; il patrimonio va tramandato e va difeso con le unghie e con i denti. Qui, invece, si sta accettando la sua “polverizzazione”. Noi abbiamo condotto una campagna controcorrente, difficile, ma una campagna - io penso - intelligente, generosa, appassionata e - come si vedrà in questa mostra - particolarmente coinvolgente.

D. - Dramma umanitario e dramma culturale. Due facce della stessa medaglia…

R. - Sì. Fanno parte di una fine di civiltà che ci coinvolge tutti. Noi abbiamo anche deciso di dare con l’associazione Priorità Cultura un premio alla personalità, o all’istituzione che più si sia distinta per coraggio, per la salvezza del patrimonio siriano.

E’ un’esperienza che coinvolge i sensi a 360°. La mostra, che ripercorre tappe della storia siriana, sin dalle prime forme di scrittura, è attraversata dalle musiche del maestro Ennio Morricone e conduce alle immagini di una guerra che colpisce allo stesso modo gli esseri umani e la loro storia. La riflessione di Paolo Matthiae, direttore della Missione archeologica italiana in Siria:

R. - Ci sono luoghi a rischio, luoghi già gravemente danneggiati. Hanno avuto danni abbastanza seri ma non gravissimi, monumenti spettacolari che sono parte del patrimonio dell’Unesco. Il massimo rischio in generale lo corre la città di Aleppo ed anche per questo, con il presidente Rutelli, abbiamo lanciato nei giorni scorsi un appello affinché cinque siti simbolici del patrimonio culturale della Siria venissero completamente smilitarizzati. Noi uomini di cultura dobbiamo sostenere con fermezza che quando si raggiungerà la pace - ci vuole una pace giusta per il popolo siriano - non possiamo far trovare a questo popolo le macerie del proprio Paese, del proprio passato.

inizio pagina

Migranti. P. La Manna: solidarietà doverosa, indifferenza indegna

◊  

Nel mondo si celebra domani la Giornata mondiale del rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite. “Chi chiede asilo lo chiede a te. La vera sicurezza è l’ospitalità” è il titolo della campagna di sensibilizzazione lanciata dal Centro Astalli, che ieri ha organizzato un colloquio sulle migrazioni presso l’Università Gregoriana di Roma. Il servizio di Elvira Ragosta

L’esperienza del Centro Astalli con i rifugiati e gli spazi di umanità che a Milano "La Casa della Carità" offre a circa 150 migranti ogni giorno: due esempi di solidarietà che in occasione della Giornata mondiale del rifugiato fanno il punto sull’accoglienza ai richiedenti asilo. Padre Giovanni La Manna, presidente del centro Astalli:

"L’accoglienza è uno strumento che aiuta ed è doverosa, non solo nei confronti dei rifugiati ma di tutti coloro che sono in difficoltà. Se noi vivessimo consapevoli di essere parte di un’unica comunità, nessuno rimarrebbe solo, nessuno rimarrebbe nel bisogno e nessuno morirebbe in mare nell’indifferenza di troppi. La nostra vera povertà è culturale ed umana e non riguarda solo noi italiani. Il Papa ha avuto parole forti a Santa Maria in Trastevere: è un’Europa ferma e scoraggiata, ma soprattutto ha perso di vita le radici ed è fondamentale recuperare e ritornare alle radici dei valori che l’hanno ispirata per risollevarci".

Passano per Milano, accolti nella Casa della Carità, molti dei rifugiati che sognano un futuro oltre l’Italia. Padre Virginio Colmegna racconta di aver visto volti e ascoltato storie di oltre 90 nazionalità diverse:

"E’ un dramma. Chi si trova nella Stazione centrale lo vede, nel senso che stiamo dando ospitalità temporanea perché poi queste persone vogliono andare da altre parti, chiedono una protezione umanitaria ed europea, altrimenti vanno di nuovo in mano ai 'passatori' e quindi, vengono strumentalizzati ancora. Però, la sollecitazione europea non è per scaricare sull’Europa la responsabilità: è per sentirci parte dell’Europa e quindi parte di responsabilità e non di egoismi tipo 'stiano a casa loro', come ho sentito da qualcuno. Questa è un’affermazione indegna, dal punto di vista di civiltà culturale".

Sono tantissime le storie di chi, attraverso il Mediterraneo, ha lasciato un Paese in guerra ed è riuscito ad arrivare in Italia, sfidando la sorte su barconi guidati da trafficanti senza scrupoli. Da gennaio a giugno di quest’anno, i migranti giunti sulle coste siciliane sono stati più di 58 mila: 9 mila, secondo i dati di Save the Childern, i minori accompagnati, quasi tutti siriani. La maggior parte tratti in salvo dall’operazione "Mare Nostrum", sulla cui prosecuzione si è aperto in questi giorni un dibattito. L’onorevole Enrico Letta, ex presidente del Consiglio italiano:

"Mare Nostrum" è stata un’operazione importante, ha salvato tante vite umane. 'Mare Nostrum' ha portato 130 trafficanti di morte in carcere e ha mostrato il volto migliore dell’Italia. Chi lo critica secondo me sbaglia. Poi, in un momento in cui l’instabilità nel Mediterraneo è così drammatica c’era assolutamente bisogno di dare questo segnale. Credo che dobbiamo riflettere bene su questo e non dare giudizi superficiali che sono sbagliati.

inizio pagina

Congresso della Federazione Scuole Materne

◊  

Lo Stato risparmia con le scuole paritarie. Ogni bambino che frequenta un istituto dell'infanzia privato costa alle istituzioni circa 450 euro all'anno, contro i seimila di ogni alunno della scuola statale. E’ emerso dal Congresso della Federazione scuole materne, la Fism, che si è aperto ieri a Roma. Ieri mattina, gli organismi della Federazione sono stati ricevuti dal Papa a margine dell’udienza. Il servizio di Alessandro Guarasci: 

Un vero esercito educativo, che però chiede una vera parità scolastica. La Fism raccoglie 7.800 scuole dell'infanzia no profit paritarie, di ispirazione cristiana, presenti in 4.800 Comuni italiani con quasi 500 mila alunni. Sette genitori su dieci le scelgono, perché pensano che questi istituti siano portatori di valori. Per questo, la Fism chiede allo Stato e agli enti locali di liberare risorse. Luigi Morgano, segretario della Fism:

“Nel novero del conteggio del patto di stabilità, tutto ciò che viene speso per la scuola, tutta la scuola – statale e non statale – bisogna che non venga annoverato”.

Insomma, servono fondi da dedicare alle attività educative e all’edilizia anche per le scuole paritarie. Passi in avanti sul fronte della parità ne sono stati fatti, ma la strada è ancora lunga. Mons. Angelo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ricorda l’incontro del Papa con le scuole, il 10 maggio scorso a Piazza San Pietro:

“Vivere in un Paese dove ci sia un vero pluralismo maturo, non dove ci siano dei confronti che mortificano, dove una realtà mortifica l’altra, ma dove ogni realtà deve poter esprimere chiaramente se stessa. Questo è ciò cui dobbiamo puntare. E credo che il Papa ci abbia dato una grande lezione, in questo senso”.

inizio pagina

Stati generali cultura: da luglio musei gratis una domenica al mese

◊  

Dal 1 luglio musei gratis la prima domenica del mese e aperture fino alle 22 il venerdì sera, mentre scompare la gratuità per gli over 65. Le novità sono state annunciate a Roma dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, nel corso degli Stati generali della cultura promossi dal Sole 24 Ore sul tema “Valorizzare il patrimonio. Ora o mai più”. C’era per noi Paolo Ondarza: 

Per ogni euro investito in cultura c’è un guadagno di 1 euro e 70 in una altro settore economico. Il ministro Dario Franceschini porta questo esempio per dire ancora una volta che quello di cui è titolare, il Mibact, è il ministero economico più importante per l’Italia:

“Questa è la risorsa che ci può rendere competitivi e vincenti”.

Troppi i tagli alla cultura operati da governi di ogni colore nel passato, secondo Franceschini:

“Adesso si è fermata la stagione dei tagli, dobbiamo andare alla stagione degli investimenti”.

Per questo il ministro annuncia l’intenzione di affiancare alla tutela, la promozione della cultura italiana:

“C’è una norma che prevede che a fianco del sovrintendente nei grandi musei, si affianchi una figura manageriale”.

Presente agli Stati Generali il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci secondo il quale più che promuovere i manager nei musei, serve valorizzare il ruolo delle sovrintendenze:

“E’ una costa straordinaria il sistema delle Sovrintendenza italiane: e ora vogliamo buttarla via? Quando un sovrintende è bravo e serie sa benissimo condurre i suoi musei, risparmiando al meglio”.

Priorità del governo non è solo la conservazione del patrimonio, ma anche dare spazio ai giovani talenti. Ancora Franceschini:

“Ci sarà un grande investimento sull’arte e sull’architettura contemporanea, perché dobbiamo guardare avanti, oltre alla tutela”.

 Rivoluzione in arrivo infine per quanto riguarda l’accesso ai musei italiani:

“Ci sarà ogni mese la prima domenica gratuita in tutti i musei e una serata alla settimana – il venerdì – in cui tutti i grandi musei saranno aperti fino alle 22.00”.

inizio pagina

P. Marchesini riceve dall'Onu il World Population Award

◊  

Un missionario dehoniano, il 12 giugno a New York, è stato insignito dall’Onu con il prestigioso riconoscimento del “World Population Award”. Padre Aldo Marchesini, 72 anni, bolognese, impegnato negli ospedali del Mozambico dal 1970, ha ricevuto l’importante premio per il suo impegno in campo sanitario in uno dei Paesi più poveri del mondo. Le sue parole nel servizio di Luca Tentori

Una vita missionaria a tutto campo, quella di padre Aldo Marchesini, che in 40 di apostolato in Africa ha affrontato anche un rapimento e diverse carcerazioni. Ma il suo contributo maggiore, sulle vie del Vangelo, è stato quello offerto alle donne povere di quelle terre, segnate spesso da problemi legati a parti difficili. E per questo l’Onu gli ha riconosciuto il “World Population Award”, istituito nel 1981, per premiare persone e organizzazioni che si sono distinti nel migliorare la salute della popolazione mondiale:

“Mi sono dedicato a trattare i malati, specialmente quelli di tipo chirurgico, e poi a insegnare ai giovani medici e infermieri. L’attività di insegnamento si fa con la vita, con i commenti, le domande. Ultimamente, la mia vita è stata dedicata alle donne che hanno un problema alla fistola vescico-vaginale dovuto al parto prolungato. Queste donne sono rifiutate dalla società perché perdono sempre urina. Da sole non guariscono, occorre che siano operate. Finalmente, in questi ultimi anni c’è stata una presa di coscienza da parte delle autorità sanitarie mondiali e hanno scelto questa infermità come prioritaria nel terzo millennio. Hanno sollecitato i governi a fare qualcosa per migliorare. Vedere queste donne, rigettate da tutti, che fanno l’operazione e guariscono è una nuova vita che comincia. Questa soddisfazione è impagabile”.

Nel 2003, padre Aldo Marchesini scopre di essere affetto dall’Hiv, contratto nelle operazioni di alcune donne partorienti sieropositive. Non volle tornare in Italia per curarsi, perché riteneva ingiusto che le popolazioni africane non potessero accedere ai farmaci salvavita per quella terribile malattia. Si è battuto per portare quei medicinali nei suoi ospedali e cercare di lottare e guarire davanti alla sua gente. Considerò quell’esperienza una grazia per poter capire dal di dentro cosa si prova nella malattia. “Gesù mi ha condotto alle periferie della terra – ha detto durante la cerimonia di consegna del riconoscimento all’Onu lo scorso 12 giugno – Vivere con i più poveri è un’esperienza straordinaria, perché poco a poco si comprende, come diceva Gesù, che  i sapienti e gli intelligenti non riescono a capire i segreti del mondo, aperti invece ai piccoli ed i poveri”. Ma ora cosa farà al suo ritorno, negli ospedali in terra di missione?

“In Mozambico, mi attende molto lavoro. Là di lavoro ce ne è sempre, ce ne è un’infinità. Riprendo la mia vita di tutti i giorni”.

Una vita bella perché, come ha detto a conclusione della cerimonia al Palazzo di Vetro di New York: “Penso che poter lavorare con i poveri sia una delle fortune più grandi che si possano avere”.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



L'arcivescovo di Mosul: "La guerra non risolve i problemi"

◊  

“Nei villaggi della Piana di Ninive che hanno accolto parte della popolazione fuggita da Mosul, la situazione peggiora di giorno in giorno. Da due giorni manca l'acqua e l'elettricità. Comincia a scarseggiare il carburante. E la scorsa notte una parte di Mosul è stata bombardata, provocando un nuovo esodo di civili”. Così l'arcivescovo caldeo di Mosul Amel Shamon Nona descrive all'agenzia Fides il progressivo deterioramento delle condizioni di vita della popolazione dopo l'offensiva che ha posto la città sotto il controllo dei miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.

Ieri, in tutte le comunità caldee del mondo si è osservata una Giornata di preghiera e di digiuno per la pace in Iraq indetta dal patriarca Louis Raphael I Sako. “Qui nel villaggio di Tilkif” riferisce mons. Nona “abbiamo pregato con i bambini e le famiglie, chiedendo al Sacro Cuore di Gesù di custodire la pace anche nei nostri cuori, e di preservare tutti i nostri connazionali dalla violenza e dalla guerra”.

Riguardo alle congetture su possibili interventi militari di potenze straniere nel frangente convulso vissuto dall'Iraq, l'arcivescovo caldeo di Mosul ricorda che “qui in Iraq già tante volte abbiamo visto che la guerra e gli interventi militari non risolvono niente e i problemi, presto o tardi, riesplodono in maniera ancora più devastante. Occorre con pazienza trovare una lingua comune e strumenti di dialogo in grado di coinvolgere tutti gli iracheni”.

Intanto nella piana di Ninive ha realizzato un primo sopralluogo esplorativo una squadra di responsabili dell'Unicef, allo scopo di promuovere fin nei prossimi giorni iniziative di supporto a vantaggio dei bambini e dei ragazzi coinvolti nell'esodo dalle zone di conflitto. Nell'ufficio Unicef di Erbil operano circa 50 persone. “La nostra priorità” riferisce a Fides il medico triestino Marzio Babille, rappresentante Unicef per l'Iraq “è quella di tutelare l'infanzia irachena con un'attenzione particolare alle comunità minoritarie che in quest'area sono state penalizzate da tempo, e ora vivono l'esperienza traumatica di dover fuggire dalle proprie case”. (R.P.)

inizio pagina

Quinto anno di carcere per Asia Bibi accusata di blasfemia

◊  

Il 19 giugno del 2009, la donna cattolica pakistana Asia Bibi veniva presa in custodia dalla polizia per una presunta offesa al profeta Maometto denunciata da alcune donne musulmane del suo villaggio nella provincia del Punjab. Formalmente incriminata il mese successivo - riporta l'agenzia Misna - e condannata a morte per blasfemia in prima istanza l’11 novembre 2010, da allora ha trascorso in carcere, spesso in isolamento per tutelarne l’incolumità, il tempo dell’attesa dell’avvio del processo d’appello. Non solo allontanatosi più volte, ma ora nemmeno più previsto dall’Alta Corte di Lahore competente per territorio.

I giudici pakistani infatti, intimiditi e intimoriti da possibili rappresaglie dei fondamentalisti islamici, finora si sono sottratti alla responsabilità di trattare il suo caso: decidere su Asia Bibi – soprattutto su una eventuale assoluzione – per loro può essere rischioso. Meglio declinare. Gli avvocati difensori, dal canto loro, hanno confermato che faranno tutti i passi necessari, come un’istanza al presidente della Corte, perché il caso venga normalmente calendarizzato.

Continua così il calvario di questa donna di umili origini, separata dai cinque figli e dal marito, sostenuta dalla fede, ma anche dalla speranza che la sua vicenda possa servire alla causa della convivenza in un Paese assediato da estremismi, radicalismo religioso e terrorismo. Per la sua liberazione c’è stata una mobilitazione a livello mondiale. 

Il 1° gennaio di quest'anno, è stata resa nota una sua lettera inviata a Papa Francesco, in cui la donna esprime riconoscenza a tutta la comunità cristiana che ha pregato per lei. "Sono molto grata a tutte le Chiese che stanno pregando per me e si battono per la mia libertà. Non so quanto potrò andare ancora avanti".  Per la sua liberazione infatti è in atto una mobilitazione a livello mondiale.

inizio pagina

Chiese europee: promuovere pace, diritti, difesa della vita

◊  

“Il ruolo e il peso che il Consiglio d’Europa assume presso le nazioni europee (CdE), non solo in termini politici ma soprattutto a livello sociale e culturale, è tale che è apparso opportuno recarci a Strasburgo. Intendiamo così comprendere meglio il funzionamento” del CdE (istituzione sovranazionale fondata nel 1949), “approfondire la nostra mutua conoscenza e portare la voce delle nostre realtà ecclesiali”. Mons. Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) - riferisce l'agenzia Sir - chiarisce location e argomenti del 42° incontro dei Segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa, che si apre nella città alsaziana e si chiuderà il 22 giugno.

“Crediamo infatti che la missione di promozione e protezione dei diritti dell’uomo, dello stato di diritto e della democrazia, che sono alla base del Consiglio d’Europa, assuma - afferma da Cunha - pieno significato nella misura in cui promuove la pace, lo sviluppo integrale dell’uomo, la difesa della libertà e della vita che sono al cuore della missione della Chiesa”. In questo “comune impegno, è urgente che i cristiani e le Chiese diventino sempre più coscienti e competenti delle questioni che sono affrontate a livello europeo, siano ascoltati come rappresentanti della società civile e diventino protagonisti nei luoghi dove si prendono le decisioni”. 

Con i suoi 47 Paesi membri, il Consiglio d’Europa “corrisponde - si legge in una nota Ccee - all’idea di un continente dall’Atlantico agli Urali, fatto di nazioni e popoli che hanno condiviso ben oltre che una storia di sofferenza e guerre, ma una cultura, tradizioni, aspirazioni e ideali alla cui base sono stati i valori e la fede che il cristianesimo ha promosso, e continua a promuovere da oltre duemila anni”.

I lavori si aprono al Centro St. Thomas, a due passi dal “quartiere europeo” che ospita lo stesso CdE e la sede del Parlamento europeo, e saranno aperti dall’arcivescovo di Strasburgo, mons. Jean-Pierre Grallet. Seguiranno gli interventi del segretario generale della Conferenza episcopale di Francia, mons. Olivier Ribadeau Dumas, dello stesso mons. da Cunha e l’introduzione al tema da parte di mons. Ignazio Ceffalia della Missione permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa con un intervento su “Il Consiglio d’Europa e le sfide per la Chiesa”. (R.P.)

inizio pagina

P. Leocir Pessini nuovo superiore generale dei Camilliani

◊  

Brasiliano di 59 anni, il nuovo superiore generale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani) è stato eletto a grande maggioranza dal capitolo generale straordinario dell’Ordine.

Nato il 14 maggio del 1955 a Santa Catarina in Brasile - riferisce l'agenzia Misna - padre Pessini ha emesso la prima professione nel 1975, la professione perpetua nel 1978, ed è stato ordinato sacerdote nel 1980.

Laureato in Filosofia nell’ateneo “Nostra Signora Assunta” di San Paolo in Brasile e in Teologia alla Pontificia Università Salesiana di Roma, si è specializzato in Educazione clinica pastorale, Teologia Morale e Bioetica.

È vice-rettore del Centro universitario “San Camillo” di San Paolo e presidente del Camillian organization, che riunisce 56 ospedali brasiliani. Ricopre l’incarico di direttore editoriale in due riviste scientifiche e ha all’attivo diverse pubblicazioni sui temi della bioetica, della pastorale della salute e dell’umanizzazione delle cure.

Il Capitolo straordinario ha voluto essere “il desiderio di tutti è lasciarsi alle spalle le note vicende che hanno riguardato l’Ordine negli ultimi mesi e guardare avanti con rinnovato impegno”

Il compito del nuovo Superiore generale sarà “aiutare i religiosi sparsi nei 40 Paesi del mondo e la grande famiglia di San Camillo a far “ri-nascere” l’entusiasmo e la gioia di servire i malati e i poveri, come hanno fatto ininterrottamente in questi quattro secoli di vita”. (R.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 170

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.