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Sommario del 08/02/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: accolgo invito a visitare lo Sri Lanka, pace e riconciliazione per il vostro Paese
  • La Chiesa avrà presto i nuovi Beati martiri Paolo Yun Ji-chung e Compagni, sudcoreani, e l'italiano Francesco Zirano
  • Tweet del Papa: i Sacramenti sono luoghi privilegiati di incontro con Cristo
  • Mons. Polak: l’episcopato della Polonia rafforzato dall’incontro con Papa Francesco
  • Cor Unum nelle Filippine: un Centro per orfani e anziani colpiti dal tifone Haiyan
  • Mons. Chullikatt all'Onu: centrare lo sviluppo sulle donne, rispettandone l’identità
  • Il Papa nomina mons. Fabene sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: pronti gli aiuti umanitari per Homs. Mons. Zenari: primo passo positivo
  • Olimpiadi di Sochi al via con una spettacolare cerimonia
  • Calma ma grande tensione in Bosnia Erzegovina, il giorno dopo le proteste contro la disoccupazione
  • “Una visione dell’uomo discriminatoria”: così, i vescovi elvetici sul referendum in Svizzera per un tetto all’immigrazione
  • Electrolux: l'azienda salva lo stabilimento di Porcia. Mons. Pellegrini: un segno di speranza
  • Forum Famiglie Veneto: sconcerto per iniziative che colpiscono la famiglia
  • Giornata raccolta farmaco: 5 milioni, in Italia, non hanno accesso ai medicinali
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Colombia: forte appello dei vescovi a votare per sconfiggere corruzione e violenza
  • Pax Christi invoca la tregua olimpica per la Siria durante i Giochi di Sochi
  • La diocesi di Roma prega per la liberazione dei cristiani rapiti in Siria
  • Coree. Riunificazioni familiari: Pyongyang permette l'ingresso di funzionari del Sud
  • Pakistan: ragazza cristiana rapita, convertita e costretta a matrimonio islamico
  • Belgio: le Chiese mobilitate con preghiere e digiuni contro l'eutanasia ai minori
  • Singapore: nasce l'istituto teologico, "pietra miliare" per la Chiesa locale
  • Lev: presentato il Manuale di Araldica ecclesiastica nella Chiesa cattolica
  • Al via l'ostensione dell'urna delle spoglie del Beato don Carlo Gnocchi
  • La pietra d’inciampo dedicata a Don Pietro Pappagallo è nuovamente “sparita”
  • Operai liberati in Libia: la gioia del vescovo di Lamezia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: accolgo invito a visitare lo Sri Lanka, pace e riconciliazione per il vostro Paese

    ◊   “Accolgo l’invito di visitare lo Sri Lanka”: così, Papa Francesco nell’incontro, stamani nella Basilica Vaticana, con la comunità srilankese in Italia. Una folta delegazione arrivata a San Pietro per rendere omaggio alla Madonna nel 75.mo anniversario della consacrazione a Maria della Chiesa del Paese asiatico. Il servizio di Benedetta Capelli:

    "Ringrazio il cardinale Ranjith per l’invito a visitare lo Sri Lanka. Io accolgo questo invito e credo che il Signore ci darà la grazia!"
    L’incontro con la comunità srilankese in Italia comincia con un gradito annuncio, sottolineato dal calore e dagli applausi dei tanti presenti. Poco prima era stato il cardinale Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, ad invitarlo nel Paese asiatico al termine di una celebrazione nella Basilica di San Pietro. Rivolgendosi ai fedeli, Papa Francesco svela il motivo del pellegrinaggio di tanti srilankesi. Ricorda il ricorso, 75 anni fa, alla protezione di Maria “che – dice il Pontefice – sempre difende i suoi figli dai pericoli”. Allora, quando si addensarono nei cieli “le nuvole cupe” del Secondo conflitto mondiale, i fedeli si affidarono alla Madonna. In quella circostanza, fu l’arcivescovo di Colombo, mons. Jean-Marie Masson, degli Oblati di Maria Immacolata, a fare il voto di far costruire un Santuario in onore della Madonna se l’isola fosse stata preservata dall’invasione straniera. Così fu e allora venne edificato il Santuario di Nostra Signora di Lanka, a Tewatte, consacrato ormai 40 anni fa:

    "La Madonna è sempre vicina a noi, guarda ognuno di noi con amore materno e ci accompagna sempre nel nostro cammino. Non esitate a fare ricorso a Lei per ogni necessità, soprattutto quando si fa sentire il peso della vita con tutti i suoi problemi".
    E di problemi lo Sri Lanka ne ha vissuti molti per l’annoso conflitto tra i ribelli separatisti delle Tigri Tamil e l’esercito governativo di Colombo. Un destino scritto nel nome del Paese stesso, meglio conosciuto come la Perla dell’Oceano Indiano vista “la sua bellezza naturale e la sua conformazione”. “Si dice che la perla è formata dalle lacrime dell’ostrica – soggiunge il Papa - purtroppo, molte lacrime sono state versate negli ultimi anni, a motivo del conflitto interno che ha provocato tante vittime e causato tanti danni”.
    "Non è facile, lo so, guarire le ferite e collaborare con l’avversario di ieri per costruire insieme il domani, ma è l’unica strada che ci dà speranza di futuro, speranza di sviluppo e speranza di pace. Per questo, vi assicuro che avete un posto particolare nella mia preghiera. Supplico il Signore di farvi dono della pace e della riconciliazione, e di aiutarvi nel tentativo di assicurare un futuro migliore per tutti gli abitanti dello Sri Lanka".

    Al termine dell’incontro il Papa ha chiesto ai numerosi fedeli srilankesi di eseguire un canto per lui e poi si è scusato per il ritardo dovuto alle udienze avute in mattinata:

    "Mi sono dimenticato di farlo prima, di chiedere scusa, perché sono arrivato in ritardo…Scusate, per favore. E pregate per me, non dimenticate… Grazie tante! Il Signore vi benedica!".

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    La Chiesa avrà presto i nuovi Beati martiri Paolo Yun Ji-chung e Compagni, sudcoreani, e l'italiano Francesco Zirano

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto, ieri pomeriggio, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nel corso dell’udienza, il Pontefice ha autorizzato la Congregazione a promulgare i decreti riguardanti i prossimi nuovi Beati, i martiri sudcoreani Paolo Yun Ji-chung, laico, e 123 Compagni, uccisi tra il 1791 e il 1888, e l’italiano Francesco Zirano, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, ucciso in Algeria nel 1603. Gli altri decreti riguardano 3 nuovi Venerabili. Il servizio di Giada Aquilino:

    Mentre è allo studio un viaggio apostolico di Papa Francesco in Corea del Sud, in occasione del grande incontro dei giovani asiatici che avverrà a metà del prossimo mese di agosto, il Paese asiatico accoglie la notizia dei nuovi Beati, figli di quella terra: i Servi di Dio Paolo Yun Ji-chung, laico, e 123 Compagni, uccisi in odio alla fede tra il 1791 e il 1888, durante le persecuzioni contro i cristiani. Nato nel 1759 da una famiglia nobile di Janggu-dong, a Jinsan, durante gli studi Paolo si interessa alla fede cattolica e inizia il percorso di conversione, che - dopo il Battesimo - estende anche alla sua famiglia, tra cui il cugino Giacomo. Alla morte della madre, Paolo sceglie di celebrare un funerale cattolico al posto di quello confuciano, secondo le ultime volontà della defunta. Quando la Corte locale viene a saperlo, si scatena la furia del re. Ricercati e interrogati, ai due viene chiesto di abbandonare la fede e fare i nomi degli altri cattolici. La risposta è che la fede "non si può abbandonare, per nessun motivo". Il re ordina quindi l’esecuzione di Paolo e Giacomo, che muoiono mentre pregano Cristo e la Vergine.

    L’altro nuovo Beato è Francesco Zirano, nato in Sardegna nel 1564 da una famiglia contadina di profonda fede cattolica. Studia presso i frati di S. Maria di Betlem, presso i quali matura la vocazione. A ventidue anni è ordinato sacerdote, condividendo la gioia dell’abito talare con un suo cugino che, poco dopo, viene però fatto schiavo dai corsari sbarcati sull’isola e condotto ad Algeri. Padre Francesco faticosamente raccoglie il denaro necessario per il riscatto e parte con l’intento di liberare il parente. Ma, una volta in Algeria, viene spogliato dell’abito, percosso, incatenato e condotto in carcere, dove trova altri cristiani. Per uno scambio di persona, è condannato a morte. Confidando in Dio, dà testimonianza ai compagni di galera di restare forti nella fede. L’esecuzione avviene il 25 gennaio del 1603.

    I tre nuovi Venerabili sono invece i Servi di Dio Gesù Maria Echavarría y Aguirre, messicano, fondatore dell’Istituto delle Suore Catechiste di Guadalupe, morto nel 1954, l’italiano Faustino Ghilardi, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, scomparso nel 1937, e la spagnola Maria Rocío di Gesù Crocifisso, suora professa della Congregazione delle Suore dell’Amore di Dio, deceduta nel 1956.

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    Tweet del Papa: i Sacramenti sono luoghi privilegiati di incontro con Cristo

    ◊   “I Sacramenti, specialmente la Confessione e l’Eucaristia, sono luoghi privilegiati di incontro con Cristo”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account @Pontifex in 9 lingue.

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    Mons. Polak: l’episcopato della Polonia rafforzato dall’incontro con Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto, stamani, in udienza un ultimo gruppo di vescovi polacchi, in visita ad limina. Per un bilancio, Leszek Gesiak ha intervistato mons. Wojciech Polak, vescovo ausiliare di Gniezno e segretario generale della Conferenza episcopale polacca:

    R. - Siamo molto contenti della visita ad limina dei vescovi polacchi, ma soprattutto del momento di comunione con il Santo Padre e con tutta la Chiesa universale. Abbiamo anche sperimentato la bontà paterna di Papa Francesco che ci ha dato veramente parole di conforto, ma anche parole importanti di guida, di indirizzo per il nostro futuro. La nostra Chiesa in Polonia in questo momento sta vivendo le sfide del mondo di oggi, soprattutto quelle che riguardano la vita degli uomini, la difesa della vita dal concepimento fino alla morte ed anche la difesa del matrimonio; tutte queste cose sono importanti anche dal punto di vista sociale. Ci siamo sentiti rafforzati dalle parole del Papa ma anche da tutti gli incontri che abbiamo avuto nei diversi dicasteri della Curia romana. L’accoglienza che ci è stata offerta ci ha aiutato a programmare i nostri progetti pastorali ma anche a lasciare Roma con nuove forze e con la speranza che anche la Chiesa universale è una Chiesa forte, insieme con la Chiesa in Polonia.

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    Cor Unum nelle Filippine: un Centro per orfani e anziani colpiti dal tifone Haiyan

    ◊   E' da poco rientrata in Vaticano la delegazione del Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero del Papa per la carità, guidata dal suo presidente, il card. Robert Sarah e dal sottosegretario mons. Segundo Tejado Muñoz, che, a nome del Papa, ha visitato le zone colpite tre mesi fa dal tifone Haiyan e ha avviato un progetto per la costruzione di un Centro per bambini orfani e di una Casa per anziani. Il tifone Haiyan ha causato oltre 5.200 morti, 23mila feriti, 1.600 dispersi e 4 milioni di sfollati. Roberto Piermarini ha chiesto a mons. Segundo Tejado Muñoz qual è oggi la situazione nelle zone devastate dal tifone:

    R. - Prima di tutto voglio dire che la situazione è ancora di emergenza. Non si parla ancora di ricostruzione, anche se i progetti di ricostruzione si stanno avviando ma la situazione che noi abbiamo visto è una situazione ancora di emergenza, sia abitativa - tantissime case sono state distrutte anche perché fatiscenti, c’è gente molto povera - sia di cibo, di acqua potabile ed infrastrutture. Quindi, io direi che bisogna ancora aspettare per poter parlare di ricostruzione di tutte le strutture che sono state danneggiate.

    D. - Qual è lo stato d’animo della popolazione colpita?

    R. - Siamo rimasti molto impressionati. Ogni volta che visitiamo una di queste zone è come se fossimo noi a dover portare speranza invece uno poi torna con un bagaglio di speranza ancora più grande grazie alla gente del posto. È come se queste sciagure creassero nella popolazione, nelle persone, una risorsa, qualcosa che viene da dentro. Quindi, ci ha colpito tantissimo prima di tutto la fede di questo popolo, la fede in Dio, la fede cattolica; abbiamo celebrato la messa in una tenda perché la chiesa era stata completamente distrutta. È chiaro che da alcuni volti scendevano lacrime perché hanno sofferto la perdita dei loro cari, delle persone amate o di intere famiglie. Allo stesso tempo però abbiamo visto un popolo che prega, che canta e che ha speranza. Quando parli con loro ti trasmettono veramente una speranza che viene dall’alto, che viene sicuramente dal cielo. È la speranza che Dio da a queste persone, in questi momenti così difficili.

    D. - Avete incontrato anche il Presidente delle Filippine Aquino: qual è stato il clima di questo incontro?

    R. - E’ stato molto cordiale. Siamo stati accolti nel palazzo presidenziale, è stato un incontro molto cordiale ed affettuoso. Alcuni di noi hanno chiesto allo Stato filippino - già in prima linea per la ricostruzione - che si impegni anche nella ricostruzione delle chiese, perché la Chiesa per le Filippine è un luogo molto importante. Abbiamo domandato alle persone del luogo - così come ha fatto anche il cardinale Sarah - “Cosa volete che facciamo?” e molte persone hanno detto: “Ricostruiteci la chiesa, prima che le nostre case”. E’ paradossale pensare che uno possa chiedere prima di ricostruire degli ospedali, o delle scuole ed invece loro ci hanno chiesto di ricostruire le chiese. La chiesa è stato il luogo dove hanno trovato un primo aiuto ma hanno trovato anche una parola di speranza, una parola che li ha aiutati ed un luogo anche di aggregazione sociale. In questi Paesi - così come da noi - la Chiesa serve per aggregare le persone affinché trovino anche una parola che possa aiutarli ad affrontare la situazione nella quale si trovano. Questo è stato veramente toccante e l’abbiamo anche trasmesso al Presidente della repubblica delle Filippine che era d’accordo con il sentimento espresso dal suo popolo.

    D. - Qual è il progetto che vuole realizzare “Cor Unum” a nome del Papa in questa zona delle Filippine così disastrata?

    R. - “Cor Unum” come sapete è il dicastero del Papa per le opere caritatevoli. Quindi, appena ci sono giunte notizie del tifone abbiamo mandato, attraverso la nunziatura apostolica, un primo contributo simbolico, un segno che il Papa è presente e che ha a cuore queste persone che stanno soffrendo, che loro sono nel suo cuore e nelle sue preghiere. Abbiamo già mandato un primo contributo economico per poterli aiutare ma adesso vogliamo portare avanti un progetto a nome del Papa, come segno della sua presenza in questa zona colpita, soprattutto nell’arcidiocesi di Palo che è stata la zona maggiormente interessata. Quindi, abbiamo parlato con l’arcivescovo che si è detto disposto - insieme ad una congregazione di suore - a gestire un orfanotrofio perché ci sono tanti bambini che hanno perso le loro famiglie, quindi è necessario un luogo dove poterli aiutare e poter orientare anche il futuro di questi bambini. All’interno dello stesso progetto e nello stesso territorio c’è in programma una casa per anziani ed una piccola clinica. Vogliamo costruire queste strutture e per fare ciò stiamo cercando fondi; approfitto infatti di questa opportunità che mi da la Radio Vaticana anche per fare appello alla generosità, alla carità dei tanti fedeli che ci ascoltano. A nome del Papa, quindi vogliamo fare questa opera per aiutare l’intera zona e la gente più povera, coloro che soffrono di più.

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    Mons. Chullikatt all'Onu: centrare lo sviluppo sulle donne, rispettandone l’identità

    ◊   Le donne siano sempre più al centro dell’impegno internazionale per lo sviluppo sostenibile. E’ quanto affermato da mons. Francis Chullikatt al Palazzo di Vetro, durante la sessione del gruppo di lavoro sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’arcivescovo Chullikatt ha sottolineato che le diseguaglianze economiche negano alle persone il pieno godimento dei loro diritti e sono fonte di disagio sociale, violenza e conflitti. L’osservatore vaticano presso l’Onu di New York ha, quindi, centrato il suo discorso sul mondo femminile. La dignità delle donne, ha rilevato, è spesso sotto attacco ed ha citato alcuni esempi dall’aborto selettivo all’abbandono scolastico, dalle mutilazioni genitali al matrimonio forzato e, ancora, al traffico di essere umani. E’ dunque necessario, ha esortato, un forte impegno per la difesa dei loro diritti. E tuttavia, ha avvertito il presule, "la comunità globale deve fare un passo indietro rispetto alla semplicistica asserzione" che i deficit in campo economico o pubblico “possono essere rimediati con la negazione delle sue capacità procreative”. Lo sviluppo per le donne, ha aggiunto, sarà “davvero sostenibile” solo se permetterà loro “di dare priorità alle loro azioni” nel “contesto delle relazioni familiari in cui vivono, non a danno di esse”. Le politiche occupazionali, ha soggiunto, “assicurino la riconciliazione tra il lavoro e le responsabilità familiari”, attraverso politiche per la maternità, indennità di disoccupazione e pensioni sufficienti per la famiglia. “Servono seri sforzi – ha concluso mons. Chullikat – per sostenere le donne nelle loro scelte familiari”.

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    Il Papa nomina mons. Fabene sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi

    ◊   Papa Francesco ha nominato sotto-segretario del Sinodo dei Vescovi mons. Fabio Fabene, finora capo ufficio della Congregazione per i Vescovi.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza: il Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    In Scozia, il Santo Padre ha nominato Vescovo di Paisley il rev.do John Keenan, del clero dell’arcidiocesi di Glasgow, Cappellano dell’Università di Glasgow, Parroco di "Saint Patrick’s" ad Anderston e Direttore delle Vocazioni per l’arcidiocesi di Glasgow.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Insieme all'avversario di ieri per costruire il domani: il Papa agli srilankesi in Italia.

    Tra parola e silenzio: Lucetta Scaraffia recensisce "Tacet", l'ultimo scritto di Giovanni Pozzi.

    Eroe (ante litteram) del Novecento: Silvia Guidi sul cavaliere errante Tirante il Bianco, tradotto dal catalano antico in italiano da Paolo Cherchi.

    Scendere per salire: il vicedirettore su Roncalli e Capovilla precursori del Vaticano II.

    Come una grande festa sportiva: da Seoul, Cristian Martini Grimaldi sulle ordinazioni sacerdotali in Corea.

    Quando i Beatles conquistarono l'America: Giuseppe Fiorentino su uno show in onda sulla Cbs che ricorda quello del 9 febbraio 1964.

    Mai esclusi dalla gloria paterna: Manuel Nin illustra il periodo prequaresimale nella tradizione bizantina.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: pronti gli aiuti umanitari per Homs. Mons. Zenari: primo passo positivo

    ◊   In Siria prosegue l’evacuazione dei civili da Homs, dopo le prime 83 persone, tra cui donne, bambini e anziani che ieri hanno potuto lasciare la città vecchia. Pronte per essere distribuite anche 3 tonnellate di aiuti umanitari mentre l'agenzia di stampa Sana riferisce di colpi di mortaio e accusa i ribelli di aver violato la tregua. Intanto ad Aleppo continuano a piovere bombe: 16 i morti di oggi. Sul fronte diplomatico la comunità internazionale guarda alla nuova tornata di colloqui di Ginevra2 che inizierà lunedì nella città elvetica tra il governo di Damasco e l’opposizione, sotto la mediazione del rappresentante di Onu e Lega Araba, Brahimi. “E’ un primo segnale positivo – ma ci sono voluti mesi di trattative” fa sapere mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco. Cecilia Seppia lo ha intervistato:

    R. – Bisogna prendere atto della buona volontà delle parti in conflitto. Bisogna ricordare che è durato mesi, con diversi insuccessi, anche durante la stessa conferenza di Ginevra. Finalmente si è arrivati a questa conclusione positiva. Direi che questo primo, anche se minimo, passo positivo deve essere aperto su quel lungo cammino della soluzione della crisi umanitaria urgente e catastrofica che riguarda un po’ tutta la Siria. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite sarebbero circa due milioni e mezzo di persone che attendono con urgenza aiuti umanitari e che si trovano tagliate fuori dall’accesso a questi aiuti umanitari, più o meno come i 25 mila abitanti di Homs, quindi la strada è molto lunga ancora.

    D. – Il governo di Damasco aveva detto che oggi sarebbe iniziata la distribuzione degli aiuti umanitari. In effetti, sono arrivate ad Homs tre tonnellate di cibo, medicine e altre forniture essenziali. Sicuramente non bastano però anche qui c’è un corridoio umanitario che si è aperto.

    R. - Secondo le informazioni in mio possesso dovrebbe continuare ancora l’evacuazione di altre persone tra cui anche, si spera, alcuni cristiani che fino a qualche ora fa non erano stati in grado di poter lasciare il quartiere della città vecchia di Homs. Poi credo che dovrebbe cominciare questa distribuzione degli aiuti umanitari.

    D. – Questa strada del cessate il fuoco localizzato per facilitare poi l’ingresso degli aiuti umanitari, come è stato fatto ad Homs, potrebbe funzionare? Penso ad Aleppo, per esempio, anche oggi raggiunta da colpi di mortaio, civili che muoiono sotto i barili bomba dell’esercito quotidianamente… Potrebbe essere una strada da percorrere quella di cercare un cessate il fuoco localizzato e poi agire di conseguenza?

    R. – Sì. Potrebbe essere un esempio o una prima prova. Se avrà successo per questi tre giorni, si spera che questa prova possa essere ripetuta ad Aleppo in cui c’è urgenza di avere un cessate il fuoco, alle volte, anche parziale.

    D. - Lunedì riprendono i negoziati di Ginevra 2, lo ha confermato l’Onu, sarà presente anche il governo di Damasco… Sarà comunque difficile trovare un compromesso e il nodo principale resta la transizione politica…

    R. – E’ anche qui un fatto positivo, che continuino questi colloqui, anche se non c’è da attendersi miracoli. Sarebbe da auspicare che la situazione umanitaria sia presente nelle discussioni contemporaneamente anche alla ricerca di una soluzione politica, le due cose dovrebbero andare insieme. La strada è molto lunga, non bisogna desistere, occorre continuare con buona volontà da una parte e dall’altra. Le parti che siedono attorno al tavolo, non dovrebbero dimenticare le aspettative della stragrande maggioranza della popolazione siriana che si aspetta una Siria nuova, più democratica, più rispettosa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e tutto questo vuole raggiungerlo con mezzi nonviolenti ma con soluzioni politiche.

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    Olimpiadi di Sochi al via con una spettacolare cerimonia

    ◊   Hanno preso il via, ieri sera, con un'imponente cerimonia inaugurale allo stadio Fisht di Sochi, sul Mar nero, i Giochi Olimpici Invernali. Presenti oltre 40 leader mondiali. Diverse le defezioni in polemica con le posizioni del presidente russo Putin sull'omosessualità. Imponenti le misure di sicurezza per il timore di attentati. Bloccato un tentativo di dirottamento di un aereo partito dall’Ucraina. Tre miliardi i telespettatori in tutto il mondo che hanno seguito lo show. Paolo Ondarza:

    Sono le 20.14 a Sochi, le 17.14 in Italia, le luci di accendono sullo stadio Fisht, 40mila gli spettatori. Inizia uno show di due ore, una celebrazione della storia e della cultura russe: dall’alfabeto cirillico allo zar Pietro il Grande, dal balletto, alla cultura con Dostoevskij e Chagall, dal coro dell’Armata Rossa ai canti popolari. Prima il countdown, poi l’inizio di un viaggio nel tempo tra passato e futuro guidato da una bimba in volo trainata da un aquilone sulle note del principe Igor. Il bianco, il blu, il rosso della bandiera russa colora gli spalti accompagnato musicalmente dall’inno nazionale cantato dal coro del monastero dell'Epifania di Mosca che introduce la sfilata, al centro del campo, degli atleti degli 88 Paesi partecipanti. Portabandiera per l’Italia lo slittinista altoatesino Armin Zoeggeler. La cerimonia d’apertura dell’Olimpiade più costosa della storia - 51 miliardi di dollari - è stata disertata da alcuni leader mondiali in polemica con legge russa che punisce la propaganda omosessuale tra i minorenni. In segno di dissenso Obama ha scelto di far sfilare atleti gay all’interno della delegazione Usa, mentre gli sportivi della Germania hanno indossato una divisa con i colori arcobaleno della bandiera Lgbt. Un invito a non confondere le questioni di sport, politica e diritti umani era venuto in precedenza dal presidente russo Putin che, insieme al presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, ha presieduto la cerimonia aprendo ufficialmente i giochi prima dell’accensione della torcia olimpica da parte degli sportivi. Vladislav Tretiak leggendario portiere di hockey e Irina Rodnina, campionessa di pattinaggio sul ghiaccio. Sulle olimpiadi incombe, purtroppo, la minaccia terroristica. Imponenti le misure di sicurezza: 30 mila gli agenti al lavoro. Arrestato su un volo turco un ucraino accusato di aver tentato un dirottamento verso Sochi.

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    Calma ma grande tensione in Bosnia Erzegovina, il giorno dopo le proteste contro la disoccupazione

    ◊   Calma ricca di tensione in Bosnia Erzegovina dopo la giornata di forti proteste e tumulti contro la disoccupazione, in particolare nelle città di Tuzla, Zenica, Sarajevo e Mostar, che hanno provocato 200 feriti e distrutto documentazione nei palazzi del potere. Decine gli arresti fra i dimostranti. Nessuna autorità ha ancora provato a fare le stime dei danni provocati. Pochi anche i leader politici che hanno commentato finora gli eventi. Chi lo ha fatto ha affermato che le proteste possono essere comprese, ma che “nulla può giustificare violenze e vandalismi”. Intanto qualcuno parla di primavera bosniaca. Fausta Speranza ha chiesto a Andrea Rossini, esperto dell’Osservatorio dei Balcani, se sia corretto farlo:

    R. – Più che di fronte ad una primavera, io penso che siamo di fronte alla manifestazione di una crisi sistemica: la crisi del sistema politico della Bosnia-Erzegovina, così come ci è stato consegnato 20 anni fa dagli Accordi di Dayton, che hanno posto fine alla guerra degli anni Novanta. Si tratta di un grido disperato probabilmente della maggioranza della popolazione, anche se in piazza c’erano soprattutto operai, disoccupati, giovani… Chiedono una soluzione ad una situazione economica ormai intollerabile. In Bosnia-Erzegovina ci sono punte di disoccupazione che per i giovani sfiorano il 60%. Purtroppo, però, la politica è ancora ingabbiata nei recinti etnici che sono stati stabiliti a Dayton ed è incapace di dare una risposta a queste domande della popolazione.

    D. – Si tratta di un territorio particolare: la protesta sociale accomuna tutti ma ci sono differenziazioni tra le diverse aree?

    R. – La Bosnia-Erzegovina è divisa in due entità: la Repubblica Srpska, abitata in maggioranza da serbo-bosniaci; e la Federazione di Bosnia-Erzegovina, abitata in maggioranza da bosniaco-musulmani e da croato-bosniaci. Queste manifestazioni si sono sviluppate e hanno – come dire – espresso anche le forme più radicali nella Federazione, in particolare nei centri urbani maggiori, nei centri industriali o ex industriali, come Tuzla, nel nord-ovest del Paese, poi Zenica, poi Sarajevo, poi Mostar, Bihac. Però l’aspetto interessante è che non sono state manifestazioni semplicemente confinate ad un gruppo etnico o con caratterizzazioni di tipo etnico, perché anche in Repubblica Srpska, anche se in maniera minore, si è manifestato in solidarietà con i dimostranti della Federazione di Bosnia-Erzegovina.

    D. – Sembra che il fallimento o il rischio di fallimento di molte aziende sia dovuto a privatizzazioni selvagge. E’ così?

    R. – C’è stato un processo di privatizzazione dopo la guerra che sicuramente è stato condotto in maniera poco trasparente e con fenomeni corruttivi molto estesi, almeno questo secondo le Organizzazioni non governative che fanno monitoraggio sul fenomeno della corruzione. L’esempio di Tuzla, che è stato il luogo che ha dato origine alle proteste, da questo punto di vista è illuminante: gli operai che hanno iniziato le manifestazioni, mercoledì scorso, protestavano contro la chiusura di cinque grandi fabbriche che erano appena state vendute ai privati: appena privatizzate, sono state poco dopo chiuse. Per cui si tratta di un processo che non è stato condotto a regola d’arte e non nell’interesse della popolazione e dei lavoratori: questo sicuramente!

    D. – E’ vero che a quasi 20 anni dalla conclusione di quel drammatico conflitto non si è raggiunto un livello di sviluppo neanche simile a quello che c’era prima della guerra?

    R. – E’ vero. C’è stato un crollo rispetto a quella che era la situazione degli anni Ottanta. La transizione economica verso il mercato in Bosnia-Erzegovina dal sistema pianificato, - comunque con tutta la caratterizzazione ovviamente jugoslava, perché il sistema jugoslavo non era quello sovietico - è passata attraverso un periodo di quattro anni di guerra. Per cui gli impianti industriali sono stati abbandonati e in parte anche danneggiati. La situazione più difficile era legata proprio al gigantismo di questi impianti, che hanno fatto fatica a riconvertirsi in una economia di mercato.

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    “Una visione dell’uomo discriminatoria”: così, i vescovi elvetici sul referendum in Svizzera per un tetto all’immigrazione

    ◊   Doppia consultazione referendaria domani in Svizzera: immigrazione e coperture dei costi per gli aborti al centro dei quesiti su cui gli elvetici sono chiamati ad esprimersi. Il servizio di Giada Aquilino:

    E’ stato definito il referendum "contro l'immigrazione di massa". Il quesito voluto dal partito Unione Democratica di Centro, noto per gli accenti xenofobi, chiede di porre limiti al numero dei migranti, fissando tetti massimi al rilascio di permessi per stranieri e richiedenti asilo; previsti contingenti annuali che riguarderanno anche i frontalieri. Di conseguenza, implica la rinegoziazione degli accordi con l’Unione europea che, dal 2002, prevedono la libera circolazione in Svizzera dei cittadini comunitari. Se approvato, il referendum potrebbe avere conseguenze anche per i tanti italiani che vivono e lavorano sul territorio elvetico. La proposta è stata osteggiata dalla Chiesa in più occasioni: la Conferenza episcopale elvetica in una nota ha affermato che “dal punto di vista cristiano, le preoccupazioni e gli obiettivi di tale iniziativa tradiscono una visione dell’uomo discriminatoria e discutibile”, che considera la persona umana “unicamente dal punto di vista della sua utilità economica, riducendola allo stato di merce”. L’altro quesito su cui gli svizzeri sono chiamati ad esprimersi riguarda le coperture dei costi degli aborti: l'iniziativa di un comitato conservatore chiede che l'interruzione volontaria di gravidanza non sia a carico dell'assicurazione malattie obbligatoria di base, come avviene dal 2002. Auspicata l'introduzione di un articolo nella Costituzione che escluda l’intervento chirurgico dalle spese rimborsate.

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    Electrolux: l'azienda salva lo stabilimento di Porcia. Mons. Pellegrini: un segno di speranza

    ◊   La marcia indietro della Electrolux salva lo stabilimento di Porcia in provincia di Pordenone e apre a un nuovo dialogo con sindacati e istituzioni. L’azienda svedese presenta un "piano B" con cui si impegna ad aumentare gli investimenti per la sede di Porcia e a rimodellare il piano di produzione per lo stabilimento di Susegana, in provincia di Treviso. In cambio chiede al governo l’attivazione degli ammortizzatori sociali per coprire la riduzione della giornata di lavoro a 6 ore. Elvira Ragosta ha raccolto il commento del vescovo di Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini:

    R. – Appena ho letto i giornali sono stato molto contento. Credo che stiamo già vedendo un po’ di sole e speranza in questa situazione. Adesso spero che si aprano seriamente le trattative e che non sia solo una notizia tanto per mettere un po’ di serenità, ma che ci sia veramente questo impegno da parte di tutti - sia dei proprietari che del mondo operaio – di andare ad un tavolo e ascoltarsi reciprocamente e fare anche scelte che siano coraggiose e nello stesso tempo che offrano opportunità lavorative ai tantissimi operai e dipendenti.

    D. – Tra le richieste di Electrolux c’è quella di togliere i blocchi agli impianti...

    R. – Da parte degli operai la scelta è stata impegnativa. Anche per loro, infatti, è stato impegnativo bloccare la produzione. Adesso spero che con questo spiraglio loro scendano in trattativa e insieme facciano delle scelte operative, che siano positive per tutti.

    D. – Come sta vivendo la comunità questa crisi che interessa 1200 lavoratori a Porcia, ma che s’inserisce in un quadro più generale di crisi industriale?

    R. – Noi come Consiglio presbiterale abbiamo deciso, il secondo sabato di ogni mese, per tutto questo anno, di trovarci a pregare nei vari Santuari mariani della diocesi. E proprio stamattina ci siamo trovati nel Santuario di Portogruaro per pregare insieme. C’è stata una bellissima partecipazione di studenti, persone comuni, operai, sindacalisti e parroci. Tutti insieme ci siamo trovati per ascoltare la Parola del Signore e per pregare affinché questa situazione possa cambiare anche attraverso decisioni personali e uno stile di vita più coerente e più fedele al Vangelo. Io spero che siano salvaguardati tutti i posti di lavoro. La situazione, infatti, non solo nell’Electrolux, ma anche in tantissime altre fabbriche, vede una crisi galoppante e tantissime famiglie stanno soffrendo per questa crisi. Io spero che, pian piano, passo dopo passo, si possano risolvere queste situazioni più eclatanti, anche in tantissime altre fabbriche piccoline, che stanno soffrendo.

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    Forum Famiglie Veneto: sconcerto per iniziative che colpiscono la famiglia

    ◊   E’ entrata in vigore in Italia la riforma del diritto di famiglia approvata nel dicembre scorso che introduce, tra l’altro, la parificazione tra figli naturali e legittimi, sottolinea maggiormente i doveri dei genitori e accresce l’importanza dei nonni anche a livello giuridico. Novità che in un certo senso rafforzano la coesione e l’impegno educativo in ambito familiare; eppure contemporaneamente si sta diffondendo a livello di amministrazioni comunali, una tendenza opposta che tende a dare alla famiglia e al ruolo dei genitori contorni sempre più sfumati e ambigui. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Dopo Milano anche Venezia si avvia a dire addio, sui moduli scolastici per le nuove iscrizioni alle materne e ai nidi, ai classici termini “padre” e “madre” per il più generico “genitore”, in nome del riconoscimento de diritti delle coppie di fatto oppure della lotta alla discriminazione anche in base all’orientamento sessuale. Ma la realtà è più complessa e problematica di quanto sembri. Il presidente del Forum Veneto delle associazioni familiari, Mario Bolzan:

    “Dietro a questo intervento, che non è passato attraverso l’approvazione della giunta, c’è una strategia che viene portata avanti dall’attivismo di alcuni. Questa strategia vuole colpire indubbiamente la famiglia”.

    Parallelamente è iniziata anche una formazione dei docenti tenuta però solo dal personale delle associazioni LGBT, lesbiche, gay, bisessuali e transessuali:

    “Quello che sta emergendo è che c’è una certa refrattarietà, sconcerto, fra i molti docenti che si chiedono il perché di questa iniziativa a fronte di una evidente assenza di bisogno”.

    Inoltre, per iniziativa della stessa delegata del sindaco, Camilla Seibezzi, per 10 mila euro sono stati acquistati e distribuiti volumi di fiabe dedicate alla fecondazione assistita, concetto di coppia omosessuale e plurigenitorialità:

    “Non é buon senso affidare ai bambini questi libri senza una mediazione di presentazione. Qui noi non possiamo non avviare iniziative di sensibilizzazione, essere presenti nelle scuole su questi temi, testimoniare la bellezza della famiglia naturale e con questa, quello che è il suo contributo centrale di trasmissione della vita e di trasmissione di senso della vita alle nuove generazioni”.

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    Giornata raccolta farmaco: 5 milioni, in Italia, non hanno accesso ai medicinali

    ◊   “Dona un farmaco a chi ne ha bisogno”: è il tema dell’odierna Giornata della raccolta del Farmaco. Un’iniziativa che vede l’adesione di 3.500 farmacie solo sul territorio italiano, mirata a far fronte a una povertà sanitaria sempre più dilagante: nel mondo circa due miliardi di persone non hanno alcun accesso alle medicine essenziali. Fino alla mezzanotte di oggi sarà possibile acquistare e donare alle persone bisognose farmaci di auto medicazione, riconoscibili tramite un bollino rosso. Il servizio è di Maura Pellegrini Rhao:

    Si stima che in Italia siano circa 5 milioni le persone che non hanno accesso ai farmaci di auto medicazione, non solo tra gli immigrati e i profughi: un incremento pari al 60% negli ultimi 5 anni. Fortunatamente crescono anche i numeri della solidarietà, come spiega il presidente della fondazione Banco Farmaceutico, Paolo Gradnik:

    R. – Nasce dall’incontro tra i farmacisti di Milano - allora ero presidente della Federfarma di Milano – e i farmacisti già impegnati nella Compagnia delle opere, che conoscevano il Banco Alimentare, e dal porsi il problema su come aiutare quello che era il bisogno di farmaci delle persone povere, che non potevano permettersi di acquistarlo.

    D. – Qual è l’importanza, dunque, oggi, di tale iniziativa?

    R. – Questa iniziativa è importante, perché ormai è la 14.ma edizione e coinvolge oltre 3.400 farmaci su tutto il territorio italiano, 14 mila volontari e soprattutto consente di dare una mano concreta ai poveri in Italia, che ormai sono circa 5 milioni, e che hanno a disposizione per curarsi soltanto 16 euro al mese contro i 90 della famiglia media italiana.

    D. – Un bilancio dei risultati ottenuti in questi 13 anni?

    R. – In questi 13 anni abbiamo raccolto e distribuito 30 milioni di valore di farmaci. Ma vorrei mettere in evidenza come, proprio negli ultimi anni, si stia concentrando sia il bisogno sia la nostra capacità di risposta. Solo nel 2013 siamo riusciti a ricevere e a donare gratuitamente otto milioni di euro in farmaci alle persone che ne hanno bisogno. Questo è il lato bello della situazione attuale di crisi economica: non intacca, ma anzi, stimola a pensare a chi è ancora meno fortunato di noi. Per cui gli italiani mostrano di capire che proprio nei momenti di difficoltà bisogna pensare anche a chi è ancora più in difficoltà di noi. Siamo, quindi, fiduciosi che oggi, che è in pieno svolgimento la Giornata di raccolta del farmaco, le persone continuino a dimostrare questa generosità.

    D. – Questa è una concretizzazione del pensiero di Papa Francesco, che dice “Si offra ad ognuno la possibilità di accedere effettivamente ai mezzi essenziali di sussistenza”...

    R. – Senza dubbio, la salute è un valore fondamentale nella nostra vita. Credo, quindi, che l’appello del Santo Padre vada alla radice di quel sentimento di solidarietà, che deve essere alla base di ogni società sia nelle persone che hanno la fortuna di avere una fede sia nelle persone che comunque credono in valori sociali.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella quinta Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli:

    «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Cristo è il sale che, offrendosi liberamente alla sua passione per amore, ha dato sapore a tutte le cose create. Seguire il Signore costituisce i cristiani, ogni comunità cristiana, come “sale della terra”. L’immagine non è semplice: infatti, nell’antichità si cospargeva di sale quel suolo che non doveva più produrre nulla, che si voleva sterile per sempre. In alcuni passi paralleli dell’Antico e del Nuovo Testamento, comprendiamo che questo sale fa soprattutto riferimento al sacrificio. Dice il Libro del Levitico: “Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale (Lev 2,13). Essere “il sale della terra” significa allora essere quel “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”, “quel culto spirituale” di cui parla l’Apostolo Paolo; in modo da non conformarci al mondo, per lasciarci trasformare, rinnovando il nostro modo di pensare e poter così discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (cf Rm 12,1). Ecco la nostra missione nel mondo. Solo così, uniti al sacrificio di Cristo sulla croce, non perderemo il sapore che dobbiamo dare al mondo. Quale sapore? La vita divina, lo Spirito Santo. “Voi siete la luce del mondo”, perché in Cristo, mediante il Battesimo, siamo stati costituiti “figli della luce” (Ef 5,8), per quelle “opere buone che Dio ha preparato perché in esse camminassimo” (Ef 2,10) e perché gli uomini, vedendole, “rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Ciò che dà gloria al Padre, dice Gesù, è proprio questo portare frutto e diventare discepoli del Signore (cf Gv 15,8).

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Colombia: forte appello dei vescovi a votare per sconfiggere corruzione e violenza

    ◊   Un forte appello a votare nelle prossime elezioni parlamentari e presidenziali è stato al centro della dichiarazione dei vescovi della Conferenza episcopale colombiana al termine della loro Assemblea Plenaria, conclusasi ieri, a Bogotà. I presuli chiedono di abbandonare “l’apatia pessimista” e le “lamentazioni sterili” e partecipare attivamente alle elezioni per sconfiggere “la corruzione, il clientelismo e la pressione dei gruppi armati e d’interessi disonesti pubblici e privati”. Ai vescovi preoccupa il risultato dei sondaggi che prevedono un 27% del “voto in bianco” che in Colombia è una scelta elettorale alla pari di un candidato. Dal canto suo, il presidente dell’episcopato, il card. Rubén Salazar ha avvertito che “il voto in bianco è una misura estrema”, non “consigliabile” che può essere contrastata con il discernimento e la riflessione sulle scelte idonee per il bene comune di tutto il Paese. In questo senso, i vescovi esortano a “scegliere persone di qualità etiche, umane e morali” disposte a impegnarsi nella difesa della vita, della natura del matrimonio e della famiglia e nella ricerca della pace e del benessere integrale dei colombiani. L’episcopato esorta la classe politica a “non rimanere indifferente alle sofferenze dei poveri, dei contadini, degli sfollati e delle vittime della violenza”. E’ necessario stabilire politiche che “superino l’assistenzialismo” e offrano soluzioni al “conflitto sociale” che è stato il motore di ogni forma di violenza nel Paese. In questo contesto, i vescovi condannano la corruzione, “malattia endemica dello Stato” che pervade la società e che stabilisce una “anticultura” caratterizzata dall’abuso di potere, traffico di influenze, arricchimento illecito e mancanza di trasparenza”. Infine, l’invito a pregare per le prossime elezioni e perché i governanti eletti “siano strumenti del piano di Dio e che possano contribuire alla realizzazione di una Colombia giusta, riconciliata e in pace”. (A cura di Alina Tufani)

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    Pax Christi invoca la tregua olimpica per la Siria durante i Giochi di Sochi

    ◊   Una “tregua olimpica” per la Siria da attuare in concomitanza della 22.ma edizione dei Giochi Olimpici Invernali, in programma fino al 23 febbraio a Sochi, in Russia. Ad invocarla, a gran voce, è Pax Christi International, insieme ad altre numerose organizzazioni umanitarie, come Human Rights Watch e Christian Aid. In una nota, Pax Christi ricorda i drammatici numeri del conflitto di Damasco: 130mila le vittime, 9 milioni gli sfollati, 6.5 milioni i profughi, a cui si aggiungono i 2 milioni di bambini costretti ad abbandonare la scuola e i 3 milioni di civili che vivono in zone in cui mancano acqua, cibo, medicinali. Rivolgendosi direttamente agli Stati membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, i firmatari dell’appello chiedono con forza l’apertura di corridoi umanitari in Siria e, nello spirito di unità proprio delle Olimpiadi, invocano una risoluzione che pretenda da tutte le parti in causa la possibilità di portare assistenza di prima necessità a tutta la popolazione siriana, in ogni regione del Paese. Nello specifico, Pax Christi chiede un cessate-il-fuoco, l’accesso immediato nelle zone sotto assedio, il sostegno dell’Onu per tutte le Ong umanitarie che operano nell’area ed un monitoraggio accurato dei punti in cui è impedito l’ingresso agli aiuti. (I.P.)

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    La diocesi di Roma prega per la liberazione dei cristiani rapiti in Siria

    ◊   Presso la Parrocchia romana di Santa Maria in Portico in Campitelli, domani alle ore 19.30, si terrà un incontro di preghiera della Comunità di Taizé per la pace in Siria, organizzato da Il Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese e l’Ufficio per la pastorale delle migrazioni della diocesi di Roma. La veglia sarà presieduta dal vescovo ausiliare per il Settore Centro mons. Matteo Zuppi, incaricato per la Cooperazione missionaria tra le Chiese. Saranno presenti i fratelli delle comunità mediorientali di Roma. Si pregherà per la pace e per la liberazione di tutti i rapiti, in particolare i sacerdoti padre Michel Kayyal e padre Maher Mahfouz a un anno dal loro rapimento avvenuto il 9 febbraio 2013, il vescovo siro-ortodosso di Aleppo, Gregorios Youhanna Ibrahim e il vescovo greco-ortodosso di Aleppo e Iskenderun, Bouloz Yaziji, le suore di Maalula e padre Paolo Dall’Oglio, missionario gesuita romano. (R.P.)

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    Coree. Riunificazioni familiari: Pyongyang permette l'ingresso di funzionari del Sud

    ◊   Un gruppo di funzionari sudcoreani ha oltrepassato ieri il confine con il Nord per controllare gli stabilimenti dove alla fine del mese dovrebbero tenersi le riunioni fra i familiari divisi dalla Guerra di Corea del 1950-1953. Le due Coree - riferisce l'agenzia AsiaNews - si sono accordate lo scorso 5 febbraio per tenere gli incontri in un resort sul monte Kumgang, costa orientale della Corea del Nord, dal 20 al 25 febbraio. Il giorno successivo (6 febbraio), i due governi si sono scambiati le liste con i nomi dei familiari scelti per le riunificazioni: si tratta di 85 persone da Seoul e 95 da Pyongyang. Se gli incontri riusciranno a verificarsi, saranno i primi da oltre tre anni. Ieri, infatti, la Corea del Nord ha ancora minacciato di non procedere con le riunificazioni. Per preparare le riunificazioni, 66 funzionari della Croce Rossa sudcoreana e della Hyundai Asan Corps si sono recati al Nord. Secondo un breve comunicato del ministero dell'Unificazione di Seoul "la Corea del Nord ha permesso il viaggio del team del Sud per controllare gli impianti". La Hyundai Asan, operatore dei viaggi turistici inter-coreani, è la società che ha costruito alberghi e altre strutture sul monte Kumgang da quando questo è stato aperto al pubblico, nel 1998. Il turismo inter-coreano è stato fermato nel 2008, quando una turista del Sud è stata uccisa dal colpo sparato da una guardia del Nord. Anche se le due Coree hanno superato alcuni ostacoli diplomatici e si sono accordati per questo evento umanitario, le tensioni e le incertezze rimangono alte nella penisola coreana. Ieri Pyongyang ha minacciato di stracciare il patto e ha chiesto ancora una volta a Seoul di cancellare le prossime esercitazioni militari con gli Stati Uniti. Seoul e Washington hanno in calendario questi annuali "war games" per la fine di febbraio. Respingendo le accuse, i due alleati hanno dichiarato di voler continuare con i programmi militari "come previsto", sottolineando che questi sono "di natura difensiva, non offensiva". Seoul ha poi invitato Pyongyang a "rispettare le promesse fatte". (R.P.)

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    Pakistan: ragazza cristiana rapita, convertita e costretta a matrimonio islamico

    ◊   Una ragazza cristiana 16enne del distretto di Layyah, nella provincia del Punjab, è stata rapita, costretta a convertirsi e a sposare con il rito islamico un ricco proprietario terriero musulmano. Come appreso dall'agenzia Fides, la famiglia di Samariya – questo il nome della ragazza – ha inscenato nei giorni scorsi una vivace protesta pubblica a Lahore, capitale del Punjab, insieme ad altri leader cristiani e a membri di organizzazioni della società civile, chiedendo giustizia al governo del Punjab. Come riferisce a Fides l’organizzazione Lead (“Legal Evangelical Assistance and Development”), che tutela la vita cristiani pakistani, Samariya è stata rapita mentre si recava a scuola. In seguito è stata costretta a nozze islamiche con il ricco musulmano, padrone dell’abitazione dove la famiglia della giovane vive. La famiglia ha sporto denuncia alla stazione di polizia del distretto. L’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, che ha assunto la difesa della famiglia, ha lanciato un appello al primo ministro del Punjab, Shahbaz Sharif (fratello del Primo ministro del governo nazionale, Nawaz Sharif), chiedendo l’immediato ritorno di Samariya nella sua famiglia di origine e un procedimento legale contro i rapitori. Gill ha ricordato: “Esistono molti esempi simili di giovani donne cristiane rapite, convertite all’islam e costrette sposare ricchi possidenti musulmani. Queste ragazze sono tenute come schiave e spesso, dopo un periodo di tempo, abbandonate, vendute o perfino uccise”. Secondo fonti di Fides, i casi di ragazze indù e cristiane che subiscono tale sorte in Pakistan sono in media 800-1000 ogni anno. Gill afferma che episodi di tal genere – ampiamente documentati in passato dall’agenzia Fides – si inquadrano nel generale clima di violenza e intimidazione che subiscono le minoranze cristiane in Pakistan. L’avvocato riporta a Fides un altro incidente: il 29 gennaio scorso, Salamatay Bibi, donna e madre cristiana di 48 anni, operaia in una fornace per la cottura di mattoni, è stata brutalmente percossa, insieme ai suoi figli, da sei uomini, legati ai proprietari della fabbrica di argilla. L’episodio sembra legato alla questione di un debito che la famiglia della donna ha contratto col padrone della fabbrica. (R.P.)

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    Belgio: le Chiese mobilitate con preghiere e digiuni contro l'eutanasia ai minori

    ◊   “È la democrazia che permette a dei cittadini di esprimere il proprio pensiero”. Con questo spirito e con la sola arma della preghiera e del digiuno 1.300 persone giovedì sera hanno riempito la basilica del Sacro-Cuore a Koekelberg per partecipare a una veglia di preghiera presieduta da mons. André-Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Nello stesso giorno 250 persone si erano riunite a Lovanio per una veglia di preghiera presieduta da mons. Jean Kockerols, ausiliare di Bruxelles, mentre stasera l’appuntamento è alle 20 nella basilica di Basse-Wavre, in presenza di mons. Jean-Luc Hudsyn. Alle grandi mobilitazione nei luoghi simbolo del Belgio - riferisce l'agenzia Sir - si sono affiancate veglie di preghiere in molte chiese locali del Paese: almeno 7 nella parte fiamminga e altre due a Bruxelles. La diocesi di Liegi organizza, invece, una preghiera nella cattedrale di St. Paul martedì 11 febbraio, alle 18. Mons. Jean-Pierre Delville ha scelto la Giornata mondiale del malato per invitare le comunità cristiane a vivere un giorno di digiuno e preghiera. La mobilitazione “silenziosa” dei cristiani sta così accompagnando un processo legislativo particolarmente controverso. Il 13 febbraio il Parlamento voterà un progetto di legge che, dopo le letture di Senato e Camera e mesi di acceso dibattito, punta a estendere l’eutanasia ai minori affetti da malattie incurabili. L’ultima tappa legislativa per adottare la normativa è in programma il 12 febbraio, con un dibattito alla Camera dei deputati, a cui seguirà, il giorno seguente, una seduta plenaria. “Fa parte della libertà di espressione” manifestare il proprio pensiero, ha detto mons. Léonard, introducendo la veglia purché “sia fatto in maniera rispettosa e pacifica. È legittimo criticare con argomentazioni ragionevoli. Ed è quello che facciamo attirando le coscienze sui pericoli legati al progetto di legge che mira a estendere in determinate condizioni la possibilità di depenalizzazione dell’eutanasia ai minori. Sappiamo che ci sono altri progetti che stanno per essere presentati per estendere l’eutanasia alle persone dementi che ne abbiamo fatto richiesta anticipata”. Alla veglia nella basilica del Sacro Cuore, a fianco di mons. Léonard si sono uniti i leader delle altre Chiese cristiane. Tra cui mons. Athenagoras Peckstadt, metropolita del Belgio della Chiesa ortodossa greca, il pastore Thienpont, della Chiesa protestante unita del Belgio, il rev. Wilkinson, pastore della Chiesa anglicana. Durante la recita del Padre Nostro, i vari rappresentanti delle Chiese cristiane hanno raggiunto l’altare e come segno di unità si sono presi per mano. (R.P.)

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    Singapore: nasce l'istituto teologico, "pietra miliare" per la Chiesa locale

    ◊   L'apertura dell'Istituto teologico di Singapore (Ctis) favorirà la formazione dei laici cattolici negli studi di teologia in modo più "sistematico" e "approfondito", innalzando il livello delle competenze e delle conoscenze. Lo ha affermato mons. William Goh, arcivescovo della città-Stato, sottolineando i pregi dell'istituto inaugurato il 22 gennaio scorso alla presenza del nunzio apostolico mons. Leopoldo Girelli, sacerdoti, religiosi, suore e laici. La riflessione su Dio, il proprio rapporto con Lui, già questi aspetti, secondo il prelato, sono elementi "di teologia". La differenza fra un teologo e un semplice cristiano, aggiunge, è che il primo riflette e analizza "la fede in modo sistematico e metodico". È necessario illustrare le ragioni della nostra dottrina, perché la gente possa capire che il nostro credere è "credibile e ragionevole". Il Ctis - riporta l'agenzia AsiaNews - è uno sviluppo importante della Chiesa a Singapore, realtà composta da oltre 200mila cattolici, pari a circa il 5% della popolazione (fra le religioni, la più diffusa è il buddismo col 43%; seguono i cristiani col 18% del totale, islam 15%, induismo e taoismo 11 e 5%). Mons. Goh non nasconde quella che definisce una strana "anomalia", ovvero che a fronte di un livello di istruzione in genere elevato fra i cittadini, compresi i cattolici, quando si parla di teologia e dottrina della Chiesa ci si deve scontrare con un atteggiamento diffuso di "diffidenza". Per questo, avverte il prelato, è importante che quanti hanno incarichi pubblici e occupano posizioni di rilievo o siano occupati nella formazione "siano guidati dal magistero" per garantire una trasmissione "ortodossa" e non "personale" o rimodellata della fede e della dottrina cristiana. L'istituto è una "pietra miliare" per la Chiesa di Singapore, commenta il rettore padre James Yeo, secondo cui esso si rivolge prima di tutto alla comunità della città-Stato e, in seconda battuta anche se l'ipotesi è da verificare, "alle nazioni circostanti". Ad oggi vi sono almeno 130 richieste di iscrizione per il corso di teologia; la scuola ha accolto sinora le domande di 105 studenti, la maggior parte dei quali "di alto livello" e specializzati. Le elezioni hanno preso il via il 27 gennaio scorso con una solenne celebrazione eucaristica. Paul Chua, esperto di Information Technology, fra i neo-studenti dell'istituto teologico, sottolinea che si tratta di "un'opportunità d'oro" ed è entusiasta all'idea di iniziare le lezioni. Egli auspica di poter "capire meglio il Dio che lo ama". Una studentessa di nome Hannah Lim non vede l'ora di "crescere nel Signore" e spera di poter portare "gli altri verso Cristo". Più piccola di New York e priva di risorse naturali, la città-Stato ha registrato nel 2010 un Prodotto interno lordo (Pil) di 285 miliardi di dollari di Singapore (circa 231 miliardi di dollari Usa), con una crescita del 14,5%, il dato più significativo di tutta l'Asia. Tuttavia la ricchezza non è distribuita in modo eguale e il boom economico ha accentuato le disparità fra cittadini. (R.P.)

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    Lev: presentato il Manuale di Araldica ecclesiastica nella Chiesa cattolica

    ◊   “Uno stemma deve indicare le caratteristiche della persona, la sua idealità, la sua giurisdizione. Il Manuale che presentiamo si propone pertanto di aiutare coloro che vogliono costruire uno stemma ecclesiastico a farlo in maniera corretta, oppure a non farlo”. È questa la convinzione del card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, autore insieme a don Antonio Pompili del Manuale di Araldica ecclesiastica nella Chiesa cattolica, pubblicato a fine gennaio dalla Libreria Editrice Vaticana, che è stato presentato ieri sera a Roma in un’affollata libreria Paolo VI, in via di Propaganda. “L’araldica è un linguaggio – ha proseguito il cardinale –, che ha le sue regole, la sua sintassi, la sua grammatica, il suo glossario: o si usa bene, oppure è meglio non usarlo!”. Questo elegante volume illustrato, elaborato da due riconosciuti esperti del settore, si caratterizza come un’indagine molto accurata su quella che è allo stesso tempo una scienza e un’arte, che riguarda gli stemmi degli ecclesiastici o di particolari enti ecclesiastici, e per mezzo di elementi simbolici “deve presentare in un modo semplice ed immediato le qualità e caratteristiche della persona”. Dopo un capitolo introduttivo sulla storia e le norme che regolano gli usi araldici nella Chiesa, vengono trattati la “grammatica”, la “sintassi” e il “vocabolario” dell’araldica ecclesiastica. Nel capitolo sulla “grammatica” sono presi in esame lo scudo e la sua composizione: “All’interno dello scudo appaiono normalmente solo elementi simbolici che sono relativi agli aspetti personali, o familiari, oppure quelli che rappresentano l’idealità, l’ispirazione ed il programma di vita della persona stessa. Tutto intorno allo scudo figurano invece gli elementi acquisiti, ovvero non nativi, i quali indicano la categoria, l’ordine sacro, la dignità, il grado, l’appartenenza a un Ordine o ad un’istituzione religiosa, o talvolta altro”. Nel capitolo sulla “sintassi” sono invece offerte indicazioni circa i rapporti tra gli elementi della composizione di uno stemma ecclesiastico. Infine viene preso in considerazione il “vocabolario” proprio dell’araldica, con le principali regole della “blasonatura” (la descrizione verbale di un stemma mediante i lemmi e il fraseggio proprio dell’araldica). Segue un “Glossario” che propone una panoramica vastissima di oltre 1500 termini del linguaggio araldico, e una ricca bibliografia. Vengono inoltre presentati e descritti gli stemmi di vari cardinali, vescovi e patriarchi e, molto approfonditamente, quelli dei Papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. “Questo Manuale – ha sostenuto don Pompili nel suo intervento alla presentazione di ieri – vuole offrire uno strumento agevole, di facile comprensione per tutti”. È un “Abc dell’araldica”, che fornisce linee guida per “una giusta selezione degli elementi che indicano dignità e ufficio della persona, e per una loro armonica composizione”, evitando “abusi o usi impropri”. All’incontro di ieri erano presenti, tra gli altri, il card. Raffaele Farina, l’arcivescovo Edmond Farhat, i monsignori Enrico Viganò e Karel Kasteel, don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Merola, dell’ufficio editoriale della Lev, il prof. Pier Felice degli Uberti, presidente dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano e autore della prefazione del volume. (R.P.)

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    Al via l'ostensione dell'urna delle spoglie del Beato don Carlo Gnocchi

    ◊   Prende il via oggi a Roma l’ostensione pubblica dell’urna contenente le spoglie di don Carlo Gnocchi, nel quinto anniversario della Beatificazione. Il programma delle celebrazioni prevede: oggi, alle 16.30, l’urna di don Gnocchi sarà accolta dalla casa di cura “Centro Santa Maria della Pace”, dove mons. Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale sanitaria della diocesi di Roma, presiederà la liturgia della Parola. In serata, l’urna sarà trasferita nella Chiesa di San Giacomo, in via del Corso, per l’ostensione pubblica, seguita alle 20.30 da una Veglia di preghiera celebrata da mons. Zuppi, vescovo ausiliare della capitale. Domani, sempre nella Chiesa di San Giacomo, le spoglie di don Gnocchi saranno esposte alla venerazione dei fedeli dalle 8.00 alle 20.00, mentre alle 17.30 mons. Zygmut Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale sanitaria, presiederà una celebrazione eucaristica. Lunedì, l’opera di don Gnocchi sarà ricordata con una conferenza medico-scientifica ospitata dall’Università Sapienza, alle ore 11.30, e intitolata “Don Gnocchi, precursore della medicina riabilitativa”. Martedì prossimo, nella Giornata mondiale del malato, le spoglie del Beato saranno traslate nella basilica di San Giovanni in Laterano dove, alle ore 16.00, il cardinale Vicario, Agostino Vallini, presiederà una celebrazione eucaristica. (R.P.)

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    La pietra d’inciampo dedicata a Don Pietro Pappagallo è nuovamente “sparita”

    ◊   A Roma la pietra d’inciampo dedicata a don Pietro Pappagallo, sacerdote che si impegnò nella protezione e assistenza dei perseguitati dal regime nazi-fascista, arrestato e fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, è nuovamente “sparita”. Gli studenti della scuola media Mazzini che il Giorno della Memoria erano stati portati dai loro docenti a omaggiarla, non l'hanno trovata! Già l'anno scorso, a causa di lavori stradali, era stata immagazzinata e successivamente riposizionata. A seguito di altri lavori stradali, nonostante il Primo Municipio abbia interpellato tutte le ditte interessate, se ne sono perse le tracce. La pietra per il sacerdote che ha ispirato Rossellini in «Roma città aperta» e commissionata da don Francesco Pesce, parroco della chiesa Santa Maria ai Monti, era stata posizionata nel 2012 in via Urbana 2, di fronte all’abitazione da cui nel gennaio del ’44 era stato prelevato il sacerdote denunciato da una spia. La presidente del Primo Municipio, Sabrina Alfonsi, ha assicurato Adachiara Zevi, curatrice del progetto “Memorie d’inciampo” che il Municipio si farà carico delle spese per la realizzazione di una nuova pietra e l’artista, Gunter Demnig ha promesso che farà il possibile per realizzarla in tempo per il 24 marzo, 70.mo anniversario della strage delle Fosse Ardeatine. I Municipi di Roma Capitale infatti, dove in questi anni l’artista tedesco ha posizionato più di 200 pietre, sono responsabili della loro tutela, manutenzione e conservazione. I soci dell’Associazione Arte in Memoria ritengono quest’episodio, che segue altri episodi di danneggiamento e profanazione, estremamente grave e invitano i responsabile dei Municipi a vigilare e salvaguardare il bene prezioso delle Pietre d’Inciampo in memoria di tutti i deportati. (R.P.)

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    Operai liberati in Libia: la gioia del vescovo di Lamezia

    ◊   “Dio ha ascoltato le nostre preghiere! La notizia della liberazione degli operai in Libia ci riempie di gioia”. Così mons. Luigi Antonio Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, commenta all'agenzia Sir la liberazione, dopo tre settimane, dei due operai edili calabresi rapiti il 17 gennaio in Libia. Si tratta di Francesco Scalise, 62 anni, e Luciano Gallo, 52 anni, rispettivamente di Pianopoli e Feroleto Antico, entrambi centri della provincia di Catanzaro, in diocesi di Lamezia Terme. “In queste settimane - afferma il vescovo - molti hanno pregato e atteso con trepidazione questo giorno e le nostre attese non sono state deluse. Ho potuto incontrare di persona le famiglie o sentirle per telefono. Sono rimasto colpito dalla nobiltà e dalla forte serenità con cui hanno affrontato questa situazione. C’è stato un dolore profondo ma anche una sofferenza composta e un senso di vita, che niente e nessuno poteva fermare”. Per mons. Cantafora, “è stato commovente saperli uniti nella preghiera del Rosario”. Il vescovo ringrazia il ministero degli Esteri “per come è stato vicino alle famiglie, ho ascoltato dalle loro bocche quanto aiuto e sostegno hanno ricevuto. Certo questo evento, conclusosi nell’unico modo con cui poteva concludersi, ci permette di sapere cosa è una famiglia in Calabria, quale forza e unità abbia; e quali sono le reali urgenze lavorative di questa terra. A chi chiede se le famiglie ancora resistono, posso dire che nelle famiglie Gatto e Scalise ho avuto la bella testimonianza di una nobile e calda unità, che ha avuto nella preghiera del Rosario uno strumento di pace”. In Calabria è “emergenza lavoro”, conclude il vescovo: “Purtroppo in questi giorni abbiamo visto che anche qui il lavoro-schiavo ha rischiato di mietere vittime. Ora si spera che il tempo di rischiare la vita per il lavoro, possa terminare!”. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 39

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