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Sommario del 11/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: dobbiamo essere forti contro abusi su minori. I bambini crescano con un papà e una mamma
  • Il Papa: la vita in tutte le sue fasi è “sacra e inviolabile”, bimbi e nonni “sono la speranza”
  • Parte il dialogo in Venezuela. Messaggio del Papa: abbiate il coraggio del perdono
  • Il Papa: il diavolo c’è anche nel XXI secolo, impariamo dal Vangelo come combatterlo
  • San Gregorio Magno e la Parola di Dio al centro dell'ultima predica di Quaresima di p. Cantalamessa
  • Il Papa riceve il prefetto della Dottrina della Fede, card. Müller
  • Tweet del Papa: solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene
  • Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: presentato il libro “Energia, Giustizia e Pace”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ucraina. Obama all'Ue: pronti a nuove sanzioni contro Mosca
  • Egitto. nuove proteste pro-Morsi. L'analista: la Fratellanza ha doppio volto
  • Mons. Miglio: famiglia al "massacro", difenderla non è questione "cattolica"
  • Festival del Volontariato, Bobba: sì a nuove norme per l'economia sociale
  • Conclusi i "Dialoghi in cattedrale", spunti dall'"Evangelii Gaudium"
  • 500 anni fa moriva Bramante, uno dei maggiori artisti del Rinascimento italiano
  • Venezia. "Il Vangelo secondo Matteo" alla Biennale 2014
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Venezuela. Stretta di mano tra Maduro e Capriles, apprezzamento per le parole del Papa
  • Ospedale Bambin Gesù: rinnovata la missione umanitaria per i bimbi siriani
  • Myanmar. L’arcivescovo di Yangon: nuova legge limita la libertà religiosa
  • Migrazioni. Appello dei vescovi spagnoli all'Europa: no a barriere e xenofobia
  • Isole Salomone. I Salesiani in aiuto di centinaia di sfollati per le inondazioni
  • Guinea Bissau: domenica elezioni presidenziali e parlamentari
  • Europa: aperto dibattito della campagna "Uno di Noi" per tutela dell'embrione umano
  • Mauritius. I vescovi: la riforma della Costituzione renda al Paese dignità democratica
  • Don Guanella: Via Crucis dei ragazzi assistiti dal Centro romano di riabilitazione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: dobbiamo essere forti contro abusi su minori. I bambini crescano con un papà e una mamma

    ◊   Con i bambini e i giovani “non si gioca”, “non si può sperimentare”. Se ne è detto certo Papa Francesco, ricevendo una delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia (Bice). Ai membri dell’organismo, il Pontefice ha ricordato l’importanza della difesa dei diritti dei minori, intervenendo anche sulla questione degli abusi commessi da esponenti della Chiesa. Quindi ha sottolineato come il “futuro” sia in mano ai bambini e come negli anziani ci sia la “saggezza” di un popolo. Il servizio di Giada Aquilino:

    Ai nostri giorni, “è importante” portare avanti progetti contro il “lavoro-schiavo”, il “reclutamento di bambini-soldato” e “ogni tipo di violenza sui minori”. È tornato su questioni che gli stanno particolarmente a cuore il Papa, ricevendo la delegazione del Bice. La riflessione è partita innanzitutto dagli abusi commessi su minori da esponenti della Chiesa. “Mi sento chiamato a farmi carico” e “a chiedere perdono” - ha detto Papa Francesco - per tutto il male che alcuni sacerdoti “hanno compiuto, per gli abusi sessuali sui bambini”:

    “La Iglesia es conciente de este daño, que es un daño personal, moral de ellos...
    La Chiesa è cosciente di questo danno. E’ un danno personale e morale loro, ma di uomini di Chiesa. E noi non vogliamo compiere un passo indietro in quello che si riferisce al trattamento di questo problema e alle sanzioni che devono essere comminate. Al contrario, credo che dobbiamo essere molto forti. Con i bambini non si scherza!”.

    Il Pontefice si è quindi soffermato sulla missione del Bice - organismo impegnato “in favore dei bambini” - “espressione concreta e attuale della predilezione che il Signore Gesù ha per loro”:

    “Reafirmar el derecho de los niños a crecer en una familia, con un padre ...
    Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva”.

    Papa Francesco è, dunque, andato subito al cuore della questione: l’“impostazione dei progetti educativi”, perché - ha spiegato - è innanzitutto necessario “sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli”:

    “En este punto quisiera manifestar mi rechazo a todo tipo de experimentaciones ...
    A questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico’”.

    Citando un recente colloquio con un educatore, il Pontefice ha riferito che, a volte, con “progetti concreti di educazione”, non si capisce se “si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”. In questo quadro, il Papa ha espresso apprezzamento per il lavoro compiuto dal Bice, “nato - ha detto - dalla maternità della Chiesa”, prendendo origine “dall’intervento del Papa Pio XII in difesa dell’infanzia all’indomani della II guerra mondiale”. Da allora, ha aggiunto, questa organizzazione “si è sempre impegnata a promuovere la tutela dei diritti dei minori, contribuendo anche alla Convenzione dell’Onu del 1989” e collaborando “costantemente” con gli uffici della Santa Sede a New York, a Strasburgo e Ginevra:

    “Trabajar por los derechos humanos presupone mantener siempre viva la ...
    Lavorare per i diritti umani presuppone di tenere sempre viva la formazione antropologica, essere ben preparati sulla realtà della persona umana, e saper rispondere ai problemi e alle sfide posti dalle culture contemporanee e dalla mentalità diffusa attraverso i mass media”.

    Ovviamente, ha precisato, non si tratta di chiuderci in ‘campane di vetro’, ma di “affrontare con i valori positivi della persona umana le nuove sfide che ci pone la cultura” di oggi. Il Pontefice ha quindi auspicato per i dirigenti e gli operatori del Bice stesso “una formazione permanente sull’antropologia del bambino, perché è lì – ha detto - che i diritti e i doveri hanno il loro fondamento” e da essa dipende appunto “l’impostazione dei progetti educativi”, che comunque “devono continuare a progredire, maturare e adeguarsi” al segno dei tempi, rispettando “l’identità umana e la libertà di coscienza”. Ha concluso ricordando il logo della Commissione della protezione dell’infanzia e dell’adolescenza di Buenos Aires: la Sacra Famiglia che, sul dorso di un asinello, scappa in Egitto per difendere il proprio Bambino:

    “A veces para defender hay que escapar. A veces hay que quedarse y proteger. ...
    A volte per difendere, è necessario scappare; a volte è necessario fermarsi per proteggere; a volte è necessario combattere. Però sempre bisogna avere tenerezza”.

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    Il Papa: la vita in tutte le sue fasi è “sacra e inviolabile”, bimbi e nonni “sono la speranza”

    ◊   “Sacra e inviolabile”. Con queste parole Papa Francesco ha ribadito la considerazione della Chiesa sulla vita umana. Nel ricevere in udienza i rappresentanti del Movimento per la Vita, guidati da Carlo Casini, il Papa li ha ringraziati per il loro servizio, esortandoli a proteggere la vita “con coraggio e amore in tutte le sue fasi”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La linea di pensiero si sviluppa a partire dall’angolazione più cara a Papa Francesco: se si guarda alla vita come a un qualcosa che si consuma, sarà anche un qualcosa che prima o poi si può buttar via, con l’aborto per cominciare. Se si considera la vita per ciò che è nella sua verità – un dono di Dio – allora si è davanti a un bene prezioso e intangibile, da proteggere con tutti i mezzi e non da scartare. Nel suo discorso il Papa dà voce alle pagine della sua Evangelii Gaudium, intrecciandole con la convinzione di base che il magistero dei Papi ripete da tempo immemore:

    “La vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita (...) Oggi dobbiamo dire ‘no a un’economia dell’esclusione e della inequità’. Questa economia uccide… Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo; un bene di consumo che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio a quella cultura dello ‘scarto’ che, addirittura, viene promossa’. E così viene scartata anche la vita”.

    Tra economia e morale, constata Papa Francesco, oggi c’è un “divorzio”, la bilancia pende dal piatto di “un mercato provvisto di ogni novità tecnologica”, mentre quiasi in disparte sono finite le “norme etiche elementari” di una “natura umana sempre più trascurata”:

    “Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: ‘La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli’”.

    E qui, tra gli applausi scroscianti dei quasi 500 presenti e le grida dei tanti piccoli e piccolissimi in braccio ai genitori – pensavo di “essere entrato in un Kindergarten”, aveva scherzato al suo arrivo in Sala Clementina – Papa Francesco racconta un fatto capitatogli anni fa, incontrando dei medici:

    “Uno mi ha chiamato da una parte. Aveva un pacchetto e mi ha detto: 'Padre, io voglio lasciare questo a lei. Questi sono gli strumenti che io ho usato per abortire. Ho trovato il Signore, mi sono pentito, e adesso lotto per la vita!'. Mi ha consegnato tutti questi strumenti. Pregate per quest’uomo bravo!”.

    Al Movimento per la Vita, a chi gestisce i centri di Aiuto e a chi sta sostenendo da tempo il progetto “Uno di Noi” per la tutela dell’embrione umano arriva il “grazie” caloroso del Papa. Il vostro, indica, è un comportamento cristiano, che ha il dovere di dare testimonianza sia promuovendo, sia difendendo “la vita umana fin dal suo concepimento”:

    “Proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Vi incoraggio a farlo sempre con lo stile della vicinanza, della prossimità: che ogni donna si senta considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata. E abbiamo parlato dei bambini: ce ne sono tanti! Ma io vorrei anche parlare dei nonni, l’altra parte della vita! Perché anche noi dobbiamo curare i nonni, perché i bambini e i nonni sono la speranza dinun popolo”.

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    Parte il dialogo in Venezuela. Messaggio del Papa: abbiate il coraggio del perdono

    ◊   La violenza non conduce mai alla pace, vi chiedo il coraggio del perdono e della misericordia: è quanto afferma il Papa in un messaggio letto ieri a Caracas dal nunzio apostolico in Venezuela, mons. Aldo Giordano, all'apertura del primo incontro per la pacificazione del Paese tra il governo, rappresentato dal presidente Maduro, e l'opposizione. Due i mesi di violenti proteste, costate la vita a circa 40 persone. Il servizio di Sergio Centofanti:

    "La violenza – afferma il Papa nel suo messaggio - non potrà mai portare pace e benessere ad un Paese, poiché essa genera sempre e solo violenza. Al contrario attraverso il dialogo” si può “riscoprire la base comune e condivisa che conduce a superare il momento attuale di conflitto e di polarizzazione che ferisce così profondamente il Venezuela, per trovare forme di collaborazione”.

    Il Papa ringrazia per l’invito rivolto alla Santa Sede a partecipare al processo di dialogo e di pace per il Paese: “A ciascuno di voi – scrive - desidero anzitutto assicurare la mia preghiera, perché l’incontro ed il processo che state intraprendendo portino i frutti desiderati di riconciliazione nazionale e di pace, doni che invochiamo da Dio per tutto il popolo venezuelano”.

    Nella consapevolezza “dell’inquietudine e del dolore vissuti da tante persone” e preoccupato per quanto sta accadendo, il Papa rinnova "il suo affetto a tutti i venezuelani, in particolare per le vittime delle violenze e per le loro famiglie”.

    “Nel rispetto e nel riconoscimento delle differenze che esistono tra le parti – prosegue Papa Francesco - si favorirà il bene comune. Tutti voi, infatti, condividete l’amore per il vostro paese e per il vostro popolo, come pure per le gravi preoccupazioni legate alla crisi economica, alla violenza e alla criminalità. Tutti avete a cuore il futuro dei vostri figli e il desiderio di pace che contraddistingue i venezuelani. Tutti avete in comune la fede in Dio e la volontà di difendere la dignità della persona umana. Proprio ciò vi accomuna e vi spinge ad intraprendere il dialogo” alla cui base “deve esserci un’autentica cultura dell’incontro, che sia consapevole che l’unità prevale sempre sul conflitto”.

    Il Papa invita dunque a non fermarsi “alla congiuntura conflittuale” ma ad aprirsi “vicendevolmente per divenire ed essere autentici operatori di pace. Al cuore di ogni dialogo sincero c’è, anzitutto - afferma - il riconoscimento e il rispetto dell’altro. Soprattutto c’è l’eroismo del perdono e della misericordia, che ci liberano dal risentimento, dall’odio e aprono una strada veramente nuova. Si tratta di una strada lunga e difficile, che richiede pazienza e coraggio, ma è l’unica che può condurre alla pace e alla giustizia. Per il bene di tutto il popolo e per il futuro dei vostri figli – conclude il Papa nella sua lettera – vi chiedo di avere questo coraggio”.

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    Il Papa: il diavolo c’è anche nel XXI secolo, impariamo dal Vangelo come combatterlo

    ◊   Impariamo dal Vangelo a lottare contro le tentazioni del demonio. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che tutti siamo tentati, perché il diavolo non vuole la nostra santità. Ed ha ribadito che la vita cristiana è proprio una lotta contro il male. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La vita di Gesù è stata una lotta. Lui è venuto a vincere il male, a vincere il principe di questo mondo, a vincere il demonio”. Papa Francesco ha esordito così nella sua omelia, tutta dedicata alla lotta contro il demonio. Una lotta, ha detto, che deve affrontare ogni cristiano. Il demonio, ha sottolineato, “ha tentato Gesù tante volte, e Gesù ha sentito nella sua vita le tentazioni” come “anche le persecuzioni”. Ed ha avvertito che noi cristiani, “che vogliamo seguire Gesù”, “dobbiamo conoscere bene questa verità”:

    “Anche noi siamo tentati, anche noi siamo oggetto dell’attacco del demonio, perché lo spirito del Male non vuole la nostra santità, non vuole la testimonianza cristiana, non vuole che noi siamo discepoli di Gesù. E come fa lo spirito del Male per allontanarci dalla strada di Gesù con la sua tentazione? La tentazione del demonio ha tre caratteristiche e noi dobbiamo conoscerle per non cadere nelle trappole. Come fa il demonio per allontanarci dalla strada di Gesù? La tentazione incomincia lievemente, ma cresce: sempre cresce. Secondo, cresce e contagia un altro, si trasmette ad un altro, cerca di essere comunitaria. E alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica. Cresce, contagia e si giustifica”.

    La prima tentazione di Gesù, ha osservato, “quasi sembra una seduzione”: il diavolo dice a Gesù di buttarsi dal Tempio e così, sostiene il tentatore, “tutti diranno: ‘Ecco il Messia!’”. E’ lo stesso che ha fatto con Adamo ed Eva: “E’ la seduzione”. Il diavolo, ha detto il Papa, “quasi parla come se fosse un maestro spirituale”. E “quando viene respinta”, allora “cresce: cresce e torna più forte”. Gesù, ha rammentato il Papa, “lo dice nel Vangelo di Luca: quando il demonio è respinto, gira e cerca alcuni compagni e con questa banda, torna”. Dunque “cresce anche coinvolgendo altri”. Così è “successo con Gesù”, “il demonio coinvolge” i suoi nemici. E quello che “sembrava un filo d’acqua, un piccolo filo d’acqua, tranquillo – ha ammonito Francesco – diviene una marea”. La tentazione “cresce, e contagia. E alla fine, si giustifica”. Il Papa ha ricordato che quando Gesù predica nella Sinagoga, subito i suoi nemici lo sminuiscono, dicendo: “Ma, questo è il figlio di Giuseppe, il falegname, il figlio di Maria! Mai andato all’università! Ma con che autorità parla? Non ha studiato!”. La tentazione, ha detto, “ha coinvolto tutti, contro Gesù”. E il punto più alto, “più forte della giustificazione - ha rilevato il Papa - è quello del sacerdote”, quando dice: “Non sapete che è meglio che un uomo muoia” per salvare “il popolo?”:

    “Abbiamo una tentazione che cresce: cresce e contagia gli altri. Pensiamo ad una chiacchiera, per esempio: io ho un po’ di invidia per quella persona, per l’altra, e prima ho l’invidia dentro, solo, e bisogna condividerla e va da un’altra persona e dice: ‘Ma tu hai visto quella persona?’ … e cerca di crescere e contagia un altro e un altro … Ma questo è il meccanismo delle chiacchiere e tutti noi siamo stati tentati di fare chiacchiere! Forse qualcuno di voi no, se è santo, ma anche io sono stato tentato di chiacchierare! E’ una tentazione quotidiana, quella. Ma incomincia così, soavemente, come il filo d’acqua. Cresce per contagio e alla fine si giustifica”.

    Stiamo attenti, ha detto ancora il Pontefice, “quando, nel nostro cuore, sentiamo qualcosa che finirà per distruggere” le persone. “Stiamo attenti – ha rimarcato – perché se non fermiamo a tempo quel filo d’acqua, quando crescerà e contagerà sarà una marea tale che soltanto ci porterà a giustificarci male, come si sono giustificate queste persone”, affermando che “è meglio che muoia un uomo per il popolo”:

    “Tutti siamo tentati, perché la legge della vita spirituale, la nostra vita cristiana, è una lotta: una lotta. Perché il principe di questo mondo – il diavolo – non vuole la nostra santità, non vuole che noi seguiamo Cristo. Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: ‘Ma, Padre, che antico è lei: parlare del diavolo nel secolo XXI!’. Ma, guardate che il diavolo c’è! Il diavolo c’è. Anche nel secolo XXI! E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare dal Vangelo come si fa la lotta contro di lui”.

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    San Gregorio Magno e la Parola di Dio al centro dell'ultima predica di Quaresima di p. Cantalamessa

    ◊   Con la meditazione dedicata a San Gregorio Magno e ai suoi insegnamenti su come accostarsi alla Bibbia, padre Raniero Cantalamessa ha concluso le prediche di Quaresima, quest’anno sviluppate sui Padri della Chiesa d’Occidente. Nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico ad ascoltarlo c’era anche il Papa. Il predicatore della Casa Pontificia ha rimarcato che, al di là dei diversi sensi interpretativi per lo più usati dagli studiosi, la Scrittura va letta con fede, è una lettura di fede. Il servizio di Tiziana Campisi:

    La Sacra Scrittura è Parola di Dio all’umanità ed è solo attraverso una lettura di fede che può essere compresa. Nel corso dei secoli è stata studiata, interpretata, analizzata sotto diversi aspetti e si deve a Gregorio Magno la distinzione dei quattro sensi con i quali è possibile spiegarla: quello letterale e storico, quello allegorico riferito alla fede in Cristo, quello morale che riguarda l’agire del cristiano e quello escatologico legato alla fine dei tempi. Ma se i Padri della Chiesa hanno insegnato a leggere la Scrittura in riferimento a Cristo e alla Chiesa – ha aggiunto padre Raniero Cantalamessa – c’è un altro loro insegnamento da recuperare:

    “I Padri accostavano la Parola di Dio con una domanda costante: cosa dice essa, ora e qui, alla Chiesa e a me personalmente? Erano persuasi che la Scrittura, oltre al suo contenuto oggettivo di fede e di morale che è valido sempre e per tutti, ha anche una dimensione personalissima, soggettiva per cui ha sempre nuove luci e nuovi ordini da additare, nuove volontà di Dio da segnalare, a me personalmente, ora e qui”.

    Oltre, c’è da ricordare che la Scrittura è ispirata da Dio, la sua forza e la sua vitalità sono divine, ed è perciò inesauribile. Anche questo ha sottolineato Gregorio Magno:

    “La Parola di Dio non contiene solo il pensiero di Dio trasmesso una volta per sempre, ma contiene il cuore palpitante di Dio; contiene la sua vivente volontà che si manifesta per me, adesso, ora e qui”.

    E accostarsi alla Parola di Dio richiede anche una forte fede in essa: essere certi cioè che Dio parla attraverso di essa. E questo si avverte in “un movimento pressoché impercettibile del cuore”, è “una piccola luce che si accende nella mente”; così la parola della Bibbia comincia ad attirare l’attenzione ed illumina una situazione:

    “Dio – ma diciamo più concretamente: Cristo risorto – ha nel suo cuore un messaggio preciso da dare a ogni circostanza: siano tre persone, sia una grande folla. Lui ce l’ha la Parola che vorrebbe far giungere! Il compito nostro di evangelizzatori è di cercare di cogliere quella Parola e lo si fa con la preghiera, con il silenzio, con l’aiuto degli altri, con la fede, credendoci. Credendoci: ‘Signore, tu hai una Parola da dire a questo popolo … Fammela capire!’”.

    Dio, dunque, parla ad ogni uomo. Lo fa “sotto forma di una parola della Scrittura”, che in qualunque circostanza si rivela straordinariamente pertinente, come fosse stata scritta appositamente. E per questo c’è da ritrovare la freschezza della Bibbia, rinnovare l’amore per le Scritture; sperimentandovi la presenza dello Spirito Santo, Cristo parlerà ancora.

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    Il Papa riceve il prefetto della Dottrina della Fede, card. Müller

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e mons. Oscar Cantoni, vescovo di Crema (Italia).

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    Tweet del Papa: solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene

    ◊   Il Papa ha lanciato un nuovo tweet sull’account @Pontifex in nove lingue: “Solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene, la notte in alba radiosa”.

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    Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: presentato il libro “Energia, Giustizia e Pace”

    ◊   Le problematiche legate all’energia possono costituire una seria minaccia per la stabilità economica, per la giustizia e per la pace nel mondo. Questo il tema al centro del volume “Energia, Giustizia e Pace”, a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, presentato oggi a Roma nella sede dell’Enea. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il libro, una riflessione sull’energia nel contesto attuale, richiama l’attenzione su temi cruciali per lo sviluppo sostenibile. Il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

    “Questo libro cerca di essere una specie di sussidio. C’è un tentativo di presentare tutte le diverse forme dell’energia, l’uso e le sfide, le minacce e il grande bisogno di trovare una soluzione per tutti i problemi legati all’uso dell’energia. Ma in gran parte, in questi giorni, si deve porre enfasi sull’accesso all’energia, molto importante per lo sviluppo in qualsiasi parte del mondo”.

    La strada dello sviluppo sostenibile è oggi accessibile anche attraverso nuove fonti di energia:

    “Per esempio, l’introduzione di pannelli solari in certi villaggi in Africa, in Asia, può cambiare la vita delle persone. Innanzitutto dà luce, consente ai bambini di fare i compiti la sera, dopo la scuola, consente alle persone di poter caricare le batterie dei loro telefoni, consente l’accesso all’informazione, alla comunicazione... Fa tanto per cambiare e trasformare la vita di queste persone”.

    La sfida è quella custodire il Creato, come ha più volte ricordato Papa Francesco, per non alterarne ordine e bellezza. Ancora il cardinale Turkson:

    “La custodia del mondo, come quella di un giardino, è molto significante. Il nostro compito è quello di rendere questo giardino sempre sostenibile per aiutare la vita. Il nostro mondo è un 'cosmos'. Questa espressione, così familiare soprattutto nel mondo delle donne (cosmetica), si riferisce a elementi di bellezza. Quindi, quando c’è 'cosmos' c’è ordine per stabilire la bellezza. Quando si concepisce il mondo come un 'cosmos', siamo sempre invitati a riconoscere i giusti rapporti necessari per mantenere l’ordine che poi conducono alla bellezza del mondo. Quando non si rispetta quest’ordine necessario, ci saranno sicuramente caos, disordine”.

    Ma cosa è l’energia per la Dottrina sociale della Chiesa? Risponde mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

    “Sempre, secondo la Dottrina sociale della Chiesa, non è semplicemente una merce, ma è prima di tutto un bene comune. E pertanto va gestita secondo la destinazione universale dei beni per consentire a tutti, specie ai più svantaggiati, un accesso a essa, perché l’accesso all’energia è fondamentale per alcuni fattori che migliorano la condizione umana. È quindi è fondamentale per il progresso umano, non semplicemente per quello economico”.

    La gestione delle risorse legate all’energia può portare a strumentalizzazioni politiche ed economiche. Per evitare questi rischi si deve conferire alla politica, soprattutto in questi ambiti, una dimensione sovranazionale:

    “Credo che una soluzione fondamentale sia rappresentata dalla costituzione di una governance sovranazionale, perché se si lasciano alcune questioni, tipiche di certi regioni solo nelle mani di alcuni, c’è il rischio che la soluzione venga strumentalizzata per interessi politici e di parte. Quindi, è fondamentale la costituzione di un’autorità super partes. Un’autorità che deve avere compiti ben precisi oltre a quelli di regolazione e di estrazione delle risorse energetiche, di contrasto di esternalità negative e immorali. Deve anche occuparsi dell’incoraggiamento di politiche, di procedure di cooperazione e di progetti di sviluppo che consentano un miglioramento della gestione delle risorse naturali. Deve promuovere una sempre maggiore efficienza e sicurezza nella combustione delle biomasse e della gestione sostenibile delle foreste, della ricerca di nuove fonti di energia e, in particolare, di quelle rinnovabili”.

    La governance sovranazionale – aggiunge mons. Toso – deve esprimere il contributo della società civile:

    “La soluzione di una governance sovranazionale non deve far in modo che le soluzioni siano accentrate nelle mani di pochi. Questa governance deve essere istituita – certo attraverso l’opera dei governi – ma soprattutto dal basso, attraverso il contributo delle società civili, e quindi in maniera democratica. E deve essere una governance partecipativa, dove la società civile abbia il primato rispetto alla politica e alle decisioni di questo o quel governo”.

    Il volume “Energia, Giustizia e Pace”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, propone dunque una riflessione generale su questi temi, partendo da una visione biblico-teologica, con l’ausilio dei criteri e degli insegnamenti offerti dalla Dottrina sociale della Chiesa.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Dalla parte dei bambini: Papa Francesco chiede perdono per gli abusi compiuti da alcuni sacerdoti.

    Vite scartate: il Papa denuncia l’economia dell’esclusione e dell’iniquità.

    Dialogo nel rispetto delle differenze in Venezuela: messaggio del Pontefice per l’incontro tra Governo e opposizione.

    La famiglia fa la differenza: documento conclusivo della Settimana sociale dei cattolici italiani.

    Un articolo di Timothy Verdon dal titolo “Il legno dell’uomo”: torna restaurato sull’altare maggiore del duomo di Firenze il crocifisso di Benedetto da Maiano.

    La regola del centro: Paolo Portoghesi sul Bramante, di cui oggi ricorre il cinquecentesimo anniversario della morte.

    La mia corsa: Luca Panichi dall’atletica leggera alla lotta contro il tumore.

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    Oggi in Primo Piano



    Ucraina. Obama all'Ue: pronti a nuove sanzioni contro Mosca

    ◊   Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha invitato l’Unione Europea a prepararsi a nuove sanzioni contro Mosca, in vista di un’imminente escalation di violenze e tensioni in Ucraina. Intanto, il presidente russo Vladimir Putin ha esplicitamente minacciato di tagliare i rifornimenti di gas all’Ucraina, e implicitamente all’Europa, se Kiev non pagherà i suoi debiti di milioni di dollari. Veronica Giacometti ha intervistato Aldo Ferrari, docente di Letteratura Armena alla Ca’ Foscari di Venezia e dirigente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale a Milano:

    R. – La Casa Bianca nei confronti di questa problematica russo-ucraina sta assumendo un atteggiamento più fermo di quanto abbiamo visto in passato, quando è stata molto spesso criticata per la sua inattività in politica estera, soprattutto in questa zona. Adesso sta in parte recuperando, però bisogna tener presente che per l’America è più facile parlare di sanzioni perché il peso principale che i problemi provocherebbero ricadrebbe sull’Europa, che è strettamente collegata economicamente alla Russia, con la quale ha un forte partenariato. In questa questione dovrebbe essere soprattutto l’Europa a prendersi una responsabilità chiara e precisa.

    D. – Si ridisegna la carta geografica, la Crimea è territorio russo. Che efficacia hanno queste sanzioni?

    R. – Nulla da fare sulla irreversibilità sul passaggio della Crimea alla Russia. E’ un territorio storicamente a livello culturale russo e, nonostante l’evidente violazione del diritto internazionale, quanto è avvenuto deve essere acquisito, a mio giudizio, come un dato di fatto. Le sanzioni, riguardo a questo dato di fatto, praticamente non possono far nulla ma è importante mostrare alla Russia che deve fermarsi, perché non può andare oltre perché ogni ulteriore aggravamento della situazione complicherebbe le relazioni internazionali. Da questo punto, di vista la minaccia delle sanzioni va fatta, però bisogna tener presente che non si può prescindere dalla forza dei legami economici che l’Europa ha con la Russia. La questione va ripensata soprattutto per quel che riguarda la dipendenza energetica: ci vorrà molto tempo prima che si possano prendere soluzioni efficaci. Da questo punto di vista le sanzioni sono essenzialmente una minaccia politica forte ma non risolutiva.

    D. – Di fronte alle sanzioni la Russia sta scatenando una guerra del gas contro Kiev e l’Ucraina ormai è un Paese impoverito…

    R. – L’Ucraina è un paese che economicamente non sta in piedi. La crisi ucraina è una crisi economica. Il Paese non ha le risorse per essere indipendente e autonomo economicamente. Questa nuova guerra economica che è stata scatenata contro l’Ucraina poteva anche essere prevedibile da parte di Mosca, ma ricade inevitabilmente anche sull’Europa verso la quale transita un’energia che proviene dalla Russia e attraversa l’Ucraina. Quindi, non è soltanto una guerra contro l’Ucraina ma ha una chiara ricaduta in senso europeo. Tutto questo deve assolutamente portare le parti al tavolo delle trattative perché la questione deve essere risolta. Intendo tutta la questioni che riguarda l’Ucraina e non solo la Crimea, perché altrimenti i rapporti politici ed economici tra la Russia e l’Occidente rischiano di degenerare con conseguenze non del tutto prevedibili ancora.

    D. – Com’è coinvolta l’Europa di fronte a queste nuove sanzioni?

    R. – L’Europa si trova veramente in una situazione molto difficile, perché il desiderio di avvicinare l’Ucraina che ha fatto una scelta così chiara in senso filoeuropeo è forte e, al tempo stesso, i costi di questa operazione, i costi economici, i costi politici, sono altissimi e io ho seri dubbi che l’Europa sia davvero in grado di assumerli. Da questo punto di vista, c’è la speranza che le sanzioni funzionino nel senso di frenare la politica russa. Ma ho dubbi a riguardo.

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    Egitto. nuove proteste pro-Morsi. L'analista: la Fratellanza ha doppio volto

    ◊   In Egitto, forte tensione a Nasr City, a est del Cairo, dove le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni per disperdere una manifestazione in favore del deposto presidente Morsi. E non si fermano gli scontri nella regione del Delta del Nilo, a Gharbeya, due componenti dei Fratelli musulmani sono rimasti uccisi in una sparatoria con la polizia, ucciso dall’esercito anche Nour el Hamedin, uno dei più pericolosi estremisti islamici dell’area. In questo quadro, i Fratelli musulmani, ormai fuori legge, ribadiscono che non smetteranno di lottare contro quello che definiscono il "golpe dei militari". Per un profilo della Fratellanza, Massimiliano Menichetti ha chiesto l'opinione della prof.ssa Valentina Colombo della "European Foundation for Democracy", ricercatrice di Storia dei Paesi islamici all’Università Europea di Roma:

    R. – Quando si parla di Fratelli musulmani e movimenti jihadisti, stiamo parlando di due realtà simili ma completamente diverse. Sono due facce di una stessa medaglia, dove l’obiettivo è lo stesso: reinsediare il cosiddetto “califfato” islamico, per cui il jihadista dice: “Io vado direttamente all’attentato”, mentre il fratello musulmano arriva allo scontro solo in ultima istanza. E’ il caso dell’Egitto oggi e della stessa situazione di Hamas: in questo momento tutto è lecito. Diciamo che la definizione migliore del Movimento dei Fratelli musulmani è quella di “estremisti islamici pragmatici”: sono un Movimento che si adegua in maniera straordinaria alle esigenze contingenti. Quindi, se possono uscire allo scoperto, escono allo scoperto. Se devono ricorrere alla violenza, come nel caso dell’Egitto – in quanto a resistenza a un regime dispotico – la violenza è lecita. Nel momento in cui si trovano, per esempio, in ambito non musulmano, come in Europa, possiamo dire che mostrano la loro faccia “moderata” di referenti delle istituzioni.

    D. - A livello internazionale, nelle liste nere c’è - ad esempio - Hamas: ma che relazione c’è tra Hamas e i Fratelli musulmani?

    R. - Il legame è dichiarato: basta leggere lo statuto fondativo di Hamas – tra l’altro disponibile in Internet, anche in italiano – e leggere l’articolo 2 dove si legge chiaramente che Hamas è la filiale palestinese dei Fratelli musulmani. Non dimentichiamo che l’acronimo Hamas significa proprio “movimento di resistenza islamico” nei confronti ovviamente dello Stato di Israele. I Fratelli musulmani parlano nei loro testi chiaramente di jihad e il motto dei Fratelli musulmani è un versetto coranico, che corrisponde alla sura 8, versetto 60, che dice: “Preparate contro di loro forze e cavalli quanto potete, per terrorizzare il nemico di Dio e vostro e altri ancora, che voi non conoscete, ma che Dio conosce. E qualsiasi cosa avrete speso sulla via di Dio, vi sarà ripagata e non vi sarà fatto torto”. E’ un motto che appartiene a una delle sure che possiamo definire "sure di guerra”: il titolo della sura è la “Sura del bottino”. Quando si parla di jihad è una sura imprescindibile ed è una sura che è alla base della teoria della jihad di uno dei più grandi teorici dei Fratelli musulmani, che è Sayyid Qutb.

    D. - Questa analisi mostra quanto, in realtà, la posizione dei Fratelli musulmani non sia confinata solamente all’Egitto…

    R. - E’ un fenomeno che mira chiaramente a porre, diciamo, l’islam come religione mondiale. L’islam deve raggiungere il potere. Io ho qui, davanti a me, un testo che riporta un documento, che risale al 1982, che si intitola “Verso una strategia mondiale per la politica islamica”. E’ un documento che era stato trovato dalla Polizia svizzera in casa di uno dei principali finanziatori del Movimento dei Fratelli musulmani, Yusuf Nada. In questo documento, si legge chiaramente tutta la tattica per arrivare al potere: non a livello locale, ma a livello internazionale. E non solo nel mondo islamico, ma anche al di fuori di questo.

    D. - Però, la comunità internazionale stenta a riconoscere questo processo…

    R. - Io credo ci sia molta paura che una loro messa al bando, una loro repressione, un loro inserimento nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, possa far scatenare anche gli altri, cioè i Fratelli musulmani che risiedono sui nostri territori.

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    Mons. Miglio: famiglia al "massacro", difenderla non è questione "cattolica"

    ◊   La Chiesa vuole essere vicina alla famiglia, oggi disprezzata culturalmente e maltrattata politicamente, e vuole offrire argomentazioni che permettano di sdoganare la questione familiare dall’ambito religioso e collocarla a livello di tutela del bene comune. Queste le direttive del Documento conclusivo della 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, dello scorso settembre, presentato oggi nella sede della nostra emittente. Nel testo si parte dagli effetti della crisi economica, si valorizza la speranza che nasce dalla fede e si propone un’agenda alla politica perché la famiglia, come nel titolo delle Settimane. "Faccia la differenza per il futuro”. Sentiamo a questo proposito, al microfono di Gabriella Ceraso, mons Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali:

    R. – La Chiesa è invitata a farsi carico delle sofferenze delle famiglie e quindi anzitutto ad essere vicina e incontrare, ascoltare … una misericordia che offra a tutti una possibilità di ripartire, di ricostruire. Il documento parte proprio dal sottolineare che a Torino la crisi è stata vissuta, e quindi questo è anche un modo per essere accanto alle famiglie che soffrono. E se possiamo aggiungere una parola, essere vicini soprattutto ai figli, che sembrano quasi le componenti della famiglia di cui meno ci si preoccupa…

    D. – Quindi, crisi che mina la dignità e la forza della famiglia…

    R. - … ma c’è soprattutto questo massacro culturale, il non veder riconosciuto il ruolo unico della famiglia, che non significa assolutamente negare diritti e dovere di qualsiasi altro tipo di relazione umana, ma il ruolo della famiglia è un’altra cosa!

    D. – L’agenda per la famiglia da suggerire alla politica?

    R. – In questo momento, dovrebbe smascherare l’ipocrisia di chi continua a dire che la famiglia è il più forte ammortizzatore sociale di una società in crisi, e poi non le viene riconosciuto nessun tipo di beneficio o di sgravio fiscale; un sistema di welfare che non sia assistenzialista ma che riconosca il ruolo della famiglia e dia la possibilità di fare delle scelte. E poi, la dimensione della libertà educativa.

    D. – Quindi, se lei dopo questa lunga riflessione, dovesse dire perché la famiglia fa la differenza come recita il titolo del Documento?

    R. – Perché solo la famiglia è in grado di far crescere un certo tipo di rapporti, di cooperazione, di maturità affettiva, di solidarietà – ad esempio. Cioè, il tipo di scuola costituito dalla famiglia – papà, mamma, figli – questo tipo di scuola lo troviamo soltanto nella famiglia, perché il ruolo dei genitori è unico e non può essere sostituito da altri rapporti, pure importanti, pur utili; ma la famiglia fa la differenza perché, ad esempio, ai fini di una vera democraticità della società la famiglia è una garanzia fondamentale. Controprova: in tutti i regimi dittatoriali, la famiglia è mal sopportata e si cerca di togliere i figli, alla famiglia.

    D. – Lei ritiene che – dalle questioni del gender alle questioni, appunto, dei matrimoni omosessuali, alla questione delle fecondazioni – siamo ad una svolta, bisogna cambiare le regole?

    R. – Questo è un momento che ha queste difficoltà, ma può diventare anche un’opportunità e uno stimolo per far enucleare meglio le ragioni che portano a dire: la famiglia fa la differenza. E quindi ci costringe, questo momento, a portare delle ragioni di bene comune che ci aiutino a togliere l’idea che difendere la famiglia è una questione dei cattolici. La nostra tesi è che è un problema di bene comune per la società, però – appunto – dobbiamo portare le motivazioni e quindi dobbiamo, ad esempio, vedere le conseguenze di una politica pro-famiglia e di una politica anti-famiglia. E la questione demografica, non ha importanza? Con ricadute economiche ma antropologiche… E anche su questo punto, la famiglia fa la differenza.

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    Festival del Volontariato, Bobba: sì a nuove norme per l'economia sociale

    ◊   Sono quasi cinque milioni gli italiani che si dedicano ad attività di volontariato. E il loro apporto è fondamentale per la tenuta dello Stato sociale. Ma ora serve un maggiore riconoscimento. Se ne discute al Festival del Volontariato a Lucca. Alessandro Guarasci:

    Sono più di 110 mila le imprese che in Italia hanno caratteristiche “sociali”. Dunque, attive nella cooperazione, nell’aiuto alle fasce più deboli, nel welfare, nel realizzare progetti per lo sviluppo. Ad inizio 2011 vi lavoravano circa 380 mila persone, principalmente nelle regioni del Centro-Nord. Ma per il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba bisogna innovare le normative e il Parlamento sta lavorando a una legge:

    “Estendere i campi di applicazione in cui l’impresa può operare, anche al commercio equo, all’alloggio sociale, al microcredito, all’inserimento e all’orientamento di persone svantaggiate; una parziale remunerazione di chi ci mette del capitale; una norma fiscale simile a quella che c’è per le start-up innovative che consente a soggetti anche privati o persone giuridiche di poter detrarre o dedurre una parte dell’investimento che fanno”.

    Altro settore cruciale è l’agricoltura. E qui le aziende italiane guardano all’estero, ai Paesi in via di Sviluppo. Bisogna però fermare il "land grabbing", l’accaparramento a fini speculativi, di ampie porzioni di terra da parte delle multinazionali, cresciuto del 1000% dal 2008. Gianfranco Cattai, presidente dei volontari Focsiv:

    “Pochi giorni fa, proprio al Parlamento Europeo, noi abbiamo partecipato ai lavori di una Commissione presieduta dall’on. De Castro, il quale sostiene che ci vuole una commissione internazionale che controlli questi aspetti e che orienti nuove politiche, proprio in favore dell’economia familiare”.

    Insomma, affinché l’economia sociale cresca serve un maggior coordinamento internazionale.

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    Conclusi i "Dialoghi in cattedrale", spunti dall'"Evangelii Gaudium"

    ◊   “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità”. E’ stata questa riflessione tratta dall’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, il tema della terza e ultima serata dei “Dialoghi in cattedrale”, promossi dalla diocesi di Roma, che si sono conclusi ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Protagonisti dell’incontro, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi vescovo di Trieste, e l’economista francese Jean-Paul Fitoussi. Ma cosa vuol dire fare buona politica? L'opinione del prof. Fitoussi al microfono di Marina Tomarro:

    R. – Una buona politica significa occuparsi soprattutto dei valori fondamentali e dei bisogni della gente. I bisogni primari sono la salute, l’educazione, anche l’ambiente che è sofferente… Dunque, una buona politica è una politica che vigila sul livello di disuguaglianza affinché non accada che la società sia troppo disuguale.

    D. – Papa Francesco ci parla spesso di un’economia più umana. Secondo lei, questo invito come è accolto?

    R. – Dipende dagli economisti. Per me è sempre stata la via seguita, ma ci sono altri economisti – che diventano una minoranza – che credono che sia sufficiente obbedire alle leggi dell’economia per avere una società buona. E questo non è vero.

    D. – Stiamo uscendo da una crisi tremenda. Secondo lei, dove ci sta portando l’economia?

    R. – Non si sa dove stiamo andando. Stiamo uscendo da una crisi che io considero più che una crisi economica, una crisi politica. E parlo soprattutto dell’Europa, che conosce povertà, disoccupazione, precarietà non per cause economiche ma per un problema politico, perché l’Europa non crede più veramente alla democrazia.

    Come ricorda Papa Francesco nell’Esortazione Evangelii Gaudium, diventa indispensabile che i governanti e il potere finanziario amplino le loro prospettive e facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. Ascoltiamo il commento dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste:

    R. – La buona politica, dal punto di vista di Papa Francesco, vuol dire tre cose: prima di tutto, una politica deve acquisire questo "di più" che il Papa chiama apertura, chiama disponibilità… Secondo punto, molto chiaro nella Evangelii Gaudium, è che si tratta di una politica che deve lasciarsi istruire dai poveri, cioè diventano loro il paradigma che rende buona la politica. E il terzo aspetto è questa difesa appassionata che il Papa fa della vita nascente, perché lui dice che lì abbiamo il termometro per vedere se una società rispetta l’uomo e i suoi diritti fondamentali.

    D. – Lei ha concluso parlando di un Vangelo che bisogna costruirsi giorno per giorno. Che cosa vuol dire?

    R. – Bisogna conoscere due rischi: la testimonianza rapsodica, "mordi e fuggi": questa non è evangelica. L’altro è quello di rischiare una specie di schizofrenia spirituale, per cui facciamo le nostre cose dal punto di vista spirituale che dopo sono assolutamente scollegate con la vita che ci ruota attorno. Quotidianità, dal punto di vista della Evangelii Gaudium, vuol dire questo.

    E con il terzo incontro si è conclusa questa edizione dei "Dialoghi in cattedrale". Ascoltiamo il vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, tra gli organizzatori di questo ciclo:

    “Credo che la conclusione più importante è la sollecitazione non soltanto a una formazione sempre più qualificata di laici in tutta la Chiesa e nella sua globalità, ma soprattutto riflette sul tema che ormai diventa sempre più emergente anche nell’insegnamento di Papa Francesco: la dimensione teologica e sociale. Siamo in una fase completamente nuova che è la crisi delle ideologie. C’è bisogno di progettualità. Ecco, per fare questo è necessario che la grande preoccupazione evangelizzatrice di Papa Francesco si traduca in una ricerca di come l’esperienza cristiana possa essere punto di riferimento e guida per risolvere i grandi problemi che la società contemporanea ha dentro di sé”.

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    500 anni fa moriva Bramante, uno dei maggiori artisti del Rinascimento italiano

    ◊   Cinquecento anni fa, l'11 aprile 1514, moriva Donato Bramante, architetto e pittore italiano, tra i maggiori artisti del Rinascimento. Figura chiave della storia dell’arte, Bramante è ricordato soprattutto per le chiese e le opere monumentali realizzate a Milano e a Roma durante il Pontificato di Papa Giulio II, nel quale trovò un committente ed un amico. Il prof. Christoph Frommel, grande storico dell’arte e direttore emerito della Biblioteca Hertziana di Roma, traccia un breve ritratto dell’architetto al microfono di Gabriele Palasciano:

    R. – Bramante deve lasciare la Corte di Milano quando Ludovico il Moro viene cacciato dai francesi nell’estate del ’99. Dopo qualche mese si decide ad andare a Roma: ma c’è ancora Alessandro VI, che non gli dà grandi commissioni. Gliele danno però due cardinali: il cardinale Oliviero Carafa, che gli fa realizzare il Chiostro della Pace; e il cardinale Bernardo Carvajal, che gli fa fare il Tempietto in San Pietro Montorio. Queste sono architetture bellissime, ben conservate, ma relativamente piccole. Poi arriva, a novembre 1503, Papa Giulio II, il primo che gli dà occasione di fare architettura monumentale, di grande respiro come il Cortile del Belvedere, che è lungo 300 metri, e o San Pietro con la sua immensa cupola.

    D. - Nello specifico quale è stato il suo contributo alla storia dell’arte e dell’architettura cristiana?

    R. - Prima di tutto è importante dire che non si interessa tanto di palazzi e di ville: la maggior parte delle sue opere sono chiese e non chiese del vecchio tipo - basiliche come le faceva Brunelleschi - ma con una sintesi fra le tre culture antico, bizantino e gotico, che hanno creato nuove tipologie. Per esempio la tipologia della Chiesa del Gesù: una chiesa a navata, con cupola e croce latina, che è stata creata da lui. Questo continuerà fino al primo Novecento. Poi scopre la luce come elemento importante per l’architettura religiosa. La luce che arriva da sopra, che entra da mille fonti. Scopre anche lo spazio gerarchico, che si espande dal centro e che corrisponde alla gerarchia della Chiesa.

    D. - Cosa dice ancora a noi, oggi, il Bramante?

    R. - Lui non si ripete mai, ma cerca sempre nuove soluzioni che vanno anche verso il moderno. Poi naturalmente i materiali: il calcestruzzo e contrafforti molto audaci. Tutto questo va nella direzione di una architettura più ingegneristica, come lo è oggi.

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    Venezia. "Il Vangelo secondo Matteo" alla Biennale 2014

    ◊   Presentato dal presidente della Biennale, Paolo Baratta, il cartellone del Festival di Danza diretto da Virgilio Sieni e intitolato "Mondo Novo", quello di Musica ideato da Ivan Fedele intitolato "Limes" e il College di Teatro organizzato da Àlex Rigola. Tantissimi appuntamenti a Venezia in programma da giugno a ottobre, intersecati a quelli offerti dalla Biennale Arte e Architettura. Il servizio di Luca Pellegrini:

    L’Italia al centro, l’arte e la sua interdisciplinarietà, i giovani che si riappropriano di un territorio perduto, musiche che non fanno più paura, un college di teatro, gesti e movimenti per esprimere l’interiorità umana. La Biennale è un corpo culturale efficiente e vivo che pulsa dal cuore di Venezia per espandersi alla ricerca di un senso e della modernità. Più che di singoli eventi – tantissimi, tra giugno e ottobre – il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, ha tenuto a sottolineare come l’articolazione dei programmi sia un insieme propulsore di grandi energie. E presenta con queste parole i prossimi appuntamenti dei Festival:

    “L’edizione di quest’anno del programma di Danza, Musiche e Teatro è piuttosto complessa; è fondata molto su elementi ludici aperti al pubblico ma anche su ricerca e su sperimentazione. In parte si svolgerà alle Corderie, nell’ambito della Mostra di architettura, il che contribuisce all’incontro tra le arti: è ispirata a quella necessità di ricerca e sperimentazione e soprattutto alla necessità di dare una mano alle giovani generazioni di artisti che devono avere un luogo dove l’energia si trasmette. Ed è per questo che 'Biennale College' raduna ragazzi che vengono da varie parti per stare con dei maestri, ma per realizzare qualcosa. E il Festival si nutre anche dei progetti realizzati da questi 'College'”.

    Il Festival di Danza si concluderà con uno speciale “Epilogo”: Il Vangelo secondo Matteo. Le coreografie, create dallo stesso Virgilio Sieni, saranno realizzate in otto serate comprese in tre settimane a partire dal 3 luglio. Il coreografo anticipa la sua idea dello spettacolo:

    R. – Il pneuma che diffonde il Vangelo attraverso le parole di Matteo è un pneuma che, secondo me, va ad accompagnare tutte le tracce universali nel corpo dell’uomo: tracce legate ad una propria interiorità, mai espressa. Per cui il Vangelo secondo Matteo va a guidare l’uomo nel suo costruire tutta un’azione inedita. Io vorrei, attraverso lo sprofondamento nei vari quadri che verranno rappresentati – 27, con danzatori professionisti, non professionisti, artigiani, madri, uomini – vorrei veramente andare ad indagare la natura del corpo attraverso un ascolto: un ascolto altro. E portare questi individui a tracciare, con il proprio corpo, qualcosa che è desueto oggi e cioè a dire un atteggiamento di ascolto, un atteggiamento che è rivolto fuori se stessi”.

    D. – Metterà in scena anche la figura di Gesù?

    R. – Apparirà attraverso – come ci indica Matteo – tutta l’indicibilità dei bambini, quindi a quella qualità di energia, ma apparirà anche attraverso le pieghe di tanti anziani, anche attraverso la rappresentazione della donna. Quindi apparirà la figura di Gesù in questa dimensione universale.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Venezuela. Stretta di mano tra Maduro e Capriles, apprezzamento per le parole del Papa

    ◊   Vasto l’apprezzamento in tutto il Venezuela per le parole del Papa, che giungono dopo due mesi di violente proteste antigovernative e nella prima riunione del dialogo governo-opposizione. All'incontro, svoltosi ieri a Caracas nel palazzo presidenziale Miraflores, hanno preso parte una trentina di persone di entrambe le parti, il rappresentante della Santa Sede, il nunzio apostolico Aldo Giordano, e i ministri degli Esteri di Brasile, Colombia ed Ecuador in rappresentanza dell’Unione dei Paesi sudamericani come garanti del colloquio.

    Davanti ad una platea di milioni di telespettatori, il presidente venezuelano Maduro ha stretto la mano al leader dell'opposizione Capriles. "Una cosa è la protesta, un'altra è la violenza": ha detto Maduro avviando il processo di dialogo "formale" con l'opposizione. Nel ricordare il presidente Hugo Chavez scomparso più di un anno fa, Maduro ha sottolineato che il Paese deve trovare "un processo che porti alla pace e la convivenza", invitando l'antichavismo a respingere e condannare la violenza, che – ha precisato - non deve essere utilizzata quale "strategia politica".

    Tra i primi a parlare per l'opposizione, Ramon Guillermo Aveledo, leader dell'alleanza Mud (Mesa de unidad democratica), il quale ha sollevato temi quali "i prigionieri politici, gli studenti e le loro mobilitazioni pacifiche e gli attacchi ai diritti civili e sociali dei venezuelani", punti che - ha precisato - dovranno essere affrontati uno ad uno nei prossimi incontri tra le due parti. Altri dirigenti dell’opposizione hanno affermato che questo dialogo non può fallire: “non potremo fare miracoli, ma siamo disposti ad ascoltare”.

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    Ospedale Bambin Gesù: rinnovata la missione umanitaria per i bimbi siriani

    ◊   Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Caritas Libano e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù rilanciano il loro impegno per i bambini siriani in Libano. La missione sanitaria nei campi profughi della Bekaa, avviata lo scorso dicembre con un durata iniziale prevista di tre mesi, proseguirà ancora fino alla fine di maggio, grazie anche al sostegno della Fondazione Raoul Follereau. La Bekaa è una regione a maggioranza musulmana al confine con la Siria, dove per le distanze e per le insicurezze politico-militari la situazione è più disagiata e non vi sono strutture né personale disponibili a curare i bambini siriani. La missione - si legge in un comunicato stampa del Bambino Gesù - è composta da una Unità Medica Mobile che visita i diversi campi profughi con l'ausilio di un medico e un infermiere pediatrico, per offrire un'assistenza sanitaria di base ai bambini fuggiti dalla Siria con le loro famiglie. Le difficili condizioni atmosferiche, in questi mesi invernali, con la neve che spesso bloccava la strada, hanno ostacolato non poco l'attività dell'unità mobile. Da dicembre 2013 a marzo 2014 sono stati, dunque, visitati 2000 bambini nei campi profughi. Le malattie riscontrate sono direttamente legate alle precarie condizioni di vita, all'affollamento nei campi, all'assenza o la carenza di servizi igienico-sanitari. Complessivamente, tra assistenza infermieristica, visite pediatriche e somministrazione di farmaci sono state offerte più di 7000 prestazioni sanitarie. La scelta di continuare il progettospiega il presidente dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Giuseppe Profitiè importante per assicurare la sostenibilità dei servizi e garantire un impatto a lungo termine dei benefici della missione sul piano sanitario, per quanto la situazione resti grave e difficile”. “Prosegue positivamente – commenta poi il presidente di Cor Unum, cardinale Robert Sarah - la stretta collaborazione che strutture diverse della Santa Sede, accomunate dalla condivisione della pastorale della carità e dalla testimonianza del Vangelo verso gli ultimi, hanno saputo e voluto sviluppare. E' il segno di una Chiesa che si muove con un cuore solo, e in particolare oggi vogliamo ringraziare la Fondazione Follereau per il suo impegno che ci permette di continuare ad aiutare i bambini siriani profughi in Libano”. (A.G.)

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    Myanmar. L’arcivescovo di Yangon: nuova legge limita la libertà religiosa

    ◊   Il presidente del Myanmar, Thein Sein, ha chiesto al parlamento di esaminare la bozza di una nuova legge sulla libertà religiosa: il provvedimento – che dovrebbe servire a tutelare la minoranza musulmana, vittima di violenze – limita i matrimoni interreligiosi e le conversioni da una fede all’altra, vieta la poligamia e promuove un controllo delle nascite. Il parlamento e i diversi ministri valuteranno la bozza e ne discuteranno a maggio. Come appreso da Fides, la proposta di Thein Sein prende le mosse da una petizione presentata da un movimento di monaci buddisti e firmata da oltre 1,3 milioni di persone con lo scopo di “proteggere la razza e la religione della nazione a maggioranza buddista”. Il gruppo promotore è il noto “Movimento 969”, che – afferma Fides - organizza da mesi manifestazioni di odio contro i musulmani birmani, accusati di essere una minaccia per il Paese. La proposta di legge ha trovato dissensi a livello politico e religioso. Aung San Suu Kyi, leader della “Lega nazionale per la democrazia”, ha criticato la proposta affermando che discrimina le donne e viola i diritti umani e le libertà personali. Mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, dissente con la proposta, chiedendo allo Stato di “non interferire con il diritto individuale a scegliere la propria religione”. La legge, afferma, “limita la libertà religiosa in Myanmar in un momento in cui i cittadini stanno guadagnando libertà in altri settori. La conversione è un fatto di coscienza, che nessuno può coartare”. La legge, prevedendo restrizioni ai matrimoni interreligiosi, “comprometterebbe la libera decisione di una donna di fondare una famiglia”. L’arcivescovo, ricordando i pregiudizi e la campagna di odio condotta contro i musulmani birmani, invita all’armonia religiosa. La costituzione del Myanmar assegna una “posizione speciale” al buddismo, come fede professata dalla maggioranza della popolazione, ma riconosce anche altre religioni come cristianesimo, islam, induismo e animismo.

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    Migrazioni. Appello dei vescovi spagnoli all'Europa: no a barriere e xenofobia

    ◊   In vista delle prossime elezioni al Parlamento Europeo, la Commissione dei Migranti della Conferenza episcopale spagnola ha invitato, in una nota, i delegati diocesani e gli operatori nel campo della mobilità umana a sostenere proposte volte a umanizzare la politica migratoria, per sconfiggere ogni volontà di abbandonare i migranti alla cultura dello scarto. I vescovi affermano che “in alcuni Paesi europei l’opinione pubblica sta scivolando pericolosamente verso posizioni xenofobe e d’ingiustificata diffidenza verso gli immigrati”. In tal senso, i vescovi esortano a non dimenticare le cause e gli effetti dei problemi della migrazione e a guardarli in una dimensione globale, specialmente quando si presenta nella brutale realtà del traffico di persone, di minori e di rifugiati. “Sarebbe molto triste – affermano ancora i vescovi - che le tragedie degli immigrati siano utilizzate per fini politici e di partito anziché interpellare l’impegno di tutti per unire le forze e cercare soluzioni”. I presuli condannano con fermezza anche la “dolorosa vicenda” che ha provocato la morte di numerosi immigrati a Ceuta e Melilla, enclave spagnole in Africa e - pur riconoscendo il diritto degli Stati di regolare i flussi migratori - chiedono misure “giuste ed efficaci”. “E’ necessaria una sinergia nella cooperazione internazionale che porti ad affrontare gli squilibri socioeconomici e la globalizzazione senza regole che sono alla base del fenomeno migratorio” afferma la nota. La commissione episcopale ricorda, inoltre, che l’Europa non può continuare a essere riconosciuta per i suoi valori e il rispetto dei diritti umani se continua a trattare il fenomeno migratorio con politiche fondate sulle “barriere e le chiacchiere”. Nella nota, la Commissione episcopale dei Migranti invita i delegati diocesani a operare in tutte le dimensioni della mobilità umana, in modo che dall’accoglienza si passi alla comunione come proposto nel Piano pastorale 2014-2017. “L’integrazione e la comunione – concludono i vescovi- sono i pilastri alla base dei tanti e generosi servizi che la Chiesa offre agli immigrati”. (A cura di Alina Tufani)

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    Isole Salomone. I Salesiani in aiuto di centinaia di sfollati per le inondazioni

    ◊   Sono stati accolti dai salesiani gli sfollati dell’area di Foxwood, nell’isola di Guadalcanal, costretti a fuggire a causa delle recenti inondazioni nelle Isole Salomone. Lo riferisce l’agenzia salesiana Ans. Gli sfollati sono stati accolti presso le strutture del “Don Bosco Technical Institute” (Dbti), ad Henderson. La palestra dell’istituto è ora diventata la casa per 194 persone, il 40% delle quali è composto da bambini minori di 5 anni. Su richiesta delle autorità di Guadalcanal, che attualmente non riescono a prendersi cura di tutti, don Dominic Kachira, direttore dell’opera, ha aperto le porte dell’Istituto per accogliere gli sfollati, donando loro un po’ di cibo ed un tetto sotto il quale dormire. “È meraviglioso come la gente sia pronta ad aiutare chi è nel bisogno – ha detto un altro salesiano, don Ambrose Pereira – Sono arrivate donazioni in nostro soccorso: scatoloni con abiti, vari generi alimentari come riso, e spaghetti, mentre la Caritas Australia ha fornito zanzariere e ulteriore cibo per garantire almeno un pasto alle vittime delle inondazioni”. Nella sequela di Don Bosco, loro fondatore, i salesiani hanno pensato poi, in particolare, ai più piccoli: “I bambini hanno bisogno di giocare”, ha detto don Srimal Priyanga, preside del Dbti, e per questo ha sollecitato i ragazzi e gli studenti dei corsi superiori a raccogliere giochi, canestri e una vasca di sabbia per aiutare i più piccoli a vivere con serenità questa difficile situazione. Abbattutasi sulle Isole Salomone nella notte del 4 aprile, l’alluvione ha provocato almeno 20 vittime, 40 i dispersi ed oltre 10mila sfollati. Si è trattata dalla più forte inondazione mai verificatasi sull’area, in un Paese tra i più poveri del Pacifico e tra gli ultimi in classifica nell’Indice di sviluppo umano (143.mo posto su 187). (A cura di Isabella Piro)

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    Guinea Bissau: domenica elezioni presidenziali e parlamentari

    ◊   Sono 750.000 gli elettori chiamati alle urne questa domenica in Guinea Bissau per le elezioni presidenziali e parlamentari. Sono 13 i candidati che concorrono alla presidenziali mentre 15 partiti politici presentano propri candidati per le elezioni parlamentari. I due candidati favoriti alla presidenziali sono José Mario Vaz, ex ministro delle Finanze, in rappresentanza del PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde, il movimento di liberazione nazionale che ha portato all’indipendenza del Paese nel 1974), e Abel Incada del PRS (Partito di Rinnovamento Sociale) dell’ex presidente Kumba Yala, morto di infarto la scorsa settimana. Quest’ultimo era stato eletto capo dello Stato nel 2000 ma era stato rovesciato da un colpo di Stato militare nel settembre 2003. La Guinea Bissau – ricorda l’Agenzia Fides - vive in una situazione di instabilità cronica, con innumerevoli golpe militari (l’ultimo risale al 2012), aggravata negli ultimi anni dal fatto di essere diventata un luogo di transito della cocaina proveniente dall’America Latina con destinazione i mercati europei e nord-americani. Per garantire la sicurezza delle elezioni sono stati dispiegati 4.200 militari locali e dei Paesi dell’Africa occidentale, mentre la correttezza del voto verrà certificata da 550 osservatori internazionali. Un eventuale ballottaggio è previsto il 18 maggio.

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    Europa: aperto dibattito della campagna "Uno di Noi" per tutela dell'embrione umano

    ◊   Audizione decisamente movimentata, ieri al Parlamento europeo e alla Commissione europea per l’iniziativa popolare “Uno di noi” che chiede lo stop del finanziamento da parte dell’Unione Europea di programmi che comportino la distruzione dell’embrione umano, sia l’utilizzo di cellule staminali embrionali per la ricerca scientifica o programmi abortivi nel quadro dell’aiuto allo sviluppo. Una iniziativa che ha visto la cifra record di oltre un milione e 700 mila firme in 18 Paesi, ben oltre la soglia fissata dai trattati. Gli organizzatori, ha detto il presidente del comitato di cittadini, Patrick Gregor Puppinck, chiedono coerenza alla Commissione che già vieta la diretta distruzione di embrioni umani per la ricerca ma consente l’utilizzo di cellule staminali embrionali che possono essere prodotte solo distruggendo l’embrione. Sullo sfondo una sentenza della Corte Ue che tutela l’embrione umano sin dal concepimento. Il fronte laico abortista ha duramente attaccato l'iniziativa, parlando di oscurantismo, e anche la Commissione Europea è rimaste tiepida. E tuttavia gli organizzatori di "Uno di noi" sono positivi: per la prima volta, dicono c’è stato un vero dibattito sul tema ai massimi livelli, gli avversari non hanno trovato argomenti concreti. La battaglia è solo agli inizi. (A cura di Giovanni Del Re)

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    Mauritius. I vescovi: la riforma della Costituzione renda al Paese dignità democratica

    ◊   La riforma della Costituzione deve rendere alle Isole Mauritius “la loro dignità democratica”: lo scrive mons. Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, in una nota diffusa in occasione della presentazione, da parte del governo mauriziano, di un progetto di riforma della Carta fondamentale. In primo luogo, il presule esprime apprezzamento per il fatto che la bozza presentata contenga la cancellazione dell’indicazione delle comunità di provenienza per i candidati alle elezioni. Un passo avanti notevole “per sradicare il comunitarismo” nazionale, sottolinea mons. Piat, anche se “resta ancora molto da fare” perché “molti cittadini sono convinti di non poter essere rappresentati in Parlamento da persone con un’origine culturale ed etnica diversa dalla loro”. Ma “una società in cui non c’è un minimo di fiducia – afferma il vescovo di Port-Louis – non può progredire”, poiché “la paura frena l’avanzamento democratico del Paese”. Quindi, il presule si sofferma su altri punti contenuti nel progetto di riforma costituzionale: sulla presenza delle donne in Parlamento, mons. Piat auspica “un migliore equilibrio ed una migliore qualità del dibattito sulla questione”; poi, esprime apprezzamento per la proposta che chiede ai partiti di sottoporre alla Commissione elettorale, prima delle elezioni, una lista di candidati in ordine di priorità. In tal modo, evidenzia il vescovo mauriziano, sarà la Commissione stessa “ad attribuire i seggi in Parlamento secondo l’ordine di priorità prestabilito” e questo eviterà il rischio che i leader di partito scelgano, prim’ancora del voto, “chi mandare in Parlamento”. Infine, mons. Piat richiama la necessità che il sistema elettorale sia improntato alla principi di “responsabilità e trasparenza”, così da sradicare “la corruzione che deturpa la democrazia”. “Per far avanzare davvero il sistema democratico – conclude il presule – e dare prova di patriottismo, i leader politici devono andare alle origini del male, ovvero del finanziamento occulto dei partiti, accettando di perdere un po’ del loro potere a vantaggio di quello del popolo”, e in nome della “dignità democratica”. (I.P.)

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    Don Guanella: Via Crucis dei ragazzi assistiti dal Centro romano di riabilitazione

    ◊   “Nella Passione di Cristo, io ci sto”: domenica 13 aprile si terrà a Roma la "Via Crucis" realizzata dai ragazzi del Centro di riabilitazione Casa San Giuseppe-Opera don Guanella. Verso la fine della "Via Crucis" - informa un comunicato dei promotori - i presenti vengono invitati a prendere una croce bianca e portarla verso la sommità di una collina, per lasciarla ai piedi della croce di Cristo. “I ragazzi del Centro, in carrozzina o sostenuti dagli operatori, fanno a gara nell’afferrarne una, quasi fosse vessillo o trofeo”, evidenzia don Fabio Lorenzetti, direttore del Centro di riabilitazione. Alla sacra rappresentazione partecipano una cinquantina di “attori protagonisti”, oltre 100 figuranti. “La passione di Cristo è la presenza di Dio nella storia, nel momento della difficoltà e sofferenza - spiega don Lorenzetti - è Dio che ci precede e condivide con noi. Dal punto di vista umano e antropologico è anche il cireneo, la persona che non solo condivide ma sta accanto, come accanto ai ragazzi ci sono quotidianamente operatori, volontari, amici... tanti e determinati, al punto da creare una onlus ‘Save the dreams’, per salvare i loro sogni”. Le scenografie dei sei episodi sono frutto del lavoro condiviso da ragazzi ed operatori. Domenica sarà accanto ai ragazzi anche il nunzio apostolico in Italia, mons. Adriano Bernardini. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 101

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