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Sommario del 05/06/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • L'incontro del Papa con Aram I: ferite del popolo armeno, ferite di Cristo
  • Il Papa: senza integrazione, zingari vittime della schiavitù
  • Il Papa: no ai cristiani uniformisti, alternativisti e vantaggisti
  • D-Day. Il Papa: riconoscenza a quanti lottarono contro barbarie nazista
  • Nuove nomine all'Autorità d'Informazione Finanziaria
  • Tweet del Papa: come il Buon Samaritano, non vergogniamoci di toccare le ferite di chi soffre
  • Francesco alle esequie del card. Lourdusamy in San Pietro
  • Altre udienze di Papa Francesco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Plebiscito per Assad. Usa: voto senza senso, Mosca conferma sostegno
  • Crisi ucraina al centro del G7, possibili nuove sanzioni a Mosca
  • Giornata dell'Ambiente: l'economia verde al servizio dello sviluppo
  • Festival dell'arte: l'Iraq promotore della pace e del dialogo
  • Devianza minorile in Italia: in calo i ragazzi detenuti
  • La bellezza del matrimonio al centro di un convegno a Bologna
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il presidente Napolitano auspica revisione sentenza contro Meriam
  • La difesa della vita al centro della Plenaria dei vescovi svizzeri
  • Messaggio dei vescovi del Canada per la Solennità di Pentecoste
  • Boves: va avanti Causa Beatificazione sacerdoti uccisi dai nazisti
  • I vescovi francesi lanciano il “Digiuno climatico”
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'incontro del Papa con Aram I: ferite del popolo armeno, ferite di Cristo

    ◊   Le speranze e l’impegno condivisi nel cammino in corso verso l’unità. E’ questo che il Papa ha voluto sottolineare nel suo discorso a sua Santità Aram I, Catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia, ricevuto stamane in Vaticano. Tra i due anche una riflessione sulla storia di sofferenza e di prove vissute dal popolo e dalla Chiesa armena. Infine, la preghiera comune nella Cappella Redemptoris Mater. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo! (Rm 1,7). Benvenuti alle soglie dei Santi Apostoli Pietro e Paolo!”.

    Il saluto fraterno del Papa si muta subito in un ringraziamento al Catholicos della Grande Casa di Cilicia e alla Chiesa che rappresenta, ”per le relazioni fraterne che ci uniscono”, afferma Francesco, ”per il loro continuo progresso”, ma anche per l’impegno di Aram I per la causa dell’unità tra i credenti in Cristo:

    “Mi sento di dire che, in questo cammino verso la piena comunione, condividiamo le stesse speranze e lo stesso impegno responsabile, consapevoli di camminare così nella volontà del Signore Gesù Cristo”.

    L’unità visibile della Chiesa è stata auspicata, nel suo discorso, dallo stesso Aram I, unità, ha detto, mai separabile dalla “realtà missionaria”, “vocazione sacra su cui non si può “scendere a compromessi”. Da qui il riferimento alle avversità e alle persecuzioni che hanno segnato la vita della Chiesa, in particolare quella cristiana in Medio Oriente, ma anche alle sofferenze degli armeni dei primi del ‘900. Una storia “di prove accettate coraggiosamente per amore di Dio” rimarca anche il Papa nel suo discorso:

    “La storia di emigrazione, persecuzione e martirio di così numerosi fedeli ha lasciato ferite profonde nei cuori di tutti gli Armeni. Le dobbiamo vedere e venerare come ferite del corpo stesso di Cristo: proprio per questo esse sono anche causa di incrollabile speranza e di fiducia nella misericordia provvidente del Padre”.

    Quanto bisogno c’è di fiducia e speranza, rimarca il Papa, sia tra i fratelli cristiani del Medio Oriente, ”in particolare coloro che vivono in zone martoriate dal conflitto e dalla violenza” sia tra noi “cristiani che pur non affrontando tali difficoltà” spesso rischiamo di perderci nei deserti dell’indifferenza e della dimenticanza di Dio”, nel conflitto tra fratelli, o nelle battaglie interiori contro il peccato:

    “Come seguaci di Gesù dobbiamo imparare a portare con umiltà gli uni i pesi degli altri, aiutandoci così a vicenda ad essere più cristiani, più discepoli di Gesù. Camminiamo quindi insieme nella carità, come Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore (cfr Ef 5,1-2)”.

    L’invocazione finale del Pontefice con lo sguardo rivolto all’imminente festa della Pentecoste, è per l’aiuto dello Spirito Santo e per il suo intervento “affinché rinnovi la faccia della terra, sia forza per risanare le ferite del mondo e riconciliare i cuori di ogni uomo con il Creatore”:

    “Sia Lui, il Paraclito, ad ispirare il nostro cammino verso l’unità, sia Lui ad insegnarci come alimentare i legami di fraternità che già ci uniscono nell’unico battesimo e nell’unica fede”.

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    Il Papa: senza integrazione, zingari vittime della schiavitù

    ◊   Una realtà complessa, spesso ai margini della società che, in assenza di un aiuto per l’integrazione, è spesso vittima della schiavitù. E’ quella del popolo zingaro, chiamato - secondo il Papa - a contribuire al bene comune nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno”. Il Pontefice ha pronunciato queste parole ricevendo in Sala Clementina i partecipanti all’incontro “La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie”, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    “A volte visti con ostilità e sospetto, ai margini della società, gli zingari sono scarsamente coinvolti nelle dinamiche politiche, economiche e sociali”, lo constata il Papa che parla di “realtà complessa”, ma certo chiamata a contribuire al bene comune nell’osservanza di diritti e doveri. Francesco mette in guardia dal disprezzo verso queste persone citando episodi di vita quotidiana:

    “Io ricordo tante volte, qui a Roma, quando salivano sul bus alcuni zingari, l’autista diceva: 'Guardate i portafogli!'. Questo è disprezzo! Forse sarà vero, ma è disprezzo”.

    Tutti devono sentirsi interpellati nel porre al centro dell’attenzione la dignità della persona umana. Il Pontefice chiede che accanto all’azione solidale in favore del popolo zingaro svolta dalla Chiesa, vi sia l’impegno di istituzioni e comunità internazionale nell’individuare progetti volti al miglioramento della qualità di vita. Se infatti l’intera società è danneggiata dalla mancanza di strutture educative, di formazione culturale e professionale, dal difficile accesso all’assistenza sanitaria, dalla discriminazione nel mercato del lavoro e dalla carenza di alloggi dignitosi, tali piaghe colpiscono maggiormente i gruppi più deboli, facili vittime di nuove forme di schiavitù:

    "Sono infatti le persone meno tutelate che cadono nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di diverse forme di abuso. Gli zingari sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona nelle varie dimensioni del vivere civile".

    A tal proposito Papa Francesco valorizza la sollecitudine e il contributo specifico della Chiesa. “Il Vangelo – spiega – è annuncio di gioia per tutti, specialmente deboli ed emarginati”.

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    Il Papa: no ai cristiani uniformisti, alternativisti e vantaggisti

    ◊   La Chiesa “non è rigida”, la Chiesa “è libera”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco alla Messa mattutina a Casa Santa Marta. Nel sua omelia, il Pontefice ha messo in guardia da tre gruppi di persone che pretendono di chiamarsi cristiani: gli “uniformisti”, gli “alternativisti” e i “vantaggisti”. Per costoro, ha osservato, “la Chiesa non è casa loro”, la prendono “in affitto”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Gesù prega per la Chiesa e chiede al Padre che tra i suoi discepoli “non ci siano divisioni e liti”. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo del giorno per soffermarsi proprio sull’unità nella Chiesa. “Tanti – ha osservato – dicono di essere nella Chiesa”, ma “sono con un piede dentro” e “l’altro ancora non è entrato”. Si riservano, così, la “possibilità di essere in ambedue i posti”, “dentro e fuori”. “Per questa gente – ha ammonito Francesco – la Chiesa non è la loro casa, non la sentono come propria. Per loro è un affitto”. Ci sono “alcuni gruppi – ha ribadito – che affittano la Chiesa, ma non la considerano la loro casa”. Il Papa ha, dunque, enumerato tre gruppi di cristiani: nel primo ci sono “quelli che vogliono che tutti siano uguali nella Chiesa”. “Martirizzando un po’ la lingua italiana”, ha scherzato, potremmo definirli gli “uniformisti”:

    “L’uniformità. La rigidità. Sono rigidi! Non hanno quella libertà che dà lo Spirito Santo. E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo con la loro dottrina, la loro dottrina di uguaglianza. E Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse così rigida. Mai. E questi, per tale atteggiamento, non entrano nella Chiesa. Si dicono cristiani, si dicono cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa”.

    Un altro gruppo – ha proseguito – è fatto di quelli che hanno sempre una propria idea, "che non vogliono che sia come quella della Chiesa, hanno un’alternativa”. Sono, ha detto il Papa, gli “alternativisti”:

    “Io entro nella Chiesa, ma con questa idea, con questa ideologia. E così la loro appartenenza alla Chiesa è parziale. Anche questi hanno un piede fuori della Chiesa. Anche per questi la Chiesa non è casa loro, non è propria. Affittano la Chiesa ad un certo punto. Al principio della predicazione evangelica ce n’erano! Pensiamo agli gnostici, che l’Apostolo Giovanni bastona tanto forte, no? ‘Siamo... sì, sì... siamo cattolici, ma con queste idee’. Un’alternativa. Non condividono quel sentire proprio della Chiesa”.

    E il terzo gruppo, ha detto, è di quelli che “si dicono cristiani, ma non entrano dal cuore nella Chiesa”: sono i “vantaggisti”, quelli che “cercano i vantaggi, e vanno alla Chiesa, ma per vantaggio personale, e finiscono facendo affari nella Chiesa”:

    “Gli affaristi. Li conosciamo bene! Ma dal principio ce n’erano. Pensiamo a Simone il Mago, pensiamo ad Anania e a Saffira. Questi approfittavano della Chiesa per il proprio profitto. E li abbiamo visti nelle comunità parrocchiali o diocesane, nelle congregazioni religiose, alcuni benefattori della Chiesa, tanti, eh! Si pavoneggiavano di essere proprio benefattori e alla fine, dietro il tavolo, facevano i loro affari. E questi, anche, non sentono la Chiesa come madre, come propria. E Gesù dice: ‘No! La Chiesa non è rigida, una, sola: la Chiesa è libera!’”.

    Nella Chiesa, è stata la sua riflessione, “ci sono tanti carismi, c’è una grande diversità di persone e di doni dello Spirito!”. Il Signore, ha proseguito Papa Francesco, ci dice: “Se tu vuoi entrare nella Chiesa, che sia per amore”, per dare “tutto il cuore e non per fare affari a tuo profitto”. La Chiesa, ha rimarcato, “non è una casa da affittare”, la Chiesa “è una casa per vivere”, “come madre propria”.

    Il Papa riconosce che questo non è facile, perché “le tentazioni sono tante”. Ma, ha evidenziato, a fare l’unità nella Chiesa, “l’unità nella diversità, nella libertà, nella generosità soltanto è lo Spirito Santo”, “questo è il suo compito”. Lo Spirito Santo, ha soggiunto, “fa l’armonia nella Chiesa. L’unità nella Chiesa è armonia”. Tutti, ha osservato, “siamo diversi, non siamo uguali, grazie a Dio”, altrimenti “sarebbe un inferno!”. E “tutti siamo chiamati alla docilità allo Spirito Santo”. Proprio questa docilità, ha detto il Papa, è “la virtù che ci salverà dall’essere rigidi, dall’essere ‘alternativisti’ e dall’essere ‘vantaggisti’ o affaristi nella Chiesa: la docilità allo Spirito Santo”. Ed è proprio “questa docilità che trasforma la Chiesa da una casa in affitto ad una casa propria”.

    “Che il Signore – ha concluso il Pontefice – ci invii lo Spirito Santo e che faccia questa armonia nelle nostre comunità - comunità parrocchiali, diocesane, comunità dei movimenti - che sia lo Spirito a fare questa armonia, perché come diceva un Padre della Chiesa: Lo Spirito, Lui stesso è l’armonia”.

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    D-Day. Il Papa: riconoscenza a quanti lottarono contro barbarie nazista

    ◊   Nel 70.mo del D-Day, Papa Francesco rende omaggio ai soldati che sbarcarono “sulle spiagge della Normandia per lottare contro la barbarie nazista e liberare la Francia occupata”. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin – indirizzato al cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, a mons. Jean Claude Boulanger, vescovo di Bayeux-Lisieux, e a quanti commemorano la ricorrenza – il Papa rammenta anche “i soldati tedeschi trascinati in questo dramma, così come tutte le vittime” della Seconda Guerra Mondiale. E’ “opportuno”, sottolinea il Pontefice, che “le generazioni presenti esprimano la loro riconoscenza” a tutti coloro che hanno sopportato “sacrifici così pesanti”.

    E’ attraverso la “trasmissione della memoria e l’educazione”, soggiunge, che è possibile costruire un futuro migliore. Questo 70.mo dello sbarco in Normandia, afferma Francesco, “ci ricorda che l'esclusione di Dio dalla vita delle persone e delle società non può che portare morti e sofferenze”. Le nazioni europee, prosegue il telegramma, “possono trovare nel Vangelo di Cristo, Principe della Pace, la radice della propria storia e la fonte di ispirazione” per instaurare relazioni “sempre più fraterne e solidali”. Il Papa affida, infine, questo cammino di pace a Santa Teresa Benedetta della Croce, co-patrona dell'Europa. (A cura di Alessandro Gisotti)

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    Nuove nomine all'Autorità d'Informazione Finanziaria

    ◊   Il Papa ha nominato per un quinquennio i quattro nuovi membri del Consiglio direttivo dell'Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria. Provengono da vari continenti, a ben rappresentare la dimensione internazionale dell’organismo che sta continuando a siglare Protocolli d’Intesa con istituzioni analoghe negli altri Paesi impegnate nella lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. I nuovi membri sono: la dott.ssa Maria Bianca Farina, amministratore delegato di Poste Vita e di Poste Assicura (Italia); il dott. Marc Odendall, amministratore di Fondazioni e consulente finanziario per il settore filantropico (Svizzera); Joseph Yuvaraj Pillay, presidente del Consiglio dei Consultori del Presidente della Repubblica di Singapore (Singapore); il dott. Juan C. Zarate, senior advisor presso il Centro per Studi strategici e internazionali (CSIS) e docente di giurisprudenza ad Harvard (Stati Uniti d'America).

    Il Pontefice ha ringraziato i quattro membri uscenti: il prof. Claudio Bianchi, il prof. Marcello Condemi, il prof. Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, l’avv. Francesco De Pasquale e il dott. Cesare Testa.

    A sua volta, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha nominato vice direttore ad interim dell'Autorità di Informazione Finanziaria il dott. Tommaso Di Ruzza, finora aiutante di Studio nella medesima Autorità.

    Nel novembre scorso, Papa Francesco aveva approvato il nuovo Statuto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, adeguando la struttura interna alle funzioni che essa è chiamata a svolgere. In particolare, il nuovo Statuto distingue i ruoli e le responsabilità del presidente, del Consiglio direttivo e della Direzione, per assicurare che l'Aif possa svolgere più efficacemente le proprie funzioni, con piena autonomia ed indipendenza e coerentemente con il quadro istituzionale e giuridico della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

    Si tratta di una serie di misure con cui Papa Francesco ha rafforzato ulteriormente il quadro istituzionale vaticano per prevenire e contrastare le potenziali attività illecite in materia finanziaria, conferendo all'Aif, oltre alle funzioni che essa già aveva sulla base del Motu Proprio di Benedetto XVI del 30 Dicembre 2010, la funzione della vigilanza prudenziale degli enti che svolgono professionalmente attività di natura finanziaria.

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    Tweet del Papa: come il Buon Samaritano, non vergogniamoci di toccare le ferite di chi soffre

    ◊   “Come il Buon Samaritano, non vergogniamoci di toccare le ferite di chi soffre, ma cerchiamo di guarirle con amore concreto”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account Twitter @Pontifex.

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    Francesco alle esequie del card. Lourdusamy in San Pietro

    ◊   Dall’India a Roma, fedele servitore della Chiesa: cosi il cardinale Angelo Sodano ha ricordato stamane il porporato indiano Simon Lourdusamy, nella Messa esequiale officiata dal decano del Collegio cardinalizio nella Basilica Vaticana. Al termine della celebrazione eucaristica, il Papa ha presieduto il Rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio in omaggio al prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, scomparso - lunedì scorso a Roma - all’età di 90 anni.

    “Sacerdote zelante, lavorò per più di dieci anni – ha ricordato il cardinale Sodano - nella sua cara arcidiocesi di Pondicherry e poi, per quasi un decennio, fu pastore dell’arcidiocesi di Bangalore. Accettò poi con generosità la chiamata del Papa Paolo VI che lo voleva qui a Roma, per lavorare nella Congregazione missionaria di Propaganda Fide. Qui, per un ventennio dedicò le sue energie per la grande causa dell’evangelizzazione dei popoli, fino a quando, provato dalla malattia, continuò a servire la Chiesa con la preghiera e la sofferenza, con un atteggiamento di grande serenità”.

    Il cardinale Sodano ha quindi sottolineato come ogni celebrazione eucaristica per i defunti sia occasione per alimentare la fede nella vita eterna. “La Chiesa sa che il senso dell’eternità - ha osservato - si va atrofizzando anche nella coscienza di molti suoi figli e nella liturgia per i defunti vuole, quindi, richiamarci a questo cardine fondamentale della nostra fede”.

    Alla fine della Messa, il noto inno della liturgia dei defunti: “In Paradisum deducant te Angeli”. “Sì, caro cardinale Lourdusamy - ha concluso il porporato - tutti gli Angeli ed i Santi ti accompagnino in Paradiso!”.

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    Altre udienze di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani in udienza mons. Charles Daniel Balvo, nunzio apostolico in Kenya e in Sud Sudan; Osservatore Permanente della Santa Sede presso gli Organismi delle Nazioni Unite per l’Ambiente e gli Insediamenti Umani; il signor Doug Coe, del National Prayer Breakfast, e Seguito.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Fiducia e speranza: al catholicos Aram il Papa ricorda la storia di prove e sofferenze del popolo armeno.

    Dall'ostilità all'integrazione: Papa Francesco denuncia le nuove forme di schiavitù di cui sono vittime gli zingari.

    Voi cosa fate per la pace?: nel settantesimo anniversario dello sbarco delle forze alleate sulle spiagge della Normandia, il discorso tenuto il 5 giugno 2004 dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e decano del collegio cardinalizio, Joseph Ratzinger, al cimitero tedesco di La Cambe.

    L'arcivescovo prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare, Georg Ganswein, sul fondamento della giustizia nei discorsi politici di Benedetto XVI.

    Il Papa che pianta il chiodo: Diego Javier Fares su Francesco e gli Esercizi ignaziani.

    Un articolo di Isabella Farinelli dal titolo "Gesuiti in India": nel 1580 Rodolfo Acquaviva e Francisco Henriques furono ricevuti dall'imperatore Akbar.

    Il G7 auspica il dialogo con Mosca.

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    Oggi in Primo Piano



    Plebiscito per Assad. Usa: voto senza senso, Mosca conferma sostegno

    ◊   Bashar al Assad è stato formalmente riconfermato per sette anni quale capo di Stato in Siria. Le elezioni presidenziali, che si sono svolte martedì, sono state bollate come una “farsa” dai governi dell’Ue e “senza senso” dagli Stati Uniti. Sostegno è stato espresso dalla Russia.Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Alberto Tonini, direttore del Master in studi mediterranei, dell’Università di Firenze:

    R. – Si tratta indubbiamente di un voto falsato dalla situazione interna al Paese che, come sappiamo, negli ultimi tre anni è scosso da una drammatica guerra civile. E quindi, le elezioni si sono potute svolgere soltanto in una metà del Paese; inoltre, buona parte della popolazione è stata costretta, negli anni della guerra civile, a lasciare le proprie case di residenza e si trova all’estero o in altre zone del Paese, o comunque nell’impossibilità di partecipare al voto, e quindi anche questo ha ridotto l’importanza e il significato di questa consultazione. Ciò non di meno, per il presidente Assad era un passaggio necessario per il semplice fatto che il suo secondo mandato era arrivato alla sua fine naturale. Tutto ciò detto, questo risultato però conferma anche un altro elemento importante della situazione siriana, ed è il fatto che Assad in realtà non è un presidente che ha contro di sé tutta la popolazione, ma al contrario è un presidente che ancora gode di un parziale consenso e che vi sono cittadini che ritengono che un cambiamento di governo, un cambiamento di regime, possa portare a condizioni peggiori delle attuali.

    D. – Altri sette anni di mandato: secondo lei, cambierà qualcosa sul terreno?

    R. – Questo dipende molto anche dalle capacità dell’opposizione che sono rese deboli dalle fratture interne, come sappiamo, perché l’opposizione si divide a sua volta fra posizione “laica”, per così dire, di ispirazione liberal-democratica, e una opposizione che invece ha il suo riferimento in valori e movimenti di carattere religioso-fondamentalista. E naturalmente, Assad sa di questa frattura, di questa debolezza dell’opposizione e su questo spera di poter recuperare terreno. Le ultime settimane hanno mostrato una certa capacità da parte delle forze militari lealiste, delle forze del regime di riconquistare alcune regioni che erano in mano ai ribelli; e quindi per Assad, le prospettive nell’immediato sono piuttosto incoraggianti perché sul piano militare le cose stanno andando meglio e sul piano politico, come abbiamo visto, ha ottenuto una conferma che gli permette di presentarsi di nuovo come legittimo presidente nel suo Paese.

    D. – Dunque, si continuerà a combattere?

    R. – Sì. Perché nessuna delle due parti è, per il momento, in grado di prevalere definitivamente sull’altra parte. Quindi questo rischia di prolungare di molto gli scontri.

    D. – Il G7 di Bruxelles ha parlato di “capo di Stato senza futuro”, nonostante le percentuali abbiano indicato praticamente un plebiscito per Assad. E’ possibile pensare ad una strategia di uscita dalla Siria?

    R. – Una exit strategy avrebbe potuto essere tentata un anno e mezzo fa, nel momento di maggiore intensità degli scontri, nel momento di maggior forza apparente delle forze di opposizione. Dal momento che, invece, gli ultimi mesi hanno visto una ripresa della capacità militare del regime, in questo momento Assad – secondo il mio modesto parere – sta pensando di riuscire gradualmente a riprendere il controllo della totalità del Paese.

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    Crisi ucraina al centro del G7, possibili nuove sanzioni a Mosca

    ◊   Al centro del vertice G7 in corso a Bruxelles la crisi Ucraina. Ipotizzata da parte dei "Sette Grandi" l’ipotesi di nuove sanzioni alla Russia, se la situazione dovesse peggiorare. Intanto il premier russo, Medvedev, accusa di cinismo il G7 per la mancata condanna delle operazioni militari di Kiev nell’Est dell’Ucraina, che starebbero coinvolgendo la popolazione civile. Ma quali i motivi della assoluta mancanza di dialogo tra Mosca, Kiev, Bruxelles e Washington? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luigi Bonanate, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Torino:

    R. – Dovessimo mettere in fila le responsabilità, la "gara" viene vinta certamente da Putin. Al secondo posto arriva l’Unione Europea, prima ancora degli Stati Uniti. La mia preoccupazione riguarda essenzialmente Putin: Putin da alcuni anni in qua pensa alla ricostituzione della potenza territoriale e quindi anche in termini di risorse, della vecchia Unione Sovietica.

    D. – Sullo sfondo, i problemi energetici che coinvolgono ancora più strettamente non solo l’Ucraina, ma anche l’Unione Europea. Le forniture di gas possono essere una sorta di strumento di ricatto di Mosca nei confronti un po’ di tutti gli altri partner di tale questione?

    R. – Ma certo: questo è esattamente ciò che Putin sta facendo. La crisi di questo ultimo anno è partita proprio dall’aumento dei prezzi per la fornitura all’Ucraina, che veniva prima fornita con fortissimi sconti, come la Russia ha fatto per diversi anni con diversi Paesi vicini. Per fortuna, fonti energetiche di diversi tipi ce ne sono ancora molte, in giro per il mondo. L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono stati zitti troppo a lungo. E’ spiacevole, è penoso ma è anche grave, perché l’Unione Europea potrebbe essere il modello dello Stato del futuro, dove non ci sono grandi contrasti, dove non ci sono grandi eserciti, non ci sono tante spese militari; però, bisogna almeno essere capaci di offrirsi come modello, come mediatore … E invece, l’Unione Europea non fa nulla di tutto ciò.

    D. – Come può, in questo momento di crisi economica, l’Unione Europea accollarsi una situazione come quella ucraina?

    R. – Per adesso, si tratta di una partnership, di un aiuto a cui gli Stati Uniti certamente contribuiranno, tenendo presente – però – che le alternative sono ancora più costose: non dimentichiamo che nei giorni scorsi si è molto parlato del fatto che la visita di Obama a Varsavia voleva anche riaprire la discussione sullo scudo spaziale; e aumentare lo scudo spaziale vuol dire spendere molto di più che aiutare l’Ucraina.

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    Giornata dell'Ambiente: l'economia verde al servizio dello sviluppo

    ◊   L’economia verde può essere un antidoto all’erosione delle coste e ai dissesti del territorio. Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata dell’Ambiente, con l’obiettivo di sviluppare nella popolazione comportamenti che vadano a intaccare sempre meno l’equilibrio della natura. A Roma, in un convegno alla Fao, si è parlato dell’importanza delle montagne. Alessandro Guarasci:

    La crisi economica impone di rivedere i modelli di sviluppo, pensando sempre più all’ambiente. E un esempio positivo viene dalle montagne. Vi abita circa il 12% della popolazione, che spessissimo mette in campo comportamenti in sintonia con l’ambiente. Rosalaura Romeo, dell’ufficio per il partenariato delle montagne alla Fao:

    “Ci sono comunità molto spesso coese, che si uniscono per arrivare ai mercati, per portare i loro prodotti ai mercati. In Italia, in Alto Adige, abbiamo l’esempio di magnifiche comunità, che dall’anno 1100 aiutano a gestire il territorio in maniera sostenibile”.

    La Fao calcola però che una fetta consistente della popolazione montana sia povera. Il vicedirettore generale della Fao Eduardo Rojas:

    “Bisogna quindi mettere in atto politiche mirate a migliorare la gestione delle montagne e a garantire accesso ai servizi o alle risorse; promuovere investimenti e rinforzare il livello di resilienza delle comunità locali, in modo tale che possano continuare a fornirci non solo acqua, legna, cibo, energia e altre risorse, ma anche trasmettere modalità economiche e sociali alternative e intelligenti per il nostro futuro”.

    Una mano allo sviluppo dell’ambiente la può fare la finanza. Crescono infatti gli investimenti in quei settori che dimostrano di rispettare la natura.Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia:

    “Recuperare un rapporto tra pubblico e privato verso le piccole e medie imprese, promuovere investimenti che favoriscano lo sviluppo e la conservazione dell’ecosistema e del tessuto socioeconomico che lo gestisce, è fondamentale, anche per i grandi investitori, anche per i grandi capitali”.

    Basta dire che in Italia tra il 2008 e il 2011 circa il 24 % delle imprese ha investito in tecnologie e prodotti verdi.

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    Festival dell'arte: l'Iraq promotore della pace e del dialogo

    ◊   L’arte come strumento di una vera e propria cultura dell’incontro: è questo il principio ispiratore del quarto Festival internazionale dell’arte per il dialogo e la pace tra i popoli e le religioni, inaugurato all’Ambasciata dell’Iraq presso la Santa Sede. In mostra, fino al 6 giugno, le opere di 216 artisti provenienti da 36 nazioni. Il servizio di Antonella Pilia:

    Oltre 200 opere ispirate alla pace: da sculture a dipinti realizzati con i colori e le tecniche più diverse, che raffigurano abbracci e colombe con ulivo ma anche i volti di Padre Pio, Papa Francesco e Nelson Mandela. Massimo Bigioni, curatore della mostra:

    R. - Questo festival nasce da un’idea dell’ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede, sua eccellenza Al Sadr, e il sottoscritto. C’era una condivisione di pensiero e quindi quattro anni fa comincia un discorso di pittura e scultura in questa ambasciata. Oggi questo festival si è ingrandito ed è diventato un appuntamento importante. Partecipano circa 40 nazioni e oltre 210 artisti. Tutti con un unico scopo, quello del messaggio del dialogo tra i popoli e le religioni.

    D. - Quali sono i criteri che hanno guidato la selezione delle opere in catalogo?

    R. – E’ una selezione soprattutto naturale: la denuncia alle atrocità del mondo e questi messaggi di amore e di speranza che portano gli artisti. Il catalogo è molto suggestivo. Ci sono artisti affermati che hanno fatto biennali e hanno partecipato a eventi mondiali, ma ci sono anche artisti che si misurano per la prima volta con questa esperienza. Io li ringrazio e devo dire che questo festival è un grande successo. Stiamo cercando di portarlo nel mondo e di far conoscere l’animo dell’artista, quello che rappresenta l’arte per la pace, quella vera e concreta. Qui si è alzato veramente un vento nuovo, fresco, di amore, di speranza e noi dobbiamo spingerlo lontano.

    Un vento di speranza di cui si fa promotore l’Ambasciata dell’Iraq presso la Santa Sede, come conferma l’ambasciatore Habeeb Mohammed Hadi Ali Al Sadr:

    R. – (Parole in arabo)
    Non è solo l’Iraq ad avere bisogno di questo Festival per arrivare alla pace, ma anche i tanti Paesi dove c’è il fondamentalismo. Quindi, questo Festival è per tutto il mondo, in modo da affrontare i terroristi basandoci sulle parole del Santo Padre: sull’amore, sulla pace, sulla fraternità fra i popoli e le religioni.

    D. – Attualmente qual è la situazione in Iraq?

    R. – (Parole in arabo)
    La crisi irachena si è aggravata con la situazione siriana. I due Paesi sono legati e sono tanti i terroristi che vengono dalla Siria in Iraq. Abbiamo la stessa situazione sia in Siria sia in Iraq. Il problema del terrorismo non è solo in Medio Oriente e in Iraq, è ormai un problema internazionale. Dobbiamo aiutarci, l’uno con l’altro, per combattere il terrorismo.

    D. – Quale ruolo ricopre l’Iraq nel cammino internazionale verso la pace?

    R. – (Parole in arabo)
    L’Iraq oggi è un fattore di equilibrio tra i suoi vicini arabi e non, ed è ponte di continuità tra i Paesi delle regioni circostanti e la società internazionale. Un anello di congiunzione tra l’Oriente musulmano e l’Occidente cristiano, che gode di rispetto e credibilità da tutte le nazioni.

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    Devianza minorile in Italia: in calo i ragazzi detenuti

    ◊   La detenzione per i minorenni è un fenomeno residuale. Si preferisce, invece, lasciare spazio a percorsi alternativi. E quanto emerge dal secondo Rapporto sulla devianza minorile in Italia, realizzato dal Dipartimento per la giustizia minorile, in collaborazione con Unicef Italia, e presentato al ministero della Giustizia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Diminuisce il numero di minori detenuti, aumenta quello dei ragazzi affidati a comunità di recupero. Isabella Mastropasqua, dirigente dell'Ufficio Studi, ricerche e attività internazionali del dipartimento per la Giustizia minorile:

    “23 mila ragazzi seguiti in area penale esterna; 350 assistenti sociali nel territorio e 350 ragazzi negli Istituti penali. Questi tre numeri, messi insieme, descrivono il nuovo scenario della Giustizia minorile”.

    Dal rapporto emerge che i minori sono coinvolti, prevalentemente, in reati contro il patrimonio. Serenella Pesarin, direttore Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari:

    “Quello che si verifica non è una diversità rispetto alla tipologia di reato, ma sono le modalità che denotano una violenza sempre più alta nei comportamenti. Serve una rete territoriale, sapendo che per quello che succede anche al più piccolo dei ragazzi, la responsabilità è dell’intera società che si è girata dall’altra parte quando questo ragazzo – perché fanno sempre così – lancia un grido d’aiuto”.

    La ricerca prende in esame anche le famiglie dei minorenni autori di reati. Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia:

    “In questa indagine si mette in evidenza come la ricerca non si sia fermata ad esaminare la condizione dell’infanzia, ma abbia guardato il problema dell’infanzia inserito nella famiglia cercando di comprendere quali siano i problemi che circondano i ragazzi. Solo così è possibile dare un contributo concreto”.

    Calano gli ingressi negli Istituti penali per minorenni. Si incentivano, invece, percorsi alternativi. Luciano Spina, presidente Associazione magistrati per i minorenni e la famiglia:

    “La detenzione è sicuramente l’estrema ratio. I dati dimostrano che i giudici minorili hanno sempre più creduto in questo intervento di recupero. Nella stragrande maggioranza dei casi vediamo che, anche sul piano – ad esempio – della recidiva, l’intervento delle misure educative dà risultati ottimi: si riduce tantissimo la recidiva rispetto a soggetti che, invece, non hanno beneficiato di queste misure”.

    Tra il 2008 e il 2012 è aumentato di quasi 3 mila unità il numero dei minori a carico degli Uffici di servizio sociale. Calano, infine, gli ingressi nei Centri di prima accoglienza, utilizzati per ospitare i minorenni in stato di fermo fino all’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari.

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    La bellezza del matrimonio al centro di un convegno a Bologna

    ◊   “Credete all’amore perché corrisponde all’aspirazione più profonda del cuore dell’uomo”. E’ l’invito lanciato a Bologna da mons. Jean Laffitte, Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, intervenuto a un convegno, promosso dalla Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, sul Sacramento del matrimonio. Nella sua riflessione, rivolta ai numerosi sacerdoti e laici presenti, mons. Laffitte ha sottolineato anche l’importanza dell’Eucaristia per l’unione coniugale e il profondo legame teologico tra le due realtà. Il servizio di Luca Tentori:

    La società contemporanea sfida continuamente la Chiesa a rileggere sempre più in profondità il Sacramento del matrimonio. Di questo si è parlato a Bologna, in mattinata nell’ambito di una due giorni di studio in preparazione al prossimo Sinodo sulla famiglia. “Si tratta di un’esperienza ecclesiale e universale – ha detto mons. Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia riferendosi proprio all’imminente Sinodo – che deve tener conto delle differenti problematiche sulla famiglia presenti nelle diverse aree geografiche e culturali”:

    “Una problematica comune a tutti è quella di recepire la realtà misterica del Sacramento del matrimonio, del Sacramento dell’amore umano che risale non solo alla Creazione, ma anche alla natura sacramentale dell’amore umano tra un uomo e una donna. L’elemento fondamentale è la speranza. Quando due giovani si vogliono sposare fanno un atto di speranza, è come una scommessa per il futuro, credono nel futuro, dimostrano di avere veramente fede nel futuro e si impegnano per sempre. Invece l’abbandono del matrimonio, la moltiplicazione delle unioni di qualsiasi tipo e natura, come ad esempio la convivenza prolungata, segna invece una mancanza di speranza”.

    Al convegno di studio bolognese è intervenuto anche mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione Cei per la famiglia e vita:

    “In Italia godiamo di una lunga riflessione sul matrimonio e sulla famiglia e anche di una vicinanza del popolo italiano al valore della famiglia, della coniugalitá, al valore anche della maternità. Temi che storicamente sono presenti ma che hanno bisogno di essere fortemente ripresi, rivisitati e direi anche rivalutati e rivitalizzati. Siamo quindi in una fase di delicato passaggio dove da un lato bisogna chiarire cosa è il matrimonio e dall'altro bisogna offrire tutta una serie di contenuti che le giovani generazioni da un lato attendono ma che non vedono chiaramente davanti a loro”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il presidente Napolitano auspica revisione sentenza contro Meriam

    ◊   Il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano “segue con viva partecipazione, in raccordo con il governo”, la vicenda di Meriam, la giovane cristiana condannata a morte in Sudan. La donna è accusata di adulterio e apostasia perché, avendo un padre musulmano, è ritenuta "obbligatoriamente" di fede islamica, anche se la madre è cristiana. In più ha sposato un cristiano e non ha rinnegato la sua fede. Meriam è tuttora in carcere con i suoi due figli, una nata nei giorni scorsi e l’altro di 20 mesi. Secondo quanto riferisce una nota del Quirinale, il capo di Stato “auspica che possano essere tempestivamente confermate le recenti dichiarazioni dell'ambasciatore del Sudan in Italia riportate dalla stampa e relative a una revisione della sentenza''. L’intervento di Napolitano – afferma la nota - avviene “nel rispetto della sovranità del Sudan e del principio di separazione dei poteri”.

    Da parte sua, il ministro degli Esteri sudanese, Ali Ahmed Karti, intervenendo ad una conferenza a Berlino, ha fatto capire che una soluzione per Meriam è possibile. Per Antonella Napoli, presidente della Ong Italians for Darfur, si tratta di "un segnale positivo, ma serve cautela".

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    La difesa della vita al centro della Plenaria dei vescovi svizzeri

    ◊   “Una società è autenticamente umana quando, combattendo la sofferenza e la malattia, si dimostra capace di accogliere ogni persona nella sua dignità e di fare posto ai più piccoli e più vulnerabili tra gli uomini”. È questo uno dei passaggi-chiave del documento diffuso dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces) al termine della 304.ma Assemblea ordinaria, svoltasi dal 2 al 4 giugno ad Einsiedeln. Un testo particolarmente incentrato sulla necessità di tutelare la vita sin dal concepimento e che risponde, così, alle proposte di legge attualmente in esame sulle diverse possibilità di diagnosi pre-impianto: tale tecnica permette di analizzare un embrione concepito in vitro prima che venga impiantato in utero, allo scopo di individuarne eventuali anomalie.

    Si tratta di proposte che la Chiesa elvetica respinge, sottolineando che “una società non diventa migliore quanto autorizza la selezione di coloro che considera ‘validi’ e la conseguente eliminazione degli altri”. Per questo, si legge nel documento episcopale, “la Chiesa rifiuterà sempre di considerare la scelta, la selezione e l’eliminazione degli esseri umani come un progresso”. Al contrario, “essa plaude ad un orientamento della tecnica verso soluzioni rispettose della vita umana in tutte le sue fasi”.

    Di qui, l’appello della Ces affinché venga “salvaguardata e rafforzata una cultura della vita che risponda alla dignità umana”. E in quest’ottica, i presuli svizzeri annunciano, per il 12 e 13 settembre prossimi, un incontro organizzato dalla Commissione episcopale di bioetica, insieme al Dipartimento di teologia morale ed etica dell’Università di Friburgo: obiettivo dell’evento sarà quello di illustrare “la posizione della Chiesa cattolica nei confronti del dono della vita e della procreazione medicalmente assistita”. Infine, in ambito ecumenico, i vescovi rendono noto che è in preparazione una Lettera episcopale contenente alcuni orientamenti sul modo di vivere l’Eucaristica come “Sacramento dell’unità”. (I.P.)

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    Messaggio dei vescovi del Canada per la Solennità di Pentecoste

    ◊   “I movimenti e le associazioni della Chiesa sono un segno ed uno strumento dello Spirito Santo nella nostra epoca”: è quanto scrivono i vescovi canadesi in un messaggio diffuso in vista della Solennità di Pentecoste, che quest’anno ricorre l’8 giugno. “Ogni membro dei movimenti e delle associazioni – spiegano i presuli – porta la presenza dinamica dello Spirito Santo in un incontro concreto con il mondo”, anche se “alcuni sono silenziosi e nascosti, come il lievito nella pasta, mentre altri si impegnano nel mondo con un apostolato audace”.

    Quindi, i presuli sottolineano “la grazia” di essere “in comunione con la Chiesa e gli uni con gli altri, come fratelli e sorelle del Signore”, poiché “lo Spirito Santo guida tutti verso l’unità”. Essenziale anche “un’evangelizzazione efficace alle periferie della società canadese”, insieme alla “bellezza” di movimenti e associazioni che “toccano il cuore e lo spirito grazie alla bellezza, la verità e la bontà del Signore”. “Che i molteplici doni dello Spirito Santo – conclude il messaggio – continuino a vivificare il carisma di ogni movimento e associazione, affinché la gioia del Vangelo sia conosciuta e amata da tutti”. (I.P.)

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    Boves: va avanti Causa Beatificazione sacerdoti uccisi dai nazisti

    ◊   Si chiude, a Boves, in provincia di Cuneo - con una cerimonia presso la Parrocchia di San Bartolomeo - la fase diocesana della Causa di Beatificazione di don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi proprio a Boves il 19 settembre 1943 giorno della prima strage nazifascista in Italia. Don Bernardi, all’epoca parroco del paese, si adoperò per la salvezza della sua gente: fu assassinato con arma da fuoco e il suo corpo dato alle fiamme. Don Ghibaudo fu ucciso mentre stava assolvendo un soldato in agonia. Aveva 23 anni ed era stato ordinato sacerdote da solo tre mesi.

    Il lavoro di questo anno – la Causa è stata infatti aperta il 31 maggio 2013 – è consistito nel raccogliere sia il materiale archivistico, sia le testimonianze circa la vita, il ministero e la morte dei due sacerdoti. Conclusa la fase diocesana, il materiale raccolto sarà consegnato alla Congregazione delle Cause dei Santi. (A.G.)

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    I vescovi francesi lanciano il “Digiuno climatico”

    ◊   Un “digiuno climatico” per ricordare l’importanza del Creato e la necessità di salvaguardarlo: è questa l’iniziativa lanciata da numerose organizzazioni religiose e alla quale aderisce anche la Conferenza episcopale francese. L’evento si terrà in vista della Conferenza sul clima che avrà luogo a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, sotto l’egida dell’Onu. “I cambiamenti climatici – scrivono i presuli d’Oltralpe sul loro sito web – sono la principale sfida a lungo termine per il nostro pianeta”, soprattutto per le conseguenze che hanno “sulla sicurezza alimentare” e che finiscono per ritorcersi “sui Paesi più deboli”.

    “Lottare contro i cambiamenti climatici per lasciare una terra sana alle generazioni future – continuano i vescovi francesi – costituisce una causa prioritaria da difendere e un dovere di giustizia per i cristiani, perché è in gioco l’intera vita del pianeta”. Quindi, la nota dei presuli ribadisce che “i cristiani considerano la terra e tutti i suoi ecosistemi come un dono prezioso ricevuto da Dio”. Per “rispetto ed amore nei confronti di tale dono”, quindi, i cristiani “hanno la responsabilità di adottare e promuovere uno stile di vita che eviti ogni uso sconsiderato dei beni che Dio stesso ha messo a nostra disposizione”.


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 156

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