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Sommario del 09/02/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: le Olimpiadi di Sochi siano festa di sport e amicizia, i cristiani vivano come "lampada accesa" nel mondo
  • Cresce l'attesa per l'incontro di Papa Francesco con i fidanzati nel giorno di San Valentino
  • Mons. Parolin ad Avvenire: la Segreteria di Stato diventi modello di rinnovamento per tutta la Chiesa
  • Il card. Sandri al Collegio maronita: pace per la Siria e il Medio Oriente
  • 75.mo morte Pio XI. Gavazzi: contrastò i totalitarismi per difendere la persona umana
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: secondo la Tv di Stato, evacuati 40 civili da Homs
  • Bangladesh. Vogliono sindacato, operai picchiati e licenziati. P. Cagnasso: politica immatura
  • In Tanzania, un centro-clinico del Bambin Gesù. Il card. Pengo: evento importante che ci rende felici
  • Iniziativa del Cuamm per garantire un parto sicuro alle mamme africane
  • La diocesi di Ragusa in prima linea contro il gioco d'azzardo
  • A rischio chiusura il call center di Roma per i malati di Alzheimer
  • In un libro l'esperienza solidale delle "fattorie sociali"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Centrafrica: saccheggi e violenze a Bangui, almeno 9 morti
  • Svizzera: referendum su tetto all’immigrazione, risultato in bilico
  • Tunisia: operazione contro terroristi, arrestato sospetto assassino del deputato Brahmi
  • Russia: uomo spara in una chiesa a Sakhalin, due morti
  • Giappone: nevicate record provocano 11 morti, mentre Tokyo elegge il nuovo governatore
  • Colombia: ad agosto III Congresso mondiale della Misericordia
  • Filippine: conferenza dei vescovi su famiglia ed evangelizzazione
  • Cambogia: nella comunità di Phnom Penh inizia l'Anno della carità
  • Francia. I vescovi nella Domenica della salute: riscoprire la fiducia come dinamica di vita
  • Chiesa in Europa: dialogo su "legame tra questo mondo e l'aldilà"
  • I vescovi asiatici: le comunità di base come strumento di evangelizzazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: le Olimpiadi di Sochi siano festa di sport e amicizia, i cristiani vivano come "lampada accesa" nel mondo

    ◊   Le Olimpiadi invernali di Sochi siano una “festa dello sport e dell’amicizia”. E’ l’auspicio espresso da Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro. Il Pontefice ha inoltre rivolto un pensiero speciale a quanti soffrono, in visita della Giornata Mondiale del Malato il prossimo 11 febbraio. Dal Papa anche l’invito a tutti i cristiani a dare "sapore" ai diversi ambienti in cui vivono e ad essere "lampada accesa" nel mondo con la propria testimonianza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    All’Angelus, Papa Francesco ha espresso un augurio speciale per le Olimpiadi in corso a Sochi, in Russia. Un pensiero rivolto a quanti hanno organizzato l’evento come anche ai protagonisti delle diverse discipline sportive:

    “In questi giorni si svolgono a Sochi, in Russia, i Giochi Olimpici Invernali. Vorrei far giungere il mio saluto agli organizzatori e a tutti gli atleti, con l’auspicio che sia una vera festa dello sport e dell’amicizia”.

    Prima delle parole sulle Olimpiadi, commentando il Vangelo, il Papa aveva sottolineato che anche noi, come i discepoli che seguivano Gesù, siamo chiamati ad essere “il sale della terra” e la “luce del mondo”. E questo, ha osservato, sarà possibile se saremo “poveri in spirito, miti, puri di cuore” e “misericordiosi”. I cristiani, “nuovo Israele”, ha proseguito, ricevono da Cristo una missione: “Orientare, consacrare, rendere feconda l’umanità”:

    “Tutti noi battezzati siamo discepoli missionari e siamo chiamati a diventare nel mondo un vangelo vivente: con una vita santa daremo 'sapore' ai diversi ambienti e li difenderemo dalla corruzione, come fa il sale; e porteremo la luce di Cristo con la testimonianza di una carità genuina. Ma se noi cristiani perdiamo sapore e spengiamo la nostra presenza di sale e di luce perdiamo l'efficacia”.

    “Il cristiano – ha detto ancora – dovrebbe essere una persona luminosa, che porta luce, sempre dà luce!” Una luce, ha osservato, “che non è sua, ma è il regalo di Dio, è il regalo di Gesù”. Quindi, su questo, ha dialogato con i fedeli in Piazza San Pietro:

    "Ma io vorrei domandarvi adesso, come volete vivere voi? Come una lampada accesa o come una lampada spenta? Accesa o spenta? Come volete vivere? [la gente risponde: Accesa!] Lampada accesa! E’ proprio Dio che ci dà questa luce e noi la diamo agli altri. Lampada accesa! Questa è la vocazione cristiana".

    Il Papa ha così ricordato che l’11 febbraio la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Malato, nella memoria della Beata Vergine di Lourdes. E’ l’occasione “propizia”, ha esortato, “per mettere al centro della comunità le persone malate, pregare per loro e con loro, stare loro vicini”. In particolare, ha soggiunto, “possiamo imitare l’atteggiamento di Gesù verso i malati di ogni genere: il Signore si prende cura di tutti, condivide la loro sofferenza e apre il cuore alla speranza”. Ma il Papa non ha mancato di rivolgere il pensiero anche agli operatori sanitari che, ha detto, svolgono un “lavoro prezioso”. Essi, ha rilevato, “incontrano ogni giorno nei malati non solo dei corpi segnati dalla fragilità, ma delle persone, alle quali offrire attenzione e risposte adeguate”:

    “La dignità della persona non si riduce mai alle sue facoltà o capacità, e non viene meno quando la persona stessa è debole, invalida e bisognosa di aiuto. Penso anche alle famiglie, dove è normale prendersi cura di chi è malato; ma a volte le situazioni possono essere più pesanti… Tanti mi scrivono, e oggi vorrei assicurare una preghiera per tutte queste famiglie, e dico loro: non abbiate paura della fragilità! Aiutatevi gli uni gli altri con amore, e sentirete la presenza consolante di Dio".

    “L’atteggiamento generoso e cristiano verso i malati – ha ribadito – è sale della terra e luce del mondo” ed ha invocato la Vergine Maria affinché “ci aiuti a praticarlo, e ottenga pace e conforto per tutti i sofferenti”. Al momento dei saluti ai pellegrini, tra cui un gruppo di teologhe cristiane riunite a Roma per un convegno, il Papa ha rivolto un pensiero particolare a quanti, in diverse parti del mondo, sono messi alla prova dal maltempo:

    “Prego per quanti stanno soffrendo danni e disagi a causa di calamità naturali, in diversi Paesi - anche qui a Roma - sono loro vicino. La natura ci sfida ad essere solidali e attenti alla custodia del creato, anche per prevenire, per quanto possibile, le conseguenze più gravi”.

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    Cresce l'attesa per l'incontro di Papa Francesco con i fidanzati nel giorno di San Valentino

    ◊   Non sarà più l’Aula Paolo VI ad accogliere l’incontro di Papa Francesco con i fidanzati a San Valentino, come programmato in un primo momento, ma Piazza San Pietro. Una nota del Pontificio Consiglio per la Famiglia informa, infatti, che sono già più di 17 mila i fidanzati iscritti all’udienza con il Papa, in programma per venerdì 14 febbraio, giorno di San Valentino. Sulle novità di questo evento, Stefano Leszczynski ha intervistato don Andrea Ciucci, del dicastero per la Famiglia:

    R. – La vera novità è proprio il numero degli iscritti a questa udienza: noi pensavamo ad un incontro con alcune migliaia di fidanzati, anche perché è un giorno feriale. Invece alla chiusura delle iscrizioni, alla fine di gennaio, abbiamo avuto più di 17 mila iscritti: questa è una cosa proprio bella che ci ha rallegrato, perché significa che è davvero un momento atteso e desiderato da tanti fidanzati!

    D. – Le iscrizioni sono avvenute online: sono in prevalenza dall’Italia o anche da altre parti del mondo?

    R. – L’iscrizione è solo online. Certamente la gran parte è italiana, ma abbiamo provenienze veramente da tantissimi Paesi del mondo: le ultime arrivate sono persone della comunità delle Isole Mauritius. Poi arriva gente da Londra che prende il primo aereo del mattino e riprenderà l’ultimo per tornare a casa; abbiamo moltissima gente dalla Francia, dalla Slovenia, dalla Slovacchia; qualcuno dagli Stati Uniti e qualcuno dal Messico…. Certo sono piccoli numeri, ma che raccontano di una rappresentanza di tutto il mondo a questo evento.

    D. – C’è ancora possibilità di iscriversi all’udienza del Papa con i fidanzati attraverso il Pontificio Consiglio per la Famiglia? E come?

    R. – C’è la possibilità, perché questo numero ha creato un grande cambiamento: l’udienza non sarà più in Aula Paolo VI – dove era stata programmata – ma in Piazza San Pietro. Quindi, a questo punto, ci sono davvero tanti spazi e tanti posti. E’ importante comunque sempre iscriversi, mandando un’e-mail - all’indirizzo e-mail events@family.va - specificando nome e cognome della coppia o del gruppo, un contatto e-mail e quando si sposano. Questa è la cosa cui teniamo: tutte le persone che incontreranno il Papa in quel giorno sono persone che hanno deciso di sposarsi. Questo è anche il tema di questo incontro.

    D. – Come si svilupperà, a grandi linee l’evento del 14 febbraio? Quali saranno i momenti clou della giornata?

    R. – L’evento inizierà alle ore 11. Nella prima ora - in attesa dell’arrivo del Santo Padre - insieme ai fidanzati, ai tanti fidanzati del mondo, ed ad alcune "coppie testimoni" ripercorreremo la storia di un fidanzamento: i momenti belli, importanti; le fatiche, i momenti di decisioni. Tutto attraverso una serie di testimonianze, di testi, di canzoni e di poesie. Verso mezzogiorno è previsto l’arrivo del Santo Padre. Il Papa dialogherà con alcune coppie di fidanzati sui temi fondamentali. Vedremo anche cosa il Papa deciderà di mettere a tema e a fuoco e cosa vorrà dire ai fidanzati, ragionando comunque sulla scelta dello sposarsi e del dire un “sì” per sempre!

    D. – Cosa significa questo evento per il Pontificio consiglio per la famiglia? Qual è lo scopo? Perché è importante puntare sui fidanzati?

    R. – Mons. Paglia ci tiene a dire che uno degli scopi del nostro dicastero è quello di mettere la famiglia al centro, al centro della vita culturale, al centro della vita politica, al centro della vita economica, ma anche di quella ecclesiale. Questo evento è uno dei modi con cui si rimette al centro la famiglia nella sua origine, nella decisione che la fa scaturire. Il nucleo portante di questo evento è proprio quello di dire la scelta del matrimonio. Scoprendo anche questo numero imprevisto, ci fa dire che non è vero che sia una scelta che nessuno prende più. No, ci sono tanti giovani, tanti ragazzi e ragazze che ancora oggi decidono di sposarsi, di volersi bene per sempre! Questo è l’occasione per il nostro dicastero per rimettere a fuoco il tempo della scelta e per dire a tutti gli uomini e le donne del mondo che è possibile ed è bello.

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    Mons. Parolin ad Avvenire: la Segreteria di Stato diventi modello di rinnovamento per tutta la Chiesa

    ◊   La Curia Romana sia uno strumento “agile e snello” al servizio della “missione della Chiesa nel mondo di oggi”. E’ uno dei passaggi chiave dell’intervista rilasciata da mons. Pietro Parolin a Stefania Falasca e pubblicata, oggi, dal quotidiano Avvenire. Il segretario di Stato vaticano si sofferma su molti temi, dalla collaborazione con Papa Francesco al ruolo della diplomazia vaticana, dal conflitto in Siria alla “stagione dolorosissima” di Vatileaks. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il mio stile “non può essere” che quello di Papa Francesco, uno stile “nel quale mi sento profondamente identificato”. Esordisce così mons. Parolin nella lunga intervista ad Avvenire. Il futuro porporato si sofferma sul “rinnovamento della Chiesa” a cui il Papa sta chiamando tutti “con insistenza” e osserva che la Segreteria di Stato dovrà assumere con “totale disponibilità la conversione pastorale proposta da Papa Francesco”. Anzi, aggiunge, “in un certo senso” dovrà diventare un “modello per l’intera Chiesa”. Mons. Parolin sottolinea che la diplomazia vaticana è impegnata ad aiutare i popoli nella “costruzione di un mondo umano e fraterno” nel quale siano tutelati “i più deboli e i più vulnerabili”. Quindi, sulla Curia Romana, evidenzia che bisognerà “renderla uno strumento agile e snello, meno burocratico e più efficace, al servizio della comunione e della missione della Chiesa nel mondo di oggi”. Uno strumento, prosegue, “al servizio del Papa e dei Vescovi, della Chiesa universale e delle Chiese particolari”. Certo, ammette, “c’è sempre il pericolo di abusare del potere” e “da questo pericolo non è sfuggita e non sfugge la Curia”. E avverte che “non basta una riforma delle strutture, che pure ci deve essere, se non è accompagnata da una permanente conversione personale”. Tuttavia, il segretario di Stato tiene a sottolineare che, anche nella Curia romana, “ci sono stati e ci sono santi” ed è allora motivo di rammarico quando “con pennellate troppo sbrigative e violente, si presenta un’immagine esclusivamente negativa della Curia”. In definitiva, commenta, bisogna “lavorare sodo per diventare più umani, più accoglienti, più evangelici come vuole Papa Francesco”.

    Il presule risponde così ad una domanda di Stefania Falasca su Vatileaks. Quella, afferma con amarezza, “è stata una stagione dolorosissima, che mi auguro” sia “definitivamente tramontata”. Una vicenda, annota, “che ha fatto soffrire ingiustamente Papa Benedetto XVI” e che ha scandalizzato moltissime persone, danneggiando “non poco la causa di Cristo”. Quegli avvenimenti, è la sua riflessione, “non debbono cessare di interrogarci sulla nostra effettiva fedeltà al Vangelo”. Sullo Ior, mons. Parolin non entra nel merito delle soluzioni tecniche, ma evidenzia che, secondo le indicazioni del Pontefice, la gestione del denaro finalizzata “alle necessità della vita e della missione della Chiesa” deve essere permeata “dai principi del Vangelo”. Una parte dell’intervista è poi dedicata all’impegno della Santa Sede per la pace. Mons. Parolin definisce Papa Francesco “il primo agente diplomatico della Santa Sede” e cita in particolare il suo ruolo per una soluzione della guerra in Siria. A proposito di “Ginevra 2”, il presule ribadisce la necessità di tracciare una road map “realistica per la fine del conflitto e la realizzazione di una pace duratura”.

    Il segretario di Stato non manca di soffermarsi sulla difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, la cui situazione “è una delle grandi preoccupazioni della Santa Sede”. E ancora, a proposito dei rapporti con la Cina, si augura che “aumentino la fiducia e la comprensione tra le parti e che ciò si possa concretizzare nella ripresa di un dialogo costruttivo con le autorità politiche”. Mons. Parolin risponde dunque alle critiche al Papa, venute da alcuni ambienti conservatori, che lo hanno definito addirittura “marxista” in economia. “E’ marxismo – si chiede – esortare alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’economia e della finanza a un’etica in favore dell’essere umano?”. E osserva che “il forte intervento” di Francesco, per esempio in alcune parti di Evangelii Gaudium, è motivato da situazioni “di diseguaglianza e di esclusione” presenti in America Latina come in tante altre parti del mondo. L’intervista si conclude con una riflessione sul rapporto tra Cei, segreteria di Stato e gestione dei rapporti con la politica italiana. Per mons. Parolin, nessuno può “rivendicare in esclusiva” questi rapporti. “La formula vincente – sottolinea – è la collaborazione, attraverso la quale si potrà contribuire efficacemente al bene comune”.

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    Il card. Sandri al Collegio maronita: pace per la Siria e il Medio Oriente

    ◊   “Chiediamo la gioia del Vangelo e affidiamo a San Marone l’intenzione per la pace per tutto il Medio Oriente”. E' uno dei passaggi più significativi del saluto del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, a conclusione della Divina Liturgia nella festa di San Marone, celebrata questa mattina presso il Pontificio Collegio Maronita di Roma. Il porporato si è rivolto ai confratelli della Chiesa maronita ricordando con “profonda gratitudine” la visita di Papa Benedetto in Libano e il dono dell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente, per poi lodare il Signore per l’elezione di “Papa Francesco che ci ha fatto dono di un’altra Esortazione Apostolica l’Evangelii gaudium”. Il porporato ha, quindi, chiesto la gioia del Vangelo per i giovani sacerdoti studenti del Collegio Maronita di Roma e “per tutti i giovani orientali, che talora guardano al futuro con preoccupazione”. Una gioia, ha proseguito il cardinale Sandri, “confermata nel cuore di tutti i sacerdoti affinché la comunichino irresistibilmente ai fedeli laici”. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha poi presentato due intenzioni a San Marone. La prima è per il Libano e si ispira ancora alla Evangelii gaudium, chiedendo la libertà religiosa per tutti ed evidenziando “la dimensione pubblica della fede cristiana e la responsabilità dei cristiani nel costruire il bene comune illuminati dall’insegnamento dei pastori”. La seconda intenzione è per la pace in tutto il Medio Oriente e in particolare per le “immense angosce della Siria”, che fu la Patria di San Marone. “Sia proprio lui – ha detto il cardinale Sandri -, con la sua potente intercessione, ad accompagnare le vittime fino al cuore di Dio e rinfrancare le ‘braccia cadenti’ nell’interminabile dolore che vivono tanti innocenti, specie i più deboli e indifesi”. “A San Marone si unirà senz’altro Maria Santissima”, ha affermato in conclusione il porporato, ricordando il pellegrinaggio da lui compiuto un mese fa attraverso i grandi Santuari mariani di Harissa, Zahle e Magdouche, dove ha affidato alla Vergine la supplica per la pace in Libano e in tutto il Medio Oriente. (M.G.)

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    75.mo morte Pio XI. Gavazzi: contrastò i totalitarismi per difendere la persona umana

    ◊   Il 10 febbraio 1939 moriva Pio XI, al secolo Achille Ratti. Eletto Pontefice nel 1922, Papa Ratti guidò la Chiesa universale per 17 anni, in un periodo storico difficile. Tre gli aspetti significativi del suo Pontificato: la firma dei Patti Lateranensi con lo Stato italiano, nel 1929; la creazione della Radio Vaticana, nel 1931, e la condanna esplicita dei totalitarismi. Per una riflessione su Pio XI a 75 anni dalla sua morte, Isabella Piro ha intervistato Agostino Gavazzi, presidente del Centro Internazionale di Studi e Documentazione “Pio XI”, con sede a Desio, città natale del Pontefice:

    R. - Un primo aspetto che metterei in luce è la grande attualità di questo Pontefice: una attualità che possiamo rilevare nel Concordato che, voluto fortemente da Pio XI e realizzato nel 1929, ancora oggi è attuale, anche dopo le revisioni di Craxi e del cardinale Nicora nel 1984. Alcune biografie di Pio XI ricordano che, quando era studente in seminario, pare avesse detto ai suoi amici: “Se io un giorno diventassi Papa, vorrei fare la pace con lo Stato italiano con un Concordato”.

    D. - Un altro aspetto fondamentale del Pontificato di Pio XI è l’attenzione alla comunicazione: fu proprio lui, infatti, a volere la nascita della Radio Vaticana nel febbraio del 1931...

    R. - Pio XI è sempre stato attento a tutti i mezzi di comunicazione ed ha voluto che i suoi uffici fossero dotati di telefoni e macchine da scrivere. Resosi conto dell’importanza della radio, chiese a Guglielmo Marconi di creare una stazione radiofonica che gli permettesse di parlare al mondo. Un altro tema di comunicazione del Pontificato di Pio XI fu il cinematografo: per opera del Pontefice, nacque una rivista cattolica sul cinema, per una maggior conoscenza della religione cattolica.

    D. - Papa Ratti visse anni storicamente e politicamente difficili, dominati dal nazismo e dal comunismo. Pio XI fece sempre sentire la voce della Chiesa in difesa della persona umana...

    R. - Senz’altro! Lo fece con Encicliche che hanno condannato sia il comunismo ateo, come lesivo della dignità umana, sia il fascismo come totalitarismo che impediva la libertà e la crescita dell’individuo, sia il nazismo con la sua brutalità. Pio XI ebbe un coraggio da leone, ed assunse un atteggiamento molto esplicito di condanna per il bene della Chiesa e il bene delle persone perseguitate.

    D. - Pio XI scrisse molto: se pensiamo solo alle Encicliche, in diciassette anni di Pontificato ne ha scritte ben ventisei...

    R. - A me piace soprattutto la Qaudrageismo Anno, importante Enciclica sociale che parla, forse per la prima volta, del principio di sussidiarietà. In questa Enciclica si parla anche del lavoro come strumento della dignità dell’uomo, per la sua crescita; si parla del profitto, che non è una cosa negativa in sé, ma lo diventa se portato all’arricchimento di pochi e non alla creazione del benessere di tutta l’umanità. E in questo, nuovamente, emerge l’attualità del pensiero di Papa Ratti.

    D. - La casa natale di Achille Ratti, a Desio, oggi è divenuta un Museo. Quali oggetti vi sono conservati?

    R. - Si tratta di abiti, sia da cardinale che da Pontefice, dell’arredamento dello studio che Pio XI ha usato nei pochi mesi in cui è stato cardinale di Milano. Il Museo conserva anche una bottiglia di vino: nel 1938, Achille Ratti era stato malato; aveva avuto in dono delle bottiglie di vino da Cartagine ed aveva deciso di lasciarne da parte due “per il Papa del 2000”. Il fatto interessante è che Pio XI si considerava “vescovo polacco” perché ordinato vescovo mentre era Nunzio apostolico in Polonia, e il Papa del 2000 che ha ricevuto le bottiglie in dono era il Papa polacco, Karol Wojtyła! Giovanni Paolo II tenne una di queste bottiglie per sé, mentre la seconda volle donarla al Museo di Desio. E noi oggi abbiamo questa bottiglia in esposizione, con l’etichetta “Pio XI per il suo Successore dell’anno 2000”.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: secondo la Tv di Stato, evacuati 40 civili da Homs

    ◊   In Siria, all’indomani della violazione del cessate il fuoco indetto ad Homs per evacuare i civili stremati da un anno e mezzo di assedio, i convogli umanitari della Croce Rossa sono nuovamente impegnati nel tentativo di "liberare" la popolazione. D'altro canto, secondo fonti della Tv di Stato siriana, sarebbero stati evacuati poco fa altri 40 civili. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo l’attacco di ieri ad un convoglio umanitario che cercava di entrare nel centro di Homs, in cui è rimasto ferito un operatore, il capo delle operazioni della "Mezzaluna rossa" locale ha detto che si tenterà di riprendere l’evacuazione dei civili dalle aree sotto assedio, così come previsto dall’accordo per il cessate il fuoco di tre giorni, teoricamente in vigore da venerdì scorso. Sarebbero migliaia i civili intrappolati nei quartieri controllati dai ribelli. Aree completamente isolate senza forniture alimentari e sanitarie, dopo un assedio delle truppe governative che dura dal giugno del 2012. La situazione non è migliore ad Aleppo dove proseguono i bombardamenti degli elicotteri del regime con "barili bomba": 11 le persone uccise oggi e decine quelle ferite secondo l'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo. Dall’inizio di febbraio, oltre 250 persone sono morte in questo tipo di bombardamenti. Infine, si registrano violenze anche nell’estremo Est del Paese; nel villaggio Ebriha l’esplosione di un’autobomba ha causato la morte di otto persone.

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    Bangladesh. Vogliono sindacato, operai picchiati e licenziati. P. Cagnasso: politica immatura

    ◊   In Bangladesh, lavoratori intimiditi, picchiati e licenziati per aver tentato di dar vita a organizzazioni sindacali. E’ la denuncia dell’organizzazione internazionale Human Rights Watch che punta il dito contro le drammatiche condizioni degli operai bengalesi, in un contesto in cui il manifatturiero traina l’economia del Paese. Lo scorso aprile mille persone morirono per il crollo di un edificio, in condizioni precarie, a Dacca, che ospitava numerose compagnie. In questo scenario continuano le tensioni politiche, dopo le recenti elezioni che hanno visto la conferma del partito di governo, la “Lega Awami”, guidato dalla premier Sheikh Hasina. Consultazioni boicottate dall’opposizione e definite le più cruente della storia moderna del Paese: 100 i seggi incendiati, 18 le persone che hanno perso la vita in scontri tra opposti gruppi politici. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente, a Dacca, padre Franco Cagnasso, superiore regionale del Pime, il Pontificio Istituto Missioni Estere:

    R. - È una contrapposizione durissima. Non c’è ancora una parità democratica. I partiti hanno i loro picchiatori, le loro bande e chi va all’opposizione non va regolarmente in parlamento: ricorrono alla strada, alla piazza. Due legislature fa e anche nell’ultima, l’opposizione è stata quasi sempre assente per protesta. Adesso, addirittura non si è presentata alle elezioni. Quindi, in pratica, il parlamento è solo di coloro che appartengono al partito vincitore.

    D. - Ma in questa situazione come vive la popolazione?

    R. - Si dice che la popolazione sia molto politicizzata in Bangladesh, nel senso che c’è un vivo interesse nella gente per queste contrapposizioni, si sono opposti alle dittature… In realtà, però, c’è un’immaturità politica forte. Non c’è la concezione del rispetto dell’avversario, del ricorso a metodi pacifici di persuasione per riconquistare la fiducia della maggioranza. La seconda considerazione che si può fare è che la popolazione attualmente è stanca di questa situazione, della violenza che è in aumento e fomentata soprattutto da uno dei partiti - il secondo partito della coalizione di opposizione che è Jamaat-e-Islami, un partito fondamentalista - che è ricorso, come non era mai successo, a metodi molto più violenti del solito per costringere la gente a seguire gli scioperi, i blocchi... C’è anche una contrapposizione tra una mentalità diciamo laica e la mentalità che invece vuole introdurre principi religiosi nelle Costituzione.

    D. - Quando parla di inserimento di principi religiosi nella Costituzione stiamo parlando di estremismo islamico, di sharia?

    R. - Ci sono diverse forme di estremismo islamico che sono cresciute in questi anni grazie a moltissime scuole coraniche e scuole fondate, finanziate, dirette senza nessun controllo da movimenti che provengono dal Medio Oriente. Comunque, è un islam che prima era molto più tollerante e che ora sta diventando piuttosto rigido, chiuso e in parte anche violento. È molto difficile misurarne le dimensioni. A livello elettorale non hanno un grande potere, però sono molto ben organizzati e sostenuti dal punto di vista economico.

    D. - Il Paese ha puntato sul manifatturiero, ha avuto una grande crescita, nonostante ora ci sia una lieve flessione. Qual è la condizione di vita delle persone?

    R. - Siamo ancora sempre in crescita. Il problema è che questo comporta un cambiamento sociale rilevantissimo: le città crescono, ma senza regole, c’è un’urbanizzazione selvaggia. Poi, c’è uno sradicamento totale della gente dal loro ambiente, la deculturalizzazione di tantissimi ed una povertà nuova: si diceva che in campagna il povero bene o male qualcosa da mangiare lo trovava, in città invece emerge di più la differenza tra il ricco e il povero, tra un uso sfacciato dei soldi e chi non ne ha. La maggioranza delle persone è ancora molto povera. Purtroppo, questa crescita ha una ricaduta pressoché insignificante sulla maggior parte della popolazione. Sta emergendo una classe media, ma si tratta di un processo molto lento e che comporta davvero tante sofferenze per tanti altri.

    D. - Uno dei nodi è proprio la sicurezza sui luoghi del lavoro. L’anno scorso nel crollo di un edificio morirono più di mille persone a Dacca …

    R. - La condizione degli operai - si è visto anche in questa tragedia - è veramente difficile: orari di lavoro, condizioni igieniche, mancanza di assistenza sanitaria, di pensione… Adesso, la pressione internazionale ha portato il governo a imporre ai datori di lavoro delle paghe minime migliori per gli operai. Proprio in questi giorni, però, sentivo alcuni che dicevano: “La paga minima è un po’ migliorata, ma adesso ci costringono a orari peggiori”. Donne, giovani, che lavorano nelle fabbriche, tornano a casa dopo mezzanotte, e cui spesso, appena finiscono le dieci ore di lavoro, i datori chiedono di ripartire subito: ricevono in cambio una banana, con l’ordine assoluto di non dire che accadono queste cose.

    D. - In questo contesto, che cosa significa per voi essere in Bangladesh?

    R. - Siamo un po’ la pulce sull’elefante, perché la Chiesa cattolica è una minoranza; rappresenta lo 0,3%, ovvero 400 mila cattolici su 160 milioni di abitanti.

    D. - Cosa fate?

    R. - Assistenza ai cristiani, annuncio a quelli che desiderano conoscere il Vangelo, la Chiesa… Cerchiamo di operare nel campo dell’educazione con scuole, soprattutto per i più poveri. C’è anche qualche scuola di prestigio per le classi dirigenti, ma sono poche. Quasi tutte sono scuole per i poveri e per le minoranze che sono più trascurate e a volte oppresse, come le minoranze aborigene, indù e buddhiste. Poi, ci sono i servizi sanitari vari, perché la vera tragedia è che qui la medicina migliora e i costi aumentano. La persona che si ammala, non avendo nessuna assistenza, viene licenziata e deve quindi pagarsi le spese mediche e questo porta al crollo di una famiglia: chi ha terreni li vende, finisce sul lastrico e poi muore.

    D. - E voi quindi cercate di aiutare queste situazioni?

    R. - Sì. Abbiamo dispensari, alcuni centri di accoglienza per i malati, diamo aiuto finanziario per pagare tutte queste spese… Poi, ci sono due o tre ospedali, ma in questa realtà sono praticamente insignificanti.

    D. - Qual è il rapporto con le altre religioni?

    R. - Non è male: abbiamo libertà di muoverci, di costruire chiese… Certo, una cosa da non dimenticare è che una minoranza è sempre una minoranza. Quindi, finché è ben accetta, può stare tranquilla, almeno qui per ora, ma se si prova a far valere qualche diritto in più, a ribellarsi a qualche ingiustizia, allora immediatamente scatta la reazione fortissima della maggioranza e di una mentalità di predominio. Diciamo che non si sta male, però, certo, bisogna stare quieti.

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    In Tanzania, un centro-clinico del Bambin Gesù. Il card. Pengo: evento importante che ci rende felici

    ◊   Entra nel vivo a Itigi, in Tanzania, l’attività di un nuovo Centro clinico-chirurgico specializzato per la cura di bambini e adolescenti. Si tratta di una struttura sanitaria gestita dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con la Congregazione dei Padri del Preziosissimo Sangue. Il servizio è di Filippo Passantino:

    Vari ambulatori di odontoiatria, otorino e oculistica, un blocco operatorio, ma anche reparti di terapia intensiva e di pediatria con 95 posti letto. Le strutture del nuovo Centro clinico-chirurgico Bambino Gesù di Itigi, in Tanzania, nei primi 4 mesi di attività hanno accolto già 4 mila bambini. Ma in questi giorni con l’inaugurazione, l’ospedale - nato per curare i pazienti delle regioni occidentali del Paese - ha avviato tutte le proprie attività. Vi ha partecipato anche l’arcivescovo di Dar Es Salaam, il cardinale Polycarp Pengo:

    R. – The hospital is very very important...
    L’ospedale è molto, molto importante, perché è praticamente il primo e l’unico nell’intero Paese. Lì i bambini possono avere tutte le cure di cui hanno bisogno. In altri posti i bambini vengono messi accanto alle persone anziane e non ricevono le dovute attenzioni. Il Bambino Gesù è un ospedale davvero molto, molto importante.

    D. – A Itigi la gente come ha accolto la notizia del nuovo ospedale?

    R. – They’re very happy...
    Sono molto felici e molti locali hanno partecipato all’intera cerimonia di apertura dell’ospedale.
    All’inaugurazione ha partecipato anche il presidente dell’Ospedale Pediatrico romano, il prof. Giuseppe Profiti:

    R. – C’è la fila delle mamme e dei bambini, che aspettano il loro turno per la visita che poi li porterà al ricovero oppure al ritorno periodico per i controlli.

    D. – Quali prestazioni finora sono state più richieste?

    R. – C’è un bisogno vastissimo. Prevalentemente, le malattie tipiche di età pediatrica, dell’infanzia, che da noi si risolvono a casa o in farmacia, qui assumono un peso importante. E anche quella chirurgia che per noi è "banale", qui ovviamente è una chirurgia che è spesso salvavita.

    D. – Il centro clinico nasce all’interno dell’Ospedale San Gaspare e lì saranno formati i medici e infermieri del luogo, grazie al personale che giungerà dall’Italia. L’obiettivo è dare vita a centri specializzati, che garantiscano cure e assistenza ai bambini delle regioni più remote e problematiche del continente africano...

    R. – La cosa che ci fa piacere è che all’interno di questa struttura non ruoteranno soltanto gli specialisti ma, grazie alla collaborazione con l’università, gli specializzandi che frequentano Roma avranno la possibilità di svolgere dei periodi presso il Bambin Gesù sia in Cambogia, ma anche qui a Itigi. Credo, cosa molto importante, non solo per la loro formazione professionale, sia che lavorare in questi posti non significa dare, ma significa scambiare, cioè diamo qualcosa della cultura scientifica o clinica che abbiamo, ma in cambio riceviamo qualcosa di molto più prezioso e che a volte dimentichiamo: sapere che davanti c’è una persona, che è fatta di tanti bisogni e non solo di quello sanitario.

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    Iniziativa del Cuamm per garantire un parto sicuro alle mamme africane

    ◊   Poche decine di euro potrebbero bastare a garantire a una madre africana un parto sicuro in una struttura sanitaria adeguata. Da questa consapevolezza sono partiti i “Medici con l’Africa – Cuamm” per lanciare un’iniziativa di solidarietà e informazione rivolta alle partorienti e al personale sanitario italiano. È il progetto “Una vita per una vita” e, nell’intervista di Davide Maggiore, ce ne spiega lo spirito don Dante Carraro, direttore del Cuamm:

    R. - Lo spirito è proprio un inno di lode alla vita, alla vita dono di Dio. Ci sono mamme del nostro continente, penso anche all’Italia, che partoriscono con l’aiuto di tante persone competenti, capaci tra cui medici, ostetriche, infermieri che la accompagnano nel percorso della gravidanza fino al parto, affinché questa vita ricevuta possa trasformarsi in una vita donata. Quindi attraverso un piccolo dono consentire anche ad una mamma che vive nella parte Sud del nostro pianeta di partorire, anche lei, una creatura. Abbiamo calcolato che costa 40 euro mettere una mamma che vive in un villaggio in condizioni tali da poter accedere all’ospedale e all’accompagnamento di personale qualificato per il parto.

    D. - Questo progetto “Una vita per una vita” è legato anche al progetto “Prima le mamme e i bambini” del Cuamm che appunto si svolge in quattro Paesi africani con uno scopo ben preciso…

    R. - Questo programma “Prima le mamme e i bambini” si concentra attualmente in quattro Paesi dell’Africa - Etiopia, Uganda, Tanzania, Angola - dove ci impegniamo ad assicurare l’accesso gratuito ad un parto sicuro per la mamma e la cura del neonato. Avremo così due vite salvate, perché la mortalità materna e quella infantile sono particolarmente elevate proprio nel momento del parto. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti, in particolare attraverso l’iniziativa “Una vita per una vita”.

    D. - Tornando al progetto, vi rivolgete alle mamme italiane per un sostegno concreto ma da parte vostra, all’interno degli ospedali, fate anche informazione su queste situazioni africane. Perché questa scelta?

    R. - Noi tendenzialmente chiediamo prima di tutto consapevolezza, chiediamo prima di tutto mobilitazione dell’intelligenza del cuore; condivisione attorno ad un valore che è il valore grande della vita e della solidarietà. In questo senso, allora, è importante che alle mamme italiane che partoriscono possano essere forniti elementi di comprensione del problema e per far questo abbiamo coinvolto le ostetriche, i ginecologi e le strutture sanitarie in modo che sia proprio il personale sanitario a coinvolgere, informare le mamme che poi partoriscono. La formazione poi la facciamo anche nel Continente africano per dare continuità al progetto, in modo che possa camminare con le proprie gambe.

    D. - Quale risposta avete avuto per ora negli ospedali coinvolti?

    R. - Per chi fa il lavoro di ginecologo da una parte, ed ostetrica dall’altra pensare che il loro lavoro serva a moltiplicare la vita è davvero una gioia. Sapere che gli interventi che fanno in un ospedale italiano, gli stessi gesti possono essere trasferiti anche nel Continente africano sta suscitando interesse, coinvolgimento e motivazione. Abbiamo iniziato questo progetto nel Nord-Est - Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino - adesso l’abbiamo lanciato in Lombardia, lo stiamo lanciando in Piemonte e ci stiamo per muovere anche a Roma. L’idea è proprio quella di proporlo a tutti, perché la solidarietà a sua volta genera fiducia, voglia di affrontare le difficoltà; parlo anche del nostro Paese. Quindi deve essere un circuito virtuoso di solidarietà perché la solidarietà fa bene a noi e a chi la riceve.

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    La diocesi di Ragusa in prima linea contro il gioco d'azzardo

    ◊   700 punti gioco, 900 giocatori patologici ed 8 mila problematici, circa 800 mila euro spesi ogni giorno: sono le cifre del gioco d’azzardo registrate nella provincia di Ragusa. Dati allarmanti che hanno spinto la diocesi ad organizzare campagne educative e servizi di assistenza. Insieme alle istituzioni civili e ad associazioni di volontariato, la Chiesa ragusana ha dato vita anche ad un osservatorio permanente ed ha firmato un documento che propone al governo nazionale iniziative e suggerimenti per combattere il gioco d’azzardo. Tiziana Campisi ne ha parlato con il vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso:

    R. – Si parla di 700 punti gioco, di 900 giocatori patologici, di 8 mila giocatori problematici, di circa 800 mila euro al giorno che vengono giocati. E questo ci ha dato il senso del fenomeno e quindi della gravità del fenomeno e della sua pericolosità. Non è un fenomeno in diminuzione: è un fenomeno in crescita, che si lega all’illusione di poter venir fuori da una situazione di difficoltà e di disagio. Ci siamo incontrati con i rappresentanti della prefettura, della questura, della Confcommercio e abbiamo coinvolto il Provveditorato agli Studi, la Conferenza dei Sindaci, la Provincia, l’Ordine dei Medici … Da lì è nato un impegno di vedersi e tutta una serie di iniziative. Per quanto ci riguarda, naturalmente, il nostro ambito è quello formativo ed educativo, che possa offrire alla nostra gente motivi di riflessione e di lettura corretta del fenomeno, senza superficialità, quasi a dire: “Va bè, ma sono sciocchezze, il gioco … la gente ha sempre giocato …”, mostrando che non è il gioco comune, non è il gioco-divertimento: è il gioco devastante, è il gioco distruttivo.

    D. – Dall’incontro di diverse istituzioni è nato anche un documento …

    R. – Abbiamo pensato di scrivere al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al presidente del Senato, al presidente della Camera, al ministro degli Interni e al ministro della Salute. Abbiamo indicato la nostra preoccupazione e abbiamo chiesto di riflettere adeguatamente; abbiamo indicato alcune proposte. Per esempio, una interpretazione del "Decreto Balduzzi" piuttosto rigida, la regolamentazione degli spot pubblicitari con l’abolizione degli spot in alcune fasce protette; l’aumento della tassazione per i concessionari, per gli esercenti, sugli introiti di tutte le attività concernenti il gioco; l’aumento dei controlli nelle sale da gioco, soprattutto per vedere se ci sono minori; la pubblicizzazione della dipendenza da gioco in tutti gli uffici pubblici e nelle strutture sanitarie; cicli obbligatori di incontri di formazione per tutti i docenti e per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori sulla dipendenza; la regolamentazione dell’accesso ad Internet; sgravi fiscali per chi rinuncia ad installare nei propri locali le slot machine o affini. Naturalmente, questo dovrà poi essere valutato, però si vuole mettere in risalto che non può diventare un valore assoluto la questione del ricavato economico: bisogna tenere presente il danno che certe autorizzazioni possono provocare nel tessuto della nostra società, soprattutto nella realtà dei minori e soprattutto quando queste situazioni hanno delle ricadute pesanti sulle famiglie.

    D. – Come pastore della diocesi di Ragusa, quale appello vuole lanciare ai suoi fedeli perché il gioco non provochi dipendenze?

    R. – Io mi rivolgerei a coloro che sono stati toccati dal fenomeno del gioco d’azzardo e alla comunità cristiana che non è stata toccata da questo fenomeno. E direi ai primi: non pensate che il gioco d’azzardo sia un divertimento o possa risolvere il vostro problema. Far sentire a queste persone che ci sono care, ed è per questo che stiamo elaborando una guida per le famiglie: in maniera che sappiano cogliere certi sintomi, sappiano quindi a chi rivolgersi, siano disponibili a chiedere aiuto. Alla comunità cristiana dico: "Noi siamo una famiglia". Come famiglia dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Quella domanda della Parola del Signore: “Dov’è tuo fratello?”, a quella domanda noi vogliamo rispondere con tutti quelli che intendono offrire alle persone un aiuto e un sostegno.

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    A rischio chiusura il call center di Roma per i malati di Alzheimer

    ◊   Potrebbe chiudere il call center "Alzheimer Oggi", nato a Roma dieci anni fa per dare informazioni ai malati e ai loro familiari. All’origine, la revoca del finanziamento di 50 mila Euro annuali da parte del Comune di Roma, ma le associazioni che lo gestiscono non se la sono sentita di sospendere il servizio, come ha spiegato ad Elisa Sartarelli il presidente dell’Associazione Alzheimer Uniti Roma, Luisa Bartorelli:

    R. – Abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale il 10 gennaio. Quindi, avremmo dovuto sospendere immediatamente ma non ce la siamo sentita, perché ci sentiamo responsabili di questo servizio che, secondo me, per la cittadinanza è molto importante, in quanto il nostro bacino d’utenza è grande. Continuiamo il nostro lavoro con la speranza di trovare una soluzione in qualche modo, perché il Comune continui a finanziarci.

    D. – Per quali motivi il centro è costretto a chiudere?

    R. – Credo che ci sia sempre in ballo la crisi economica, i fondi diminuiti per i sevizi sociali... Una delle “scuse” di chi ha scritto questa lettera di rinnego è che c’è un grande calo del numero delle telefonate rispetto a quando si è iniziato 10 anni fa. Ma questo è un fatto fisiologico: noi mettiamo in contatto chi chiama con le associazioni – per il prosieguo di una presa in carico dei problemi e per cercare soluzioni – ed alcune persone poi telefonano direttamente alle associazioni. Tutti i casi nuovi però devono passare dal call center; questa funzione di collegamento ha un compito veramente molto importante. Stiamo aspettando un segno dal Comune, dall’Assessorato dei Servizi Sociali, una convocazione per discutere di questo problema e cercare soluzioni che secondo me ci sono.

    D. – In che modo avete aiutato famiglie e malati nel corso di questi anni?

    R. – Ci telefonano famiglie che hanno problemi in tutti i vari stadi della malattia: dall’esordio, quando c’è un disorientamento della famiglia e il “cosa fare?” è la domanda principale, e quindi forniamo anche un orientamento ai servizi esistenti, che noi conosciamo a fondo; poi, allo stadio intermedio in cui ci sono problemi nella gestione della malattia, cioè del malato e dei suoi comportamenti; infine, nello stadio più avanzato quando ci sono problemi medico-infermieristici e quindi anche una richiesta di servizi di questo genere. Noi aiutiamo ad orientarsi in tutte queste fasi, dando sostegno anche psicologicamente. A volte rispondiamo anche a persone che telefonano semplicemente perché hanno paura di avere l’Alzheimer. Questo succede sempre più spesso, anche perché i mass media ne parlano moltissimo. Alcuni pensano che un calo di memoria – che è invece di tipo fisiologico nell’invecchiamento – possa essere già la malattia dell’Alzheimer o corrispondere ad altri tipi di demenza. Quindi, in questi casi abbiamo anche una funzione di rassicurazione.

    D. – C’è ancora una speranza perché il centro Alzheimer oggi possa rimanere attivo?

    R. – Noi non perdiamo mai la speranza! Aspettavamo qualche notizia che però non è arrivata. Adesso interpelleremo, anche ufficialmente, il Comune, l’Assessorato e forse anche la Regione e vedremo di andare avanti. Per adesso non sospendiamo il servizio, perché ci sembra veramente una cosa iniqua. Per la Giornata mondiale dell’Alzheimer siamo stati all’udienza del Papa che ci ha anche nominati: siamo grati per questo e anche commossi.

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    In un libro l'esperienza solidale delle "fattorie sociali"

    ◊   Giovani apprendisti con disabilità lavorano a fianco degli agricoltori e diventano esperti nella raccolta, nella zappatura e nella vendita di frutta e verdura. Un testo edito dalla casa editrice Erickson dal titolo “Fattoria sociale”, scritto da Fabio Comunello e Eraldo Berti, fondatori della biofattoria Conca d’oro in provincia di Vicenza, ripercorre la storia di questo aspetto dell’agricoltura. Maria Cristina Montagnaro ha chiesto a Fabio Comunello quali sono gli aspetti principali delle "fattorie sociali":

    R. - Le "fattorie sociali" sono delle realtà sempre più presenti in Italia. Tentano di interpretare l’agricoltura e le attività connesse in modo da dare una possibilità di lavoro a persone con disabilità oppure ai margini della società. I ragazzi che noi seguiamo – e ripeto, tutti con disabilità; stiamo seguendo anche un gruppo di ragazzi adolescenti autistici – hanno raggiunto una notevole capacità di interagire con la gente che viene al ristorante, che viene ad acquistare i nostri prodotti in negozio e molti di loro hanno acquisito una capacità di coltivare anche prodotti di nicchia. Qui abbiamo l’asparago bianco di Bassano, il broccolo di Bassano … Riusciamo a dare un grosso contributo anche alla qualità del cibo che offriamo ai nostri clienti passando attraverso i nostri ragazzi che acquisiscono competenze sia nella coltivazione, sia nella trasformazione dei prodotti.

    D. - Quali sono gli aspetti principali di quest’agricoltura sociale?

    R. - Noi vogliamo che la disabilità non sia più considerata un’entità o una capacità residua di questi nostri ragazzi; non ha senso ritenere che vadano solo assistiti. Invece noi pensiamo che i ragazzi con disabilità abbiano grandissime risorse da mettere in campo, rifiutando così l’idea di essere solo assistiti.

    D. - In che cosa consiste il progetto agricolo educativo della "Fattoria Conca d’oro"?

    R. - Mi permetto di correggere: non facciamo educazione, perché sono tutti maggiorenni. Pensiamo che sia finito il tempo della terapia, dell’assistenza, della riabilitazione e che per loro sia invece arrivato il tempo dell’abilitazione; non è solo un gioco linguistico, si tratta di un progetto che permette loro di acquisire nel tempo lo status di lavoratori.

    D. – Secondo la Coldiretti, ci sono 10 milioni di animali in meno nel 2013. Che cosa ne pensa?

    R. - Penso che sia in termini economici, ma anche etici bisogna ritornare ad un certo tipo di agricoltura perché la terra non supporta più l’insulto che anche la stessa agricoltura ha contribuito a farle. Con le fattorie sociali in genere facciamo coltivazioni di tipo biologico che siano rispettose della natura e degli animali.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Centrafrica: saccheggi e violenze a Bangui, almeno 9 morti

    ◊   Ancora violenze in Centrafrica. Almeno 10 persone sono state uccise da ieri sera in un quartiere nel centro di Bangui, la capitale del Paese, dove stamani sono ancora in corso saccheggi con edifici dati alle fiamme. Le violenze sono cominciate, ieri sera, con cinque persone uccise in circostanze ancora da chiarire, poi altre tre in scontri interetnici fra cristiani e musulmani. Oggi nell’area hanno preso posizione i soldati della missione francese accompagnati dalle forze di sicurezza locali. Ieri, il generale della Forza d’intervento africana (Misca) ha esortato i ribelli islamici del Seleka a deporre le armi e ha minacciato l’uso della forza per fermare gli omicidi, i linciaggi e i saccheggi che continuano a funestare la capitale del Centrafrica. (M.G.)

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    Svizzera: referendum su tetto all’immigrazione, risultato in bilico

    ◊   In Svizzera, si sta profilando un testa a testa tra i ‘si’ e i ‘no’ nei voti al referendum per mettere un tetto all’immigrazione. Gli svizzeri sono stati chiamati alle urne anche per decidere sulla proposta di eliminare l’aborto dalle prestazioni coperte dall’assicurazione sanitaria. Per quest’ultimo, invece, sta emergendo finora una prevalenza di voti favorevoli al mantenimento del finanziamento dell’interruzione di gravidanza. I seggi si sono chiusi alle 12 di oggi. (M.G.)

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    Tunisia: operazione contro terroristi, arrestato sospetto assassino del deputato Brahmi

    ◊   Quattro persone sono state fermate la scorsa notte nel corso di un’operazione antiterrorismo delle forze di sicurezza tunisine in un'abitazione a Borj Louzir. Secondo il Ministero dell'interno, fra gli arrestati figura Ahmed Melki, uno dei sospettati dell'assassinio avvenuto il 25 luglio scorso davanti alla sua abitazione a Tunisi del deputato di opposizione Mohamed Brahmi. L'annuncio dell'operazione arriva dopo quello della morte martedì scorso, sempre in un blitz dell’antiterrorismo, di Kamel Gadhgadhi, il presunto assassino dell'avvocato ed attivista di sinistra Chokri Belaid. Quelli di Belaid e Brahmi sono omicidi entrambi attribuiti dalle autorità ad Ansar Asharia, un gruppo jihadista accusato di essere legato ad Al Qaeda. (M.G.)

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    Russia: uomo spara in una chiesa a Sakhalin, due morti

    ◊   Un fedele e una suora sono stati uccisi e altri sei feriti durante una funzione religiosa in una chiesa nell'isola russa di Sakhalin. Un uomo - riferisce un comunicato della Commissione investigativa russa - è entrato nella chiesa e ha fatto fuoco contro coloro che si trovavano dentro, per motivi che non sono ancora chiari. L'assassino, che lavora per la sicurezza privata di un'azienda, è stato successivamente arrestato. (A.G.)

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    Giappone: nevicate record provocano 11 morti, mentre Tokyo elegge il nuovo governatore

    ◊   È salito a 11 vittime e 1200 feriti il bilancio delle intense nevicate abbattutesi su gran parte del Giappone. A Tokyo, ieri sera, si sono misurati ben 27 cm di manto nevoso che hanno fatto dire alla Japan Meteorological Agency che si è trattato della peggiore tempesta di neve degli ultimi 45 anni. Tuttavia i cittadini della capitale non hanno avuto problemi con le operazioni di voto per eleggere il nuovo governatore della città che, secondo i primi exit poll di queste ore, sarà probabilmente Yoichi Masuzoe, già dato per favorito da tutti i sondaggi della vigilia. (M.G.)

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    Colombia: ad agosto III Congresso mondiale della Misericordia

    ◊   Un contributo della Chiesa alla pace in Colombia: sarà questo l’obiettivo del terzo Congresso mondiale della Misericordia, in programma a Bogotá dal 15 al 19 agosto prossimi. Ad annunciarlo, la Conferenza episcopale locale che ha tenuto una conferenza stampa per presentare tutti i dettagli dell’evento. Per la prima volta, l’incontro si terrà in un Paese latinoamericano, dopo i congressi di Roma del 2008 e della Polonia, nel 2011. Circa 4 mila i partecipanti previsti, provenienti da cinque continenti. “Nella misericordia di Dio – spiega padre Patrice Chocholski, segretario del Congresso – il mondo incontrerà la pace e l’uomo la felicità”. Ampio spazio verrà dato, naturalmente, al rapporto tra la misericordia e la Missione continentale, uno dei grandi impegni assunti dalla quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi ad Aparecida (Brasile) nel maggio del 2007, per rilanciare la dimensione missionaria della Chiesa locale. In vista del Congresso, è stato inaugurato anche uno speciale sito web www.wacomcolombia.org, (World apostolic congress on mercy), che si apre con le parole pronunciate da Papa Francesco al suo primo Angelus, il 17 marzo 2013: “Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto”. (I.P.)

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    Filippine: conferenza dei vescovi su famiglia ed evangelizzazione

    ◊   La pastorale familiare e la nuova evangelizzazione saranno i temi principali della Conferenza nazionale in programma nelle Filippine, da domani al 14 febbraio. Promossa dalla Commissione episcopale per la famiglia e la vita, l’iniziativa si terrà a Bacolod City ed avrà come titolo “Il buon pastore dà vita alla famiglia”, parole che si ispirano al Vangelo di Giovanni, in cui Gesù dice: “Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. Principali destinatari dell’incontro saranno i responsabili diocesani per la Pastorale familiare, inclusi sacerdoti e religiosi. L’obiettivo – spiega una nota della Conferenza episcopale filippina – è quello “di entusiasmare il cuore dei sacerdoti affinché portino la gioia della Parola di Dio e la testimonianza di Cristo in tutte le case”. Ribadendo, quindi, che “la famiglia resta il canale più efficace per la trasmissione della fede e dell’amore”, i presuli invitano a riflettere su come “il fallimento del matrimonio e la frammentazione dei nuclei familiari si riflettano negativamente sulla società”. L’auspicio, quindi, è quello di “scoprire nuove metodologie pastorali affinché i fedeli mantengano unite fede e vita, sia nella sfera privata che in quella pubblica”. In una società “malata a causa della cultura della morte, dell’egoismo, della secolarizzazione e di politiche statali essenzialmente contro la vita, il matrimonio e la famiglia – notano ancora i vescovi filippini – è necessario che i sacerdoti ed i religiosi sappiano rispondere” adeguatamente, offrendo “una vocazione all’amore”. I relatori della conferenza saranno tutti docenti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, provenienti sia dalla sede centrale di Roma che da quella locale di Bacolod City. Le sessioni di lavoro saranno dedicate a: l’antropologia del matrimonio e della famiglia; il matrimonio nelle Sacre scritture e la teologia del corpo; la vocazione all’amore e l’etica cristiana; la sociologia della famiglia filippina e l’ambivalenza dei valori nazionali; il matrimonio religioso, quello civile e le unioni di fatto; i diritti della famiglia e la Familiaris Consortio (l’Esortazione apostolica siglata da Giovanni Paolo II nel 1981 e dedicata ai “compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi”); le politiche contro il matrimonio; la pastorale familiare e il ruolo dei laici. L’incontro si concluderà con una serata dedicata ai fidanzati, in coincidenza della Festa di San Valentino, Patrono degli innamorati. (A cura di Isabella Piro)

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    Cambogia: nella comunità di Phnom Penh inizia l'Anno della carità

    ◊   Con l’inizio del nuovo anno lunare, festeggiato in oriente, prende il via nella comunità cattolica di Phnom Penh “l’Anno della Carità”: lo ha lanciato il vescovo locale, mons Olivier Schmitthaeusler, in una accorata lettera pastorale diffusa in tutte le chiese e inviata all’agenzia Fides. Nella lettera, il vescovo ricorda le meraviglie vissute nell’Anno della Fede dalla Chiesa locale nel 2013: l'ordinazione di molti diaconi, oltre 200 battesimi e 400 cresime, il “Sinodo diocesano della gioventù”, fra le tante iniziative. Da qui si parte per proclamare il 2014 “Anno della carità” che poi proseguirà, in un programma di respiro triennale, incentrato sul tema della carità, fino al 2016. Il vescovo intende focalizzare l’attenzione dei fedeli sulla domanda “Chi è il mio prossimo?”. “I prossimi tre anni ci aiuteranno a rispondere con semplicità e verità e continueremo la nostra riflessione sulla Chiesa che vogliamo costruire”, si legge nel testo. Nella lettera giunta a Fides si esprime il desiderio di costruire una “Chiesa in comunione”: “Proprio perché la comunità cambogiana è ricca di diversità culturale e sociale – recita il testo – siamo chiamati a vivere da fratelli e sorelle, per accogliere le nostre differenze e per vivere nell'esperienza della Chiesa, Corpo di Cristo, la comunione con Dio e in Dio”. “Questi Anni della Carità ci aiuteranno a porre segni concreti di comunione in ciascuna delle nostre comunità”, sottolinea. Il secondo auspicio è quello di essere “una Chiesa incarnata”: “La Buona Novella di Gesù – ricorda il vescovo – è stata annunciata per la prima volta nel 1555 in Cambogia. Oggi la nostra società sta cambiando, le abitudini stanno cambiando, il modello di famiglia che avevano le generazioni prima di Pol Pot è sconvolto. Il messaggio di liberazione di Gesù deve essere realizzata in questo nuovo contesto. E’ dovere di tutti far sì che la fede permei la nostra vita e le nostre decisioni quotidiane”. Il vescovo afferma: “Dio è dalla parte della vedova, dell’orfano e dello straniero. Ogni battezzato ha la responsabilità di denunciare coraggiosamente tutte le situazioni di ingiustizia e di corruzione che sono ancora a favore dei forti e a svantaggio dei deboli. Mi appello a una vera conversione dei cuori di ciascuno di noi. Una nuova società in cui siano rispettate giustizia e uguaglianza, emerge se ognuno si assume il compito di operare per il bene comune”. In quest’ottica “i cristiani possono rappresentare il cambiamento”. “Tre anni di preghiere e riflessioni sulla carità – conclude – sono anche l’opportunità di condividere la nostra fede e il nostro agire caritatevole con tutti i settori della nostra società e a tutti i livelli in cui tutti siamo presenti, singolarmente o nelle istituzioni. L'amore di Gesù è contagioso: accenda le nostre comunità perché siano segni entusiasti e gioiosi della vita che hanno ricevuto in abbondanza”. (R.P.)

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    Francia. I vescovi nella Domenica della salute: riscoprire la fiducia come dinamica di vita

    ◊   “La fiducia, una dinamica di vita”: sono le parole con cui mons. Armand Maillard, arcivescovo di Bourges, in Francia, intitola la sua riflessione per l'odierna Domenica della Salute. La Chiesa d’Oltralpe, infatti, celebra ogni anno, nella festività più vicina all’11 febbraio, Giornata mondiale del malato, una speciale domenica per richiamare i fedeli alla vicinanza verso i sofferenti, ma anche per invitare le persone alla prevenzione dalle malattie. “La fiducia – scrive mons. Maillard – è un equilibrio prezioso, ma fragile, che può essere messo a rischio dalla malattia, soprattutto nel mondo di oggi, il cui ritmo può isolare e deprimere le persone”. Di qui, l’esortazione del presule a credere, perché “la fede è fiducia di Dio e in Dio” e dona all’uomo “la forza per affrontare e superare le difficoltà”. “La Via Crucis – spiega l’arcivescovo di Bourges – è stata vissuta da Gesù con la fiducia nel Padre, anche se gli uomini lo avevano abbandonato”. E ancora: mons. Maillard sottolinea che “la fiducia è contagiosa perché una persona felice può donare speranza a chi è triste o depresso”. Di qui, l’invito ad ascoltare e parlare con i malati, instaurando con loro un dialogo ed aiutandoli ad uscire dall’isolamento causato dalle patologie, così che anch’essi sappiano di poter contare qualcosa per qualcuno. Fondamentale, poi, è il pregare insieme agli ammalati, “perché - dice il presule - la religione cattolica è la religione dell’Alleanza tra Dio e gli uomini” ed essa aiuta i sofferenti a “ritrovare il loro posto nella società”. Infine, mons. Maillard esorta sia i malati che i loro familiari alla “fraternità” ed alla “prossimità”. (I.P.)

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    Chiesa in Europa: dialogo su "legame tra questo mondo e l'aldilà"

    ◊   Dopo il bene comune, la migrazione, la sicurezza e la famiglia, continuano le conferenze “Europa, politica e oltre” che la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) propone in vista delle prossime elezioni europee. L’invito è stato diffuso per un nuovo appuntamento il 18 febbraio: si tratta di un dialogo con Henri Delhougne, monaco dell’abazia di Clervaux (Lussemburgo), sul “legame tra questo mondo e l’aldilà”. Un tema che il segretariato della Comece spiega in questo modo: “Se parliamo di ciò che è al cuore della fede cristiana, affrontiamo un argomento che non sarebbe dispiaciuto a molti dei Padri dell’Europa che condividevano questa fede”. Nel corso della serata si cercherà di approfondire “in che cosa consista veramente la risurrezione di Cristo, evento che si svolge al confine della storia e conduce oltre la storia” e che “è il collegamento per antonomasia tra questo mondo e l‘altro”. Padre Delhougne è teologo e biblista, noto per aver coordinato i lavori della commissione internazionale che ha tradotto in francese la bibbia liturgica: 70 esperti hanno lavorato per 17 anni a partire dai testi originali in aramaico, ebraico e greco, per preparare un testo di 17 milioni di segni che è ora a disposizione dei cristiani francofoni in Francia, Belgio, Canada, Svizzera, Lussemburgo, Africa del Nord e Medio Oriente. (R.P.)

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    I vescovi asiatici: le comunità di base come strumento di evangelizzazione

    ◊   I vescovi asiatici intendono riflettere sul ruolo delle “Comunità ecclesiali di base” nel contesto dei nuovi stimoli lanciati dall’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii Gaudium: è quanto annunciato dalla “Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia” (Fabc) che organizza un convegno che si terrà dal 25 al 30 settembre a Bangkok, per indagare il rapporto fra comunità di base e nuova evangelizzazione. Come riferito in una nota inviata all'agenzia Fides dalla Fabc, il convegno – rivolto in particolare ai vescovi e operatori pastorali – si propone di riflettere sul “valore delle Comunità ecclesiali di base come un modo efficace di promuovere la comunione e la partecipazione nelle parrocchie e nelle diocesi, ma anche come genuina forza per l'evangelizzazione”, ha spiegato l’arcivescovo Patrick D’Rozario di Dacca, presidente dell'Ufficio per il laicato e la Famiglia nella Fabc. Attenzione particolare sarà riservata alle nuove sollecitazioni che giungono dalla esortazione apostolica Evangelii Gaudium, incentrata sulla missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo moderno. A partire dal documento del Papa, i vescovi asiatici si sentono interpellati a un profondo rinnovamento ecclesiale e a una autentica conversione pastorale. (R.P.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 40

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.