Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 25/01/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: più spazio per la donna nella Chiesa e nella società, insostituibile suo ruolo nella famiglia
  • Tweet del Papa: è facile chiedere a Dio, quando impareremo anche a ringraziarlo e adorarlo?
  • Vespri presieduti dal Papa a San Paolo fuori le Mura a conclusione della Settimana per l'unità dei cristiani
  • Beatificata a Napoli Maria Cristina di Savoia, "reginella santa"
  • Altre udienze e nomine pontificie
  • Limiti e possibilità della mente umana, lectio magistralis di Noam Chomsky in Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: a Ginevra primo incontro diretto fra le parti in conflitto
  • Guerra in Iraq, non si ferma la fuga dei civili
  • Davos: appello degli economisti a un maggiore coordinamento delle politiche economiche globali
  • Pakistan: la Chiesa promuove una giornata di preghiera per la pace
  • Nonni italiani, parte un nuovo corso di formazione digitale
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Egitto: 6 morti negli scontri al Cairo, bomba a Suez
  • Libia: l’Egitto ritira staff ambasciata, dopo sequestro di 5 diplomatici
  • Ucraina: ministro degli Interni accusa i manifestanti filo Ue
  • Cile-Perù: lunedì la sentenza dell'Aja sui confini marittimi, appello dei vescovi
  • India: a febbraio la plenaria dei vescovi dedicata alle elezioni parlamentari
  • Centrafrica: appello di Pax Christi perchè cessi la violenza
  • Zambia. I vescovi alle autorità politiche: rispettate la democrazia
  • Un nuovo sito web per l’arcidiocesi di Barcellona
  • A Bruxelles, conferenza dei salesiani su valore della Domenica e dignità del lavoro
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: più spazio per la donna nella Chiesa e nella società, insostituibile suo ruolo nella famiglia

    ◊   Si accresca la presenza femminile nella sfera pubblica, mantenendo il ruolo imprescindibile della donna nella famiglia. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nell’udienza al Cif, il Centro italiano femminile, in occasione del 70.mo anniversario di fondazione. Il Papa ha, inoltre, auspicato che si espandano gli spazzi di responsabilità delle donne in ambito ecclesiale e civile. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Chiesa riconosce “la forza morale” e “la forza spirituale” della donna. Papa Francesco ha iniziato il suo discorso al Cif richiamando quanto affermato dal Concilio Vaticano II e ribadito poi con forza da Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem. Il Pontefice ha rilevato che negli ultimi decenni il ruolo della donna, tanto nella famiglia quanto nella società, ha “conosciuto mutamenti notevoli”. Ed ha ricordato, come già in altre occasioni, “l’indispensabile apporto della donna nella società”, specie con la “sua sensibilità” verso i più deboli:

    “Mi sono rallegrato nel vedere molte donne condividere alcune responsabilità pastorali con i sacerdoti nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, come nella riflessione teologica; ed ho auspicato che si allarghino gli spazi per una presenza femminile più capillare ed incisiva nella Chiesa”.

    Il Papa ha auspicato che per le donne possano “ulteriormente espandersi” questi “nuovi spazi e responsabilità che si sono aperti”, “nell’ambito ecclesiale quanto in quello civile e delle professioni”. E tuttavia, ha soggiunto, non si può “dimenticare il ruolo insostituibile della donna nella famiglia”:

    “Le doti di delicatezza, peculiare sensibilità e tenerezza, di cui è ricco l’animo femminile, rappresentano non solo una genuina forza per la vita delle famiglie, per l’irradiazione di un clima di serenità e di armonia, ma una realtà senza la quale la vocazione umana sarebbe irrealizzabile”.

    “Se nel mondo del lavoro e nella sfera pubblica è importante l’apporto più incisivo del genio femminile – ha proseguito – tale apporto rimane imprescindibile nell’ambito della famiglia”. Questo, infatti, ha precisato, “per noi cristiani non è semplicemente un luogo privato, ma quella Chiesa domestica, la cui salute e prosperità è condizione per la salute e prosperità della Chiesa e della società stessa”:

    “Pensiamo alla Madonna... La Madonna nella Chiesa crea qualcosa che non possono creare i preti, i vescovi e i Papi. E’ lei il genio femminile proprio, no? E pensiamo alla Madonna nelle famiglie... A cosa fa la Madonna in una famiglia. La presenza della donna nell’ambito domestico si rivela quanto mai necessaria, dunque, per la trasmissione alle generazioni future di solidi principi morali e per la stessa trasmissione della fede”.

    “Come è possibile – si chiede dunque il Papa – crescere nella presenza efficace in tanti ambiti della sfera pubblica, nel mondo del lavoro” laddove sono “adottate le decisioni più importanti, e al tempo stesso mantenere” un’attenzione “preferenziale e del tutto speciale nella e per la famiglia?”. E qui, è stata la sua riflessione, “è il campo del discernimento che, oltre alla riflessione sulla realtà della donna nella società, presuppone la preghiera assidua e perseverante”:

    “E’ nel dialogo con Dio, illuminato dalla sua Parola, irrigato dalla grazia dei Sacramenti, che la donna cristiana cerca sempre nuovamente di rispondere alla chiamata del Signore, nel concreto della sua condizione”.

    In questo impegno, ha concluso il Papa, la presenza materna di Maria “vi indichi la strada da percorrere per approfondire il significato e il ruolo della donna nella società e per essere pienamente fedeli al Signore”.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: è facile chiedere a Dio, quando impareremo anche a ringraziarlo e adorarlo?

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “E’ facile rivolgersi a Dio per chiedere – scrive - tutti lo facciamo. Quando impareremo anche a ringraziarlo e adorarlo?”.

    inizio pagina

    Vespri presieduti dal Papa a San Paolo fuori le Mura a conclusione della Settimana per l'unità dei cristiani

    ◊   Oggi pomeriggio, a partire dalle 17,30, Papa Francesco presiede nella Basilica di San Paolo fuori le Mura i Secondi Vespri nella Festa della Conversione di San Paolo, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Partecipano alla celebrazione i rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Quest’anno, l’appuntamento si è svolto sul tema “Cristo è stato forse diviso?”, una domanda posta dall’Apostolo delle Genti nella sua prima Lettera ai Corinzi. Ascoltiamo, in proposito, la riflessione dell'Abate di San Paolo fuori le Mura, Edmund Power, al microfono di Monia Parente:

    R. - Quella Lettera è molto, molto bella e lì mi sembra si trovi anche il cuore del pensiero di Paolo sull’unità. In quel primo capitolo lui affronta la questione delle divisioni nella comunità di Corinto, diceva che c’è soltanto un Cristo, nel senso che Cristo non può essere diviso. È un’affermazione forte, ma piena di sentimenti, perché alcuni dicevano: “Io sono di Paolo” e “Io di Cefa”. Ma, può essere veramente diviso Cristo? È una domanda che aspetta una risposta: “No, è impossibile!”. Per Paolo l’unità dell’unico corpo è nel cuore di ciò che lui crede. Dunque, sono contento che quest’anno abbiano scelto proprio un testo di San Paolo.

    D. - E’ interessante sottolineare che la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani cade nel giorno della solennità della Conversione di San Paolo…

    R. - E’ molto importante perché, in effetti, Paolo è stato il primo teologo cristiano: lui ha scritto i primi libri del Nuovo Testamento; dunque, è lo strumento scelto dal Signore - come viene detto negli Atti degli Apostoli - per annunciare la fede cristiana. Quindi, la festa della sua conversione è anche la celebrazione non solo del cammino personale di una conversione che è stata molto importante nei primi tempi della Chiesa, ma si può dire che sia anche una solennità della Parola di Dio, cioè dell’inizio del Nuovo Testamento perché è in questo momento di conversione che Paolo ha riconosciuto l’essenzialità di Gesù crocifisso e risorto come fondamento di tutto. Questo è un momento decisivo per la storia della Chiesa.

    D. – La Basilica di San Paolo fuori le Mura è stata affidata ai monaci benedettini. E c’è da dire che Papa Francesco ha dimostrato in più occasioni una grande vicinanza ed una grande attenzione alla vita monastica …

    R. - Io ho notato una cosa che mi fatto grande piacere: ho avuto il privilegio di avere un’udienza con il Papa poco prima di Natale. Una domanda che gli ho voluto fare è: “Santo Padre, lei cosa chiede alla vita monastica per la Chiesa di oggi?”. Noi siamo benedettini dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, che probabilmente è il monastero più antico della diocesi di Roma e siamo qui da 1300 anni. La risposta del Papa mi ha fatto molto piacere. Ha detto una cosa apparentemente semplice: “Rimanete fedeli alla vostra regola, ovviamente adattandovi ai tempi di oggi; ma fedeltà alla vostra regola”. E la nostra regola è l’espressione monastica del Vangelo. Questo è un incoraggiamento alla fedeltà, ovviamente, nella preghiera e in tutto ciò che noi cerchiamo di fare. Noi lo facciamo da 1300 anni, qui, nella Basilica di San Paolo che al tempo stesso è la Chiesa abbaziale di una comunità viva, di contemplazione ed anche di azione pastorale.

    inizio pagina

    Beatificata a Napoli Maria Cristina di Savoia, "reginella santa"

    ◊   E' stata proclamata Beata oggi a Napoli la regina delle due Sicilie, Maria Cristina di Savoia, moglie del re Ferdinando II di Borbone. Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha presieduto stamani la Messa di beatificazione nella Basilica di Santa Chiara dei Frati Minori, definendo la nuova Beata “autentica regina della carità”. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Reginella santa. Era questo il modo in cui i napoletani, nei primi anni Trenta dell’800, chiamavano Maria Cristina di Savoia morta a soli 24 anni dopo aver partorito Francesco II, ultimo re di Napoli. Bellezza, cultura, una solida formazione cristiana la rendevano una sposa ambita e quando si unì in matrimonio con Ferdinando II di Borbone si capì che il destino di quel regno sarebbe cambiato di lì a poco. Decise infatti, d’accordo con il re, di destinare parte del denaro per i festeggiamenti delle nozze per dare una dote a 240 spose. Il cardinale Angelo Amato:

    "La sua intercessione presso il sovrano ottenne a molti condannati la commutazione della pena di morte. Incentivò l'arte del corallo a Torre del Greco e diede impulso alla riattivazione delle seterie di San Leucio di Caserta a bene dei coloni del posto, le cui famiglie ricevettero casa, lavoro, una chiesa e la scuola obbligatoria".

    Una giovane donna che aveva capito come la ricchezza vera sia quella del cuore. Un messaggio che arrivò chiaramente ai poveri, agli ultimi, e che le aprì la strada verso la santità:

    "La beatificazione della regina Maria Cristina di Savoia mostra che la porta stretta della santità può essere varcata da tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri, uomini e donne, sacerdoti e laici, perché l'essenziale della santità consiste nell'amare Dio e il prossimo con tutte le proprie forze".

    Una testimonianza cristiana più che mai attuale. La sua vita è una risposta alla tendenza di rendere i vizi virtù e di lasciarsi andare al torpore della mediocrità e del male. “Sono i santi come la Beata Maria Cristina di Savoia – afferma il cardinale Amato – a risvegliare il mondo”:

    "I Santi rimettono le cose a posto, mostrando come la povertà, la mitezza, la purezza, la giustizia, la pace, la condivisione siano beatitudini, che edificano la società rendendola più sana e più umana. I Santi bonificano la società dall'inquinamento dei vizi, restituendo valore alla virtù e dignità alla vita".

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine pontificie

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il padre gesuita José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana, accompagnato dal confratello padre Jozef Marian Maj, S.I., vice-direttore amministrativo; il sig. Bray Barnes, presidente della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scoutismo, accompagnato dal sig. Roberto Cociancich e dal rev. Jacques Gagey.

    Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mamfe (Camerun), presentata da mons. Francis Teke Lysinge, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Andrew Nkea Fuanya, coadiutore della medesima diocesi.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ventimiglia-San Remo (Italia), presentata da mons. Alberto Maria Careggio, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Ventimiglia-San Remo (Italia) il rev. Canonico Antonio Suetta, del clero della diocesi di Albenga-Imperia, finora rettore ed economo della medesima diocesi. Il rev. Antonio Suetta è nato il 25 novembre 1962 a Loano (Savona). Dopo la maturità ha compiuto gli studi di filosofia e di teologia nel Seminario di Albenga ed in quello di Genova. È stato ordinato presbitero per la diocesi di Albenga-Imperia il 4 ottobre 1986. Ha quindi conseguito la Licenza in Teologia nell’Università Lateranense e nel 2009 ha discusso la tesi di Dottorato in Teologia presso l’Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum", a Roma. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti Uffici pastorali: vicario parrocchiale della parrocchia di Ceslo-Arzeno d’Oneglia dal 1987 al 1996; amministratore parrocchiale della medesima parrocchia dal 1991 al 1994; amministratore parrocchiale e, in seguito parroco di Caravonica dal 1995 al 1997; parroco-prevosto di Borgo Verezzi dal 1997 al 2009 e direttore della Caritas diocesana. È stato cappellano delle Carceri di Imperia mentre svolgeva il suo incarico di vicario parrocchiale di "San Giovanni" a Oneglia; è stato co-fondatore e presidente (fino al 2009) della Cooperativa Sociale "Il Cammino" per l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani in difficoltà (riabilitazione di ex tossicodipendenti e di ex carcerati). Ha insegnato, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, Teologia Fondamentale, Ecclesiologia e Mariologia e, dal 2003, insegna le medesime materie nel corso teologico al Seminario maggiore. Dal 2005 svolge l’incarico di economo diocesano; dal settembre 2011 è anche rettore del Seminario diocesano di Albenga-Imperia; dal 2009 è canonico del Capitolo della Cattedrale.

    Il Santo Padre ha nominato consigliere dello Stato della Città del Vaticano il prof. Vincenzo Buonomo, capo ufficio della Rappresentanza Pontificia presso le Organizzazioni e Organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (F.A.O., I.F.A.D., P.A.M.) e direttore del Corso di laurea in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense a Roma.

    inizio pagina

    Limiti e possibilità della mente umana, lectio magistralis di Noam Chomsky in Vaticano

    ◊   Possibilità e limiti della mente umana sono stati il tema, oggi della lectio magistralis del filosofo e linguista statunitense Noam Chomsky, organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura e dalla Fondazione Scienza e Fede – STOQ. All’incontro, dedicato a “Neuroscienze, natura umana e linguaggio”, ha partecipato anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Per noi c’era Davide Maggiore:

    Bisogna “comprendere meglio portata e limiti della mente umana” ha spiegato Chomsky. E ci si deve porre la domanda “se ci siano davvero le capacità intrinseche di capire tutto” o se concetti fondamentali “come il libero arbitrio” resteranno comunque al di là della comprensione umana. La questione è stata affrontata dal linguista attraverso un rapido viaggio attraverso le grandi teorie della filosofia moderna, da Cartesio a Newton, Locke e Hume, per finire con i recenti tentativi delle neuroscienze di spiegare i meccanismi del pensiero umano. Per quanto l’invito sia sempre quello di “continuare a cercare”, Chomsky ha aggiunto che l’uomo evolve e si sviluppa, ma lo fa “con dei limiti”, e che non è corretto cercare di spiegare il funzionamento della mente solo attraverso i meccanismi chimici del cervello: andrebbero invece recuperate altre dimensioni, come il linguaggio e il suo “aspetto creativo”. Un elemento, questo, su cui si è soffermato anche il cardinale Gianfranco Ravasi:

    R. - Non dimentichiamo mai che proprio nella religione ebraico-cristiana è la parola il simbolo più importante e il segno più significativo per parlare di Dio. Quindi interessarci del linguaggio vuol dire, in qualche modo, già cominciare a studiare non soltanto l’uomo, ma anche – secondo le Scritture – la stessa divinità. Tanto è vero che l’inizio della Creazione è una parola pronunciata da Dio.

    D. – Con quale approccio la Fondazione Scienza e Fede e il Pontificio Consiglio della Cultura affrontano queste questioni?

    R. – L’approccio è sostanzialmente legato a una parola, che è fondamentale in tutti i confronti che si devono fare nel mondo della cultura, nel mondo della scienza, nel mondo della società e cioè la parola “dialogo”. E dialogo in greco vuol dire due “logoi”, due discorsi che si confrontano. Non sono discorsi uguali, evidentemente: il discorso scientifico ha il suo processo, ha i suoi metodi, ha il suo percorso; il discorso teologico ha il suo statuto, le sue caratteristiche. E’ importante che ci sia l’ascolto reciproco, perché la realtà è complessa e non può essere esaurita con un’unica conoscenza, che è quella scientifica, ma anche con altre conoscenze, come quella della fede, quella della poesia, quella dell’arte, e anche quella dei sentimenti e dell’amore.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso del Papa alle partecipanti al congresso nazionale del Centro italiano femminile. Francesco sottolinea l'importanza del ruolo della donna nella Chiesa e nella società.

    Nel servizio internazionale, in primo piano la crisi in Egitto: non si fermano le violenze nella capitale nel terzo anniversario della rivolta contro Mubarak.

    Battaglia in Ucraina: manifestanti occupano edifici governativi in diverse parti del Paese.

    In cultura, un articolo di Cristiana Dobner sul valore della storia e della testimonianza della Shoah. Sullo stesso tema, Gaetano Vallini passa in rassegna alcuni libri legati alla Giornata della memoria.

    Le rappresentazioni del giardino dell'Eden: Alessandro Scafi ricostruisce la storia della ricerca del paradiso dalla Genesi a John Lennon.

    Omicidi e poesia: Silvia Guidi sui romanzi di Qiu Xiaolong.

    Nel servizio religioso, un articolo sulla giornata per la pace in Terra Santa, che riunirà più di cinquemila città.

    Dietro la crisi economica: Paolo Giovannelli sulla visita dell'arcivescovo Bassetti agli operai di un'azienda in difficoltà.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Siria: a Ginevra primo incontro diretto fra le parti in conflitto

    ◊   Dopo quasi tre anni di guerra civile costata 130mila vittime, oggi a Ginevra, nell’ambito della conferenza internazionale per la pace in Siria, si è tenuto il primo incontro tra la delegazione del governo centrale di Assad e quella delle opposizioni, alla presenza del mediatore di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi. Il servizio di Marco Guerra:

    Brahimi ha parlato per 30 minuti e nessuno dei delegati ha detto niente, si è conclusa così la prima sessione di negoziati tra le parti che si combattono nella guerra civile siriana. Il faccia a faccia – che per il momento procede per interposta persona – è ripreso nel pomeriggio. Secondo fonti dell’opposizione, Brahimi ha detto loro che i primi due giorni di colloqui si concentreranno sulla questione umanitaria, in particolare sull’assedio ad alcune città del Paese e l’eventualità di una tregua per garantire l’accesso degli aiuti alla popolazione civile. Il mediatore dell’Onu ha fatto capire che si procederà a piccoli passi per arrivare al cuore dei negoziati, ovvero la soluzione politica del conflitto. Ma sull’esito finale di Ginevra 2 pesano ancora molti veti incrociati. Ieri la delegazione governativa ha minacciato di ritirarsi se fosse stata avanzata ancora l’ipotesi di un transizione senza Assad, così come fissato nelle conclusioni di Ginevra 1, la prima conferenza sulla pace del 2012. Messe da parte le dimissioni di Assad, restano le diffidenze reciproche e l’assenza dal tavolo dei gruppi d’opposizione islamisti che boicottano i colloqui in Svizzera.

    inizio pagina

    Guerra in Iraq, non si ferma la fuga dei civili

    ◊   Continuano gli scontri in Iraq tra le forze governative e i miliziani qaedisti. In seguito a queste violenze stanno aumentando sempre di più i civili che lasciano le proprie case: sono circa 140.000 i nuovi sfollati. In tutto il Paese sono oltre un milione e 300 mila. E le risorse per gli aiuti sono sempre più esigue. Sulla gravità della situazione, Maura Pellegrini Rhao ha intervistato don Renato Sacco, coordinatore del Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace:

    R. – Le persone uccise negli ultimi mesi del 2013 erano ai livelli del 2008. E il 2007 e il 2008 sono stati gli anni peggiori, dopo la guerra!

    D. – In seguito ai continui aggiornamenti sull’aumento del numero dei morti e degli sfollati in Iraq, che cosa possiamo dire?

    R. – Le notizie che arrivano dall’Iraq, da una parte, ci scuotono nel profondo della coscienza e ci chiedono di non dimenticare. Ci dobbiamo rendere conto che, forse, in questi ultimi anni, l’Iraq è stato dimenticato! Dimenticati i morti; dimenticate le fatiche; dimenticati i profughi; dimenticati anche i sogni di speranza di chi sta lavorando, come la Chiesa caldea, per il ritorno di chi era fuggito. Queste notizie ci chiedono una solidarietà immediata e ci chiedono, però, anche di ricordare il monito di Giovanni Paolo II: “La guerra è un’avventura senza ritorno!”. 23 anni, di questi giorni, iniziava la prima Guerra del Golfo: questi sono i risultati della guerra! Io credo – e lo crede anche tutto il movimento di Pax Christi che rappresento – che il nostro impegno deve essere forte contro la guerra, perché la guerra provoca quello che stiamo vedendo in questi giorni. Quindi mai più la guerra, avventura senza ritorno in Iraq e in altri posti! Si apre un cammino faticoso, ma è l’unico che dobbiamo percorrere.

    inizio pagina

    Davos: appello degli economisti a un maggiore coordinamento delle politiche economiche globali

    ◊   Il Forum economico globale di Davos si conclude oggi con un documento che presenta le proiezioni economiche delle varie regione del mondo. Il servizio di Fausta Speranza:

    Mentre negli Stati Uniti si vedono i segni evidenti della ripresa, le economie che in questi anni sono state emergenti, come Brasile o Cina, si segnalano per le crescenti difficoltà. Altri Paesi, come Iran, Egitto o Perù, lasciano intravedere prospettive promettenti. Per quanto riguarda l’Europa, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, parla di miglioramento impressionante dei mercati con il rialzo del 50% delle borse in Italia e Spagna, ma definisce la ripresa dell’eurozona graduale “ancora fragile e debole e mal distribuita”. Paolo Guerrieri, docente di economia internazionale all’Università La Sapienza di Roma:

    R. - C’è un indubbio miglioramento delle condizioni finanziarie: tutti abbiamo visto come si sono abbassati gli spread in Italia, in Spagna, nei Paesi più indebitati. La situazione è molto calma e, sui mercati azionari è “euforica”, ma l’economia reale sta soffrendo ancora moltissimo in tutti i Paesi “periferici”. Come sappiamo, la ripresa è qualche cosa di troppo modesto: per il 2014 si parla di una crescita del 0,5–0,8 percento fino all’uno percento; questi non sono tassi che possono dare all’Italia, alla Spagna, a nessuno dei Paesi indebitati, né più occupazione, né tantomeno un miglioramento della situazione del debito. Quindi credo che sia giusto sottolineare, come ha fatto Draghi, che c’è ancora molto da lavorare; sono sicuro che soprattutto le politiche e la stessa politica monetaria della Banca centrale europea diverranno - in qualche modo - più espansive nel corso di quest’anno, perché queste condizioni non assicurano assolutamente una ripresa soddisfacente.

    D. – Che cosa vuol dire “crescita espansiva della moneta”?

    R. – Vuol dire, in qualche maniera, che la Banca centrale europea, come sappiamo, ha ridotto ormai il tasso di interesse a valori vicino allo zero, -0,25 percento, creando liquidità. Ma se vediamo quello che hanno fatto la Banca centrale americana – la Federal Reserve – e la Banca centrale del Giappone, l’azione di quella europea è stata molto più timida per i vincoli che conosciamo: si tratta di una banca centrale con le mani legate in molti casi. Allora, io credo che sotto questo punto di vista se la ripresa deve essere sostenuta e soprattutto resa più consistente, come è avvenuto negli Stati Uniti e come sta avvenendo in Giappone, una politica monetaria più espansiva significa creare - in qualche modo - direttamente più moneta, ad esempio, arrivando anche ad immaginare l’acquisto di titoli direttamente da parte della Banca centrale. È un qualcosa che la Banca centrale europea non può fare; quindi si dovrà inventare una via europea che segua però le tracce di quello che è stato fatto negli Stati Uniti ed in Giappone, altrimenti il 2014 vedrà sì un segno “più” per quanto riguarda la crescita del Pil, ma si tratterà di una crescita talmente modesta che le condizioni nei Paesi come il nostro, la Spagna, miglioreranno di così poco che non sarà assolutamente sufficiente a lenire quei costi economici e sociali così gravi che conosciamo.

    D. - Davos c’è chi parla di “'nuovo ciclo di crescita globale in fase di gestazione”. E’ la presidente del Brasile, simbolo dei Paesi emergenti degli ultimi anni che però in questa fase registrano anche loro rallentamenti. Ma come pensare la nuova fase di crescita globale?

    R. – C’è una ripresa europea timida e modesta. A livello internazionale, invece, la ripresa è più consistente negli Stati Uniti e in Giappone. Mentre invece soffrono, o in qualche modo hanno visto diminuire i loro tassi di crescita, proprio i Paesi emergenti, quelli che in questi anni erano stati considerati come la “locomotiva della ripresa mondiale”; il Brasile è tra questi. C’è bisogno di sostenere la domanda, non negli Stati Uniti, non solo del Giappone o del Brasile, ma c’è bisogno di un’azione coordinata a livello internazionale, ad esempio, a livello del gruppo dei 20 Paesi del G20, che ormai sono il direttorio dell’economia mondiale. Ogni Paese fa quello che ritiene necessario per migliorare le condizioni all’interno, ma si preoccupa poco o quasi niente di quello che serve per l’insieme, cioè per il sistema economico mondiale.

    A Davos risulta evidente che al momento un coordinamento di questo genere è solo un auspicio.

    inizio pagina

    Pakistan: la Chiesa promuove una giornata di preghiera per la pace

    ◊   Una giornata di preghiera per la pace in Pakistan. L’iniziativa della Chiesa locale, che si svolge questa domenica, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i fedeli e la popolazione civile sugli attentati dei talebani che hanno insanguinato il Paese. In tutte le chiese vengono ricordate le vittime del terrorismo, che dall’inizio dell’anno sono già decine. A spiegare le difficoltà nel dialogo con i talebani è Shahid Mobeen, docente dell’Università Pontifica Lateranense e fondatore dell’associazione pakistani cristiani in Italia, intervistato da Filippo Passantino:

    R. – Il terrorismo in Pakistan non è un problema nuovo, ha già alcuni decenni di storia. Attualmente la situazione è peggiorata a causa del Tehrik-e Taliban Pakistan e di tutte le associazioni che vi hanno aderito, che sono 79 sul territorio nazionale. Ognuno agisce a nome proprio, ma poi si collegata – alla fine dei conti – a questo movimento, che è un movimento del salafismo islamico in Pakistan, arrivato negli ultimi 20 anni.

    D. – Ma si sta cercando un dialogo con i gruppi terroristici?

    R. – Il dialogo con i gruppi terroristici è qualcosa che sta costando molto al Pakistan, al governo, alle forze armate, perché tutti stanno perdendo i propri cari o il proprio personale seguendo questa direzione. E questo perché la mattina il capo dei talebani in Waziristan è disponibile al dialogo e la sera a Karachi fanno un attentato e uccidono 20 persone, vicino alla moschea… Per cui è un po’ difficile questo lavoro per il dialogo con i talebani!

    D. – La Chiesa cattolica pachistana ha indetto una Giornata di preghiera contro il terrorismo: quali effetti può sortire questa iniziativa?

    R. – Anzitutto la preghiera è sostegno per tutti e non solo per i cristiani! La preghiera – visto che in alcune sedi saranno presenti anche rappresentanti di altri religioni – sarà una preghiera che si farà insieme. Penso che potrà illuminare i cuori e le menti delle persone che aderiscono e anche coloro per i quali si pregherà: l’intenzione è di pregare per la pace in Pakistan! E’ il desiderio di tutti i cittadini e non solo delle minoranze religiose. La Chiesta sta dando il suo contributo e infatti la Commissione nazionale Giustizia e Pace, il vescovo e il presidente della Conferenza episcopale hanno rapporti molti stretti e sono molto vicini a tutte le altre religioni. In questa ottica gli stessi musulmani spesso vengono in aiuto e in difesa dei cristiani. Penso che questo lavoro sia solamente frutto della preghiera e di un orientamento che può essere radicato in Cristo, che porta il messaggio dell’amore, il messaggio della pace, anche qui in Pakistan, che sta avendo queste difficoltà come conseguenza del terrorismo.

    inizio pagina

    Nonni italiani, parte un nuovo corso di formazione digitale

    ◊   Scrivere una mail e navigare sul web può diventare un gioco da ragazzi anche per gli anziani. Questi sono alcuni degli obiettivi del corso di formazione digitale gratuito rivolto ai nonni italiani. Le aule della scuola di internet si troveranno in 16 città. Il progetto è lanciato da Federanziani, che mira a diffonderlo su tutto il territorio nazionale. Roberto Messina, presidente di Federanziani, al microfono di Maria Cristina Montagnaro precisa lo scopo dell'inizitiva:

    R. – E' quello di contribuire all’alfabetizzazione digitale di circa 100 mila ultrasessantenni e così di favorire l’incontro tra generazioni attraverso un percorso di formazione digitale, che è guidato appunto da giovani insegnanti e prevede lo sviluppo su tutto il territorio nazionale. In quasi 3 mila comuni italiani faremo questi corsi di formazione, con l’utilizzo di tablet, perché il tablet permette di scoprire come la tecnologia e le applicazioni siano strumenti ormai diventati indispensabili per dialogare e ottenere prestazioni proprio della pubblica amministrazione.

    D. – E’ anche un modo per semplificare la comunicazione con la pubblica amministrazione...

    R. – Più che facilitare, è quasi diventato un obbligo. Lei pensi che se i pensionati non scaricano il "cud" automaticamente dal sito, non possono poi accedere alle pensioni mensili. Sempre di più le Asl vogliono le prenotazioni delle indagini diagnostiche o delle visite mediche solo attraverso richieste via internet. Quindi, magari fra 15 anni il problema non ci sarà più, ma in questo momento abbiamo un gap. Abbiamo, infatti, più di 10 milioni over 65 che non conoscono minimamente cosa sia una scatoletta informatica ovvero cosa sia un tablet o un computer.

    D. – Qual è, infatti, il rapporto degli anziani con internet?

    R. – Uno a 100 al momento: su 100 anziani, 99 non lo conoscono e uno lo conosce.

    D. – Sono interessati ad imparare cose nuove?

    R. – Non è che sono interessati, sono affamati di sapere queste cose, per i motivi che le ho detto prima, e per tenersi in contatto con i loro cari, con i loro familiari che magari sono in città diverse.

    D. - Infatti, questa scuola di internet per i nonni è anche un modo per favorire l’inclusione sociale...

    R. – Ad esempio, su un social network, come il più comune a tutti – Facebook - molti nonni stanno rincontrando i loro amici, che abitano in altre città, compagni di scuola, ma anche i loro nipotini.

    D. – E’ anche un’occasione di scambio tra giovani e anziani, perché ricordiamo che gli insegnanti sono tutti giovani under 30...

    R. – Esatto, sono tutti giovani under 30, che abbiamo cercato di recuperare. Credo che in totale ci siano 500 formatori in tutta la nazione e con l’aiuto e il sostegno della Fondazione abbiamo creato 500 posti di lavoro. L’importanza di questo progetto non è solo per l’alfabetizzazione degli anziani ma, cosa più importante, è perché nuovamente il nonno torna ad essere l’origine, la radice, l’essenza della saggezza.

    inizio pagina

    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella terza Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, dopo l’arresto di Giovanni Battista, comincia a predicare dicendo:

    «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    La prima opera che il Signore compie, la sua “suprema carità”, è portare all’uomo la buona notizia: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino”. All’uomo, che a causa del peccato vive “nelle tenebre”, “in regione e ombra di morte”, si apre la speranza del Regno di Dio. Il dramma esistenziale dell’uomo-senza-Dio, dell’uomo ripiegato su di sé, che porta inscritto nel suo DNA che il senso della vita è amare, è darsi, ma scopre nel suo vivere quotidiano di non poter amare – e questo è il peccato –, perché amare è dare la vita e lui ha paura di perdere la vita, ha terrore della morte, quest’uomo resta con una profonda spaccatura. Dice S. Paolo: “Neppure riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto… In me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo” (Rm 7,15.19). E vive nelle tenebre. Ora viene Gesù, viene la Luce che è la Vita. “Convertirsi” non è un peso, un rinunciare a qualche cosa di bello o di buono, a qualcosa che non mi è lecito, ma la possibilità di sfuggire al regno delle tenebre, alla solitudine. L’annuncio di Gesù è una parola che rigenera e divinizza. E a mostrare che questo non è un sogno vuoto, un’illusione, l’annuncio è accompagnato dalle guarigioni: quella del Signore è una parola che si compie. È un evento. Gesù passa – vede – chiama, convoca: i primi convocati sono i “Dodici”, coloro che accompagnano il Signore, che ne sono i testimoni che continuano la sua opera nel mondo. Ma questo annuncio, questa chiamata continua a risuonare ancora oggi. È per noi oggi.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Egitto: 6 morti negli scontri al Cairo, bomba a Suez

    ◊   Escalation di violenza in Egitto, nel terzo anniversario della caduta di Hosni Mubarak. Sono 6 i morti negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza in corso davanti alla sede del sindacato dei giornalisti, nel cuore del Cairo. Intanto, a Suez si registra un’esplosione a causa di una bomba. Secondo le prime informazioni, la deflagrazione è stata causata da un ordigno piazzato davanti all'ingresso della sede della sicurezza centrale del governatorato locale. Al momento - riferisce l'Ansa - non ci sono dettagli su eventuali vittime o danni. Dal canto suo, il portavoce della presidenza ad interim egiziana ha annunciato per domani un "importante discorso" del capo di Stato provvisorio, Adly Mansour, senza però anticiparne il tema. Da giorni, è atteso un suo intervento per rendere nota la ratifica della nuova Costituzione e indire elezioni presidenziali - che si prevedono a fine marzo, inizio aprile - e quelle politiche, seconda fase della "road map" dopo la destituzione di Morsi. (A.G.)

    inizio pagina

    Libia: l’Egitto ritira staff ambasciata, dopo sequestro di 5 diplomatici

    ◊   Il governo egiziano ha ritirato lo staff dell'ambasciata a Tripoli, dove rimarrà solo l'ambasciatore, dopo che nelle ultime 24 ore sono stati rapiti l'addetto commerciale, quello culturale e tre impiegati della sede diplomatica. Secondo la stampa libica, l'ondata di sequestri sarebbe collegata all'arresto avvenuto venerdì ad Alessandria, nel nord dell'Egitto, di Shaaban Hadeia, leader di una milizia di ex ribelli libici legata al ministero della Difesa di Tripoli. Fonti anonime del ministero degli Esteri al Cairo affermano invece che i sequestratori hanno chiesto la liberazione di Abu Obeida, un altro capo delle milizie islamiche libiche. A più di due anni dalla caduta di Gheddafi l’insicurezza imperversa in tutto il territorio libico: la notte scorsa in un raid delle forze speciali nel quartiere Hawari di Bengasi sono state arrestate 4 persone sospettate di una serie di omicidi avvenuti negli ultimi mesi nella città libica. L'arresto è avvenuto in seguito a scontri durante i quali un membro delle forze speciali ha perso la vita. (M.G.)


    inizio pagina

    Ucraina: ministro degli Interni accusa i manifestanti filo Ue

    ◊   Nonostante le aperture avanzate dal presidente Ianukovich per risolvere la crisi, in Ucraina l’opposizione filoeuropeista continua a protestare nella strade di Kiev e di altre località del Paese. Stamane, il ministro degli Interni, Vitaliy Zakharchenko, ha accusato i manifestanti di "accumulare armi", di aver violato la tregua in vigore almeno teoricamente dall’altro ieri e di aver "ferito e rapito" tre poliziotti a Kiev. Secondo il ministro, uno dei tre è ricoverato dopo essere stato accoltellato, mentre degli altri due non si hanno notizie. Il partito d’opposizione "Patria" respinge le accuse e parla di una "provocazione" del governo per far salire la tensione. Intanto, durante gli incontri delle ultime 24 ore con il presidente Ianukovich, i leader dell'opposizione e la società civile, il commissario Ue all'Allargamento, Stefan Fule, ha chiesto un “processo politico inclusivo che porti alla stabilità”. Da parte sua, Ianukovich ha concesso alle opposizioni un eventuale rimpasto di governo, l’amnistia alle persone arrestate in queste settimane, e la riscrittura delle leggi anti-manifestazioni approvate dalla Rada il 16 gennaio scorso. (M.G.)

    inizio pagina

    Cile-Perù: lunedì la sentenza dell'Aja sui confini marittimi, appello dei vescovi

    ◊   “Facciamo crescere la fratellanza, cammino per la pace”: è l’invito dei vescovi del Cile e del Perù ai popoli di ambedue nazioni mentre si attende il verdetto sul contenzioso marittimo sottoposto, nel 2008, al giudizio della Corte Internazionale dell’Aja. In una dichiarazione congiunta diffusa ieri, i vescovi peruviani e cileni esortano a guardare a questa sentenza come un’occasione per rafforzare e approfondire i rapporti di cooperazione e di fiducia reciproca. “Dopo le dichiarazioni delle autorità governative di ogni nazione, abbiamo fiducia nella volontà di proseguire in un clima di serenità e di rispetto”: si legge nel documento dei vescovi che esortano i governi a rispettare il verdetto della Corte. Il documento delle Conferenze episcopali risponde alle tensioni intensificatesi nelle ultime settimane con l’avvicinarsi del pronunciamento e che lunedì prossimo metterà definitivamente fine ad una controversia territoriale risalente alla guerra del Pacifico del 1883. Il Cile allora conquistò una parte del territorio meridionale del Perù e lo sbocco al mare della Bolivia. Il messaggio dei vescovi sottolinea l’importanza di ricordare gli “innumerevoli fatti e le situazioni che hanno unito queste nazioni nell’arco della loro storia e che ancora continueranno a unirli, aldilà di qualunque demarcazione territoriale o di giurisdizione degli Stati”. Il contenzioso posto alla Corte dell’Aja riguarda un’area di circa 38 mila chilometri quadrati di mare che, secondo il governo peruviano, non sono stati regolati da un trattato di delimitazione di confini ma solo da impegni firmati nel 1952 e nel 1954 sull’attività di pesca. Il Cile non è dello stesso parere e vorrebbe mantenere lo status quo. Nonostante i buoni rapporti tra le popolazioni e il dinamico scambio commerciale e turistico nella zona di confine, il tema continua a essere molto sensibile e suscettibile di manipolazione da parte di gruppi d’interesse politici o economici. In questo contesto, i vescovi ricordano che Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2014 afferma che la pace si raggiunge soltanto quando c’e un forte impegno per il bene comune e che si traduce in un mettere da parte ogni ansia di guadagno e di potere. Infine, gli episcopati del Cile e del Perù ricordano i saldi valori morali e le profonde tradizioni religiose che uniscono ambedue le nazioni in una fede che sempre è stata il migliore vincolo d’integrazione e di pace. “Invitiamo le persone e tutte le comunità cattoliche del Cile e del Perù - esortano - a pregare per la pace e la fratellanza dei nostri popoli”. (A. T.)

    inizio pagina

    India: a febbraio la plenaria dei vescovi dedicata alle elezioni parlamentari

    ◊   Le elezioni generali in programma in India - tra aprile e maggio - saranno il focus della prossima riunione della Conferenza episcopale indiana (Cbci), in programma a Palai, in Kerala, dal 5 al 12 febbraio. Gli aventi diritto al voto per rinnovare la “Lok Sabha”, ovvero la Camera bassa del parlamento indiano, sono più di 700 milioni, i seggi elettorali saranno circa 800mila e i partiti politici più di 1300. Si tratta di consultazioni che potrebbero mettere fine al lungo periodo al potere del partito del Congresso, il partito della famiglia Gandhi. Sembrano in aumento, infatti, le preferenze per la forza di opposizione più importante del Paese, il partito popolare indiano di orientamento nazionalista indù e conservatore, così come sembra crescere il partito dell’uomo qualunque. “La posizione della Chiesa in vista delle consultazioni elettorali – afferma mons. Joseph Kallarangatt, vescovo di Palai – sarà esaminata durante questa assemblea della Conferenza episcopale che è una delle più numerose al mondo”. Sono infatti circa 235 i presuli attesi all’incontro – il 31.mo della serie – che provengono da 167 diocesi diverse. Presenti anche 56 vescovi emeriti di tre diversi riti: siro-malabarese, siro-malancarese e rito latino. Tra gli altri temi in esame, anche la tutela ambientale della Western Ghats, regione montuosa occidentale del Paese, da tempo al centro di speculazioni industriali. (B.C.)

    inizio pagina

    Centrafrica: appello di Pax Christi perchè cessi la violenza

    ◊   Si è insediata nei giorni scorsi Catherine Samba-Panza, la nuova presidente ad interim della Repubblica Centrafricana, Paese da oltre un anno teatro di una sanguinosa guerra civile, che ha causato quasi 2 mila morti e decine di migliaia di sfollati. Sui due fronti opposti, ci sono gli ex ribelli Seleka e i fedeli all’ex presidente Bozizé, deposto nel marzo 2013. Gli scontri però non hanno avuto tregua: al centro di Bangui, nuove violenze hanno lasciato sul campo almeno dieci vittime. In questo scenario, Pax Christi International ha lanciato un forte appello: “È tempo di porre fine alla sofferenza delle persone – si legge in una nota – restaurare la sicurezza, provvedere all’assistenza umanitaria della popolazione e supportare gli sforzi dei leader politici e religiosi che mirano a restaurare la pace e la riconciliazione”. Confidando nel ruolo di mediatrice della neo presidente, che sin da subito ha invocato la pace, Pax Christi lancia l’allarme anche per la grave situazione dei bambini-soldato, circa 6mila in tutto il Paese. “Arruolare i minori è orribile e immorale”, prosegue la nota, che ricorda poi la drammatica situazione del milione di sfollati “costretti a lasciare le proprie case”. “È tempo di ricostruire il Paese – afferma Pax Christi International – e di rafforzare i coraggiosi sforzi di molte congregazioni religiose ed opere missionarie presenti nella zona. Auspichiamo che essi possano portare avanti il loro lavoro, aiutando generosamente la popolazione in ogni modo possibile, per restaurare un clima di pace e di riconciliazione fra tutti i gruppi sociali”. Ribadendo, quindi, che fino all’inizio del conflitto, cristiani e musulmani hanno convissuto in modo pacifico nel Paese, Pax Christi punta il dito contro chi vuole bollare gli scontri attuali come un conflitto religioso e ribadisce la necessità di promuovere uno spirito di “tolleranza, rispetto, unità e fraternità” all’interno delle comunità. La nota si conclude con un appello alla comunità internazionale, affinché dia il suo contributo per porre fine alle violenze e perché si preghi per le tante vittime del conflitto. (I.P.)

    inizio pagina

    Zambia. I vescovi alle autorità politiche: rispettate la democrazia

    ◊   “La politica nello Zambia è caratterizzata da manipolazione, corruzione e intimidazione nei confronti di coloro che il governo percepisce come oppositori”, denunciano i vescovi dello Zambia in una dichiarazione alla stampa riportata dall’Agenzia Fides. “Chiediamo al governo di smettere di usare gli organismi di sicurezza statali per intimidire i cittadini. La polizia in particolare deve essere professionale e imparziale nello svolgere i propri compiti di mantenimento dell’ordine e di imposizione della legge”. I vescovi esortano i responsabili politici a rispettare la storia democratica del Paese e a mettere le sue risorse al servizio di tutti i suoi abitanti. Il documento critica in particolare le continue elezioni parziali, i cui costi sottraggono fondi che potrebbero essere utilizzati per costruire e gestire scuole e ospedali, e l’eccessivo uso da parte del governo di decreti, che “non solo sminuiscono la democrazia ma negano al nostro Paese i benefici delle idee brillanti offerte dai cittadini, che sono esclusi dal processo decisionale”. Sul piano economico la dichiarazione esprime preoccupazione per l’aumento del prezzo dei cereali dovuto in parte dalla soppressione dei sussidi agli agricoltori, che potrebbe provocare una crisi alimentare. Mentre quest’anno lo Zambia celebra i 50 anni di indipendenza nazionale, i vescovi concludono riaffermando il loro impegno a contribuire alla realizzazione di un Paese prospero e democratico. (M.G.)

    inizio pagina

    Un nuovo sito web per l’arcidiocesi di Barcellona

    ◊   Una nuova pagina web, intitolata “Chiesa di Barcellona”, e contenuta nel sito ufficiale www.arqbcn.org: a lanciarla è l’arcidiocesi di Barcellona. Iniziativa, spiega una nota, che vuole essere “sinonimo di accoglienza, di risposta, di comunità e di famiglia”. Oltre al calendario dell’attività diocesana e alle omelie e i discorsi dell’arcivescovo, il card. Lluís Martínez Sistach, la nuova pagina presenta anche le così dette “Faq”, ovvero le risposte alle domande pratiche più comuni, come quelle relative ai Sacramenti del Battesimo e del Matrimonio. Semplificato nella grafica, inoltre, il nuovo portale contiene collegamenti diretti a tutte le istituzioni, università, parrocchie ed organismi che fanno parte dell’arcidiocesi di Barcellona, “dando così un nuovo impulso alla dinamica comunicativa”. Anche perché, continua la nota, “la finalità del rinnovamento del sito Internet è quello di poter offrire un servizio al quale possono accedere tutti per trovare risposte al loro cammino di fede”. La nuova pagina web, inoltre, vuole mostrare “una Chiesa più vicina alla gente, adatta alla realtà sociale contemporanea, una Chiesa di tutti, in cui i fedeli possono essere partecipi e protagonisti dei contenuti, una Chiesa che si rinnova costantemente, guardando anche alle nuove tecnologie”. Da notare che il nuovo sito web della Chiesa di Barcellona è stato inaugurato venerdì scorso, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica. In questo modo, i vescovi spagnoli mostrano di aver recepito il Messaggio di Papa Francesco per la 48.ma Giornata mondiale per le Comunicazioni sociali in cui si dà grande risalto al web: “Internet – scrive il Papa - può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”. (I.P.)

    inizio pagina

    A Bruxelles, conferenza dei salesiani su valore della Domenica e dignità del lavoro

    ◊   Lo scorso martedì a Bruxelles, la rete “Alleanza per la domenica”, di cui fa parte il Don Bosco International (DBI), ha organizzato una conferenza per ribadire l’importanza di orari di lavoro sostenibili e della necessità della domenica come giorno festivo. “Ricordatevi che la santificazione dalle feste vi porta la benedizione del Signore su tutte le occupazioni della settimana”: così diceva don Bosco ma, nell’attuale contesto socio-lavorativo, spesso l’importanza della domenica viene dimenticata. L’Alleanza conta circa un centinaio di organizzazioni di categoria, sindacati e Ong attive su questi fronti. In vista delle elezioni europee è attualmente in corso una campagna per impegnare il futuro Parlamento ad assicurare che tutte le normative europee rispettino e promuovano la protezione di un giorno comune di riposo settimanale ed orari sostenibili. In un clima di politiche d’austerità, di liberalizzazioni, di flessibilità, a fronte delle sfide del cambiamento demografico, della disoccupazione – soprattutto giovanile – della povertà e dell’esclusione sociale diventa rilevante ricordare l’importanza di un lavoro dignitoso che concili vita familiare e lavorativa. “Coscienti del fatto che l’occupazione e la creazione di posti di lavoro e la competitività economica in Europa sono i principali requisiti per superare la crisi, la conferenza ha analizzato i requisiti per realizzare la competitività difendendo la dignità del lavoro”, ha spiegato Mattia Tosato, segretario esecutivo del Don Bosco International. Tre le sessioni di lavoro svolte riguradanti la situazione del lavoro e del riposo domenicale in tempo di crisi; l’equilibrio tra vita familiare e lavorativa; il ruolo della domenica nella partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica.(A.T.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 25

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.