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Sommario del 02/02/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa Vita consacrata. Il Papa: Gesù sia sempre al centro, no a chiusure e rigidità
  • Angelus. Il Papa: i consacrati, icone della bontà di Dio. Solidarietà alle vittime del maltempo
  • Giornata per la Vita. La gente in piazza: vita e famiglia meritano ogni sostegno
  • Il cardinale Braz de Aviz: l'Anno della vita consacrata è un grande regalo del Papa
  • Nomina episcopale in Sud Africa
  • Tweet del Papa: la Giornata della Vita Consacrata faccia riscoprire Gesù al centro della nostra vita
  • Roma, Messa e pranzo per i poveri. Mons. Krajewsky: vi porto il forte abbraccio del Papa
  • Oggi in Primo Piano

  • Maltempo. Tre vittime a Noto per la piena di un fiume, gravi disagi in tutta Italia
  • Giornata di elezioni presidenziali in Salvador e Costa Rica
  • Giornata per la Vita. Il Papa: ogni figlio è un dono. Casini: i bimbi non nati, "periferie" del vivere
  • Varata la "Carta di Lampedusa", punto di riferimento per le nuove pratiche di accoglienza
  • Ora di religione, perplessità sulla circolare del Ministero per il prossimo anno
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria, ennesima strage ad Aleppo, 85 morti nei raid sulla città
  • Ucraina: in piazza 50 mila persone convocate dall'opposizione
  • Thailandia: voto concluso senza violenze, ma in alcuni distretti l'opposizione blocca le urne
  • Colloquio Stati Uniti-Iran alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco
  • Afghanistan. Presidenziali, tensione in apertura della campagna elettorale
  • Libano: imminente un documento della Chiesa maronita sulla situazione del Paese
  • I vescovi brasiliani scelgono la tratta di esseri umani come tema per la Campagna di Fraternità
  • Kenya: tutela del bene comune e della famiglia nella campagna dei vescovi per la Quaresima
  • Nepal: successo dei programmi radio sulla vita di Gesù che avvicinano al cristianesimo
  • Cuba: al via il seminario sulle comunicazioni sociali
  • Lampedusa, inaugurato centro operativo Caritas-Migrantes. Don Soddu: ci ha ispirati il Papa
  • I vescovi dell’Africa meridionale festeggiano i 100 anni del Vangelo nello Swaziland
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa Vita consacrata. Il Papa: Gesù sia sempre al centro, no a chiusure e rigidità

    ◊   Al centro della vita dei religiosi ci sia sempre Gesù. E’ quanto sottolineato, stamani, da Papa Francesco nella Messa in San Pietro per la 18.ma Giornata mondiale della Vita consacrata, in occasione della Festa della Presentazione del Signore. Il Papa ha affermato che, nella Chiesa, è fondamentale l’incontro tra osservanza e profezia, tra giovani e anziani, senza chiusure e rigidità. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Le candele benedette dal Papa, la processione nel cuore della Basilica petrina, mentre il coro canta “O luce radiosa, eterno splendore del Padre”. E’ iniziata in questo modo fortemente simbolico la Messa per la Giornata della Vita Consacrata. Nell’omelia, il Papa si è soffermato sull’immagine proposta dal Vangelo: la Presentazione di Gesù al Tempio. Un avvenimento, ha detto, che si può definire festa dell’"incontro tra Gesù e il suo popolo", ma anche incontro tra i giovani, Maria e Giuseppe con il loro neonato e gli anziani Simeone e Anna. I genitori di Gesù, ha osservato il Papa, “hanno la gioia di osservare i precetti di Dio”, “la gioia di camminare nella Legge del Signore!”:

    “Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino e sono tutti animati dal desiderio di compiere quello che è prescritto. E questo non è un fatto esteriore, non è per sentirsi a posto, no! E’ un desiderio forte, profondo, pieno di gioia. E’ quello che dice il Salmo: ‘Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia… La tua legge è la mia delizia’”.

    Gli anziani, dice invece San Luca, “erano guidati dallo Spirito Santo”. Di Simeone si narra che “era un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele”. Di Anna, dice che era una “profetessa”, “ispirata da Dio”:

    “Insomma, questi due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami”.

    Il Papa ha così approfondito il significato di questo incontro “tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo”:

    “E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! Ma sembra al rovescio, no? Una cosa differente. In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena dello Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione?”.

    Proprio alla luce di questa scena evangelica, ha affermato, “guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo”:

    “E’ Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira al Tempio, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo”.

    Gesù, ha detto il Papa, “ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto”, aggiungendo che “è bello pensare così” alla propria vocazione!:

    “Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie. E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e profezia. Non vediamole come due realtà contrapposte!”.

    “Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe – ha esortato – e il segno di questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita”. La gioia, ha soggiunto, “di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andar verso l’orizzonte”:

    “Fa bene agli anziani comunicare la saggezza ai giovani; e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza e portarlo avanti, non per custodirlo in un museo. No, no, no! Per portarlo avanti con le sfide che la vita ci pone, ci dà. Portarlo avanti per il bene delle rispettive famiglie religiose e di tutta la Chiesa”.

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    Angelus. Il Papa: i consacrati, icone della bontà di Dio. Solidarietà alle vittime del maltempo

    ◊   Il dono che le consacrate e i consacrati rappresentano per la “famiglia umana”, ma anche il sostegno a chi tutela la vita, specie se non ancora nata, e la solidarietà per le vittime della recente ondata di maltempo nel centro Italia. Tutto questo ha caratterizzato questa mattina l’Angelus di Papa Francesco, presieduto dalla finestra del suo studio in Piazza San Pietro, davanti a migliaia di persone. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Se non ci fossero le religiose e i religiosi, che portano nella vita quotidiana di ogni essere umano – che abiti nel caos di una metropoli o tra le tende di un campo profughi – la misericordia di Dio, vivendo come “icone” di Gesù, il mondo sarebbe certamente peggiore. All’Angelus, Papa Francesco riprende le fila dell’omelia appena pronunciata in Basilica, mostrando per così dire l’altra faccia della medaglia della vita consacrata, il valore pubblico di ciò che essa - afferma – “è realmente: un dono di Dio”:

    “Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino. C’è tanto bisogno di queste presenze, che rafforzano e rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana e spirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegno per la giustizia e la pace nella famiglia umana”.

    E abbracciando idealmente tutte le religiose del mondo, aggiunge a braccio:

    “Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore, le suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suore nelle scuole? Ma pensate una Chiesa senza le suore… No, non si può pensare. Sono questo dono, questo lievito che porta proprio il popolo di Dio avanti. Sono grandi queste donne, che consacrano la propria vita e portano avanti il messaggio di Gesù!”.

    Tuttavia, ripete Papa Francesco, pur essendo le persone consacrate “lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, profezia di condivisione con i piccoli e i poveri”, la radice della loro specifica vocazione è comune a quella di qualsiasi credente:

    “Questa offerta di sé stessi a Dio riguarda ogni cristiano, perché tutti siamo consacrati a Lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia”.

    Per i consacrati di tutto il mondo sono comunque mesi di una lunga vigilia, quella che sfocerà nel 2015 con l’inaugurazione dell’Anno della vita consacrata. Papa Francesco ricorda l’evento alla folla che lo ascolta dalla Piazza, invitando a circondare di sostegno e stima i religiosi, in particolare chi si appresta a diventarlo:

    “Perciò è necessario valorizzare con gratitudine le esperienze di vita consacrata e approfondire la conoscenza dei diversi carismi e spiritualità. Occorre pregare perché tanti giovani rispondano ‘sì’ al Signore che li chiama a consacrarsi totalmente a Lui per un servizio disinteressato ai fratelli”.

    La capacità dei consacrati di essere attenti ai bisogni di chiunque trova eco ed esempio nell’attenzione di Papa Francesco verso coloro che da alcuni giorni soffrono i gravi disagi provocati, soprattutto nella parte centrale dell’Italia, dalle piogge incessanti e dai conseguenti dissesti naturali:

    “Il mio pensiero affettuoso va alla care popolazioni di Roma e della Toscana, colpite dalle piogge che hanno provocato allagamenti e inondazioni. Non manchi a questi nostri fratelli, che sono nella prova, la nostra solidarietà concreta, la nostra preghiera. Care fratelli e sorelle, vi sono tanto vicino”.

    La Giornata della vita consacrata coincide con la celebrazione, in Italia, della Giornata per la Vita, giunta quest’anno alla 36.ma edizione. Papa Francesco ha dato ampio risalto a questa iniziativa, ringraziandone gli organizzatori e apprezzando soprattutto i docenti universitari e il loro impegno nell’aver dedicato convegni “sulle attuali problematiche legate alla natalità”:

    “Mi unisco ai Vescovi italiani nel ribadire che ‘ogni figlio è volto del Signore amante della vita, dono per la famiglia e per la società’. Ognuno, nel proprio ruolo e nel proprio ambito, si senta chiamato ad amare e servire la vita, ad accoglierla, rispettarla e promuoverla, specialmente quando è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, dal grembo materno fino alla sua fine su questa terra”.

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    Giornata per la Vita. La gente in piazza: vita e famiglia meritano ogni sostegno

    ◊   In piazza San Pietro, in occasione della 36.ma Giornata nazionale per la vita, erano presenti numerose associazioni del Movimento per la vita con centinaia di palloncini verdi, fatti volare verso il cielo in ricordo delle tante gravidanze interrotte. Marina Tomarro ha raccolto alcuni commenti fra la gente:

    R. - Promuovere la Giornata della Vita è un qualcosa di importante. E’ un messaggio che dobbiamo dare a tutti, indistintamente: ai giovani, agli adulti, ai bambini… E’ il portare avanti il nostro futuro, il mondo.

    R. - Noi siamo del “Salvamamme” e siamo qui con tantissime mamme che hanno fatto veramente un gesto eroico a portare avanti una gravidanza, in un momento in cui erano poverissime, in cui non avevano niente. Questo segno è il segno dell’accoglienza, il segno di tutti noi e questo entusiasmo per queste mamme che accolgono la vita deve esserci ogni giorno dell’anno. E’ un momento importante!

    R. - Penso sia importante sensibilizzare le persone sulle conseguenze negative e devastanti che può avere il pensare che sia banale interrompere la vita, in tutti i suoi stadi.

    R. - Come ogni anno, sono qui per la Giornata per la Vita perché per me è importante far capire a me stesso e agli altri quanto importante sia la vita, come dono di nostro Signore. Poi, essere qui può significare capire l’importanza di essere “essere umano”, capire l’importanza di essere a questo mondo e quindi l’importanza di contribuire anche al bene dell’umanità, perché in questo modo possiamo sempre essere promotori di quel grande dono che Dio ci ha fatto, che è la vita.

    R. - E’ dare speranza anche alla società, perché in questo periodo di crisi economica si pensa solo al presente: invece penso che sia un momento per pensare anche al futuro.

    E in piazza ad ascoltare l’ Angelus era presente anche un gruppo di docenti delle Cliniche Ginecologiche ed Ostetriche delle Università Romane. Ma cosa vuol dire promuovere la vita? Il commento di Domenico Arduini, dell’Università di Tor Vergata:

    "Vuol dire non solamente difendere la vita sin dal suo nascere, ma vuol dire anche il dover promuovere il progetto di una nuova vita. Quindi, non è sufficiente semplicemente andare ad assistere le donne durante il periodo della gravidanza, il bambino dopo la nascita e il cittadino per tutta la sua vita. La società si deve anche far carico del progetto della coppia, aiutare la coppia nel suo desiderio di avere una nuova vita e non abbandonare queste famiglie giovani, in un momento così difficile dell’economia mondiale, ad affrontare tutti i problemi".

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    Il cardinale Braz de Aviz: l'Anno della vita consacrata è un grande regalo del Papa

    ◊   Come noto, la Chiesa dedicherà il 2015 alla vita consacrata. Dodici mesi ricchi di iniziative, la cui importanza è stata ribadita dal Papa stesso oggi all'Angelus. Al microfono di Cristiane Murray, il prefetto del dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, il cardinale Joao Braz de Aviz, descrive la gioia dei superiori delle Congregazioni religiose quando, incontrandoli a fine novembre, il Papa annunciò loro per la prima volta l'intenzione di indire questo speciale anno:

    R. - Io mi ricordo l’esplosione di gioia che questo ha dato a tutti quelli che erano presenti e mi ricordo anche che uno dei superiori generali ha detto così: “Il Papa ci ha radunati come fratelli numerosi di un’unica famiglia e lui come papà ci ha detto le cose come a casa”. Un linguaggio molto bello per dire la fiducia, la confidenza, tutto quello che si avvertiva in quel momento. Questo annunzco è venuto fuori come una cosa - diciamo - connaturale per tutti noi e anche necessaria. Siamo contentissimi perché c’è un tutto un pezzo di storia attuale con tanti travagli e con tante difficoltà, e dunque mettere in luce adesso questo aspetto della Chiesa, rappresentato dai consacrati e dalle consacrate, è molto importante. La scelta dell’anno 2015 ha anche altre ragioni come, ad esempio, il fatto che stiamo per compiere i 50 anni della Perfectae Caritatis che è il Decreto sulla vita consacrata, l’aggiornamento della vita consacrata. Noi vogliamo che questo momento e questo documento, che ha dato tanta forza a questo rinnovamento in questi 50 anni, possa portare avanti anche adesso questa vita consacrata.

    D. - Che cosa vi aspettate da questa iniziativa?

    R. - Anche noi stiamo prevedendo di guardare, sempre di più, verso il futuro. L’Anno della Vita Consacrata ci aiuterà molto in questo: quindi vini nuovi in otri nuovi. Non tanto lagnarsi, piegarsi sui problemi ma - come Gesù ha fatto attraverso la Croce, attraverso le purificazioni della storia - riaccendere in noi questa gioia, questa pienezza di vita con Lui e che la vita consacrata ci può dare. Questo è il cammino che stiamo cercando di fare. Adesso, cominceremo a pensare concretamente a come realizzarlo, così come il desiderio di rispondere a quelle domande che il Papa fa continuamente ai noi religiosi. Noi abbiamo raccolto, forse, una cinquantina di domande che lui fa a noi e le abbiamo messe in evidenza, così che possiamo pian piano rispondere durante tutto questo anno. Dopo, ci saranno le varie iniziative che cercheremo di organizzare. Ci saranno raduni di superiori generali, di formatori, ci saranno raduni di vari tipi che ci permetteranno di dare concretezza a questo anno.

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    Nomina episcopale in Sud Africa

    ◊   In Sud Africa, Papa Francesco ha nominato vescovo della diocesi di Port Elisabeth, il sacerdote padre Vincent Mduduzi Zungu, dell’Ordine dei Frati Minori, definitore generale per l’Africa e per il Medio Oriente, a Roma. Mons. Mduduzi Zungu è nato il 28 aprile 1966, nel villaggio di Mbongolwane, nella Diocesi di Eshowe. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore di St. John Vianney, a Pretoria. È entrato nell’Ordine Francescano il 18 gennaio 1988; ha emesso la professione semplice il 19 gennaio 1989 e quella solenne il 2 luglio 1994. Ha una Licenza in Teologia Morale ottenuta presso l’Università Cattolica di Strasburgo, in Francia (2001-2005). È stato ordinato sacerdote l’8 luglio 1995. Dopo l’Ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: 1996-1999: Vicario parrocchiale nella Missione di Hardenberg; 2000-2006: Maestro dei Novizi e Guardiano del convento di Besters; 2007-2008: Professore del Seminario Maggiore di St. John Vianney, Vicario Provinciale e assistente del Maestro dei Postulanti; 2008- 2009: Provinciale dei Francescani in Sud Africa; dal 2009: Definitore Generale per l’Africa e per il Medio Oriente, Roma. La Diocesi di Port Elisabeth (1951), suffraganea dell'Arcidiocesi di Cape Town, ha una superficie di 71.828 kmq e una popolazione di 2.920.000 abitanti, di cui 110.000 sono cattolici. Ci sono 43 parrocchie servite da 122 sacerdoti (35 diocesani, 21 religiosi), 23 fratelli religiosi, 30 diaconi permanenti, 116 suore e 3 seminaristi maggiori. La Diocesi di Port Elisabeth, è vacante dall’agosto 2011, a seguito delle dimissioni dell’Ordinario, S.E. Mons. Michael Gower Coleman, per motivi di salute.

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    Tweet del Papa: la Giornata della Vita Consacrata faccia riscoprire Gesù al centro della nostra vita

    ◊   Nella giornata di festa dedicata ai religiosi, Papa Francesco ha lanciato anche un tweet dedicato al tema dal suo account @Pontifex: “La Giornata Mondiale della Vita Consacrata sia un’occasione propizia per riscoprire la centralità di Gesù Cristo nella nostra vita”.

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    Roma, Messa e pranzo per i poveri. Mons. Krajewsky: vi porto il forte abbraccio del Papa

    ◊   Centinaia di persone, di senza fissa dimora e di operatori della comunità di Sant’Egidio hanno preso parte stamattina alla Messa celebrata da mons. Konrad Krajewsky, elemosiniere del Papa, nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere. In questa giornata, ormai da trent’anni, si ricorda Modesta Valenti, morta vicino alla stazione Termini nel 1983 all’età di 71 anni. La donna non venne soccorsa perché sporca. Nell’omelia, mons. Krajewski ha portato il saluto del Papa. “Questa mattina, prima di uscire di casa per venire qui da voi – ha affermato – ho salutato Papa Francesco dicendogli che sarei venuto a celebrare questa Messa". "Mi ha ascoltato e poi ha detto: non potrò essere lì, ma dì a tutti che gli mando un abbraccio forte, forte, forte!”. Nel corso della liturgia – riporta una nota della comunità di Sant’Egidio – sono stati ricordati tutti coloro che, come Modesta, sono vissuti e morti in estrema povertà. A ogni nome scandito è stata accesa una candela, un segno di ricordo per chi vive senza nulla nella certezza che così non sarà dimenticato. Nei locali della parrocchia di Santa Maria in Trastevere, è stato poi allestito un grande pranzo per tutti coloro che hanno preso parte alla liturgia. (B.C.)

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    Oggi in Primo Piano



    Maltempo. Tre vittime a Noto per la piena di un fiume, gravi disagi in tutta Italia

    ◊   Prosegue l'ondata di maltempo in Italia. In Sicilia, nella zona di Noto, l’episodio più grave con la morte di due donne e una bambina di 7 anni, travolte dalla piena di un torrente mentre erano a bordo della loro auto. Il servizio di Benedetta Capelli:

    I soccorritori sono ancora al lavoro nella zona di Noto, in provincia di Siracusa, per recuperare i corpi di due donne e di una piccola di 7 anni che ieri sera hanno perso la vita. Secondo una prima ricostruzione, erano a bordo di un’auto con altre quattro persone che si sono salvate. Il gruppo, reduce da una cena, stava attraversando un ponticello sul fiume Asinaro e in quel momento sarebbe sopraggiunta l'onda di piena del corso d'acqua, che si era ingrossato per via delle abbondanti piogge della giornata. Disagi si registrano anche a Palermo e provincia, con auto impantanate, alberi caduti, sottopassi allagati. Allagamenti anche nel ragusano: sotto osservazione il ponte della statale 115 Ragusa-Modica. Difficile la situazione in Toscana, per una frana nel Mugello, sette famiglie sono state sfollate. Stesso destino per altre 14 persone costrette, nel bergamasco, a lasciare le loro case per una frana di circa 15 mila metri cubi di terra sulla provinciale della Valle Imagna. Situazione ancora critica nel Bellunese dopo il blackout causato dalla neve, ancora più di tremila persone sono senza energia elettrica. A Roma, la piena del Tevere non ha fortunatamente prodotto danni, ma il livello del fiume continua a essere monitorato. Permangono i disagi maggiori nella zona a nord della capitale – Prima Porta, Castelnuovo, Capena – e a sud – Acilia, Casalpalocco, Fiumicino – non si riesce infatti a far defluire l'acqua e molte strade e case sono ancora allagate.

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    Giornata di elezioni presidenziali in Salvador e Costa Rica

    ◊   Primo turno delle elezioni presidenziali oggi sia in Salvador che in Costa Rica. Nel Paese salvadoregno, le destre si presentano divise, in quello costaricano partecipa alla competizione elettorale una nuova coalizione di sinistra, il Fronte Amplio. Nei giorni scorsi, i vescovi di entrambi i Paesi avevano lanciato un appello alla popolazione contro l’astensionismo. Filippo Passantino ne ha parlato col collega cileno, Luis Badilla:

    R. – Per tutti e due i Paesi il significato è più o meno lo stesso, anche se naturalmente le condizioni storiche sono diverse. Nel caso della Costa Rica, si tratta di una democrazia consolidata, molto solida, molto profonda e dinamica: è l’unico Paese nel continente americano che non ha forze armate e dove non c’è mai stato un colpo militare. Nel caso del Salvador, ormai sono già passati molti anni e il processo di pace, dopo la guerra interna, è andato avanti consolidandosi, anche se non in modo completo. Credo che questa elezione democratica del capo dello stato del Salvador sia un ulteriore passo nel consolidamento di questo cammino democratico di pacificazione.

    D. – Perché i vescovi hanno lanciato un appello contro l’astensionismo?

    R. – E' un appello a votare perché esiste una tradizione abbastanza consolidata, almeno negli ultimi anni, in particolare per i Paesi dell’America Centrale: far credere ai cittadini, agli elettori, che i giochi politici tra i grandi partiti siano fatti. I vescovi allora cercano di smontare questo modo di ragionare dicendo che il voto degli elettori serve. Perché se oggi gran parte del gioco politico è in mano a tre o quattro partiti, questo avviene proprio perché la stragrande maggioranza degli elettori poi non va a dire come la pensa, non va a votare.

    D. – Perché è più importante l’elezione dell’Assemblea nazionale nel Costa Rica come hanno dichiarato i vescovi del luogo?

    R. – Il Congresso nazionale, la Camera unica ha fortissimi e determinanti poteri nella promulgazione delle leggi, ma nel caso della Costa Rica le priorità sono sostanzialmente tre: la crisi economica, che ha creato un esercito di “impoveriti”, aumentando la diseguaglianza sociale e l’iniquità. Poi, ci sono i temi eticamente sensibili che in Costa Rica hanno una grande importanza, come quelli sul diritto alla vita, il matrimonio, la famiglia. Infine, un terzo tema che i vescovi hanno collocato tra le priorità riguarda l’educazione e il fatto che il Paese ha bisogno di cittadini formati, maturi, lavoratori e anche critici. Ma questo appello fatto dai vescovi della Costa Rica lo si potrebbe fare per tutta l’America Latina e anche nel caso del Salvador, dove anche lì i vescovi hanno chiamato i cittadini a votare.

    D. – Quali emergenze dovrà affrontare il nuovo presidente in Salvador?

    R. – Sostanzialmente, quelle che lascia il presidente, Maurizio Funes. Innanzitutto, la situazione economica più o meno simile al caso della Costa Rica. Nel Salvador c’è molta povertà e anche lì c’è un problema di iniquità sociale piuttosto forte che si lega a una seconda sfida salvadoregna, ovvero la violenza metropolitana. In terzo luogo, l’integrazione economica regionale che vale per tutti gli altri Paesi dell’area. Essendo Paesi molto piccoli, con pochi abitanti, piccoli territori, le loro economie sono piccole e deboli e in un mondo globalizzato sono destinate a perdere. Allora, l’idea che si cerca di portare avanti in tutta la regione centroamericana è un’integrazione regionale molto profonda e accelerata, per fare del Centro America una sola nazione, una sola economia in grado di competere.

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    Giornata per la Vita. Il Papa: ogni figlio è un dono. Casini: i bimbi non nati, "periferie" del vivere

    ◊   Accogliere, rispettare e servire la vita "specialmente quando è fragile". E' questa la sostanza dell'appello che Papa Francesco ha rivolto questa mattina al momento dell'Angelus, salutando in particolare i promotori della Giornata della Vita. I figli sono un "dono per la famiglia e la società", hanno ripetuto i vescovi nel Messaggio scritto in tale circostanza. Spunti sui quali si sofferma il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, intervistato da Federico Piana:

    R. – E’ talmente vera, questa frase, che i figli sono il nostro futuro, che se noi provassimo a immaginare che, per una sorta di maleficio o per una malattia incontrollabile, improvvisamente tutta l’umanità diventasse incapace di generare figli, tutto il senso della storia finirebbe e la nostra sarebbe l’ultima delle generazioni, non ci sarebbe futuro… Che senso avrebbe avuto tutta la fatica alle nostre spalle? Sarebbe l’equivalente di una guerra atomica capace di distruggere il genere umano in tutto il mondo. Quindi, veramente, la riflessione sui figli, sui bambini, è importantissima: guardare il futuro con gli occhi dei bambini, ricostruirlo pensando che senza di loro non c’è futuro.

    D. – E proprio per questo, ora più che mai, bisogna combattere l’aborto uscendo anche in prima linea…

    R. – I vescovi italiani l’hanno detto tante volte e anche i Papi, tutti, l’hanno detto tante volte. Bisogna ricominciare dagli ultimi, e gli ultimi – e più ultimi che più di così ultimi non si può essere – sono i bambini quando non sono più i bambini di tutti, cioè i bambini che incominciano ad esistere: quando stanno ancora nel seno della mamma – e ora, purtroppo, anche in una provetta di laboratorio. Persone che si trovano nelle periferie del vivere più di loro non ce ne sono.

    D. – Però, i vescovi dicono questo: mancano politiche familiari adeguate…

    R. – Sì, è così, certamente. E nella nostra esperienza – nei nostri Centri di aiuto alla vita che si occupano soprattutto di bambini quando ancora sono nel seno materno e sono a rischio di aborto – la componente di spinta economica verso l’aborto è molto forte: supera sostanzialmente il 50% dei casi. Questo è molto grave, perché in uno Stato che pretende di essere uno Stato sociale, cioè solidale, attento ai più piccoli, ai più deboli, è inaccettabile questa cosa. Però, c’è anche l’esperienza della capacità di coraggio che supera le difficoltà: anche le più grandi difficoltà possono essere superate se chi si trova in mezzo fa scattare la molla del coraggio e della speranza, e se chi sta intorno è capace di condividere i problemi.

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    Varata la "Carta di Lampedusa", punto di riferimento per le nuove pratiche di accoglienza

    ◊   Ieri sera, è stata approvata della "Carta di Lampedusa", redatta da rappresentanti di associazioni, giuristi, avvocati, operatori umanitari. Si tratta di un documento voluto per costruire un processo che porti i governi ad ascoltare le istanze dei rifugiati. Il servizio dall’isola di Andrea De Georgio:

    Le diverse anime dei movimenti e delle associazioni per i diritti dei migranti si sono ritrovati oggi sull’isola dell’accoglienza per il terzo giorno di lavori della "Carta di Lampedusa". Dopo un’intensa giornata di dibattiti e discussioni sui contenuti e sui termini del documento, ieri sera è stata approvata dall’assemblea plenaria la versione finale della Carta, che può essere consultata sul sito Meltingpot.org. La giornata di lavoro di oggi è invece dedicata alle possibili applicazioni pratiche di questo documento di principi e alle testimonianze dirette dei diversi attori coinvolti. Oltre alla voce di alcune componenti della società civile lampedusana - pescatori, associazioni delle donne e imprenditori - hanno preso la parola rappresentanti di associazioni nazionali e internazionali coinvolti nella stesura della Carta: tunisini, israeliani, turchi, nigeriani, senegalesi, tedeschi, austriaci, che hanno condiviso le proprie esperienze di attivismo e associazionismo sul tema delle migrazione. Non solo in prospettiva europea, dunque, ma l’ambizione che la Carta di Lampedusa possa diventare un punto di riferimento condiviso, plurale e dal basso, per nuove pratiche di inclusione e di riaffermazione dei diritti fondamentali di ogni essere umano in viaggio.

    La "Carta di Lampedusa" è costituita da un preambolo che elabora i principi generali sui diritti dei singoli: anzitutto la libertà di movimento, per poi addentrarsi in proposte concrete sui meccanismi e le regole dell'accoglienza. “Non giochiamo a fare i consulenti dei governi – spiega Nicola Grigion, responsabile di Melting Pot Europa – ma vogliamo collaborare al cambiamento”. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. – Sappiamo che si tratta di un processo culturale, sociale, politico da costruire, per cui il primo punto è dare vita a questo grande processo. Si rivolge prima di tutto a quanti vogliono farne parte e vogliono convergere su queste idee. E’ ovvio che si pone anche il problema di capire come poi queste idee possano essere codificate nelle leggi e nelle politiche che oggi conosciamo. Ed è qui che si apre una ricerca nuova, che non è semplicemente una lista di richieste, ma è un qualcosa che parte prima di tutto da una svolta culturale, sociale e politica, che è un mettersi in cammino insieme: dalle manifestazioni alle campagne, dai momenti di incontro alla comunicazione, dalla questione legale e giuridica a quella, per esempio, della formazione all’interno delle scuole. E’ un grande processo da costruire collettivamente.

    D. – Possiamo parlare di alcuni dei punti che state sollevando in questi giorni di dibattito tra di voi e che sono riportati sulla Carta?

    R. – Ci sono alcuni punti che rispondono anche all’attualità. Il 31 gennaio, l'1 e 2 febbraio 2014 sono inseriti in un contesto: quello che segue la tragedia del 3 ottobre scorso (il naufragio di una nave carica di migranti, con centinaia di morti - ndr) e quello che ci porta verso le elezioni europee. La chiusura dei Centri di detenzione per i migranti è uno dei punti focali. Oggi, siamo in un momento in cui in Italia su 13 centri, cinque sono chiusi: una vera e propria mappa del fallimento. Non possiamo permetterci che tra poco riaprano tutti quelli che oggi sono stati dismessi. E poi, le grandi questioni legate, per esempio, a chi fugge dalle guerre: Siria, Corno d’Africa, sono ormai situazioni croniche di conflitto. C’è poi la necessità di costruire politiche per cui nessuno sia più costretto ad affidarsi a un trafficante e a prendere una barca per fare ingresso in Europa quando fugge da una guerra, e quindi questo concetto un po’ più largo dei canali per un ingresso garantito e sicuro verso l’Europa per chi fugge. Queste sono alcune tra le tante cose, oltre alla libertà di circolazione all’interno dello spazio europeo, al fatto di non dover legare i permessi di soggiorno al contratto di lavoro, cosa che produce un grande ricatto anche per i cittadini europei. Insomma, una discussione che focalizzerà, intorno a questi nodi e ad altri, alcuni punti chiave, che aprirà dei campi di tensione e che su questo costruirà, in diversi linguaggi, il tentativo di affermarli.

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    Ora di religione, perplessità sulla circolare del Ministero per il prossimo anno

    ◊   Desta perplessità l’allegato di una circolare del Ministero dell’istruzione sulle attività alternative all’ora di religione. Per il prossimo anno scolastico, le attività saranno rese note già dal 3 febbraio, al momento dell’iscrizione, mentre in passato queste erano elaborate dalle scuole entro un mese dall’inizio delle lezioni. Questo crea una forte discriminazione nei confronti dell’ora di religione, afferma Nicola Incampo, insegnante e membro della Consulta nazionale della Conferenza episcopale italiana per l’Insegnamento della religione cattolica e per la pastorale scolastica. Maura Pellegrini Rhao lo ha intervistato:

    R. - Il problema è che all’atto dell’iscrizione – dice la norma – l’alunno deve rispondere a una domanda precisa, ovvero, se si avvale o meno dell’ora di religione. Questo deve essere fatto al momento dell’iscrizione e la circolare della Palumbo lo dice molto bene. La stessa circolare afferma che nei primi giorni dall’inizio dell’anno scolastico – tra settembre e ottobre – l’alunno che non usufruisce dell’ora di religione deve rispondere alla domanda cosa intende fare in alternativa all’ora di religione. Quindi, lo Stato assicura l’ora di religione ma alcune scuole, all’atto dell’iscrizione, chiedono all’alunno non avvalente cosa intenda fare in alternativa. Questo non solo non è legale, ma inoltre porta le scuole a disorganizzarsi: stabiliscono che l’ora di religione venga svolta durante o la prima, o l’ultima ora, creano classi di non avvalenti, trovano il modo di penalizzare chi ha deciso di avvalersi dell’ora di religione. Tutto questo avviene perché a monte non è previsto con chiarezza cosa effettivamente bisogna fare. La circolare 128 precisa che all’inizio dell’anno scolastico, entro 30 giorni dall’inizio delle lezioni, le scuole devono dare agli alunni non avvalenti il secondo modello – il modello C – dove viene chiesto a coloro che non vogliono fare religione di decidere tra le quattro opzioni disponibili. La scuola quindi solo successivamente si potrà organizzare tenendo presenti le scelte degli alunni non avvalenti.

    D. – Lei è consapevole che questa cosa nelle scuole succede già da anni?

    R. – Sì, infatti mi sono preoccupato moltissimo perché molti colleghi mi stanno dicendo che le scuole continuano ad attrezzarsi fornendo il modello degli avvalenti insieme al modello delle quattro opzioni, ed è sbagliato. Tutto questo, secondo il mio modesto parere, succede perché quello che è stato scritto dopo la circolare non è conforme alla norma.

    D. – Secondo lei, come si può risolvere dunque il problema?

    R. – Il problema secondo me si risolve in un modo molto semplice: il Ministero dovrà ribadire quello che ha detto nella circolare, ovvero che all’atto dell’iscrizione va consegnato all’alunno, o alla famiglia solo il modello per decidere se avvalersi o meno dell’ora di religione. Noi non chiediamo un privilegio: vorremmo solo che il Ministero si impegnasse a far rispettare le norme che lui stesso emana. Io non scelgo o di fare religione, o un’attività alternativa: io scelgo di fare religione, o di non farla e basta.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria, ennesima strage ad Aleppo, 85 morti nei raid sulla città

    ◊   Nuova escalation di violenza in Siria. Secondo l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, organizzazione vicina all’opposizione, sarebbero almeno 85 i morti nei raid delle forze governative ad Aleppo. Tra di loro 65 civili ma si conterebbero anche 10 bambini. Nell’ultimo mese, le violenze avrebbero causato almeno seimila vittime. Intanto, è previsto per l’11 febbraio l’arrivo nel porto di Gioia Tauro l’arrivo della nave americana Cape Ray, incaricata della distruzione delle armi chimiche siriane.

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    Ucraina: in piazza 50 mila persone convocate dall'opposizione

    ◊   Nuova giornata di mobilitazione in Ucraina. Più di 50 mila manifestanti sono scesi in piazza a Kiev per contestare la presidenza e chiedendo la liberazione degli oppositori arrestati nei giorni scorsi. Ieri, la legge d'amnistia per i manifestanti è stata pubblicata su "La Voce dell'Ucraina", ed è così partito il conto alla rovescia per abbandonare gli edifici pubblici occupati in cambio dell'immunità. Opposizione e dimostranti hanno criticato la norma che che suona come un ultimatum. Intanto, a Monaco, secondo fonti di stampa, è andato in scena un nuovo duro scontro tra il ministro degli Esteri ucraino, Kozhara, e il leader dell'opposizione, Klitschko. E sempre da Monaco ieri, il segretario di Stato americano Kerry si era schierato dalla parte dei dimostranti suscitando le ire di Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, aveva poi preso le difese del presidente Ianukovich invitando la comunità internazionale a condannare "le violenze" degli insorti invece di criticare il governo di Kiev.

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    Thailandia: voto concluso senza violenze, ma in alcuni distretti l'opposizione blocca le urne

    ◊   Slitta in Thailandia l’annuncio dei risultati delle elezioni. Il voto si è concluso alle tre del pomeriggio, le 10 in Italia, senza le temute violenze ma in alcune zone del Paese, in particolare al sud, i seggi sono rimasti chiusi a seguito delle accese proteste dell’opposizione. Secondo i media thailandesi, in 9 province su 76 nessun seggio è stato aperto. A Bangkok, dove gli antigovernativi hanno ostruito l'accesso ad alcuni uffici amministrativi da dove sarebbero dovute partire le schede elettorali, diversi Distretti sono stati quindi costretti ad annullare il voto. Un secondo round di votazioni - necessario per portare a termine il voto anticipato disdetto domenica scorsa per motivi di sicurezza - è previsto per il 23 febbraio. Altre elezioni suppletive potrebbero essere necessarie per le circoscrizioni dove la pressione dei manifestanti ha impedito la registrazione di candidati.

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    Colloquio Stati Uniti-Iran alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco

    ◊   Importante incontro a Monaco a margine della Conferenza sulla sicurezza. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Zavad. Sul tavolo di discussione, i negoziati riguardanti il programma nucleare di Teheran, la cui ripresa è in programma il 18 febbraio a Vienna.

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    Afghanistan. Presidenziali, tensione in apertura della campagna elettorale

    ◊   Al via oggi, in Afghanistan, la campagna elettorale per le prossime presidenziali in programma il 5 aprile prossimo. A disposizione di ogni candidato, il governo ha messo a disposizione tre blindati e quasi 40 agenti di polizia, a dimostrazione del clima di violenza che imperversa nel Paese. Ieri, si è tenuto a Kabul un vertice sulla sicurezza con chi è in corsa per la presidenza, una riunione avvenuta dopo l’uccisione ad Herat City di due membri del comitato di sostegno all'ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah, che tenta nuovamente la scalata alla massima carica dello Stato.

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    Libano: imminente un documento della Chiesa maronita sulla situazione del Paese

    ◊   Sarà pubblicato mercoledì prossimo, 5 febbraio, un documento ufficiale del Patriarcato maronita in Libano riguardante la situazione nazionale. Ad annunciarlo – riferisce il quotidiano locale L’Orient le Jour – è stato lo stesso patriarca maronita, il cardinale Béchara Boutros Raï. Il documento, spiega il porporato, guarderà alle "preoccupazioni e le priorità del Paese” e sarà il risultato della “riunione mensile dei vescovi maroniti a Bkerké”, sede del Patriarcato. La stesura del testo, sottolinea poi il cardinale Raï, è in preparazione sin dal mese di agosto e raccoglierà “gli auspici e le osservazioni di tutti i responsabili libanesi, incontrati in questo periodo”. Ribadendo, poi, che la situazione del Paese “è grave” e che “i cristiani devono giocare il loro ruolo alla luce dello sviluppo della regione”, il Patriarca maronita invita le autorità politiche a facilitare la formazione di un governo d’unità nazionale. Il Paese dei cedri è infatti da diverso tempo in una sorta di stallo politico. Mercoledì scorso, per l’ennesima volta, in parlamento è mancato il quorum necessario per avviare la seduta, rimandata quindi al 4 marzo. Si è trattato del nono rinvio consecutivo, provocato dal mancato accordo sulla formazione del nuovo esecutivo, dopo le dimissioni, a marzo 2013, del premier Najib Miqati. Il tutto mentre una nuova ondata di terrorismo ha avvolto il Paese: solo il 21 gennaio scorso, un attacco kamikaze, rivendicato dalla cellula libanese Fronte al-Nusra, gruppo jihadista legato ad al-Qaeda, ha colpito una roccaforte di Hezbollah a Beirut, provocando almeno cinque morti e 25 feriti. (I.P.)

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    I vescovi brasiliani scelgono la tratta di esseri umani come tema per la Campagna di Fraternità

    ◊   Sarà dedicata alla tratta di esseri umani la prossima Campagna di Fraternità, la tradizionale iniziativa di solidarietà promossa dalla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb) durante il periodo della Quaresima. L’intento è quello di richiamare l’attenzione dei fedeli e dell’opinione pubblica su un argomento di particolare rilevanza sociale. La Campagna, giunta ormai alla sua 51.ma edizione, prenderà il via il 5 marzo, mercoledì delle Ceneri, con lo slogan “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal. 5,1). In calendario, una serie di iniziative di sensibilizzazione, formazione e preghiera per far comprendere meglio il fenomeno della tratta e per preparare “agenti pastorali”, in grado di aiutare le comunità impegnate in questa lotta. Il traffico di esseri umani e quello connesso della schiavitù sono una piaga ancora molto diffusa in Brasile, come conferma il numero delle retate condotte dalle autorità del Paese nel 2013. L’ultima è del 21 gennaio scorso, quando 34 persone sono state liberate nel corso di un’operazione condotta in cinque centri clandestini di produzione di carbone. Un caso che ha confermato le preoccupazioni dei vescovi sulla diffusione della schiavitù in tanti settori dell’economia brasiliana. Allora, commentando l’operazione, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Raymundo Damasceno Assis, aveva ricordato che il traffico di esseri umani è un’attività favorita dalla miseria e dalle disuguaglianze sociali, di cui approfittano trafficanti senza scrupoli. Il presule aveva quindi richiamato lo Stato ad adottare “misure adeguate per sradicare la schiavitù, proteggere chi lotta contro questa piaga e punire in modo esemplare i responsabili”. E per contrastare il grave fenomeno, la Commissione episcopale per la Carità, la Giustizia e la Pace ha avviato lo scorso autunno un gruppo di lavoro specificamente dedicato a questo problema, che ha forti implicazioni anche a livello pastorale. Secondo la Ong “Walk Free Foundation”, nel solo Brasile sarebbero almeno 200 mila le persone ridotte in schiavitù. (L.Z)

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    Kenya: tutela del bene comune e della famiglia nella campagna dei vescovi per la Quaresima

    ◊   Si aprirà mercoledì 5 marzo, con il rito di imposizione delle Ceneri, la Quaresima 2014, per poi proseguire fino al 17 aprile. In vista di questi giorni intensi della vita della Chiesa, mons. Zacchaeus Okoth, presidente della Commissione Giustizia e pace (Cpjc) della Conferenza episcopale del Kenya (Kec), ha diffuso un messaggio per aiutare i fedeli a vivere nel modo giusto il periodo di preparazione spirituale alla Pasqua. “Nella prima settimana di Quaresima – si legge nel testo – rifletteremo sulla gestione delle risorse naturali del Paese a favore del bene comune”. Un argomento importante, spiega mons. Okoth, perché il Kenya continua a scoprire giacimenti minerari ed è quindi necessario che “la leadership nazionale sfrutti tali risorse a beneficio di tutti”. La seconda settimana sarà invece incentrata sul tema “Famiglia e fede”, in vista del Sinodo straordinario indetto da Papa Francesco per il prossimo ottobre. “L’istituzione della famiglia oggi viene continuamente messa in discussione – scrive il presule – e abbiamo visto presentare in parlamento proposte di legge sul matrimonio che non tengono conto dei nostri valori cristiani ed africani”. Di qui, l’esortazione del presule a “restare uniti” per combattere normative “mostruose”, destinate a “distruggere la famiglia”. E proprio “l’unità e la pace” saranno al centro della terza settimana di preparazione alla Pasqua: “Ricordiamoci – continua il presidente della Cjpc – che la vera pace deriva solo dalla giustizia per tutti” ed è quindi essenziale “cercare l’unità nel Paese”, superando “avidità ed odio”. La quarta settimana sarà invece dedicata alla “buona governance”, importante “per la prosperità e lo sviluppo del Kenya”. Al contempo, mons. Okoth invita alla riflessione sulla buona governance “in casa e in Chiesa”, perché solo così “si avrà l’autorità morale per discutere” sull’argomento. “Ci sarà unità di intenti – conclude il presule – quando ogni singolo abitante del Kenya sarà rispettato e trattato con dignità”. (I.P.)

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    Nepal: successo dei programmi radio sulla vita di Gesù che avvicinano al cristianesimo

    ◊   Conoscere la vita di Gesù e restare in comunione con la Chiesa e l’amore di Dio. È la missione che stanno svolgendo una serie di programmi radiofonici, diretti da cattolici e protestanti, trasmessi dalle emittenti nepalesi. Secondo quanto riferisce AsiaNews, l’iniziativa offre speranza e conforto a centinaia di giovani e bambini indù nepalesi orfani o vittime di povertà e violenze familiari. Il programma più noto è "Balbatika", trasmissione per bambini realizzata da alcuni cattolici nepalesi. In pochi mesi, il programma ha raggiunto un notevole successo e molti ascoltatori, soprattutto bambini, hanno scritto alla redazione le loro storie dove raccontano il loro cambiamento avvenuto grazie alla radio. Fra le lettere più toccanti, viene citata quella di Laxmi Gandharva, bambina di 10 anni del distretto di Rupandehi (Lumbini), che racconta: "Provengo da una famiglia indù. Avevo due anni quando mio padre è morto. Mia madre è molto religiosa e digiuna due volte a settimane. Nonostante le sue preghiere la nostra vita non è mai cambiata". Laxami spiega di aver conosciuto alcuni ragazzi cattolici e di aver partecipato alla Messa che lei chiama "scuola domenicale". "Purtroppo - afferma - mia madre mi ha punito quando l'ha scoperto e mi ha vietato di andare in chiesa". "Un giorno - continua - mentre cercavo di sintonizzare la radio, sono capitata sul programma 'Balbatika' e ho riconosciuto le canzoni ascoltate a Messa e così ho deciso di seguire tutta la trasmissione. Ho imparato che Gesù ama i bambini e ho capito che desidero amarlo e obbedire ai suoi insegnamenti". La bambina sottolinea: "So che per ora non posso andare in chiesa, ma ho deciso che quando sarò più grande ci andrò. Penso che un giorno mia madre capirà. Vi chiedo di pregare per me". "Atmik Abhiyan" è invece una trasmissione rivolta agli adulti trasmessa da Radio Nepal, famosa emittente statale, dove vengono recitate preghiere e letti passi del Vangelo per dare sostegno spirituale agli ascoltatori. Tara Singh Kathayat, direttrice del programma, spiega che fino a pochi anni fa "nonostante la caduta della monarchia indù un programma del genere era impensabile". "In passato - afferma - abbiamo tentato più volte di proporre trasmissioni, ma le autorità negavano i permessi perché eravamo cristiani". La donna dice che la crescita della libertà religiosa ha permesso anche ai cristiani di avere delle proprie trasmissioni radiofoniche: "I nostri tentativi sono stati premiati e ora i programmi sono diventati molto popolari in tutto il Paese e hanno ascoltatori di tutte le età". Il successo dei programmi sulla vita di Gesù ha spinto la Chiesa cattolica ad avviare nei prossimi mesi un centro per i media, con una radio, un sito Internet e una newsletter. (M.G.)

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    Cuba: al via il seminario sulle comunicazioni sociali

    ◊   Sarà il Messaggio del Papa per la 48.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, dal titolo “Comunicazione al servizio di una autentica cultura dell'incontro", il filo conduttore del seminario sulla comunicazione in programma a L’Avana, a Cuba, dal 4 all’8 febbraio prossimi. L’evento, organizzato dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, vedrà la presenza di 35 vescovi dell’America centrale e dei Caraibi, che cercheranno di analizzare e comprendere come e cosa comunicare oggi, nel contesto contemporaneo. Durante il corso, informa l’agenzia Aciprensa, verranno spiegate alcune nozioni basilari sulla comunicazione e sui cambiamenti provocati dalle nuove tecnologie digitali. “In questo modo – spiega mons. Claudio Maria Celli, presidente del dicastero organizzatore del seminario – tutti i fedeli potranno vedere l’attenzione che la Chiesa ha, da sempre, al dialogo per il bene di un popolo”. “Se usiamo un linguaggio appropriato alla dimensione professionale, adeguato agli aspetti tecnologici – continua mons. Celli – ma al tempo stesso arricchito dal magistero pontificio e dalla vita della Chiesa a cui siamo fedeli, susciteremo un interesse maggiore per Gesù Cristo”. Di qui, l’appello del capo dicastero a fare attenzione, perché “una Chiesa che non comunica non è Chiesa”, soprattutto oggi in una fase in cui “i social network possono fare da megafono della Parola di Dio”. Infine, il presule sottolinea che “come dice Papa Francesco, bisogna mettersi in cammino per stare vicini alla gente, condividere, camminare con l’altro, essere una Chiesa che dimostra vicinanza all’uomo contemporaneo”. Realizzato in collaborazione con il Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), un analogo seminario si è già tenuto a dicembre a Recife, in Brasile. (I.P.)

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    Lampedusa, inaugurato centro operativo Caritas-Migrantes. Don Soddu: ci ha ispirati il Papa

    ◊   A quattro mesi dal naufragio al largo dell’isola di Lampedusa, nel quale persero la vita più di 300 migranti, ma anche sulla scia della visita di Papa Francesco, ieri è stato inaugurato un presidio operativo coordinato da Caritas Italiana assieme alla Fondazione Migrantes e all’arcidiocesi di Agrigento. Un’iniziativa che consentirà ad un’equipe di volontari e operatori di garantire un servizio di sostegno agli immigrati e di supporto all’accoglienza. Il presidio sarà permanente a partire da aprile. Ieri, è stata annunciata anche la costruzione di un nuovo polo solidale attorno alla Casa della fraternità della parrocchia di San Gerlando, bruciata nel 2011 durante una protesta ed ora ristrutturata. In primavera, accanto alla chiesa, sorgerà un centro polifunzionale, dove sarà possibile accogliere in caso di emergenza e che ospiterà attività di formazione e attività ludiche per donne e bambini immigrati e per i lampedusani. “Sono opere ispirate dall’appello di Francesco”, ha dichiarato il direttore di Caritas Italiana, don Franco Soddu. Per l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, si vuole con piccoli gesti concreti “marcare la continuità con la venuta del Papa, una visita che ha segnato la strada del futuro”.(B.C.)

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    I vescovi dell’Africa meridionale festeggiano i 100 anni del Vangelo nello Swaziland

    ◊   La Chiesa del regno dello Swaziland festeggia in questi giorni il primo centenario dell’arrivo della fede cattolica in questo piccolo Stato dell’Africa australe. La ricorrenza – riportano i quotidiani locali “Swazi Observer” e “Swaziland Times” – è stata celebrata il 26 gennaio con una solenne cerimonia a Manzini, insieme all’insediamento del nuovo ordinario della diocesi, mons. Jose Luis Ponce de Leon. Erano presenti le più alte cariche dello Stato, compresi il primo ministro, Sibusiso Dlamini, i membri della famiglia reale e i vescovi della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale (Sacbc), di cui la Chiesa dello Swaziland è membro, riuniti nei giorni scorsi proprio a Manzini per la loro plenaria annuale. A presiedere l’evento l’arcivescovo di Johannesburg, mons. Bhuti Tlakgale, che si è congratulato con la Chiesa dello Swaziland per l’importante traguardo raggiunto e ha dato il benvenuto al nuovo vescovo Ponce de Leon. Alla cerimonia hanno preso la parola anche il premier Dlamini e, a nome del Re Mswati III, il principe Sislane che hanno elogiato il ruolo svolto dalla Chiesa nella costruzione del tessuto morale del Paese sulla quale si regge anche la sua stabilità e armonia sociale, ricordando in particolare il contributo nel campo dell’educazione. L’inizio dell’evangelizzazione dello Swaziland risale al 27 gennaio 1914 quando cominciò la costruzione della prima chiesa a Mbabane, l’attuale capitale, oggi conosciuta come chiesa della “Mater Dolorosa”. Attualmente, il Paese conta quasi seimila cattolici, pari al 5% della popolazione, il 40% della quale di fede cristiana. E proprio per celebrare il centenario i vescovi dell’Africa meridionale hanno deciso riunirsi per la loro prima plenaria dell’anno nella diocesi di Manzini. A inaugurare i lavori, svoltisi nei giorni scorsi, è stato il presidente della Sacbc, mons. Stephen Brislin, che ha dedicato parte del suo intervento al ricordo di Nelson Mandela, ribadendo il cordoglio e la commozione dei vescovi sudafricani per la scomparsa del grande leader anti-apartheid. “Ricordare gli ideali di Nelson Mandela, in particolare quelli dell’inclusione, della riconciliazione e della democrazia basata sull’uguaglianza - ha affermato l’arcivescovo di Cape Town - non solo ci rende grati per il ruolo che ha svolto per mettere il nostro Paese su questa strada, ma ci fa capire quanto manca da fare ancora per realizzare questi ideali”. (L.Z.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 33

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.