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Sommario del 01/02/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai Neocatecumenali: grazie per ciò che fate nella Chiesa e nel mondo
  • La gioia delle famiglie Neocatecumenali: nelle periferie esistenziali con Gesù
  • In udienza dal Papa un gruppo di presuli polacchi in visita "ad Limina"
  • Tweet del Papa: a volte siamo tristi per il peso dei nostri peccati. Non scoraggiamoci, Cristo ci dà la pace
  • Messa del Papa per la Giornata della Vita Consacrata. Mons. Carballo: nuove speranze per il futuro
  • Mons. Krajewski presiede una Messa in memoria di Modesta e di tutte le vittime della vita in strada
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto. Capitale blindata per la terza udienza al deposto presidente Morsi
  • Sud Sudan, 750 mila in fuga dagli scontri tra esercito e ribelli Juba
  • Scontri in Thailandia alla vigilia delle elezioni legislative anticipate
  • Capitali europee in piazza domenica in difesa della famiglia
  • Tensioni politiche in Italia, Francesco Bonini: fase di smarrimento, servono i fatti
  • Italia: nel 2013 nati circa 540 mila bambini, la maggior parte da un genitore straniero
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Istanbul: il card. Scola incontra il Patriarca ortodosso Bartolomeo I
  • Siria. L’Onu esorta le potenze internazionali a fare pressioni su Damasco e opposizione
  • Appello congiunto del Patriarca Kirill e del Patriarca di Antiochia per "pace e integrità" in Siria
  • Sud Sudan: al termine della Plenaria dei vescovi appello di pace, giustizia e verità
  • Pakistan: assalto a scuola nel nordovest, cinque talebani uccisi
  • Pakistan: a Faisalabad il 2014 proclamato “anno di pace e di speranza”
  • Sud Africa: "Evangelii gaudium" e Sinodo sulla famiglia al centro della Plenaria dei vescovi
  • India: in Orissa inaugurato il primo Centro per malati di Aids dello Stato
  • Svizzera: entrano in vigore le direttive sugli abusi stilate da vescovi e superiori religiosi
  • Irlanda: conferenza dei vescovi sul problema dell'alcolismo
  • Maltempo: Tevere sotto osservazione a Roma. Regione Toscana dichiara stato di emergenza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai Neocatecumenali: grazie per ciò che fate nella Chiesa e nel mondo

    ◊   Portare “anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo”. È il mandato di Papa Francesco alle centinaia di famiglie del Cammino Neocatecumenale che si accingono a partire in missione. Alle migliaia di persone radunate in Aula Paolo VI, il Papa ha poi chiesto di essere messaggeri “dell’infinità bontà” e misericordia del Padre. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Una distesa di ottomila visi – moltissimi dei quali giovani, giovanissimi – e fra loro, quasi a circondarla come un castone, la gemma delle oltre 400 famiglie che presto partiranno in missione – mamme, papà e figli pronti a lasciare le proprie radici per portare e trapiantare altrove nel mondo quelle del Vangelo, specie in Cina, India, Vietnam e Mongolia. La prima reazione di Papa Francesco al calore che gli viene riservato dall’Aula Paolo VI, gremita di membri del Cammino Neocatecumenale, è un moto di gratitudine. Tanti sono i sacerdoti, i vescovi, spiccano le berrette di cardinali, ma le famiglie – e quelle missionarie in particolare, presentate dall'iniziatore del Cammino, Kiko Argüello – catturano l’attenzione del Papa:

    “Un saluto pieno di affetto rivolgo ai bambini, presenti in gran numero (...) Il mio pensiero va in modo speciale alle famiglie, che si recheranno in diverse parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo”.

    Poi, come per ogni missione che si rispetti, alla gratitudine per chi parte si accompagnano le indicazioni perché il lavoro sia svolto al meglio. Per prima cosa, Papa Francesco chiede ai Neocatecumenali di “costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari” in cui si recheranno:

    “Questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte - e succede - può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte”.

    Comunione spirituale ma anche “attenzione al contesto culturale”. Papa Francesco ricorda che non esiste azione missionaria cristiana che non sia preceduta dall’azione di Dio “anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse”:

    “Si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite. Molti di voi faranno la fatica di imparare la lingua locale, a volte difficile, e questo sforzo è apprezzabile. Tanto più importante sarà il vostro impegno ad 'imparare' le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo”.

    Quello neocatecumenale, osserva ancora Papa Francesco, è un “cammino esigente” che richiede che ogni membro sia rispettato, con “pazienza” e “misericordia”, anche nel caso in cui – sottolinea – “decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore”. Questo è segno, conclude il Papa, della “maturità di fede” propria di chi è pronto a lasciate tutto per Cristo:

    “Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati (...) Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre (...) Siate missionari zelanti e gioiosi, non perdete la gioia. Avanti!”.

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    La gioia delle famiglie Neocatecumenali: nelle periferie esistenziali con Gesù

    ◊   Diversi i cardinali e quasi un centinaio i vescovi presenti all’incontro del Cammino Neocatecumenale con Papa Francesco. Tra le oltre 400 famiglie del Cammino benedette dal Santo Padre, ben 174 prenderanno parte alle nuove 40 “missio ad gentes”. Sono mamme e papà che, con i propri figli, andranno in una terra lontana per portare l’amore di Cristo risorto. Antonella Pilia ha raccolto la testimonianza di alcuni di loro nell’Aula Paolo VI:

    R. - Sono sposata con Roberto da 25 anni e andremo in Asia, in missione con sette figli. Ci siamo resi disponibili a vivere questa esperienza di evangelizzazione perché siamo molto grati al Signore per tutto quello che ha fatto in tutti questi anni. Abbiamo visto veramente che vale la pena lasciare tutto per Lui.

    R. - Gesù Cristo lo sento dentro e mi spinge ad andare in Bulgaria a portare il suo amore...

    R. - Ho undici anni e sono arrivata in missione da quando ne avevo tre. All’inizio ero un po’ triste ma adesso sono felice, anche se non è il mio Paese di nascita.

    D. - Papa Francesco ha invitato tante volte ad evangelizzare le periferie esistenziali ...

    R. - Certo. In questo senso vediamo come la Francia sia una periferia: ci sono molte persone che hanno rinnegato il loro Battesimo o le loro radici cristiane. Quindi, ci rende onorati ricevere la croce della missione da Papa Francesco!

    R. - Siamo contentissimi di cominciare questa nuova "missio ad gentes" in Finlandia, dove fa molto freddo ... ma abbiamo visto che le persone hanno un grande bisogno di vedere queste nuove famiglie con tanti figli. L'amore che si crea tra le famiglie vale molto più di tante catechesi o discorsi.

    R. - È molto bello, anche perché vedono la nostra famiglia unita ... Le loro famiglie non sono sempre unite, spesso i genitori sono separati. Vederci uniti li colpisce.

    R. - Certo, abbiamo paura per i nostri figli, però siamo contenti! Non ci aspettiamo di convertire nessuno ma ci aspettiamo di trovare - noi per primi - Gesù Cristo, perché Lui dice: “Chi lascia tutto riceve il centuplo”. E lo speriamo anche per noi!

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    In udienza dal Papa un gruppo di presuli polacchi in visita "ad Limina"

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattina, in successive udienze, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e un gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Polonia, in Visita ad Limina.

    In India, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Kannur, in India, il sacerdote Alex Joseph Vadakumthala, vicario generale dell’Arcidiocesi di Verapoly. Mons. Vadakumthala, è nato il 14 giugno 1959, a Maradu-Panangad, Distretto di Ernakulam, nell’Arcidiocesi di Verapoly. Ha iniziato gli studi in Panangad per poi proseguirli nel Seminario Minore St. Joseph di Ernakulam. Ha completato la Filosofia e la Teologia presso il Seminario di Pune. È stato ordinato sacerdote il 19 dicembre 1984 nella Cattedrale di Verapoly ed incardinato nella medesima Arcidiocesi. Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1984: Assistente parrocchiale nella Cattedrale di Verapoly; 1985-1988: St. Philominas’ Church, Koonammavu; 1988-1992: Studi a Roma per il Dottorato in Diritto Canonico alla Pontificia Università Urbaniana, risiedendo presso il Pontificio Collegio S. Paolo; 1993-1999: Officiale presso il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute); 1999-2009: Segretario Generale della Commissione per la Salute della CBCI per due mandati; dal 2009: Docente e Procuratore del St. Joseph’s Pontifical Seminary, Alwaye; 2009-2011: Assistente del Cancelliere dell’Arcidiocesi di Verapoly; Direttore del Cochin Arts Communications di Verapoly; Sub Station di Mamkkapady; Direttore del progetto per la CBCI della Society of Medical Education in North India, Ranchi; 2009-2013: Presidente del Canon Law Society of India; dal 2011: Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Verapoly. La Diocesi di Kannur (1998), suffraganea dell'Arcidiocesi di Verapoly, ha una superficie di 4.988 kmq e una popolazione di 2.772.000 abitanti, di cui 50.768 sono cattolici. Ci sono 59 parrocchie servite da 122 sacerdoti (46 diocesani, 76 religiosi), 112 fratelli religiosi, 580 suore e 16 seminaristi maggiori. La Diocesi di Kannur, è vacante dal 15 maggio 2012, a seguito del trasferimento dell’Ordinario, S.E. Mons. Varghese Chakkalakal a Calicut.

    In Cile, il Pontefice ha nominato ausiliari dell'arcidiocesi di Santiago de Chile mons. Luis Fernando Ramos Pérez, del clero della medesima arcidiocesi, finora rettore del Seminario maggiore di Santiago e vicario episcopale per il clero, e il sacerdote Galo Fernández Villaseca, del clero della medesima arcidiocesi, finora vicario episcopale della zona ovest dell’arcidiocesi. Mons. Ramos Pérez è nato a Santiago il 2 gennaio 1959. Prima di entrare in Seminario, ha ottenuto il titolo di Ingegniere presso l’Universidad de Chile. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso il Seminario Maggiore di Santiago e ha conseguito il Dottorato in Teologia con specializzazione in Sacra Scrittura presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ricevette l'Ordinazione Sacerdotale il 5 maggio 1990. Ha svolto successivamente i seguenti incarichi: Prefetto di Filosofia nel Seminario Maggiore di Santiago (1990-1993), Vicario Parrocchiale della Parrocchia di “Cristo Emaús” (1990-1993), Vicario Parrocchiale della Parrocchia di “Santo Toribio de Mogrovejo” (1993), Officiale della Congregazione per i Vescovi (1999 al 2007), Vicario Episcopale dell’arcidiocesi per l’educazione (2007), Rettore del Seminario Maggiore di Santiago (dal dicembre 2007) e Vicario Episcopale per il clero (dal 2011).

    Mons. Fernández Villaseca è nato a Santiago il 3 febbraio 1961. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso il Seminario Maggiore di Santiago. Ricevette l'Ordinazione Sacerdotale il 12 dicembre 1987. Ha svolto successivamente i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Parrocchia di “Nuestra Señora de las Mercedes” a Santiago (1987-1994), Parroco della Parrocchia di “Cristo Redentor” a Peñalolén (1994-2001), Parroco della Parrocchia di “Santa Clara” (2001-2002), Vicario Episcopale della “Vicaría de la Esperanza Jóven” (2002-2011) e Vicario Episcopale della zona ovest dell’arcidiocesi (dal 2011).

    Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di New York, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Josu Iriondo.

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    Tweet del Papa: a volte siamo tristi per il peso dei nostri peccati. Non scoraggiamoci, Cristo ci dà la pace

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “A volte siamo tristi per il peso dei nostri peccati. Non scoraggiamoci – è la sua esortazione - Cristo è venuto a togliere tutto questo, Lui ci dà la pace”.

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    Messa del Papa per la Giornata della Vita Consacrata. Mons. Carballo: nuove speranze per il futuro

    ◊   Domani mattina, alle 10.00, Papa Francesco presiederà la Messa nella Basilica di San Pietro nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa della Presentazione del Signore e nella 18.ma Giornata della Vita Consacrata. La celebrazione sarà aperta da una processione di 50 consacrati, 25 uomini e 25 donne di diverse congregazioni religiose e dei vari continenti. Per fare il punto sulla vita religiosa, Alberto Goroni ha intervistato mons. José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata:

    R. - Credo di poter dire che ci sono motivi di speranza. E’ vero che ci sono ombre nella vita consacrata; è vero che assistiamo ad una diminuzione di vocazioni ed è vero anche che questo fa sì che dobbiamo chiedere ad alcuni istituti di unirsi e altri stanno lasciando opere importanti; ma - allo stesso tempo - io vedo che c’è uno sforzo molto serio per tornare all’essenziale di ogni carisma. Io credo che la vita consacrata oggi sia ancora piena di vita e questo ci dà speranza per il futuro. Una cosa importante che vorrei sottolineare sulla vita consacrata è che in questo momento si sta impegnando ancora di più per andare alle periferie, ascoltando proprio l’invito di Papa Francesco. Quindi anche questo è motivo di speranza.

    D. - Cosa direbbe a un giovane che sente nel cuore un’attrazione per la vita religiosa?

    R. - Io non avrei dubbi nel dire a un giovane che si sente attirato da questa forma di vita o che si interroga: “Non avere paura!”. Se il Signore lo chiama entrerà in un corpo - diciamo - dove c’è molta vita e molta fedeltà, che magari non fa rumore come gli scandali o come gli abbandoni… Direi a un giovane che la vita consacrata oggi non è facile, perché questo vuol dire andare controcorrente, ma proprio per questo è bella! Direi di più: se fosse facile non sarebbe vita consacrata! Seguire Cristo, in obbedienza, povertà e castità, non è stato mai facile e oggi ancor di più, perché non sono valori considerati tali dalla nostra società, ma sono i valori del Vangelo ai quali noi non possiamo rinunciare. Quindi: giovani che vi interrogate sulla vostra vita, se il Signore vi chiama, non dubitate nel dire sì e nel seguirlo. Coraggio, non abbiate paura!

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    Mons. Krajewski presiede una Messa in memoria di Modesta e di tutte le vittime della vita in strada

    ◊   Questa domenica, l'elemosiniere di Sua Santità, mons. Konrad Krajewski, presiederà nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, alle 10.00, una Santa Messa in ricordo di Modesta Valenti, una senza fissa dimora morta nel 1983 all’età di 71 anni. Insieme a lei, verranno ricordati – grazie alla Comunità di Sant’Egidio - anche coloro che, come Modesta, sono vissuti e morti in estrema povertà. Da più trent’anni, Sant’Egidio ricorda le vittime della vita in strada proprio a partire dalla morte di Modesta Valenti, avvenuta il 31 gennaio 1983, quando la donna si sentì male proprio alla Stazione Termini. “L’equipaggio dell’ambulanza che accorse alla chiamata – riferisce una nota di Sant’Egidio - non volle prenderla a bordo perché, a causa delle condizioni in cui viveva, era sporca e aveva i pidocchi. Modesta morì dopo ore di agonia, in attesa che qualcuno decidesse di prestargli soccorso. La sua morte – prosegue la nota - ha segnato profondamente l’amicizia della Comunità di Sant’Egidio con chi è senza dimora. Per questo, nell’anniversario della sua scomparsa, si fa memoria nella liturgia di tutti gli ‘amici per la strada’ a cui la Comunità si è fatta prossima che hanno perso la vita, ricordando ciascuno per nome. Con loro la Comunità, attraverso il servizio delle mense, le cene itineranti, i luoghi di accoglienza, ha intessuto negli anni rapporti di prossimità e di familiarità, nel tentativo di migliorare le difficili condizioni della loro vita. La memoria di Modesta e degli amici per la strada – conclude la nota - da Roma si è diffusa in tanti luoghi dove la Comunità è vicina a chi vive e muore senza dimora”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La comunione è essenziale: Papa Francesco ai neocatecumenali.

    La misura Dio, la regola dell’amore: in prima pagina, sulla giornata della vita consacrata che si celebra domani un editoriale del cardinale João Braz de Aviz.

    Biblioteca nella sabbia: Alberto Camplani sui misteri irrisolti dei papiri Bodmer (a più di sessant’anni dalla loro scoperta in Egitto).

    Il Dna non basta: Carlo Bellieni sulle nuove frontiere della biologia e la giornata della vita.

    Un articolo di Ulla Gudmundson dal titolo “Tra realismo e utopia”: cent’anni fa scoppiava la prima guerra mondiale.

    Un articolo di Sandra Isetta dal titolo “Settanta metri di persecuzione”: esposta eccezionalmente a Brera la tela “I martiri di Nagasaki” di Tanzio da Varallo.

    Franz e le meraviglie della vita: Sabino Caronia recensisce il romanzo di Michael Kumpfmüller che ricostruisce con delicatezza gli ultimi mesi di Kafka.

    La sostenibile leggerezza della carità: omaggio a don Arturo Paolo su “L’Espresso”.

    All’ascolto dei giovani dell’Asia; il priore di Taizé racconta la sua recente visita in Myanmar, Cina, Corea del Nord, Corea del Sud e India.

    Pressioni incrociate sulla Siria.

    L’inserto mensile “Donne chiesa mondo” sul tema “Donna e denaro”.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto. Capitale blindata per la terza udienza al deposto presidente Morsi

    ◊   Terza udienza oggi per il deposto presidente egiziano, Mohammed Morsi. L’ex capo di Stato è ritenuto responsabile dell'uccisone di alcuni contestatori nel dicembre 2012. Le autorità di pubblica sicurezza hanno blindato la capitale nel timore di scontri che, nelle ultime 24 ore, hanno provocato un morto e trentacinque feriti. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    Al Cairo nuova udienza oggi, la terza, per il deposto presidente Mohammed Morsi. L’esponente dei Fratelli musulmani è accusato di aver usato il pugno duro, nel dicembre 2012, quando diversi oppositori persero la vita nelle contestazioni davanti al palazzo presidenziale. Con lui alla sbarra, anche 14 esponenti della “Fratellanza”. Morsi è imputato in quattro procedimenti, tra i capi d’accusa anche quello di voler “distruggere lo Stato egiziano e le sue istituzioni”. Martedì scorso, all’udienza relativa alla sua evasione nel 2011, si è dichiarato “presidente legittimo”, affermando di essere vittima di un “processo politico”. Oggi, le autorità egiziane hanno schierato duemila poliziotti e 30 veicoli corazzati davanti all'Accademia di Polizia, al Cairo, per garantire la sicurezza rispetto allo svolgimento dell'udienza. Creata anche una zona cuscinetto di due chilometri attorno all'Accademia. Intanto, non si fermano le proteste pro-Morsi e gli scontri con la polizia. Secondo il Ministero della sanità, nelle ultime 24 ore, una persona è morta mentre 35 sono rimaste ferite. Ancora instabile la situazione nel Nord del Sinai: in sette giorni di offensiva militare sono morti 31 jihadisti e 8 soldati. Sul fronte politico è stato annunciato che il rimpasto di governo coinvolgerà anche il Ministero della difesa, attualmente guidato dal generale Abdel Fattah al-Sisi, il capo di stato maggiore autore, il 3 luglio scorso, della deposizione del presidente islamista. L'avvicendamento al vertice del dicastero consentirà ad al-Sisi di candidarsi alle prossime presidenziali programmate per la fine di aprile.


    Sulla situazione egiziana, abbiamo raccolto il commento di Azzurra Meringolo, dell’Istituto Affari Internazionali:

    R. - L’apparato giudiziario egiziano sta facendo delle indagini di cui noi non sappiamo i dettagli, quindi è difficile poter entrare nel merito. Morsi, quando è in tribunale, continua a urlare di essere l’unico presidente legittimo e reputa la Corte che lo sta giudicando non legittima. Dobbiamo anche dire, però, che il sistema giudiziario è sempre stato un attore abbastanza complesso: durante il regime di Mubarak è stato fedele al regime, però è stato anche quell’istituzione all’interno della quale in cui sono nati dei piccoli gruppi che si sono ribellati. Ed è anche lo stesso settore che Morsi - una volta chiamato al potere - ha cercato di purgare, riuscendoci minimamente.

    D. - Intanto, nelle piazze continuano le manifestazioni pro-Morsi, nonostante i Fratelli musulmani siano stati messi fuori legge…
    R. - Abbiamo da una parte un processo di transizione guidato dai vertici militari che va avanti e dall’altra quanti ritengono Morsi il presidente ancora legittimo, perché eletto, che si oppongono a questo nuovo processo e quindi continuano a manifestare. Al contempo, abbiamo anche la Fratellanza musulmana, quindi il maggior partito islamista, che è stato messo fuorilegge e una serie di azioni violente - soprattutto esplosioni di bombe - che sono rivendicate da un’alta più radicale jahidista, Ansar Beyt el-Makdes, che ha come sede il Sinai, la Penisola del Sinai, ma che ha portato vari gesti violenti anche in città come Il Cairo e Alessandria.
    D. - Ma questi gruppi estremisti potrebbero mettere a rischio anche le elezioni presidenziali previste per fine aprile?

    R. - Certamente. Il Paese non è stabile e abbiamo visto vari momenti - soprattutto la settimana scorsa, ma che vanno ormai avanti da giugno - in cui ci sono eventi continui di esplosioni e di attacchi mirati a personaggi del governo. Ovviamente, è difficile adesso vedere quale sarà l’evoluzione di queste cellule jihadiste e se a queste cellule si sommeranno altri movimenti. Il Paese non è stabile.

    D. - Però, la maggioranza della popolazione sembra volere, in realtà, una tranquillità che vede riflessa nei militari?

    R. - Questo è quello che si percepisce in alcune piazze. Se noi pensiamo alle grandi città, certamente. Non ci scordiamo però che, da un punto di vista elettorale, quando nel giugno precedente, quindi nel giugno 2012, si è andati a votare, la popolazione ha poi scelto di votare per gli islamisti.

    D. - Se questo è nel breve periodo, ancora più complicato diventa capire cosa succederà nel lungo periodo...

    R. - Diciamo che, da un punto di vista analitico, sembra che al momento non ci siano i presupposti per una stabilità di lungo periodo. E questo anche da un punto di vista economico che è uno dei nodi più grossi della situazione attuale. Tutto può anche evolvere diversamente, ma se noi vediamo adesso il gioco fra le parti, non ci sono i prerequisiti per una stabilità di lungo periodo.

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    Sud Sudan, 750 mila in fuga dagli scontri tra esercito e ribelli Juba

    ◊   Grave allarme umanitario per il Sud Sudan, dove continuano gli scontri armati tra esercito di Juba e ribelli. Secondo l’Onu, che lo ha lanciato ieri, sarebbero 740 mila le persone in fuga dalle violenze all’interno del Paese. Oltre 120 mila si sono invece rifugiate in Kenya, Uganda, Etiopia e Sudan. Per un’analisi della situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Carla Bellani di Pax Christi Italia, responsabile del programma per il Paese africano:

    R. – La situazione è gravissima, soprattutto nelle zone che sono state colpite dai bombardamenti e dagli attacchi dei due fronti. Lì abbiamo città che sono state rase letteralmente al suolo. Sono città fantasma. La gente è fuggita: chi è fuggito nelle paludi, chi è riuscito a mettersi in salvo nei boschi, chi – forse i più fortunati – si sono asserragliati nelle sedi di compound delle Nazioni Unite, che a loro volta in alcune zone sono stati poi attaccati…

    D. – Ci sono organizzazioni che cercano di portare sollievo a questa massa di persone disperate?

    R. – La cosa è molto difficile, anche perché i rifornimenti e gli aiuti Onu sono stati presi d’assalto da entrambe le parti, quindi non arrivano alla popolazione.

    D. – Si può fare qualcosa per risolvere questa situazione sia dal punto di vista umanitario che politico?

    R. – Dal punto di vista umanitario, bisogna essere sul terreno e vedere concretamente che agibilità vi sia e che cosa si possa fare. Dal punto di vista politico, quello che noi come Pax Christi abbiamo fatto è, per esempio, dare voce alla società civile sudanese e penso ai sudanesi della diaspora, penso agli organismi sudanesi per la pace e per i diritti. Ecco, noi diamo voce a queste forze di pace interne che vogliono un Sud Sudan diverso e che vogliono uscire dalla spirale della guerra.

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    Scontri in Thailandia alla vigilia delle elezioni legislative anticipate

    ◊   Almeno 5 feriti alla vigilia delle elezioni legislative in Thailandia, dove si segnalano violenti scontri, a Bangkok, tra manifestanti pro e contro il governo. Testimoni riferiscono di forti esplosioni e spari. In strada numerosi agenti della polizia e dell’esercito mentre esponenti delle opposizioni, che boicottano la tornata, hanno assediato alcuni uffici postali per impedire la distribuzione delle schede elettorali. Sulla loro posizione, Eugenio Bonanata ha intervistato Emanuele Giordana presidente di "Lettera 22":

    R. - La loro è una posizione del tutto inaccettabile: chiedere dalla piazza che si formi un Consiglio provvisorio quando il governo ha indetto legittime elezioni, significa in sostanza dire che noi non riconosciamo la volontà popolare - che si esprime con le elezioni - ma riconosciamo la nostra volontà: la nostra di chi? Questo è in realtà il punto dolente di tutta questa campagna anti-Shinawatra, che non è certo un personaggio simpatico - fratello della reggente attuale – ma che in questo modo, per come è stata condotta, finisce in realtà per aumentare il potere della sua famiglia.

    D. – Cosa dire, invece, del ruolo della magistratura che potrebbe intervenire sulla vicenda anche dopo le elezioni, annullandole probabilmente…

    R. – Questa è una delle possibilità perché la magistratura è già intervenuta in modo politico nelle vicende thailandesi e ci sarebbe da augurarsi che non lo facesse più, perché non si possono risolvere i problemi del Paese per via giudiziaria. La magistratura può fare un intervento, con molta attenzione ai dettami della Costituzione, lasciando però che poi sia la politica a sbrigare le vicende.

    D. – In questo quadro qual è il ruolo del re della Thailandia?

    R. – Bisogna innanzitutto dire che il re è ormai molto anziano e forse questa volta ha deciso di stare ancora più ai margini. Ricordiamo che fu lui che diede il via ai militari per il colpo di Stato diversi anni fa. In questo momento sembra che resti a guardare. Sappiamo che ci sono una serie di fermenti all’interno delle unità militari che sono tendenzialmente lealiste e vicine al re, dove però c’è una fronda che invece è vicino a Shinawatra. Per il momento, il capo delle forze armate - che è un uomo vicino al re - ha deciso di non muoversi. Bisogna vedere cosa succederà…

    D. – Tutta questa situazione di instabilità ha bloccato la crescita economica del Paese. Proprio a livello economico, quali possono essere le conseguenze della situazione thailandese per il Sudest asiatico; pensiamo a Paesi come la Cambogia, o anche la Cina…

    R. – La situazione della Thailandia, che è da tempo - soprattutto in questo ultimo periodo - di totale instabilità non può che favorire le economie emergenti, o già emerse, che si trovano nella stessa area. Inoltre, il problema della Thailandia non è soltanto quello di un’instabilità “momentanea”, che si potrebbe risolvere con le elezioni politiche, o con un accordo che impegni entrambe le parti; il problema è di fondo: lo scontro tra la classe dirigente thailandese – ossia, la vecchia classe, soprattutto la famiglia reale, quindi i poteri forti del Paese – e quella “rampante” arrivata al potere con Shinawatra che – questa è l’accusa maggiore che gli si fa – pur avendo compreso con intelligenza quali erano i settori di punta su cui indirizzare l’economia thailandese, ha poi fatto una vera e propria occupazione del potere economico, lasciando da parte la vecchia classe dirigente e privilegiando al massimo le sue clientele. Questo è diventato uno scontro insanabile che poi si serve dello scontro più ampio che c’è tra città e campagna, con la capacità di Shinawatra di conquistarsi il ceto rurale. Senza risolvere questo problema di fondo lo scontro potrebbe magari essere rimandato ma scoppierà di nuovo.

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    Capitali europee in piazza domenica in difesa della famiglia

    ◊   Parigi, Lione, Bruxelles, Bucarest, Madrid, Varsavia e Roma. In contemporanea, in diverse città d’Europa, questa domenica, la "Manif Pour Tous" promuove una mobilitazione, in difesa della famiglia, contro il tentativo di approvare senza dibattito al Parlamento Europeo, martedì 4 febbraio, il rapporto Lunacek sull’uguaglianza fondata sull’“orientamento sessuale e l’identità di genere”. L'appuntamento a Roma è alle 11 in Piazza Farnese, sede dell'ambasciata di Francia. "C’è una emergenza antropologica, il matrimonio tra un uomo e una donna è un valore civile aldilà della cultura e del credo religioso", spiega al microfono di Paolo Ondarza, Jean-Pierre Delaume-Myard, omosessuale, portavoce della "Manif pour Tous" in Francia:

    R. – La question de la famille n’est pas une question uniquement franco-française; …
    La questione della difesa della famiglia dagli attacchi cui è sottoposta non è soltanto una faccenda francese; è una faccenda universale. Per questo “Manif pour tous” ha deciso di scendere in piazza in varie capitali europee: a Roma, Berlino, Bruxelles, Londra e Parigi. La questione della famiglia è importante, sia sul piano europeo sia su quello internazionale: ho amici omosessuali negli Stati Uniti che si battono per la difesa della famiglia e contro le adozioni gay; possiamo riuscire perché, come si è visto nello Stato dell’Utah, negli Stati Uniti, o più recentemente in Australia, le leggi si possono modificare.

    D. – In Francia, la protesta contro il matrimonio omosessuale e l’adozione da parte di coppie gay ha visto la mobilitazione di moltissime persone …

    R. – Le gouvernement, en ayant fait passer par force cette loi en France, a …
    Dopo che il governo francese ha praticamente imposto la legge sul matrimonio omosessuale, sono state depositate circa 700 mila firme di protesta, poi siamo scesi in piazza con oltre un milione di persone; ma il governo francese non vuole ascoltarci. Non solo, in Francia chi ha manifestato pacificamente in difesa della famiglia e dei diritti dei bambini ha subito la repressione della polizia: controlli di identità, arresti e violenze. Ora, grazie all’iniziativa di un vostro connazionale, Luca Volonté, già presidente del Partito Popolare Europeo, l’Europa ha avviato un’inchiesta presso la Corte dei diritti umani su queste violenze.

    D. – Lei, da membro dell’associazione omosessuale francese Homovox, tiene a precisare che il reato di omofobia, così come la questione del matrimonio per tutti, non sono questioni che fanno il reale interesse delle persone con un orientamento omosessuale …

    R. – En France, en novembre 2012, quand madame Taubira proposait cette loi …
    Quando nel novembre 2012 la signora Taubira presentò il progetto di legge per il matrimonio gay, la maggioranza degli stessi omosessuali è stata molto sorpresa: infatti, in Francia, la gran parte degli omosessuali non ha mai chiesto una cosa del genere. Ne è la prova il fatto che in Francia esiste da anni il “Pacs” ed è stato scelto soltanto dal 4% degli omosessuali. Quindi: gli omosessuali non hanno mai chiesto il matrimonio gay e tanto meno di avere figli.

    D. – Lei ha detto che le prime vittime della teoria del gender, da molti definita un’ideologia, sono i bambini nati dalla procreazione assistita o dalla maternità surrogata: perché?

    R. – Le premières victimes sont, en effet, les enfants: pourquoi? Parce que …
    In realtà, le prime vittime sono i bambini: perché? Perché li si priva scientemente di un padre e di una madre. Il desiderio di avere un figlio, provato da un omossessuale non può giustificare qualsiasi tipo di soluzione per colmare questa mancanza. Ogni bambino, ha il diritto di avere un padre e una madre …

    D. – Dietro all’imposizione di un pensiero unico, proprio della teoria del gender – lei ha denunciato – si nascondono altri interessi …

    R. – Au delà de priver un enfant d’une père et d’une mère, il y a des choses encore …
    Oltre a privare un bambino del padre e della madre, ci sono cose ai nostri occhi ancora peggiori: la procreazione medicalmente assistita e la gestazione per conto terzi. Non si può considerare la donna una merce. Il fenomeno delle madri surrogate provoca discriminazioni di tipo economico: in Francia per comprare un bambino – perché la questione è veramente in questi termini – servono tra 80 e 100 mila euro. E cosa succede? Succede che ci sono Paesi come l’India dove le donne sono mantenute in alcune case e se non partoriscono bambini sono violentate o subiscono abusi da parte della loro stessa famiglia: una donna che partorisce un bambino in una casa indiana procura l’equivalente di uno stipendio di un anno del marito. E’ un vero e proprio “business”, quello che si sta attivando … Similmente accade negli Stati Uniti dove per alcune migliaia di euro una coppia può scegliere come in un catalogo un bambino: il colore dei suoi occhi, il sesso, il suo quoziente intellettivo. Ma non dobbiamo dimenticarci che né il bambino, né la donna sono merce …

    D. – Gli attacchi alla libertà d’espressione da parte della legge contro l’omofobia così come l’imposizione di un pensiero unico tipico della teoria del gender sono realmente avvertiti come un pericolo dall’opinione pubblica?

    R. – Les Français ont démontré plusieurs fois, en descendant dans la rue, qu’ils …
    I francesi hanno dimostrato più d’una volta, scendendo in piazza, di voler denunciare questo pensiero che non soltanto è un pensiero unico, ma anche iniquo. Più di una volta sono scesi in piazza con oltre un milione di persone, cosa che non si era più vista dai tempi del generale De Gaulle. Hanno depositato migliaia e migliaia di firme … La Francia continua, continuerà a scendere in piazza per lottare contro questo pensiero iniquo e per abrogare la legge Taubira: le prossime elezioni dovranno occuparsene, perché questa questione l’abbiamo posta anche ai futuri candidati.

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    Tensioni politiche in Italia, Francesco Bonini: fase di smarrimento, servono i fatti

    ◊   “Scandaloso” ha definito ieri mons. Galantino, segretario generale della Cei, quanto accaduto alla Camera mercoledì scorso. La rissa suscitata dai parlamentari del M5S è stato l’apice del fare opposizione del Movimento, ma sono seguiti poi l’invito ad andarsene rivolto alla presidente della Camera, Boldrini, e l’impeachment nei riguardi di Napolitano. Bersaglio degli attacchi sono state dunque proprio le istituzioni. “Sono preoccupato per il Parlamento”, è stato il commento del presidente Napolitano. Adriana Masotti ha chiesto a Francesco Bonini, ordinario di storia delle istituzioni politiche alla Lumsa di Roma, se condivide questa preoccupazione:

    R. - Siamo tutti preoccupati, siamo preoccupati per il nostro futuro personale e familiare, siamo preoccupati per il futuro dell’Italia e anche per quello delle nostre istituzioni che sono in una fase di cambiamento, ma che sono anche oggetto di questo duplice registro: uno di propaganda ed uno di violenza. Prendiamo il caso, per esempio, del cosiddetto impeachment: è evidente che l’iniziativa non potrà portare assolutamente a nulla, eppure questo tema è un oggetto martellante di una propaganda, che diventa violenta nel momento in cui si passa all’insulto e all’azione fisica. Quindi propaganda violenta che è proprio la metafora di un muoversi in maniera disordinata senza un obiettivo. In realtà, mandare tutti a casa non è un obiettivo; il problema è che, purtroppo, le giornate che abbiamo appena vissuto, ci confermano il fatto che siamo in un momento di smarrimento e di decadenza.

    D. – Ieri, Grillo è venuto a Roma per incontrare i suoi parlamentari e ha detto che comunque non bisogna abbandonare il parlamento. Ma, secondo lei, la propaganda quale scopo ha? I sondaggi vedranno crescere il Movimento Cinque Stelle dopo questi ultimi gesti?

    R. - I sondaggi sono ballerini, ma comunque dicono che il Movimento Cinque Stelle continua a rappresentare circa un quarto degli elettori. Per cui, ovviamente, l’obiettivo di questo movimento è quello di continuare ad esserci, continuando a giocare questo “dentro–fuori” che gli ha permesso di mantenersi alla ribalta dopo il grande successo elettorale di un anno fa. Quindi, la strategia sarà sempre quella: incrementare quei consensi di persone arrabbiate e deluse per i motivi più diversi, molti dei quali largamente presenti nell’opinione pubblica.

    D. - Dobbiamo dire però che c’è anche una fetta di elettorato - e comunque di cittadini italiani - che avevano guardato con speranza al Movimento Cinque Stelle, perché portatore di un cambiamento. Ora, si sta assistendo, però, alla mancanza di una fase costruttiva ...

    R. - “Cambiamento” è la parola magica. Si continua a parlare di cambiamento, ma appunto cambiare è straordinariamente difficile. Quindi direi che l’unica risposta che tutte le forze politiche sono chiamate a dare è tradurre questa parola da slogan, da propaganda, alla realtà delle cose. Noi opinione pubblica, noi osservatori della politica, dobbiamo essere chiari nel premiare soltanto tutti coloro che alle parole facciano seguire i fatti. Il futuro della politica è nelle concrete realizzazioni.

    D. - Quali conseguenze invece sul Paese da una politica che ci rimanda episodi come quelli a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi?

    R. - Indubbiamente la politica ha anche una dimensione pubblica, direi educativa. Gli uomini politici, o più esattamente i rappresentanti, molto spesso non sono migliori della maggior parte della popolazione, ma certamente sono degli esempi. Noi abbiamo bisogno di esempi positivi e di riferimenti positivi. Purtroppo, veniamo da un lungo periodo di disordine. Quando ci si è assuefatti al disordine, è più difficile ritrovare l’ordine. Ma c’è una molla potente per ritrovarlo: la crisi; quella dell’economia, dei rapporti, delle prospettive. Questo ci impone di regolarci nuovamente. Questo costringe - come abbiamo visto a proposito delle discussioni sulla legge elettorale – i decisori politici a mettersi all’opera, costringendo un po’ tutti a muoversi secondo un preciso alveo che è quello delle norme e – diciamolo pure – anche quello del bene comune, ovvero dell’interesse collettivo.

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    Italia: nel 2013 nati circa 540 mila bambini, la maggior parte da un genitore straniero

    ◊   “E’ necessario lo sviluppo di nuovi percorsi formativi di prevenzione sull’ infertilità, ma anche una programmazione di interventi socio culturali a sostegno della salute procreativa”. Questo l’appello unanime delle cliniche ginecologiche e ostetricie delle Università romane, riunite in un convegno questa mattina a Roma, alla vigilia della Giornata per la vita. E sempre nella capitale, presso il Policlinico Umberto I, si è svolto un incontro sul tema “Nascere in Italia: problematiche mediche e sociali”. Il servizio di Marina Tomarro:

    In Italia, diminuisce la mortalità infantile, ma si affronta la prima gravidanza in età sempre più avanzata. Infatti, secondo i dati Istat, circa il 7% delle future mamme ha un eta compresa tra i 40 e i 49 anni. Aumentano anche i parti gemellari, dovuti probabilmente al ricorso sempre più frequente da parte di molte coppie di tecniche di fecondazione medicalmente assistita. Ma quanti sono i bambini che oggi nascono nel Belpaese? Mario De Curtis del Dipartimento di pediatria del policlinico Umberto I:

    "Nel 2012, sono nati 534 mila bambini, ben 42 mila in meno rispetto al 2008. Gli ultimi dati dell’Istat, relativi al 2013, confermano questa ulteriore diminuzione della natalità che è presente non solo in Italia, ma anche in Europa. L’altro fenomeno che abbiamo osservato in Italia è rappresentato da una diminuzione di nati da genitori italiani e un progressivo aumento di nati da genitori stranieri. I nati da donne rumene sono quelli più numerosi".

    Ma a volte, proprio questi piccoli quando nascono hanno bisogno di attenzioni e cure particolari. Ancora Mario de Curtis:

    R. - Molto spesso, questi bambini, rispetto ai figli di donne italiane, presentano più frequentemente delle situazioni patologiche, quali prematurità, problemi respiratori, e necessitano di cure intensive. Questo fenomeno è da mettere in relazione a una serie di condizioni, quali un cattivo controllo della gravidanza, una cattiva alimentazione, delle condizioni igieniche particolarmente scadenti, situazioni abitative molto critiche. Senza dubbio, un miglioramento potrebbe aversi con una migliore informazione e aiuto a queste donne.

    D. - Com’è cambiata la neonatologia oggi in Italia?

    R. - Oggi, l’assistenza neonatale in Italia ha raggiunto dei livelli ottimi. Diciamo che esistono molti centri italiani che sono paragonabili, per i risultati, che hanno ai migliori centri internazionali. Ma esistono inevitabilmente dei problemi tra le varie regioni e una maggiore attenzione deve essere data soprattutto all’organizzazione. Bisogna rivedere alcuni principi e in particolar modo i tagli lineari della sanità e la spending review che stanno mettendo veramente in ginocchi molti reparti di neonatologia e di terapia intensiva neonatale.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa Domenica, in cui la Chiesa celebra la Festa della Presentazione del Signore, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Maria e Giuseppe portano il bambino Gesù al Tempio per il riscatto del primogenito, come prescritto dalla legge di Mosè. Simeone, uomo giusto, e la profetessa Anna, riconoscono in quel bambino il Salvatore tanto atteso. Simeone dice:

    “I miei occhi han visto la tua salvezza preparata da te davanti a tutti i popoli”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    La festa di oggi, che la tradizione popolare conosce come la “candelora”, per le candele che si usano nella processione prevista dalla liturgia, è in realtà la manifestazione del Signore che chiude il ciclo del Natale e ci proietta già verso la luce della Pasqua. Gesù, che è il Primogenito, viene presentato al Tempio perché, come ogni primogenito (dalla notte della prima Pasqua), appartiene al Signore ed Egli lo invia non solo a “restaurare le tribù di Giacobbe”, ma anche come luce per le genti, perché “porti la salvezza fino all’estremità della terra. Simeone e Anna, che riassumono l’attesa di Israele, vanno incontro del Signore e, illuminati dallo Spirito, lo riconoscono e gli rendono testimonianza; l’immagine di Simeone che riceve tra le braccia il bambino rievoca l’adorazione dei pastori e dei magi, la presenza di Maria, a cui viene predetta una spada di dolore, ci porta ai piedi della croce, dove Gesù sarà quel segno di contraddizione che svelerà i pensieri di molti cuori. L’attesa di Simeone ed Anna non è finita, è l’attesa di quanti aspettano ancora oggi la redenzione di Gerusalemme. Oggi il Signore viene a dare compimento a tutte le nostre attese, alle attese di tutte le genti, andiamogli incontro con gioia, spalanchiamo le porte a Cristo, le porte delle nostre case, delle nostre città, perché faccia risplendere in mezzo al disorientamento e alle tenebre che ci circondano la sua luce divina. E così potremo cantare anche noi con Simeone ed Anna: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace perche i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Istanbul: il card. Scola incontra il Patriarca ortodosso Bartolomeo I

    ◊   “Siamo qui con il desiderio di compiere un ulteriore piccolo passo nel necessario cammino verso l’unificazione piena tra tutti i cristiani. Questa unità, ne siamo ben consapevoli, non può essere che il frutto sovrabbondante della grazia del Risorto. È Lui a prendere sempre l’iniziativa”. Con queste parole l’arcivescovo di Milano card. Angelo Scola ha salutato ieri a Istanbul al Fanar, sede del patriarcato ortodosso, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. L’incontro ricambia la visita di Bartolomeo a Milano, avvenuta il 14 e 15 maggio 2013 in occasione delle celebrazioni dei 1700 anni dalla firma dell’Editto di Milano, con cui l’imperatore Costantino, fondatore della città sul Bosforo, riconobbe la libertà religiosa. “Vogliamo esprimere la nostra vicinanza ed il nostro sostegno perché si ristabilisca pienamente la libertà della Chiesa nelle vostre terre” ha proseguito il card. Scola riferendosi alla difficile situazione dei cristiani in Turchia. “Non esiste, infatti, libertà religiosa laddove essa non venga riconosciuta a tutti e a ciascuno. Sebbene le situazioni in Oriente e in Occidente siano diverse – e differenti pertanto anche i problemi cui far fronte – l’azione a favore della piena libertà religiosa ci trova uniti in modo deciso. Un’importante mescolanza di etnie, culture e religioni caratterizza la vita quotidiana delle nostre città. I popoli e le nazioni sono pertanto chiamati a imparare e ad approfondire il bene pratico dell’essere insieme. A questo compito comune a tutta la famiglia umana le nostre Chiese possono offrire un prezioso contributo. A questo impegno in favore della libertà religiosa e della ricerca del bene comune nelle nostre società appartengono a pieno titolo le attività di collaborazione tra il Patriarcato Ecumenico, le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica”. Dopo questo primo incontro il card. Scola e Bartolomeo sono intervenuti alla presentazione del libro «Papa XVI Benedikt, Aziz Pavlus» (edizione Fondazione Internazionale Oasis) traduzione in turco di 20 catechesi che Benedetto XVI dedicò a San Paolo durante l'anno paolino. “La prima preoccupazione dell’ecumenismo non è politica, accordare le voci per farsi sentire meglio, ma teologica: la ricerca dell’unità tra i cristiani scaturisce dalla fede stessa”, ha detto Scola nel suo intervento. Il cammino di unificazione piena tra tutti i cristiani “è uno scambio di doni, non la ricerca di un’alleanza strategica”, o un modo “per rivendicare meglio e con più forza alcuni diritti”, ha spiegato il Cardinale ribadendo che proprio “questa sottolineatura toglie anche ogni ombra di sospetto che i non cristiani – nel nostro caso i nostri amici musulmani – potrebbero nutrire circa lo scopo della nostra attività”. L’incontro di ieri pomeriggio è stato il primo appuntamento della vista del cardinale in Turchia, che suggella le iniziative della diocesi di Milano per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio. Il card. Scola oggi visiterà la Facoltà teologica sull’isola di Calchi, mentre domani parteciperà alla Divina liturgia della Presentazione di Gesù al Tempio. (R.P.)

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    Siria. L’Onu esorta le potenze internazionali a fare pressioni su Damasco e opposizione

    ◊   A margine della chiusura della prima fase delle trattative a Ginevra, concluse ieri senza un accordo, il mediatore dell’Onu, Lakhdar Brahimi, ha esortato le potenze internazionali a esercitare pressioni sul governo di Damasco e sulle opposizioni perché s'impegnino a discutere seriamente sulla fine del conflitto. Nell’intervento di questa mattina alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è rivolto direttamente a Russia e Stati Uniti, chiedendo loro di premere sulle parti perché tornino al tavolo dei negoziati il 10 febbraio. L'appello di Ban è arrivato poche ore dopo l'incontro nella città tedesca tra il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, durante il quale da parte americana si è insistito per accelerare la distruzione delle armi chimiche del regime e per rilanciare la necessità di "un governo di transizione di mutuo consenso". Al momento, solo l'opposizione ha confermato la partecipazione al secondo round di negoziati, fissato per il 10 febbraio. Il regime rifiuta infatti di discutere un processo di transizione che preveda l’estromissione dal potere del presidente Assad. Intanto, sul terreno non si fermano i combattimenti. Attivisti siriani riferiscono che le forze governative stanno avanzando ad Aleppo, dove almeno sei persone sono state uccise dalle bombe lanciate sulle aree in mano ai ribelli. (M.G.)

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    Appello congiunto del Patriarca Kirill e del Patriarca di Antiochia per "pace e integrità" in Siria

    ◊   Il patriarcato di Mosca e quello greco-ortodosso di Antiochia hanno lanciato un appello congiunto per la pace e l'indipendenza della Siria. "Le due Chiese credono che solo attraverso un dialogo aperto e onesto sia possibile garantire la vera pace in Siria, la sua indipendenza e integrità territoriale e assicurare pari diritti e opportunità ai suoi cittadini" si legge nel comunicato diffuso al termine della visita a Mosca del patriarca Giovanni X Yazigi. Secondo i due leader religiosi, è importante sostenere il processo iniziato a Ginevra e allo stesso tempo auspicare che "tutti i problemi politici in Libano, Iraq e negli altri Paesi del Medio Oriente siano affrontati con uno spirito di pace, che rifiuta la violenza e tutti i tipi di pressione che possono arrivare da posizioni estremiste o atti terroristici". Nel comunicato - riportato dall'agenzia AsiaNews - si sottolinea inoltre la necessità di prendere misure volte a garantire l'immediato rilascio di tutti gli ostaggi: a partire dal metropolita Boulos Yazigi (della Chiesa ortodossa di Antiochia) e del metropolita Mar Gregorios Youhanna Ibrahim (della Chiesa siro-ortodossa) - rapiti ad aprile - come pure delle suore, dei sacerdoti e degli orfani del convento di Maalula. "Le Chiese di Antiochia e di Russia hanno entrambe esperienza di convivenza con l'islam - concludono i due patriarchi - respingiamo ogni tipo di estremismo o odio e ci appelliamo ai cristiani e musulmani perché lavorino insieme per il bene della loro patria". (R.P.)

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    Sud Sudan: al termine della Plenaria dei vescovi appello di pace, giustizia e verità

    ◊   Un lungo appello alla pace, alla riconciliazione, alla promozione della giustizia e della verità: a lanciarlo, sono i vescovi del Sudan e del Sud Sudan (Scbc), al termine della Plenaria straordinaria, che si è conclusa ieri a Juba. Il documento episcopale arriva in un momento in cui il Sud Sudan è devastato da oltre un mese di aspri combattimenti tra i fedeli al presidente Salva Kiir, di etnia Dinka, e i ribelli, seguaci dell’ex vice-Presidente Riek Machar, di etnia Nuer. Scontri che continuano, nonostante il cessate-il-fuoco firmato nei giorni scorsi ad Addis Abeba. Nell’appello dei vescovi, firmato dal card. Gabriel Zubeir Wako, presidente della (Scbc), si ribadisce la dignità ed il diritto alla vita per ogni persona umana; i presuli si dicono inoltre “scioccati” per le violenze accadute nel Paese e sottolineano di “non poter rimanere in silenzio” di fronte a tali avvenimenti. Di qui, l’esortazione ad una “urgente riforma democratica”, alla “necessità di una governance migliore”, lontana da “nepotismi, corruzioni e personalizzazioni della politica”, alla pace ed alla riconciliazione, raggiungibili “attraverso processi di promozione integrale della persona”. La Scbc critica, poi, la scelta di “escludere le Chiese e le forze civili dai negoziati di pace di Addis Abeba” e ricorda il lungo lavoro svolto in passato da tal organismi in favore della pace, perché essa “è la convinzione che l’unità, ottenuta grazie allo Spirito, può armonizzare ogni diversità” e “superare tutti i conflitti”. Respingendo, quindi, “con fermezza ogni ricorso alla violenza”, i vescovi sudanesi invocano “il rafforzamento di istituzioni nazionali democratiche”, guidate da “leader maturi e moralmente validi”, insieme alla trasparenza del sistema politico e amministrativo e alla certezza della pena per i colpevoli di crimini. Un ulteriore appello viene rivolto ai giornalisti e a tutti gli operatori della comunicazione, affinché operino secondo verità, lontani dagli stereotipi negativi, senza incitare all’odio e alla violenza tramite la disinformazione. E ancora: la Chiesa del Paese africano chiede una riforma di tutte le Forze armate, affinché non siano legate ad alcun partito politico; un appello speciale viene poi lanciato perché si ponga fine alla piaga dei bambini-soldato, si risparmino i civili, vengano rispettati i prigionieri di guerra e le Chiese, gli ospedali e i campi profughi non siano fatti oggetto di scontri armati. Centrale, allora, ribadisce la Scbc, l’educazione della nazione, definita “essenziale per un futuro di pace e di riconciliazione”, purché includa “valori etici” necessari alle “coscienze” di coloro che guidano il Paese. Infine, i presuli rivolgono un pensiero ad alcune aree particolarmente disastrate del Paese, come i Monti Nuba, il Darfur, la regione di Abyei, la diocesi di Malakal: per queste zone si invoca l’apertura di corridoi umanitari e la tutela dei diritti umani. Il documento episcopale si conclude con un’esortazione ai fedeli affinché preghino per l’unità nazionale. (A cura di Isabella Piro)

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    Pakistan: assalto a scuola nel nordovest, cinque talebani uccisi

    ◊   Cinque ribelli uccisi e circa 50 catturati, è il bilancio della battaglia tra le forze di sicurezza pakistane e un gruppo di militanti islamisti che hanno attaccato una scuola elementare nell'area di Kahnpur, nel distretto di Swabi. La località è il luogo di origine del numero due del gruppo talebano Tehrik-e-Taliban Pakistan. Nei giorni scorsi il gruppo ha accolto con favore l'offerta di negoziato del governo di Islamabad, contemporaneamente, però, un portavoce dei talebani ha confermato che l’obiettivo finale del movimento è instaurare la sharia nel Paese. (M.G.)

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    Pakistan: a Faisalabad il 2014 proclamato “anno di pace e di speranza”

    ◊   La diocesi di Faisalabad, nel cuore del Punjab pakistano, ha proclamato il 2014 “un anno di pace e di speranza”: è quanto ha dichiarato il nuovo vescovo, mons. Joseph Arshad, che, come appreso dall'agenzia Fides, sta compiendo una visita pastorale alle parrocchie, comunità, istituti educativi del territorio, per conoscere le diverse realtà, incontrare parroci, educatori e religiosi, ascoltare i fedeli. Il tutto all’insegna di due parole: pace e speranza. Come racconta a Fides padre Emmanuel Parvez, parroco della Chiesa di san Paolo a Pansara, nella diocesi, “il vescovo prosegue nel prendere confidenza con la natura e le potenzialità della realtà cattolica diocesana, cercando di valorizzare le risorse pastorali esistenti”. In particolare, l’opera di padre Parvez riguarda i bambini: il sacerdote ha infatti lanciato una speciale “pastorale dell’infanzia”, grazie alla presenza di una statua del Bambino Gesù di Praga, fatta giungere nella sua chiesa. Padre Parvez promuove incontri di spiritualità e preghiera, attività educative, sociali, culturali e ludiche che coinvolgono migliaia di bambini cristiani e musulmani. “Dialogo, pace e riconciliazione, nel nome di Cristo, che ama tutti, cominciano proprio dall’infanzia. Se bambini di religione diversa sono educati a conoscersi e a stare insieme pacificamente, in tal modo si gettano le basi per una società armoniosa”, spiega. Il vescovo Arshad e anche il direttore delle Pontificie opere missionarie in Pakistan, padre Waseem Walter, apprezzano molto e incoraggiano il lavoro pastorale con l’infanzia promosso da padre Parvez. (R.P.)

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    Sud Africa: "Evangelii gaudium" e Sinodo sulla famiglia al centro della Plenaria dei vescovi

    ◊   L’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, siglata da Papa Francesco nel novembre 2013, e il Sinodo straordinario sulla famiglia, in programma per il prossimo ottobre, sono stati i temi principali esaminati dalla Conferenza episcopale del Sudafrica (Sacbc), nel corso della loro Assemblea plenaria. Da sottolineare che l’incontro si è tenuto a Manzini, nel Regno dello Swaziland, per festeggiare il primo centenario dell’arrivo della fede cattolica in questo piccolo Stato dell’Africa australe. Nel comunicato finale dei lavori, i presuli sottolineano di aver riflettuto sull’Evangelii gaudium per comprendere la missione episcopale ed il rapporto del vescovo con la diocesi. Quanto al Sinodo sulla famiglia, la Sacbc ha approvato le risposte al questionario inserito nel documento preparatorio dell’Assemblea; tali risposte verranno ora inviate alla Segreteria generale del Sinodo, a Roma. Inoltre, la Conferenza episcopale ha stabilito che le Chiese locali potranno celebrare una Giornata della Famiglia nel corso dell’anno. Tra gli altri temi in esame, anche la visita ad limina, in programma alla fine di aprile, e che vedrà la Sacbc ricevuta in udienza da Papa Francesco, e la presentazione del libro “La risposta cattolica all’Hiv/Aids”, frutto della conferenza organizzata a gennaio 2013 dall’Ufficio episcopale per la lotta all’Aids. Infine, da segnalare due ospiti di rilievo presenti alla Plenaria: il segretario della nunziatura apostolica nel Paese, mons. Kevin Randall, che ha esortato i presuli alla preghiera e all’imitazione di Papa Francesco “nella gioia e nel dinamismo”; ed il rabbino Warren Goldstein, che ha tracciato la via per un fruttuoso dialogo cattolico-ebraico in Sudafrica. Infine, è stata annunciata – a breve – la pubblicazione di due dichiarazioni dei vescovi: una riguardante le imminenti elezioni parlamentari, e un’altra dedicata al 20.mo anniversario dell’instaurazione della democrazia nel Paese. (I.P.)

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    India: in Orissa inaugurato il primo Centro per malati di Aids dello Stato

    ◊   Il nunzio apostolico in India, mons. Salvatore Pennacchio, ha inaugurato il primo Centro per malati di Hiv/Aids dell'Orissa. Il Vincent Seva Sadan, questo il nome della struttura, è sorto a Balasore per volontà della diocesi, e sarà diretto dalle Figlie della Carità. Il nuovo Centro è sorto in linea con gli sforzi del governo dell'Orissa di tenere sotto controllo il virus Hiv. "Assistere e curare i malati di Aids - ha sottolineato mons. Thomas Thiruthalil, vescovo della diocesi di Balasore - era un sogno per tutto lo Stato, e grazie a questo Centro possiamo farlo". Il Vincent Seva Sadan offrirà assistenza medica, prescrizioni, possibilità di ricovero e ogni altro servizio necessario alle persone sieropositive o con Aids conclamato, senza distinzioni di classe, religione, casta e lingua. La cerimonia di inaugurazione si è svolta il 29 gennaio scorso alla presenza di un centinaio di persone, tra vescovi, sacerdoti, suore e laici di ogni estrazione sociale. (R.P.)

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    Svizzera: entrano in vigore le direttive sugli abusi stilate da vescovi e superiori religiosi

    ◊   Oggi entra in vigore, in Svizzera, la terza edizione delle direttive su “Gli abusi sessuali nel contesto ecclesiale. Direttive della Conferenza episcopale svizzera (Ces) e dell’Unione dei Superiori maggiori (Usm)”. Lo rende noto un comunicato della stessa Ces. “L’ambito d’applicazione di tali direttive – si legge – è nettamente più vasto, perché esse sono emanate non solo dai vescovi, ma anche dai Superiori degli Istituti religiosi”. In questo senso, “la nuova normativa comprende sia le persone direttamente attive nella pastorale, sia coloro che operano nei diversi ambiti della Chiesa: catechismo, giovani, formazione, volontariato, sociale, musica sacra, ecc.”. Essa, inoltre, spiega la Ces, “concerne anche le comunità religiose, i movimenti e i gruppi ecclesiali”. Rispetto alle edizioni del 2002 e del 2010, i vescovi svizzeri sottolineano come le nuove direttive facciano riferimento ad “una prevenzione molto accentuata, soprattutto riguardo alla formazione”; ad esempio, “l’ammissione dei seminaristi o dei candidati agli ordini e alle comunità religiose, esige la presentazione dell’estratto del casellario giudiziale”. Allo stesso modo, ricorda la Ces, “se i candidati al sacerdozio o alla vita consacrata dovessero cambiare luogo di formazione o di vita comunitaria, le informazioni tra i responsabili dovranno circolare in maniera chiara e precisa”, tanto che “l’ordinario incaricato dovrà redigere un attestato di moralità” e indirizzarlo al nuovo responsabile della formazione del candidato. Inoltre, i presuli raccomandando che “la problematica degli abusi sessuali” sia “pienamente integrata nel percorso formativo, così come gli effetti duraturi sulle vittime, le norme concernenti in ambito civile ed ecclesiale e le conseguenze” per gli autori di abusi. Nel documento della Chiesa di Friburgo vengono integrate anche le disposizioni varate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, alla quale – ricorda la Ces – spetta il compito di “giudicare gli abusi sessuali commessi da membri del clero sui minori di 18 anni”. Infine, si sottolinea che “elementi costitutivi del reato sono già l’acquisto, il possesso, lo scaricamento da Internet, e la diffusione di materiale pedopornografico”. (I.P.)

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    Irlanda: conferenza dei vescovi sul problema dell'alcolismo

    ◊   “Placare la sete: spiritualità e dipendenza”: su questo tema si tiene oggi a Dublino, presso il Centro pastorale “Holy Child”, una conferenza nazionale organizzata dal Comitato episcopale irlandese per la tossicodipendenza (Ibdi). Ad aprire i lavori sarà l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin. Indirizzata in particolare ai giovani, l’iniziativa – informa una nota – “vuole promuovere una campagna per un consumo moderato degli alcolici”. In Irlanda, infatti, anche a causa del basso costo dell’alcool, si registra una crescita di “problemi sanitari, criminalità e assenteismo dal posto di lavoro”. Per questo, l’Ibdi sostiene un nuovo progetto di legge sulla sanità pubblica che possa affrontare i punti-chiave per la riduzione dell’alcolismo, come il prezzo basso, il commercio facile e la sponsorizzazione legata allo sport. Ulteriore attenzione i vescovi la rivolgono ai minori, perché “l’alcolismo dei genitori ha una ricaduta negativa sulla vita dei figli”. Fondata nel 1997, l’Ibdi segue oggi 250 progetti parrocchiali, grazie all’aiuti di oltre mille volontari. “La tossicodipendenza e l’alcolismo – continua la nota – possono portare alla perdita di spiritualità nella persona che così si ritrova isolata dai propri affetti e da Dio”. Il primo obiettivo dell’Ibdi è quindi quello di “aiutare le persone a riconnettersi” con il mondo esterno perché “quando la vita di un nostro caro è a rischio e quando la qualità della vita di coloro che gli stanno vicino viene minacciata, come cristiani abbiamo la responsabilità di offrire una risposta di solidarietà e d’amore”. (I.P.)

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    Maltempo: Tevere sotto osservazione a Roma. Regione Toscana dichiara stato di emergenza

    ◊   Non allenta la morsa del maltempo che ha colpito le regioni centrali dell’Italia e che si concentra adesso su nord est e sud del Paese. Questa mattina la protezione civile ha prorogato l’allerta a Roma e nel Lazio per le prossime 18 ore. Nella capitale restano sotto osservazione i fiumi Aniene e Tevere, giunto, quest'ultimo, ad un'altezza di oltre 12 metri. La città è poi ancora alle prese con allagamenti e smottamenti che creano disagi al traffico e al trasporto. Da ieri sono stati oltre 300 gli interventi effettuati dalle squadre di soccorso mentre proseguono le operazioni di assistenza delle 70 famiglie allontanante dalle proprie abitazioni a Prima Porta e Piana del Sole. Intanto il governatore della Toscana Enrico Rossi ha annunciato che dichiarerà lo Stato di emergenza per le zone del pisano alluvionate. (M.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 32

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.