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Sommario del 30/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale. Il Papa: Dio ci doni la grazia dell’intelletto per capire le cose come Lui
  • Primo-tre maggio: incontro della nuova Commissione per la protezione dei minori
  • Nomine episcoplai in Brasile
  • Padre Lombardi: Pontificato di Papa Francesco centrato sull'annuncio della misericordia di Dio
  • Presentato il volume Lev sull'attività di Benedetto XVI in materia di Sinodi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sud Sudan. Allarme Onu per carestia e bambini soldato, 9 mila quelli sui due fronti
  • Milano. Il card. Scola alla Veglia di preghiera per i disoccupati
  • Proposta di legge del MpV. Casini: nei processi vi sia rappresentante dei diritti del concepito
  • Apre ad Aparecida l'Assemblea generale dei vescovi brasiliani
  • Azione cattolica, assembea nazionale. Miano: col Papa testimoniamo la gioia di Cristo
  • Cinema. Al Festival di Lecce il film "Sbarre", protagonisti i detenuti del carcere di Sollicciano
  • Giornata del jazz. Stefano Battaglia: i ritmi di oggi nuovi e globalizzati
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Ucraina. Il presidente Turchynov: perso il controllo delle regioni Donetsk-Lugansk
  • Siria: ad Homs un centinaio di morti. Pressioni Onu su Damasco per le armi chimiche
  • Centrafrica. Il nunzio a Bangui: "Il conflitto si sta inasprendo"
  • India. Intimidazioni e abusi sui cristiani in Orissa: case distrutte, fedeli cacciati
  • Egitto. Scontri settari nell'area di Assiut: uccisi due cristiani
  • Algeria: celebrazioni per 100.mo elevazione a Basilica della chiesa di Sant'Agostino
  • Senegal. Pace in Casamance: tregua unilaterale del movimento indipendentista Mfdc
  • Niger: allarme dei vescovi sulla gravità del clima politico
  • Messico: la Plenaria dei vescovi sull’evangelizzazione nelle culture
  • Filippine: il card. Tagle chiede di mettere fine alla corruzione
  • Nord Irlanda: appello dei vescovi contro la legalizzazione dei matrimoni gay
  • Spagna: II Congresso internazionale a Santiago di Compostela
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale. Il Papa: Dio ci doni la grazia dell’intelletto per capire le cose come Lui

    ◊   È la grazia dell’intelletto che permette alle persone di fede di leggere e comprendere ogni cosa con gli occhi e il cuore di Dio. È questo il pensiero di fondo della catechesi che Papa Francesco ha svolto all’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, davanti a circa 60 mila persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Per capire le cose della vita usiamo l’intelligenza, per comprendere quelle di Dio abbiamo bisogno dell’“intelletto”. La prima è una dote umana, il secondo è un dono dello Spirito Santo. Papa Francesco distingue tra due parole che i vocabolari considerano sinonimi. Non così nella dimensione della fede, dove fra intelligenza e intelletto corre invece un abisso perché – spiega il Papa – rispetto all’intelligenza l’intelletto è una “grazia” divina che suscita nel cristiano “la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza”:

    “Questo dono ci fa capire le cose come le capì Dio, come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio. Perché uno può capire una situazione con l’intelligenza umana, con prudenza, e va bene. Ma, capire una situazione in profondità, come le capisce Dio, è l’effetto di questo dono. E Gesù ha voluto inviarci lo Spirito Santo perché noi abbiamo questo dono, perché tutti noi possiamo capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio. E’ un bel regalo che il Signore ci ha fatto a tutti noi”.

    Regalo che non vuol dire automatismo, perché per “intus legere”, cioè per “leggere dentro” – come dicevano i latini, da cui la parola “intelletto” – è necessaria una vita di fede, alla quale questo dono è “strettamente connesso”, afferma il Papa. Che soggiunge: “Quando lo Spirito Santo abita nel nostro cuore e illumina la nostra mente ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di quello che il Signore ha detto e ha compiuto”:

    “Capire gli insegnamenti di Gesù, capire la sua Parola, capire il Vangelo, capire la Parola di Dio. Uno può leggere il Vangelo e capire qualcosa, ma se noi leggiamo il Vangelo con questo dono dello Spirito Santo possiamo capire la profondità delle parole di Dio. E questo è un gran dono, un gran dono che tutti noi dobbiamo chiedere e chiedere insieme: Dacci, Signore, il dono dell’intelletto”.

    Un dono che permette di capire anche le cose della vita, ma dal punto di vista di Dio e come esempio emblematico Papa Francesco termina la catechesi citando la vicenda dei discepoli di Emmaus, che tristi e disperati tornano a casa senza riconoscere che Gesù cammina accanto a loro se non quando comincia a spiegare le Scritture che Lo riguardano. Solo in quel momento, ricorda il Papa, “le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza”:

    E questo è quello che fa lo Spirito Santo con noi: ci apre la mente, ci apre per capire meglio, per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose. E’ importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana. Chiediamolo al Signore, che ci dia, che ci dia a tutti noi questo dono per capire, come capisce Lui, le cose che accadono e per capire, soprattutto, la Parola di Dio nel Vangelo”.

    Nelle sue parole in varie lingue post-catechesi, Papa Francesco ha ricordato a più riprese la Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, salutando i vari gruppi di pellegrini che affollano a migliaia la Basilica per venerare i due Papi Santi. La vostra visita, ha concluso, “sia occasione per approfondire la propria appartenenza al Popolo santo di Dio”.

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    Primo-tre maggio: incontro della nuova Commissione per la protezione dei minori

    ◊   Il Consiglio di Cardinali ha proseguito i suoi lavori secondo il programma previsto e li concluderà nel corso del pomeriggio di oggi. Il Consiglio - riferisce un comunicato - ha completato una prima rassegna dei Pontifici Consigli. In mattinata ha avuto un incontro con il cardinale Lorenzo Baldisseri, che ha riferito sulla preparazione del Sinodo. Parte del tempo è stata dedicata alla previsione del lavoro da compiere fra il presente incontro e quello successivo, previsto per i primi giorni di luglio.

    Il nuovo Consiglio per l’Economia avrà il suo primo incontro venerdì 2 maggio, nella Sala Bologna del Palazzo Apostolico. Il Santo Padre rivolgerà ai partecipanti un saluto introduttivo. Argomento principale saranno gli Statuti del Consiglio stesso e la previsione del programma di lavoro del Consiglio stesso. L’incontro durerà tutta la giornata di venerdì.

    La nuova Commissione per la protezione dei minori – riferisce il comunicato - avrà un primo incontro dal primo al 3 maggio, presso la Domus Santa Marta. Nel corso dei lavori si prevede una riflessione sulla natura e gli scopi della Commissione stessa, come pure sulla integrazione con altri membri rappresentativi anche di altre aree geografiche del mondo. Il Santo Padre saluterà i membri della Commissione.

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    Nomine episcoplai in Brasile

    ◊   In Brasile, Papa Francesco ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di San Paolo il sacerdote José Roberto Fortes Palau, del clero della diocesi di São José dos Campos, finora parroco della Parrocchia “Santo Agostinho” in quella diocesi, e il sacerdote Carlos Lema Garcia, della Prelatura Personale della Santa Croce e Opus Dei, finora direttore spirituale dell’Opus Dei in Brasile con residenza a São Paulo, assegnandogli la sede titolare vescovile di Alava.

    Mons. Fortes Palau è nato il 9 aprile 1965 a Jacareí, diocesi di São José dos Campos. Ha frequentato il Corso di Filosofia presso l’Istituto di Teologia e Filosofia “Santa Teresinha” a São José dos Campos e quello di Teologia presso l’Istituto Teologico “Sagrado Coração de Jesus” a Taubaté. È stato ordinato sacerdote il 6 febbraio 1993. Ha conseguito la Licenza in Teologia Spirituale presso la Pontificia Facoltà di Teologia “Teresianum” e il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Cattolica del Rio de Janeiro. Nel corso del ministero sacerdotale, sempre lavorando nella città di São José dos Campos, ha ricoperto le seguenti funzioni: Vicario parrocchiale della Parrocchia “Sant’Ana” (1993); Parroco della Parrocchia “São José” (1997-2000); Rettore del Seminario di Teologia della diocesi di São José dos Campos (2000-2011); Vicario parrocchiale della Parrocchia “São Bento” (2004-2011); Vicario Generale della diocesi (2005-2013). Dal 2011, è Parroco della Parrocchia “Santo Agostinho” a São José dos Campos.

    Mons. Lema Garcia è nato il 30 giugno 1956 a São Paulo. Membro della Prelatura Personale “Opus Dei”, ha frequentato il Corso di Filosofia presso lo Studium Generale dell’Opus Dei in Brasile e quello di Teologia presso la Pontificia Università “Santa Croce”, a Roma. Ha conseguito il Dottorato in Teologia Dogmatica e la Laurea in Teologia Morale, entrambi presso la Pontificia Università “Santa Croce”. Inoltre, è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di São Paulo. È stato ordinato sacerdote il 2 giugno 1985. Nel corso del ministero sacerdotale il candidato ha ricoperto le seguenti funzioni: Cappellano del Centro Universitário do Itaim, a São Paulo (1985-1990); Cappellano del CEAC, a Brasília (1990-1993); Cappellano del Centro Culturale “Mirador” a Porto Alegre (1997-2002); Vicario Segretario della Delegazione della Prelatura in Brasile, con sede a São Paulo (2004-2010). Dal 2010 ricopre l’Ufficio di Direttore Spirituale dell’Opus Dei in Brasile, con residenza a São Paulo.

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    Padre Lombardi: Pontificato di Papa Francesco centrato sull'annuncio della misericordia di Dio

    ◊   Si è concluso oggi con la tradizionale visita alla Sala Stampa vaticana il nono Seminario professionale promosso dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce sul tema “Strategie creative per un cambio culturale”. A tenere l’intervento conclusivo è stato il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Padre Lombardi ha iniziato il suo intervento affermando di vivere “con molta gioia questo Pontificato, soprattutto per il senso di annuncio dell’amore di Dio e della sua misericordia come messaggio molto chiaro ed efficace” dell’attività di Papa Francesco:

    “Credo che sia vero quello che il Papa dice più di una volta, che il Vangelo e la Chiesa devono agire per ‘attrazione’, cioè annunciare un messaggio così bello e profondo per la salvezza e per la vita delle persone, che ci si senta attratti verso il Signore Gesù e verso la Chiesa e chi serve questo messaggio di amore”.

    Dello stile di comunicazione del Papa, padre Lombardi ha evidenziato “la semplicità, la concretezza, una comunicazione che è fatta non solo di parole, anche se semplici ed efficaci, ma anche di atteggiamenti, di gesti molto comunicativi, in particolare quelli che manifestano direttamente questo amore e questa misericordia”:

    “Il primo gesto che ha avuto un impatto enorme è stato quello della lavanda dei piedi del Giovedì Santo dell’anno passato ai giovani carcerati. Ma poi abbiamo visto che i malati sono diventati i primi salutati dopo i vescovi, in occasione delle udienze: quindi, anche questo segno della priorità dei malati e dei sofferenti è molto efficace”.

    Adesso si avvicinano i viaggi in Terra Santa e Corea – ha proseguito padre Lombardi – “saranno tappe nuove per vedere la comunicazione del messaggio del Santo Padre verso il mondo. E quindi, non abbiamo ancora visto tutto: ci sono ancora tante cose che dobbiamo – credo – imparare e vedere”.

    Papa Francesco – ha osservato ancora padre Lombardi – ha una spontaneità di comunicazione che rompe le barriere:

    “Una persona che non ha barriere che lo isolino. Non ce le ha quando gira per la piazza e sale e scende dalla jeep e prende su i bambini o fa salire gli altri, e non ce le ha anche nella vita quotidiana quando, se lui vuole dire una cosa a una persona, prende il telefono e gliela dice. Ecco, questo è quindi un aspetto molto caratteristico”.

    Ogni tanto – ha rilevato - questo può dare luogo a qualche precisazione da fare”:

    “Diciamo: attenzione, quello che si dice poi di queste cose va preso con prudenza, perché quello che dice uno che ha ricevuto una telefonata, chi lo sa, poi, se è obiettivo, se è esauriente … Quindi, va preso con molta prudenza e non bisogna trarne conseguenze che vadano al di là di questo fatto riservato, personale e non diventino conseguenze che riguardino l’insegnamento della Chiesa, certamente”.

    Rispondendo ad una domanda sui suoi contatti con il Papa, Padre Lombardi ha detto che "ci può essere anche il colloquio più approfondito e più lungo, ma questo è raro. Invece, ci sono molti contatti brevi. Il Papa è una persona molto rapida, molto reattiva per cui - ha detto - io profitto di molte occasioni che ho di incontrarlo, per esempio alla fine di un’udienza con un capo di Stato, in cui gli chiedo di cosa hanno parlato. Poi aggiungo altre due-tre domande" brevi "e lui mi dà delle risposte" in modo rapido.

    Padre Lombardi ha poi parlato del prossimo Sinodo sulla famiglia, “un tempo molto impegnativo” – ha precisato – “perché evidentemente si toccano argomenti e questioni che sono sensibili e con una larga partecipazione del popolo cristiano”, quindi “una grande impresa” per la quale il Papa sta dimostrando “un coraggio e una fiducia molto grandi”.

    Infine, riguardo il lavoro sotto questo Pontificato, padre Lombardi ha sottolineato che “è aumentato quantitativamente”, anche perché è meno programmabile: “Questo io penso che sia un po’ caratteristico di questo Pontificato e a cui dobbiamo abituarci e in cui dobbiamo vedere una dimensione spirituale positiva, di essere cioè in cammino con lo Spirito. Io credo che Papa Francesco – ha concluso - ci inviti ad essere una Chiesa in cammino e questo lo sentiamo e lo portiamo anche proprio in questa quotidianità del nostro lavoro”.

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    Presentato il volume Lev sull'attività di Benedetto XVI in materia di Sinodi

    ◊   “Joseph Raztinger Benedetto XVI e il Sinodo dei Vescovi”: è il titolo del libro presentato ieri all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Il servizio è di Veronica Giacometti:

    Questo volume riunisce per la prima volta tutti gli interventi sui Sinodi prima del cardinale Joseph Raztinger, quindi di Benedetto XVI, ed è stato curato dall’arcivescovo Nikola Eterovic, già segretario generale del Sinodo dei Vescovi e oggi nunzio apostolico a Berlino:

    “L’idea è nata nel corso del Pontificato di Benedetto XVI. Facendo alcuni studi, infatti, ho visto la grande ricchezza degli interventi del cardinale Ratzinger, nel corso del Sinodo dei Vescovi. Ho pensato che sarebbe stato utile pubblicare tutti i suoi interventi insieme, anche per vedere il suo pensiero teologico. E’ interessante, perché Papa Benedetto XVI ha ripreso e arricchito molti temi sviluppati nelle assemblee sinodali, come Pontefice. Così si può avere un’idea dell’insieme del suo pensiero, che, potremmo dire, è sempre espressione dell’amore verso la Chiesa e del servizio alla comunione ecclesiale”.

    Come ha ricordato il cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Muller, intervenuto alla presentazione del libro, l’insegnamento di Benedetto XVI è “patrimonio prezioso per la Chiesa, una ricchezza dottrinale che merita ogni volta di essere scoperta con profondità e amore per la verità”. Anche il cardinale Camillo Ruini è intervenuto alla presentazione del volume dando una lettura teologica dei testi raccolti nelle 20 Assemblee sinodali alle quali ha preso parte il Papa emerito:

    “I testi, che sono contenuti nel libro, si collocano in contesti storici molto diversi - dal 1980 fino al 2012 – e si vede come, prima il cardinale Ratzinger e poi Papa Benedetto, sia molto capace di reagire al contesto storico, di interpretarlo teologicamente, spiritualmente, anche per promuovere l’unità della Chiesa e dei vescovi con il Papa”.

    Un approccio storico è stato dato nella presentazione da Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, il quale ha sottolineato “il valore del conservare la memoria di documentazioni cosi importanti come l’attività sinodale della Chiesa”:

    “La storia sinodale di Benedetto XVI è una storia molto importante nell’evoluzione di una realtà, di un’istituzione fondamentale, in una Chiesa globale, sottoposta a tensioni contrastanti. Io credo che in una Chiesa che ha bisogno di unità, ma vive anche i rischi di una frammentazione, è provvidenziale un’istituzione di questo Sinodo. Che contributo abbia dato Benedetto XVI? Soprattutto un contributo di pensiero e di idee”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per guardare oltre: all'udienza generale Papa Francesco riprende la riflessione sui doni dello Spirito Santo e parla dell'intelletto.

    Primi incontri del Consiglio per l'Economia e della Commissione per la tutela dei minori: si conclude la riunione del consiglio di cardinali.

    Diamante o carbone: il cardinale segretario di Stato all'Associazione di carità politica.

    Nell'informazione internazionale, Gabriele Nicolò sulla sfida di Al Maliki: il premier iracheno punta al terzo mandato.

    Sempre connessi: il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, sul magistero della Chiesa quale flusso continuo.

    Novità nate dalla crisi: la giornalista Elvira Corona racconta l'iniziativa delle "Empresas recuperadas por los trabajadores"; dopo il default in Argentina è toccato alla Chiesa riaprire i sentieri del dialogo sociale.

    E' tempo: Giulia Galeotti sulla scoperta e l'incontro con la disabilità in un romanzo di Valeria Parrella.

    Roberto Genovesi su cartoni animati che lasciano il segno: se ne è discusso al Festival internazionale di animazione televisiva.

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    Oggi in Primo Piano



    Sud Sudan. Allarme Onu per carestia e bambini soldato, 9 mila quelli sui due fronti

    ◊   In Sud Sudan, oltre novemila bambini combattono tra le fila dei due schieramenti in campo che si affrontano da metà dicembre. Questo l’allarme lanciato oggi a Juba dall'Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, nel denunciare i sanguinosi scontri tra seguaci del presidente Salva Kiir e fedelissimi dell’ex vice presidente Riek Machar. La rappresentante delle Nazioni Unite ha parlato inoltre di numerose donne e ragazze violentate o rapite. Invocata poi nuovamente la fine dei combattimenti, per consentire alla popolazione di seminare ed evitare il rischio di carestia e fame. Lo stessa esortazione era arrivata poche ore prima dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in una telefonata allo stesso presidente, Salva Kiir. Sulla situazione in atto, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Juba Enrica Valentini, direttrice della Rete delle Radio Cattoliche del Sud Sudan e dei Monti Nuba:

    R. – A parte i danni collegati ai combattimenti, la preoccupazione maggiore è per la popolazione e per l’accesso al cibo. Fin dall’inizio della crisi, c’erano stati comunicati circa tre milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare. Negli ultimi rapporti, compilati da varie organizzazioni che lavorano nel campo umanitario, le persone a rischio di carestia e di insicurezza alimentare grave sono salite già a sette milioni. Quindi, c’è la necessità di poter distribuire generi alimentari, semi, attrezzi per coltivare e garantire un minimo di stabilità alle persone per poter poi lavorare nei campi. Questa è la richiesta urgente: è un bisogno indiscusso per la popolazione. Inoltre, l’avvicinamento della stagione delle piogge sta aumentando l’allarme. Diventerà poi più difficile accedere alle zone paludose o alle strade che si interromperanno proprio per le piogge.

    D. – Perché gli scontri scoppiati a metà dicembre continuano ad andare avanti? A gennaio era stato raggiunto un cessate-il-fuoco tra seguaci del presidente Salva Kiir e fedelissimi dell’ex vice presidente Riek Machar…

    R. – Diciamo che è rimasto molto sulla carta e poco nella pratica. I combattimenti, fondamentalmente, non sono mai cessati del tutto. Movimenti di truppe e scontri ci sono sempre stati da gennaio ad oggi. Il governo e le forze in opposizione non sono disposti a perdere zone chiave del Paese, zone dove ci sono i pozzi petroliferi. Perché il petrolio è la maggiore risorsa del Paese.

    D. – Gli scontri hanno esacerbato tensioni preesistenti?

    R. – Sì, la tensione generale che si è creata nel Paese porta le due tribù in causa, Dinka e Nuer, a sentirsi potenziali obiettivi di scontri o di attacchi.

    D. - L’Onu parla anche di novemila bambini impiegati in questi combattimenti…

    R. – Non posso confermare o smentire queste cifre, però è indubbio che tra le forze in combattimento ci siano molti giovani sotto i 18 anni. Informazioni ricevute da persone che si sono trovate nei luoghi degli scontri riportano di molti ragazzi che combattevano e tra l’altro in maniera molto feroce.

    D. – Come Radio Cattoliche avete contatti direttamente con la popolazione, in tutto il Sud Sudan: qual è la speranza della gente per il futuro?

    R. – La gente continua a chiedere la pace. I colloqui di pace stanno per ripartire ad Addis Abeba e si spera che stavolta qualcosa si raggiunga veramente. Ma, visti i precedenti, la gente non è poi così positiva sui risultati. Però, ci sono molte iniziative che stanno venendo fuori sul campo, come momenti di preghiera per la pace o, com’è successo qualche settimana fa, qui a Juba c’è stata una giornata in cui artisti, musicisti, pittori, soprattutto ragazzi, si sono radunati per esprimere la volontà dei giovani di portare la pace, di lavorare per la pace.

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    Milano. Il card. Scola alla Veglia di preghiera per i disoccupati

    ◊   "Cosa stiamo facendo e cosa possiamo ancora fare come comunità ecclesiale per stare accanto a chi non ha lavoro?”. È la domanda di sfondo della Veglia di preghiera che si svolgerà stasera alle 20.45 nella “Galleria delle carrozze” della Stazione centrale di Milano. A presiederla l’arcivescovo della città, il cardinale Angelo Scola, che parlerà dell’importanza dei gesti di solidarietà in tempi di crisi, come anticipa al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – Abbiamo invitato soprattutto i disoccupati e tutti gli uomini legati al mondo del lavoro - espressione dei sindacati e dell’associazionismo cattolico - e comunque chiunque vorrà intervenire, perché il gesto è pubblico. Abbiamo scelto la Stazione perché è emblema di un grande numero di lavoratori, dei pendolari, ed è segnata anche dal senso della mobilità. Il valore è quello di partecipare alla grande prova cui molte persone sono sottoposte per la perdita, per la mancanza di lavoro, soprattutto i giovani. La strada scelta è quella di far raccontare, attraverso le testimonianze, i tentativi che sono in atto in tutta la diocesi, sotto il coordinamento del "Fondo Famiglia Due": i tentativi per trovare lavoro, per formare le persone, l’uso che stiamo facendo del microcredito per poter avviare dei nuovi percorsi lavorativi. Insomma, vorremmo dare un elemento di speranza in questo momento. Questo è il senso della Veglia di questa notte: non più sottolineare l’inevitabile dolore, sofferenza e prova che questa situazione sta producendo, ma far vedere che attraverso i tentativi che sono nati in tutta la diocesi si possono gettare dei semi di vita nuova e si possono anche tentare delle soluzioni a situazioni drammatiche. Piccoli segni, per il momento, ma già ben documentati ed evidenti.

    D. – L’Istat ha detto che a marzo c’è stato un lievissimo aumento degli occupati, una diminuzione di disoccupati, ma la disoccupazione giovanile resta al 42,7%. Quale contributo di speranza portano i cristiani in questa situazione del Paese?

    R. – Lei ha usato appunto la parola giusta. Questa sera noi commenteremo il brano del Vangelo nel quale gli Apostoli hanno pescato tutta la notte senza prendere nulla e poi, su invito di Gesù, ritentano e ce la fanno. Allora, Gesù arriva al bisogno di lavoro dei giovani, come a tutti gli altri bisogni oggi, attraverso la comunità cristiana, attraverso i cristiani, che vivendo la comunione e legandosi gli uni agli altri, condividono il bisogno doloroso, soprattutto dei giovani, purtroppo non solo loro, della mancanza di lavoro e tentano con la carità e con l’intelligenza forme nuove, forme anche geniali talvolta, di percorsi lavorativi. Per aiutare i giovani dobbiamo – e loro sono molto disponibili in questo senso – invogliarli a capire che la cultura del lavoro è cambiata, il mondo del lavoro è cambiato e la solidarietà che è nata, a partire dalla fase due del "Fondo Famiglia Lavoro", lo sta indicando. Ovviamente, i percorsi sono solo piccoli semi, piccoli germi, però ci sono.

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    Proposta di legge del MpV. Casini: nei processi vi sia rappresentante dei diritti del concepito

    ◊   Ancora in primo piano il tema della fecondazione assistita, dopo la recente pronuncia della Corte costituzionale che sancisce l'illeggittimità del divieto dell’eterologa previsto dalla legge 40. Il Movimento per la Vita ha elaborato una proposta di legge in materia di fecondazione artificiale affidandola in particolare ai 63 parlamentari che hanno sottoscritto l’iniziativa "UnoDiNoi". La proposta è stata presentata nel pomeriggio Roma. Quale il centro dell’iniziativa? Debora Donnini lo ha chiesto all’on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:

    R. – La Legge 40 ha il suo punto più importante nell’articolo 1, dove dice che la legge intende garantire i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito. Allora, bisogna che nei processi venga ascoltata la sua voce. Ci vuole un curatore speciale, qualcuno che obbligatoriamente nei processi rappresenti i diritti e gli interessi del concepito. La legge chiede quindi che sia nominato in tutti i processi un curatore del concepito. Non modifica la Legge 40, ma modifica le norme del Codice civile e del Codice di procedura civile.

    D. – In questi anni, alcuni contenuti iniziali della Legge 40 sono stati modificati da diversi interventi della Corte costituzionale. In che modo principalmente?

    R. – Sono fondamentalmente due: uno è la sentenza del 2009, che ha eliminato il divieto di produzione soprannumeraria, cioè prima si diceva che tutti gli embrioni generati dovevano essere trasferiti nel seno materno perché potessero avere una speranza di vita. Per questo motivo, non potevano essere più di tre perché diventa pericoloso per la madre e per gli stessi embrioni. Questa parte è stata abolita. E questo è già un grandissimo problema. La seconda sentenza è quella recentissima, la quale ha abolito il divieto di fecondazione eterologa, anche in quel caso, dimenticando il diritto dei figli a conoscere le proprie origini. Ma ci sono anche altri processi in corso che vorrebbero demolire ulteriormente la Legge 40, consentendo, ad esempio, l’utilizzazione sperimentale di embrioni congelati o eliminando il limite della coppia che può ottenere la fecondazione artificiale. Dunque bisogna in qualche modo evitare un ritorno totale al "far west", cominciando ad attribuire al concepito il primo diritto, che è quello di essere ascoltato attraverso un suo rappresentante.

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    Apre ad Aparecida l'Assemblea generale dei vescovi brasiliani

    ◊   Al via oggi, con una Celebrazione eucaristica nel Santuario di Nostra Signora di Aparecida, la 52.ma Assemblea generale dei Vescovi del Brasile, che riunisce più di 300 vescovi di tutto il Paese. A presiedere la Messa di apertura, il presidente della Conferenza episcopale brasiliana (CNBB), il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida. Al centro dei lavori dell’Assemblea, che si svolgeranno fino al 9 maggio presso il Centro “Padre Vitor Coelho de Almeida”, figurano numerosi argomenti a partire dal tema centrale "Comunità di comunità: una nuova parrocchia". Da Aparecida, il servizio di Silvonei Protz:

    Il cardinale Damasceno Assis, ai microfoni della Radio Vaticana, ha elencato le principali questioni da affrontare: il rinnovamento della parrocchia, una riflessione sul laicato nella Chiesa e nella società, la questione agraria e infine un documento sulla realtà nazionale in vista delle prossime elezioni. Tra i molti argomenti, ci saranno: l’analisi della situazione politico-sociale ed ecclesiale; la preparazione della terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi che dibatterà sulle nuove sfide della famiglia per la nuova evangelizzazione; l’Esortazione sulla nuova evangelizzazione di Papa Francesco; valutazioni e proposte di azione sugli Orientamenti generali dell’Evangelizzazione 2015-2018; le conseguenze e le sfide pastorali della Giornata Mondiale della Gioventù. All'ordine del giorno anche la conferenza regionale dei vescovi e l’Amazzonia.

    Altri momenti saranno riservati alle comunicazioni delle Commissioni episcopali e degli organismi laicali. Presenti anche temi come l’applicazione dell’accordo tra Brasile e Santa Sede, l'amministrazione del Pontificio Collegio Pio Brasiliano, il discorso del presidente del Consiglio Missionario Indigeno ( CIMI ) sulla situazione delle popolazioni indigene in Brasile, e il 300.mo anniversario della scoperta dell’immagine di Nostra Signora Aparecida.

    Partecipano all’Assemblea generale anche i vescovi emeriti: non è obbligatoria la loro presenza, ma sono invitati a condividere le loro esperienze, come ha rilevato l’assistente pastorale della CNBB, padre Francisco Wloch: "I vescovi emeriti sono numerosi in Brasile e danno un ricco contributo all'Assemblea, aiutando molto il cammino della Chiesa in Brasile".

    Alcuni appuntamenti: il primo maggio, alle ore 20.30, ci sarà la consegna di premi ai comunicatori nell’Auditorium di TV Aparecida. Il 4 maggio, alle 8 di mattina, i vescovi celebreranno la Messa solenne nel Santuario di Aparecida, in onore di San José de Anchieta, "l'Apostolo del Brasile", canonizzato da Papa Francesco il 3 aprile scorso. Ci sarà anche il ritiro dei vescovi sul tema "Camminare nella fede". Il predicatore di quest'anno sarà l'arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte. Il 6 maggio, i vescovi parteciperanno ad un incontro ecumenico, presso il Centro Eventi. Durante l'Assemblea saranno anche diffusi messaggi sulla Festa del Lavoro e sulle elezioni in Brasile.

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    Azione cattolica, assembea nazionale. Miano: col Papa testimoniamo la gioia di Cristo

    ◊   Si apre questa sera con una veglia di preghiera alla Domus Pacis, a Roma, la 15.ma Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. A dare il via ai lavori, domani, il saluto del segretario generale dei vescovi italiani, mons. Nunzio Galantino, mentre il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, presiederà la celebrazione eucaristica di venerdì. La Messa conclusiva, il 3 maggio, sarà celebrata dal cardianle Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e al termine i partecipanti saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco. L’Assemblea, che si tiene ogni tre anni, costituisce per l’Associazione un momento importante per fare un bilancio della propria attività e per guardare avanti. Adriana Masotti ne ha parlato con Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica:

    R. – Sicuramente, ci sono tanti limiti nella vita dell’Associazione e tanti passi in avanti che ancora bisogna compiere. Tuttavia, sicuramente mi sento di dire che l’esperienza dell’Azione Cattolica oggi, nel nostro Paese, va avanti in modo significativo e questi anni hanno segnato un suo ulteriore consolidamento, perché in tempi problematici quali sono i nostri la vita dell’Associazione ha proceduto mantenendosi salda in tante realtà italiane. L’Azione Cattolica è presente in tutte le diocesi italiane, in oltre 6.000 parrocchie e questo è un dato sicuramente incoraggiante, questa tenuta dell’Associazione, accanto alla quale si può collocare una forte crescita dal punto di vista della qualità degli aderenti, dal punto di vista, anche, della presenza sul territorio.

    D. – Laici impegnati a vivere la fede e ad amare la vita: questa è l’Azione Cattolica. Il tema di quest’anno è “Persone nuove in Cristo Gesù, corresponsabili della gioia di vivere”. Amare, gioire della vita… Sembra veramente difficile, oggi. Voi usate molto queste parole…

    R. – Usiamo molto queste parole prima di tutto cercando di mettere in pratica l’insegnamento di Papa Francesco: che sin dal primo momento abbiamo accolto in modo particolare questa cifra della gioia, la gioia vera che nasce dall’incontro con il Signore. E questa gioia non può non essere portata agli altri. Questo, noi vorremmo fosse non un assunto teorico, ma dimensione di vita, e possiamo farlo proprio per la presenza dell’Associazione in tanti luoghi d’incontro con la gente, nella vita quotidiana… E allora, vorremmo essere in questo senso corresponsabili della gioia di vivere, dove la parola “corresponsabilità” richiama certamente aspetti che hanno a che vedere con gli impegni pastorali dell’Azione Cattolica, sociali, educativi che continueranno a caratterizzarla. Ma richiama ancor più alla corresponsabilità con l’unica grande missione della Chiesa, che è l’annuncio del Vangelo a tutti. Per far questo, occorre essere persone nuove, persone rinnovate nell’incontro con il Signore. E questo è anche l’altro grande tema dell’Assemblea: è un tema che da un lato ci radica nel cammino della Chiesa italiana, che in questi anni si è soffermata moltissimo sulle scelte di ordine educativo. e dall’altro, in senso più ampio, conferma la scelta formativa dell’Associazione che dedica tanta parte di se stessa alla cura di gruppi di ragazzi, di giovani, di adulti, di famiglie, un’offerta che noi facciamo alla comunità con la possibilità di luoghi di condivisione, di luoghi di crescita integrale.

    D. – Guardando ora al futuro, volete rimanere un’Associazione popolare e avete individuato tre ambiti di impegno: famiglia, parrocchia, città. Nei lavori dei prossimi giorni, vedrete come concretizzare tutto questo…

    R. – Sì, perché il lavoro dei prossimi giorni è anche un lavoro programmatico in senso stretto, propositivo. Si accompagna all’individuazione di progetti, di scelte, di iniziative. Ma poi, abbiamo questo momento culminante che è l’udienza con il Santo Padre. Nell’udienza nell’Aula Paolo VI ai delegati e all’Assemblea, si aggiungeranno tutti i presidenti parrocchiali accompagnati dai parroci assistenti d’Italia, per significare proprio concretamente questa volontà dell’Associazione di mettersi in uscita, di rendersi effettivamente corresponsabili della vita degli altri, corresponsabili nell’oggi dell’annuncio del Vangelo. Noi aspettiamo le parole del Papa come una consegna, se si vuole portare questo messaggio poi nei luoghi concreti di vita e di fede.

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    Cinema. Al Festival di Lecce il film "Sbarre", protagonisti i detenuti del carcere di Sollicciano

    ◊   Girato interamente all’interno del Carcere Penitenziario di Firenze Sollicciano, è stato presentato ieri al Festival del Cinema Europeo di Lecce il film “Sbarre” realizzato da sedici giovani allievi del Centro sperimentale di cinematografia, coordinati da Daniele Segre. Un incontro con il dolore e la sofferenza, la voce di chi chiede ascolto e condizioni di vita umane. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Il cinema può contribuire a migliorare la società in cui viviamo ed è fondamentale trasmettere ai giovani che studiano quest’arte tale consapevolezza. Ne è convinta Caterina d’Amico, preside della Scuola Nazionale di Cinema, che ha affidato alle mani sensibili di Daniele Segre il progetto di “Sbarre”, proiettato ieri in prima assoluta dinanzi a cento detenuti del Carcere Circondariale Borgo San Nicola di Lecce. Un’esperienza che ha segnato tutti gli spettatori, chi dietro le sbarre sconta una pena, chi era ospite insieme a loro. Il film è un canto corale in cui volti anonimi e diversissimi si sono messi davanti a una telecamera per rispondere alle domande poste in assoluta libertà dai ragazzi, che hanno così maturato la consapevolezza della fragilità della natura umana e il bisogno di tutela dei valori in un ambiente che sembra respingerli: solidarietà, ascolto, rispetto della dignità della persona, nelle carceri italiane quasi totalmente assenti. Mentre le condizioni di vita risultano inaccettabili. Daniele Segre spiega le finalità di questo film e fa un auspicio:

    “‘Sbarre’, questo film realizzato nel carcere di Sollicciano di Firenze, è per merito del Ministero della Giustizia, del provveditore delle carceri toscane, della disponibilità – ovviamente – della direzione del carcere, del Centro sperimentale di cinematografia. E’ stata un’esperienza umanamente straordinaria che ha coinvolto giovani allievi del Centro sperimentale del corsi di regia, sceneggiatura, montaggio, suono e ha permesso a questi giovani di vivere un incontro importante con un’umanità sofferente. L’obiettivo è che il film possa diventare uno strumento socialmente utile di intervento per riflettere su questa realtà molto difficile. E l’auspicio è anche che Papa Francesco possa vederlo per avere un elemento in più per una riflessione da comunicare a tutto il Paese, ma anche non solo all’Italia, per comprendere che la strada è lunga ma si può cambiare attraverso l’incontro e non la separazione”.

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    Giornata del jazz. Stefano Battaglia: i ritmi di oggi nuovi e globalizzati

    ◊   E’ arte internazionale che parla tante lingue, è un mezzo di comunicazione che trascende le differenze di razza, religione, nazionalità: è la musica jazz. Per questo motivo, l’Unesco ha scelto di celebrarla il 30 aprile con una Giornata internazionale. Regno dell’improvvisazione libera e personale e frutto di una storia partita all’inizio del XX secolo dal sud degli Stati Uniti, questo genere musicale continua a seguire l’evoluzione del mondo, come racconta il pianista Stefano Battaglia, in concerto stasera alla Casa del Jazz di Roma. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

    R. - La genesi stessa del Jazz si è nutrita delle contaminazioni culturali e di tradizioni diverse che sono entrate come in osmosi. Questa cosa si perpetua nel tempo: anche dopo un secolo, la musica è in continua trasformazione, esattamente come lo è la società.

    D. - E cosa entra in questo linguaggio? Ritmo, improvvisazione, armonia, strumentazione…

    R. - Credo che la cosa più importante sia l’urgenza espressiva e anche il desiderio di trovare nuovi linguaggi e sperimentare nuove musiche, che credo sia il comune denominatore più vibrante e anche più interessante, forse, del jazz.

    D. - In che cosa - diciamo - questo tipo di musica può un po’ essere da modello, anche per il vivere comune?

    R. - Ci può insegnare una tolleranza profonda e a mantenere anche delle autonomia individuali, pur senza dimenticare che la ragione ultima, quindi filosoficamente la prima, di stare insieme sul pianeta è quella di comunicare tra di noi.

    D. - A che cosa attinge, proprio nello specifico, il jazz? Africa, Europa…

    R. - In effetti, la situazione è cambiata radicalmente in cento anni, perché il mondo ha avuto una trasformazione rapidissima nell’ultimo secolo. Possiamo dire che la globalizzazione ha messo in effetti, in un certo senso, a dura prova l’idioma specifico e originario del jazz. E’ rimasta come, in quel senso, una musica quasi classica americana. Ma il jazz, invece, che si è rinnovato, quello degli ultimi 30-40 anni, è una musica decisamente globalizzata, dove ci sono componenti anche nord europee, sud europee e dell’area del Mediterraneo, compresa naturalmente l’Italia. Quindi in questo senso è più una musica del mondo in questo momento.

    D. - Perché si dice - quando si legge del jazz - che è espressione di libertà?

    R. - Sì, perché in un certo senso l’improvvisazione contiene in sé il privilegio di poter stare nell’adesso, nel presente, e poter esprimersi esclusivamente per quello che il presente, l’urgenza espressiva esige. Questa è una condizione che l’interprete non ha, perché si cala nella partitura e, in un certo senso, si annulla anche in essa.

    D. - Di chi il jazz di oggi - lei dice che ormai è diventata musica del mondo - non avrebbe mai potuto fare a meno?

    R. - Credo che, mi sbilancio in questo senso, il jazz non debba fare l’errore che ha fatto la musica classica, diciamo la musica colta europea, di cristallizzare la sua evoluzione nel passato, ma deve dialogare con questa cultura, senza però smarrire le sue caratteristiche specifiche, che sono invece quelle di guardare dentro il futuro.

    D. - Come si insegna la musica jazz?

    R. - La cosa più importante è insegnare la fiducia, in un certo senso, nel costruire una identità ed è l’unica cosa di cui ha bisogno la gente che ascolta la musica: sentire l’individuo che si esprime nel modo più profondo, perché l’elemento di verità nell’arte è quello più importante.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Ucraina. Il presidente Turchynov: perso il controllo delle regioni Donetsk-Lugansk

    ◊   Il presidente ucraino ad interim Oleksandr Turchynov ha ammesso che Kiev ha perso il controllo delle regioni dell'Ucraina sud-orientale di Donetsk e di Lugansk. "Le autorità e le forze dell'ordine non sono in grado di ottenere il controllo delle regioni di Donetsk e Lugansk e dei loro capoluoghi'', ha riconosciuto. Turchynov ha aggiunto che ci sono stati vari tentativi di destabilizzare la situazione anche nelle regioni di Kharkov, Odessa, Kherson, Nikolaiev e Zaporozhie.

    Il presidente ha anche detto che l'esercito ucraino è ''in massima allerta da combattimento'' di fronte a una possibile invasione delle truppe russe dispiegate al confine. ''Il fatto che la Russia possa attaccare l’Ucraina è ormai una minaccia reale'', ha infatti precisato. Tale dichiarazione giunge a seguito degli inutili tentativi fatti dall'esercito e dalla polizia ucraina per fermare i separatisti filorussi nell'est del Paese, che a oggi hanno occupato decine di città.

    Da Mosca è giunta notizia che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe essere in Crimea il 9 maggio, il giorno in cui la Russia celebra la vittoria sui nazisti nella 'grande guerra patriottica'. Secondo quanto ha anticipato una fonte anonima del ministero della difesa citata dal quotidiano Kommersant, dopo aver assistito alla tradizionale parata militare sulla piazza rossa, a Mosca, Putin potrebbe arrivare a a Sebastopoli, per assistere a una seconda parata. Se confermata, sarebbe la prima visita di Putin in Crimea dopo l'annessione della regione alla Federazione russa il mese scorso. Il 9 ricorre anche il 70esimo anniversario della liberazione di Sebastopoli (il 12 quello della Crimea). (R.P.)

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    Siria: ad Homs un centinaio di morti. Pressioni Onu su Damasco per le armi chimiche

    ◊   Sono almeno un centinaio, per la maggior parte civili, le vittime del doppio attentato con autobomba perpetrato ieri a Homs in un quartiere controllato dalle forze lealiste: il nuovo bilancio – riporta l’agenzia Misna - è stato fornito dall’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), che parla di 80 vittime civili e decine di feriti; ieri sera, la stessa fonte riferiva di 51 morti e oltre 70 feriti.

    L’attentato è stato rivendicato dai ribelli del Fronte al Nusra: i miliziani hanno affermato di aver fatto esplodere una prima autobomba per provocare il massimo dei morti fra gli ‘Chabbihà, gruppi filo-governativi, nel quartiere di Al Abbassiya. Una seconda vettura imbottita di esplosivo è stata fatta scoppiare poco dopo nella stessa zona.

    Intanto il ministro degli Esteri britannico William Hague ha fatto pressioni all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) affinche' acceleri l'inchiesta su un presunto utilizzo di gas cloro in Siria. ''Le informazioni raccolte finora secondo cui la Siria sta nuovamente utilizzando armi chimiche, se aggiunte al disagio che sta vivendo la popolazione, delineano una situazione terribile nel Paese'', ha aggiunto. Ieri l'Opac aveva infatti annunciato l'invio di una missione speciale in Siria con il compito di indagare sull'utilizzo di gas cloro da parte delle forze del Presidente Bashar al-Assad contro un villaggio controllato dai ribelli nella provincia di Hama.

    Al confine tra Siria e Libano cinque militari libanesi, tra i quali un ufficiale, sono rimasti feriti in scontri con uomini armati, nella zona di Arsal, in territorio libanese. Secondo la tv libanese al-Mayadeen i militari sono caduti in un'imboscata. Stando all'emittente satellitare al-Jazeera negli scontri sono coinvolti ''oppositori siriani''. La zona di Arsal, a maggioranza sunnita, è nota per il passaggio di armi e il sostegno all'opposizione al regime siriano di Bashar al-Assad. (R.P.)

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    Centrafrica. Il nunzio a Bangui: "Il conflitto si sta inasprendo"

    ◊   Una testimonianza che dà voce al “conflitto silenzioso”. Mons. Franco Coppola, nunzio apostolico nella Repubblica Centrafricana, racconta all'agenzia Sir, gli ultimi avvenimenti della guerra civile che investe il Paese: “gli scontri si sono trasferiti a 5 km dal centro della capitale Bangui. Da poco più di una settimana – racconta il nunzio – gli scontri sono ripresi intensamente anche negli altri quartieri della capitale e non c’è giorno che non venga comunicato il triste bilancio di morti e feriti”.

    La violenza non risparmia sacerdoti e religiosi che operano in quell’area “che hanno scelto di restare accanto al popolo”. È lo stesso mons. Coppola a confermare del sequestro durato quasi 24 ore durante la Settimana Santa, del vescovo di Bossangoa e dell’uccisione di un sacerdote della stessa diocesi il Giovedì Santo.

    Le milizie Seleka e Antibalaka continuano a dar vita, insomma, a vere e proprie vendette di sangue per antichi torti subiti, nonostante l’intervento dei soldati delle forze internazionali e dei responsabili cattolici, protestanti e musulmani che cercano – ancora con scarsi risultati - di far collaborare popolazione e autorità per la cattura dei colpevoli di questi crimini atroci. (G.L.)

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    India. Intimidazioni e abusi sui cristiani in Orissa: case distrutte, fedeli cacciati

    ◊   I cristiani sopravvissuti alla violenza del 2008 non trovano pace e sono tutt’oggi vittime di abusi e intimidazioni: lo riferisce all'agenzia Fides padre Ajay Kumar Singh, sacerdote cattolico dell’Orissa, attivista per i diritti umani e vincitore di un premio per il suo impegno tra le vittime dei pogrom avvenuti nel 2008 nel distretto di Kandhamal in Orissa. Secondo quanto racconta a Fides padre Singh, la polizia nei giorni scorsi ha arrestato e poi rilasciato tre persone accusate di aver distrutto la casa di una famiglia cristiana sopravvissuta ai massacri del 2008.

    Praful Digal, cattolico del villaggio di Budruka, aveva ricostruito la sua casa grazie agli aiuti ricevuti dal governo come fondi per la ricostruzione. I gruppi radicali indù non l’hanno tollerato: hanno attaccato la nuova abitazione, radendola al suolo, come conferma padre Pradosh Kumar Nayak, rettore del Seminario minore di St. Paul a Balliguda nei pressi del villaggio di Budruka.

    Nei giorni scorsi, dopo la denuncia presentata dalla famiglia, la polizia ha arrestato Sudershan Mallick, Pabitra Mallick e Mallick Nageswar, ma i tre sono stati inspiegabilmente rilasciati.

    Come rileva padre Nayak, è la terza casa che la famiglia Digal aveva costruito negli ultimi sei anni, ma i radicali indù le hanno demolite tutte. “L’ultima demolizione dimostra che tali gruppi sono forti e determinati a tenere i cristiani fuori del Paese”, nota padre Nayak, aggiungendo: “I cristiani continuano a condurre un'esistenza terribile nel distretto di Kandhamal”, dove abusi e discriminazioni non cessano. (R.P.)

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    Egitto. Scontri settari nell'area di Assiut: uccisi due cristiani

    ◊   Due cristiani egiziani copti sono rimasti uccisi nella giornata di ieri a causa di scontri settari esplosi nei villaggi nell'area della città di Assiut, nell'Alto Egitto, a partire dai contrasti tra una famiglia copta ortodossa e un clan familiare sunnita sulla proprietà di un terreno. Ne da conferma all'agenzia Fides Anba Kyrillos William, vescovo copto cattolico di Assiut.

    Ai funerali dei due copti ortodossi, celebrati con il presidio delle forze di polizia nella chiesa di San Giorgio presso la città di Manfalut (25 km da Assiut) ha partecipato in massa la locale comunità copta. “Nello stesso giorno” riferisce Anba Kyrillos “il giovane imprenditore copto Moshen Morris ha subito un sequestro lampo nell'area di Quseya, 50 km a nord di Assiut. I rapitori lo hanno preso a bordo della sua auto nuova, appena comprata, e hanno costretto la famiglia a pagare in tempi brevi un riscatto di 250mila lire egiziane (25mila euro, ndr)”. (R.P.)

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    Algeria: celebrazioni per 100.mo elevazione a Basilica della chiesa di Sant'Agostino

    ◊   “Festeggiare l’anniversario di una basilica significa festeggiare la casa di Dio. Il 2 maggio ci lasceremo radunare da Colui che fa della nostra fraternità la propria dimora”: mons. Paul Desfarges, vescovo di Costantina, in Algeria, spiega così il significato delle celebrazioni del 2 e 3 maggio ad Annaba, l’antica Ippona, per i 100 anni della elevazione a basilica della chiesa di Sant’Agostino recentemente restaurata.

    Dopo circa tre anni di lavori, grazie al contributo di diverse istituzioni algerine ed estere, ecclesiali e civili, ma anche di laici e privati, è stata riaperta al pubblico con una solenne inaugurazione il 19 ottobre dello scorso anno. Tra i benefattori anche Benedetto XVI. Consacrato il 29 marzo del 1909, il luogo di culto è stato elevato a basilica il 2 maggio 1914, e sarà il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, inviato speciale nominato per l’occasione da Papa Francesco, a presiedere alle 10.30 la Messa solenne nel giorno dell’anniversario.

    Diverse le iniziative organizzate dalla diocesi di Costantina per il centenario della basilica dedicata al grande padre della Chiesa, costruita sulla collina che si affaccia sulle rovine di Hippo Regius, nella cui cattedra vescovile Agostino sedette dal 395 al 430. Un pellegrinaggio radunerà centinaia di fedeli invitati a prendere parte, sempre il 2 maggio, alla presentazione dei restuari alle 13.30. Ad illustrarli sarà l’architetto Xavier David che mostrerà il loro sviluppo dal 2010 fino alla chiusura dei cantieri, nel 2013. Alle 14.30, il card. Tauran prenderà parte ad una conferenza scambio sul dialogo interreligioso con l’intervento dello scrittore Abderrazek Bensalah. Il 3 maggio è in programma la visita al sito archeologico delle rovine d’Ippona e l’inaugurazione dell’organo della basilica di Sant’Agostino appena restaurato.

    “Sant’Agostino ci invita a seguirlo nell’incontro con Colui che sempre ci attende nell’intimo di noi stessi” scrive mons. Desfarges nell’editoriale del periodico ‘L’Écho du diocèse de Constantine et d’Hippone’ datato 15 aprile ricordando il centenario della basilica. “Sant’Agostino non appartiene solamente ai cristiani – prosegue il presule – appartiene a tutti gli algerini, fieri del loro antenato e che, venendo a visitare la basilica, vengono in qualche modo ad incontrarlo, per conoscerlo meglio e nutrirsi di qualcuna delle sue parole che possono parlare al cuore di qualunque assetato di Dio”. Pensatore universale, il filosofo di Tagaste, appartiene anche ai cercatori di verità, aggiunge il vescovo di Costantina, che sottolinea come, pur nella diversità, siamo tutti pellegrini alla ricerca di senso. “Pellegrini dell’incontro – conclude mons. Desfarges – celebreremo la Chiesa dell’incontro aprendoci all’imprevisto degli incontri. Le frontiere della Chiesa sono quelle della carità”. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Senegal. Pace in Casamance: tregua unilaterale del movimento indipendentista Mfdc

    ◊   La Comunità di Sant'Egidio esprime la sua profonda soddisfazione per le recenti affermazioni del capo del Movimento delle Forze Democratiche della Casamance (Mfdc), Salif Sadiò, che ha affermato di voler rispettare l’accordo firmato il 22 febbraio 2014 a Sant'Egidio, relativo alle “misure di fiducia reciproca”, che impegnano le parti a “tenere un comportamento che possa favorire i negoziati per il ritorno della pace in Casamance e ridurre le sofferenze della popolazione”. Sadiò ha dichiarato di aver imposto ai suoi combattenti un “cessate il fuoco unilaterale”, come applicazione degli impegni presi.

    L'applicazione degli impegni presi da ambo le parti procede in modo incoraggiante; l'accordo sulle “misure di fiducia reciproca” prevede infatti la libera circolazione dei membri dell'Mfdc nell'ambito dei negoziati di pace, e la Comunità di Sant'Egidio constata che tale impegno è stato mantenuto da parte del Governo del Senegal; da febbraio ad oggi sono stati organizzati dalla dirigenza dell'Mfdc due incontri con la popolazione, relativi al processo di pace, resi possibili grazie agli impegni sottoscritti. (R.P.)

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    Niger: allarme dei vescovi sulla gravità del clima politico

    ◊   “La situazione politica attuale è grave e il clima democratico che ci sembrava sereno dopo la riuscita delle ultime elezioni, si deteriora di giorno in giorno” affermano i vescovi del Niger in un messaggio sulla situazione politica del Paese, inviato all’agenzia Fides.

    Nel loro messaggio i vescovi esprimono il loro riconoscimento per coloro che” donano anima e corpo con spirito di generosità e di gratuità alla causa della popolazione senza cibo, senza lavoro, senza cure mediche, senza istruzione e senza riconoscimento”. “Salutiamo - continuano i vescovi - coloro che operano nella vita quotidiana con discrezione per promuovere l’unità degli spiriti, la riconciliazione dei cuori, il rispetto delle differenze culturali, politiche e religiose e il senso del bene comune”.

    Accanto a coloro che lavorano per la pace e il bene comune, vi sono però quelli che, come afferma il messaggio, “utilizzano il loro mandato politico per regolare i loro conti personali, interpretando a loro favore le leggi che regolano la vita democratica”. Nel condannare questi atteggiamenti i vescovi invitano “gli attori della vita politica a prendere coscienza che gli insulti mediatici e gli imbrogli politici non sono privi di conseguenze e possono scatenare conflitti mortali”.

    Il Niger, uno dei Paesi più poveri del mondo, deve far fronte ad una grave crisi alimentare e, da alcuni mesi, ad un’ondata di rifugiati provenienti dalla Nigeria del nord, in fuga dalle violenze di Boko Haram. (R.P.)

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    Messico: la Plenaria dei vescovi sull’evangelizzazione nelle culture

    ◊   "Siamo desiderosi di sentire i rappresentanti della società, che durante questa Assemblea plenaria saranno un artista, un giornalista, un uomo d'affari e un politico. Oltre a questi verranno sentiti un rappresentante delle popolazioni indigene, un migrante, un leader sociale e persone che sono state vittime della violenza" afferma una nota della Conferenza episcopale messicana (Cem) sulla 97.ma Assemblea plenaria dei vescovi.

    L’Assemblea - riferisce l'agenzia Fides - iniziata il 28 aprile, si concluderà il 2 maggio e ha per tema: "Incoraggiare l'opera evangelizzatrice della Chiesa in Messico nelle diverse culture e nelle periferie, alla luce dell’Esortazione apostolica "Evangelii Gaudium", perché Gesù Cristo diventi vita del nostro popolo".

    L'Assemblea è iniziata con il messaggio del card. José Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara e presidente della Cem, e con quello di mons. Christophe Pierre, nunzio apostolico in Messico. Il programma prevede la visita, il 2 maggio, del Presidente della Repubblica, Enrique Peña Nieto, che discuterà sui principali problemi del Paese. All’incontro parteciperanno i rettori di diverse università e dei laici che hanno svolto esperienze di evangelizzazione, in città, in alcune comunità indigene, con i giovani e attraverso i media.

    Il Messico ha una popolazione di 120 milioni d'abitanti, dei quali 93 milioni sono cattolici. Vi sono 163 vescovi e 4 cardinali, 16.416 sacerdoti (diocesani e religiosi), 858 diaconi permanenti e 300 mila catechisti (dati dalla CEM). (R.P.)

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    Filippine: il card. Tagle chiede di mettere fine alla corruzione

    ◊   Janet Lim-Napoles, presunta orchestratrice della truffa "pork barrel", deve restituire i soldi che ha rubato e svelare i nomi dei complici in questa controversa storia. È la sfida lanciata dall'arcivescovo di Manila, il card. Luis Antonio Tagle, proprio alla donna, che di recente ha espresso il desiderio di rivelare tutto quello che sa della truffa da 10 miliardi di pesos. "Dica la verità - ha ribadito il card. Tagle - e restituisca quello che non è suo. È facile. È la giustizia che lo chiede".

    Lo scorso 24 aprile Leila de Lima, segretario della Giustizia - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha spiegato che la Napoles è pronta a parlare del traffico multi-miliardario in cui è coinvolta. De Lima ha anche chiarito che non c'è alcun impegno da parte del governo di trasformare l'imputata in un testimone di Stato. Tuttavia, questa possibilità non è del tutto esclusa. Il card. Tagle ha però sottolineato che "non è necessario essere testimone di Stato per dire la verità".

    Creato nel 1990 come Fondo per lo sviluppo nazionale (Cdf), il Fondo prioritario per l'assistenza allo sviluppo (Pdaf) è un fondo a titolo discrezionale, assegnato ai membri del Congress (i parlamentari) per finanziare enti, progetti o associazioni. Ribattezzato "pork barrel", in realtà sarebbe stato usato per intascare denaro pubblico e perpetrare il voto di scambio ed è stato oggetto di fortissime critiche a causa di abusi, corruzione e malaffare nell'uso di miliardi di pesos (in particolare nel 1996 e nel 2013). (R.P.)

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    Nord Irlanda: appello dei vescovi contro la legalizzazione dei matrimoni gay

    ◊   Equiparare le nozze gay al matrimonio tradizionale significa forzare il principio di uguaglianza applicandolo a due realtà fondamentalmente diverse e non tutelare gli interessi del bambino. E’ quanto scrivono i vescovi dell’Irlanda del Nord in una lettera aperta ai parlamentari dell’Assemblea legislativa locale sull’”Equality Marriage”, la nuova proposta di riforma della legge sul matrimonio che vuole legalizzare le nozze gay anche in Ulster, come nel resto del Regno Unito. La proposta in discussione in questi giorni, è stata rilanciata da diverse associazioni, dopo la bocciatura, l’anno scorso, di progetti analoghi.

    “Quello che si vuole dire, in sostanza, ai genitori, ai figli e alla società - osservano i vescovi - è che lo Stato non deve promuovere un quadro normativo, o un ambiente familiare ideale per la crescita del bambino” e che quindi “il legame biologico tra il bambino, la madre e il padre non ha alcuna rilevanza né per lui, né per la società”. In realtà, come ha ribadito di recente Papa Francesco all’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia, il bambino “ha diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva”.

    Secondo i vescovi nord-irlandesi, difendere il matrimonio tradizionale non è una posizione dettata solo da convinzioni religiose, ma anche dal buon senso. Dopo avere ribadito che la Chiesa si oppone a qualsiasi discriminazione, essi osservano come addurre il principio di uguaglianza per giustificare l’equiparazione delle nozze gay al matrimonio tradizionale sia una forzatura, tanto che le Corti europee hanno sempre difeso la libertà degli Stati membri dell’Unione di non ridefinire il matrimonio. D’altra parte, osservano, le unioni omosessuali sono già ampiamente tutelate dall’attuale ordinamento giuridico in Irlanda del Nord. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Spagna: II Congresso internazionale a Santiago di Compostela

    ◊   “La piazza dell’Obradoiro è un vero "Cortile dei Gentili" perché i pellegrini e gli ospiti possono stabilire un autentico dialogo sulle eterne domande dell’uomo: Dio e il senso dell’esistenza”. Queste le parole dell’’arcivescovo di Santiago di Compostela, mons. Julian Barrio, pronunciate durante l’inaugurazione del II Congresso internazionale di Accoglienza Cristiana nel Cammino di Santiago” che si è aperto nell’Aula Magna dell’Istituto Teologico Compostelano di Santiago.

    Mons. Barrio ha affermato che la chiesa di Santiago di Compostela va incontro a tutti i pellegrini, credenti e non credenti, per offrire accoglienza nel grande “Cortile dei gentili” della piazza del Obradoiro, e “li invita a entrare in quello spazio sacro e in cattedrale, per pregare, alcuni ad un Dio conosciuto, per altri ad un Dio sconosciuto del quale però hanno bisogno”. Sotto il motto “L’apostolo Giacomo e la ricerca di Dio nel Cammino” un centinaio di persone, tra partecipanti ed esperti, ha riflettuto sulla natura dell'itinerario di Santiago, tenendo presente che si tratta di un cammino di spiritualità, di conversione e di devozione. L’arcivescovo ha ricordato che san Giovanni Paolo II e il Papa emerito Benedetto XVI sono stati i due Pontefici che hanno capito abbastanza bene il significato del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, nella sua dimensione religiosa e nel suo contributo storico alla costruzione dell’identità europea.

    “Il rito e il mistero del pellegrinaggio di Santiago appaiono costanti lungo la storia, indipendentemente dai cambiamenti e dagli sviluppi culturali - ha detto mons. Barrio - perché la tradizione culturale del Cammino di Santiago, come simbolo storico-religioso, continua ad essere nel terzo millennio, uno strumento valido e utile, per esprimere il senso profondo dell'esistenza umana, e perciò della vita di fede cristiana”. Infine, il prelato spagnolo ha ricordato che il pellegrinaggio a Santiago “non s’intraprende per installarsi in un’esperienza privilegiata ma per lasciarsi cambiare in modo imprevedibile e ritornare alla vita quotidiana con nuovi atteggiamenti e disposti a dare la propria testimonianza”. (A cura di Alina Tufani)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 120

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.