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Sommario del 06/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • “Non c’è alcun limite alla misericordia di Dio”: lo ripete Francesco, che all’Angelus ricorda il genocidio in Rwanda e il terremoto all’Aquila e chiede attenzione per il virus ebola in Africa
  • La gioia dei fedeli nell'accogliere il Vangelo donato dal Papa
  • Nel pomeriggio il Papa alla parrocchia di San Gregorio Magno: con noi don Renzo Chiesa
  • Il card. Ruini: la canonizzazione di Giovanni Paolo II dia coraggio e fiducia al mondo intero
  • Oggi in Primo Piano

  • Ungheria al voto per le parlamentari: sembra scontata la riconferma del premier nazionalista Orban
  • In India, maratona elettorale: mons. Machado ai politici: siate più attenti ai poveri
  • L’Aquila, cinque anni dopo il terremoto: ancora macerie e ritardi nella ricostruzione
  • A Rimini torna il Campo Lavoro Missionario 2014
  • Dalla Caritas di Arezzo, aiuti alle famiglie in difficoltà
  • Noè e il diluvio protagonisti del film Noah, ma sono tante le invenzioni discutibili
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Rwanda: un mese di eventi per ricordare il 20.mo anniversario del genocidio
  • Guinea: epidemia ebola, 86 morti. Controlli all’aeroporto di Conakry
  • Pakistan: condannata a morte coppia di cristiani per sms blasfemo
  • Medio Oriente: Netanyahu risponderemo con mosse unilaterali a quelle dei palestinesi
  • Gli Usa rafforzano la presenza militare in Giappone in risposta alle minacce della Corea del Nord
  • I vescovi africani: sicurezza umana, lotta alla povertà e alla corruzione, priorità del continente
  • A Barcellona, congresso internazionale sulla pastorale nelle grandi città
  • Convegno all’Urbaniana ricorda l’impegno di Roncalli e Wojtyla per l'Africa
  • Il Papa e la Santa Sede



    “Non c’è alcun limite alla misericordia di Dio”: lo ripete Francesco, che all’Angelus ricorda il genocidio in Rwanda e il terremoto all’Aquila e chiede attenzione per il virus ebola in Africa

    ◊   “Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte”. Il Papa commenta la Risurrezione di Lazzaro, nel Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima, per spiegare che tutti siamo chiamati a “uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato”. Poi il pensiero al Rwanda nel XX anniversario dell’inizio del genocidio contro i Tutsi. E il ricordo del terremoto 5 anni fa all’Aquila. In piazza San Pietro, la straordinaria accoglienza di oltre 60 mila persone al Vangelo che il Papa ha voluto far distribuire gratuitamente. Le parole di Papa Francesco nel servizio di Fausta Speranza:

    “Lasciamoci liberare dalle bende, dalle ‘bende’ dell’orgoglio. Ma perché l’orgoglio ci fa schiavi, schiavi di noi stessi, schiavi di tanti idoli, di tante cose".

    Papa Francesco ricorda che Gesù “ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi”. Papa Francesco descrive chiaramente la prigione: parla di “una vita falsa, egoistica, mediocre”.

    Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo!”

    Come a Lazzaro, Gesù dice a ciascuno di noi: “Vieni fuori!”.

    “Vieni fuori! E’ un bell’invito alla vera libertà”.

    “La nostra risurrezione – spiega il Papa - incomincia da quando decidiamo di obbedire al comando di Gesù uscendo alla luce, alla vita:

    “Tante volte noi siamo mascherati dal peccato, le maschere devono cadere! E noi ritrovare il coraggio del nostro volto originale, creato a immagine e somiglianza di Dio”.

    Il gesto di Gesù che risuscita Lazzaro – ci spiega Francesco – “mostra fin dove può arrivare la forza della Grazia di Dio, e dunque fin dove può arrivare la nostra conversione, il nostro cambiamento”:

    “Sentite bene: non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti! Il Signore è sempre pronto a sollevare la pietra tombale dei nostri peccati, che ci separa da Lui, la luce dei viventi.” Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti! ricordatevi bene questa frase. E possiamo dirla insieme tutti: “Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti”. Diciamolo insieme: “Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti”.

    Papa torna più volte a ripetere la certezza della misericordia di Dio senza limiti, invitando i fedeli a ripetere insieme con lui questa certezza che salva tornando anche alla conclusione della sua riflessione.

    Dopo la preghiera mariana, il pensiero al popolo del Rwanda:

    “Desidero esprimere la mia paterna vicinanza al popolo ruandese, incoraggiandolo "a continuare, con determinazione e speranza, il processo di riconciliazione che ha già manifestato i suoi frutti, e l’impegno di ricostruzione umana e spirituale del Paese".

    Papa Francesco dice: “Non abbiate paura! Sulla roccia del Vangelo costruite la vostra società, nell’amore e nella concordia, perché solo così si genera una pace duratura! Ricordo con affetto i vescovi ruandesi che sono stati qui, in Vaticano, la settimana scorsa. E a tutti voi invito, adesso, a pregare la Madonna di Nostra Signora di Kibeho”.

    C’è anche il pensiero alla comunità dell’Aquila che – ricorda Papa Francesco - “ha tanto sofferto, ancora soffre, lotta e spera” con tanta fiducia in Dio e nella Madonna, con la preghiera “per le vittime del terremoto e per il cammino di risurrezione del popolo aquilano”.

    Inoltre il Papa chiede al mondo attenzione per le vittime del virus Ebola che si è sviluppato in Guinea e nei Paesi africani confinanti.

    “Il Signore sostenga gli sforzi per combattere questo inizio di epidemia e per assicurare cura e assistenza a tutti i bisognosi”.

    E poi quello che Papa Francesco definisce “un gesto semplice”. Ricorda di aver suggerito nelle scorse domeniche di procurarsi un piccolo Vangelo, da portare con sé durante la giornata, per poterlo leggere spesso”. E di aver ripensato all’antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima, di consegnare il Vangelo ai catecumeni, a coloro che si preparano al Battesimo. Da qui l’iniziativa di far distribuire in Piazza “ma come segno per tutti” un Vangelo tascabile. “Leggetelo ogni giorno – dice Francesco - è Gesù che vi parla!”. Con un invito preciso: forse qualcuno non crede che sia davvero gratuito. E’ gratuito assicura il Papa che aggiunge: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date! In cambio di questo dono, - raccomanda - fate un atto di carità, un gesto di amore gratuito”. Francesco ricorda anche che “oggi si può leggere il Vangelo anche con tanti strumenti tecnologici, in un telefonino, in un tablet”:

    “L’importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, ma leggere la Parola di Dio: è Gesù che ci parla lì! E accoglierla con cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto!”.

    Infine, il saluto tutti i pellegrini presenti, in particolare i partecipanti al Congresso del Movimento di Impegno Educativo dell’Azione Cattolica Italiana: “Investire sull’educazione significa investire in speranza!”,

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    La gioia dei fedeli nell'accogliere il Vangelo donato dal Papa

    ◊   Sono state decine di migliaia le copie tascabili del Vangelo, distribuite alla folla festante di fedeli che anche questa mattina gremivano piazza San Pietro. I loro commenti raccolti da Marina Tomarro.

    R. - Io credo che il regalo che il Papa ci fa non è tanto quello di avercelo regalato per farci leggere la Parola di Dio, ma perché in quella Parola c’è una persona, c’è Gesù Cristo che ci rende più pienamente persone, più pienamente umane e più capaci di andare anche verso l’uomo. Ma se noi non conosciamo chi è il vero Uomo, che è Gesù Cristo, non possiamo arrivare!

    R. - Un invito anche a proclamarLo e annunziarLo a tutte le persone. Quindi questo dono non deve rimanere in noi, ma dobbiamo donarlo agli altri!

    R. - La Sacra Scrittura e il Vangelo soprattutto sono la Parola di Dio, che ci parla al cuore in modo continuo: non si ferma mai! Io vengo dalla Siria e noi sappiamo cosa voglia dire la Parola di Dio dire soprattutto nei momenti difficili che viviamo in Siria. Abbiamo soltanto questa speranza nella Parola di Dio, che ci parla ogni giorno, momento per momento, soprattutto laddove Gesù parla delle persecuzioni e dice: “Io sono con voi!”. La consolazione la troviamo soltanto nella Parola di Dio, perché non sono parole belle dette da Gesù, Nostro Signore, ma sono le parole che proprio oggi ci parlano al nostro cuore.

    D. - Il vostro popolo è purtroppo tormentato da lungo tempo da una guerra tremenda. Quanto la Parola di Dio può dare aiuto, coraggio ad andare avanti e a perdonare nonostante tutto?

    R. - Nella nostra città di Aleppo siamo una sessantina di sacerdoti cattolici: tra di noi - abbiamo anche organizzato alcuni gruppi - meditiamo la Lectio Divina, parliamo e approfondiamo la Parola di Dio, che parla riguardo alle persecuzioni. Lla nostra gente non è soltanto tormentata er quanto riguarda la guerra come tale, ma è anche minacciata anche da certe persone, come appunto i cristiani. Quindi la parola di Dio ci dà questa grande forza.

    D. - In che modo si può anche donare il Vangelo a chi magari non lo ha mai letto?

    R. - Nel momento in cui noi riceviamo questo Vangelo, perché lo abbiamo ricevuto gratuitamente, come Gesù si è donato gratuitamente a noi, anche noi ne facciamo dono non tanto per regalare un libro, una parola, ma regalare la Parola di Cristo, regalare la nostra vita.

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    Nel pomeriggio il Papa alla parrocchia di San Gregorio Magno: con noi don Renzo Chiesa

    ◊   Il Papa si reca oggi, alle 16.00, in visita pastorale alla Parrocchia romana di San Gregorio Magno, nel quartiere della Magliana. A dare il benvenuto a Papa Francesco sul sagrato della Chiesa sarà un’insegnante di religione che porterà il saluto del quartiere. Ad accompagnarla un bambino malato insieme alla sua famiglia. A seguire, il Santo Padre si recherà nel campo sportivo parrocchiale, dove saranno radunati ad attenderlo i piccoli e i ragazzi del catechismo. Con loro una catechista e una coppia di genitori che racconteranno al Papa la realtà pastorale di San Gregorio Magno. Quindi, Papa Francesco incontrerà i giovani e si sposterà in uno dei saloni parrocchiali dove, accanto alle suore missionarie di Maria Immacolata Regina della Pace del Beato Pianzola, incontrerà gli ammalati. Al Pontefice verranno presentate le realtà sociali della zona: la “Lampada dei desideri”, associazione per l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone con disabilità; la cooperativa “La prora”, che aiuta i disoccupati; “Magliana 80”, comunità diurna per il recupero dei tossicodipendenti; quindi i poveri dell’iniziativa “Sabato in famiglia”. Infine, visiterà la "Casa della Carità": si tratta di una struttura parrocchiale, inaugurata nel 1988, e animata dalle Suore Carmelitane Minori della Carità e da diversi volontari: si tratta di due grandi saloni parrocchiali trasformati in appartamento, con una zona giorno e una zona notte. Oggi vi abitano due religiose e dieci ospiti con diversi tipi di difficoltà: ci sono anziani, disabili e stranieri soli. Dopo questi incontri, il Papa confesserà cinque persone e poi, alle 18.00, presiederà la Messa. A conclusione della visita, il saluto ai familiari dei sacerdoti. Sulla preparazione di questo evento ascoltiamo il parroco di San Gregorio Magno, don Renzo Chiesa, al microfono di Federico Piana:

    R. - Ho fatto una preparazione più spirituale, con nove giorni di riflessione durante la celebrazione delle Messe sul tema della Misericordia, sfruttando un po’ le meditazioni fatte dal Papa. La sera alle 21 recitavamo il Rosario e poi giornate piene di preghiera, di adorazione per dare chiaramente un taglio più spirituale all'evento e fare in modo che non sia solamente qualcosa di folkloristico ma molto emotivo. Quindi abbiamo cercato di configurare un percorso che potesse aiutarci ad incontrare veramente il Papa.

    D. - Cosa vi aspettate da questa visita del Papa?

    R. - Come sempre il cristiano si aspetta dal Papa di essere rafforzato, consolidato nel suo cammino, illuminato sulle scelte da fare come comunità e come singoli. Anche solo il fatto di provare la gioia di avere con noi il nostro vescovo, la gioia di avere un vescovo che è entrato nel cuore di gran parte della popolazione del quartiere.

    D. - Quali frutti si aspetta come parroco da questa visita per i fedeli?

    R. - Chiaramente frutti spirituali; che il Papa ci aiuti come sta cercando di fare, di spronarci ad una relazione più profonda con il Signore e chiaramente da questo frutto spirituale, poi tutti i frutti di carità che auspica sempre lui, che sono i frutti del Vangelo, dell’incontro con nostro Signore. Quindi ci aspettiamo questi frutti che sono sicuramente i più preziosi.

    D. - Ci racconti un po’ la parrocchia … Che parrocchia è? Quando nasce e soprattutto in che territorio vive, visto che il Papa sta andando a visitare quelle che sono le periferie della città, le chiese dove ci sono anche situazioni di estrema necessità, povertà ed estremo disagio…

    R. - Questa parrocchia ha queste caratteristiche, perché chiaramente si trova all’estrema periferia di Roma. È una parrocchia che ha avuto un percorso molto particolare perché è nata con il quartiere. Qui ci sono stati per circa 43 anni sacerdoti provenienti da Reggio Emilia che hanno fatto un lavoro straordinario, un lavoro di prossimità; perché era un quartiere che nasce in periferia, quindi pieno di disagi, l’assoluta mancanza di ogni servizio essenziale. Quindi la parrocchia è sempre stata vicina a queste esigenze fondamentali per poter crescere insieme. Poi in questi ultimi anni è cresciuto molto e adesso è un quartiere che ha ancora le caratteristiche del quartiere di periferia, ma senza quelle situazioni estreme che l’hanno caratterizzato nei primi decenni. Ora è ricco di solidarietà dove c’è un vero impegno verso l’altro che è particolare, veramente speciale.

    D. - La parrocchia su che fronti è principalmente impegnata?

    R. - Per quanto riguarda il sostegno scolastico abbiamo attivato un doposcuola negli ultimi due anni. Per gli anziani soli abbiamo cercato di rafforzare un gruppo che si occupa di loro, che li fa incontrare. Poi c’è tutto l’aspetto legato alla carità; ci sono tantissime famiglie che a causa della situazione economica, che ben conosciamo, hanno bisogni essenziali. Quindi per quanto possiamo cerchiamo di aiutare, di essere vicini. Su questo la parrocchia è stata attenta da sempre.

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    Il card. Ruini: la canonizzazione di Giovanni Paolo II dia coraggio e fiducia al mondo intero

    ◊   Un grande uomo di preghiera, un santo dei nostri giorni. Così il card. Camillo Ruini ricorda Giovani Paolo II a tre settimane dalla canonizzazione insieme a Giovanni XXIII. Il porporato, lo ricordiamo, fu per 17 anni, in qualità di vicario della diocesi di Roma, a stretto contatto con Papa Wojtyla. Ascoltiamo la sua testimonianza al microfono di Paolo Ondarza:

    R. – E’ un evento singolarmente importante, non solo perché saranno due i Papi canonizzati – Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII – entrambi molto cari agli italiani e a tutti i cattolici del mondo e anche a tanti non cattolici; ma anche per il fatto che questa canonizzazione arriva molto rapidamente dopo la morte di Giovanni Paolo II: sono passati solo nove anni!

    D. – Proprio a proposito della rapidità di questo processo di canonizzazione, tutti abbiamo vivi i ricordi di questo Papa. Parlare di lui significa parlare di “oggi”. Ricordiamo quello striscione “Santo subito!”. Lei tempo fa raccontò anche di come nel conclave, che precedette l’elezione di Benedetto XVI, ci fu un pronunciamento dei cardinali …

    R. - … una raccolta di firme … Appena prima del conclave, il cardinale Tomko raccolse le firme dei cardinali – ne raccolse moltissime – e dopo l’elezione di Benedetto XVI le diede a me, che ero allora cardinale vicario, che le portai al nuovo Papa nella prima udienza che ebbi da lui.

    D. – Proprio perché è un Papa dei nostri giorni, possiamo dire che il suo messaggio resta ancora attuale?

    R. – E’ molto attuale: sia il suo messaggio di non avere paura di aprire a Cristo tutte le porte, della cultura, della politica, della vita personale anzitutto, dell’economia, sia anche è attuale la sua fiducia nel futuro del cristianesimo. Ricordiamo anche che il programma di evangelizzazione, così fortemente lanciato oggi da Papa Francesco, è nella sostanza lo stesso programma che aveva già ispirato tutta l’attività di Giovanni Paolo II.

    D. – Giovanni Paolo II ha mostrato all’umanità davvero il volto umano di Dio, il volto di Cristo …

    R. – Certamente. Giovanni Paolo II era molto vicino alla gente, e soprattutto poi nel periodo della sua malattia, la gente ha visto veramente in lui un santo. Io ricordo, visitando le parrocchie di Roma, come la gente si commuoveva incontrandolo.

    D. – A proposito delle parrocchie: sono tante le testimonianze delle persone che hanno potuto vederlo, chi ha potuto stringergli la mano o parlare con lui, proprio perché Giovanni Paolo II cercava l’incontro, cercava il rapporto diretto con le persone. E lei di questo è stato testimone, in quanto è stato vicario della diocesi di Roma per 17 anni …

    R. – Sì, ne sono testimone. All’inizio, quando stava bene di salute, girava dappertutto, incontrava tutti … Poi, quando le forze sono drammaticamente diminuite, quando il muoversi gli costava un grande dolore fisico, cercava lo stesso – anche trascinandosi – di avere un rapporto diretto con la gente, specialmente con gli ammalati.

    D. – E c’è un episodio significativo, che lei ha raccontato, quando il cardinale Dziwisz, allora segretario di Giovanni Paolo II, disse al Papa ormai malato di stare tranquillo, che sarebbe andato lei, cardinale Ruini, a visitare le parrocchie al suo posto …

    R. - … e il Papa rispose: “Ma il vescovo di Roma sono io!”. Queste parole che egli ha riferito, questa risposta data all’attuale cardinale Dziwisz, sono del gennaio 2005, quindi soltanto quattro mesi prima che morisse.

    D. – Secondo lei, quale aspetto della santità di Giovanni Paolo II oggi si conosce di meno?

    R. – Certamente, quello più profondo è la preghiera: ma lo conoscono tutti. Giovanni Paolo II, fin da ragazzo, era un uomo di profondissima preghiera, tant’è vero che sulla porta della sua camera, in seminario, a Cracovia, i suoi compagni hanno scritto: “Futuro santo”. Mi ha molto colpito il fatto che tutte le sue decisioni nella sua vita concreta erano prese alla luce del suo rapporto con Dio, e questo rapporto gli dava una fiducia enorme e un coraggio enorme.

    D. – Il rapporto di Giovanni Paolo II con Roma …

    R. – Ricordiamo sempre la frase programmatica che disse alla Messa di inizio del Pontificato: “Sono Papa della Chiesa universale perché sono Vescovo di Roma”. Vedeva la vocazione di Roma come vocazione universale e si divertiva a giocare sulla parola “Roma”: leggendola al contrario diventa “amor”, e diceva: “Questa è la missione di Roma: essere testimone dell’amore di Dio per il mondo intero”.

    D. – Un Papa dei nostri giorni che diventa santo: sembra che ancora una volta Giovanni Paolo II ci dica: la santità non è una meta irraggiungibile; è una cosa alla portata di tutti, a cui siamo chiamati tutti …

    R. – Certo: Giovanni Paolo II era profondamente convinto di quella che il Concilio Vaticano II ha definito la “universale chiamata alla santità”. Certamente, bisogna rispondere a questa chiamata, non basta la chiamata: ci vuole la risposta. E Giovanni Paolo II l’ha data con totale dedizione. Ma questo è il messaggio che ci viene da tutti i santi, in fondo, i quali non si ritengono persone eccezionali ma persone che cercano semplicemente di rispondere alla chiamata di Dio.

    D. – Quindi, la santità è sicuramente una meta alta, difficile da raggiungere, ma Giovanni Paolo II con il suo eroico esempio di santità nella malattia, e non solo, ce l’ha indicata come meta a cui tutti sono chiamati …

    R. – Sì, è una meta che ognuno di noi deve considerare possibile.

    D. – Eminenza, c’è un pensiero particolare con cui desidera concludere questa nostra conversazione?

    R. – Viviamo in tempi certamente difficili. Quell’invito alla fiducia, alla speranza, al coraggio di affrontare le difficoltà che ci viene da Giovanni Paolo II è molto attuale non solo sul piano religioso, ma anche sul piano civile e sociale. E vorrei quindi chiedere al Signore che l’occasione della canonizzazione sia una iniezione di fiducia per il nostro Paese e per il mondo intero.

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    Oggi in Primo Piano



    Ungheria al voto per le parlamentari: sembra scontata la riconferma del premier nazionalista Orban

    ◊   Domenica di elezioni in Ungheria per il rinnovo del parlamento. Sembra nettamente favorito il partito nazionalista Fidesz, del premier Viktor Orban che, secondo gli ultimi sondaggi, staccherebbe di almeno 20 punti l’alleanza di centrosinistra. In crescita il partito di estrema destra Jobbik. I seggi chiuderanno alle 19. Il servizio di Marco Guerra:

    È una sfida con se stesso quella del partito del conservatore Fidesz del premier uscente, Viktor Orban, che punta a riconfermare e rafforzare il risultato di quattro anni fa che gli consentì di assicurarsi i due terzi dei seggi al Parlamento di Budapest e di varare una serie di controverse riforme istituzionali. Secondo le ultime rilevazioni, infatti, Fidesz appare in grado di raccogliere tra il 47 e il 51 per cento dei suffragi. A sfidarlo l'Alleanza democratica, una coalizione di cinque partiti di centrosinistra che viene accreditata al 23%. Il cartello guidato dai socialisti sarebbe tallonato da Jobbik, partito di estrema-destra in ascesa dato al 21%. Malgrado la nettezza delle rilevazioni demoscopiche, il leader dell'opposizione, Attila Mesterhazi, si è detto certo di poter ribaltare il pronostico. L’elettorato sembra però confermare l’appoggio a Orban, 50 anni, capo carismatico accusato di autoritarismo dagli avversari che lo demonizzano. La carta vincente di Orban sembra essere un certo protezionismo. Dalla sua, parlano i dati di una crescita economica costante malgrado anni di crisi internazionale e il rafforzamento delle politiche di sostegno sociale.

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    In India, maratona elettorale: mons. Machado ai politici: siate più attenti ai poveri

    ◊   L’India si prepara ad una lunga maratona per le elezioni generali che prenderà il via domani per concludersi il 12 maggio, dopo nove tornate: oltre 800 milioni i votanti, tra cui 100 milioni di esordienti elettori. Test cruciale per il Paese è la consultazione per il rinnovo del Parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi, la coalizione di destra, guidata dal partito di opposizione Bharatya Janata Party, è in netto vantaggio sul centro sinistra: il fronte del nazionalista Narendra Modi potrebbe infatti conquistare dai 234 ai 259 seggi nella Camera bassa, miglior risultato mai raggiunto, senza però conquistare la maggioranza di 272 seggi. La coalizione del partito del Congresso di Sonia Gandhi, attualmente al governo, si fermerebbe invece a quota 111 - 123 seggi, registrando una delle peggiori performance degli ultimi 15 anni. Oggi in tutto il Paese si osserva la Giornata di preghiera per le elezioni generali, dopo che nei giorni scorsi i vescovi indiani hanno scritto una lettera pastorale in vista delle consultazioni. Ce ne parla mons. Felix Anthony Machado, presidente dell’Ufficio per il dialogo e l’ecumenismo della Conferenza episcopale indiana, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Nella lettera ai nostri fedeli, abbiamo chiesto che ogni cittadino faccia il proprio dovere, andando a votare. Abbiamo detto poi che il nostro Paese ha bisogno di governanti capaci, onesti, che si prendano cura del loro popolo, soprattutto dei più bisognosi, dei poveri, degli oppressi, degli emarginati. Abbiamo anche detto che la Chiesa cattolica non s’identifica con alcun partito politico.

    D. – Un altro punto su cui i vescovi si soffermano riguarda le minoranze. I cattolici sono una minoranza in India...

    R. – Sì, abbiamo inserito vari punti riguardanti le minoranze. In una democrazia come quella indiana, in un Paese così grande, con una popolazione di più di un miliardo di persone, le minoranze a volte vengono completamente dimenticate, oppure la maggioranza impone la propria visione del Paese. Secondo la Costituzione indiana, le minoranze ed ogni cittadino devono contare. Per questo abbiamo chiesto che si tenga conto anche di quei cristiani ai quali è stato finora rifiutato ciò che invece è stato concesso ad altri.

    D. – I cattolici sono appunto una minoranza in India: eppure la Chiesa indiana è il maggior organismo non statale che opera contro la povertà, le malattie e per la promozione sociale, si occupa dei Dalit per esempio. Ecco: come lavorate?

    R. – Questo è ripetuto da tutti i politici. La Chiesa - che conta solo poco più dell’uno per cento - fa un lavoro per tutto il Paese, per tutta la Nazione, in ambito educativo, in ambito sanitario e nei servizi sociali. Di fatto, però, la Chiesa viene dimenticata o addirittura a volte disturbata nel proprio lavoro.

    D. – I sondaggi dicono che la coalizione di destra, guidata dal partito Bjp, sarebbe in vantaggio sulla coalizione del partito del Congresso. Che sviluppi potrebbero esserci?

    R. – Non voglio farmi coinvolgere dalla politica di partito. Ma direi che, considerandomi al cento per cento indiano, amando il mio Paese, amando anche le tradizioni dell’India, ho notato in questi ultimi anni come alcuni stiano cercando di portare il Paese su una strada che non segue le nostre tradizioni, ad esempio tenendo presente una sola religione: ma questa non è la nostra Costituzione; tutte le religioni sono considerate uguali e tutti i fedeli e gli esponenti delle diverse religioni sono trattati come concittadini uguali.

    D. – L’India oggi è anche un Paese con enormi potenzialità economiche, di sviluppo, di modernizzazione. La Chiesa indiana chiede, da tempo, uno sviluppo senza distinzioni, per tutti...

    R. – C’è una realtà di cui si parla poco: i poveri diventano ancora più poveri. La distanza tra i poveri e i cosiddetti ricchi sta crescendo sempre più. La Chiesa lo sa molto bene ed, infatti, in India, a proposito dello sviluppo, non dimentica di parlare per coloro che non hanno voce.

    D. – Come responsabile dell’Ufficio per il dialogo interreligioso della Chiesa indiana, dei vescovi indiani, qual è il suo auspicio per l’India?

    R. – Mi auguro che le religioni si rispettino le une con le altre e lavorino insieme per lo sviluppo vero del Paese e per la pace, non solo in India, ma nel mondo.

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    L’Aquila, cinque anni dopo il terremoto: ancora macerie e ritardi nella ricostruzione

    ◊   Sono passati 5 anni dal sisma che il 6 aprile del 2009 ha devastato 57 comuni dell’Abruzzo. All’Aquila messa in suffragio delle 309 vittime, presieduta dall’arcivescovo della città abruzzezse, mons. Giuseppe Petrocchi. Oltre al profondo dolore, anche le ferite materiali inferte dal terremoto sono ancora evidenti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La città dell’Aquila è ancora un cumulo di macerie. Sono stati spesi finora 8 miliardi e mezzo ma la ricostruzione procede a rilento. Nel centro storico gli interventi realizzati o in corso non superano il 20% di quelli necessari. Ai ritardi si aggiungono anche altre criticità, che hanno portato tra l’altro all’apertura di diversi processi e di numerose inchieste. Al microfono di Antonella Palermo il vescovo di Sulmona, mons. Angelo Spina:

    “La via della ricostruzione è difficile, si registrano differenze e divergenze anche fortissime intorno alle grandi scelte da operare. Ci sono lotte, il riaffermarsi della burocrazia come rete ingabbiante e il palleggio delle responsabilità, che rende a volte difficile individuare, prima ancora che percorrerle, le vie della ricostruzione. Anche la corruzione sta facendo la sua parte”.

    In base ai dati forniti dal comune dell’Aquila sono stati 11.825 gli interventi di ripristino conclusi sugli oltre 22.000 previsti. Sono più di 18.000 le persone che vivono ancora in alloggi provvisori, tra cui 12 mila nelle “new town”. Luoghi dove il tessuto sociale presenta diverse problematiche. Antonella Mammarella, insegnante in una scuola primaria dell'Aquila:

    “Questi sono posti dove non ci sono negozi, non ci sono farmacie, non ci sono spazi per incontrarsi. Sono luoghi dormitorio, totalmente anonimi, perché appunto non offrono altri spazi, altri servizi. Si crea, quindi, questa situazione nella città, che ci fa vivere il centro commerciale come lunico luogo dove ci si possa ritrovare”.

    L’Unione Europea ha stanziato quasi 494 milioni di euro per la ricostruzione dell’Aquila ma, secondo un recente rapporto della Commissione di controllo del bilancio, la maggior parte dei fondi è finita in mano alla criminalità organizzata attraverso appalti gonfiati e tangenti.

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    A Rimini torna il Campo Lavoro Missionario 2014

    ◊   Si svolge a Rimini, sabato 5 e domenica 6 aprile, il Campo Lavoro Missionario 2014: la grande raccolta di oggetti usati e materiali di recupero promossa ogni anno, dalla Diocesi di Rimini per sostenere l’attività umanitaria e pastorale dei nostri missionari impegnati nelle aree più povere della terra. Grazie a migliaia di volontari e al sostegno delle istituzioni locali e di tante aziende, l'iniziativa ha consentito di finanziare progetti nel terzo e quarto mondo, trasformando oggetti non più utilizzati in alimenti, farmaci, scuole, case, opportunità di lavoro per chi ha bisogno di tutto. Veronica Giacometti ne ha parlato con Alberto Coluccioni, volontario e Responsabile della Comunicazione del Campo Lavoro 2014:

    R. – Il Campo Lavoro Missionario, che si svolge a Rimini e nei Comuni limitrofi, è un’iniziativa che arrivata già al 34.mo anno di vita. E’ una grande raccolta di materiali di recupero, materiali usati, che vengono poi rivenduti ad aziende che si occupano del riciclo oppure, se sono ancora in buono stato, vengono venduti in mercatini dell’usato che si svolgono in questa occasione. Dura due giorni, e in due giorni vengono battute a tappeto le strade, le piazze dell’intera provincia di Rimini. Tutti i materiali vengono accatastati, accumulati, depositati in sei centri di raccolta. E’ un’iniziativa di popolo, un’iniziativa cui partecipano qualcosa come duemila volontari. Sono stati distribuiti in questi giorni 160 mila sacchi, casa per casa, porta a porta.

    D. – Il senso del progetto è trasformare rottami, stracci, oggetti non più utilizzati in alimenti, farmaci, cose, occasioni di lavoro per chi ha bisogno di tutto...

    R. – Il capoluogo riminese ha finanziato in questi anni, anzi, in questi decenni, perché siamo arrivati alla 34.ma edizione, decine e decine di progetti nelle aree più povere del mondo: strutture sanitarie, opportunità di lavoro, strutture educative. Una parte dei proventi dell’anno scorso e di quest’anno verrà destinata alle povertà locali e all’estero - in Albania, in Bangladesh, in Uganda, in Camerun e in Etiopia – e un’altra parte sarà destinata alla Caritas riminese, per sostenere alcune famiglie in difficoltà economica, in particolare famiglie immigrate, residenti su questo territorio, che non riescono ad arrivare a fine mese e chiedono aiuto per affitti, bollette ed altro per far fronte alle spese di casa.

    D. – Chi può partecipare? Chi sono i volontari del campo?

    R. – Possono partecipare tutti. Noi facciamo promozione, partendo settimane, forse anche mesi prima per promuovere, pubblicizzare l’iniziativa e cercare volontari, che molte volte sono volontari storici, che fanno il campo da una vita. Ci sono famiglie che partecipano al gran completo e aspettano questa ricorrenza annuale con trepidazione, perché ci tengono a partecipare. Ci sono i giovani, che si aggregano, che si stanno aggregando. E’ anche un momento di socializzazione, un momento di allegria, un momento per stare bene insieme. E’ un evento di popolo.

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    Dalla Caritas di Arezzo, aiuti alle famiglie in difficoltà

    ◊   Sono state 60 le famiglie rivoltesi al servizio del “prestito sociale” della Caritas di Arezzo che ha erogato, in appena tre mesi dall’inizio del servizio, 75 mila euro. Un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, che potranno accedere a un prestito non superiore a 3 mila euro senza interessi, da restituire in un di massimo 36 mesi. Al microfono di Alessia Carlozzo, il vice direttore della Caritas diocesana di Arezzo, Alessandro Buti:

    R. – Questo è un progetto finanziato e approvato dalla Regione Toscana per 5 milioni di euro complessivi e incide sulle 34 zone sociosanitarie della Toscana; due di queste 34 riguardano la provincia di Arezzo, il cui capofila è la Caritas diocesana che insieme ad una serie di partner locali – Misericordia, Anteas, Centro di ascolto Caritas parrocchiali e altre associazioni come Arci, Anpas – si sono messi insieme per dare una risposta di prestito alle famiglie in difficoltà temporanea e contingente, che quindi chiedono ai vari centri di ascolto un aiuto. E’ un prestito, una forma di sostengo al reddito, senza interessi e senza particolari garanzie, anche se quel progetto punta molto sull’ascolto delle persone che vengono al centro di ascolto.

    D. – Chi si rivolge principalmente al vostro sportello?

    R. – L’obiettivo è quello di intercettare la fascia di popolazione, di persone, di famiglie che abitualmente non si presentano ai servizi sociali dei comuni o ai centri di ascolto Caritas: quindi a tutte a quelle persone e famiglie che magari non abbiano ricevuto anche sussidi o contributi dagli enti pubblici o privati. Quindi, sono persone che vivono un imprevisto o hanno vissuto un imprevisto nel proprio budget di gestione economica della famiglia: intercetta quindi un po’ questo mondo. Si tratta di molte persone o famiglie che non venivano ai centri di ascolto. E questo è già un dato positivo.

    D. – Cosa viene richiesto alle famiglie che chiedono e ottengono il prestito?

    R. – Questa è una fase importante del progetto. Si chiede alle persone che vogliono ottenere questo prestito fino a 3 mila euro, da restituire in 36 rate complessive, di entrare in un percorso di tutoraggio: alla famiglia viene affiancato un tutor che l'accompagna in tutto il periodo di restituzione del prestito. Qui emerge proprio la fase della relazione di aiuto, dell’ascolto, dell’attenzione alla famiglia che difficilmente si può fare attorno ad altri canali, magari anche quelli bancari. Quindi, il “valore aggiunto” del prestito sociale è proprio quello dell’affiancamento, in modo che la persona possa poi uscire da quel bisogno contingente temporaneo che l’ha spinta a chiedere il prestito.

    D. – Il territorio di Arezzo e le sue aziende sono stati duramente colpiti dall’attuale crisi economica. Possiamo dire che il servizio di prestito sociale è una risposta alle difficoltà che avete vissuto?

    R. – E’ una delle possibili risposte. Noi diciamo che nei nostri centri di ascolto questa forma di prestito sociale è da tenere nel cassetto e da tirarlo fuori insieme ad altri sostegni, sussidi o percorsi di progetti personalizzati. Con le istituzioni, in collaborazione con i servizi sociali, con il privato sociale, l’associazionismo e il volontariato è possibile poi sostenere, affinché finalmente la persona o la famiglia possa ritornare ad una condizione di vita normale, accettabile. Oggi, quello che mette in crisi le famiglie sono proprio gli imprevisti quotidiani, anche piccoli: il prestito, dato che arriva fino a 3 mila euro, è un sostegno ai redditi molto bassi. Però, può fare la differenza averli o non averli, in questo periodo particolare di difficoltà economica che anche il territorio di Arezzo vive, come lo vivono tutti gli altri territori. Quindi, è una delle tante possibili risposte, insieme ad una rete di soggetti che collaborano insieme per cercare di rispondere ai bisogni e alle povertà che oggi si presentano.

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    Noè e il diluvio protagonisti del film Noah, ma sono tante le invenzioni discutibili

    ◊   Ha inaugurato ieri sera il Bari Film Festival l'atteso "Noah" di Darren Aronofsky che sarà nelle sale italiane da giovedì prossimo. Una spettacolare produzione americana che prende spunto dall'episodio della Genesi in cui sono protagonisti Noè e il diluvio e nella quale si moltiplicano episodi e personaggi di pura e discutibile invenzione. Il servizio di Luca Pellegrini :

    Il racconto del diluvio universale e l'impresa di Noè e della sua arca sono tra i più famosi capitoli della Genesi e tra i più amati dalle traduzioni pittoriche, narrative o di semplice tradizione orale. Fu il grande John Huston nella sua spettacolare "Bibbia" ad interpretare il patriarca sullo schermo in una indimenticabile e mirabile alchimia di paterna apprensione per le sorti dell'umanità e di umile ascolto delle parole e dei comandi dell'Altissimo. Nel tentativo di aggiornare l'aspetto mitico dell'episodio e di inserire le pur verosimili ansie ecologiche e suggestioni apocalittiche che travagliano i nostri tempi, Darren Aronofsky ha completato il suo atteso "Noah", uscito una settimana fa negli Stati Uniti e presentato ieri sera a Bari. Di velleitario clamore epico, il film espande la dicotomia tra bene e male - la famiglia di Noè ritirata sulle pendici di una brulla collina, l'umanità discesa dalla stirpe di Caino dedita alle più nefande malvagità, compreso il cannibalismo - e inserisce percorsi narrativi a dismisura diventando una favola nera e frastagliata in cui è ristretto se non scomparso lo spazio del sacro di cui si nutre l'episodio biblico, anche se parco di dettagli. Il volto di Russell Crowe nel ruolo di Noè è quello di un vero guerriero e intorno a lui si strugge una famiglia sconvolta dall'orrore che la circonda, ossessionata dal castigo cui lei stessa è sottoposta nel timore che la stirpe degli uomini sia davvero alla fine. Si moltiplicano anche una miriade di personaggi di finzione, alcuni risibili e imbarazzanti come i giganti di pietra, chiamati i Guardiani, che racchiudono gli angeli ribelli in una scoperta predilezione per le correnti new age. Un film che si compiace dell'egocentrismo artistico di Aronofsky e nel quale affonda, come la terra devastata nelle pur spettacolari scene delle acque che la sommergono mentre gli animali trovano rifugio nell'arca e ivi si addormentano.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Rwanda: un mese di eventi per ricordare il 20.mo anniversario del genocidio

    ◊   Venti anni fa, precisamente il 7 aprile 1994, iniziava il genocidio in Rwanda, una delle pagine più tragiche della storia recente. Nei massacri perpetrati ai danni della popolazione di etnia Tutsi perirono oltre 800mila persone. I tragici avvenimenti saranno ricordati con una settimana di lutto nazionale e un mese d’iniziative di diversa natura. E alla vigilia della ricorrenza si registrano le accuse dell’attuale presidente del Rwanda, Paul Kagame, a Francia e Belgio circa un loro ruolo nella preparazione politica al genocidio. In risposta Parigi ha annullato la partecipazione alle commemorazioni. (M.G.)

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    Guinea: epidemia ebola, 86 morti. Controlli all’aeroporto di Conakry

    ◊   Resta alta l’allerta in Guinea per l’epidemia di febbre emorragica, in parte causata dal virus Ebola, che ha causato 86 morti su 137 contagiati. Mobilitati anche numerosi Paesi dell'Africa Occidentale e diverse organizzazioni internazionali. Secondo le autorità della Guinea, attualmente la malattia è stata circoscritta grazie a Medici senza frontiere che lavora a stretto contatto con il personale medico locale. Controlli sanitari dell'Organizzazione mondiale della Sanità proseguono poi 24 ore su 24 all’aeroporto della capitale Conakry, sui passeggeri in uscita dal Paese per evitare che “esportino” inconsapevolmente il virus. (M.G.)

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    Pakistan: condannata a morte coppia di cristiani per sms blasfemo

    ◊   In Pakistan, la strumentale applicazione della controversa legge sulla blasfemia continua a colpire persone innocenti. Un tribunale della provincia centrale pachistana del Punjab ha condannato a morte una coppia di cristiani accusati di aver inviato degli sms “blasfemi”, violando l'articolo del Codice penale che proibisce di insultare il nome del Profeta. Secondo quanto riporta il quotidiano Dawn, la vicenda ha coinvolto il custode di una scuola cristiana della città di Gojra e sua moglie, arrestati lo scorso 25 luglio con l'accusa di aver mandato con il cellulare un sms "blasfemo" a un negoziante e a un ex responsabile di un'associazione di avvocati di Gojra. I due avevano immediatamente denunciato la coppia alla polizia. La sentenza è stata pronunciata durante un processo che si è tenuto nel carcere dove sono rinchiusi i due imputati. Solo dieci giorni fa la notizia di un'altra condanna alla pena capitale comminata a Swam Masih, anch’esso cristiano e accusato di blasfemia, mentre resta in attesa dell’esecuzione, Asia Bibi, donna cristiana e madre di 5 figli condannata nel 2010 per lo stesso reato. La legge sulla blasfemia, difesa strenuamente dai fondamentalisti e da molti islamici, punisce anche una semplice offesa verbale e un’opinione espressa in una qualsiasi conversazione, ma spesso si presta a un uso distorto e viene usata in modo strumentale anche per ricattare o per farsi valere in una disputa. (M.G.)

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    Medio Oriente: Netanyahu risponderemo con mosse unilaterali a quelle dei palestinesi

    ◊   “Le mosse unilaterali dei palestinesi avranno come risposta mosse unilaterali da parte di Israele”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu a margine della riunione di governo, nel suo primo intervento dopo la crisi nelle trattative di pace tra israeliani e palestinesi. Il primo ministro ha quindi aggiunto che Israele “vuole continuare le trattative ma non ad ogni costo”. E oggi è previsto un nuovo incontro tra le parti a Gerusalemme mediato dall'inviato Usa Martin Indik. Nessuna delle due parti ha infatti rotto ufficialmente e tutti chiedono al segretario di Stato Usa Kerry di continuare fino alla scadenza fissata per il 29 aprile. Fra i nodi più spinosi l’annuncio del presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen di voler fare richiesta di adesione a 15 organizzazioni internazionali delle Nazioni Unite come stato di Palestina. Dal canto suo, lo Stato ebraico contesta il riconoscimento internazionale dei territori controllati dall’Anp e in risposta ha cancellato l'ultima scarcerazione dei detenuti palestinesi. E la tensione torna ha salire anche sul terreno: aerei da guerra israeliani hanno bombardato la Striscia di Gaza in risposta al lancio di un razzo caduto sul territorio israeliano. Fonti mediche palestinesi riferiscono i jet hanno colpito cinque siti e che nessuno sarebbe rimasto ferito. (M.G.)

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    Gli Usa rafforzano la presenza militare in Giappone in risposta alle minacce della Corea del Nord

    ◊   Gli Stati Uniti rafforzano la presenza in Giappone di fronte alla minaccia della Corea del Nord. È quanto annunciato dal segretario alla Difesa americano, Chuck Hagel, in visita a Tokio, precisando che il dispiegamento delle nuove forze navali sarà entro il 2017. nella fattispecie gli Usa invieranno altri due caccia torpedinieri, dotati di sistema anti-missilistico Aegis. Lo stesso Hagel ha spiegato la decisione arriva “in risposta alle provocazioni e alle azioni destabilizzanti di Pyongyang, tra cui i recenti lanci di missili in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu”. (M.G.)

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    I vescovi africani: sicurezza umana, lotta alla povertà e alla corruzione, priorità del continente

    ◊   "L’Unione Europea adotti politiche coerenti per lo sviluppo dell’Africa e i leader africani considerino prioritaria lo sradicamento della povertà”. È l’appello lanciato dai vescovi africani riuniti nel SECAM/SCEAM (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar) in un Position Paper sul vertice Unione Europea/Africa tenutosi a Bruxelles il 3-4 aprile. Nel documento, inviato all’Agenzia Fides, si afferma che, secondo il SECAM, la priorità della politica in Africa dovrebbe essere la promozione della “sicurezza umana”. Questa significa non solo assenza di conflitto ma anche servizi sanitari ed educativi, promozione della democrazia e dei diritti umani, protezione dell’ambiente, lotta alla proliferazione delle armi. Ricordando che l’Africa è ricca di risorse naturali, i vescovi affermano che uno dei mali peggiori che affligge il continente è la corruzione (“un cancro che colpisce tutti i Paesi”) che mina interi settori della pubblica amministrazione e dell’economia, impedendo un corretto sfruttamento delle risorse locali a beneficio della popolazione. Per questo il SECAM chiede all’UE di sostenere il buon governo in Africa adottando politiche conseguenti, come ad esempio richiedere maggiore trasparenza alle imprese europee che operano in Africa, mettere fine ai “paradisi fiscali” nella giurisdizione europea, e incoraggiando gli africani all’onestà nelle trattative economiche. Uno dei settori dove l’Unione Europea può avere un ruolo importante è nella promozione di“una robusta società civile africana” che controlli l’operato governativo ma, allo stesso tempo, sia anche un partner operoso dello Stato. I vescovi del SECAM ricordano infine le diverse crisi africane, dal Centrafrica al Mali, dalla Nigeria alla Corno d’Africa, che necessitano dell’attenzione e della collaborazione di tutti.

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    A Barcellona, congresso internazionale sulla pastorale nelle grandi città

    ◊   Sarà Barcellona, in Spagna, ad ospitare il congresso internazionale sulla pastorale nelle grandi città. Un evento che - spiega l’arcivescovo locale card. Lluís Maria Martínez Sistach - si articolerà in due fasi: la prima si svolgerà dal 20 al 22 maggio e vedrà numerose conferenze affidate a esperti di sociologia, pastorale e teologia. La seconda fase, invece, programmata dal 24 al 26 novembre, sarà destinata solo a un gruppo di cardinali e arcivescovi provenienti da grandi città dei cinque continenti. I lavori si concluderanno con un’udienza di Papa Francesco. “Si tratta di un’idea che ho concepito e che ho sviluppato conversando con Papa Francesco – spiega il card. Martínez Sistach - Il 25 agosto 2011, l’allora cardinale Bergoglio ha pronunciato il discorso di apertura del primo Congresso regionale di pastorale urbana; di quel discorso mi ha colpito il fatto che l’arcivescovo di Buenos Aires parlasse della grande città come di “un nuovo segno dei tempi” e di ciò che il Concilio Vaticano II aveva significato per la comprensione del fenomeno della crescente urbanizzazione”. Non solo: l’arcivescovo di Barcellona sottolinea anche che “in una conversazione avuta con l’allora cardinale Bergoglio durante le congregazioni generali previe al conclave del 2013, ho potuto constatare il suo interesse per la pastorale urbana”. Un interesse continuato anche dopo l’elezione al soglio pontificio: “Il Papa ha mostrato attenzione per questo congresso di Barcellona e, se mi è consentito dirlo, ha anche collaborato alla sua organizzazione – rivela il card. Martínez Sistach - Il 6 settembre 2013, infatti, il Pontefice mi ha ricevuto nella sua residenza di Santa Marta e mi ha dato un resoconto che aveva ricevuto da Buenos Aires proprio sulla pastorale urbana. In quell’udienza privata gli ho potuto esporre più in dettaglio il programma del congresso e ascoltare i suoi suggerimenti”. Numerosi i temi che verranno esaminati dalla prima fase del convegno: si va dall’analisi delle città intese come “luogo della vita globale”, ai rapporti tra centro e periferia; dall’origine urbana del cristianesimo alle dinamiche collettività-comunità nelle metropoli; dalla comunicazione del Vangelo nei centri urbani alla pastorale verso i poveri delle periferie. “Il Papa vuole che siamo ‘pastori con l’odore delle pecora’ – conclude il porporato - ossia che ci incarniamo nella realtà e, per farlo, dobbiamo conoscerla”. (I.P.)

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    Convegno all’Urbaniana ricorda l’impegno di Roncalli e Wojtyla per l'Africa

    ◊   A 50 anni dal Concilio, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e Madagascar (Secam/Sceam) approfitta della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II per rendere omaggio ai due Papi con un Convegno dal titolo “La Chiesa in Africa: dal Concilio Vaticano II al Terzo Millennio”. L’evento si terrà presso la Pontificia Università Urbaniana il 24 e il 25 aprile ed è organizzato dal Dipartimento Fede cultura e sviluppo della Commissione Evangelizzazione del Secam, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, insieme all’’Urbaniana e alla Pontificia Università Lateranense e in collaborazione con vari istituti missionari. All'incontro sono attesi diversi, membri del Secam, teologi, uomini e donne africani, e diverse personalità del mondo della cultura. Tra le personalità che presiederanno i lavori: il cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il cardinale nigeriano John Onayekan e il cardinale arcivescovo di Kinhasa Laurent Monsngwo Pasinya. Il convegno sarà articolato in quattro sessioni il cui obiettivo sarà di tracciare un bilancio del Concilio Vaticano II nel Continente africano, leggerne i segni dei tempi e prendere le iniziative necessarie per costruire il suo avvenire, in continuità con il Magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e Papa Francesco. Ad aprire i lavori , dopo il saluto introduttivo del cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sarà il presidente del SECAM, mons. Gabriel Mbilingi, arcivescovo di Lubando. Seguirà la prima sessione che offrirà uno sguardo storico all’Africa e al Concilio Vaticano II con una relazione introduttiva del vescovo congolese Thibangu Tshishiku dal titolo “Il Concilio Vaticano II e la sua attuazione nella Chiesa Africana”. “Giovanni XXXIII, Paolo VI Giovanni Paolo II e la Chiesa in Africa” sarà il tema della seconda sessione nel corso della quale si parlerà dell’eredità dei tre pontefici. Quindi la terza sessione sulle “Sfide della Chiesa in Africa 50 anni dopo il Concilio Vaticano II”, nella quale, tra le altre cose, si discuterà del posto e del ruolo della donna nella Chiesa e nella società africana. Infine, la quarta sessione intitolata “La Chiesa d’Africa come soggetto storico – Fede cultura e sviluppo” sarà rivolta al futuro. A chiudere il convegno sarà il card. Francis Arinze che presiederà anche la messa conclusiva. Lunedì prossimo, 7 aprile, alle ore 11.30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si terrà la conferenza stampa di presentazione del Convegno (A cura di Lisa Zengarini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 96

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.