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Sommario del 21/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco al Regina Caeli: la Risurrezione si imprima nei nostri cuori e traspaia nella nostra vita
  • Tweet del Papa: “Ogni incontro con Gesù ci riempie di gioia”
  • Il Lunedì dell'Angelo, don Maspero: la Pasqua è un'occasione per essere vicini alle persone che amiamo
  • Il card. Comastri: anche dal cielo, Giovanni Paolo II freme per fare del bene e portarci a Gesù
  • Marco Roncalli: Giovanni XXIII santo perché si abbandonò alla volontà di Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Pasqua in Siria. Mons. Zenari: le parole del Papa possono scuotere le coscienze
  • Vertice a Mosca dei Paesi del Mar Caspio
  • Il messaggio di speranza di Asia Bibi in occasione della Pasqua: la salvezza arriverà anche per me
  • Al via la Causa di Beatificazione di Don Benzi, infaticabile apostolo della carità
  • E' morto Benedetto Nardacci, storico cronista della Radio Vaticana
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Sud Sudan: almeno 200 civili morti in seguito a nuovi attacchi dei ribelli
  • Ucraina: Biden a Kiev. Lavrov: fermeremo ogni tentativo di guerra civile
  • Sud Corea: altri 4 arresti per il traghetto affondato. Il presidente: azioni paragonabili ad omicidio
  • Il 25 maggio, Giornata della famiglia organizzata dal Patriarcato di Lisbona
  • Canada: continuano gli aiuti della Chiesa per i filippini colpiti dal tifone Hayan
  • Vietnam: primo trapianto pediatrico di rene grazie all’Ospedale Bambino Gesù
  • Israele: razzi dalla Striscia di Gaza, colpita città di Sderot
  • L’Ajan lancia una pagina web per la prevenzione dell’Aids tra i giovani africani
  • Slovacchia, tutto pronto per i Giochi internazionali della Gioventù Salesiana
  • In Gabon, l’Associazione delle donne cattoliche celebra il decimo anniversario
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco al Regina Caeli: la Risurrezione si imprima nei nostri cuori e traspaia nella nostra vita

    ◊   “Lo stupore gioioso della Domenica di Pasqua si irradi nei pensieri, negli sguardi, negli atteggiamenti, nei gesti e nelle parole”. E’ l’esortazione rivolta stamani, durante il Regina Caeli, da Papa Francesco, nel giorno in cui il Vangelo ricorda che le donne, ricevuto l’annuncio della Risurrezione, corsero a dare la notizia ai discepoli. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Lunedì dell’Angelo – ha detto Papa Francesco – è il giorno in cui si prolunga la gioia della Risurrezione di Cristo:

    “Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua! Cristòs anèsti! – Alethòs anèsti!, Cristo è risorto! – E’ veramente risorto! E’ fra noi, qui, in piazza!”.

    “In questa settimana – ha aggiunto il Santo Padre - possiamo continuare a scambiarci l’augurio pasquale, come se fosse un unico giorno”. Nei racconti evangelici della Risurrezione – ha spiegato - il sentimento dominante “è la gioia piena di stupore”:

    “Lasciamo che questa esperienza, impressa nel Vangelo, si imprima anche nei nostri cuori e traspaia nella nostra vita. Lasciamo che lo stupore gioioso della Domenica di Pasqua si irradi nei pensieri, negli sguardi, negli atteggiamenti, nei gesti e nelle parole…".

    Ma questo – ha osservato il Pontefice – non è un artifizio, “non è maquillage”:

    “Viene da dentro, da un cuore immerso nella fonte di questa gioia, come quello di Maria Maddalena, che pianse per la perdita del suo Signore e non credeva ai suoi occhi vedendolo risorto”.

    Chi fa questa esperienza – ha affermato il Santo Padre - diventa testimone della Risurrezione:

    "…Perché in un certo senso è risorto lui stesso, è risorta lei stessa. Allora è capace di portare un ‘raggio’ della luce del Risorto nelle diverse situazioni: in quelle felici, rendendole più belle e preservandole dall’egoismo; in quelle dolorose, portando serenità e speranza”.

    In questa Settimana – ha aggiunto - ci farà bene prendere il Libro del Vangelo:

    “E leggere quei capitoli che parlano della Resurrezione di Gesù. Ci farà tanto bene! Prendere il Libro, cercare i capitoli e leggere quello”.

    Il Papa ha esortato infine a pensare alla gioia di Maria, la Madre di Gesù:

    “Come il suo dolore è stato intimo, tanto da trafiggere la sua anima, così la sua gioia è stata intima e profonda, e ad essa i discepoli potevano attingere.

    Il cuore di Maria – ha concluso Papa Francesco – è “una sorgente di pace”:

    “Passato attraverso l’esperienza di morte e risurrezione del suo Figlio, viste, nella fede, come l’espressione suprema dell’amore di Dio, il cuore di Maria è diventato una sorgente di pace, di consolazione, di speranza, di misericordia”.

    Dopo il Regina Caeli, il Papa ha rivolto un cordiale saluto a tutti i pellegrini venuti dall’Italia e da vari Paesi e ha esortato, ancora una volta, a leggere uno dei capitoli del Vangelo in cui si parla della Risurrezione.

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    Tweet del Papa: “Ogni incontro con Gesù ci riempie di gioia”

    ◊   Papa Francesco ha lanciato oggi un tweet dal suo account @Pontifex: “Ogni incontro con Gesù – scrive il Santo Padre - ci riempie di gioia, quella gioia profonda che solo Dio ci può dare”.

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    Il Lunedì dell'Angelo, don Maspero: la Pasqua è un'occasione per essere vicini alle persone che amiamo

    ◊   Il lunedì dell'Angelo ricorda l’incontro dell'angelo con le donne giunte al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto. Il racconto appare nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca. Ce ne parla don Giulio Maspero, docente di teologia alla Pontificia Università della Santa Croce, al microfono di Federico Piana:

    R. - La cosa bella è vedere il realismo di questa narrazione, come anche il narrare a partire dal cuore di queste donne, che sono spaventate, vogliono andare al sepolcro, vogliono prendersi cura del Corpo di Gesù dopo la Crocifissione e dopo la sepoltura, che è dovuta avvenire in modo veloce, perché arrivava il sabato e gli ebrei non potevano il sabato fare certi lavori e non potevano neanche muoversi molto da casa… Appena possono, passato il sabato, la mattina presto si recano al sepolcro, col cuore gonfio per il desiderio di un ultimo gesto d’amore nei confronti del Signore. Arrivano al sepolcro ed è bello quello che dice il Vangelo - e a me incoraggia tantissimo - che loro non sanno chi sposterà la pietra dal sepolcro. E’ molto bello vedere come l’affetto, la speranza e l’amore siano sempre premiati: arrivate al sepolcro, trovano che un angelo del Signore è disceso dal cielo, si è avvicinato al sepolcro e ha rovesciato la pietra. A me colpisce sempre, quando leggo Matteo, che racconta questo particolare: “Vi si mise a sedere sopra”. Sposta il pietrone e poi ci si siede sopra come vincitore. Questo mi aiuta molto a pensare alle pietre delle mie paure, delle mie preoccupazioni, dei miei scoraggiamenti e come il Signore mandi il suo angelo e ci pensa lui. Quindi la speranza e l’amore di queste donne vengono premiati!

    D. - Che cosa ci può insegnare questo episodio del Vangelo?

    R. - Lo stesso Lunedì dell’Angelo è il desiderio della Chiesa di sottolineare l’importanza dell’amore per il Corpo di Gesù, dell’amore per l’umanità: in fondo questo episodio evangelico avviene la Domenica di Pasqua, il primo giorno della settimana, però tutta l’Ottava di Pasqua è come fosse, in un certo senso, un unico giorno di festa. Quindi la Chiesa mette una luce che illumina queste donne con il loro amore. Lo vediamo nell’episodio della Maddalena - la Maddalena è una di queste donne - che con le altre donne vanno ad annunciare che Gesù è Risorto. Si vede che Pietro e Giovanni arrivano al sepolcro e capiscono che Cristo è ristoro per come sono poste le bende: non erano state svolte le bende, ma si vede che Cristo doveva essere uscito dalle bende che lo tenevano, e se ne vanno… Invece alla Maddalena non interessa niente l’informazione che Gesù è risorto. Lei ha una sola cosa in testa: hanno portato via il Signore e non sappiamo dove lo hanno posto! Lei cerca il Corpo, lei cerca la relazione con Gesù, lei cerca il contatto. Non le basta sapere che, in generale, è risorto: lei vuole incontrarlo! E penso che questo sia un qualcosa di cui noi abbiamo moltissimo bisogno: in qualche modo i nostri rapporti rischiano di essere molto formali; siamo giudicati molto sull’apparenza, sull’aspetto; abbiamo molte relazioni virtuali e rischiano così di perdere le relazioni vere, che avvengono attraverso il corpo. E Dio ama il corpo: lo ha creato! Dio è materialista: c’è un santo nel secolo XX, San Josemaria, che parlava di “materialismo cristiano”. Dio ama la materia, perché l’ha creata e la salvezza passa attraverso il corpo: lo vediamo nell’Eucaristia. Non c’è Eucaristia senza vino, per esempio… E le donne questo lo capiscono! Le donne che danno alla luce il figlio avvertono moltissimo questo. Penso che questo ci indichi proprio l’importanza di prendersi cura dell’altro, come dice Papa Francesco “di toccare l’altro!”. Anche la Pasqua - penso - sia un’occasione grande per stare vicino, spalla a spalla alle persone che amiamo.

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    Il card. Comastri: anche dal cielo, Giovanni Paolo II freme per fare del bene e portarci a Gesù

    ◊   Come ha fatto Giovanni Paolo II a ritornare in Piazza San Pietro dopo l’attentato? E come ha vissuto gli ultimi momenti prima della morte? Le risposte a questi due interrogativi ci dicono molto della santità di Karol Wojtyla. Ne è convinto il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, che in questa intervista di Alessandro Gisotti racconta anche dello straordinario amore di Giovanni Paolo II per la Vergine Maria:

    R. – Ho avuto il mio primo incontro con Giovanni Paolo II in occasione della mia nomina a vescovo. Erano passati quasi dieci anni dall’attentato e ricordo che quando mi trovai a tu per tu con Giovanni Paolo II ero molto emozionato. Ad un certo punto, ebbi come una specie di nebbia totale; non mi venne in mente nessuna domanda. Ricordo che il Papa mi disse: “Ma lei è molto emozionato! Mi chieda qualcosa”. Ad un certo punto, dissi: “Vediamo, posso domandargli: come ha fatto a ritornare in Piazza San Pietro dopo l’attentato?”. Mi venne questa domanda. E ricordo che Giovanni Paolo II, alzò lo sguardo, mi guardò, sorrise e mi disse: “Beh, non è stato facile”. E io gli dissi: “Ma non ha avuto paura?” E lui mi rispose: “Certo che ho avuto paura. Ma si ricordi che i coraggiosi non sono quelli che non hanno paura, ma sono quelli che pur avendo paura, vanno avanti per portare avanti la loro missione”. E aggiunse: "Dopo l’attentato mi consigliarono di portare un giubbotto antiproiettile sotto la veste … Non ho voluto. La mia vita è nelle mani di Dio”.

    D. - Quanto ha influito l’amore filiale di Karol Wojtyla per Maria sulla testimonianza di santità?

    R. – Giovanni Paolo II ha confidato di avere scoperto la devozione a Maria durante la sua giovinezza. In un primo momento gli sembrò che la devozione alla Madonna - in qualche modo – offuscasse il primato di Cristo. Poi, leggendo il Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Montfort, capì che Maria non allontana da Gesù; Maria conduce a Gesù. E disse anche che Gesù stesso ci ha indicato questa via, la via di Maria, quando dall’alto della Croce ha detto a Giovanni: “Giovanni, ecco tua madre” e a Maria: “Ecco tuo figlio”. Gesù ci ha indicato Maria come via per andare a Lui perché Maria è per definizione l’obbediente; è colei che dice . E accanto a Maria, guardando Maria, si impara lo stile del . Allora quel Totus Tuus, il programma di Giovanni Paolo II vuol dire: “Maria, sono tutto tuo per andare da Gesù”.

    D. - Lei è stato vicino a Karol Wojtyla negli ultimi momenti della sua vita terrena. Anche nel modo in cui ha affrontato la prova ultima si è vista la santità di Giovanni Paolo II …

    R. - Ho un ricordo vivissimo dell’ultimo incontro che ho avuto con lui: era il primo aprile 2005, il giorno prima della sua morte. Ricordo che feci tutto di corsa: arrivo nel Cortile San Damaso, prendo l’ascensore, arrivo nell’appartamento del Papa e trovo don Stanislao che mi introduce per la prima volta in vita mia nella camera del Papa. Trovo il Papa seduto, appoggiato su dei cuscini mentre un medico insufflava ossigeno perché aveva continue crisi di asfissia. Allora gli dissi: “Padre santo, ho appena iniziato il servizio a cui mi ha chiamato, mi dia la sua benedizione”. E vedo la mano destra del Papa, fuori dalle lenzuola, molto gonfia, alzarsi per benedire e cade… La alza e cade e allora dico: “Padre santo, guardi la benedizione è già uscita dal cuore; a me basta così”. Questo è il più bel ricordo che porto con me. Allora mi fissò con gli occhi. Vedo ancora quegli occhi che mi guardano; gli occhi sereni, limpidi … Mi ricordo che uscii dall’appartamento del Papa e mi chiedevo da dove nascesse quella serenità: nasceva dal fatto che era sicuro di andare incontro al Signore. Ma per me c’era anche un altro motivo: era convinto di avere speso totalmente la sua vita per il Signore. Quel Totus Tuus l’aveva pienamente realizzato: tutto di Maria per Gesù.

    D. - Lei negli anni ha potuto leggere, raccogliere tanti dei migliaia di bigliettini degli ex voto lasciati dai fedeli di tutto il mondo alla tomba di Giovanni Paolo II. Cosa la colpiva di queste testimonianze?

    R. - Quello che mi colpiva era che erano tutte orientate in una doppia direzione: o erano famiglie che ringraziavano il Papa per l’esempio, le parole, la testimonianza che aveva dato, oppure erano giovani che lo ringraziavano per l’entusiasmo che aveva acceso in loro. E questi sono in un certo senso i due amori di Giovanni Paolo II: la famiglia e i giovani. È stato lui a dire: “Ecco, io vorrei essere ricordato come il Papa della famiglia”; ma nello stesso tempo lo ricordiamo tutti come il Papa dei giovani. Del resto le Giornate Mondiali della Gioventù sono una sua invenzione per raccogliere i giovani e accenderli di entusiasmo nel seguire Gesù.

    D. – Adesso che tutti potremo pregarlo come Santo, come cambierà la relazione tra i fedeli e Giovanni Paolo II?

    R. – Rispondo dall’alto, poi vengo al basso. Dall’alto mi viene in mente un’affermazione di Santa Teresa di Lisieux che due mesi prima di morire confidò: “Io passerò il mio Cielo a fare del bene sulla terra”. Credo che Papa Giovanni Paolo II, che ha amato tanto la Chiesa, i giovani, le famiglie, l’umanità, viva il suo Cielo fremendo come quando era vivo nel desiderio di fare qualcosa, di fare del bene, di portare la gente a Gesù. Quindi in lui c’è sicuramente questa passione, questo desiderio, perché in Cielo il bene si amplifica. Dall’altra parte, lo ricordiamo come un Papa che ha dato una grande testimonianza di fede, un grande coraggio nella fede. A me quello che impressionava di Giovanni Paolo II era proprio questo coraggio, la forza per andare avanti, per vincere ogni paura, come quando il 22 ottobre del 1978, inaugurando il Pontificato in Piazza San Pietro disse: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Cristo sa cosa c’è nel cuore dell’uomo, Lui solo lo sa!”. Queste parole Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo credo siano il ricordo più bello di Giovanni Paolo II. Potrei immaginarlo come una freccia, una segnaletica che dice: “Andate da Gesù”.

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    Marco Roncalli: Giovanni XXIII santo perché si abbandonò alla volontà di Dio

    ◊   “Giovanni XXIII, mediante l’abbandono quotidiano alla volontà di Dio, ha vissuto una purificazione che gli ha permesso di distaccarsi completamente da se stesso e di aderire a Cristo, lasciando così emergere quella santità che la Chiesa ha poi ufficialmente riconosciuto”. Queste parole di Papa Francesco riassumono con efficacia il profilo spirituale Giovanni XXIII che il 27 aprile diverrà Santo. Lo conferma Marco Roncalli, pronipote e biografo del “Papa buono”, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - Va innanzitutto individuato questo filo conduttore che attraversa un po’ tutta la parabola umana e spirituale di Roncalli, che è appunto questo anelito continuo alla santità che noi troviamo documentato - si potrebbe dire - anno dopo anno, stagione dopo stagione, in una lettera, in una pagina di diario, in un testo o in un appunto… Ma troviamo anche la consapevolezza che anche la santità presuppone questa docilità allo Spirito, questo lasciarsi plasmare da Dio. E poi, certo, forse c’era già tutto riassunto, oltre che nei primi aneliti alla santità, nei primi proponimenti quasi angelici che traspaiono nel Giornale dell’Anima, c’è già un primo sigillo proprio in quel motto che lui sceglie quando viene consacrato vescovo, che è appunto "Oboedientia et Pax". Credo che proprio qui sia importante sottolineare come, tra l’altro, questo passaggio è anche già il culmine proprio del senso totale di questa Canonizzazione: c’è proprio l’adesione totale al Vangelo, c’è questa volontà di vivere nella santità, di cercarla come traguardo, ma traguardo possibile, senza nemmeno considerarla un traguardo lontano. Abbandonarsi alla volontà di Dio vuol dire anche che Dio poi ti permette di raggiungere questi obiettivi, che di per sé - nella visione di Roncalli - non sono qualcosa di sovraumano, ma sono - alla portata di tutti nel momento in cui uno ce la metta tutta, ma si lascia anche plasmare da Dio.

    D. - Papa Francesco ha voluto canonizzare insieme Papa Roncalli e Papa Wojtyla, con una scelta molto precisa...

    R. - Era già successo con Giovanni Paolo II stesso, quando nel Duemila aveva beatificato Pio IX e, appunto, Giovanni XXIII. Oggi si ripete con Francesco che canonizza Papa Roncalli e Papa Wojtyla: questa immagine, una specie di tandem… Alcuni storici commentatori - credo anche con un po’ di buon senso - parlano anche di una specie di bilanciamento, ma bilanciamento in che senso? Che questo concetto di santità può arrivare anche attraverso delle sensibilità molto diverse, perché - credo sia inutile negarlo - sono due Papi con due stili, due sensibilità e forse anche due modi di vivere la santità: in Giovanni Paolo II, mi sembra molto più accentuata questa dimensione mistica, forse anche coltivata nel suo rapporto forte con Dio; in Roncalli è forse più evidente questa sovrapposizione di santità, che è tanto privata quando pubblica. Comunque, in tutte e due i casi direi certamente nella stessa fedeltà al Vangelo.

    D. - Già nelle prime giornate del Pontificato di Giovanni XXIII ci furono diversi segni di novità, che sorpresero molti osservatori. Non è vero?

    R. - Direi che ci sono dei segnali molto forti: dalla normalizzazione - per esempio - subito della Curia all’ampliamento del numero dei porporati con il nuovo Concistoro, che non si faceva da tempo, dando subito - anche in questo - un segno fortissimo dalla figura di Giovanni Battista Montini. Ma poi penso anche a quelle immagini che sono rimaste molto forti, impresse nella mente di chi le ha vissute, di chi le ha viste allora o di chi le rivede anche oggi, quando ripassano nei repertori: il fatto, per esempio, di essere andato subito al Bambino Gesù, a visitare i bambini e poi gli infermi negli ospedali; penso a quel Santo Stefano con i carcerarti di Regina Coeli; ma direi anche nella presa di possesso - come si chiamava allora - in Laterano. Parlando del Laterano - come sapete - lui ci ritorna, subito, alla fine di novembre (del 1958 ndr), quando va a visitare quello che era stato il suo seminario. Anche qui è molto bello richiamare quello che ha detto, a braccio, parlando con i giovani chierici: non solo richiama gli anni della sua formazione, ma a questi alunni del seminario dice subito che “si sente confuso quando ricorre verso di me questo appellativo ‘Santità’”. E poi dice: “Ragazzi, figlioli, pregate il Signore perché mi conceda questa grazia della santità che mi si attribuisce”. E poi aggiunge: “Perché altro è il dire o il crederci e altro è essere santo!”.

    D. - Ricordiamo anche che quando Giovanni XXIII, il 25 gennaio del ’59 annuncia a San Paolo fuori le Mura di voler indire il Concilio siamo in un’epoca storica in cui alcuni teologi credono che l’epoca dei Concili debba considerarsi ormai definitivamente chiusa…

    R. - Sì, di fatto, in apparenza con questa definizione anche dell’infallibilità pontificia, che necessità c’era di far arrivare da ogni parte del globo a Roma più di 2.800 padri? Invece qui è la forza e il coraggio di Giovanni XXIII, che con una decisione straordinariamente - direi proprio - personale - perché sì si consulta con qualche immediato collaboratore, ma non è che fa studiare, come tanti suoi predecessori avevano fatto, questo progetto del Concilio, ma sentendosi anche ispirato, una volta avuto il conforto dal cardinale Tardini e da altre persone - lo annuncia e sbalordisce anche per certi versi e ammutolisce diversi cardinali che apprendono questo annuncio il 25 gennaio del ’59. Da lì in poi, come sapete, il lungo cammino di preparazione, addirittura più lungo dello stesso svolgimento del Concilio, con dei momenti importanti, con dei radiomessaggi, dove era chiaro che Giovanni XXIII invitava veramente la Chiesa a riflettere su se stessa e sulla sua responsabilità verso gli uomini, ad avere questo atteggiamento nuovo. Basterebbe ricordare alcune frasi del famoso discorso Gaudet Mater Ecclesia, quando il Concilio - dopo la preparazione - apre: userei una frase sola, questo ribadire che la Chiesa preferisce usare la medicina della misericordia, un’altra delle parole che torna in modo molto forte in questi giorni.

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    Oggi in Primo Piano



    Pasqua in Siria. Mons. Zenari: le parole del Papa possono scuotere le coscienze

    ◊   La crisi siriana. Poco fa un attentato ha scosso il centro di Damasco: una bomba è esplosa davanti il Parlamento, uccidendo almeno 5 persone. Poco prima c’era stato l’annuncio delle presidenziali in agenda per il 3 giugno. Durante il messaggio Urbi et Orbi ieri il Papa ha ricordato e pregato per tutte i Paesi che vivono la guerra, in particolare per "l’amata Siria" perché “si abbia l’audacia di negoziare la pace” e perché quanti soffrono le conseguenze del conflitto possano ricevere i necessari aiuti umanitari. Parole forti che hanno riacceso la speranza, nonostante sia stato difficile celebrare la Pasqua in questo clima, come conferma mons. Mario Zenari nunzio apostolico a Damasco, al microfono di Cecilia Seppia:

    R. - Come sempre le parole del Papa sono state accolte molto positivamente da tutti quanti e direi in modo particolare dai cristiani. E’ un’autorità morale, quella del Santo Padre, che può fare, cambiare, può scuotere le coscienze.

    D. - Quindi, sicuramente le parole del Pontefice hanno riacceso la speranza. Ma come è stata vissuta concretamente questa Pasqua in Siria?

    R. - Ieri abbiamo celebrato, le varie comunità cristiane unite anche nella data, sia cattolici che ortodossi, la Santa Pasqua. Però, al di là di una celebrazione nella gioia e nella fede, direi che il clima che aleggiava è ancora quello della Settimana di Passione: cominciata il martedì, con quel mortaio che è caduto nel cortile della scuola elementare cattolica armena, qui di Damasco, che ha fatto delle vittime e ad una bambina di 9 anni hanno dovuto amputare le gambe in ospedale; poi il Giovedì Santo ad Aleppo è stata veramente una giornata infernale e in alcune comunità non si sono potuti celebrare i riti del Giovedì Santo, fino a ieri; ieri, poco lontano da dove vi parlo, è morto un padre con i suoi due bambini… Vorrei anche aggiungere che proprio ieri ho avuto occasione nel pomeriggio - assieme al Patriarca melchita, al Patriarca greco ortodosso e ad altri vescovi, sia cattolici che ortodossi - di visitare il villaggio di Malula, famoso per questa eredità storica cristiana, dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù: lì è stato veramente un colpo al cuore visitare queste chiese e questi monasteri, quasi del tutto distrutti o saccheggiati da questa violenza di questo conflitto… E proprio nel giorno in cui in tutto il mondo le campane suonano nelle nostre chiese la Resurrezione di Cristo, era veramente un colpo al cuore!

    D. - Il Papa ha anche chiesto che chi soffre le conseguenze del conflitto in Siria possa ricevere i necessari aiuti umanitari. Come siamo su questo fronte?

    R. - Proprio in questi giorni, mentre il Santo Padre pronunciava questo appello forte, le Nazioni Uniti hanno suonato il campanello di allarme - per esempio - nel quartiere che abbiamo qui, a sud di Damasco, il quartiere palestinese di Yarmouk, abitato da circa 18 mila persone, che rischiano così di fare la fame, alcuni di morire di fame… E poi non parliamo di Homs e di altri quartieri o villaggi! Direi che questa è una cosa che non possiamo accettare, che la Comunità internazionale non può accettare! Gli aiuti sono pronti, sono lì alle porte di questi villaggi e di questi quartieri e per mancanza di sicurezza le agenzie umanitarie non possono entrare!

    D. - Infine ha chiesto anche consolazione per i sequestrati nelle zone di guerra, sacerdoti e laici, che non hanno potuto celebrare la Pasqua con i propri cari. E ovviamente il pensiero va a padre Paolo Dall’Oglio, che è scomparso dal luglio dello scorso anno... Che speranze ci sono?

    R. - Sono otto mesi che il padre Paolo Dall’Oglio è stato sequestrato. Assieme a lui, domani ricorderemo i due vescovi ortodossi, perché proprio domani - il 22 aprile - ricorrerà un anno da quando sono stati sequestrati. E così pure ricorderemo i due sacerdoti scomparsi - un armeno cattolico e un altro ortodosso: sequestrati 14 mesi fa. E poi vogliamo ricordare tante, tante persone che sono ancora sequestrate. Ecco, un’altra piaga di questa guerra sono i sequestri, una varietà di sequestri: da quelli a livello criminale a quelli a livello magari politico.

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    Vertice a Mosca dei Paesi del Mar Caspio

    ◊   Si apre domani a Mosca la riunione dei Paesi rivieraschi del Mar Caspio. Ad incontrarsi sono i ministri degli Esteri di Iran, Azerbaigian, Kazakistan, Turkmenistan, Russia. Per capire i temi in discussione e gli interessi in gioco, Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:

    R. - Innanzitutto diciamo che il Mar Caspio è stato un lago che è stato estremamente sfruttato dall’Unione Sovietica, tanto che molti parlano di “mare morente”, di “lago morente”. Ma nel sottosuolo sicuramente morente non è, perché c’è una riserva abbastanza cospicua - per no dire di più - di idrocarburi e tutti gli Stati rivieraschi ne hanno assolutamente interesse: sono tutti Stati che hanno un certo ruolo, certo Russia e Iran sono quelli che giocano il ruolo maggiore. Quindi credo che questa sia una questione fondamentale. Poi c’è tutta una serie di questioni collaterali, sempre però legate alla questione energetica, sempre però legate alla questione degli idrocarburi.

    D. - A proposito di petrolio e di idrocarburi, è possibile che si stiano definendo strategie nuove, percorsi nuovi per il passaggio del gas?

    R. - Esiste un vecchio progetto, un vecchio progetto che ha un nome assolutamente evocativo e che è il “Progetto Nabucco”: praticamente sono delle piplines che partendo dal Turkmenistan o dall’Uzbekistan dovrebbero scavalcare la Russia, passare attraverso la Turchia e arrivare in Occidente. Questa è una questione estremamente grave. Naturalmente è comprensibile che la Russia sia assolutamente contraria a questo progetto, di cui si discute già da molto tempo, anche se è ancora tutto fermo. La Russia parla di questioni prettamente ambientali, però naturalmente se questo progetto fosse - come dire - portato a termine, così come si prospetta, la Russia perderebbe l’intero monopolio del passaggio dei gas o di altri idrocarburi sul suo territorio. Quindi è una questione di tasse, quindi è una questione anche di pressione politica, che naturalmente la Russia può fare sull’Occidente in caso di questioni internazionali. E ce ne è una in ballo ultimamente! Quindi perderebbe delle carte da giocare.

    D. - Parliamo della crisi ucraina, che fa un po’ da sfondo a questo incontro…

    R. - Mi riferivo proprio a questo: in questo momento la Russia può fare la voce grossa o giocare un ruolo assolutamente determinante, perché - usando dei termini abbastanza banali - ha le mani sui rubinetti del gas: può impedire vari passaggi di gas sia verso l’Occidente, sia anche verso l’Ucraina stessa. Se la realizzazione di questi gasdotti transcaspici dovesse scavalcare la Russia, questo ruolo non ce lo avrebbe più e l’Ucraina stessa potrebbe - dico potrebbe! - avere mani leggermente più libere… Anche se la questione è molto più complicata da altri punti di vista, così come si è visto negli ultimi giorni.

    D. - Un incontro - questo del Vertice dei Paesi rivieraschi del Mar Caspio - che sembra quasi un incontro regionale, ma che - a ben guardare - si tratta di giganti: da una parte c’è l ‘Iran, con la sua sorta di isolamento internazionale: da una parte il Kazakhstan, con la sua forte autonomia economica, energetica nei confronti un po’ di tutto l’Occidente, Russia, etc; poi c’è la Russia che in questo momento si sta disegnando una nuova posizione di forza sullo scacchiere internazionale; e poi l’Azerbaigian che è alleato storico degli Stati Uniti. E’ così?

    D. - Sì. Ci sono protagonisti estremamente diversi, con interessi che non confluiscono, che sono assolutamente diversi l’uno dall’altro. Forse i Paesi che hanno interessi più comuni sono la Russia e l’Iran, per alcune ragioni che riguardano naturalmente più il teatro mediorientale che altro; mentre con gli altri Paesi la situazione è abbastanza difficile. E’ anche per questa ragione che negli ultimi incontri che si sono tenuti dei Paesi rivieraschi del Mar Caspio non si è mai raggiunto un chiaro accordo: ognuno - ahimè! - andava per proprio conto! Paradossalmente o forse non tanto paradossalmente gli unici due Stati che sono abbastanza alleati rimangono Iran e Russia.

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    Il messaggio di speranza di Asia Bibi in occasione della Pasqua: la salvezza arriverà anche per me

    ◊   Asia Bibi, la donna cristiana condannata in Pakistan per blasfemia nel 2009, lancia per questa Pasqua un deciso messaggio di speranza dalle pagine del sito web Vatican Insider: “Credo con tutto il mio cuore e con tutte le mie forze che risorgerò, la salvezza arriverà anche per me”. Il suo processo ha subito però l’ennesima battuta d’arresto con la cancellazione dell’udienza prevista per il 24 aprile. Con lei, costretti a trascorrere questa festività nel braccio della morte anche il giovane Sawan Masih e i coniugi Shafquat e per tutti si profila un lungo calvario giudiziario. Cecilia Seppia ha ha raccolto la riflessione di Mobeen Shahid, fondatore dell’Associazione Pakistani Cristiani in Italia.

    R. – In questa occasione, le parole di speranza da parte di Asia Bibi sono anche il forte segnale della fede che vive, tutti i giorni. Lei che parla della speranza legata alla Risurrezione di Cristo, in questo periodo di Pasqua, dà forza – in realtà – anche a noi, per vivere ancora meglio la nostra fede e il nostro impegno per la difesa dei cristiani in tutto il mondo. Oggi, i cristiani sono la presenza religiosa più perseguitata nel mondo e si spera che il sistema giudiziario del Pakistan possa prendere decisioni reali, per liberare Asia Bibi, visto che l’ultima volta che erano presenti i giudici e i suoi avvocati, mancava però proprio l’accusa: forse veramente, si stanno rendendo conto che hanno portato alla condanna a morte una donna innocente …

    D. – Quello di Asia Bibi è ovviamente il caso emblematico, ma ce ne sono altri. Pensiamo ai più recenti: al giovane Sawan Masih, ai coniugi Shafqat … quanto pesano le pressioni politiche o religiose sulla chiusura di questi processi per blasfemia?

    R. – In realtà, qualunque giudice o avvocato che metta le mani sui casi di abuso della legge sulla blasfemia, viene minacciato dagli appartenenti a questi gruppi o partiti religiosi di estremismo islamico, incluso Tarek-i-Taleban Pakistan, che hanno tutti gli strumenti per imporre pressioni non solo ai cristiani, affinché lascino le loro proprietà, perché si mettano da parte - perché oggi l’abuso della legge sulla blasfemia in realtà riguarda piuttosto chi tra i cristiani o tra gli indù riesce a salire un po’ sulla scala sociale, grazie all’educazione che ha ricevuto - ma anche contro qualsiasi governo che voglia riconoscere i diritti ai propri cittadini.

    D. – Ricordiamo che ci sono almeno 14 persone nel braccio della morte che attendono, appunto, che venga emessa questa sentenza di condanna, sempre per l’accusa di blasfemia. E allora, ci chiediamo come vive la Pasqua un cristiano in un carcere pakistano: un cristiano su cui pesa questa terribile accusa …

    R. – Vive la sua Pasqua in una sorta di apparente sicurezza, ma ovviamente lontano dalla sua famiglia, senza la possibilità di andare a Messa, senza ricevere il Sacramento: per cui vive queste condizioni dentro il carcere. Ma la verità è che nella presente situazione mi domando quanto i pakistani cristiani, che vivono a casa propria e hanno la possibilità di festeggiare la Risurrezione di Nostro Signore il giorno di Pasqua, si sentano liberi e possano sentirsi al sicuro.

    D. – Continua ad esserci questa presenza viva della comunità internazionale su questi casi, però, forse bisognerebbe fare qualcosa di più, a livello pratico?

    R. – La comunità internazionale può alzare la voce, dare visibilità al caso, garantire un certo appoggio politico, dare i mezzi di sostentamento alla famiglia, ma può essere fatto altro ancora. Sul piano della giurisdizione internazionale, il Pakistan può e deve essere richiamato a rispettare i propri impegni firmati presso l’Onu, secondo cui dovrebbe provvedere alla protezione di tutti i suoi cittadini.

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    Al via la Causa di Beatificazione di Don Benzi, infaticabile apostolo della carità

    ◊   Al via ufficialmente la Causa di Beatificazione di Don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII scomparso nel 2007. Alessia Carlozzo ha intervistato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità, che racconta come l’associazione si sta preparando:

    R. - E’ una grande notizia che attendevamo, quella di questa apertura della Causa, perché don Oreste ha vissuto in tutta la sua vita questa donazione totale ai piccoli, agli ultimi, ai poveri. Quindi è una gioia immensa, perché permette anche di far conoscere la vita di questo “infaticabile apostolo della carità”, come lo ha definito Benedetto XVI. Noi continuiamo a prepararci vivendo la quotidianità, vivendo la ferialità e continuando ad accogliere le creature: i piccoli e i bimbi con gravi disabilità nelle nostre famiglie, nelle nostre case famiglia; i giovani che non hanno più nessuno e che sono sulla strada. Questa è la miglior risposta che vogliamo dare per camminare ancora oggi con don Oreste.

    D. - Come viene percepita oggi l’eredità di don Benzi? Crede che le sue "battaglie" inizino finalmente a far breccia anche nella società più laica?

    R. - Pensiamo di sì. Nel Nord Europa stanno legiferando alcune nazioni - come la Svezia e adesso anche la Francia lo sta recependo - su questo modello, che è quello che proponeva don Oreste di "ridurre la domanda": quindi un lavoro sì educativo, ma anche punitivo sui clienti. Noi dobbiamo veramente dire che la prostituzione è la schiavitù più antica del mondo e quindi dobbiamo assolutamente ridurre drasticamente la domanda, con delle normative che rendano efficace questo, con una collaborazione tra istituzioni pubbliche, private e sociale e soprattutto con un fattore educativo. Anche Papa Francesco sta approfondendo tutto il discorso sulla tratta e sulle nuove schiavitù, che era già una intuizione che don Oreste aveva 10, anzi 20 anni fa.

    D. - A sette anni dalla sua scomparsa, qual è il ricordo più vivo di don Benzi nei fedeli e nella comunità?

    R. - Di un pastore che aveva l’odore delle pecore, di un pastore che 24 ore su 24 si consumava per il bene dei suoi fratelli, che andava a cercarli continuamente laddove loro vivevano, sulla strada, nelle carceri, dove si ritrovano i giovani… Questa modalità che però veniva portata sempre con il sorriso, con la gioia del cuore. Anche se immerso in un'attività frenetica e con le problematiche enormi che incontrava, aveva questa serenità del cuore, questa pace del cuore che nasceva da una relazione con Dio molto viva, molto fresca, molto profonda; che nasceva dall’amore alla Parola di Dio e dal vivere l’Eucaristia come sacerdote. Dava del tu al Signore!

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    E' morto Benedetto Nardacci, storico cronista della Radio Vaticana

    ◊   E’ morto ieri all’età di 85 anni Benedetto Nardacci, redattore della Radio Vaticana, telecronista del Centro Televisivo Vaticano, commentatore liturgico delle cerimonie del Pontefice per la Rai. I funerali si terranno mercoledì prossimo, alle 10, nella Chiesa Santa Maria in Traspontina. In questo servizio di Amedeo Lomonaco ascoltiamo la sua voce nel giorno dell’attentato nel 1981 contro Giovanni Paolo II:

    Professionalità ed esperienza hanno scandito le sue radiocronache. Responsabile di uno dei programma culturali della Radio Vaticana, “Antologia Cristiana”, Benedetto Nardacci ha seguito come cronista della nostra emittente molte celebrazioni e, in particolare, l’udienza generale di Giovanni Paolo II del 13 maggio del 1981. Queste le sue parole piene di sconcerto e di commozione subito dopo l’attentato:

    “La folla è tutta in piedi! Non commenta, quasi, la scena tragica cui hanno assistito… Sono quasi tutti in silenzio: aspettano notizie. Io abbandono un attimo la postazione e cercherò notizie, cercherò di sapere cosa è successo, perché - ripeto - io posso solamente vedere Piazza San Pietro… Il mio compito era solamente di riferire su una udienza generale, udienza generale troncata da quattro-cinque spari in rapida successione… Il Santo Padre è stato evidentemente e certamente colpito… E’ stato certamente colpito! Lo abbiamo visto sdraiato nella vetturetta scoperta, che è entrata in velocità dentro il Vaticano. Ecco, per la prima volta si parla di terrorismo anche in Vaticano, si parla di terrorismo in una città da dove sono sempre partiti messaggi di amore, messaggi di concordia, messaggi di pacificazione”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Sud Sudan: almeno 200 civili morti in seguito a nuovi attacchi dei ribelli

    ◊   I ribelli sud-sudanesi hanno massacrato diverse "centinaia" di civili durante un sanguinoso attacco nella città di Bentiu, capoluogo dello stato settentrionale di Unity, dove si trovano i più grandi e importanti giacimenti petroliferi del Paese. Lo denuncia l'Onu, aggiungendo che soltanto durante gli scontri avvenuti nella moschea Kali-Ballee sono morte più di 200 persone. I feriti sono almeno 400. Altre decine di persone – si legge inoltre in un comunicato delle Nazioni Unite - sono state uccise in chiese, ospedali e in un compound di un agenzia dell’Onu. E’ dallo scorso 15 dicembre che i ribelli, fedeli all'ex vicepresidente Riek Machar, combattono l'esercito leale al presidente Salva Kiir. "I ribelli – si legge infine nel comunicato - hanno preso d'assalto diversi luoghi dove avevano trovato rifugio centinaia di civili tra sud-sudanesi e stranieri e hanno ucciso centinaia di civili dopo averne accertato l'etnia o la nazionalità". (A.L.)

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    Ucraina: Biden a Kiev. Lavrov: fermeremo ogni tentativo di guerra civile

    ◊   Arriva in Ucraina il vicepresidente americano Biden che incontrerà nel pomeriggio il capo di Stato ad interim Turchinov e il premier Iatseniuk. Al centro degli incontri gli aiuti al Paese, le riforme costituzionali e le presidenziali del prossimo 25 maggio. Una visita questa che non sembra distendere gli animi tra Kiev e Mosca. “La Russia mina la stabilità ed è una minaccia per il mondo che va isolata” ha detto il presidente ucraino questa mattina. Dura la replica del ministro degli esteri russo Lavrov che ha assicurato: è impossibile farlo, chiunque ha provato ad isolarci non c’è riuscito. Il capo della diplomazia russa è tornato anche ad accusare Kiev di aver violato gli accordi di Ginevra e di non riuscire a tenere a bada i suoi estremisti, e ha definito inaccettabile la sparatoria di ieri a Slaviansk con almeno 5 vittime. Fermeremo ogni tentativo di guerra civile – ha aggiunto Lavrov - e perseguiremo coloro che puntano a scatenare un conflitto. Infine ha ammonito Washington: non ha senso lanciare ultimatum di nessun tipo. Intanto il leader del Cremlino Putin ha promulgato la legge che rende più facile e veloce ottenere la cittadinanza per i madrelingua russi; firmato anche il decreto per la riabilitazione dei tatari di Crimea e di altre minoranze della penisola come tedeschi, armeni e greci, dopo le deportazioni volute da Stalin al termine della Seconda guerra mondiale. (A cura di Cecilia Seppia)

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    Sud Corea: altri 4 arresti per il traghetto affondato. Il presidente: azioni paragonabili ad omicidio

    ◊   La polizia sudcoreana ha arrestato altri quattro membri dell’equipaggio del traghetto Sewol affondato mercoledì scorso al largo delle coste meridionali del Paese con 476 persone a bordo: lo riporta l’agenzia Yonhap, che parla di tre ufficiali e un meccanico. La polizia ha anche riferito che un ingegnere capo dell’imbarcazione ha tentato di suicidarsi stamani dopo un interrogatorio. Sabato scorso le autorità avevano emesso il fermo per il capitano della nave e due membri dell’equipaggio, tra i quali il terzo ufficiale, ovvero la donna di 26 anni con solo un anno di esperienza che era al timone al momento della sciagura. La presidente coreana Park Geun-hye, intanto condanna senza appello le azioni compiute dai responsabili: “sono incomprensibili e inaccettabili – ha detto – ed equivalgono all’omicidio”. Al momento, il bilancio della sciagura è di 64 morti accertati e 238 dispersi. Nelle operazioni di ricerca sono impegnate 90 navi della guardia costiera, 32 della marina militare, circa 90 imbarcazioni private, 34 aerei e oltre 550 sommozzatori. (C.S)

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    Il 25 maggio, Giornata della famiglia organizzata dal Patriarcato di Lisbona

    ◊   “Famiglia, vivi la gioia della fede”: è questo il tema della “Giornata della famiglia” organizzata dal Patriarcato di Lisbona per il prossimo 25 maggio. L’evento, che si terrà a Mafra, vicino la capitale portoghese, si aprirà alle 10.30 con l’accoglienza di tutti i partecipanti, cui seguiranno momenti di preghiera, ma anche di festa, con musiche e testimonianze. Nel pomeriggio, alle ore 16.00, il Patriarca di Lisbona, mons. Manuel José Macário do Nascimento Clemente, presiederà la Santa Messa, durante la quale benedirà in modo speciale le coppie in procinto di celebrare dieci, venticinque o cinquant’anni di matrimonio. "L'obiettivo di questa giornata è quello di creare un momento di incontro tra le famiglie della nostra grande famiglia che è la diocesi”, spiega il direttore della Pastorale familiare del Patriarcato di Lisbona, padre Rui Pedro Trigo Carvalho, in una lettera inviata a tutte le parrocchie. “Naturalmente – aggiunge - questo evento sarà anche un buon modo per prepararsi al Sinodo straordinario sulla famiglia”, indetto da Papa Francesco per il prossimo ottobre. Molto efficace, intanto, il manifesto che è stato preparato per l’iniziativa e che ritrae una famiglia – composta da padre, madre e due figli piccoli – che cammina sul mondo, avvolta nei colori dell’arcobaleno. (I.P.)

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    Canada: continuano gli aiuti della Chiesa per i filippini colpiti dal tifone Hayan

    ◊   Sono trascorsi cinque mesi da quando il tifone Hayan ha colpito le Filippine, provocando innumerevoli morti, feriti e sfollati. A distanza di tempo, la Conferenza episcopale del Canada non dimentica la popolazione asiatica e, attraverso l’apposito organismo “Sviluppo e pace”, continua ad inviare aiuti: 2 milioni i dollari spediti in questi giorni, che si vanno ad aggiungere ai 12 già inviati nei mesi scorsi, insieme al sostegno umanitario. In particolare, i nuovi fondi saranno destinati alla provincia di Samar per la fornitura di alloggi, strutture igienico-sanitarie e attrezzature tecniche per la rimozione delle macerie che ancora invadono la zona. Non solo: “Sviluppo e pace” ha pianificato anche un programma integrato, che si concluderà nel 2016, per la ricostruzione del Paese. L’obiettivo, si legge in una nota, è quello di “fornire abitazioni permanenti alle persone colpite dal tifone, rilanciare l’economia locale, puntare alla sovranità alimentare della regione, rafforzare i legami comunitari della popolazione ed aprire spazi democratici affinché la voce delle persone più vulnerabili sia tenuta in conto negli sforzi di ricostruzione portati avanti dal governo e dagli organismi internazionali”. (I.P.)

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    Vietnam: primo trapianto pediatrico di rene grazie all’Ospedale Bambino Gesù

    ◊   Si è concluso con successo il primo trapianto di rene da donatore vivente eseguito su una bambina vietnamita di 10 anni al National Hospital for Pediatrics di Hanoi, in Vietnam. L'intervento è stato condotto da una équipe di specialisti dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma insieme a personale medico locale. L'intervento chirurgico – informa un comunicato dell’Ospedale – rientra nelle attività del progetto di cooperazione fra la struttura sanitaria di Hanoi e il Bambino Gesù, sostenuto dal Gruppo Piaggio attraverso la charity Vespa for Children. Il trapianto è stato eseguito il 25 marzo scorso. Il decorso post operatorio della piccola paziente è positivo. Avviato all'inizio del 2013, il progetto prevede il trattamento di bambini vietnamiti affetti da patologie urologiche complesse – come le malformazioni genito-urinarie e l'insufficienza renale – bisognosi quindi di trattamenti chirurgici, dialisi e trapianto renale.

    All'interno dell'Ospedale di Hanoi è stato realizzato un nuovo reparto del Bambino Gesù con 30 letti di degenza, ambulatori dedicati e una stanza attrezzata per i piccoli pazienti trapiantati. Dal gennaio 2013 ad oggi sono stati sottoposti a trattamento chirurgico oltre 1.000 bambini affetti da malformazioni del tratto uro genitale. Nella missione di marzo 2014 i medici del Bambino Gesù hanno potuto trattare chirurgicamente altri 20 bambini con gravi problemi urologici e selezionare 4 piccoli pazienti con insufficienza renale da sottoporre a trapianto di rene. Per due di loro l'intervento è stato programmato nel mese di settembre. "Grazie alla passione alla competenza dei nostri specialisti abbiamo centrato un obiettivo importantissimo", ha dichiarato il presidente del Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, che in Vietnam ha incontrato il nunzio apostolico Leopoldo Girelli, l'ambasciatore italiano Lorenzo Angeloni e alcune autorità locali.

    "Realizzare un trapianto pediatrico di rene da donatore vivente, salvando una giovane vita – ha osservato il prof. Profiti – rappresenta un enorme passo avanti sul fronte dell'interscambio medico-scientifico tra il Bambino Gesù e il National Hospital for Pediatrics di Hanoi. Il progetto per il trattamento delle malattie urologiche complesse dei bambini vietnamiti, grazie al sostegno del Gruppo Piaggio, sta consentendo di rispondere in modo significativo alle esigenze sanitarie dell'area in cui operiamo elevando la qualità della vita di una porzione sempre più ampia di popolazione". Il National Hospital for Pediatrics è il più importante ospedale pediatrico del Vietnam. La collaborazione con le Missioni Internazionali del Bambino Gesù, attiva da oltre sei anni, ha consentito di sviluppare e condividere esperienze tecniche e scientifiche in diversi campi medici, attraverso programmi di formazione, acquisizione di nuove competenze e aggiornamento per lo staff medico locale. (A.G.)

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    Israele: razzi dalla Striscia di Gaza, colpita città di Sderot

    ◊   Sei razzi sparati da miliziani palestinesi dalla Striscia di Gaza hanno colpito questa mattina il sud di Israele. Lo riferisce l’esercito israeliano spiegando che i razzi hanno raggiunto il consiglio regionale di Shaar HaNegev e Sderot senza causare vittime, ma soltanto danni materiali. Pericoloso il missile caduto su Sderot dove vicino si trovano un mercato e una sinagoga. In risposta, l’aviazione israeliana ha sparato colpi di avvertimento verso le aree settentrionali della Striscia di Gaza. Gli attacchi arrivano dopo due settimane di relativa calma. (C.S.)

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    L’Ajan lancia una pagina web per la prevenzione dell’Aids tra i giovani africani

    ◊   Una pagina web dedicata alla prevenzione dell’Aids tra i giovani e che punta alle nuove tecnologie per trasmettere un’educazione a diversi modelli di comportamento ed una responsabilizzazione delle persone: è l’iniziativa presentata in questi giorni dall’Ajan, il network dei gesuiti per la lotta al virus Hiv in Africa. La pagina - informa la newsletter del network - sarà ospitata all’interno dello stesso sito web dell’Ajan e si intitolerà “Ahappy”, presentando un insieme di materiale informativo-didattico sullo sviluppo integrale dei giovani. “In particolare – spiega Pauline Wanjau, responsabile di Ahappy - si cercherà di offrire sostegno ed aiuto ai ragazzi affetti dal virus Hiv grazie a strumenti tecnologici adatti a loro: video-testimonianze, blog, social network, perché questa è la bellezza di Internet, ovvero quella di rendere le informazioni immediatamente accessibili e facilmente raggiungibili da parte di tutti”. La pagina, inoltre, includerà dati affidabili e precisi sulla patologia, stimolando i giovani a parlarne con i loro coetanei “così da promuovere cambiamenti positivi nel comportamento dei ragazzi”. Successivamente, si penserà a sviluppare l’accesso ad “Ahappy” anche tramite Smartphone ed Android “per rendere ancora più efficace – conclude Paulin Wanjau – la sensibilizzazione e la prevenzione dell’Aids, attraverso una disponibilità di contenuti accessibili sempre e comunque”. Naturalmente, “Ahappy” è solo una delle tanti iniziative portate avanti dai gesuiti contro l’Aids in Africa, continente nel quale l’inizio della pandemia risale a più di trenta anni fa. La Chiesa, infatti, è stata presente su questo fronte da subito grazie alla sua fitta rete di strutture sul territorio. Ma è solo nel 2002, quando l’Aids è diventata un’emergenza continentale, che la Conferenza dei Superiori di Africa e Madagascar della Compagnia di Gesù ha indicato nella lotta contro il virus una priorità dell’apostolato sociale dei gesuiti ed ha deciso quindi di coordinare i loro sforzi. Nasce così l’Ajan, che nel 2012 ha celebrato il suo 10.mo anniversario. Oggi, il network è attivo in una trentina di Paesi africani dove sostiene oltre 150 progetti, in base ad un approccio integrale alla malattia: alla luce del Vangelo, infatti, si esorta a consideri non solo gli aspetti strettamente sanitari dell’Aids, ma anche quelli umani, sociali, economici, culturali e spirituali. (I.P.)

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    Slovacchia, tutto pronto per i Giochi internazionali della Gioventù Salesiana

    ◊   Circa 1.100 giovani atleti di 12 Paesi europei sono attesi dal 30 aprile al 5 maggio a Bratislava per i XXV Giochi Internazionali della Gioventù Salesiana. “È tutta una questione di spirito, nel gioco come nella vita”, è il motto di questa edizione ospitata per la prima volta in Slovacchia. Un evento che per i Salesiani slovacchi è anche l’occasione per celebrare il 90.mo anniversario di presenza nel Paese. La cerimonia di apertura – riporta l’agenzia Ans - si terrà alle ore 20.00 del 1.mo maggio e sarà trasmessa in diretta dalla tv cattolica slovacca “TV Noe”. I giochi offriranno agli atleti non solo un’esperienza sportiva, ma anche spirituale e culturale. Sono infatti previsti anche l’adorazione eucaristica, una gita sul Danubio e un concerto. A garantire la riuscita dell’evento saranno 160 giovani volontari, che affiancheranno la squadra organizzativa, a lavoro già da circa un anno. Il logo della manifestazione è composto da tre figure, che rappresentano un salesiano – la figura più alta, al centro – tra due giovani. Si raffigura così l’impegno di ciascun salesiano nello stare tra i ragazzi ed accompagnarli, anche per mezzo di sport, verso la meta della salvezza. Le tre figure del logo sono state anche a Roma durante il Capitolo Generale 27 dei Salesiani e hanno raggiunto tutti gli Ispettori dei paesi partecipanti all’evento. Lo stesso Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime ha “posato” con le tre figure, assieme all’Ispettore nominato della Slovacchia, don Jozef Izold. I Giochi Internazionali della Gioventù Salesiana hanno trovato sostenitori anche tra i più famosi atleti della Slovacchia. Tra questi il calciatore Marek Hamsik, capitano della squadra del Napoli e della Nazionale slovacca che ha inviato i suoi auguri ai partecipanti. (L. Z.)

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    In Gabon, l’Associazione delle donne cattoliche celebra il decimo anniversario

    ◊   Il 13 maggio sarà un giorno di festa particolarmente importante per l’Associazione delle donne cattoliche del Gabon (Afcg): le sue componenti, infatti, ricorderanno il decimo anniversario di fondazione con una celebrazione solenne nella Parrocchia di San Pietro a Libreville. Intanto, nei giorni scorsi, l’arcivescovo della città, mons. Basile Mvé Engone, ha presieduto una Santa Messa alla presenza dell’Associazione ed ha invitato le partecipanti ad “accogliere il Vangelo e a metterlo in pratica, nella sequela della Santa Patrona dell’Afcg, la Vergine Maria”. Sempre il 13 maggio, l’Afgc celebrerà – a livello nazionale - la Giornata di preghiera delle donne cristiane, che a livello mondiale è stata celebrata il 7 marzo. Istituita nel 1812 per volere di Mary Webb della comunità battista di Boston, la Giornata ha assunto, via via, un carattere sempre più internazionale ed interconfessionale, grazie anche all’adesione dei movimenti cattolici, nel 1969. Per l’edizione 2014, il tema scelto è stato “Fiumi nel deserto” e la sua preparazione è stata affidata alle donne d’Egitto. “Il Comitato internazionale della Giornata mondiale di preghiera – si legge in una nota - ha chiesto alle donne egiziane di scrivere una liturgia sul tema ‘Fiumi nel deserto’, un tema che sembra fatto su misura: la loro volontà di poter migliorare le cose si basa, in effetti, su una grande forza interiore, una forza che desiderano trasmettere a tutte e tutti”. “Partecipare alla celebrazione della Giornata – conclude la nota - vuol dire dimostrarsi solidali con le loro aspirazioni”. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 111

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.