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Sommario del 31/01/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: dottrina della Chiesa non sia ridotta a ideologia, ma serva il popolo di Dio
  • Essere Chiesa non è gestire, ma uscire per portare il Vangelo al mondo: così il Papa ai vescovi austriaci
  • Papa Francesco: se perdiamo il senso di Dio, il peggiore dei peccati ci appare una piccolezza
  • Tweet del Papa: nessuno si salva da solo, la dimensione comunitaria è essenziale nella vita cristiana
  • 2015, anno dedicato alla vita consacrata: l'evento presentato in Sala Stampa vaticana
  • Il Papa nomina mons. Franco Coppola nuovo nunzio in Centrafrica
  • Altre udienze, rinuncia e nomine
  • Domani il Papa incontra i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale
  • Decisa "due diligence" per Ospedale Bambino Gesù e Casa Sollievo della Sofferenza
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ucraina. Mosca protesta per il contatto tra Usa e opposizione anti-Yanukovich
  • Siria: nulla di fatto nel primo round di negoziati a Ginevra
  • Monaco, al via la 50.ma Conferenza internazionale sulla sicurezza
  • Cei, mons. Galantino: scandaloso quanto successo alla Camera
  • Vescovi Triveneto contro il "gender". Mons. Moraglia: differenza uomo-donna ricchezza sociale
  • Roma, concluse le tre Letture teologiche promosse dalla diocesi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Iraq: uccisi 40 combattenti di al Qaeda nella provincia di Anbar
  • Libia al voto il 20 febbraio per l’Assemblea costituente
  • Centrafrica. Arcivescovo e imam di Bangui: lo Stato protegga i cittadini, cristiani e musulmani
  • Iraq, i capi delle Chiese cristiane: ogni cittadino sia libero di scegliere la religione
  • Papua Nuova Guinea, mons. Young: no all’esecuzione capitale di 13 detenuti
  • Elezioni in Costa Rica, mons. Quirós chiede coerenza ai politici cattolici, no alla doppia morale
  • Thailandia: marcia degli antigovernativi per boicottare il voto di domenica
  • Gran Bretagna: parzialmente chiusa centrale nucleare di Sellafiled, radioattività sopra la norma
  • Caritas ambrosiana: oltre mezzo milione di immigrati a rischio povertà in Lombardia
  • Belgio, lettera di 38 pediatri contro la legge sull’eutanasia dei minori
  • L'Aquila, ritrovata reliquia di Papa Wojtyla trafugata dal Santuario di San Pietro della Ienca
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: dottrina della Chiesa non sia ridotta a ideologia, ma serva il popolo di Dio

    ◊   Non ridurre la dottrina a ideologia o teoria astratta, ma sia sempre al servizio dei fedeli. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza di stamani alla plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, guidata dal prefetto mons. Gerhard L. Müller. Nel suo intervento, il Papa ha indicato la possibilità che la Congregazione possa collegarsi con la nuova Commissione per la protezione dei fanciulli per contrastare la piaga degli abusi sessuali su minori. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Siano sempre i criteri della fede a prevalere nelle parole e nella prassi della Chiesa”: è iniziato con questa riflessione il discorso di Papa Francesco al dicastero per la Dottrina della Fede. Il Pontefice ha osservato che “quando la fede brilla nella sua semplicità” anche “il vissuto ecclesiale diventa luogo in cui la vita di Dio emerge con tutto il suo fascino”. Bisogna dunque vincere la tentazione di “intendere la dottrina in un senso ideologico o di ridurla ad un insieme di teorie astratte e cristallizzate”:

    “In realtà, la dottrina ha l’unico scopo di servire la vita del Popolo di Dio ed intende assicurare alla nostra fede un fondamento certo. Grande è infatti la tentazione di appropriarci dei doni della salvezza che viene da Dio, per addomesticarli – magari anche con buona intenzione – alle vedute e allo spirito del mondo. E questa è una tentazione che si ripete continuamente”.

    Quindi, ha ringraziato la Congregazione per l’impegno nel trattare i “delitti più gravi”, specie “i casi di abusi sessuale” su minori:

    “Pensate al bene dei bambini e dei giovani, che nella comunità cristiana devono sempre essere protetti e sostenuti nella loro crescita umana e spirituale. In tal senso si studia la possibilità di collegare con il vostro Dicastero la specifica Commissione per la protezione dei fanciulli, che ho istituito e che vorrei sia esemplare per tutti coloro che intendono promuovere il bene dei bambini”.

    Il Papa non ha poi mancato di riferirsi al tema della Plenaria, incentrato sul rapporto tra fede e Sacramento del matrimonio:

    “Si tratta di una riflessione di grande rilevanza. Essa si pone nella scia dell’invito che già Benedetto XVI aveva formulato circa la necessità di interrogarsi più a fondo sulla relazione tra fede personale e celebrazione del Sacramento del matrimonio, soprattutto nel mutato contesto culturale”.

    Il Papa ha rammentato che “prendersi cura dell’integrità della fede è un compito molto delicato” affidato alla Congregazione. Compito, ha precisato, “sempre in collaborazione con i pastori locali e con le Commissioni dottrinali delle Conferenze episcopali”. Ciò, ha affermato, “serve a salvaguardare il diritto di tutto il Popolo di Dio a ricevere il deposito della fede nella sua purezza e nella sua integralità”.

    “Il vostro lavoro cerca di tenere sempre presenti anche le esigenze del dialogo costruttivo, rispettoso e paziente con gli Autori. Se la verità esige la fedeltà, questa cresce sempre nella carità e nell’aiuto fraterno per chi è chiamato a maturare o chiarire le proprie convinzioni”.

    Il Pontefice ha anche offerto una riflessione sul metodo di lavoro del dicastero che, ha detto, “si distingue per la prassi della collegialità e del dialogo”. La Chiesa, ha proseguito, è infatti il luogo della “comunione” e, ad ogni livello, “tutti siamo chiamati a coltivare e promuovere la comunione, ciascuno nella responsabilità che il Signore gli ha assegnato”:

    “Sono certo che quanto più la collegialità sarà un tratto effettivo del nostro operare, tanto più risplenderà davanti al mondo la luce della nostra fede (cfr Mt 5,16). In tutto il vostro servizio, possiate conservare sempre un profondo senso di gioia, la gioia della fede, che ha la sua fonte inesauribile nel Signore Gesù”.

    Dal canto suo, mons. Müller che, nel suo intervento, si è soffermato su Lumen Fidei ed Evangelii Gaudium, ha offerto una sua riflessione sul tema del Sacramento del Matrimonio, al centro della Plenaria. “Alla crescente mancanza di comprensione circa la santità del matrimonio – ha affermato – la Chiesa non può rispondere con un adeguamento pragmatico a ciò che appare inevitabile, ma solo con la fiducia piena nello Spirito di Dio, perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha donato”.

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    Essere Chiesa non è gestire, ma uscire per portare il Vangelo al mondo: così il Papa ai vescovi austriaci

    ◊   Essere Chiesa non significa gestire, ma uscire per portare agli uomini la gioia del Vangelo: è quanto afferma Papa Francesco nel discorso ai vescovi della Conferenza episcopale dell’Austria in visita “ad Limina”, incontrati ieri in Vaticano. Il testo, non pronunciato ma fatto avere ai presuli, è stato pubblicato oggi. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Un “incontro intenso” ha definito Papa Francesco il suo colloquio con i vescovi austriaci. Il Pontefice ricorda gli anni “segnati da una simpatia da parte degli austriaci per la Chiesa e il Successore di Pietro”, come si è visto nella “cordiale accoglienza” di Benedetto XVI in occasione della sua visita in Austria nel 2007. “E’ seguita poi – osserva il Papa - una fase difficile per la Chiesa, di cui è sintomo, tra l’altro, la tendenza al calo della quota dei cattolici rispetto alla popolazione totale in Austria, che ha varie cause e che continua ormai da più decenni. Tale evoluzione – è l’esortazione di Papa Francesco - non deve trovarci inerti, anzi, deve incentivare i nostri sforzi per la nuova evangelizzazione che è sempre necessaria”.

    D’altra parte – sottolinea nel suo discorso il Papa – “si nota un aumento della disponibilità alla solidarietà, la Caritas e altre opere di aiuto ricevono generose donazioni”. Motivo di ringraziamento a Dio “per quanto la Chiesa in Austria opera per la salvezza dei fedeli e per il bene di tante persone”. “Ma non dobbiamo soltanto amministrare ciò che abbiamo ottenuto e che è a disposizione – prosegue il testo - il campo di Dio deve essere lavorato e coltivato continuamente affinché porti frutto anche in futuro. Essere Chiesa non significa gestire, ma uscire, essere missionari, portare agli uomini la luce della fede e la gioia del Vangelo. Non dimentichiamo che l’impulso del nostro impegno di cristiani nel mondo non è l’idea di una filantropia, di un vago umanesimo, ma un dono di Dio, cioè il regalo della figliolanza divina che abbiamo ricevuto nel Battesimo. E questo dono è allo stesso tempo un compito. I figli di Dio non si nascondono, portano piuttosto la gioia della loro figliolanza divina al mondo”.

    “Ciò significa – rileva il Papa - anche impegnarsi a condurre una vita santa”, non rassegnandosi mai al peccato, nella consapevolezza che “la santa Chiesa ha sempre bisogno di purificazione”. Di qui, l’invito a riscoprire il “meraviglioso Sacramento” della Riconciliazione, “luogo in cui sperimentiamo l’amore misericordioso di Dio e dove incontriamo Cristo, il quale ci dà la forza per la conversione e per la nuova vita”.

    Il Papa indica poi nella famiglia il “cuore della Chiesa evangelizzatrice”. “Purtroppo, nel nostro tempo – è la sua considerazione - vediamo che la famiglia e il matrimonio, nei paesi del mondo occidentale, subiscono una crisi interiore profonda”. “La globalizzazione e l’individualismo postmoderno favoriscono uno stile di vita che rende molto più difficile lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone e non è favorevole per promuovere una cultura della famiglia. Qui si apre un nuovo campo missionario per la Chiesa, ad esempio nei gruppi di famiglie dove si crea spazio per le relazioni interpersonali e con Dio, dove può crescere una comunione autentica che accoglie ciascuno allo stesso modo e non si rinchiude in gruppi di élite, che sana le ferite, costruisce ponti, va in cerca dei lontani e aiuta «a portare i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2)”. “La sollecitudine della Chiesa per la famiglia – osserva ancora - incomincia da una buona preparazione e un adeguato accompagnamento degli sposi, nonché dall’esposizione fedele e chiara della dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia”.

    Parlando poi della parrocchia, ribadisce che “è sempre il parroco a guidare la comunità parrocchiale, contando allo stesso tempo sull’aiuto e sul contributo valido dei vari collaboratori e di tutti i fedeli laici. Non dobbiamo correre il rischio di offuscare il ministero sacramentale del sacerdote. Nelle nostre città e nei nostri villaggi vi sono uomini coraggiosi e altri timidi, vi sono cristiani missionari e altri addormentati. E vi sono i molti che sono in ricerca, anche se non lo ammettono”. In questo contesto, il Papa ricorda che “portare agli uomini il messaggio dell’amore di Dio e della salvezza in Gesù Cristo agli uomini è compito di ogni battezzato”. E conclude: “Proprio nel nostro tempo, in cui sembriamo diventare il «piccolo gregge» (Lc 12,32), siamo chiamati, da discepoli del Signore, a vivere come una comunità che è sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16)”.

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    Papa Francesco: se perdiamo il senso di Dio, il peggiore dei peccati ci appare una piccolezza

    ◊   Quando viene meno la presenza di Dio tra gli uomini, “si perde il senso del peccato” e così può accadere di far pagare ad altri il prezzo della nostra “mediocrità cristiana”. Lo ha affermato oggi Papa Francesco all’omelia della Messa mattutina in Casa Santa Marta. Chiediamo a Dio, ha esortato il Papa, la grazia che in noi non diminuisca mai la presenza “del suo Regno”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un peccato grave, come ad esempio l’adulterio, derubricato a “problema da risolvere”. La scelta che compie il re Davide, narrata nella prima Lettura di oggi, diventa lo specchio davanti al quale Papa Francesco pone la coscienza di ogni cristiano. Davide si invaghisce di Betsabea, moglie di Uria, un suo generale, gliela prende e spedisce il marito in prima linea in battaglia, causandone la morte e di fatto perpetrando un assassinio. Eppure, adulterio e omicidio non lo scuotono più di tanto. “Davide si trova davanti a un grosso peccato, ma lui non lo sente peccato”, osserva il Papa. “Non gli viene in mente di chiedere perdono. Quello che gli viene in mente è: ‘Come risolvo questo?’”:

    “A tutti noi può accadere questa cosa. Tutti siamo peccatori e tutti siamo tentati e la tentazione è il pane nostro di ogni giorno. Se qualcuno di noi dicesse: ‘Ma io mai ho avuto tentazioni’, o sei un cherubino o sei un po’ scemo, no? Si capisce… E’ normale nella vita la lotta e il diavolo non sta tranquillo, lui vuole la sua vittoria. Ma il problema – il problema più grave in questo brano – non è tanto la tentazione e il peccato contro il nono comandamento, ma è come agisce Davide. E Davide qui non parla di peccato, parla di un problema che deve risolvere. Questo è un segno! Quando il Regno di Dio viene meno, quando il Regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato”.

    Ogni giorno, recitando il “Padre Nostro”, noi chiediamo a Dio “Venga il Tuo Regno…”, il che – spiega Papa Francesco – vuol dire “cresca il Tuo Regno”. Quando invece si perde il senso del peccato, si perde anche “il senso del Regno di Dio” e al suo posto – sottolinea il Papa – emerge una “visione antropologica superpotente”, quella per cui “io posso tutto”:

    “La potenza dell’uomo al posto della gloria di Dio! Questo è il pane di ogni giorno. Per questo la preghiera di tutti i giorni a Dio ‘Venga il tuo Regno, cresca il tuo Regno’, perché la salvezza non verrà dalle nostre furbizie, dalle nostre astuzie, dalla nostra intelligenza nel fare gli affari. La salvezza verrà dalla grazia di Dio e dall’allenamento quotidiano che noi facciamo di questa grazia nella vita cristiana”.

    “Il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato”. Papa Francesco cita questa celebre frase di Pio XII e poi sposta lo sguardo su Uria, l’uomo incolpevole mandato a morte per la colpa del suo re. Uria, dice il Papa, diventa allora l’emblema di tutte le vittime della nostra inconfessata superbia:

    “Io vi confesso, quando vedo queste ingiustizie, questa superbia umana, anche quando vedo il pericolo che a me stesso avvenga questo, il pericolo di perdere il senso del peccato, mi fa bene pensare ai tanti Uria della storia, ai tanti Uria che anche oggi soffrono la nostra mediocrità cristiana, quando noi perdiamo il senso del peccato, quando noi lasciamo che il Regno di Dio cada… Questi sono i martiri dei nostri peccati non riconosciuti. Ci farà bene oggi pregare per noi, perché il Signore ci dia sempre la grazia di non perdere il senso del peccato, perché il Regno non cali in noi. Anche portare un fiore spirituale alla tomba di questi Uria contemporanei, che pagano il conto del banchetto dei sicuri, di quei cristiani che si sentono sicuri”.

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    Tweet del Papa: nessuno si salva da solo, la dimensione comunitaria è essenziale nella vita cristiana

    ◊   Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di San Giovanni Bosco, il Papa ha lanciato questo tweet: “Nessuno si salva da solo. – scrive - La dimensione comunitaria è essenziale nella vita cristiana”.

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    2015, anno dedicato alla vita consacrata: l'evento presentato in Sala Stampa vaticana

    ◊   Il 2015 sarà un anno dedicato alla vita consacrata. Lo aveva annunciato Papa Francesco, incontrando a fine novembre 2013 i superiori generali degli Istituti maschili. Stamani in Sala Stampa della Santa Sede la presentazione degli obiettivi e di alcuni eventi: sono intervenuti il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e mons. José Rodríguez Carballo, segretario della medesima Congregazione, introdotti dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Nel corso dell'evento, sono state lette due note del dicastero relative ai Legionari di Cristo e ai Francescani dell’Immacolata. Il servizio di Giada Aquilino:

    Un “tempo di grazia” per la vita consacrata e per la Chiesa. È l’Anno dedicato alla Vita Consacrata 2015, nelle parole del cardinale João Braz de Aviz. Una serie di eventi che il dicastero proporrà al Papa di far cominciare il prossimo mese di ottobre, non sovrapponendosi al Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, per terminare nel novembre 2015. Pensato nel contesto delle celebrazioni per i 50 anni del Concilio Vaticano II, definito come un “soffio dello Spirito”, l’appuntamento - ha sottolineato il porporato - vuole “fare memoria” del “fecondo cammino di rinnovamento” della vita consacrata in questo periodo, riconoscendo “anche le debolezze e le infedeltà come esperienza della misericordia e dell’amore di Dio”. La riflessione di mons. José Rodríguez Carballo:

    “Nella vita consacrata ci sono luci ed ombre. E riconoscere questo mi sembra un esercizio di lucidità e di coraggio. Luci e ombre come in tutte le realtà, sociali ed ecclesiali”.

    Proprio Papa Francesco, incontrando i superiori generali in novembre, aveva ricordato la complessità della vita consacrata, fatta “di peccato e di grazia”. Il cardinale Braz de Aviz:

    “Forse una delle cose che ci sta insegnando questa stagione di ‘pubblicità’ più grande degli sbagli della Chiesa e anche dei religiosi è che ci aiuta moltissimo a riprendere anche la nostra condizione di maggiore semplicità: perché riconoscere i propri sbagli mi sembra sia un principio di sapienza”.

    Il programma dell’Anno dedicato alla Vita Consacrata 2015 è ancora in via di definizione ma già certe sono la solenne concelebrazione d’inizio in San Pietro, la plenaria della Congregazione, diversi incontri internazionali, una mostra. Prevista la pubblicazione di lettere circolari: la prima – che sarà resa nota in occasione della Giornata della Vita Consacrata, domenica prossima, 2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore – conterrà una serie di domande poste dal Papa sul tema, in cui si invita ad andare alle “periferie esistenziali della povertà e del pensiero”. Per l’Anno, attesa dal Santo Padre anche “una nuova Costituzione apostolica sulla vita contemplativa”. Tra i documenti in fase di preparazione alla Congregazione, inoltre, uno sulla gestione dei beni da parte dei consacrati, contenente orientamenti chiesti dai religiosi stessi e “incoraggiati” dal Pontefice, ed uno sull’autonomia e la clausura delle suore interamente contemplative.

    Tra le note elaborate dalla Congregazione, quella sui Legionari di Cristo, a seguito delle gravi vicende di condotta immorale che hanno coinvolto il fondatore della Congregazione, p. Marcial Maciel Degollado, e che hanno arrecato profonde ferite e serie conseguenze nella vita e nella struttura della Legione. Il cardinale Braz de Aviz ha invitato a “distinguere tra il fondatore e il carisma in sé stesso”. Mons. Rodríguez Carballo ha ricordato che, dopo il capitolo generale elettivo in corso inaugurato dal delegato pontificio, il cardinale Velasio De Paolis, si deciderà se la competenza passerà al dicastero della Vita consacrata:

    “Nel caso fosse così, che passassero cioè ad essere competenza del nostro dicastero, sarebbe un segno che tornano alla normalità come Istituto. Ma questa decisione dipende soltanto dal Santo Padre e qualunque decisione in merito sarà accolta da parte nostra con spirito di totale disponibilità”.

    Il “commissariamento” dei Francescani dell’Immacolata, ha poi precisato mons. Rodríguez Carballo, non è stata una “punizione” da parte della Santa Sede, ma “una benevola attenzione che esprime la maternità della Chiesa”. Il motivo principale di tale intervento, ha aggiunto, non è “il discorso del rito” adottato:

    “Il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata è partito dopo una visita apostolica, durante la quale il 74 per cento dei membri ha richiesto, in forma scritta, un intervento urgente della Santa Sede per risolvere i problemi interni dell’Istituto”.

    A proposito della visita apostolica avviata dalla Congregazione per studiare la situazione degli istituti religiosi femminili degli Stati Uniti, i vertici del dicastero hanno infine assicurato che terminerà prima dell’inizio dell’Anno dedicato alla Vita consacrata.

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    Il Papa nomina mons. Franco Coppola nuovo nunzio in Centrafrica

    ◊   Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico nella Repubblica Centroafricana mons. Franco Coppola, arcivescovo titolare di Vinda, finora nunzio apostolico in Burundi. Il presule, nato 56 anni fa a Maglie, in provincia di Lecce, è stato ordinato sacerdote nel 1981 e consacrato vescovo nel 2009.

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    Altre udienze, rinuncia e nomine

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, accompagnato dal rettore dell’Università Ecclesiastica San Damaso di Madrid, il rev. Javier María Prades López . Quindi ha ricevuto mons. Bruno Musarò, nunzio apostolico in Cuba, mons. Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster, in Gran Bretagna, Don Ferdinando Neri, della Comunità di Nomadelfia, e il prof. Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana

    In Italia, Papa Francesco ha nominato vescovo della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza mons. Stefano Manetti, del clero dell’arcidiocesi di Firenze, finora rettore del Seminario maggiore arcivescovile fiorentino e responsabile del Centro diocesano vocazioni.. Il neo presule è nato a Firenze il 20 aprile 1959. Dopo aver conseguito la maturità presso il Liceo Scientifico di Scandicci, ha frequentato dall’ottobre 1978 il Seminario Arcivescovile fiorentino. È stato ordinato sacerdote il 19 aprile 1984. È stato Vicario parrochiale a “S. Maria” a Coverciano dal luglio 1984 al settembre 1987; Assistente Ecclesiastico della Comunità Giovanile San Michele dal settembre 1987 al settembre 1995. In quegli stessi anni è stato Assistente Ecclesiastico del Settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana e dal gennaio 1999 è passato al Settore Adulti della medesima associazione. Nominato Parroco di “S. Tommaso” a Certaldo nel settembre 1995, vi è rimasto fino al settembre 2002; negli stessi anni ha svolto anche il compito di Insegnante di religione cattolica nelle scuole pubbliche. Nell’ottobre 2002 è stato nominato Direttore Spirituale del Seminario Maggiore Arcivescovile e contemporaneamente Canonico del Capitolo dell’Insigne Basilica Laurenziana. Dal settembre 2005 è Rettore del Seminario Maggiore Arcivescovile e Responsabile del Centro Diocesano Vocazioni. Nel dicembre 2009 è stato nominato Canonico del Capitolo Metropolitano di Santa Maria del Fiore, passando a Canonico Onorario del Capitolo Laurenziano. È stato poi membro del Consiglio Presbiterale dal gennaio 1995 e Coordinatore di tale organismo dall’ottobre 2008 fino ad oggi. Dal febbraio 2009 ad oggi è stato membro del Collegio dei Consultori.

    Sempre in Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lanusei, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Antioco Piseddu. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Antonio Mura, del clero della diocesi di Alghero-Bosa, direttore del Settimanale diocesano e responsabile regionale del Progetto Culturale della CEI. Mons. Antonio Mura, conosciuto come Don Antonello, è nato a Bortigali, provincia di Nuoro e diocesi di Alghero-Bosa, il 28 dicembre 1952. Ha compiuto gli studi superiori all’Istituto Tecnico per Geometri di Macomer, frequentando successivamente al Diploma due anni all’Università, prima di entrare in Seminario nel 1974. Inviato a Roma, ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia e in Teologia all’Università Pontificia Salesiana. Ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica alla Facoltà Teologica della Sardegna e la Laurea in Pedagogia, e poi in Filosofia, all’Università Statale di Sassari. E’ stato ordinato sacerdote il 1° agosto 1979, nel suo paese di origine. Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi e ministeri: Vice Parroco di San Francesco in Macomer (1979-1981); Vice Parroco di San Leonardo in Villanova Monteleone (1981-1982); Animatore nel Seminario Regionale Sardo di Cagliari (1982-1985); Capo Redattore del giornale diocesano “Il Dialogo” (1984-1993); Padre Spirituale nei Seminari Minori di Alghero e di Bosa (1985-1988); Responsabile della pastorale giovanile diocesana (1986-1988); Direttore del Centro Regionale Vocazioni (1985-1995); Parroco di San Leonardo a Villanova Monteleone (1988-1991); Parroco della Natività di Maria a Santa Maria La Palma (1991-1993); Direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano (1993-2007); Rettore ed Amministratore del Seminario Diocesano (1993-2009). Inoltre, dal 1986 è iscritto all’Ordine nazionale dei Giornalisti Pubblicisti; dal 1994 è Direttore della Scuola dei ministeri e della formazione dei Diaconi permanenti; dal 2004 è Coordinatore regionale del Progetto culturale della CEI; dal 2005 è Direttore del quindicinale diocesano “Il Dialogo”; dal 2007 al 2010 è stato Pro Vicario Generale della diocesi. E’ stato Insegnante di Religione all’Istituto Tecnico di Macomer, all’Istituto Magistrale di Bosa e al Liceo Classico di Alghero; ha insegnato Storia e Filosofia nel Liceo Classico e nello Scientifico di Bosa e in quello di Macomer e all’Istituto Magistrale di Bosa. Attualmente è Docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Sassari, ed è membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori. Collabora periodicamente con il quotidiano “Avvenire”.

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    Domani il Papa incontra i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale

    ◊   Domani mattina, a mezzogiorno, Papa Francesco incontrerà nell’Aula Paolo VI i rappresentanti del Cammino Neocatecumenale. Questa è la prima volta, da quando è stato eletto, che Papa Francesco riceve in udienza migliaia di persone appartenenti a questa iniziazione cristiana di adulti che la Santa Sede ha approvato nel 2008. Lo scorso 9 settembre, il Pontefice aveva già ricevuto, in udienza privata, nel Palazzo Apostolico, i suoi iniziatori e responsabili, Kiko Argüello, Carmen Hernández e Padre Mario Pezzi. Sull’esempio di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Papa Francesco invierà nuove famiglie missionarie a evangelizzare in tutto il mondo, soprattutto in Asia. In quest’occasione, invierà 414 famiglie in missione, delle quali 174 faranno parte delle 40 nuove “missio ad gentes” che verranno aggiunte alle 52 già esistenti. All’udienza parteciperanno i 900 figli di tutte le famiglie presenti. Ci saranno, inoltre, 100 famiglie che sono già in missione in diversi parti del mondo. Durante l’incontro con il Papa saranno presenti gli iniziatori e responsabili del Cammino Neocatecumenale, i rettori dei 100 seminari missionari Redemptoris Mater presenti in tutto il mondo, i presbiteri formati nei seminari d’Europa e i seminaristi che vi si stanno attualmente formando. Inoltre, parteciperanno le equipe dei catechisti – itineranti internazionali del Cammino, così come i responsabili delle prime comunità della Spagna e dell’Italia e una rappresentazione delle comunità delle diverse parrocchie in Europa. La “missio ad gentes” o “missione ai gentili” fa riferimento all’evangelizzazione nei luoghi nei quali non è presente il Vangelo e nelle quali è fondamentale realizzare la “prima evangelizzazione”. La maggior parte delle famiglie che saranno inviate da Papa Francesco sono famiglie europee – soprattutto famiglie spagnole e italiane. Ogni “missio” è composta da quattro famiglie, un sacerdote, un “socio” che lo accompagna (un laico o un seminarista), una sorella anziana in aiuto e tre giovani sorelle le quali, senza prendere i voti, collaborano alla missione. Le “missio ad gentes”, su imitazione del modello apostolico della Chiesa primitiva, si sviluppano nelle case, tra i non battezzati. Insieme, creano una comunità cristiana che mostra, tra i pagani, i segni della fede: l’amore (“Come io vi ho amato”) e la perfetta unità (“Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”). Il Cammino è presente in 124 nazioni dei cinque continenti, in 1.479 diocesi con 20.432 comunità presenti in 6.272 parrocchie. Dopo l’udienza con Papa Francesco, il Cammino disporrà di: 100 Seminari diocesani missionari Redemptoris Mater; 2.300 seminaristi diocesani che fanno parte di questa iniziazione cristiana e che si preparano al presbiterato; 1.880 presbiteri diocesani ordinati in questi seminari. Più di 1.000 famiglie in missione distribuite in 93 paesi; 92 “missio ad gentes”.

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    Decisa "due diligence" per Ospedale Bambino Gesù e Casa Sollievo della Sofferenza

    ◊   La Pontificia Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economica ed amministrativa della Santa Sede, in collaborazione con i vertici dell' Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e della Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, ha conferito mandato per la realizzazione di una “due diligence” dei processi economici, amministrativi e gestionali dei due ospedali al fine di poter completare correttamente il quadro complessivo di ricognizione dei dati finanziari e degli aspetti organizzativi degli enti che fanno capo alla Santa Sede. Lo riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana. I dati ottenuti serviranno alla Commissione per proporre opportune raccomandazioni al fine di migliorare i modelli di gestione e garantire trasparenza ed efficienza nell'adempimento del nobile mandato di tutela e salvaguardia della salute e della vita umana. Per l'affidamento dell'attività di “due diligence” è stata indetta una procedura di gara, in seguito alla quale l’incarico è stato assegnato a PWC per quanto riguarda l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e a Deloitte per la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, in apertura, "Dalla parte dei bambini"; Papa Francesco ha ringraziato la Congregazione della dottrina della fede per l’impegno nel trattare i casi di abusi su minori e ai vescovi austriaci in visita ad limina ha ricordato che la Chiesa ha sempre bisogno di purificazione.

    Di spalla, "In Ucraina si muove l’esercito"; Kerry incontra a Monaco i leader dell’opposizione.

    Sempre in prima pagina, "I siriani restano in ostaggio della guerra".

    Nelle pagine della cultura, "Sulle tracce del Dio ignoto" di Marco Beck, dedicato alle prefigurazioni letterarie del cristianesimo nell’antichità classica, e "L’arte del passato non basta", di Timothy Verdon, una carrellata attraverso i secoli sull’immagine della Chiesa, da Trento al Vaticano II.

    A pagina 5, "E se il Liberty fosse nato nel Quattrocento?" del direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, e la segnalazione di due libri dedicati a Papa Ratzinger, "Aziz Pavlus", che raccoglie tradotte in turco venti catechesi tenute durante l’Anno paolino e il volume "La legge di Salomone. Ragione e diritto nei discorsi di Benedetto XVI" curato da Marta Cartabia e Andrea Simoncini e introdotto da una prefazione del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, presentato giovedì scorso al Quirinale.

    Di spalla, "In cerca di una nuova civiltà. Rivoluzione culturale in Francia?" di Henri Hude.

    A pagina 7, "Don Bosco per amico", sulla Messa del vescovo Vérgez Alzaga per L’Osservatore Romano e la Tipografia Vaticana nella festa del fondatore dei salesiani.

    In ultima pagina, "Per i martiri dei nostri peccati", una sintesi dell'omelia della messa celebrata di venerdì mattina 31 gennaio nella cappella di Santa Marta, in cui il Papa invita a liberarsi dal pericolo di essere cristiani «troppo sicuri» e di perdere il senso del peccato, segno di come venga sminuito il significato del regno di Dio.

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    Oggi in Primo Piano



    Ucraina. Mosca protesta per il contatto tra Usa e opposizione anti-Yanukovich

    ◊   La crisi ucraina rischia di creare forti frizioni tra Stati Uniti e Russia. Proteste di Mosca per l’annunciato incontro, domani alla Conferenza per la sicurezza di Monaco, tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e i leader dell’opposizione europeista, che da settimane protesta in piazza contro il presidente Yanukovich. L’esercito chiede misure d’emergenza. E mentre il Cremlino esorta il capo dello Stato a usare il pugno duro contro i manifestanti, l'Alto commissariato Onu per i diritti umani ha invitato il governo di Kiev ad aprire un'inchiesta indipendente sulle uccisioni, i rapimenti e le torture condotte durante i disordini di Kiev. Sull’iniziativa americana, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

    R. – Da lungo tempo, gli americani stanno cercando di infilarsi nei problemi dell’Ucraina, ma questo già ai tempi della "Rivoluzione arancione" del 2004. La ragione di questo interessamento è molto chiara: un po’ risponde al principio “il nemico del mio nemico è mio amico”. In questo caso, l’opposizione ucraina è molto anti-russa e questo sta bene agli Stati Uniti. Ma c’è un interesse strategico – credo – più ampio, che è la stessa ragione per cui la Russia ha la posizione diametralmente opposta: cioè, se l’Ucraina passasse sul lato anti-russo costituirebbe, con la Polonia – con cui ha 900 km di confine – una sorta di anello contenitivo della Russia che, sull’onda del nazionalismo putiniano, ha rinnovate ambizioni di influenza geopolitica su scala globale. Al contrario, se l’Ucraina restasse ancor più in un’orbita filorussa, la Russia con la Bielorussia aggiungerebbe un anello alla catena della propria infuenza geostrategica.

    D. – L’iniziativa americana non rappresenta anche uno scavalcamento dell’Unione Europea? Infatti, se questione doveva esserci, forse era proprio tra Bruxelles e Mosca…

    R. – Ma, io credo che tutto sommato l’imperizia politica dell’Unione Europea meriti questo e altro. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea è tutt’altro che scontata persino in ambito europeo. In secondo luogo, condizionare l’accettazione dell’Ucraina alla liberazione della Timoshenko è stato o un clamoroso errore diplomatico – perché nessun Paese sovrano accetta di farsi dire dall’esterno chi può essere condannato dalla sua magistratura o meno – oppure, è stato il tentativo di far abortire la trattativa facendo finta di volerla portare a termine.

    D. – Quale il ruolo dell’esercito nella crisi ucraina, dato che proprio oggi le forze armate hanno chiesto misure urgenti a Yanukovich per contenere la protesta?

    R. – Le forze armate ucraine, si sa, hanno rifiutato all’inizio di intervenire per stroncare le proteste, nonostante fosse stato loro richiesto. Quindi, hanno cercato di mantenere una posizione di neutralità fino all’ultimo. La richiesta di queste ultime ore, cioè di interventi da parte della presidenza contro le manifestazioni, può essere letta in due modi: o è finita questa neutralità – e le forze armate vogliono giocare un loro ruolo dalla parte dell’ordine, della stabilità – oppure, al contrario, cercano di mettere alle strette Yanukovich che in questa fase è palesemente impossibilitato a stroncare le proteste con la forza, perché è costretto a trattare, anzi a fare concessioni al fronte dell’opposizione.

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    Siria: nulla di fatto nel primo round di negoziati a Ginevra

    ◊   La prima fase dei colloqui di pace a Ginevra sulla Siria si è conclusa "senza alcun progresso". Lo ha ammesso l'inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che ha parlato di un "inizio modesto", ma si è detto convinto che si tratti comunque di un "inizio sul quale si può costruire". In una conferenza stampa, Brahimi ha affermato che la seconda fase dei colloqui dovrebbe aprirsi il 10 febbraio. “La gente in Siria – ha poi aggiunto - comincia a essere contrariata, ma dico loro che la situazione è così grave che non è possibile uscirne in una notte. Il divario tra le due parti resta profondo, su questo non si può fingere. Ma nei nostri colloqui ho notato un minimo di base comune, forse più di quanto le due parti vogliano riconoscere". Per un bilancio dei negoziati, Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento:

    R. - Probabilmente, l’unico risultato possibile in questo momento era fermare i colloqui, prendere un periodo di consultazioni, sentire i legittimi e relativi leader e vedere un pochino come poter andare avanti. Certo, la questione di un summit in cui si trovano troppe persone, lì, di fronte, non credo sia probabilmente il metodo migliore. In tutti i processi di pace - penso anche a quelli, anche se con tutte le difficoltà del caso, del conflitto israelo-palestinese ma penso anche prima agli accordi tra Israele e Giordania o Israele ed Egitto - anzitutto sono venuti gli incontri segreti, gli incontri bilaterali tra le parti, dopodiché ci si è incontrati in un summit generale.

    D. - Sembra proprio che sia il futuro di Assad il vero nodo: è così?

    R. - Probabilmente sì. Probabilmente, c’è la questione di cosa fare di Assad, perché ha sicuramente alle spalle dei protettori molto forti - la Russia o l’Iran stesso, che tra l’altro non è presente in questo summit e credo sia una mancanza molto forte - e quindi il ruolo e il futuro del presidente siriano è una questione assolutamente centrale in ogni punto del colloquio.

    D. - In attesa del prossimo round di negoziati, si fa strada il pensiero del prossimo colloquio Iran-Usa sul nucleare iraniano, in febbraio. In qualche modo si intrecciano le due cose?

    R. - Non credo che si intreccino. Sicuramente, potranno avere dei punti in comune. Da quello che si legge delle dichiarazioni iraniane da quando i due Paesi si sono - diciamo tra virgolette - riavvicinati, non ci sono stati momenti particolarmente duri di nuovo allontanamento. E poi la questione nucleare è una questione che preme moltissimo sia agli Stati Uniti che all’Iran e credo che non la vorranno mettere al momento da parte ed evitare di discuterne. Altra cosa è la questione siriana in cui secondo me un coinvolgimento dell’Iran, in questo momento, mi sembra più che opportuno.

    D. - Abbiamo citato l’Iran, citiamo anche la Cina e la Russia come protagonisti "ombra" dietro il regime di Assad. Ricordiamo che il leader dell’opposizione siriana sarà a Mosca il 4 febbraio. Anche qui, quali possibili ulteriori sviluppi ci possono essere nella posizione?

    R. - Intanto, è importante che l’opposizione siriana si confronti con il maggior protettore del presidente Assad, in maniera tale che in queste conversazioni - io vedo qui il centro di ogni discussione e cioè negli accordi bilaterali, negli incontri bilaterali - si possa discutere di quali potrebbero essere le nuove possibilità, o di un summit generale o di incontri bilaterali segreti.

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    Monaco, al via la 50.ma Conferenza internazionale sulla sicurezza

    ◊   Le principali questioni internazionali al centro della Conferenza sulla sicurezza che si apre oggi a Monaco, in Germania. All’appuntamento, giunto all’edizione numero 50, sono attesi una ventina di capi di stato e di governo, novanta delegazioni e circa 50 tra ministri ed esperti. Sul valore di questo appuntamento, Eugenio Bonanata ha intervistato Chiaretta Napoleoni esperta di terrorismo:

    R. - Questo è un appuntamento importante, perché ci si confronta sulle politiche che si perseguono nei vari Paesi e c’è anche la possibilità di fare un coordinamento internazionale. Non dimentichiamoci che il terrorismo continua ad avere una matrice internazionale. Anche se non abbiamo visto attacchi del tipo dell’11 settembre negli ultimi 10 anni, questo non significa che non ci sia un collegamento. Sicuramente, qualsiasi tipo di incontro di questo genere che ben venga.

    D. - Quanto conta l’informalità che caratterizza notoriamente gli incontri che si svolgono a margine di questo vertice?

    R. - L’informalità conta molto. Durante i primi anni di lotta contro il terrorismo islamico, proprio perché mancavano i protocolli di cooperazione tra un Paese e l’altro, quasi tutti i contatti passavano per contatti personali. Ma ancora oggi direi che il protocollo internazionale non c’è. Ci sono alcune direttive generali - in Europa c’è l’Europol, c’è l’Interpol, ci sono contatti tra l’Fbi e queste organizzazioni - però, in realtà, non c’è una istituzione internazionale che si occupi esclusivamente dell’antiterrorismo a livello internazionale o della sicurezza a livello internazionale, ma ogni Stato ha la sua. Quindi, i rapporti personali sono fondamentali.

    D. - Sicurezza, tecnologia, Datagate: questo sembra essere anche un lato nuovo del problema generale della sicurezza…

    R. - Noi pensiamo che la sicurezza si occupi solamente della fuga di notizia, della fuga di segreti. In realtà, la sicurezza si è occupata anche di quelli che clonano le nostre carte di credito… Negli ultimi 12 mesi, c’è stata veramente un’impennata su questo tipo di attività criminale in rete. Questo, secondo me, è un aspetto che purtroppo viene trascurato e che va sicuramente analizzato, potenziato con più risorse. Uno dei problemi è che non esistono sufficienti ufficiali di Polizia e delle Forze dell’Ordine che siano in grado di bloccare questo tipo di attività degli hacker che avviene in rete. Noi ci troviamo in uno sfasamento temporale tra l’esercito criminale degli hacker e l’esercito, invece, di chi ci dovrebbe difendere da costoro.

    D. - La tecnologia sta cambiando le dinamiche geopolitiche?

    R. - Io penso che la tecnologia possa fare molto, ma non cambiare le dinamiche geopolitiche. Le dinamiche geopolitiche sono sempre le stesse e torniamo al discorso delle decisioni politiche… Ecco perché la situazione in Siria ancora non si è risolta. Se la tecnologia fosse stata in grado di saltare l’ostacolo politico, sicuramente lo avrebbe fatto. Ma non è così. Quindi, ci troviamo - dal punto di vista proprio della soluzione di questi problemi - dove ci trovavamo 40 anni fa, 50 anni fa o anche due secoli fa. Alla fine, le risoluzioni sono politiche e vengono prese a tavolino da individui che rappresentano i vari popoli.


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    Cei, mons. Galantino: scandaloso quanto successo alla Camera

    ◊   I vescovi italiani ritengono che la nomina del presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) debba continuare ad essere riservata al Papa, in base a un elenco di nomi frutto di una consultazione di tutto l’episcopato. Lo dice il comunicato finale del Consiglio permanente Cei, chiusosi il 29 gennaio a Roma. Ma nella conferenza stampa del segretario generale, mons. Nunzio Galantino, c’è stato spazio anche per l’attualità politica. Il presule ha definito “scandaloso” quanto successo alla Camera. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    I vescovi fanno propria la sollecitazione del Papa per una maggiore compartecipazione nell’elezione dei vertici della Cei, ma partono da un punto fermo. Mons. Galantino:

    “La stragrande maggioranza delle Conferenze episcopali regionali, cioè dei vescovi, ha ritenuto di dover mantenere questa peculiarità del rapporto Papa-Chiesa italiana, dicendo: in fin dei conti ci piace che comunque la nomina del presidente venga ancora dal Santo Padre”.

    Per attuare la volontà del Pontefice, quindi, si seguiranno due strade. Un primo percorso prevderebbe una consultazione riservata tra tutti i vescovi, un secondo porterebbe a scegliere una quindicina di nomi tra i candidati più segnalati da sottoporre al Papa. A marzo, il Consiglio episcopale farà ulteriori approfondimenti. Ma mons. Galantino si sofferma anche sui momenti di estrema tensione registrati in questi giorni alla Camera:

    “E’ chiaro che quello che è successo è scandaloso. E’ chiaro che quello che è successo è mortificante per l’Italia e per tutti quanti noi. Però, siccome non vogliamo farci prendere anche noi in quel tipo di palude, vogliamo pensare, amiamo pensare - e sono certo che sia così - che c’è anche dell’altro”.

    Massima severità poi contro gli atti di pedofilia commessi da sacerdoti e pieno sostegno alla famiglia fatta dall’unione tra un uomo e una donna.

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    Vescovi Triveneto contro il "gender". Mons. Moraglia: differenza uomo-donna ricchezza sociale

    ◊   Una posizione forte a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. In occasione della “Giornata per la vita”, che ricorre il 2 febbraio, i vescovi delle 15 diocesi del Triveneto hanno preparato una nota pastorale che sottolinea le emergenze legate alla famiglia e alla vita. Nel testo, vengono evidenziate anche le ragioni per le quali reputano "inaccettabile" l'ideologia del gender. Filippo Passantino ne ha parlato col presidente della locale Conferenza episcopale, mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia:

    R. - I vescovi del Triveneto, guardando un po’ a tutte le situazioni che contrastano o rendono difficile la vita, hanno anche voluto guardare la tematica educativa, prendendo spunto proprio dalla frase del Papa: “Il compito educativo è una missione chiave", perché noi riteniamo che nell’educazione si giochi il futuro della nostra società. Il cuore del documento può essere considerato la frase di Papa Francesco, anzi potremmo dire due: una, tratta dalla Lumen Fidei numero 52, dove si parla della famiglia come dell’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio, nasce dal loro amore, nasce dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne. La seconda, tratta dall’Evangelii Gaudium, numero 66, dove si parla proprio della famiglia come della cellula fondamentale della società, luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere agli altri.

    D. - Quale aspetto della teoria del gender è incompatibile con la dottrina cristiana?

    R. - Quello che ha ribadito anche la Santa Sede nei colloqui di Ginevra, dove la delegazione vaticana ha parlato con il Comitato Onu per la Convenzione dei diritti del Fanciullo e dove, appunto, la delegazione della Santa Sede, per bocca dell’arcivescovo Tomasi, affermava il rifiuto di una teologia del gender, che nega di fatto il fondamento oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di confusione sul piano giuridico. Questa, potremmo dire, è un’altra luce che ha illuminato la riflessione dei vescovi del Triveneto.

    D. - Un altro aspetto del documento è la necessità di affermare i termini “madre” e “padre”, che in alcune occasioni, e anche in Veneto, si è cercato di cancellare…

    R. - E’ espressione di una sensibilità e cioè la libertà di educare da parte dei nostri genitori, che devono essere informati, che vogliono essere informati giustamente circa tutto quello che viene proposto in un progetto educativo ai loro figli. Noi vescovi ci siamo mossi proprio ritenendo quella frase dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco, in cui il Santo Padre dice che nessuno può esigere da noi vescovi che la religione sia relegata in sacrestia, nell’intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale e senza preoccuparci per la salute delle istituzioni e delle società civili, senza esprimerci sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Quest’altro punto è stato per noi fondamentale, è stato per noi una riflessione importante proprio pensando di offrire qualcosa di bene alla nostra società, per un confronto e anche per guardare con più fiducia al futuro.

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    Roma, concluse le tre Letture teologiche promosse dalla diocesi

    ◊   Si è concluso ieri sera a Roma, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense, il ciclo delle tre Letture teologiche promosse dalla diocesi di Roma. Tema dell’incontro “Il castello interiore di S. Teresa di Gesù”. Sulla figura di questa grande santa spagnola, dottore della Chiesa, Marina Tomarro ha intervistato padre Antonio Sicari, teologo presso l’Istituto teologico dei Carmelitani Scalzi di Brescia:

    R. – Stiamo parlando di una Santa, di una grande donna vissuta nel ‘500 – secolo d’oro spagnolo – che prima di tutto ha capito che la sua vita, dall’inizio alla fine, era stata un continuo dialogo con Dio, non sempre compreso, non sempre vissuto fino in fondo e non sempre bello, però inarrestabile e sempre più profondo. Questa donna, un po’ alla volta, ha capito come dovrebbe essere fatta anche la convivenza umana e come dovrebbe esser fatto l’essere umano. Quindi, Santa Teresa non ha proprio scritto – anche perché il testo era destinato alle sue monache - ma era più che altro un modo per esprimere la sua concezione dell’uomo.

    D. – Nel "Castello interiore" si parla delle sette dimore dove accede l’anima. Possiamo arrivarci anche noi?

    R. – Tutti sono chiamati. È certamente un rapporto d’amore tra Dio e l’anima: Dio, l’amore può essere fermato soltanto da una cosa, da colui che dice “Io non voglio amare, io non voglio il tuo amore”. Ma appena una persona comincia ad aprirsi, allora l’amore ha la capacità di scavare l’anima e quello che all’inizio era un piccolo amore diventa sempre di più un amore grande, perché l’amore ricevuto scava l’anima. San Giovanni della Croce arriva a dire: “Quando Dio ama una persona le dà il diritto di amarla come è amato, cioè di amare Dio come Dio la ama e quindi di diventare divino”.

    Ma quanto può essere attuale oggi il messaggio di Santa Teresa? Ascoltiamo Simonetta Filippi, vice preside della facoltà di Ingegneria all’Università Campus Bio-medico di Roma:

    R. – Credo che Santa Teresa sia all’avanguardia rispetto al modo di trasmettere il suo messaggio. Dunque, l’invito a trattare l’anima – questo tema così antico ma che sembrerebbe così nuovo – attraverso immagini. Questo mi sembra un invito che l’uomo d’oggi può cogliere molto bene. Se non altro, porsi nell’atteggiamento di chi vuole arrivare a comprendere il messaggio culturale di Teresa e poi, semmai, scegliere di approfondire quello religioso che Teresa propone.

    La riflessione su Santa Teresa ha concluso dunque il ciclo delle tre Letture teologiche dedicate quest’anno ai classici della spiritualità cristiana. Per un bilancio su questa edizione, l'opinione del vescovo ausiliare, mons. Lorenzo Leuzzi:

    R. – Il progetto di presentare tre figure di Santi, ma soprattutto tre opere che hanno caratterizzato la spiritualità cristiana, costituisce una risposta concreta ai bisogni di tanti credenti che oggi avvertono il bisogno di fare un salto di qualità nel proprio rapporto con il Signore. Dunque, dare maggiore consistenza alla propria esperienza di fede per poter dare testimonianza nei vari ambienti dove i battezzati sono chiamati a vivere quotidianamente la loro esperienza. È sorprendete l’interesse che ha suscitato questa proposta. Io spero possano essere di sostegno ai percorsi formativi di laici cristiani.

    Agostino, Ignazio e Teresa: queste tre grandi figure come possono guidare l’uomo contemporaneo? Il cardinale vicario Agostino Vallini:

    R. – Mi sembra che da ogni Santo, naturalmente ricchissimo di proposte, possiamo raccogliere qualche aspetto molto attuale per la vita di oggi. Da Sant’Agostino, raccoglierei l’inquietudine della ricerca: un uomo appassionato che cerca la verità, che cerca Dio. Da Sant’Ignazio, l’esigenza di un discernimento attento, che ci aiuti a comprendere la strada. Da Santa Teresa, l’invito ad entrare nel “castello interiore” come poveri mendicanti.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Iraq: uccisi 40 combattenti di al Qaeda nella provincia di Anbar

    ◊   Quaranta militanti del gruppo Stato islamico dell'Iraq e del Levante, affiliato ad Al Qaeda, sono stati uccisi in un'operazione delle forze irachene nella provincia di Anbar, nell'Iraq occidentale. Le forze irachene hanno lanciato operazioni contro combattenti del gruppo anche nella città di Ramadi. L’offensiva delle forze di sicurezza arriva all’indomani dell’attacco nel cuore di Baghdad contro un edificio della compagnia pubblica di trasporti, nel quale sono morte otto persone fra cui sei assalitori. Sempre ieri, almeno altre 11 persone sono state uccise e 32 ferite in tre distinti attentati nella capitale. A meno di due mesi dalle elezioni politiche, nel Paese resta un clima di estrema instabilità, con un bilancio di oltre 900 uccisi nelle violenze dall'inizio dell'anno.

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    Libia al voto il 20 febbraio per l’Assemblea costituente

    ◊   Il prossimo 20 febbraio, i libici andranno alle urne per eleggere i 60 membri dell'Assemblea costituente, chiamata a scrivere la nuova Costituzione. Lo ha annunciato il presidente del Congresso nazionale generale libico (il parlamento di Tripoli), Nuri Ali Abu Sahmain, il quale ha inoltre lanciato un appello alla riconciliazione nazionale. Una volta eletto, l'organismo avrà quattro mesi per scrivere il nuovo testo Costituzionale, che verrà a sua volta soggetto a ratifica tramite un referendum popolare. Dopo l'eventuale approvazione, le nuove elezioni parlamentari si svolgeranno entro la fine dell'anno. Intanto, sul terreno continua a imperversare la violenza delle bande armate e delle milizie mai smantellate dopo la rivoluzione che ha portato alla caduta di Gheddafi. Ieri, a Bengasi, almeno un persona è morta e un altra è rimasta ferita negli scontri tra esercito e milizie armate, dopo il rapimento da parte di quest’ultime del figlio del comandante locale delle forze speciali. (M.G.)

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    Centrafrica. Arcivescovo e imam di Bangui: lo Stato protegga i cittadini, cristiani e musulmani

    ◊   “Occorre che la Repubblica Centrafricana sia uno Stato laico, che tutti i cittadini siano uguali davanti alla legge (..) È compito dello Stato proteggere i suoi cittadini, cristiani e musulmani, non delle milizie o di gruppi armati”: è quanto hanno ribadito l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga, e l’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica centrafricana, al termine della loro visita a Parigi. Lo riferisce il sito del quotidiano cattolico francese “La Croix” citato dalla Fides. I due leader religiosi hanno percorso insieme l’Europa per attirare l’attenzione sul dramma della Repubblica Centrafricana, in preda alla guerra civile. L’arcivescovo e l’imam di Bangui hanno ricordato che fin dal 15 dicembre 2012, insieme al pastore Nicolas Guerékoyame Gbangou, presidente delle Chiese Evangeliche, hanno dato vita ad una piattaforma inter-confessionale per placare le tensioni ed evitare l’aggravarsi del conflitto, formando preti, pastori e imam a creare dei meccanismi di dialogo e di mediazione. Di fronte alle violenze dell’ultimo anno che hanno coinvolto le diverse comunità del Paese, mons. Nzapalainga riconosce che “per arrivare a questa situazione, è occorso che la religione sia stata fortemente strumentalizzata”. Ma i due leader religiosi denunciano che questo è accaduto anche grazie alla presenza nelle file di Seleka di diversi mercenari provenienti da Ciad e Sudan che hanno vessato la popolazione cristiana centrafricana. Questo a sua volta ha creato un sentimento di risentimento nei confronti dei musulmani locali, considerati in qualche modo complici dei ribelli Seleka, ma mons. Nzapalainga afferma che le stesse comunità musulmane erano prigioniere: “Di fronte a uomini in armi siete impotenti”. L’arcivescovo ha concluso lanciando un allarme sulla possibilità che il Centrafrica attiri jihadisti da altre parti del mondo: “Certi estremisti, in Afghanistan o in Somalia, non attendono che una parola per precipitarsi in Centrafrica. Anche per questo occorre proteggere i musulmani locali”.

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    Iraq, i capi delle Chiese cristiane: ogni cittadino sia libero di scegliere la religione

    ◊   I capi delle Chiese cristiane presenti in Iraq auspicano che sia garantita a tutti i cittadini la facoltà di scegliere liberamente la propria religione quando si raggiunge l'età adulta. Lo riferisce il comunicato pubblicato dopo l'ultima riunione del Consiglio dei Capi delle Chiese cristiane dell'Iraq, svoltasi sabato 25 gennaio presso la chiesa armena ortodossa di Baghdad. Nel documento, pervenuto all'Agenzia Fides, si chiede di garantire esplicitamente a livello giuridico il diritto alla libera scelta della propria religione, modificando anche la legislazione in vigore sullo stato civile dei minori riguardo alle questioni religiose. Nell'incontro – riferisce il comunicato – i capi delle Chiese e delle comunità cristiane hanno anche toccato la questione dell'auspicata unificazione della data per la celebrazione della Santa Pasqua in tutte le chiese del Paese, e hanno sottolineato l'opportunità di una sollecita partecipazione dei cittadini cristiani ai prossimi appuntamenti elettorali, in una stagione in cui la tenuta istituzionale e democratica del Paese appare messa in crisi dagli attentati e dalle spinte settarie.

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    Papua Nuova Guinea, mons. Young: no all’esecuzione capitale di 13 detenuti

    ◊   “Profonda preoccupazione” e “assoluta contrarietà alla pena capitale” sono state espresse da mons. Douglas Young, arcivescovo di Mount Hagen, in Papua Nuova Guinea, per la determinazione del ministro della Giustizia. Kerenga Kua, di far eseguire l’esecuzione capitale entro l’anno per 13 detenuti attualmente nel braccio della morte. Il ministro Kua – riferisce l’agenzia Fides - ha reso noto che il governo sta esaminando una relazione elaborata dopo il “viaggio studio” di alti funzionari. Si dovrà decidere quale sarà la forma più adatta per mettere in pratica la pena capitale. Fra metodi di esecuzione che potrebbe essere utilizzati, vi sono: soffocamento, iniezione letale, fucilazione, scossa elettrica, impiccagione. Il ministro ha detto che “una volta scelto il metodo, si costruirà un impianto per ‘giustiziare’ i 13 condannati”. Secondo gli osservatori, la fucilazione riscuote molti consensi, perché è un metodo “tra i più economici”. La pena capitale è stata riattivata nel maggio 2013 dal governo per affrontare il problema di un tasso di criminalità crescente, con l’idea di “creare una società più ordinata e pacifica”. L'arcivescovo Young, parlando a nome della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ha ribadito la condanna della decisione di ripristinare la pena di morte nel paese, rilanciando l’appello per l’abrogazione. E’ noto che la pena capitale, affermano i vescovi, non costituisce un deterrente efficace per la lotta al crimine.


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    Elezioni in Costa Rica, mons. Quirós chiede coerenza ai politici cattolici, no alla doppia morale

    ◊   “Essere coerenti con la propria fede e non cedere a considerazioni mutevoli e opinabili per inseguire interessi politici”: è questo l’appello lanciato dall’arcivescovo di San Josè, mons. José Rafael Quirós, ai candidati, in maggioranza cattolici, che parteciperanno alle elezioni presidenziali e parlamentari di domenica prossima, in Costa Rica. In un messaggio intitolato “La coerenza dei politici cattolici”, mons. Quirós critica l’atteggiamento di molti politici che si dichiarano credenti nella vita privata, ma che nella vita pubblica seguono strade contrarie ai valori del Vangelo. Una doppia morale che, secondo l’arcivescovo di San José ha favorito la diffusione di “un laicismo radicale e intollerante che vuole escludere l’espressione dei principi religiosi nella vita pubblica con il pretesto di ‘preservare’ la neutralità democratica”. Mons. Quirós avverte che si tratta di una posizione lontana da un sano pluralismo che dovrebbe caratterizzare una società democratica e ribadisce che per un politico cattolico riconoscere la propria fede non significa favorire servilmente la Chiesa. “E’ deplorevole - afferma l’arcivescovo di San José - che al momento di giudicare una proposta o un’azione, come ad esempio la difesa della vita umana, un politico cristiano rinneghi la propria fede per inseguire interessi puramente politici”. Nel suo messaggio, mons. Quirós ha ricordato che Papa Francesco, nel suo discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha affermato che non si possono costruire ponti tra gli uomini dimenticandosi di Dio e nemmeno si può vivere un autentico rapporto con Dio ignorando gli altri. In questa doppia prospettiva, l’arcivescovo di San José invita i politici cattolici a lavorare per il bene comune dei cittadini, con speciale attenzione ai poveri e agli esclusi, a non cedere alla corruzione e alla pressione mediatica o sociale e a mettere al primo posto la giustizia e la verità (A cura di Alina Tufani)

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    Thailandia: marcia degli antigovernativi per boicottare il voto di domenica

    ◊   In Thailandia, a due giorni dalle elezioni generali, migliaia di manifestanti antigovernativi sono tornati a marciare per le strade di Bangkok per chiedere le dimissioni del primo ministro ad interim, Yingluck Shinawatra, e l’istituzione di un “Consiglio del popolo” che approvi riforme anticorruzione e riformi il sistema politico, prima di tornare al voto. I dimostranti hanno promesso di tornare nelle piazze anche domenica, in occasione dell’apertura dei seggi. A Bangkok – e in altre province limitrofe – resta lo stato di emergenza decretato per cercare di arginare le violenze, che hanno segnato la protesta in atto ormai da mesi nel Paese asiatico e hanno causato 10 morti e oltre 500 feriti. (M.G.)

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    Gran Bretagna: parzialmente chiusa centrale nucleare di Sellafiled, radioattività sopra la norma

    ◊   La centrale nucleare di Sellafiled, nel nordovest dell'Inghilterra, è stata parzialmente chiusa dopo il rilevamento di alti livelli di radioattività. Le autorità dell’impianto sottolineano che non ci sono pericoli per i lavoratori della centrale e gli abitanti della zona. Non sono state rilevate fughe radioattive e la situazione appare al momento sotto controllo. Tuttavia, è stato creato un perimetro di sicurezza a nord dell'impianto e viene controllato ogni edificio, come ha spiegato un portavoce. Il Ministero dell'energia ha annunciato di essere in stretto contatto con Sellafield e che non c'è ragione di pensare che l'entità del problema sia maggiore di quanto affermato dalla centrale. La struttura è la più vecchia e più grande d'Europa. (M.G.)

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    Caritas ambrosiana: oltre mezzo milione di immigrati a rischio povertà in Lombardia

    ◊   La Lombardia è la Regione con il più alto tasso di stranieri (1.028.663), di cui la metà è a rischio povertà e il 25% non riesce a pagare affitti e bollette regolarmente. Questi sono alcuni dei dati emersi dal 23° Rapporto immigrazione Caritas-Migrantes, presentato oggi a Milano dalla Caritas ambrosiana. Secondo il rapporto, gli stranieri guadagnano, mediamente, la metà dei cittadini italiani e, per questo motivo, il 25% di loro non riesce ad essere in regola con il pagamento degli affitti e delle bollette. Nonostante questo, gli immigrati considerano la Lombardia la Regione che offre maggiori opportunità lavorative. In base ai dati emersi, infatti, un occupato straniero su quattro lavora in territorio lombardo e, negli ultimi 10 anni, gli studenti figli di immigrati, che hanno raggiunto quota 191.526, sono quadruplicati. In base alla provenienza, in Lombardia, la maggior parte degli immigrati sono rumeni (137.718), seguono poi marocchini, albanesi, egiziani e cinesi."Chi si era illuso - commenta Roberto Davanzo, direttore della Caritas ambrosiana - che la crisi potesse fermare un processo epocale, ancora una volta rimarrà deluso. Gli stranieri sono nostri compagni di viaggio che ci piaccia e no e nemmeno un evento straordinario come la crisi economica più lunga dal dopoguerra sembra per il momento essere riuscita a farli desistere dalla speranza di costruire un futuro migliore tra noi. Invece di attardarci su vecchie concezioni ideologiche, cerchiamo piuttosto di dare una risposta positiva al desiderio di quanti, nati in Italia, vogliono essere riconosciuti come nostri concittadini". In Lombardia, sempre secondo i dati della Caritas, gli alunni stranieri nati in Italia, nell'anno scolastico scorso, erano in media il 53,9% degli studenti stranieri frequentanti le scuole lombarde. Il tasso degli studenti stranieri raggiungono un picco dell'83,4% nelle scuole d'infanzia. Rilevante è anche l'apporta dato dalle donne straniere alla natalità: il rapporto Caritas mostra che il 22,5% del totale dei nati in Lombardia ha origine straniera mentre, nel corso del 2012, 14.386 persone hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Per quanto riguarda l'ambito lavorativo, quasi il 25% dei contratti con cittadini stranieri riguarda il settore trasporti, comunicazioni, attività finanziarie ed altri servizi, seguito da alberghi e ristoranti (21,2%), attività svolte da famiglie e convivenze (18%) e costruzioni (12,8%).Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas ambrosiana, sostiene che 'immigrazione: "è da anni un fenomeno strutturale e stabile. Fa specie che nel nostro paese non si sia ancora riusciti a mettere a punto un sistema di accoglienza in grado di far fronte anche alle situazioni di emergenza". In Lombardia il volontariato nelle parrocchie ha dimostrato proprio in quell'occasione di essere ancora una volta una risorsa imprescindibile, ma solo una programmazione concertata può valorizzarlo".

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    Belgio, lettera di 38 pediatri contro la legge sull’eutanasia dei minori

    ◊   “È necessario estendere la legge sull’eutanasia ai minori?”. Con questa domanda si apre la lettera-appello sottoscritta da 38 pediatri belgi e pubblicata su “La Libre Belgique” con il titolo “Fine-vita dei bambini: una legge inutile e precipitosa”. La lettera, scrivono i pediatri, non vuole essere un “pamphlet politico o ideologico” ma offrire piste di riflessione. Quattro – riferisce l’Agenzia Sir - le principali osservazioni dei medici. La prima è che “questa legge non risponde ad alcuna reale esigenza”. “La maggior parte delle équipe mediche che hanno in cura bambini in fase terminale, a domicilio o in ospedale, devono ammettere che non si sono mai trovati nella loro pratica davanti a una domanda di eutanasia spontanea e volontaria espressa da un minore”. La seconda osservazione è che “allo stato attuale della medicina, i mezzi per attenuare il dolore sono largamente disponibili nel nostro Paese, più che in altri Paesi. È evidente che oggi nessun paziente, e dunque bambino, deve soffrire”. I pediatri ribadiscono il loro no all’accanimento terapeutico”. I medici contestano il modo con cui è stata discussa la legge al Senato e alla Camera: “È stata esaminata - dicono - troppo rapidamente” e sono state rifiutate tutte le domande di audizione presentate da pediatri ed esperti. Questa discussione politica così precipitosa della legge, osservano i pediatri, “crea l’impressione che la situazione nel nostro Paese sia drammatica e che occorre quindi agire con urgenza. Noi smentiamo questa falsa impressione e affermiamo che la situazione nel nostro Paese è lontana dall’essere drammatica”. Dare poi facoltà al minore di scegliere l’eutanasia per se stesso rischia - a parere dei pediatri - di rendere la situazione ancora più difficile e complessa di quanto non lo sia già. I pediatri mettono, cioè, in guardia dalla possibilità che il minore possa in qualche modo cedere all’eutanasia per venire incontro ai suoi genitori che “consciamente o inconsciamente possono incoraggiarlo a farla finita”. “Non è incongruo pensare - proseguono i medici - che un bambino dotato di una sensibilità particolare percepisca l’opzione dell’eutanasia come una soluzione o addirittura un dovere soprattutto se sente che i suoi genitori non sopportano più di vederlo soffrire”. L’ultima osservazione è riservata alla reale capacità di discernimento e giudizio del minore che non può essere vagliata da “alcun metodo oggettivo”. “Si tratta - concludono i pediatri - di una valutazione largamente soggettiva e soggetta a varie influenze”.

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    L'Aquila, ritrovata reliquia di Papa Wojtyla trafugata dal Santuario di San Pietro della Ienca

    ◊   Una parte della reliquia di Papa Wojtyla, con un frammento della stoffa intrisa del Beato, è stata ritrovata all'Aquila, nel garage di uno dei tre giovani denunciati per il furto. L'annuncio è stato dato dal vescovo ausiliare dell’Aquila, mons. Giovanni D'Ercole, nel corso di una conferenza stampa congiunta con la polizia e i carabinieri. Il vescovo ausiliare si è detto "felice", sostenendo che il frammento di tessuto è stato da lui personalmente ricostruito e che mancherebbero soltanto alcuni filamenti d'oro che la polizia sta ancora cercando con l'impiego della task force della Scientifica. Il pezzetto di stoffa con il sangue di Papa Giovanni Paolo II, era stato trafugato la settimana scorsa dal Santuario di San Pietro della Ienca alle falde del Gran Sasso e gettato via dai ladri perché ritenuto privo di valore. Le indagini sul furto sono state avviate domenica scorsa dai carabinieri. "Per questi tre ragazzi – ha detto mons. D’Ercole - c'è il perdono di Papa Giovanni Paolo II e da parte nostra". Il vescovo ausiliare ha ringraziato "tutti coloro che hanno lavorato per ritrovare la reliquia".

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 31

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.