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Sommario del 07/02/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Focalizzare l'attenzione sulla famiglia, cellula fondamentale della società: così il Papa ai vescovi polacchi
  • Il Papa: essere cristiani non è un privilegio, annunciare il Vangelo con umiltà
  • Tweet del Papa: quale sapore acquista la vita quando ci si lascia inondare dall’amore di Dio!
  • P. Lombardi: documento Comitato Onu sui minori anomalo, con gravi limiti e oltre le sue competenze
  • Colloqui Santa Sede-Palestina: grande soddisfazione per i progressi su Accordo Globale
  • Le altre udienze di Papa Francesco
  • Il card. Turkson a Londra: necessaria una nuova economia che non scarti nessuno
  • Mons. Becciu alla Comunità di S. Egidio: continuate ad essere testimoni di una "Chiesa in uscita"
  • Caritas: 260 mila euro dalla vendita della Harley donata al Papa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Giochi olimpici di Sochi, inaugurazione blindata per il timore di attentati
  • Cerimonia in Tunisia per la nuova Costituzione: per i leader europei è di “esempio per altri Paesi”
  • Siria: cominciata l’evacuazione dei civili da Homs
  • Da 770 anni al servizio della persona: a Roma gli Stati generali delle Misericordie
  • Farmacisti italiani: lo Stato tuteli l'obiezione di coscienza in campo sanitario
  • "Bici senza frontiere": a Bologna il raduno dei cilisti italiani
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Tragedia dell'immigrazione a Ceuta, 9 morti. La diocesi: mai più questi drammi
  • Iraq: 9 morti in attacchi a Baghdad, ucciso un candidato sciita
  • Egitto: due bombe al Cairo, feriti 6 poliziotti
  • Ucraina: l’Ue chiede sanzioni contro i responsabili della repressione
  • Sud Sudan, continuano gli scontri nonostante la tregua: servono cibo e medicine
  • Venezuela. Nota dei vescovi contro progetto di legge sul "matrimonio gay"
  • Cresce la comunità dei Gesuiti in Myanmar: conclusa la prima assemblea locale
  • Avviata la campagna per il 50.mo anniversario della canonizzazione dei Martiri dell’Uganda
  • Maltempo: in Iran 14 morti, danni anche in Europa e Usa
  • Giornata del malato, l’Unitalsi si prepara al tradizionale pellegrinaggio a Lourdes
  • Il Papa e la Santa Sede



    Focalizzare l'attenzione sulla famiglia, cellula fondamentale della società: così il Papa ai vescovi polacchi

    ◊   Un incontro “alla vigilia” della canonizzazione del beato Giovanni Paolo II, per ribadire alla Chiesa in Polonia l’invito a “costruire la comunione e la pace” senza “divisioni” e rilanciare la sua esortazione a prestare particolare attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio, ai giovani e alle nuove vocazioni. È l’udienza del Papa stamani ai vescovi polacchi, in visita ad Limina. Il Pontefice, consegnando - ha detto - “umilmente” il discorso ai presuli invece di leggerlo “con maestà”, ha invitato l’episcopato della terra di Karol Wojtyla a pregare affinché il Signore lo “aiuti ad andare avanti” nel fare ciò che gli ha chiesto. Il servizio di Giada Aquilino:

    Un “grande pastore” che in tutte le tappe della sua missione, “da sacerdote, da vescovo e da Papa”, ci ha dato un “esempio luminoso di totale abbandono a Dio e alla sua Madre, e di completa dedizione alla Chiesa e all’uomo”. È il beato Giovanni Paolo II nel discorso che Papa Francesco ha consegnato ai vescovi polacchi, che attendono la canonizzazione di Karol Wojtyla il prossimo 27 aprile. Egli, ha ricordato il Pontefice, “ci ricorda quanto è importante la comunione spirituale e pastorale tra i vescovi”: l’unità dei pastori, nella fede, nella carità, nell’insegnamento e nella comune premura per il bene dei fedeli, “costituisce - ha proseguito - un punto di riferimento per l’intera comunità ecclesiale e per chiunque cerca un orientamento sicuro nel quotidiano cammino sulle vie del Signore”:

    “Niente e nessuno possa introdurre divisioni tra voi, cari Fratelli! Siete chiamati a costruire la comunione e la pace radicate nell’amore fraterno, e a darne a tutti un incoraggiante esempio. E certamente un tale atteggiamento sarà fecondo e offrirà al vostro popolo fedele la forza della speranza”.

    Il Santo Padre ha constatato che la “Chiesa in Polonia ha grandi potenzialità di fede, di preghiera, di carità e di pratica cristiana”, ma “si riscontra anche una certa flessione in diversi aspetti della vita cristiana”; ha quindi sollecitato un certo “discernimento” e “una ricerca dei motivi e dei modi di affrontare le nuove sfide, come per esempio l’idea di una libertà senza limiti, la tolleranza ostile o diffidente verso la verità, o – ha ricordato - il malumore verso la giusta opposizione della Chiesa al relativismo imperante”.

    Il Pontefice si è soffermato quindi su tre aspetti fondamentali della società e della Chiesa in Polonia: la famiglia, i giovani e le vocazioni. La famiglia, citando l’Evangelii gaudium, è il “luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli”:

    “Oggi invece il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo questa visione influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto”.

    I pastori, quindi, “sono chiamati - ha sottolineato - a interrogarsi su come assistere coloro che vivono in questa situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio, dall’amore fraterno di altri cristiani e dalla sollecitudine della Chiesa per la loro salvezza; su come aiutarli a non abbandonare la fede e a far crescere i loro figli nella pienezza dell’esperienza cristiana”:

    “Bisogna chiedersi come migliorare la preparazione dei giovani al matrimonio, in modo che possano scoprire sempre di più la bellezza di questa unione che, ben fondata sull’amore e sulla responsabilità, è in grado di superare le prove, le difficoltà, gli egoismi con il perdono reciproco, riparando ciò che rischia di rovinarsi e non cadendo nella trappola della mentalità dello scarto. Bisogna chiedersi come aiutare le famiglie a vivere e apprezzare sia i momenti di gioia sia quelli di dolore e di debolezza”.

    In tale compito, le comunità ecclesiali vanno intese come “luoghi di ascolto, di dialogo, di conforto e di sostegno per gli sposi” e i pastori come “autentici padri e guide spirituali”, che proteggono le coppie “dalle minacce delle ideologie negative e le aiutano a diventare forti in Dio e nel suo amore”. In vista del prossimo Incontro mondiale della gioventù, a Cracovia nel 2016, il pensiero del Papa è andato ai giovani, “che - ha specificato - con gli anziani sono la speranza della Chiesa”.

    “Oggi, un mondo ricco di strumenti informatici offre loro nuove possibilità di comunicazione, ma al tempo stesso riduce i rapporti interpersonali di contatto diretto, di scambio di valori e di esperienze condivise. Tuttavia, nei cuori dei giovani c’è un’ansia di qualcosa di più profondo, che valorizzi in pienezza la loro personalità”.

    Bisogna dunque “venire incontro a questo desiderio”, ha aggiunto il Santo Padre, attraverso le “ampie possibilità” offerte dalla catechesi, portando le nuove generazioni a “scoprire pienamente il valore dei Sacramenti come mezzi privilegiati di incontro con Cristo”. I giovani - ha proseguito - “siano incoraggiati a far parte dei movimenti e delle associazioni” ecclesiali, come pure dei gruppi parrocchiali o scolastici della Caritas o di “altre forme di volontariato e di missionarietà”.

    A proposito delle “vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”, il Papa ha ringraziato il Signore che “negli ultimi decenni ha chiamato in terra polacca tanti operai per la sua messe: tanti bravi e santi sacerdoti polacchi - ha rilevato - svolgono con dedizione il loro ministero sia nelle proprie Chiese locali, sia all’estero e nelle missioni”. L’invito alla Chiesa locale è stato quello ad assicurare una “buona preparazione dei candidati nei seminari”, illuminata da uno “spirito missionario” che porti a “uscire”, a “cercare - anche nelle periferie - e avvicinare coloro che attendono la Buona Novella di Cristo”. Per quanto riguarda le vocazioni alla vita consacrata, soprattutto quelle femminili, preoccupa - ha osservato il Santo Padre - “il calo delle adesioni alle congregazioni religiose”:

    “Auspico che gli Istituti religiosi femminili possano continuare ad essere, in modo adeguato ai nostri tempi, luoghi privilegiati dell’affermazione e della crescita umana e spirituale delle donne. Le religiose siano pronte ad affrontare i compiti e le missioni anche difficili ed esigenti, che valorizzino le loro capacità intellettuali, affettive e spirituali, i loro talenti e carismi personali. Preghiamo per le vocazioni femminili e accompagniamo con stima le nostre sorelle, che spesso nel silenzio e inosservate spendono la loro vita per il Signore e per la Chiesa, nella preghiera, nella pastorale e nella carità”.

    Il Papa ha inoltre esortato alla sollecitudine per i poveri, perché anche in Polonia, “nonostante l’attuale sviluppo economico del Paese, ci sono tanti bisognosi, disoccupati, senzatetto, malati, abbandonati, come pure tante famiglie - soprattutto quelle numerose - senza sufficienti mezzi per vivere e per educare i figli”: la Chiesa, ha aggiunto, mostra “grande generosità non solo in patria ma anche in altri Paesi del mondo”. L’ha infine incoraggiata ulteriormente ad avere la “fantasia della carità”:

    “Non dimenticate quanti per vari motivi lasciano il Paese e cercano di costruire una nuova vita all’estero. Il loro crescente numero e le loro esigenze richiedono forse più attenzione da parte della Conferenza Episcopale. Accompagnateli con cura pastorale adeguata, perché possano conservare la fede e le tradizioni religiose del popolo polacco”.

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    Il Papa: essere cristiani non è un privilegio, annunciare il Vangelo con umiltà

    ◊   Annunciare il Vangelo senza approfittarsi della condizione di cristiani. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani a Casa Santa Marta. Il Papa ha svolto la sua omelia a partire dal martirio di Giovanni Battista ed ha sottolineato che, come lui, il vero discepolo di Cristo segue la via dell’umiltà senza impadronirsi della profezia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Erode fa uccidere Giovanni per accontentare l’amante Erodìade e il capriccio di sua figlia. Papa Francesco ha svolto la sua omelia soffermandosi sulla tragica morte del Battista, narrata dal Vangelo odierno. Giovanni, ha osservato il Papa, è “un uomo che ha avuto un tempo breve di vita, un tempo breve per annunciare la Parola di Dio”. Era l’uomo, ha soggiunto, che “Dio aveva inviato per preparare la strada a suo Figlio”. E Giovanni finisce male la sua vita, nella corte di Erode “che era in banchetto”:

    “Quando c’è la corte è possibile fare di tutto: la corruzione, i vizi, i crimini. Le corti favoriscono queste cose. Cosa ha fatto Giovanni? Prima di tutto annunziò il Signore. Annunziò che era vicino il Salvatore, il Signore, che era vicino il Regno di Dio. E lo aveva fatto con forza. E battezzava. Esortava tutti a convertirsi. Era un uomo forte. E annunziava Gesù Cristo”.

    “La prima cosa che ha fatto Giovanni, grande, è annunziare Gesù Cristo”. Un’altra cosa che ha fatto, ha proseguito il Papa, “è che non s’impadronì della sua autorità morale.” Il Papa ha ricordato che gli era stata data “la possibilità di dire ‘Io sono il Messia’, perché aveva tanta autorità morale”, “tutta la gente andava da lui”. E il Vangelo narra che Giovanni a tutti diceva di convertirsi. E i farisei, i dottori vedevano questa sua forza: “Era un uomo retto”. Gli chiedono dunque se fosse lui il Messia. E, in quel “momento della tentazione, della vanità” poteva fare una “faccia da immaginetta” e dire: “Ma, non so...” con una “falsa umiltà”. Invece è stato chiaro: “No! Io non lo sono! Dietro di me viene uno che è più forte di me, cui io non sono degno di piegarmi per sciogliere i legacci dei suoi calzari”. Giovanni, ha ribadito il Papa, “è stato chiaro”, “non ha rubato il titolo. Non si è impadronito del mestiere”. Questa, dunque, “è la seconda cosa che ha fatto lui, “uomo di verità”: “Non rubare la dignità". La terza cosa che ha fatto Giovanni, ha soggiunto, “è imitare Cristo”. Anche Erode, che lo aveva ucciso, “credeva che Gesù fosse Giovanni”. Giovanni, ha osservato, ha imitato Gesù “soprattutto sul cammino dell’abbassarsi: Giovanni si è umiliato, si è abbassato fino alla fine, fino alla morte”. Anche, ha detto, c’è “lo stesso stile di morte, vergognoso: Gesù come un brigante, come un ladro, come un criminale, sulla croce”:

    “Morti umilianti. Ma anche Giovanni ha avuto il suo ‘orto degli ulivi’, la sua angoscia in carcere, quando credeva di avere sbagliato, e manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: ‘Ma dimmi, sei tu o ho sbagliato e c’è un altro?’ Il buio dell’anima, quel buio che purifica come Gesù nell’orto degli ulivi. E Gesù ha risposto a Giovanni come il Padre ha risposto a Gesù, confortando. Quel buio dell’uomo di Dio, della donna di Dio. Penso in questo momento al buio dell’anima della Beata Teresa di Calcutta, no? Ah, la donna che tutto il mondo lodava, Premio Nobel! Ma lei sapeva che in un momento della sua vita, lungo, c’era soltanto il buio dentro”.

    “Annunziatore di Gesù Cristo”, ha aggiunto, Giovanni “non si impadronì della profezia”, lui “è l’icona di un discepolo”. Ma, si è chiesto il Papa, “dove è stata la sorgente di questo atteggiamento di discepolo?”. In un incontro. Il Vangelo, ha rammentato, ci parla dell’incontro di Maria ed Elisabetta, quando Giovanni ballò di gioia nel grembo di Elisabetta. Erano cugini. “Forse – ha detto - si sono trovati dopo alcune volte. E quell’incontro ha riempito di gioia, di tanta gioia il cuore di Giovanni e lo ha trasformato in discepolo”. Giovanni è “l’uomo che annunzia Gesù Cristo, che non si mette al posto di Gesù Cristo e che segue la strada di Gesù Cristo”:

    “Ci farà bene oggi, a noi, domandarci sul nostro discepolato: annunziamo Gesù Cristo? Approfittiamo o non approfittiamo della nostra condizione di cristiani come se fosse un privilegio? Giovanni non si impadronì della profezia. Terzo: andiamo sulla strada di Gesù Cristo? La strada dell’umiliazione, dell’umiltà, dell’abbassamento per il servizio? E se noi troviamo che non siamo fermi in questo, domandarci: ‘Ma quando è stato il mio incontro con Gesù Cristo, quell’incontro che mi riempì di gioia?’. E tornare all’incontro, tornare alla prima Galilea dell’incontro. Tutti noi ne abbiamo una! Tornare là! Rincontrarci con il Signore e andare avanti su questa strada tanto bella, nella quale Lui deve crescere e noi venire meno”.

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    Tweet del Papa: quale sapore acquista la vita quando ci si lascia inondare dall’amore di Dio!

    ◊   Il Papa ha lanciato questo nuovo tweet: “Quale sapore acquista la vita quando ci si lascia inondare dall’amore di Dio!”.

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    P. Lombardi: documento Comitato Onu sui minori anomalo, con gravi limiti e oltre le sue competenze

    ◊   Non si fermano le polemiche dopo la pubblicazione, mercoledì scorso a Ginevra, delle osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti sui bambini riguardante la Santa Sede. Pubblichiamo a questo proposito una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi: (Sintesi in voce di Sergio Centofanti )

    Dopo il gran numero di articoli e commenti in seguito alla pubblicazione delle raccomandazioni del Comitato di verifica della Convenzione sui diritti dei bambini sembra utile fare alcune riflessioni e precisazioni.

    Non è il caso di parlare di scontro “fra l’ONU e il Vaticano”. Le Nazioni Unite sono una realtà molto importante per l’umanità di oggi. La Santa Sede ha sempre dato un forte supporto morale all’Organizzazione delle Nazioni Unite come luogo d’incontro fra tutte le nazioni, per favorire la pace nel mondo e la crescita della comunità dei popoli nell’armonia e nel reciproco rispetto e vicendevole arricchimento. Ne sono testimonianza innumerevoli documenti e interventi della Santa Sede ai suoi livelli più alti e la partecipazione intensa dei suoi Rappresentanti nell’attività di molti organismi dell’ONU.

    I responsabili più alti dell’ONU sono stati sempre consapevoli dell’importanza del sostegno dell’autorità morale e religiosa della Santa Sede per la crescita della comunità dei popoli, perciò hanno invitato i Papi a visitare l’Organizzazione e a dirigere la loro parola all’Assemblea generale. Cosa che, sulle orme di Paolo VI, hanno fatto Giovanni Paolo II (ben due volte) e Benedetto XVI. Insomma, le Nazioni Unite, nelle loro più alte istanze, apprezzano e desiderano il sostegno della Santa Sede e il dialogo positivo con essa. E altrettanto desidera la Santa Sede, per il bene della famiglia umana. Questa è la prospettiva in cui occorre porsi.

    Le Convenzioni internazionali promosse dalle Nazioni Unite sono una delle vie attraverso cui la comunità internazionale cerca di promuovere la dinamica della ricerca della pace e della promozione dei diritti della persona umana in campi specifici. Gli Stati sono liberi di aderirvi. La Santa Sede/Stato della Città del Vaticano ha aderito a quelle che ritiene più importanti alla luce della sua attività e della sua missione. (Occorre ricordare che aderire a una Convenzione comporta impegni di partecipazioni e rapporti, ecc., che richiedono personale e risorse, per cui la Santa Sede deve fare una scelta di un numero limitato di Convenzioni, proporzionato alle sue possibilità di partecipazione). Fra queste, con tempestività, la Santa Sede ha aderito – fra i primi al mondo - a quella per i diritti dei bambini, alla luce del grandissimo lavoro svolto in questo campo, da sempre e in molte forme diverse (educative, caritative, ecc.), dalla comunità cattolica nel mondo, e alla luce del magistero della Chiesa in questo campo, ispirato al comportamento di Gesù stesso descritto nei Vangeli.

    Naturalmente l’attività dell’ONU è molto vasta e complessa, e come ogni grande organizzazione - e proprio per la sua natura internazionale e il più possibile universale - abbraccia al suo interno persone, posizioni, voci molto diverse. Non c’è quindi da stupirsi se nel suo vasto mondo si incontrano o si scontrano visioni diverse. Ma perché il risultato complessivo sia positivo occorre perciò molta disponibilità al dialogo e rispetto attento alle regole essenziali nelle procedure e nell’impostazione delle attività.

    Per la verifica dell’attuazione della Convenzione sui diritti dei bambini esiste un Comitato con sede a Ginevra, che tiene due sessioni l’anno, che riceve i rapporti dei diversi Stati aderenti, li studia e li discute con le delegazioni da essi inviate e formula raccomandazioni per un’attuazione migliore di quanto previsto dalla Convenzione stessa. Le raccomandazioni formulate dal Comitato sono spesso piuttosto scarne e di peso relativo. Non per caso non se ne è quasi mai sentita eco a livello di stampa internazionale, anche nel caso di Paesi dove i problemi dei diritti umani e dell’infanzia sono notoriamente gravi.

    Nel caso dei Rapporti presentati dalla Santa Sede al Comitato nei mesi scorsi sull’attuazione della Convenzione e dei Protocolli addizionali, alle domande successivamente formulate per scritto dal Comitato erano state date ampie risposte scritte, a cui era seguito un giorno di audizione di un’apposita delegazione della Santa Sede a Ginevra il 16 gennaio. Ora si è avuta, il 5 febbraio, la pubblicazione delle osservazioni e raccomandazioni conclusive del Comitato. Ciò che ha suscitato ampie eco e reazioni.

    Che cosa osservare in proposito?

    Anzitutto, l’adesione della Santa Sede alla Convenzione è stata motivata da un impegno storico della Chiesa universale e della Santa Sede per il bene dei bambini. Chi non si rende conto di che cosa questo rappresenta per il bene dei bambini nel mondo vuol dire che non conosce bene questa dimensione della realtà. Perciò la Santa Sede – come ha detto S.E. Mons. Parolin - continuerà ad impegnarsi per attuare la Convenzione e per mantenere un dialogo aperto, costruttivo e impegnato con gli organi in essa previsti. Prenderà le sue ulteriori posizioni e ne darà conto, e così via, senza pretendere di sottrarsi a un dialogo autentico, alle procedure previste, con apertura alle critiche giustificate, ma lo farà con coraggio e decisione, senza timidezza.

    Allo stesso tempo, non si può non rilevare che le ultime raccomandazioni pubblicate dal Comitato appaiono presentare – a giudizio di chi ha ben seguito il processo che le ha precedute – limiti gravi. Non hanno tenuto conto adeguato delle risposte, sia scritte, sia orali, date dai rappresentanti della Santa Sede. Chi ha letto e ascoltato queste risposte non ne trova riflessi proporzionati nel documento del Comitato, tanto da far pensare che esso fosse praticamente già scritto o perlomeno nettamente impostato prima dell’audizione.

    In particolare sembra grave la non comprensione della natura specifica della Santa Sede. E’ vero che si tratta di una realtà diversa dagli altri Stati e questo rende meno facile comprenderne ruolo e responsabilità. Ma ciò è stato spiegato molte volte dettagliatamente nei vent’anni e più di adesione alla Convenzione e in particolare nelle recenti risposte scritte. Non si è capaci di capire o non si vuole capire? In ambedue i casi si ha diritto a stupirsi.

    Il modo di presentare le obiezioni e l’insistenza su diversi casi particolari sembrano insinuare che si sia data molta maggiore attenzione a ONG ben note, pregiudizialmente contrarie alla Chiesa cattolica e alla Santa Sede, che non alle posizioni della Santa Sede stessa, firmataria della Convenzione, che pure è stata disponibile a un dialogo approfondito con il Comitato. E’ tipico infatti di tali organizzazioni non voler riconoscere quanto è stato fatto dalla Santa Sede e nella Chiesa in questi anni recenti, nel riconoscere errori, nel rinnovare le normative, nello sviluppare misure formative e preventive. Poche o nessun’altra organizzazione o istituzione ha fatto altrettanto. Ma non è assolutamente quello che si comprende leggendo il documento in questione.

    Infine, e questa forse è l’osservazione più grave, le osservazioni del Comitato in più direzioni sembrano andare oltre le sue competenze e interferire nelle stesse posizioni dottrinali e morali della Chiesa cattolica, dando indicazioni che coinvolgono valutazioni morali della contraccezione e dello stesso aborto, o l’educazione nelle famiglie o la visione della sessualità umana, alla luce di una propria visione ideologica della stessa sessualità. Per questo nel Comunicato ufficiale pubblicato mercoledì mattina si è parlato di “un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”.

    Infine, non si può non osservare che il tono, lo sviluppo e la pubblicità data dal Comitato al suo documento sono assolutamente anomali rispetto al suo normale procedere in rapporto con gli altri Stati parte aderenti alla Convenzione.

    Insomma, se certamente la Santa Sede è stata oggetto di un’iniziativa e di un’attenzione mediatica a nostro avviso ingiustamente nociva, bisogna pur riconoscere che a sua volta il Comitato stesso si è attirato molte critiche gravi e fondate. Senza volere attribuire “alle Nazioni Unite” quanto avvenuto, bisogna pur dire che nell’opinione comune le Nazioni Unite portano a loro volta le conseguenze negative di quanto compiuto, aldilà delle sue competenze, da un Comitato che ad esse si appella.

    Cerchiamo dunque di ritrovare il piano corretto dell’impegno per il bene dei bambini. Anche attraverso lo strumento della Convenzione. La Santa Sede non farà mancare le sue risposte attente ed argomentate.

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    Colloqui Santa Sede-Palestina: grande soddisfazione per i progressi su Accordo Globale

    ◊   La Commissione Bilaterale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, che è responsabile per la finalizzazione del testo di un Accordo Globale a seguito dell’Accordo di Base, firmato il 15 febbraio 2000, ha tenuto ieri una Sessione Plenaria a Ramallah presso il Quartiere generale dell’O.L.P., per rivedere e approvare il lavoro svolto a livello del gruppo tecnico congiunto, dopo l’ultima Plenaria tenuta in Vaticano il 26 settembre 2013. I colloqui sono stati guidati da Hanna Amireh, membro del Comitato esecutivo dell’O.L.P. e capo dell’Alto Comitato presidenziale per gli Affari ecclesiastici dello Stato di Palestina, e da mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati.

    “I colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - si sono svolti in un’atmosfera cordiale e costruttiva. Affrontando i temi già esaminati a livello tecnico, la Commissione ha rilevato con grande soddisfazione il progresso compiuto nella stesura della bozza finale del testo dell’Accordo, che tratta degli aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina. Le due parti hanno concordato di continuare gli sforzi per completare le procedure interne e costituzionali in vista della firma dell’Accordo”. La delegazione palestinese ha espresso il suo caloroso benvenuto per la prossima visita di Papa Francesco in Terra Santa.

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    Le altre udienze di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza: mons. Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., Arcivescovo di Santiago del Cile, Presidente del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale del Cile, con: mons. Alejandro Goić Karmelić, Vescovo di Rancagua, Vice Presidente; mons. Cristián Caro Cordero, Arcivescovo di Puerto Montt, Membro; mons. Fernando Natalio Chomalí Garib, Arcivescovo di Concepción, Membro; mons. Ignacio Francisco Ducasse Medina, Vescovo di Valdivia, Segretario Generale; il signor Gjoko Gjorgjevski, Ambasciatore della ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, in visita di congedo.

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    Il card. Turkson a Londra: necessaria una nuova economia che non scarti nessuno

    ◊   Sviluppare “un’economia di inclusione”: è questo l’auspicio espresso dal card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in un intervento tenuto ieri a Londra presso la London School of Economic and Political Science. Nel suo discorso, il porporato sottolinea che l’attuale crisi finanziaria mondiale prosegue da ormai sei anni. Di qui, l’invito a riflettere non solo sulle origini tecniche del crollo economico, ma anche, e soprattutto, sulle sue matrici e implicazioni etiche. Tale riflessione, continua il card. Turkson, riguarda anche la Chiesa, perché “essa parla a nome dell’umanità” ed ha “il dovere di insistere affinché la persona umana sia ritenuta una priorità del sistema monetario internazionale”. Forte, quindi, il richiamo alla tutela del bene comune, da gestire con un nuovo senso di responsabilità, guardando ad una riforma economica “che risponda alle esigenze delle popolazioni”. E ancora: il card. Turkson ricorda che, come affermato da Paolo VI e Benedetto XVI, il bene comune è sinonimo di “sviluppo umano integrale, ovvero di crescita spirituale, morale e materiale” per tutti. Per questo, il porporato ribadisce che “l’economia non è una zona libera dall’etica”, anzi: “gli attori economici sono anche attori morali” e quindi la globalizzazione andrebbe intesa non solo come “interdipendenza di numerose realtà umane”, bensì come “globalizzazione del bene comune”. Il presidente del dicastero vaticano per la giustizia e la pace, inoltre, lancia un appello affinché “principi fondamentali come la dignità umana e l’inclusione non siano considerati un mero accessorio”, ma siano la spinta propulsiva della ricerca di una “economia nuova, inclusiva e sostenibile”, che tenga conto – conclude il porporato – di indicatori “che misurino il vero progresso verso lo sviluppo integrale” e includano tutti gli attori della società, compresa la Chiesa. (A cura di Isabella Piro)

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    Mons. Becciu alla Comunità di S. Egidio: continuate ad essere testimoni di una "Chiesa in uscita"

    ◊   “Papa Francesco ha avviato una stagione nuova nella vita della Chiesa. Chiede a tutti di uscire e di andare incontro alla gente perché nessuno sia lasciato solo, senza la misericordia e l'amore del Signore". Così, il sostituto della Segretaria di Stato, mons. Angelo Becciu, questo venerdi sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano, in occasione del 46.mo anniversario della Comunità di Sant'Egidio. Una realtà che, ha detto il presule, "nel solco tracciato da Papa Francesco", trova "con connaturalità il cammino del futuro: possa crescere nell'amore, nella missione, nella prossimità ai poveri e nel tessere ovunque legami di amicizia e di pace". Nella sua omelia, mons. Becciu ha rimarcato il senso dell'esperienza vissuta in questi anni dalla Comunità di Sant'Egidio, ma ha messo in guardia la Comunità dal rischio di sentirsi tentati di "rallentare il cammino". "La fede e l'entusiasmo dell'inizio - ha spiegato - crescono con gli anni. Il Vangelo ci chiede ancora l'audacia di andare avanti con fiducia, la gioia di quello che siamo e di quello che facciamo, sentendoci identificati con la missione a cui Gesù ci ha chiamato: scoprire nuovi poveri, radicarsi in nuovi ambienti e Paesi, comunicare il Vangelo a persone diverse, dialogare con mondi lontani". "Avete scoperto - ha quindi concluso mons. Becciu rivolto ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, al presidente Marco Impagliazzo e agli altri membri che gremivano la Basilica - un potere diverso dai poteri del mondo. E' il potere di consolare, guarire, scacciare le ombre demoniache del male, donare la luce, comunicare e costruire la pace". In definitiva, "una grande e semplice testimonianza di Chiesa in uscita".

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    Caritas: 260 mila euro dalla vendita della Harley donata al Papa

    ◊   “Un tassello importante, un’ulteriore prova di solidarietà e di attenzione verso gli oltre settemila senza dimora che ogni notte dormono in strada a Roma”, così il direttore della Caritas di Roma, mons. Enrico Feroci, commenta l’esito dell’asta per la moto Harley Davidson che Papa Francesco ha donato alla Caritas per contribuire al restauro dell’Ostello e della Mensa a via Marsala. Il prestigioso veicolo, una 1.585cc Dyna Super Glide realizzata per il 110.mo anniversario della Casa americana, era stata donata al Papa in occasione del raduno bikers che si è svolto a Roma nel giungo del 2013. La Casa d’aste Bonhams, che ha curato la vendita a Parigi nell’ambito della più importante rassegna del settore svoltasi ieri al Grand Palais, informa che la moto e la giacca in pelle, entrambe personalizzate con una firma del Papa, sono state acquistate in due lotti per un valore complessivo di 291 mila euro, 260 mila dei quali saranno dati alla Caritas al netto di tasse, commissioni e spese di trasporto. Un’asta benefica che, secondo gli esperti, ha avuto un risultato ben oltre le previsioni sperate: i due oggetti partivano da una base di 15 mila euro e, nelle stime più ottimistiche, si pensava fossero “battuti” per 100 mila euro. Con questo importante contributo, i fondi raccolti per il progetto di ristrutturazione – i cui lavori procedono e dovrebbero completarsi entro l’anno – superano i 3,3 milioni. “Siamo molto vicini all’obiettivo finale”, precisa mons. Feroci che, visti gli esiti dell’asta, ha annunciato che parte dei fondi raccolti verranno suddivisi con le altre Caritas del Lazio “impegnate a fronteggiare l’emergenza maltempo e le scosse di terremoto nel frusinate”. (A.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La misericordia di Dio non esclude nessuno: Papa Francesco ai vescovi della conferenza episcopale polacca in visita "ad limina Apostolorum".

    Tre anniversari per un Pontefice: il cardinale Gianfranco Ravasi su Achille Ratti dagli anni della Biblioteca Vaticana ai Patti lateranensi.

    Cosa c'è nel pozzo: a cent'anni dalla nascita, Jean-Pierre Nave ricorda l'ebrea olandese Etty Hillesum morta ad Auschwitz all'età di 29 anni.

    Oltre l'Eldorado: Alessandro Scafi recensisce una mostra, a Londra, sul rapporto tra oro e potere nelle popolazioni che abitavano l'attuale Colombia.

    Il cieco che vedeva lontano: Rossella Fabiani sull'omaggio dell'Accademia d'Egitto di Roma allo scrittore Taha Hussein.

    Lonergan economista: Michele Tomasi illustra la parte meno nota della riflessione del gesuita canadese.

    Comunicato congiunto della Commissione bilaterale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina a conclusione della sessione plenaria di ieri.

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    Oggi in Primo Piano



    Giochi olimpici di Sochi, inaugurazione blindata per il timore di attentati

    ◊   Al via oggi i giochi olimpici invernali di Sochi, in Russia. Una partenza blindata per il timore di attentati. L'evento è una grande vetrina per Mosca, che punta su questo evento sportivo per presentarsi come grande potenza sulla scena mondiale. Presenti 65 leader mondiali, ma ci sono anche defezioni in polemica con le posizioni di Putin sull'omosessualità. Il servizio è di Giuseppe D’Amato:

    La sicurezza ed i costi astronomici sono i due argomenti maggiormente dibattuti in queste settimane. Sottomarini, sistemi anti-missilistici, satelliti e droni, insieme a sofisticati mezzi elettronici per il controllo delle comunicazioni, lavorano da giorni a pieno regime. Oltre 30mila agenti sono presenti nelle aree delle gare. Il pericolo viene dagli estremisti radicali che, in meno di tre mesi, hanno organizzato diversi attentati nel Sud della Russia. Sochi è una delle porte del Caucaso settentrionale. Ecco la ragione della grande attenzione. Gli Stati Uniti hanno lanciato ieri l’allarme su esplosivo trasportato in aereo dentro ai tubetti di dentifricio. 51 miliardi di dollari sono costate queste Olimpiadi, le più care della storia. I russi hanno speso 4 volte di più rispetto a quanto programmato.

    Politica e Olimpiadi: un binomio imperfetto, che spesso ha proiettato sull’evento sportivo l’ombra delle contrapposizioni geopolitiche. Il primo esempio, nell’era moderna, di giochi politicizzati riguardano le Olimpiadi di Berlino, nel ‘36, in cui Hitler trasformò tutto in un evento di vera e propria esaltazione della sua politica nazista. Salvatore Sabatino ne ha parlato con il prof. Antonio Lombardo, docente di Sport all’Università Tor Vergata di Roma:

    R. – Indubbiamente l’Olimpiade del ’36 è stata orchestrata e guidata a fini di propaganda politica. Sappiamo che Hitler era sostanzialmente contrario all’Olimpiade in un primo momento; poi si accorse che poteva essere strumentalizzata e quindi fece di tutto per trasformare quella che ormai era diventata la più grande manifestazione del Pianeta in una manifestazione politica.

    D. – Qualcosa, però, non andò per il verso giusto: lui voleva l’esaltazione della razza ariana e invece vinse tre medaglie d’oro Jesse Owens…

    R. – Assolutamente sì! Comunque bisogna dire che l’Olimpiade di Berlino è stata voluta anche da Pierre de Coubertin, a difesa della propria creatura. Però bisogna anche dire che alla base dei Giochi Olimpici c’è un parametro assolutamente imprescindibile che è il pacifismo e la non violenza: l’Olimpiade nasce per assicurare la pace!

    D. – Questo concetto dell’internazionalismo e del pacifismo ha poi trovato una realizzazione concreta in un episodio politico: quella che viene chiamata la politica del ping pong, che permise di intavolare un dialogo serio, ad alti livelli, tra Cina e Stati Uniti…

    R. – Certamente! Lo sport può essere strumentalizzato, ma può essere anche finalizzato a motivi importanti, come è successo appunto in occasione dell’incontro di ping pong tra la squadra cinese e la squadra americana. Quindi non possiamo dire che lo sport – di per sé – conduce verso una determinata direzione: sono gli uomini; siamo a noi – come al solito – che possiamo utilizzarlo a fin di bene o a fin di male.

    D. – Non è dato, però, tutto sempre per il verso giusto: c’è stato, infatti, un lunghissimo capitolo di boicottaggi, che – quasi sempre legati alla Guerra Fredda – resero largamente incompleto il numero delle nazioni partecipanti in diverse edizioni. Ne vuole ricordare qualcuna?

    R. – Sì. Sicuramente Mosca ’80; Los Angeles ’84… Io credo che dobbiamo fare una netta differenziazione tra sport e politica, altrimenti non ne usciamo.

    D. – Purtroppo le Olimpiadi sono state usate anche come cassa di risonanza internazionale per il terrorismo e hanno vissuto il momento più drammatico a Monaco, nel ‘72, con il rapimento e l’uccisione di alcuni atleti israeliani per mano del commando palestinese Settembre Nero. Un capitolo, quello, davvero buio!

    R. – Assolutamente sì! Ma come dicevo l’Olimpiade è la più grande manifestazione in assoluto, non solo sportiva. Quindi è una cassa di risonanza. Pertanto viene utilizzata a fini mediatici.

    D. – Oggi, con la conclusione della Guerra Fredda, ovviamente non ci sono più questi due blocchi contrapposti così ben distinti. Il problema maggiore, però, a questo punto sembra essere il gigantismo: le Olimpiadi diventano una costosissima vetrina per imporre la propria potenza. Questo fa sì che i Paesi più poveri non potranno mai avere la possibilità di ospitare i Giochi?

    R. – Questo è un elemento fondamentale e mi trova molto critico nei confronti delle ultime edizioni dei Giochi Olimpici. Per Pierre de Coubertin – il fondatore dei Giochi Olimpici – l’Olimpiade deve essere una festa, non uno spettacolo, perché lì si deve stabilire una comunione intensa tra atleti e pubblico. Questo lo si può fare nel momento in cui l’Olimpiade rimane una festa e non uno spettacolo! Su questo assolutamente il Cio dovrà fare una autocritica e quindi far tornare i Giochi Olimpici alle origini.

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    Cerimonia in Tunisia per la nuova Costituzione: per i leader europei è di “esempio per altri Paesi”

    ◊   In Tunisia si è svolta stamattina la sessione straordinaria dell'Assemblea Nazionale Costituente in occasione dell'entrata in vigore proprio della nuova Costituzione. Presenti il capo di Stato francese e il presidente del Senato italiano in rappresentanza di Napolitano. Hollande ha sottolineato che “la Tunisia dimostra che l’islam è compatibile con la democrazia”. Grasso ha sottolineato che “da oggi la Tunisia è più forte e non mancherà di fare sentire la sua onda d'urto in tutta la regione e ovunque nel mondo vi sono popoli che aspirano alla libertà e alle riforme”. In tanti parlano di occasione per rilanciare la cooperazione euro-mediterranea. Fausta Speranza ha intervistato Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo (Cime):

    R. – La Tunisia si conferma, in qualche modo, un laboratorio, dove sono stati maturati alcuni passi in avanti importanti sulla strada della democrazia. In Tunisia fra l’altro è nata la primavera araba - non dimentichiamocelo! - nel dicembre del 2010. E' un "Paese-laboratorio" utile per la sua popolazione certamente e questo testo della Costituzione rappresenta in alcuni punti - a cominciare dal tema della donna - un passo in avanti considerevole. E poi è un laboratorio per i Paesi arabi e anche per i rapporti fra l’Unione Europea e i Paesi arabi.

    D. – Hollande ha dichiarato che la Tunisia è la prova, con questa Costituzione, che l’islam è compatibile con la democrazia…

    R. – Sì! Questa è la conferma di quello che dicevo prima, che la Tunisia, da questo punto di vista, rappresenta un laboratorio politico, sociale, culturale interessante. Detto questo, i nostri leader – a cominciare da Hollande – dovrebbero avere il coraggio di guardare al passato e di ammettere tutte le cose sbagliate che noi abbiamo fatto. Bisogna essere capaci di dare un segnale di discontinuità delle nostre relazioni con questi Paesi, proponendo loro – cominciando dalla Tunisia – un rapporto di cooperazione politica paritario, diverso da quello che noi abbiamo avuto in passato.

    D. – Il presidente del Senato Grasso, che rappresenta Napolitano a Tunisi, ha parlato di occasione proprio per rilanciare la cooperazione euro-mediterranea. Da dove partire?

    R. – Noi abbiamo lanciato come Movimento Europeo già un mese dopo lo scoppio delle cosiddette primavere arabe, l’idea di una comunità euromediterranea che deve però essere costituita su una base paritaria: bisogna sedersi intorno a un tavolo e non andare noi da loro, in qualche modo, offrendo loro cose che poi nel passato hanno mostrato di fare soltanto gli interessi degli europei, soprattutto dal punto di vista commerciale e non anche di questi Paesi. Costruire quindi un sistema che in qualche modo - come posso dire – si ispiri a due esempi del passato: uno alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio, in cui noi siamo stati in grado dopo la guerra di trovare degli interessi comuni e di gestirli in un modo diverso; e, l’altro, il processo di Helsinki. Probabilmente ispirandosi a questi due esempi di carattere politico-istituzionale potremmo costruire in futuro un sistema di cooperazione politica su basi nuove, creando anche delle istituzioni comuni che garantiscano questa cooperazione.

    D. – La Tunisia ha attraversato, per arrivare alla Costituzione, un percorso difficile. In questo percorso l’Europa c’è stata?

    R. – Non mi sembra che ci sia stata molto! Alcuni esperti, alcuni leader hanno avuto un rapporto anche vicino alla Tunisia: mi ricordo che l’anno scorso noi ad esempio abbiamo fatto a Tunisi il Forum sociale mondiale, parlando con i giovani tunisini. E' stata anche l’occasione per discorrere con molti giovani arabi della loro speranza di costruire una società diversa. Quindi si è mossa la società civile. Quello che io non vedo è che invece non si sono mossi due elementi importanti della nostra società o si sono mossi molto poco: i partiti e i sindacati. Non c’è stato un rapporto di solidarietà da questo punto di vista!

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    Siria: cominciata l’evacuazione dei civili da Homs

    ◊   Il governo siriano ha confermato la propria partecipazione alla seconda tornata di colloqui con le forze di opposizione in programma lunedì prossimo a Ginevra. Intanto, sul terreno è iniziata l’evacuazione dei civili dalla città di Homs, ma gli aiuti alla popolazione arriveranno solo domani. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Sembra dunque ufficiale: il governo di Assad siederà ancora al tavolo della conferenza di pace, cosiddetta "Ginevra 2" per provare di nuovo, dopo il muro contro muro con l’opposizione, a negoziare la transizione politica e la fine delle violenze. Anche stavolta a tentare di conciliare le parti e gli interessi in gioco ci sarà Lakhdar Brahimi, mediatore internazionale di Onu e Lega Araba, mentre a guidare la delegazione del regime sarà sempre il ministro degli Esteri di Damasco, Walid al-Muallim. Intanto sul terreno è iniziato lo sgombero dei civili intrappolati ad Homs, assediata dalle forze lealiste da oltre un anno e mezzo. A dare l’annuncio la Tv di Stato precisando che le prime 200 persone delle 3 mila presenti, hanno iniziato a lasciare la città grazie anche all’accordo raggiunto ieri tra esercito e ribelli sul “cessate il fuoco”. Ad essere evacuati, a bordo di mezzi speciali, per ora solo donne e bambini, anziani e feriti come ha precisato il governatore di Homs. Il cibo e i primi aiuti arriveranno invece soltanto domani. Soddisfazione è stata espressa dall’Onu che però non ha esitato a rimarcare la dura condanna dei raid aerei con barili bomba effettuati dall’esercito su Aleppo e costati la vita a centinaia di persone: "attacchi deplorevoli e brutali", li ha definiti il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha invocato la protezione dei civili prima di ogni cosa.

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    Da 770 anni al servizio della persona: a Roma gli Stati generali delle Misericordie

    ◊   Al via oggi a Roma gli Stati Generali della Confederazione delle Misericordie d’Italia. Il più antico movimento di volontariato al mondo quest’anno compie 770 anni e conta, nei 5 continenti, circa 2 mila realtà che si sono sviluppate seguendo l'esempio italiano. In Italia, sono circa 800 le sedi e 800 mila gli aderenti, concretamente attivi in opere di volontariato: dagli ambiti socio-sanitari alla protezione civile. Massimiliano Menichetti ha intervistato Roberto Trucchi, presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia:

    R. - È un momento di incontro e di confronto idealmente con tutte le Misericordie. È un momento importante per capire in effetti quella che è la situazione reale, non solo delle nostre Misericordie, ma anche della società con la quale ci confrontiamo.

    D. - In cosa sono impegnate le Misericordie?

    R. - Nell’aspetto sanitario, con tutti quelli che sono i servizi come il 118. Anche la Protezione Civile si impegna ormai quotidianamente. Una realtà che emerge sempre più è proprio quella sociale: tanta gente viene perché ha la necessità di pagare una bolletta, un'altra ha bisogno di parlare, di comunicare … Il sociale sta veramente esplodendo.

    D. - Di cosa hanno bisogno le Misericordie oggi secondo lei?

    R. - Le Misericordie, intanto, hanno bisogno di volare un po' alto, di non appiattirsi su quelle che sono le problematiche tecniche o su quelle che possono essere le piccole diatribe quotidiane. In queste ore, stiamo presentando un progetto che cerca di coniugare nella praticità, nella realtà, alcuni verbi: essere, fare, comunicare; verbi che danno quella sensazione di mettersi in cammino, in moto, andare verso …

    D. - Questo andare verso, sempre tenendo presente la persona …

    R. – Noi, da sempre, siamo rivolti verso la persona; è l’unica cosa che ci deve muovere. Il rispondere a quell’essere: chi siamo? Cosa siamo? Perché facciamo questo? Lo facciamo perché abbiamo dei principi, dei valori; abbiamo un modello che è Cristo che si fa uomo, persona.

    D. - 770 anni dalla nascita delle Misericordie: che cosa significa questo compleanno?

    R. - Significa, nonostante i 770 anni, una freschezza, una vitalità; significa essere sempre pronti e disponibili al servizio. È un traguardo grande che vorremmo onorare proprio a Firenze con una serie di manifestazioni, probabilmente nel mese di maggio, e che idealmente culmineranno il 14 giugno in Piazza San Pietro, dove incontreremo il Santo Padre. Ci sembra un bel compleanno!

    D. - Lei diceva: “Nonostante tutti questi anni, c’è ancora freschezza e questa freschezza l’ho vista anche nel mondo” …

    R. – È una realtà viva in tantissime parti. Qualche tempo fa mi è stata fatta la richiesta per un’apertura di Misericordia in Burkina Faso … La realtà che in questo momento ci sembra più bella è quella di Betlemme, dove abbiamo questa struttura che ormai sta iniziando a camminare che si trova proprio vicino alla Grotta della Natività. Già a metà febbraio alcuni dei nostri volontari andranno per organizzare le ultime cose, per poi partire in maniera ufficiale probabilmente già dal prossimo mese.

    D. - Quali sono le prossime sfide?

    R. - La sfida è continuare ad esserci; continuare a prestare servizio come abbiamo fatto ieri, oggi, e come dovremo fare domani. Questa è la sfida più grande. In una società che va sempre più disgregandosi, rimanere uniti e vedere all’interno delle Misericordie tanti giovani insieme a tante persone più grandi, pronti e disponibili al servizio mi sembra sia la risposta più bella e più chiara.

    D. - Spesso si vedono operare le Misericordie, ma alcuni non le conoscono. Perché è così secondo lei?

    R. - Questa è proprio una caratteristica della Misericordie: non essere riconosciuti nel servizio. Noi lo facciamo e lo dobbiamo fare con umiltà; la buffa, che è la veste storica, faceva sì che i confratelli offrissero il loro servizio con un cappuccio in testa per non essere riconosciuti. Questo è lo spirito che è rimasto e che rimane. Non ci interessa metterci in mostra. Noi ci siamo per dare una risposta ai bisogni, e lo facciamo cercando di operare al meglio per le persone che abbiamo davanti, non per avere un riconoscimento per questo da altri. Il riconoscimento è quello che il caposervizio, rientrando, diceva ai confratelli: “Che Dio te ne renda merito”, espressione che, tra l’altro, era nata con un altro spirito: significava ringraziare, rendere merito alla persona che avevamo soccorso, perché con la sua necessità ci aveva consentito di dargli un aiuto e quindi questo era il ringraziamento. Questo è quello che c’è nel nostro cuore; a volte riusciamo a renderlo pratico e visibile, a volte neanche ci riusciamo, perché poi alla fine siamo uomini con le nostre difficoltà e le nostre debolezze, però lo spirito è questo.

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    Farmacisti italiani: lo Stato tuteli l'obiezione di coscienza in campo sanitario

    ◊   Sono state 350 mila le "pillole del giorno dopo" vendute in Italia nell’ultimo anno. Un trend in crescita, che fa interrogare i farmacisti. L’obiezione di coscienza per la categoria è stata al centro di un convegno che si è svolto, in questi giorni, alla Camera. A spiegare la necessità di una legge in materia è il presidente dell’Unione Cattolica Farmacisti Italiani, Piero Uroda, intervistato da Filippo Passantino:

    R. – Si cerca di limitare il diritto di obiezione a pochi casi. Non ci viene ancora data la legislazione chiara a nostra tutela. Noi, quindi, abbiamo dei principi sanciti dalla Costituzione, che prevediamo in qualsiasi dibattito tribunalizio ci verrebbero riconosciuti naturalmente, perché si parla di diritti inviolabili dell’uomo. Noi vorremmo però che ci fosse una normativa esplicita.

    D. – In particolare, chiedete una legge che vi consenta di esentarvi dalla vendita di prodotti abortivi...

    R. – La legge 194, quando è stata fatta, nel ’74, è stata fatta in modo da tutelare gli obiettori. È una legge che è stata concepita veramente con una certa larghezza di idee, per cui non hanno parlato di medici ed infermieri, ma hanno parlato di tutto il personale sanitario, comprendendo quindi le ostetriche, i farmacisti, tutto il personale che potrebbe essere implicato in questo tipo di lavoro. La nostra richiesta è solo quella di esplicitare i termini in cui noi facciamo tutto questo.

    D. – Ci sono quindi dei vuoti normativi da riempire in questa legge...

    R. – Senz’altro. E’ stato raccomandato proprio dal Consiglio d’Europa. La normativa dell’obiezione di coscienza sanitaria è importantissima e ogni Stato deve tutelarla per rispettare la libertà e la dignità degli obiettori, cui si riconosce, infatti, un particolare valore etico. Ci rifiutiamo di compiere delle azioni, perché sono contro la vita umana o contro la sicurezza della vita umana.

    D. – E tra queste azioni c’è la vendita della "pillola del giorno dopo"...

    R. – Certo, perché la pillola del giorno dopo uccide un embrione che ha un unico diritto al momento, quello di vivere, e che gli viene tolto in maniera abusiva, attraverso una pasticca che viene presa senza nessun controllo, senza nemmeno il monitoraggio della tossicologia, del pericolo, dei problemi.

    D. – Serve allora una nuova legge che consenta l’obiezione di coscienza per questi casi...

    R. – Noi chiediamo che ci sia una legge che dica che il farmacista ha il diritto di fare la sua obiezione di coscienza da qualsiasi posizione: farmacista comunale, farmacista privato, farmacista titolare, farmacista dipendente. Tutte le persone possano, dunque, fare la loro obiezione. Non vogliamo partecipare a un’azione che è criminosa.

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    "Bici senza frontiere": a Bologna il raduno dei cilisti italiani

    ◊   Aumentano le persone che decidono di spostarsi in città in bicicletta, spinti anche dalla volontà di risparmiare qualcosa e far bene all’ambiente. 14 milioni gli italiani che pedalano e 5 milioni sono quelli che la utilizzano come mezzo sostitutivo alla macchina, secondo il Censis. Ciclisti da ogni parte d’Italia si incontreranno a Bologna domani per “Bici senza frontiere”, un appuntamento per chiedere strumenti che rendano più ciclabile il nostro Paese. Simona Larghetti di Salvaiciclisti Bologna, spiega al microfono di Maria Cristina Montagnaro di cosa si tratta:

    R. - “Bici senza frontiere” è un gioco urbano a squadre, composte di giocatori di tutte le età e di tutte le provenienze, da tutte le città di Italia. Un gioco che, come dice il titolo stesso, coinvolge le bici, ma non solo perché si tratta di un grande raduno nazionale di tutti i ciclisti urbani, un invito a giocare, a partecipare e a celebrare la bicicletta come mezzo del futuro.

    D. - Quali sono i vostri obiettivi?

    R. - Quello che noi cerchiamo di fare è promuovere l’idea di una mobilità diversa, ovviamente anche con lo sviluppo del trasporto pubblico per le lunghe distanze e per tutte quelle esigenze che la bicicletta da sola non può coprire. Però siamo cittadini e quindi diciamo che il nostro lavoro di diffusione culturale può arrivare fino ad un certo punto. E’ arrivato il momento che anche le istituzioni e chi amministra inizino ad affrontare il problema così come è stato fatto nel resto di Europa.

    D. - Che cosa chiede alle amministrazioni locali?

    R. - Siamo impegnati nella battaglia per l’aggiornamento del Codice della Strada. Una proposta di modifica che è stata avanzata dall’Associazione dei Comuni Italiani - l’Anci - e sostenuta anche da noi, che prevede di cambiare le città per fare in modo che la bicicletta sia un mezzo previsto, perché nell’attuale Codice della Strada tante norme che riguardano la bici non ci sono proprio perché il Codice è fermo al 1975.

    D. - Quali sono gli strumenti per incentivare proprio la ciclabilità?

    R. - Il primo strumento in assoluto è quello della moderazione del traffico, piuttosto che chiedere continuamente la costruzione di piste ciclabili nel mezzo della città, anche perché a volte le città non hanno neanche lo spazio. Quello che chiediamo è un provvedimento che vada a favore di tutti gli utenti, ovvero dell’istituzione del limite dei 30 orari nei centri abitanti. Questo contribuirebbe a rendere la strada sicura per tutti, anche per i pedoni che spesso sono vittima di incidenti proprio sugli attraversamenti pedonali perché l’alta velocità delle auto non dà il tempo al conducente di fermare l’auto. Sarebbe, quindi, un provvedimento che renderebbe possibile e accessibile la strada in sicurezza alle biciclette, ai pedoni e a tutti gli utenti della strada.

    D. - Cosa rischia il ciclista pedalando in città?

    R. - Sebbene il ciclista sia quello che fa la scelta meno pericolosa per gli altri, è quello che purtroppo rischia di subire di più: stiamo parlando di migliaia di morti nel corso di questi ultimi 10 anni. Le statistiche e i fatti ci dicono che l’unica cosa che rende il ciclista debole è l’alta velocità degli altri mezzi.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Tragedia dell'immigrazione a Ceuta, 9 morti. La diocesi: mai più questi drammi

    ◊   La diocesi di Cadice e Ceuta ha espresso preoccupazione e dolore per la morte di almeno nove persone nel tentativo di attraversare clandestinamente il confine del Tarajal, che separa il Marocco del territorio autonomo spagnolo di Ceuta. “Esortiamo i governi di tutti i Paesi coinvolti in questa grave vicenda generata da una migrazione di persone che vivono una situazione disperata affinché si impieghino le politiche e i mezzi necessari per evitare il ripetersi di tali drammi e tragedie” si legge nella nota diocesana riportata dal quotidiano “Religion digital”. Il comunicato esprime solidarietà alle famiglie dei migranti e denuncia la morte di queste “persone innocenti e le cause che sono all’origine”. “Che lo Stretto non sia più un luogo di dolore, di sofferenza, di dramma e di morti ma un luogo di transito, d’incontro, di amicizia e di solidarietà”- è l’appello della Chiesa locale di fronte all’incidente più grave avvenuta in quest’area negli ultimi anni. Per adesso sono stati trovati i corpi di nove immigrati subsahariani. I migranti sono morti annegati o schiacciati mentre tentavano di entrare insieme a un gruppo di circa 400 persone. Si tratta del primo importante tentativo di superare la frontiera da inizio anno. Ceuta e Melilla sono le uniche frontiere terrestri tra Europa e Africa. (A.T.)

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    Iraq: 9 morti in attacchi a Baghdad, ucciso un candidato sciita

    ◊   Violenza senza fine in Iraq. Stamattina, una serie di attacchi a Baghdad ha provocato la morte di almeno 9 persone ma il bilancio è destinato ad aggravarsi. Tra le vittime, anche Hamza al-Shammari, candidato sciita alle prossime elezioni parlamentari di aprile. Il politico è stato ucciso da uomini armati nel quartiere occidentale di Ghazaliyah. Il suo nome faceva parte della lista elettorale di Ahrar, vicino a Moqtada al-Sadr. A Nord della capitale altre esplosioni. Intanto è salito a 23 morti e 77 feriti il bilancio degli attacchi di ieri per lo più condotti con autobomba. Durissima la condanna del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon che parla di atti terroristici. “Le Nazioni Unite - si legge nel comunicato - appoggiano i cittadini e il governo dell'Iraq in questa impresa”. La violenza nel Paese è tornata ai massimi livelli dal 2008, con oltre mille morti nell’ultimo mese. (C.S.)

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    Egitto: due bombe al Cairo, feriti 6 poliziotti

    ◊   Egitto in tensione dopo le violenze divampate in questi giorni. L’esercito ha blindato le postazioni chiave dei manifestanti pro e contro il deposto presidente Morsi, compresa piazza Tahrir al Cairo. Nonostante le misure di sicurezza un attentato, compiuto con ordigni forse comandati a distanza, questa mattina a Giza, ha provocato il ferimento di 6 agenti. Intanto, la Corte di Cassazione egiziana ha ordinato di rifare il processo ai 21 condannati a morte per le violenze allo stadio di Port Said del primo febbraio 2012, in cui persero la vita 74 persone, in maggioranza tifosi della squadra del Cairo, Al Ahly. Molte delle vittime morirono schiacciate mentre cercavano di lasciare lo stadio dopo che i tifosi di Al Masry avevano fatto irruzione per festeggiare la vittoria della loro squadra. I tifosi della Al Ahly, dal canto loro, hanno sempre incolpato le forze di sicurezza, sostenendo che non fecero abbastanza per proteggerli e ipotizzando anche una vendetta per il loro ruolo nella destituzione dell’ex presidente Hosni Mubarak nel 2011. Le condanne alla pena capitale, pronunciate alla fine di gennaio 2013, erano state confermate in appello due mesi dopo, scatenando la furia popolare, con scontri e morti in entrambe le città. (C.S.)

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    Ucraina: l’Ue chiede sanzioni contro i responsabili della repressione

    ◊   Il clima in Ucraina resta teso. Ieri, il Parlamento europeo ha chiesto che vengano sanzionati i funzionari, i legislatori e gli oligarchi responsabili degli attacchi e della morte di manifestanti, attraverso divieti di viaggio e congelamento di beni e proprietà. Dal canto suo il presidente Ianukovich prosegue la strada della distensione e si è detto pronto ad avviare una riforma costituzionale il più rapidamente possibile, nel rispetto di tutte le procedure. Oggi il capo di Stato ucraino sarà a Sochi in occasione dell’inizio dei Giochi olimpici invernali e incontrerà il presidente russo Putin. Proprio dalla Russia sono arrivate accuse pesantissime agli Usa sulla gestione della crisi politica di Kiev. Il consigliere di Putin sostiene che Washington stia tentando di organizzare “un colpo di Stato” e che spenderebbe 20 milioni di dollari a settimana per finanziare l’opposizione e i ribelli, anche dotandoli di armi. (C.S.)

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    Sud Sudan, continuano gli scontri nonostante la tregua: servono cibo e medicine

    ◊   All’indomani della tregua firmata ad Addis Abeba, in Etiopia, tra i rappresentanti del governo del Sud Sudan e i ribelli guidati da Riek Machar, a poche decine di chilometri da Yirol si continua a combattere e rimane molto scetticismo sulla reale fine dei conflitti. In una dichiarazione rilasciata da un medico dell’Ong “Medici con l’Africa Cuamm”, rimasto sul campo dall’inizio degli scontri, si legge: “è giunta anche qui a Yirol la notizia della firma della tregua tra il governo e i ribelli di Machar, tuttavia rimane molto scetticismo tra la popolazione. A 60-70 km da Yirol – riferisce la Fides - si combatte ancora e, dall’inizio di gennaio nel nostro ospedale continuano ad arrivare feriti da diverse parti, soprattutto dalla zona di Jonglei”. L’ospedale di Yirol, nello Stato del Laghi, è l’unico di riferimento per l’intera regione e il più vicino alla linea del fronte. “Prosegue inoltre il flusso di camion carichi di masserizie e persone che passano per Yirol e si dirigono nella zona nord-est del Paese – continua il medico - roccaforte del presidente Salva Kiir, di etnia dinka, in cerca di maggiore sicurezza”. Intanto a Juba, la capitale, le cose vanno meglio. “Ora riusciamo a muoverci un po’ durante il giorno, prima delle 18, e iniziano a riprendere alcune attività commerciali - riferisce la responsabile dei progetti di Cuamm in Sud Sudan. La situazione rimane, comunque, ancora molto instabile”. Le necessità sul campo sono considerevoli. I team del Cuamm operativi all’ospedale di Lui (Western Equatoria) e di Yirol (Lake States) sono al lavoro in condizioni di estrema precarietà di dotazioni. Servono farmaci essenziali per gli ospedali, medicinali per il trattamento della malaria, della polmonite, della diarrea, ma anche alimenti terapeutici come vitamine, antibiotici e antidolorifici. Sono aiuti che comprendono kit chirurgici, attrezzature per facilitare l'igienizzazione dell’acqua, fondamentale in questa situazione. Aiuti essenziali perché salvano la vita di migliaia di bambini e donne che, di fatto, in queste condizioni, in Sud Sudan, ne hanno un disperato bisogno. Presente nello Stato africano allo scoppiare delle ostilità, il Cuamm non ha mai fatto venire meno il suo supporto agli ospedali di Lui e Yirol, unica Ong a essere presente con personale espatriato italiano, fuori dalla capitale Juba, anche nei momenti più acuti degli scontri. Attualmente a Yirol e Lui sono presenti in tutto 9 volontari che collaborano con un team di oltre cento operatori locali.

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    Venezuela. Nota dei vescovi contro progetto di legge sul "matrimonio gay"

    ◊   Non esiste nessun fondamento per assimilare o stabilire analogie tra l’unione omosessuale e il matrimonio tra un uomo e una donna: è quanto affermano i vescovi venezuelani in una nota pastorale-dottrinale pubblicata a una settimana dall’introduzione in Parlamento di un progetto di legge a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. I presuli denunciano che “negli ultimi tempi, sotto argomenti antropologici discutibili, si sono presentate visioni distorte sul matrimonio e la famiglia, insieme a un’ideologia di genere che pretende travisare la verità sulla persona umana, l’autentico senso della sessualità e addirittura cambiare l’essenza naturale del matrimonio”. La nota afferma che nel cosiddetto “matrimonio ugualitario” sono assenti gli elementi biologici e antropologici del matrimonio e della famiglia e che la Costituzione nazionale accetta come valido soltanto il matrimonio tra uomo e donna. Si sottolinea poi che non si può considerare il “matrimonio ugualitario” come un diritto umano dato che i diritti umani “nascono dalla legge naturale e dalla morale autentica e non da ideologie diffuse, proposte culturali o decisioni giuridiche e legislative”. Infine, la Conferenza episcopale invita i fedeli a riaffermare e proclamare l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità il matrimonio e la famiglia. Il progetto di “Legge sul matrimonio civile ugualitario” presentato all’Assemblea Nazionale, lo scorso venerdì 30 gennaio, propone una riforma del Codice Civile che riconosca il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e di conseguenza i benefici stabiliti dalla Costituzione. Tuttavia, il progetto legge - il primo approdato al Parlamento venezuelano - è stato criticato dai gruppi pro-unioni gay perché non consente il diritto alla adozione e il diritto all’identità di genere. (A cura di Alina Tufani)

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    Cresce la comunità dei Gesuiti in Myanmar: conclusa la prima assemblea locale

    ◊   Il futuro per la missione dei Gesuiti in Myanmar passa per l’impegno nel campo dell’istruzione: è quanto emerso dalla prima assemblea dei Gesuiti nel Paese asiatico, tenutasi nelle scorse settimane a Yangon. Come informa l’Agenzia Fides, all’incontro hanno partecipato 27 Gesuiti presenti stabilmente nell’area, a cui si sono aggiunti alcuni membri della Conferenza dei Gesuiti dell'Asia-Pacifico, come p. Mark Raper, presidente della Conferenza e superiore regionale per il Myanmar. I presenti hanno condiviso esperienze, impressioni e progetti per la missione dei Gesuiti, esplorando le esigenze della Chiesa locale e della società birmana e guardando al ruolo futuro della Compagnia di Gesù in tale contesto. Il primo passo è “costruire una comunità forte”: la Compagnia sta infatti crescendo, se si considera che il primo sacerdote gesuita locale è stato ordinato nel 2013 e due diaconi saranno ordinati sacerdoti ad aprile e maggio di quest’anno. Altri religiosi stanno completando gli studi in Indonesia e nelle Filippine. Inoltre in Myanmar vi sono attualmente 14 missionari Gesuiti provenienti da Australia , Corea, India, Indonesia e Malesia. Attualmente, i Gesuiti gestiscono due scuole di lingua inglese, la “San Luigi Gonzaga” a Taunggyi e il “Campion Institute” a Yangon. Hanno poi il “Centro di Ricerca Arrupe” e portano avanti diversi progetti sociali in favore di poveri ed emarginati e un progetto di microcredito per gli agricoltori di Laputta. Nell’assemblea, i religiosi hanno ribadito il loro impegno a servire poveri, giovani, contadini, sfollati interni e rifugiati, soprattutto in tre ambiti pastorali: l'istruzione, la formazione e i mass-media. (G.A.)

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    Avviata la campagna per il 50.mo anniversario della canonizzazione dei Martiri dell’Uganda

    ◊   Il cardinale Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, ha avviato nella parrocchia della Sacra Famiglia a Namayumba la campagna “Kikungo”, in ricordo dei Martiri Ugandesi dei quali quest’anno si ricorda, il 18 ottobre, il cinquantenario della loro canonizzazione da parte di Papa Paolo VI. Lo riferisce l'agenzia Fides. I Santi Martiri Ugandesi sono un gruppo di ventidue servi, paggi e funzionari del re di Buganda (l'attuale Uganda), convertiti al cattolicesimo dai Missionari d'Africa (Padri Bianchi), che vennero fatti uccidere in quanto cristiani sotto il regno di Mwanga II (1884-1903) tra il 15 novembre 1885 ed il 27 gennaio 1887. “Lo scopo principale della campagna- ha affermato il cardinale- è di spiegare ai fedeli chi sono i Martiri dell’Uganda, di conoscere i problemi che devono affrontare a partire dalla parrocchie e dalle comunità, di farli incontrare con i loro leader, incluso l’arcivescovo, in modo da potere discutere con loro e incoraggiarli”. Il cardinale era accompagnato da un ex “stregone”, divenuto cattolico, che ha spiegato alcuni dei trucchi da prestigiatore usati da coloro che si fanno passare come persone dotate di “poteri sopranaturali” per ingannare la gente, allo scopo di ottenere denaro e favori. “Le persone che si rivolgono agli stregoni perdono il loro denaro e poi si lamentano di essere poveri invece che usare i loro soldi per migliorare le proprie condizioni di vita” ha commentato il cardinale.

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    Maltempo: in Iran 14 morti, danni anche in Europa e Usa

    ◊   Preoccupa la situazione dell’Iran dove le eccezionali nevicate di questi giorni hanno provocato la morte per freddo e assideramento di 14 persone. Diversi i centri abitati isolati. Anche molti Paesi dell’Europa sono alle prese con pioggia e neve. La situazione più critica in Francia, Inghilterra e Spagna dove è allerta in una trentina di province. Migliora lievemente in Italia ma il maltempo continuerà a sferzare la Penisola fino alla metà del mese: in Veneto in particolare resta l’allerta neve, mentre nel Lazio anche oggi si registrano nuove frane a Riano sulla Tiberina. Oltre al contesto europeo, Oltreoceano resta l’allerta per il Nord Est degli Stati Uniti a causa di neve, ghiaccio e forti venti. In grande difficoltà soprattutto lo Stato della Pennsylvania, dove ben 849 mila residenti sono rimasti senza corrente elettrica. Problemi anche nello stato di New York e nel New Jersey: black out, traffico in tilt, cancellati decine di voli. (C.S.)

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    Giornata del malato, l’Unitalsi si prepara al tradizionale pellegrinaggio a Lourdes

    ◊   In occasione della prossima Giornata Mondiale del Malato, martedì 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, anche l’Unitalsi parteciperà con i suoi volontari, ammalati e disabili alle celebrazioni eucaristiche previste in Italia e a Lourdes. Ispirandosi al tema di questa 22.ma edizione, ‘Fede e carità: “Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”’, e tenendo presente le parole contenute nel messaggio di Papa Francesco: “La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente”, l’associazione - com’è tradizione - ha previsto un pellegrinaggio in aereo, con partenza da Milano e Alghero, e in pullman da Torino, Genova e Campobasso. Parteciperanno circa 550 persone. A Lourdes, l’11 febbraio si terrà la celebrazione eucaristica internazionale presieduta da mons. Nicolas Brouwet, vescovo di Tarbes e Lourdes. A questo e agli altri appuntamenti al santuario mariano, parteciperanno anche il presidente nazionale dell’Unitalsi, Salvatore Pagliuca, e il vice presidente nazionale, Agostino Borromeo. “Una giornata, quella che ricorre l'11 febbraio, particolarmente sentita - ha dichiarato Salvatore Pagliuca - da tutti i nostri soci: come tradizione ognuno nella propria diocesi, accanto agli amici ammalati e in difficoltà, pregherà insieme, vivendo così l’impegno associativo al fianco di chi è nella sofferenza, come avviene da più di centodieci anni durante i nostri pellegrinaggi verso i santuari mariani”. (G.A.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 38

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