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Sommario del 26/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI concelebrerà con Francesco la Messa di Canonizzazione dei due Papi
  • Canonizzazioni. Vigilia a San Pietro e dintorni, invasi dalla folla
  • Canonizzazioni. I volontari in servizio a San Pietro: attenzione e dedizione
  • Card. Dziwisz: Giovanni Paolo II perdonò l'attentatore. Capovilla: Giovanni XXIII, Santo come un bimbo
  • Mons. Oder: Karol Wojtyla non è un capitolo chiuso, la sua presenza continua ad ispirarci
  • Il Papa: promuovere l'intesa nel Paese con l'aiuto internazionale
  • In udienza dal Papa i reali del Belgio e i presidenti di Polonia e Honduras
  • Papa, tweet: nessuno si senta esonerato da condivisione con i poveri e da giustizia sociale
  • Ad Alba la Beatificazione di Giuseppe Girotti, domenicano martire a Dachau
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Canonizzazioni: attese un milione di persone. Alfano: l'Italia pronta all'accoglienza
  • Macedonia al voto presidenziale e politico anticipato
  • Migranti: a Bari la manifestazione di Amnesty “SOS Europe”
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica della Divina Misericordia
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • L'America Latina in festa per i due Papi Santi
  • Africa: festa per la Canonizzazione di Giovanni Paolo II
  • In Asia celebrazioni e incontri pubblici per celebrare i due Papi santi
  • Canonizzazioni: in Iraq una statua per Giovanni Paolo II
  • Mosca: cordiale incontro tra il Patriarca di Mosca Kirill e il card. Sepe
  • Centrafrica: per i missionari gli aiuti non arrivano a chi ha bisogno
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI concelebrerà con Francesco la Messa di Canonizzazione dei due Papi

    ◊   Benedetto XVI concelebrerà con Papa Francesco la Messa di Canonizzazione dei due Papi, domani in Piazza San Pietro. L'annuncio, molto atteso, è stato dato da padre Federico Lombardi, all'inizio dell'ultimo briefing in Sala Stampa vaticana, alla vigilia dello storico evento di domani. Il briefing ha avuto come relatori Marco Roncalli, storico e pronipote di Giovanni XXIII, e il prof. Stanislaw Grygiel, docente emerito di Antropologia filosofica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su matrimonio e famiglia, amico e collaboratore di Papa Wojtyla, fin da quando era arcivescovo di Cracovia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI concelebrerà la Messa di Canonizzazione dei due Papi. All’ultimo briefing in Sala Stampa alla vigilia del grande evento, padre Federico Lombardi ha esordito con l’annuncio di questa partecipazione, attesa da moltissimi fedeli, che rende ancora più straordinaria la già storica giornata di domani:

    "Il Papa emerito Benedetto XVI ha accettato l’invito e ha comunicato a Papa Francesco che sarà presente domattina alla celebrazione e che concelebrerà: quindi sarà anche concelebrante, il che non vuol dire che vada all’altare. Verosimilmente, i cardinali Sodano e Re e poi il cardinale Dziwisz, il cardinale Vallini e il vescovo di Bergamo, questi saranno all’altare. Il Papa emerito, invece, sta con i cardinali e vescovi sulla sinistra del sagrato e saremo tutti lieti di avere la sua presenza".

    Il direttore della Sala Stampa vaticana ha quindi reso noto che a portare la reliquia di San Giovanni Paolo II, durante la celebrazione, sarà la signora Floribeth Mora Diaz, la seconda persona miracolata da Karol Wojtyla, e con lei ci sarà anche la sua famiglia. Per quanto riguarda invece San Giovanni XXIII, a portare in processione le sue reliquie saranno i quattro nipoti, il sindaco di Sotto il Monte, Eugenio Bolognini, e il presidente della Fondazione Giovanni XXIII, don Ezio Bolis. La prima miracolata da Papa Wojtyla, suor Marie Simon-Pierre, invece, leggerà la preghiera dei fedeli in lingua francese prevista per la celebrazione. Padre Lombardi ha quindi dato informazioni sulla venerazione alle tombe dei due nuovi Santi, nella Basilica vaticana:

    “Comincerà al più presto possibile dopo la fine della celebrazione, quindi verosimilmente intorno alle ore 14 di domenica, e potrà andare avanti fino alle 10 di sera della domenica. I pellegrini troveranno già la nuova lapide all’altare di Giovanni Paolo II: non c’è più ‘Beatus’, ma c’è ‘Sanctus’”.

    Il Papa, ha detto ancora padre Lombardi, saluterà sul sagrato le delegazioni ufficiali. Durante questo momento un ragazzo italo-argentino figlio di migranti canterà la poesia di Giovanni Paolo II intitolata “Cerca la pace”. Questo giovane cantante è stato, inoltre, nominato dal premio Nobel per la pace, Pérez Esquivel, ambasciatore di pace proprio per la canzone composta sul testo di Karol Wojtyla. Padre Lombardi ha, inoltre, confermato che lunedì mattina, in Piazza San Pietro, il cardinale Angelo Comastri presiederà una Messa di ringraziamento per i pellegrini polacchi, in particolare per Giovanni Paolo II, mentre i fedeli bergamaschi potranno partecipare ad una Messa di ringraziamento per Giovanni XXIII nella chiesa romana di San Carlo al Corso. Dopo le informazioni, offerte da padre Lombardi, è stata dunque la volta dei relatori. Il pronipote di Giovanni XXIII e storico, Marco Roncalli, ha ricordato che Giovanni Paolo II definì il Concilio Vaticano II “la massima grazia del XX secolo” e ha quindi rammentato che il “Papa buono” ha voluto che il Concilio avesse soprattutto una dimensione spirituale con tre aspetti, apertura della Chiesa al mondo moderno, ricomposizione dell’unità dei cristiani, promozione della giustizia e della pace:

    “Per risolvere anche i problemi che si affacciavano al tavolo di Giovanni XXIII, lui non fa altro che ricorrere alla sua idea di una Chiesa che gli appare sempre un giardino e non un museo da ringiovanire. E diciamo che per aiutare questo progresso non deve inventare cose nuove: ci sono già gli strumenti dentro la dinamica della storia, c’è già lo strumento del Concilio e sa quanto può essere efficace”.

    Marco Roncalli ha sottolineato la forte componente di libertà che ha contraddistinto i lavori del Concilio, proprio come voleva Giovanni XXIII. Quindi, ha risposto ad una domanda sulla doppia canonizzazione, se questa togliesse un po’ di visibilità a Papa Roncalli:

    “Questo non è mica un superpremio che diamo a degli eroi: questa è una provocazione forte! Mi vengono in mente le parole di Xavier Léon-Dufour, che diceva: 'Fare un santo vuol dire anche fare un appello, fare una provocazione'. Questa stessa domanda me l’hanno fatta a Varsavia, la settimana scorsa, e mi dicevano: 'Ma non teme che uno oscuri l’altro?'. Vorrebbe allora non aver capito il senso di questo legame, che è appunto il Concilio Ecumenico Vaticano II".

    Dal canto suo, il prof. Stanislaw Grygiel, amico e collaboratore di Karol Wojtyla, ha messo l’accento sulla libertà, l’amore per la verità e la povertà che hanno contraddistinto la vita e il ministero di Giovanni Paolo II. E ha sottolineato che proprio perché era un uomo libero non aveva paura:

    “Si capisce perché alla domanda ‘Se la Bibbia fosse destinata alla distruzione e se potesse salvarne una frase, quale sceglierebbe?', Giovanni Paolo II rispose: 'La verità vi renderà liberi'. Allo stesso tempo, egli sapeva bene che la verità non è comoda, anzi spesso è mortalmente pericolosa! Egli presentiva l’attentato: ricordo bene un colloquio nel ’79, dopo la Messa sul Monte Cassino, dove era stato arrestato un uomo che cercava di avvicinarsi a lui, mi guardò e disse: 'Sì, già mi cercano!'".

    Quindi, ha messo l’accento sul grande amore di Giovanni Paolo II per la famiglia e per il matrimonio:

    “Giovanni Paolo II ripeteva sempre a noi: 'Laddove deperiscono i matrimoni e le famiglie, privi dell’amore per sempre, deperiscono le nazioni e le società; deperisce anche la Chiesa! Colui che cerca di distruggere la società e la Chiesa comincia ad attaccare il matrimonio e la famiglia: deve cercare cioè di distruggere l’amore con il quale la persona si affida ad un’altra persona per sempre!'".

    Infine, il prof. Grygiel ha auspicato che venga ripresa e approfondita l’antropologia di Karol Wojtyla che, ha detto, vede sempre l’uomo nella relazione con Dio, anche contro quelle seduzioni della cultura postmoderna che vorrebbe mettere l’uomo al posto del suo Creatore.

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    Canonizzazioni. Vigilia a San Pietro e dintorni, invasi dalla folla

    ◊   La Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ha già richiamato a Roma una folla enorme. In particolare, da questa mattina la zona di San Pietro e quelle circostanti sono diventate luogo di transito e di sosta per decine di migliaia di persone, mentre altre centinaia di migliaia sono attese nelle prossime ore. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Sabato 26 aprile 2014. Via della Conciliazione, ore 12. L’avanguardia multirazza, multilingue e multietà brulica e sciama senza sosta fra soprattutto Castel Sant’Angelo e Piazza San Pietro, epicentro dell’Evento che fra transenne e corridoi, varchi e presidi, finisce di sistemarsi l’orlo dell’abito elegante che indosserà domani. La vigilia è soprattutto lo sfiorarsi, spesso di pochi centimetri, degli 80-100 mila invitati alla festa giunti in anticipo – pronti a curiosare tra monumenti, negozi e bancarelle – con le centinaia di “organizzatori” della festa, che indossano i caschi bianchi degli addetti al montaggio di impalcature, torrette, maxischermi, o le divise dei reparti delle Forze dell’ordine, Croce Rossa, Protezione Civile, dei volontari a vario titolo, tutti già all’erta per reggere l’urto della folla vera, quando ciò che oggi è un magma umano dall’alba di domani si solidificherà in un muro compatto di un circa un milione di persone.

    Nei dintorni del Colonnato e dei borghi adiacenti, le ore che precedono la Canonizzazione dei due Papi, accompagnati alla santità da due loro Successori, sono dunque una sorta di dietro le quinte a cielo aperto per migliaia di “intimi”, molti dei quali, assieme ai prossimi arrivi, si distribuiranno stasera e stanotte nelle chiese del centro di Roma – da Sant'Agnese in Agone a San Marco al Campidoglio, da Santa Maria in Vallicella a San Giovanni Battista dei Fiorentini, oltre alle Basiliche di S. Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le Mura – per dar vita all’annunciata “notte bianca” di veglia e preghiera in varie lingue, promossa dal Vicariato di Roma in collaborazione con movimenti e comunità.

    Orientarsi in queste ore non è facile, per questo la Radio Vaticana, insieme con vari enti – tra cui l’Agenzia Roma Servizi per la Mobilità, la Polizia di Roma Capitale, l’Aci e la Regione Lazio – trasmette da ieri e fino a tutto domani informazioni continue di pubblica utilità – dai mezzi di trasporto, al traffico pubblico e pedonale – in italiano, inglese e polacco, dirette a pellegrini, turisti, giornalisti di varia nazionalità. Su Roma la frequenza è di 105 FM, mentre in tutta Italia l’ascolto è possibile con il DAB+ per le radio digitali, ma anche tramite satellite Eutelsat, oltre che all’indirizzo radiovaticana.org. Ma, segno della frontiera ipermediale più spinta, saranno soprattutto gli oltre 500 cinema di 20 nazioni che domani trasmetteranno in diretta la cerimonia, in alcuni casi per la prima volta in 3D. A riprenderla, le 34 telecamere (13 delle quali in 3D e 6 in 4k Ultra Hd) della produzione internazionale allestita da Centro Televisivo Vaticano, Sky Italia, BSkyB e Sky Deutschland.

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    Canonizzazioni. I volontari in servizio a San Pietro: attenzione e dedizione

    ◊   Alla vigilia della Canonizzazione dei Papi a piazza San Pietro c’è un grande fermento, il clima che si respira è quello della gioia delle migliaia di fedeli che già stanno invadendo Roma, ma accanto ai pellegrini ci sono, già al lavoro dall'alba, 26 mila volontari pronti ad ogni necessità ed intervento, dalla distribuzione dell’acqua fino al soccorso. Le loro testimonianze in questo servizio di Cecilia Seppia:

    Accanto ad alcune migliaia di agenti delle Forze dell’ordine, da questa mattina alle 5, Protezione Civile, Unitalsi, Croce Rossa, Ares 118, l’Ordine dei Cavalieri di Malta, i volontari della Misericordia e tanti, tanti altri. Un vero e proprio esercito pronto a fronteggiare un evento come la Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che per qualche ora renderà ancora di più Piazza San Pietro il centro del mondo. Arrivano da ogni parte d’Italia e hanno ambiti di intervento diversi, dalla distribuzione dell’acqua, al pronto soccorso, dall’assistenza ai disabili, alle mamme, ai bambini, fino alle informazioni di carattere logistico per i turisti e gli stranieri, ma tutti condividono lo spirito del servizio:

    R. – Sono della Protezione Civile... Credo sia necessario avere un grande senso di responsabilità, ma soprattutto di grande collaborazione. Credo anche che lo spirito di sacrificio di tutti i volontari sia una componente valida. La solidarietà viaggia anche attraverso questi canali, anche attraverso il fatto di indossare divise di colori diversi, pur condividendo uguali valori e uguali principi.

    R. – Siamo dell’Unitalsi, della Sottosezione di Roma. Ci stiamo organizzando come meglio possiamo per poter assistere in particolar modo i disabili, perché loro sono quelli più indifesi e noi cerchiamo in ogni modo di regalare loro un minimo di gioia, di solidarietà trattandoli normalmente, senza far loro pesare la loro disabilità.

    R. – Volontariato è fare qualsiasi cosa. Sicuramente, stare qui per noi è molto importante. In realtà, noi lo consideriamo un premio.

    D. – Voi siete…?

    R. – Misericordia di Portoferraio.

    D. – Arrivate direttamente dalla Toscana?

    R. – Sì. Veniamo dall’Isola d’Elba, siamo partiti questa mattina con la prima nave…

    D. – Diciamo che ci saranno molti interventi da fare, ognuno ha le proprie specificità: quali sono le vostre?

    R. – Noi facciamo pattugliamento a piedi, con lo zaino “Bls” in soccorso, se qualcuno si sente male – speriamo di no…

    D. – In voi volontari della Misericordia, che emozione, che sentimento c’è?

    R. – Eh, l’emozione è forte, è forte veramente, non ci sono parole.

    R. – Noi siamo della Croce Rossa italiana... Ci occuperemo fondamentalmente dei "codici verdi", "gialli" e "rossi". L’obiettivo quindi è quello di gestire qualsiasi situazione venga a crearsi in emergenza, durante questo evento. Naturalmente, siamo dotati anche di ambulanze, per cui qualora non fosse sufficiente il nostro intervento sul posto, potremo comunque demandare a una struttura ospedaliera o comunque a un pronto soccorso di primo e di secondo livello, qualora fosse necessario. Sicuramente questa è un’occasione particolare e sicuramente è un’occasione storica. Però, l’impegno che ci stiamo mettendo è quello che ci abbiamo sempre messo.

    R. – Noi ci occupiamo del “Punto-mamma”, diamo sostegno e appoggio alle mamme con i bambini piccoli, quindi abbiamo una piccola nursery con tanto di cambio pannolini, scalda-biberon, acqua, per far fronte a tutte le necessità che ha un neonato.

    D. – Voi già rendete un servizio importante, però farlo nell’ottica di questa giornata di domani, della Canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, sicuramente assume un valore diverso…

    R. – Si, ci riempie di orgoglio, in realtà, essere chiamati qui, sul posto, per noi è qualcosa di eccezionale, anche perché possiamo mostrare cosa la Croce Rossa italiana in realtà fa, in questo momento in modo particolare. E noi, come volontari, siamo pieni di orgoglio, perché siamo qui.

    D. – Non c’è magari un po’ di rammarico nel dover stare "nelle retrovie", come dire, in un momento come questo?

    R. – Assolutamente no. Anche perché io penso che, come Papa Bergoglio, anche Papa Giovanni Paolo II aveva un occhio di riguardo per i volontari. Quindi noi sappiamo che lui con il cuore sta qui.

    D. – Quali sono le caratteristiche che deve avere un volontario che si trova a dover lavorare, agire, fare servizio in un contesto come questo?

    R. – Amore, disponibilità, volontà e tanta, tanta umiltà.

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    Card. Dziwisz: Giovanni Paolo II perdonò l'attentatore. Capovilla: Giovanni XXIII, Santo come un bimbo

    ◊   “I due Papi Santi visti da chi è stato loro accanto”. È il tema del briefing in preparazione alle canonizzazioni di domenica, che si è tenuto ieri pomeriggio al Media Center allestito nell’atrio dell’Aula Paolo VI. Sono intervenuti il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, segretario particolare di Giovanni Paolo II, e in collegamento da Sotto il Monte il cardinale Loris Capovilla, segretario particolare di Giovanni XXIII. Presenti anche don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Giovanni XXIII di Bergamo, e il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Il servizio di Giada Aquilino:

    “Ho vissuto con un Santo”. Con queste parole il cardinale Stanisław Dziwisz ha introdotto i suoi 39 anni accanto a Karol Wojtyla. La preghiera, la sofferenza, l’ascolto degli altri, ma anche il rapporto privilegiato con i malati, i poveri e i giovani: ecco la santità di Giovanni Paolo II. Prima di tutto la preghiera costante:

    “Lui pregava con la sua vita. Non si poteva dividere la preghiera dal lavoro. Tutta la sua vita era una preghiera. E anche tutto ciò che faceva passava per la preghiera. Per chi pregava? Diversi parlano della preghiera geografica, cioè passava ogni giorno Paese dopo Paese, Nazione dopo Nazione. E pregava per diverse cose: per la pace, per la giustizia, per il rispetto delle persone, per il rispetto dei diritti umani e anche pregava per le persone concrete”.

    Tutta la sua vita, poi, è stata segnata dalla sofferenza: dapprima la perdita della madre e del fratello, più tardi, il 13 maggio 1981, l’attentato in Piazza San Pietro:

    “Sono stato dentro l’ambulanza con lui. Quando ancora era cosciente pregava – sottovoce, ma si sentiva - per l’attentatore. Non sapeva chi era, ma già l'aveva perdonato. E ha offerto questa sofferenza per la Chiesa, per il mondo”.

    Non a caso Giovanni Paolo II è sempre stato accanto ai malati e ai più poveri. Come quando a San Francisco abbracciò quel bambino malato di Aids che nessuno voleva toccare o come nei suoi tanti viaggi all’estero:

    “Viaggiava tanto in Africa, o in Asia, soprattutto nei Paesi poveri. Per gridare, per dare voce alla gente che soffriva per la povertà e anche per gridare verso i ricchi del mondo affinché cambiassero comportamento verso i Paesi bisognosi di aiuto”.

    Quindi, l’ascolto degli altri, senza distinzioni:

    “Non significa che condivideva tutto quello che sentiva, ma rispettava la persona e non solamente i cristiani, ma anche i non credenti, i non cristiani, gli ebrei, i musulmani: un grande rispetto. Per questo era leader religioso per tutti. Ha combattuto tutti i muri. Penso che qui ha aperto la Chiesa al mondo e ha avvicinato il mondo alla Chiesa”.

    In Vaticano, con l’aiuto di Madre Teresa, Papa Wojtyla ha creato un centro per i meno fortunati e ha voluto un convento contemplativo, dove ora risiede il Papa emerito Benedetto XVI. Infine, ma non ultimo, il cardinale Dziwisz ha menzionato il rapporto speciale coi giovani:

    “Un rapporto di amicizia con i giovani, amicizia con la gente. Lui fin dall'inizio ha capito che i giovani domandano, sono sensibili, che bisogna accompagnarli, dar loro risposte”.

    A ricordare Giovanni XXIII è stato invece, nelle parole dello stesso cardinale Loris Capovilla, un “vecchio prete”, “commosso, confuso e intimidito”. Ai bambini, anche musulmani, che vanno in visita a Sotto il Monte, il porporato – ha detto – parla di quando a oltre 81 anni Angelo Roncalli morì. A ogni piccolo, ripete:

    “Non ho visto morire un vecchio uomo di 81 anni e 6 mesi, ho visto morire un bambino, perché aveva gli occhi splendidi come i tuoi, che hanno il fulgore delle acque battesimali, e aveva il sorriso sulle labbra, come il tuo, che è la bontà che sale dal profondo del cuore”.

    Perché il Santo, ha ricordato il porporato citando Georges Bernanos, “è colui che non è mai uscito dall'infanzia”. Così si può parlare di Giovanni XXIII, così si può parlare di Giovanni Paolo II:

    “La definizione di Papa Giovanni è due occhi e un sorriso. L'innocenza e la bontà. Lo dico anche per Giovanni Paolo II”.

    Il cardinale Capovilla ha dunque voluto sottolineare anche la grandezza di Karol Wojtyla, “presso il quale altare - ha aggiunto - io mi inginocchio con tutti i suoi fratelli e figli della Polonia e del mondo intero”. Quindi l'importanza del Concilio Vaticano II:

    “Tutto il mondo sembra essere in questi giorni unificato. E prendo occasione per dire che ringrazio vivamente tutta la stampa internazionale. Questi eventi: prima la celebrazione del cinquantennale dell'11 ottobre 1962, Gaudet Mater Ecclesia, poi l'Enciclica Pacem in terris. A tal proposito, Giovanni Paolo II ha detto: impegno permanente dell'umanità. Poi il testamento di Giovanni Paolo II che ha detto a tutti noi - dopo 27 anni di pontificato, dopo aver percorso tutte le vie del mondo, aver parlato, catechizzato, evangelizzato il grande evento, che lui stesso ha chiamato il più grande evento religioso e storico del secolo XX - quella parola che lascia un po' tutti trepidanti: raccomando a chi verrà dopo di me di continuare a scavare...”.

    Infine l’immagine più commovente. La vicinanza del mondo intero e del popolo di Roma a Giovanni XXIII morente, il 3 giugno 1963:

    “Io dissi a lui: 'Santo Padre, qui siamo alcune poche persone nella camera, ma se vedeste la Piazza...'. Credevo che – riservato com'era e contrario ai complimenti - mi dicesse: 'Lascia perdere'! Invece mi disse: ‘E' naturale che sia così, muore il Papa. Io li amo! Loro mi amano!’”.

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    Mons. Oder: Karol Wojtyla non è un capitolo chiuso, la sua presenza continua ad ispirarci

    ◊   “Santo Subito”. Alla vigilia della Canonizzazione di Giovanni Paolo II non può non tornare alla mente il grido dei fedeli il giorno dei funerali di Papa Wojtyla, l’8 aprile del 2005. Proprio da quell’invocazione muove la riflessione del postulatore della Causa, mons. Slawomir Oder, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Effettivamente quel giorno, l’8 aprile 2005, fu quasi un’acclamazione secondo le antiche tradizioni della Chiesa, da parte del popolo che gridava: “Santo! E’ morto un Santo!”. Se inizialmente forse qualcuno è rimasto meravigliato e stupito dinanzi alla decisione di svolgere comunque l’inchiesta canonica, oggi penso – a distanza di questi nove anni, ormai a processo compiuto – che questa sia stata una scelta illuminata dallo Spirito Santo: un grande dono fatto per la memoria di Giovanni Paolo II e per la Chiesa. Infatti, quel grido che abbiamo sentito non era soltanto un grido momentaneo, non era un’atmosfera particolare che si è creata nella città in quei giorni di sofferenza, di lutto ma anche di una percezione del soffio dello Spirito Santo. Quel grido – “Santo subito!” – ha la sua consistenza storica, ha un riscontro oggettivo, ha una identità che è iscritta nella vita di Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II, ed è piena di segni, manifestazioni di questa santità. Vorrei ricordare le parole che ha voluto dire il Papa emerito Benedetto in occasione del quarto anniversario di morte del suo predecessore, parlando della casa che si è riempita del profumo di santità. Oggi, quel grido “Santo subito!”, ha il profumo e la consistenza di una vita vissuta in maniera piena, compiuta secondo la misura alta della risposta che l’uomo può dare alla chiamata di Dio.

    D. – Cosa l’ha colpita delle migliaia di testimonianze ricevute alla postulazione, testimonianze che continuano ad arrivare?

    R. – Queste testimonianze sono arrivate praticamente dal primo giorno dell’apertura del processo di Beatificazione e di Canonizzazione, come risposta all’editto che è stato esposto qui, nella curia di Roma, e a Cracovia come risposta all’annuncio che è stato diffuso dai media mondiali circa la dispensa che Papa Benedetto ha voluto concedere per l’apertura del processo. La gente parla di tante cose; la cosa che mi ha colpito è che Giovanni Paolo II continua ad essere presente: non è una storia compiuta, un capitolo chiuso, qualcosa demandato ormai soltanto alla memoria. E’ una presenza che ancora continua ad ispirare molte persone, una persona che continua a ripetere con l’esempio della sua vita e con il dono di santità: “Non abbiate paura! Aprite, spalancate le porte a Cristo!”. Questa cosa mi ha colpito molto moltissimo: come proprio queste parole programmatiche di Giovanni Paolo II siano state iscritte profondamente nei cuori della gente, e a queste parole la gente ritorna: ritorna nei momenti di difficoltà, nei momenti di problemi che affronta ogni uomo che è in cammino su questa terra. Sono parole che incoraggiano, perché non sono rimaste solo le parole dell’inizio del Pontificato, ma sono parole confermate da una vita vissuta, concreta, una vita che ha fatto sì che Giovanni Paolo II sia entrato nella nostra vita e la accompagni. E proprio questa presenza viva è la cosa che mi ha colpito di più nelle testimonianze che sono arrivate all’ufficio.

    D. – “I miracoli li fa Dio: io lo prego soltanto”, diceva Giovanni Paolo II. Ora questa sua forza di intercessore è ancora più grande. Verrà dunque invocato, se possibile, ancora di più. Anche il suo lavoro continua?

    R. – Il mio lavoro è essenzialmente legato al processo canonico. Ho ricevuto il mandato di postulatore nel processo di Beatificazione e di Canonizzazione. Con il rito della Canonizzazione, il mio mandato bisogna considerarlo compiuto. Certamente, ci sarà ancora il lavoro di segreteria, perché le persone continuano a scrivere, a segnalare le storie personali però io penso che prima o poi sarà necessario spostare il centro di questa "segreteria personale" di Santo Giovanni Paolo II altrove. Noi sappiamo che a Cracovia è sorto uno straordinario Centro dedicato proprio alla spiritualità e alla memoria di Giovanni Paolo II, “Non abbiate paura!”. Io suppongo che questo sarà poi il luogo dove dovranno confluire tutte le segnalazioni riguardanti l’opera di questo grande intercessore presso Dio.

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    Il Papa: promuovere l'intesa nel Paese con l'aiuto internazionale

    ◊   La crisi in Ucraina ha occupato la mattina di impegni di Papa Francesco, che ha ricevuto in udienza il premier Yatsenyuk, auspicando il ripristino della stabilità politica e sociale interna, anche con il concorso della comunità internazionale. La quale, da parte sua, segue con preoccupazione la vicenda del sequestro, avvenuto ieri nell’est del Paese, di 13 osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa da parte dei ribelli indipendentisti filorussi. Immediatamente, dal G7 svoltosi a Seul in Corea del Sud, varate nuove sanzioni a carico della Russia, che dovrebbero scattare lunedì prossimo. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    La sofferenza di un Paese intero, l’Ucraina, raccolto in un intenso dialogo di alcuni minuti, con l’intento di guardare con speranza alle vie d’uscita ad una crisi che potrebbe sfuggire di mano da un momento all’altro. Questo il clima nel quale stamani il premier ucraino Yatsenyuk è stato ricevuto da Papa Francesco. Successivamente, il capo del governo ucraino ha incontrato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

    "Durante i cordiali colloqui, svoltisi nel quadro dei buoni rapporti bilaterali tra la Santa Sede e l’Ucraina, si è discusso - ha informato una nota ufficiale - della situazione attuale, con l’auspicio che tutte le Parti interessate collaborino costruttivamente per il ripristino della stabilità politica e sociale del Paese, nell’ambito del diritto internazionale, e promuovano l’intesa tra i popoli della Regione. È stato inoltre rilevato - ha precisato la nota - il ruolo specifico che le Chiese e le organizzazioni religiose, nonché ciascun credente, sono chiamati a compiere nel favorire il rispetto vicendevole e la concordia tra tutte le componenti della società. Infine, si è fatto cenno a possibili ulteriori iniziative della comunità internazionale al riguardo".

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    In udienza dal Papa i reali del Belgio e i presidenti di Polonia e Honduras

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il presidente della Repubblica di Honduras, Juan Orlando Hernández Alvarado, con la consorte e un seguito, il re Alberto II e la regina Paola del Belgio, con il loro seguito, e il presidente della Repubblica di Polonia, Bronisław Komorowski, con consorte e seguito.

    In Myanmar, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Loikaw, presentata da mons. Sotero Phamo, in conformità al canone 401 - paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato mons. Stephen Tjephe, ausiliare di Loikaw, amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima diocesi.

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    Papa, tweet: nessuno si senta esonerato da condivisione con i poveri e da giustizia sociale

    ◊   Papa Francesco ha lanciato un tweet dal suo account @Pontifex: “Nessuno può sentirsi esonerato dalla condivisione con i poveri e dalla giustizia sociale”.

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    Ad Alba la Beatificazione di Giuseppe Girotti, domenicano martire a Dachau

    ◊   La Chiesa universale si arricchisce di un nuovo beato p. Giuseppe Girotti, martire domenicano dell'Ordine dei frati predicatori, morto in odium fidei nel lager di Dachau, in Germania. La cerimonia di beatificazione – che avrà luogo nel pomeriggio ad Alba, in Piemonte, nella città natia di padre Girotti - sarà presieduta, in rappresentanza del Papa, dall'arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Torino, il cardinale Severino Poletto. Roberta Gisotti ha intervistato il postulatore generale della causa di Beatificazione, padre Vito Gomez:

    Sacerdote a 25 anni, padre Girotti, nato da famiglia poverissima nel 1905, vivace nel carattere e brillante nell’intelletto, dopo gli studi biblici a Gerusalemme e a Roma, docente di sacra scrittura a Torino, sempre caritatevole verso gli ultimi, viene sospeso dall’insegnamento nel 1939, si adopera in ogni modo per aiutare gli ebrei e finisce arrestato e deportato a Dachau, dove sopravvive tra umiliazioni e sofferenze per soli sei mesi, morendo forse per un’iniezione letale nell’infermeria del lager, il primo aprile del 1945. Annoverato “giusto tra le nazioni” per il suo operato durante l’Olocausto, la sua vita resta un esempio luminoso di abnegazione per gli altri, come sottolinea padre Vito Gomez:

    R. - Il suo ministero non si esaurì sulla "cattedra", possiamo dire, perché padre Girotti aveva una grande sensibilità sociale: volentieri e con generosità si impegnava nel servizio dei più bisognosi e presso l’Ospizio dei Poveri Vecchi di Torino e in varie altre attività caritative. Con la piega che presero poi gli eventi della Seconda Guerra mondiale, padre Girotti divenne animatore e organizzatore di una vasta rete di aiuti a favore degli ebrei: si ingegnò per trovare nascondigli sicuri per tanti di loro, ma anche il modo di avere documenti di identità con la possibilità di espatriare. Per questa sua attività umana e cristiana, che faceva per carità - così diceva spesso - padre Girotti venne arrestato alla fine del mese di agosto del 1944: imprigionato prima a Torino, poi a Milano, a Bolzano, e infine è stato portato nel campo di sterminio di Dachau, in Baviera. Lì ha vissuto veramente un calvario, che culminò nel lavoro che fu costretto a svolgere - dal mattino alla sera - sotto ogni tipo di intemperie. Anche in queste tappe di una personale via crucis, padre Girotti si distinse per la sua generosità nei confronti degli altri detenuti. Ammalatosi, fu ricoverato in infermeria, dove il 1° aprile 1945 terminò il suo cammino terreno: forse fu ucciso con una iniezione di benzina o forse morì per il completo deperimento in seguito agli stenti e alle violenze subite. I compagni di cella, sulla sua cuccetta, scrissero: “San Giuseppe Girotti”. Il suo percorso di vita e soprattutto la sua vicinanza agli ebrei ottennero il pubblico riconoscimento da parte dello Stato di Israele, che nel 1995 gli conferì la medaglia come “Giusto tra le Nazioni” e un albero venne piantato in suo onore nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.

    D. - Padre Gomez, lei ha messo in luce che padre Girotti non è stato solo un sacerdote di cattedra ma di carità. Questa è una dimensione che Papa Francesco sottolinea sempre che sia necessaria per testimoniare il Vangelo…

    R. - Veramente! Padre Girotti ha insegnato, ha fatto ricerca scientifica sulla Sacra Scrittura, ma padre Girotti ha svolto un ministero veramente generoso nei confronti delle persone che avevano più bisogno nella società del suo tempo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Santi: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

    Ha segnato traiettorie per il futuro che sarà sapienza seguire: Montini parla di Giovanni XXIII.

    In una Roma oscurata da tempeste di scirocco: il cardinale Joseph Ratzinger racconta i primi incontri e la collaborazione con Giovanni Paolo II.

    In divisa con l'arma del Vangelo: l’arcivescovo Santo Marcianò sul Papa della “Pacem in terris”.

    Disperatamente, mai: il francescano Marco Malagola su un insegnamento di Giovanni XXIII.

    Quell’uomo fragile che vinse la diffidenza: Rosario Sconamiglio ripercorre il viaggio di Giovanni Paolo II ad Atene.

    Le virtù francescane sul soglio di Pietro: l’arcivescovo José Rodriguez Carballo su Roncalli e il santo di Assisi.

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    Oggi in Primo Piano



    Canonizzazioni: attese un milione di persone. Alfano: l'Italia pronta all'accoglienza

    ◊   Ed è stimata in un milione di persone l'affluenza alla canonizzazione domani dei Papi. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in un vertice in Prefettura a Roma con i capi delle forze dell’ordine. Imponente l’apparato di sicurezza: in campo ci saranno circa 10 mila uomini delle forze dell’ordine. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Ostenta sicurezza il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Insomma, tutto è stato messo a punto per assistere il milione di persone che domani sarà a Roma per le canonizzazioni. Ma nel complesso saranno circa due miliardi le persone pronte a seguire l'evento in tutto il mondo. Si tratta di comuni fedeli, ma anche di autorità a diverso livello. Sono infatti attese 122 delegazioni, 24 capi di Stato, compresi sovrani e reali, e 10 capi di governo. Massima allerta da parte delle forze dell’ordine, che impiegheranno circa 10 mila uomini. E poi 31 punti medici e 81 squadre di soccorritori.

    L’accesso alla zona attorno a San Pietro sarà consentito dalle 5.30 di domani mattina, mentre da questa sera alle 19 l’area sarà chiusa per consentire le bonifiche. Contrasto anche al commercio abusivo, infatti sono stati sequestrati 700 mila effigi e souvenir contraffatti, che avrebbero potuto essere un pericolo per la salute di chi li avrebbe acquistati. Insomma, secondo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano l’Italia è pronta:

    “A noi non resta che dire, di fronte a questa splendida giornata con due grandi Papi che diventano santi: che Dio benedica l’Italia e che questi due nuovi Santi proteggano il nostro Paese e la nostra splendida capitale, cioè Roma”.

    La questione dei costi sarà affrontata dal governo nei prossimi giorni.

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    Macedonia al voto presidenziale e politico anticipato

    ◊   La Macedonia è chiamata domani al voto presidenziale e legislativo. Per la prima carica del Paese, si tratta del secondo turno elettorale: al ballottaggio si sfideranno il presidente uscente Gjorgie Ivanov, del partito conservatore Vmro-Dpmne, in vantaggio sul candidato socialdemocratico Stevo Pendarovski. Per il voto politico anticipato i sondaggi danno l’affermazione del premier in carica Nikola Gruevski, dello stesso schieramento conservatore, che negli anni ha governato - non senza contrasti - con l’appoggio del partito della minoranza albanese Dui di Ali Ahmeti. Sul voto di domani, a quasi quindici anni dalla guerra del 2001, Giada Aquilino ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

    R. – Il problema della Macedonia è un problema che potremmo definire più ampio di tutta l’area centro-sud europea. La Macedonia, come gli altri Paesi dell’area, non ha trovato ancora una sua stabilità e questo è il motivo di fondo per cui si cerca, attraverso le elezioni, di trovare sia i rapporti con i vicini che sono rimasti assolutamente sospesi, sia un rapporto più diretto con l’Unione europea, che stanzia finanziamenti e opera anche assieme al governo macedone ma è lontanissima. Quindi, il tentativo è ritrovare una guida strategica che faccia rientrare - come è successo in altri Paesi più a Nord, come Croazia e Slovenia - la Macedonia nell’ambito dell’Europa.

    D. – Al di là delle presidenziali, si tratta del terzo voto politico anticipato in sei anni…

    R. – Sì. Questo dà l’idea di quanta difficoltà vi sia nel risolvere il problema dell’area. In realtà, quello che più volte abbiamo detto è che manca ormai completamente una strategia dell’Unione europea per far sì che questi Paesi, in primis la Macedonia, non rimangano isolati.

    D. – Di fatto, che Paese è oggi?

    R. – E’ un Paese nel quale esistono ancora delle divisioni. Certo, non sono più come ai tempi della ‘quasi’ guerra civile che era stata combattuta in Macedonia. Le vicende della ex-Jugoslavia in parte sono state superate. Tuttavia, parliamo di un Paese che non sa ancora esattamente bene quale sarà la propria sorte, considerato che gli altri Paesi vicini o perseguono politiche completamente diverse – pensiamo alla Serbia - o sono degli alleati solo formali o sono Paesi ostili solo per il nome che la Macedonia porta: la Grecia, ad esempio, che ha sempre rifiutato qualsiasi vero legame anche economico.

    D. – Quindi, una strategia su quale piano può arrivare?

    R. – Comunque, sicuramente internazionale. La Macedonia ha anche delle prospettive, ha una posizione interessante, soprattutto ora che Paesi come la Grecia sono entrati in crisi e hanno avuto una caduta ancora più forte. Si potrebbe, dunque, riaggiornare una comunità di area nel centro-sud dell’Europa.

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    Migranti: a Bari la manifestazione di Amnesty “SOS Europe”

    ◊   Proseguono senza sosta gli arrivi di migranti sulle coste italiane. Gli ultimi sono di un gruppo di 27 immigrati, di cui 3 minorenni, soccorso in mare e condotto poi a Lecce e di 12 persone trovate accovacciate nell'angusta intercapedine di un tir privo di carico, sbarcato nel porto di Bari. In tutto, nelle ultime 24 ore, sono circa 1.500 i migranti salvati dalle navi della marina militare e della guardia costiera, impegnate nel Canale di Sicilia nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, ma secondo fonti della marina militare, si stima che entro oggi arriveranno a 2 mila. Proprio a Bari, in piazza del Ferrarese, Amnesty International Italia ha organizzato in serata una manifestazione per chiedere ai Paesi dell'Unione europea di porre le persone prima delle frontiere e di rispettare i diritti umani di migranti e rifugiati. Ma cosa si chiede in particolare all’Europa? Debora Donnini ha ha girato la domanda al portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury:

    R. – Di uscire da politiche di egoismo, di chiusura, di avere un approccio ad un problema complesso come quello dei flussi - a volte anche ingenti - di migranti e rifugiati, basato sul soccorso, sull’assistenza, sull’accoglienza. Anche perché violare i diritti umani ha un costo economico enorme per l’Unione europea, mentre politiche di accoglienza e di rispetto dei diritti di chi fugge da forme gravi di violazione di diritti umani possono addirittura conseguire un risparmio, oltre che essere moralmente e culturalmente più adeguate ad affrontare la sofferenza e il dramma di milioni e milioni di persone nel mondo.

    D. - Secondo lei l’Italia dovrebbe essere più aiutata dall’Europa? Non basta Mare nostrum?

    R. – Mare nostrum è stata una iniziativa importante e dispiace che in questo periodo venga rimessa in discussione. Con iniziative come Mare nostrum l’Italia avrebbe potuto negli anni passati chiedere aiuto all’Europa e riceverlo. Con la campagna di Amnesty International, che abbiamo portato in questi giorni a Bari e che si chiama proprio “SOS Europe”, noi chiediamo all’Europa di fare la sua parte. Non è possibile che un Continente ricco, nonostante la crisi, deleghi a pochi Paesi, per ragioni meramente geografiche, l’onere di accogliere, per quanto riguarda l’Italia addirittura lo deleghi e lo releghi a un piccolo lembo di terra nel Mediterraneo quale è Lampedusa. E’ impensabile che Lampedusa o l’Italia da sole possano risolvere i problemi ed è impensabile chiedere soltanto all’Italia di fare la sua parte. Di questo siamo perfettamente consapevoli ed è per questo che chiediamo aiuto all’Europa.

    D. – Tra ieri e oggi si parla di arrivi di circa duemila migranti: numeri che mettono sotto stress l’organizzazione italiana. E c’è anche un’altra questione, cioè che molti di loro non vorrebbero farsi identificare per poter andare verso Paesi del Nord Europa. E’ così?

    R. – Siamo in questa situazione paradossale di persone che a causa dei regolamenti dell’Unione europea si ritrovano costrette a stare in Italia o a rientrare in Italia non appena cercano di trovare un luogo di asilo anche migliore nei Paesi dell’Europa centrale o del Nord. Andrebbe riformato il regolamento europeo, quello che prende il nome di Dublino, e le successive versioni, "Dublino 2", "Dublino 3", perché sono quei regolamenti che l’Europa del Nord e del Centro ha fatto passare per confinare il problema dell’arrivo e dell’accoglienza ai Paesi del Mediterraneo, soprattutto come l’Italia e la Grecia. Quindi, sì, c’è questa necessità di rivedere questi regolamenti per far sì che le persone che arrivano in Italia, poi possano anche lasciarla. Noi siamo in una situazione paradossale in cui le persone che arrivano in Italia chiedono agli italiani di comprendere che non vengono qui a "dare fastidio" agli italiani; vorrebbero loro per primi lasciare l’Italia per andare verso altri Paesi e questo consentirebbe anche una distribuzione migliore e più solidale dei flussi dei migranti e dei richiedenti asilo che arrivano nel Continente.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica della Divina Misericordia

    ◊   Nella Domenica della Divina Misericordia, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Tommaso non crede agli altri discepoli che hanno visto Gesù risorto. Il Signore appare di nuovo e dice a Tommaso:

    «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    “Abbiamo visto il Signore!”, gridano i discepoli a Tommaso che, assente, non vuole sapere nulla. Quel Signore, che Tommaso ricorda con le mani inchiodate alla croce, con il fianco trafitto dalla spada, e della cui morte è più che certo…: “Dovrei crederlo vivo?”. Al grido esultante dei suoi compagni: “Abbiamo visto il Signore!”, risponde un poco cinico: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi – quei chiodi che ha visto perforare le mani del Signore ed hanno impietrito la sua anima –, e se non metto la mia mano nel suo costato – ha visto la lancia aprire quel costato profondamente –, io non crederò”. Ed ecco davanti ai suoi occhi, ancora sigillati dalla paura e dall’angoscia della morte, incapaci di vedere altro, ora sta il Signore della vita: “Pace a voi!”. Ed a Tommaso dice: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani…!”. Sono io. “Non essere incredulo, ma credente!”. Il cuore di Tommaso si apre e gli occhi ora vedono: “Mio Signore e mio Dio!”. In quelle piaghe splende ora davvero la gloria della Divina Misericordia e la grandezza del Sacerdozio regale di Cristo che intercede per l’uomo presso il Padre. Il grido di Tommaso è una richiesta di perdono per la propria incredulità, ma anche una dichiarazione di amore al suo Signore e Dio. È un grido di speranza. Di vittoria. Che sia, oggi, anche il mio grido. Il tuo grido di speranza e di vittoria. Il Battesimo, di cui oggi facciamo anche memoria, ci ha costituiti testimoni di questa vittoria. Il mistero della morte si è aperto e svelato: è la via che apre il Cielo.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    L'America Latina in festa per i due Papi Santi

    ◊   America Latina e Spagna vivranno le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II con celebrazioni di gioia e di fede che percorreranno le grandi città e le più sperdute periferie del Continente della speranza.

    In tutta la Spagna, già da questa sera inizieranno le celebrazioni. Nei diversi vicariati e parrocchie di Madrid si celebreranno incontri con i giovani dove attraverso video, mostre fotografiche e testimonianze si ripercorrerà la vita dei nuovi Santi per poi celebrare la Vigilia di preghiera e l’adorazione eucaristica per le canonizzazioni. Anche il Santuario della Divina Misericordia di Madrid sarà sede, alla vigilia delle canonizzazioni e domani, di Messe di ringraziamento che si concluderanno con la recita della coroncina della Divina Misericordia e la solenne Eucarestia alle 19. I fedeli che visiteranno il santuario potranno venerare le reliquie di santa Faustina e guadagnare l’indulgenza plenaria come stabilito dalla Santa Sede.

    Dal Messico, l’invito a salutare i Papa Santi rivolgendo uno “specchio verso il cielo” a mezzogiorno di domenica 27. In un’originale dimostrazione di fede, in qualunque posto si troveranno - a casa, nei parchi, nelle strade - i fedeli potranno rivolgere specchietti verso il cielo per “riflettere la luce della fede del popolo messicano”. Nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe si potranno venerare le reliquie dei due Papa Santi e partecipare alla Santa Messa per la canonizzazione dei Pontefici che sarà presieduta dal nunzio apostolico in Messico, mons. Christophe Pierre.

    Cuba festeggerà le canonizzazioni con il rintocco delle campane di tutte le chiese e cattedrali, a partire dalle 8.15 di domenica, per poi dare inizio alle celebrazioni eucaristiche nella festa della Divina Misericordia. In una nota dell’episcopato cubano ricorda che il Paese ha molto da ringraziare a questi due pontefici: a Giovanni XXIII per il suo intervento durante la cosiddetta “Crisi di Ottobre” per evitare lo scoppio di un conflitto nucleare tra Unione Sovietica, Stati Uniti e Cuba; ed a Giovanni Paolo II perché è stato il primo Papa che ha visitato il Paese. Anche per quest’occasione il governo cubano aprirà gli spazi della televisione pubblica, il Canale educativo della Televisione Cubana, per ritrasmettere, alle ore 21 di domenica, la Messa di canonizzazione.

    “Costruttori di Pace e Amore che commossero il mondo” è il nome della manifestazione che si celebrerà nell’arcidiocesi di Guatemala. Dai quattro punti cardinali dell’antica Città del Guatemala, alle ore 14, partirà una processione che confluirà nella piazza centrale della cattedrale, dove sarà celebrata la Messa di ringraziamento per le canonizzazioni.

    In Argentina, ci saranno numerose celebrazioni in onore dei due Papi Santi. Nella cattedrale metropolitana di Buenos Aires, alle ore 11, il card. Mario Aurelio Poli presiederà la Messa durante la quale saranno esposte le reliquie di entrambi i Santi Pontefici. La celebrazione della Messa in diretta da Roma potrà essere seguita dagli schermi giganti che saranno allestiti nelle vicinanze del Teatro Colon di Buenos Aires.

    In Venezuela l’arcidiocesi di Caracas, insieme alla comunità Carismatica cattolica “Los samaritanos” e il Movimento della Divina Misericordia, hanno organizzato un incontro arcidiocesano per le canonizzazioni, che inizierà alle ore 15 con la recita della coroncina della misericordia e alle 15.30 con la Messa di ringraziamento.

    A Panama tutte le reti televisive in contemporanea trasmetteranno dalle 5 del mattino la canonizzazione dei Papi, mentre la Conferenza episcopale della Bolivia, in un videomessaggio, ha invitato tutti i fedeli a partecipare alle celebrazioni per i nuovi Santi, nelle proprie diocesi e parrocchie. Molte emittenti di radio e televisione trasmetteranno la canonizzazione in diretta dalle 4 del mattino. Alle 7 nella basilica Minore di san Francesco a La Paz, il presidente dell’episcopato boliviano, mons. Oscar Aparicio celebrerà la Messa in onore dei nuovi Santi e alle 11 nella cattedrale metropolitana della capitale ci sarà la Messa di ringraziamento.

    In Uruguay tutte le diocesi si uniranno ai festeggiamenti e alle celebrazioni di ringraziamento. A Montevideo, il prossimo 4 maggio sarà il nunzio apostolico, mons. Anselmo Pecorari, a presiedere la Messa di ringraziamento, nella cattedrale metropolitana, prima di congedarsi dal Paese, dopo la nomina a nunzio apostolico in Bulgaria. (A cura di Alina Tufani)

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    Africa: festa per la Canonizzazione di Giovanni Paolo II

    ◊   “In Costa d'Avorio Giovanni Paolo II è rimasto nel cuore degli ivoriani. In occasione della sua canonizzazione sono stati costituiti gruppi di preghiera che organizzano veglie affinché la cerimonia di domenica sia un successo” racconta all'agenzia Misna da Abidjan padre Hippolyte Mel, superiore del seminario nel popoloso quartiere di Yopougon. “C’è un clima di festa e di grande fervore nelle parrocchie. La radio nazionale cattolica trasmetterà un programma in diretta domenica per seguire passo dopo passo la celebrazione in Vaticano” dice ancora il prete ivoriano.

    Lo stesso entusiasmo si percepisce all’arcivescovado di Santa Maria a Libreville, capitale del Gabon, che sarà presente alla Santa Sede con una folta delegazione di 250 pellegrini. “I cristiani hanno accolto con immensa gioia la canonizzazione di Giovanni Paolo II. Ovunque nel Paese a partire da domani e fino a domenica sera ci saranno celebrazioni di grazia per commemorare questo grande evento molto sentito” dicono alla Misna fonti dell’arcivescovado di Libreville. L’interlocutore sottolinea che “rimane molto vivo nel cuore e nella mente dei gabonesi l’esortazione lanciata dal Pontefice durante la sua visita apostolica: ‘Chiesa del Gabon, alzati e cammina’ ”, che ha fatto nascere centinaia di vocazioni al sacerdozio. “Il suo è stato un appello profetico – conclude la fonte locale -. Oggi c’è un’intera generazione di preti e religiose chiamati figli di Giovanni Paolo II e nel Paese l’ecumenismo da lui auspicato è diventato una realtà consolidata”.

    In Camerun, dall’arcivescovado di Douala il padre-cancelliere Joseph Ndoum ricorda alla Misna il viaggio che il Papa ha compiuto a Yaoundé nel settembre 1995, occasione in cui ha firmato e consegnato alla chiesa africana la sua prima Esortazione apostolica post-sinodale ‘Ecclesia in Africa’. “Il fatto che abbia scelto il Camerun per compiere tale gesto è considerato ancora oggi, a distanza di 20 anni, una benedizione per la nostra nazione. Motivo per cui il suo passaggio rimane un ricordo molto vivo” dice padre Joseph. “In quella occasione ha visitato diverse provincie ecclesiali, facendo sentire ai camerunensi la sua vicinanza. Un gesto, il suo, che ha ravvivato la fede di tante persone” aggiunge il cancelliere dell’arcivescovado di Douala, sottolineando che ha sede proprio in Camerun l’Università cattolica per l’Africa centrale.

    Anche in Centrafrica, nella martoriata Bangui la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sarà al centro delle celebrazioni del fine settimana. In questa occasione alcuni sacerdoti saranno ordinati nella cattedrale di Bangui e in molte diocesi del Paese sprofondato un anno fa in una grave crisi politico-militare si pregherà per i Pontefici canonizzati. Una delegazione di pellegrini centrafricani è già partita alla volta di Roma per partecipare alle celebrazioni. “Rimane impressa nella mente dei centrafricani il gesto di Giovanni Paolo II che si è abbassato e ha baciato il suolo del nostro Paese al suo arrivo all’aeroporto di Bangui quasi 30 anni fa. Un gesto molto forte e una benedizione” dice alla Misna padre Cyriaque Gbate, segretario generale della Conferenza episcopale del Centrafrica. “Ci auguriamo che la sua canonizzazione possa essere un segno affinché la pace ritorni anche oggi sul nostro Paese che ne ha così tanto bisogno” prosegue padre Cyriaque, precisando che proprio domenica si terrà la cerimonia di chiusura del Consiglio permanente dei vescovi centrafricani. (R.P.)

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    In Asia celebrazioni e incontri pubblici per celebrare i due Papi santi

    ◊   “Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – dice all’agenzia Misna padre James Channan, direttore del Peace Centre di Lahore (Pakistan) – hanno avuto un impatto molto importante nelle società asiatiche”. Un continente culla di tutte le principali religioni, luogo in cui vivono due terzi della popolazione mondiale e dove la Chiesa cattolica costituisce una piccola minoranza di circa il 3 %.

    “Nel contesto asiatico, l’enciclica Pacem in terris di Papa Giovanni XXIII – afferma padre Channan – ha influenzato immensamente gli sforzi di molti asiatici nella ricerca di un dialogo tra persone di religioni diverse. Un enciclica che aveva posto al centro i diritti fondamentali della persona. Il rispetto delle altre religioni e quindi il diritto al culto”.

    Per i moltissimi filippini desiderosi di "percorrere la strada che conduce a Roma" ma impossibilitati a sostenere i costi del viaggio per prendere parte alla storica canonizzazione di due Papi, arriva in soccorso la tecnologia digitale. Sarà infatti possibile assistere in streaming della cerimonia che porterà agli onori degli altari Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, grazie ad una iniziativa pubblica del media cattolico Jesuit Communications (JesCom).

    In contemporanea – riferisce l’agenzia AsiaNews - l'arcivescovo di Manila card. Luís Antonio Tagle celebrerà una Messa in onore dei "Papi-santi" che, per molti fedeli, sono due esempi e rappresentano i due pontefici più amati della storia recente della Chiesa. In particolare, il Pontefice polacco - che ha visitato l'arcipelago in tre occasioni, due da Papa e una in precedenza quando era ancora cardinale - è forse la personalità più amata e riverita, oltre che familiare per i filippini. In occasione della Gmg del 1995 ha radunato attorno a sé tra quattro e sei milioni di persone, definita "la più grande folla papale" della storia.

    In un messaggio inviato ad AsiaNews, l'arcivescovo di Seoul il card. Andrea Yoem Soo-jung, a Roma per la cerimonia di canonizzazione, sottolinea le grandi opere di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II a sostegno dei cattolici sud-coreani. “Entrambi i Papi santi - sottolinea - hanno avuto relazioni strette con la Chiesa cattolica coreana. Papa Giovanni XXIII quando era nunzio apostolico in Francia nel 1948, durante la terza assemblea generale delle Nazioni Unite, presentò il capo della delegazione coreana, il dott. Chang Myon (battezzato come Giovanni) ad altri 50 rappresentanti internazionali, e ha aiutato il governo coreano a ottenere il riconoscimento internazionale”.

    “Dal canto suo – osserva il card. Yeom - Giovanni Paolo II ha visitato la Corea del Sud due volte. Nel 1984 ha partecipato al 200mo anniversario della fondazione della Chiesa coreana e alla cerimonia di canonizzazione dei 103 santi coreani. Nel 1989 venne a Seoul per il Congresso eucaristico mondiale. Non è esagerato dire – conclude il porporato - che sia Giovanni XXIII, sia Giovanni Paolo II hanno costruito le fondamenta della moderna Chiesa coreana”.

    In Indonesia – riporta sempre AsiaNews - molte le iniziative per celebrare Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, due Pontefici legati - seppur in modo diverso - alla storia dell'Indonesia. Da giorni si procede all'organizzazione di celebrazioni, funzioni religiose e incontri di piazza per assistere in diretta ad un evento che viene definito "memorabile". L'arcivescovo di Jakarta mons, Ignatius Suharyo ha indetto una celebrazione di preghiera e ringraziamento, in programma all'Indonesian Miniature Park (Tmii); prevista la partecipazione di almeno 1.500 cattolici di tutte le parrocchie dell'arcidiocesi. Domani pomeriggio all'università cattolica di Atma Jaya, a South Jakarta, sarà celebrata una Messa speciale nel campus per ricordare la visita di Giovanni Paolo II in Indonesia nel 1989.

    Di Papa Roncalli, invece, emerge il legame personale con Soekarno, il primo Presidente della Repubblica, alla guida del Paese tra il 1945 e il 1966. Storica la visita in Vaticano del 14 maggio 1959, una delle tre occasioni in cui il capo di Stato ha varcato le mura vaticane. (R.P.)

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    Canonizzazioni: in Iraq una statua per Giovanni Paolo II

    ◊   Il patriarca Louis Sako presiederà una Messa che si terrà nel pomeriggio nella chiesa caldea della Vergine Maria Regina del Rosario a Baghdad, durante la quale sarà svelata una statua di Giovanni Paolo II. Mar Sako - riferisce l'agenzia AsiaNews - avrebbe dovuto partecipare alla canonizzazione dei due Papi, ma le misure di sicurezza adottate in Iraq in occasione delle elezioni prevedono la chiusura degli aeroporti.

    "Era tutto pronto perché fossi presente a Roma in occasione della canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II" conferma a Baghdadhope Mar Sako, "purtroppo però le elezioni che si terranno in Iraq il 30 aprile porteranno alla chiusura degli aeroporti sul territorio nazionale dal 28 al 30 e sarebbe grave per i caldei che il loro patriarca non fosse tra loro in un così importante momento della storia nazionale, per questa ragione, quindi, abbiamo pensato ad una celebrazione locale in onore dei due nuovi Santi".

    Inoltre, in vista delle elezioni irachene, che si terranno il 30 aprile, il patriarca caldeo, aveva chiesto che venisse diffusa e recitata la seguente preghiera in tutte le chiese del Paese durante la Veglia pasquale nella quale invoca il Signore affinché "il risultato delle prossime elezioni sia per il bene dell'Iraq e per il bene del suo popolo. Ti chiediamo, Signore - chiede il patriarca - di illuminarci di modo da poter compiere le nostre responsabilità elettorali con onestà ed integrità, e di votare per dei rappresentanti che siano capaci di costruire la nostra casa, e di garantire la sua sicurezza e prosperità". (R.P.)

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    Mosca: cordiale incontro tra il Patriarca di Mosca Kirill e il card. Sepe

    ◊   C’è stato un “lungo e cordiale” incontro, ieri a Mosca, tra il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill e il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, in Russia in questi giorni, accompagnato da oltre 50 pellegrini. Nel corso dell’incontro, durato poco più di un’ora e definito “bello e proficuo” dall’arcivescovo di Napoli - riporta l'agenzia Sir - sono stati affrontati temi riguardanti l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, i rapporti tra le due Chiese, con particolare riferimento a quelli con la comunità della Chiesa ortodossa russa di Napoli.

    A questo riguardo, è stato ricordato l’incontro che ci fu a Napoli, nell’ottobre del 2007, quando il cardinale Sepe consegnò all’allora metropolita Kirill, capo delle relazioni esterne del patriarcato di Mosca, le chiavi della chiesa di Santa Maria del Ben Morire, situata in via Tari al Corso Umberto, accanto all’Università Federico II, donata in uso gratuito dalla Chiesa di Napoli alla comunità del patriarcato di Mosca.

    Per Kirill e Sepe ieri è stato un ritrovarsi e un richiamare l’incontro di Napoli ma anche la prima visita compiuta dal cardinale alla Chiesa ortodossa russa, il 1° ottobre 2008 a Mosca, e in particolare al patriarca Alessio II, al quale consegnò anche una lettera personale di Papa Benedetto XVI. Ieri il cardinale Sepe ha donato a Kirill una scultura in terracotta raffigurante San Gennaro. (R.P.)

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    Centrafrica: per i missionari gli aiuti non arrivano a chi ha bisogno

    ◊   “Gli aiuti donati alla Repubblica Centrafricana meriterebbero il premio del denaro che non arriva dove dovrebbe arrivare” ha affermato padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano che da anni opera a Bozoum (località nel nord centrafricano), in una testimonianza resa a Bruxelles al sito Euroactiv e ripresa dall'agenzia Fides, su come vengono impiegati i fondi donati dalla comunità internazionale al martoriato Paese africano. Padre Aurelio sottolinea che “la società civile non ha mai avuto un vero controllo degli aiuti e di conseguenza non ha mai visto il colore di questi soldi”.

    La maggior parte dei fondi stanziati per aiutare la popolazione stremata dalla guerra civile finisce così, secondo il missionario, “nelle tasche di persone che non ne hanno assolutamente diritto”. Padre Aurelio lamenta inoltre che le forze internazionali dispiegate in Centrafrica per mettere fine alle violenze non hanno una strategia comune, e non sono state create sinergie tra le sue diversi componenti. Nel Paese sono presenti infatti i militari francesi dell’operazione Sangaris e quelli africani della missione Misca, ma i centrafricani sospettano che queste truppe, più che difendere le popolazioni locali, siano incaricate soprattutto di proteggere gli interessi economici dei rispettivi Paesi di appartenenza. Il Centrafrica è ricco di risorse minerarie ancora in gran parte da sfruttare. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 116

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.