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Sommario del 05/04/2014

Il Papa e la Santa Sede

  • La preghiera del Papa per i missionari rapiti in Camerun
  • Il Papa ai sindaci: siate vicini alla gente, mediatori e non intermediari
  • I testimoni di Cristo siano umili, non trionfalisti: così il Papa ai giovani fiamminghi
  • Pace e democrazia al centro dell'incontro del Papa con il presidente della Liberia Johnson-Sirleaf
  • All'Angelus di domani Papa Francesco donerà migliaia di Vangeli tascabili
  • Il Papa sarà a Cassano all'Jonio il 21 giugno e a Campobasso e Isernia il 5 luglio
  • Mons. Mansueto Bianchi nominato assistente generale ecclesiastico dell’Azione Cattolica Italiana
  • Nomine episcopali in Camerun e Vietnam
  • Il prof. Franco Dalla Sega nominato consulente speciale presso la Sezione Straordinaria dell’APSA
  • In Vaticano, seconda Conferenza internazionale sulla tratta degli esseri umani
  • Università Tor Vergata. Corso sulla Dottrina sociale della Chiesa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Non si ferma la protesta in Venezuela a due mesi dall'inizio delle manifestazioni
  • Giornata della carità: domani colletta nelle chiese romane
  • Ail: in 4000 piazze d’Italia le uova di Pasqua contro le leucemie
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Iraq. Il Patriarca Sako: i cristiani non sono minoranza, ma cittadini
  • Perù. I vescovi: legge sulle unioni civili omosessuali anticamera del matrimonio gay
  • Argentina: dal “Tavolo di dialogo” un appello a porre fine alle violenze a Santa Fe
  • Chiesa del Quebec in festa per San Francesco de Laval e Maria dell’Incarnazione
  • Santiago di Cuba: incontro di corresponsabilità ecclesiale sulla gestione delle risorse
  • Sudafrica: il 27 aprile, Giornata di preghiera per i 20 anni di democrazia
  • Svizzera. Mutuo riconoscimento del Battesimo tra anglicani e luterani
  • Il Papa e la Santa Sede



    La preghiera del Papa per i missionari rapiti in Camerun

    ◊   Papa Francesco prega per i due sacerdoti vicentini "fidei donum" don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri e per la religiosa canadese, suor Gilberte, rapiti nella notte in Camerun, ed auspica una rapida e positiva soluzione della vicenda. E’ quanto riferisce la Sala Stampa vaticana. Il Pontefice è stato informato del sequestro e si tiene in costante contatto con la nunziatura. I tre religiosi sono stati prelevati da due gruppi armati nelle loro abitazioni nella diocesi di Maroua, nel Nord del Paese. La notizia è stata confermata dalla Farnesina. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Don Giampaolo, don Gianantonio, suor Gilberte. Questi i nomi dei tre rapiti la notte scorsa in Camerun da parte di gruppi di armati a bordo di auto che - riferisce una fonte della diocesi di Vicenza - hanno fatto irruzione alle due di notte ora locale nelle case dei sacerdoti e delle suore, mettendo a soqquadro tutto e portando via i tre religiosi. La Farnesina ha confermato il sequestro. La fonte della diocesi di Vicenza non esclude che i sequestratori possano essere terroristi islamici di Boko Haram, attivi nel nord della Nigeria, che hanno sconfinato in Camerun. Proprio questa mattina il Papa aveva accettato la rinuncia per raggiunti limiti di età del vescovo della diocesi di Maroua-Mokolo, mons. Philippe Albert Joseph Stevens, nominando al suo posto padre Bruno Ateba Edo, superiore regionale dei Padri Pallottini per il Camerun e la Nigeria. I tre sequestrati - secondo testimoni - non avrebbero riportato ferite. Ascoltiamo la testimonianza di un sacerdote della diocesi vicentina:

    R. - Ho telefonato perché sono in contatto con i preti che lavorano lì; altri due preti vicentini. Nella diocesi del Nord Camerun - la diocesi di Maroua - siamo in quattro. Tra l’altro la diocesi oggi era in attesa per la nomina del nuovo vescovo. Questa notte due preti sono stati prelevati da due gruppi; sembra siano Boko Haram che sconfinano spesso in Camerun dalla Nigeria. I nostri due preti lavorano in una parrocchia della diocesi di Maroua: don Giampaolo Marta, che da sette anni opera lì e don Gianantonio Allegri, presente sul posto da neanche un anno come missionari Fidei Donum, quindi la loro attività è quella dell’evangelizzazione di queste popolazioni del Nord; un’evangelizzazione intesa nel senso più completo del termine, quindi l’annuncio del Vangelo e la promozione sociale. I sacerdoti della diocesi di Vicenza sono presenti da parecchi anni nella diocesi di Maroua, con quattro preti e alcune comunità religiose vicentine.

    D. - Assieme a loro anche una religiosa, dunque …

    R. - Esatto, perché nella parrocchia dove lavoravano questi due preti c’è anche una comunità canadese. Hanno prelevato una suora canadese, lasciando invece le altre suore camerunesi che sono lì e che fanno parte della comunità e collaborano con i nostri preti.

    D. - È da molti anni che come sacerdoti vi trovate in Camerun?

    R. - Dal 1987- 1988 al Sud. Poi ci siamo trasferiti al Nord, dove ci sono una decina di preti. Ci sono due comunità, quattro preti in due parrocchie diverse della stessa diocesi di Maroua.

    D. - Non ci sono state rivendicazioni al momento, ma in passato erano arrivate minacce?

    R. - Sì. I nostri preti erano allertati, tanto è vero che gli altri due hanno lasciato la missione; per precauzione si sono spostati in città, mentre questi due purtroppo avevano tardato a fare questo spostamento e la cosa è capitata nella notte verso le due.

    D. - Come vivete queste ore dopo il sequestro? Siete in apprensione e in preghiera…

    R. - Certo. La notizia si sta diffondendo adesso perché la cosa è avvenuta nella notte. Il vescovo è stato avvertito. Tiene i collegamenti. Ho telefonato già e mi sono messo in contatto sia con le nostre suore che sono in città di Maroua sia con uno degli altri due preti. Neanche loro sanno, perché - al di là del fatto - non ci sono rivendicazioni al momento.

    D. - Si sente di levare un appello dai nostri microfoni?

    R. - Non ho l’autorizzazione a farlo perché il titolare è l’Ufficio missionario. Quindi questa è stata una mia iniziativa sulla base del rapporto che ho con la diocesi. Ogni anno vado lì ad insegnare, quindi conosco bene l’ambiente.

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    Il Papa ai sindaci: siate vicini alla gente, mediatori e non intermediari

    ◊   Vicini al proprio popolo fino a stancarsi, ma felici di aver svolto con dedizione e correttezza il proprio lavoro di amministratori comunali. Questo dovrebbe essere ogni sindaco, secondo Papa Francesco, che stamattina ha accolto in Vaticano un’ampia delegazione dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Com’è un sindaco alla fine della sua giornata lavorativa? Stanco ma felice di aver fatto in pieno il proprio dovere a servizio della collettività, o forse meno stanco e anche con la coscienza meno a posto per aver sfruttato la propria posizione per fini personali? Sulle luci e le possibili ombre di questo ruolo si sofferma Papa Francesco, che al discorso preparato per l'incontro con l'Anci preferisce un flusso spontaneo e più genuino di considerazioni e ricordi, che richiama da vicino la sua visione del vescovo come servitore in mezzo al suo popolo. In qualche modo, afferma, anche il sindaco di una città deve nutrire questo desiderio di vicinanza alla gente che amministra:

    “Il sindaco, in mezzo alla gente. Non si capisce un sindaco che non sia lì, perché lui è un mediatore, un mediatore in mezzo ai bisogni della gente. E il pericolo è diventare un sindaco non mediatore, ma intermediario. E qual è la differenza? E’ che l’intermediario sfrutta le necessità delle parti e prende una parte per sé, come quello che ha un negozio piccolo e uno che gli fornisce e prende di qua e prende di là; e quel sindaco, se esiste – lo dico come possibilità – quel sindaco non sa cosa è fare il sindaco”.

    Al contrario, prosegue Papa Francesco, il “mediatore” è fatto di una ben diversa pasta:

    “E' colui che paga con la sua vita per l’unità del suo popolo, per il benessere del suo popolo, per portare avanti le diverse soluzioni dei bisogni del suo popolo. Dopo il tempo dedicato a fare il sindaco, quest’uomo, questa donna finiscono stanco, stanca, con la voglia di riposarsi un po’, ma con il cuore pieno d’amore perché ha fatto il mediatore. E questo vi auguro: che voi siate mediatori. In mezzo al popolo, per fare l’unità, per fare la pace, per risolvere i problemi e anche risolvere i bisogni del popolo”.

    Questa, dice Papa Francesco, è la “spiritualità” del sindaco. La sua figura, afferma, lo riporta a quella di Gesù: “Non era sindaco – scherza – ma forse l’icona ci serve”. In particolare, lo riporta al frangente in cui Gesù era circondato dalla folla, che “lo spingeva al punto – dice il Vangelo – di quasi non poter respirare”:

    “Così dev’essere il sindaco, con la sua gente, con lui, con lei, perché questo significa che il popolo, come con Gesù, lo cerca perché lui sa rispondere. Vi auguro questo. Stanchezza, in mezzo al vostro popolo, e che la gente vi cerchi perché sa che voi sempre rispondete bene”.

    Un esempio di questa prossimità alla propria gente Papa Francesco lo trae dalla figura del cardinale Michele Pellegrino, citato all’inizio nel suo indirizzo di saluto dal presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino. Il cardinale Pellegrino – che guidò l’arcidiocesi del capoluogo piemontese dal 1965 al 1977 – stabilì un legame con la famiglia Bergoglio:

    “Nel dopoguerra è stato lui ad aiutare la mia famiglia a trovare lavoro. E’ un bel gesto, il suo. Far ricordare questi uomini di Chiesa, questi uomini e queste donne di Chiesa – parroci, suore, laici – che sapevano camminare con il loro popolo, all’interno del popolo e con il popolo. E un po’ l’identità del sindaco è questa”.

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    I testimoni di Cristo siano umili, non trionfalisti: così il Papa ai giovani fiamminghi

    ◊   Ha fatto il giro del mondo l'intervista rilasciata da Papa Francesco ad alcuni ragazzi belgi il 31 marzo scorso in Vaticano e trasmessa giovedì sera dalla Tv pubblica fiamminga del Belgio VRT nelle sue parti principali. Oggi è stata pubblicata integralmente. In questo servizio di Sergio Centofanti vi proponiamo alcuni brani inediti dell’intervista:

    I poveri sono una bandiera del Vangelo, non del comunismo: questa è stata una delle espressioni del Papa più riprese dai mass media internazionali. Nella sua riflessione più ampia, ora pubblicata integralmente, Papa Francesco faceva riferimento anche ad un’altra povertà, Nel Vangelo si legge infatti che Gesù aveva “una certa preferenza per gli emarginati”:

    “I lebbrosi, le vedove, i bambini orfani, i ciechi… le persone emarginate. E anche i grandi peccatori… e questa è la mia consolazione! Sì, perché Lui non si spaventa neppure del peccato! Quando trovò una persona come Zaccheo, che era un ladro, o come Matteo, che era un traditore della patria per i soldi, Lui non si è spaventato! Li ha guardati e li ha scelti. Anche questa è una povertà: la povertà del peccato”.

    Il Papa, rispondendo ad un’altra domanda, afferma di trovare Dio soprattutto nei malati: ma anche nella lettura della Bibbia, nella celebrazione dei Sacramenti, nel lavoro quotidiano e, ovviamente, nella preghiera. Ma il Papa come prega Dio?

    “Mi lascio guardare da Lui. E io sento – ma non è sentimentalismo – sento profondamente le cose che il Signore mi dice. Alcune volte non parla… niente, vuoto, vuoto, vuoto… ma pazientemente sto lì, e così prego… Sono seduto, prego seduto, perché mi fa male inginocchiarmi, e alcune volte mi addormento nella preghiera… E’ anche una maniera di pregare, come un figlio con il Padre, e questo è importante: mi sento figlio con il Padre”.

    Infine, c’è una domanda su come annunciare il Vangelo agli altri nella società di oggi:

    “La strada migliore è la testimonianza, ma umile: ‘Io sono così’, con umiltà, senza trionfalismo. Quello è un altro peccato nostro, un altro atteggiamento cattivo, il trionfalismo. Gesù non è stato trionfalista, e anche la storia ci insegna a non essere trionfalisti, perché i grandi trionfalisti sono stati sconfitti. La testimonianza: questa è una chiave, questa interpella. Io la do con umiltà, senza fare proselitismo. La offro. E’ così. E questo non fa paura. Non vai alle crociate”.

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    Pace e democrazia al centro dell'incontro del Papa con il presidente della Liberia Johnson-Sirleaf

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani nel Palazzo Apostolico Vaticano, la Signora Ellen Johnson-Sirleaf, presidente della Repubblica di Liberia, che ha poi incontrato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana -si sono rilevate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e la Liberia e si è espressa soddisfazione per il cammino positivo compiuto nel rafforzamento delle strutture democratiche del Paese. In particolare, si è apprezzato l’impegno della Chiesa in favore della pace e della riconciliazione nazionale, così come il suo importante contributo in ambito sociale ed educativo. Infine, vi è stato uno scambio di vedute sull’attuale situazione internazionale e regionale, con speciale riferimento alle aree di crisi”.

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    All'Angelus di domani Papa Francesco donerà migliaia di Vangeli tascabili

    ◊   “Nel Vangelo possiamo ascoltare ogni giorno Gesù che ci parla: portiamo sempre con noi un piccolo Vangelo”. Questo è il tweet di oggi del Papa che si richiama alla giornata di domani, quando all’Angelus migliaia di Vangeli in formato tascabile saranno donati ai fedeli radunati in Piazza San Pietro. E’ il dono di Papa Francesco e il suo invito a tenere sempre con sé il Vangelo e meditare sulle parole e le azioni di Gesù. Veronica Giacometti ne ha parlato con mons. Guerino di Tora, vescovo ausiliare di Roma:

    R. - Il senso anzitutto di un dono. Poter dire questo è un regalo del Papa, questo me lo ha dato proprio lui, crea un senso di legame spirituale che ci fa sentire ancora più uniti al nostro vescovo, Papa Francesco. E, nello stesso tempo, la grandezza di questo regalo: il Vangelo, la Parola di Gesù, quella Parola che diventa per noi forza, vita, luce in ogni momento della giornata. Nei momenti di difficoltà, di gioia, di ansia ci apre sempre il cuore e diventa quella cosa che mi fa avere nel cuore e nelle tasche qualche cosa di importante. Non più soltanto il cellulare, il telefonino, ma il Vangelo: Gesù con me.

    D. - Qual è l’invito di Papa Francesco col dono del Vangelo?

    R. - Avendolo in tasca, in ogni momento - quando uno è sulla metropolitana, quando uno è per strada, quando uno sta parlando con un altro - che si possa tirarlo fuori e non solo dare testimonianza della propria fede, ma far vedere che uno ha dei punti di riferimento sicuri. Oggi in cui tutti cercano dei valori, e i giovani sembrano così sbandati e non hanno punti di riferimento, poter mostrare che c’è un punto di riferimento che io non devo andare a cercare chissà dove, ma che ho sempre con me: quella parola che in ogni situazione mi può dare luce e forza.

    D. - Un altro gesto di Papa Francesco molto pratico, perché già alcuni mesi aveva distribuito e regalato le "Misericordine"

    R. - Il Papa ha veramente questo senso di concretezza: quindi non discorsi teorici, ma gesti concreti, piccole cose che colgono quella che è la sensibilità delle persone, quello che è oggi ciò che maggiormente serve a ognuno di tutto. Questo crea veramente un legame molto forte.

    D. - “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”, dice Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium. Qual è l’importanza del Vangelo nella nostra vita?

    R. - L’importanza è proprio fondamentale! E’ la nostra sicurezza, la nostra luce, la nostra forza. In un momento in cui uno si trova in difficoltà, si sente solo - quante volte, pure in mezzo a tanta gente, sentiamo il senso della solitudine e questa non comunicabilità con gli altri… - il Vangelo diventa quel momento in cui il Signore mi dà una luce. Lo sento vicino a me. E’ quella Parola che è vita e forza, quella Parola che è una persona vivente.

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    Il Papa sarà a Cassano all'Jonio il 21 giugno e a Campobasso e Isernia il 5 luglio

    ◊   Papa Francesco ha accettato l’invito a compiere, nei mesi di giugno e luglio, due visite pastorali in Italia. Lo riferisce la Sala Stampa vaticana. Si tratta della diocesi di Cassano all’Jonio, in Calabria, dove si recherà sabato 21 giugno, e delle diocesi di Campobasso e Isernia, in Molise, dove farà tappa sabato 5 luglio.

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    Mons. Mansueto Bianchi nominato assistente generale ecclesiastico dell’Azione Cattolica Italiana

    ◊   Il Papa ha nominato assistente generale ecclesiastico dell’Azione Cattolica Italiana mons. Mansueto Bianchi, finora vescovo di Pistoia. 64 anni, originario di Santa Maria in Colle, in provincia di Lucca, mons. Bianchi è stato ordinato sacerdote nel 1974, nominato vescovo di Volterra nel 2000 e di Pistoia nel 2006. Tra i suoi incarichi, ricordiamo quello di presidente della Commissione Cei per l'Ecumenismo e il dialogo interreligioso.

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    Nomine episcopali in Camerun e Vietnam

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, un gruppo do presuli della Conferenza episcopale di Tanzania, in Visita ad Limina.

    In Camerun, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Maroua-Mokolo, in Camerun, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Philippe Albert Joseph Stevens, dei Piccoli Fratelli del Vangelo. Al suo posto, ha nominato padre Bruno Ateba Edo, superiore regionale dei Padri Pallottini per il Camerun e la Nigeria. Mons. Ateba Edo è nato il 20 novembre 1964 a Zoetelé, nella Diocesi di Sangmélima. E’ entrato nella Società Pallottina, frequentando il Noviziato negli anni 1988-1989. Ha svolto gli studi di Filosofia nel Seminario Maggiore di Kabgayi, in Rwanda, e quelli di Teologia presso l’Ecole Théologique Saint Cyprien a Ngoya, in Camerun. Successivamente ha conseguito una Licenza in Teologia Pastorale presso l’Istituto Teologico Pallottino di Vallendar, in Germania. Ha emesso la prima consacrazione il 15 agosto 1989 e quella perpetua il 2 ottobre 1994. È stato ordinato sacerdote l’8 luglio 1995. Dopo l’ordinazione ha ricoperto vari incarichi: 1995-2001: Vicario e poi Parroco di SS. Pietro e Paolo di Mfoundi, a Yaoundé; 2001-2003: Studi per la Licenza in Germania; 2003-2009: Rettore del Teologato Pallottino e della Basilica Marie-Reine-des Apôtres di Mvolyé, a Yaoundé, in Camerun; dal 2008: Rettore Regionale della Società Pallottina per il Camerun e la Nigeria. Attualmente è Presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori del Camerun. La Diocesi di Maroua-Mokolo (1973), suffraganea dell'Arcidiocesi di Garoua, ha una superficie di 14.332 kmq e una popolazione di circa 2.000.000 di abitanti, di cui 70.000 sono cattolici. Ci sono 43 Parrocchie, servite da 66 sacerdoti (37 diocesani e 29 religiosi), 10 Diaconi permanenti, 29 Fratelli Religiosi, 105 suore e 27 seminaristi.

    In Vietnam, il Pontefice ha nominato ausiliare della diocesi di Long Xuyên il sacerdote Joseph Trần Văn Toản, direttore del Centro Pastorale della medesima Diocesi. Il neo presule è nato a Thái Bình, nel Nord Vietnam, ma registrato civilmente nella Provincia di Quảng Nam, Diocesi di Đà Nẵng. Ha ricevuto la formazione sacerdotale dal 1966 al 1974, nel Seminario Minore della Diocesi di Long Xuyên, e poi, dal 1974 al 1981, nel Seminario Maggiore della medesima Sede. Ha prestato servizio, per ben 11 anni, nelle parrocchie di Môi Khôi e Thanh Quới (Diocesi di Long Xuyen), in attesa di ottenere il permesso governativo per l’ordinazione sacerdotale. È stato ordinato sacerdote il 16 gennaio 1992, incardinato nella Diocesi di Long Xuyên. Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: 1992-1999: Vicario parrocchiale di N.S. del Rosario, Làng Sen, forania di Vinh Thanh, Diocesi di Long Xuyên; 2000-2005: Studi presso la De La Salle University di Manila, Filippine, ove ha conseguito il Dottorato in Education; dal 2006: Direttore del Centro Pastorale e Coordinatore delle attività pastorali e missionarie della Diocesi, Rettore del Seminario Minore di St. Theresa, Insegnante di Missiologia nel Seminario Maggiore interdiocesano di Cần Thơ.

    Papa Francesco ha nominato membro della Congregazione delle Cause dei Santi mons. François Eid, vescovo emerito di Le Caire dei Maroniti, procuratore a Roma di Antiochia dei Maroniti.

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    Il prof. Franco Dalla Sega nominato consulente speciale presso la Sezione Straordinaria dell’APSA

    ◊   La Segreteria per l’Economia comunica che al prof. Franco Dalla Sega, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato conferito incarico professionale di “consulente speciale ad interim” presso la Sezione Straordinaria dell’APSA. Oltre ad assistere il segretario dell’APSA nella conduzione delle attività della Sezione, al prof. Dalla Sega potranno essere affidati determinati compiti e progetti e potrà essere richiesta specifica consulenza nella riorganizzazione dell’APSA prevista dalla più ampia revisione della struttura economico amministrativa della Santa Sede.

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    In Vaticano, seconda Conferenza internazionale sulla tratta degli esseri umani

    ◊   “Combattere il traffico degli esseri umani: Chiesa e rispetto della legge in collaborazione”. Su questo tema si terrà in Vaticano, il 9 e 10 aprile, la seconda Conferenza internazionale sulla tratta, promosso dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Presieduto dal card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, il convegno sarà ospitato dalla Pontificia Accademia delle Scienze, nella Casina Paolo IV. Ai lavori prenderanno parte i capi della polizia provenienti da ventidue Paesi, i rappresentanti dell’Europol e dell’Interpol ed anche alcune vittime della tratta che porteranno la loro testimonianza. A conclusione del convegno, i partecipanti all’evento sigleranno una dichiarazione di impegno comune; quindi, nella tarda mattinata del 10 aprile, saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco. È nota, infatti, l’attenzione del Pontefice al dramma della tratta: basti citare il suo primo messaggio Urbi et Orbi, nella Pasqua 2013, in cui ha definito il traffico di esseri umani “la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo”. “La conferenza – informa una nota – vuole essere un passo concreto per raggiungere l’obiettivo di sradicare la tratta degli esseri umani in tutto il mondo”. L’intenzione è quella di “costruire una rete efficace tra le forze di polizia per combattere il traffico di persone e per lavorare in collaborazione con la Chiesa”. Il “principio guida”, spiega ancora la nota, resta comunque sempre quello del “bene della vittima della tratta”. L’auspicio degli organizzatori della conferenza è che si arrivi ad “un approccio internazionale più coordinato per liberare il mondo dal flagello della questa forma di criminalità”: secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, infatti, la tratta colpisce 2,4 milioni di persone al mondo e, purtroppo, porta 32 miliardi di dollari l’anno nelle tasche dei criminali. Le conclusioni del convegno saranno presentate alla stampa il 10 aprile alle 13.30, presso la Sala Stampa della Santa Sede. (I.P.)

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    Università Tor Vergata. Corso sulla Dottrina sociale della Chiesa

    ◊   Un corso per promuovere una riflessione sull’economia e la società, e per riportare al centro dell’ attenzione la dignità della persona umana. Questo è l’obiettivo del primo Corso di perfezionamento in “Dottrina Sociale della Chiesa per lo sviluppo economico e sociale”, promosso dall’Università degli studi di Roma Tor Vergata, in collaborazione con il Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” e l’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria. Le lezioni, che partiranno dal prossimo 30 aprile e andranno avanti fino a dicembre, si suddivideranno tra momenti di didattica ed esperienze sul campo. Uno dei docenti e coordinatori del Corso, Mario Risso, ne parla al microfono di Marina Tomarro:

    R. - Le recenti crisi economiche e finanziarie hanno reso più evidente il problema di una crisi di civiltà e evidenziato come lo sviluppo di soluzioni incentrate soltanto sugli aspetti economico-finanziari abbia prodotto il deterioramento dei legami sociali, offuscando progressivamente le ragioni della convivenza e spesso negando i diritti dell’uomo. E’ opportuno, quindi, promuovere un processo di scambio tra persone e gruppi di cultura diversa che contribuiscano all’integrazione politica, economica, sociale e culturale di tutti i componenti della società. E’ in questo ambito che dal mondo laico giunge una progressiva attenzione agli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa. E’ proprio da qui che parte il Corso di perfezionamento in Dottrina sociale della Chiesa per lo sviluppo economico e sociale, che tende a rispondere alle esigenze di formazione delle figure professionali specializzate nei diversi profili necessari al governo e alla gestione delle istituzioni e delle organizzazioni complesse.

    D. - Ma chi sono i destinatari di questo Corso?

    R. - Il Corso è rivolto ai laureati che desiderano mettere al servizio della società la propria persona per svolgere funzioni sia di tipo imprenditoriale, ma anche manageriale, a operatori pubblici e del terzo settore in uno spirito di promozione umana, integrale e solidale.

    Sull’importanza di questo Corso di perfezionamento in Dottrina sociale della Chiesa per lo sviluppo economico e sociale, acoltiamo il commento di mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace:

    R. - E’ davvero incoraggiante il fatto che l’iniziativa di un Corso di alta formazione, a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa, si avvii all’interno di una università laica. Proprio il fatto che una università laica si sia messa in campo per offrire ai propri studenti una prospettiva nuova sull’economica e che apre alla speranza è davvero incoraggiante.

    D. - In che modo la Dottrina sociale della Chiesa si va, appunto, a inserire nello sviluppo economico e sociale attuale, secondo lei?

    R. - La Dottrina sociale della Chiesa consente all’economia e alla finanza di vivere secondo il loro mandato ricevuto da Dio, secondo la loro vocazione e secondo la finalità che è quella non solo della produzione di beni e servizi, come il non dispendio di energie, ma anche quella di servire l’uomo: lo stesso denaro, lo stesso profitto, le stesse Borse sono al servizio dell’uomo. Pertanto, la prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa non è per sottodimensionare l’attività economica e finanziaria, ma è piuttosto per promuoverla affinché essa sia realmente e il più possibile efficiente dal punto di vista umano e dal punto di vista dello sviluppo integrale delle persone e dei popoli.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La stanchezza del sindaco: Papa Francesco all'Associazione nazionale comuni italiani.

    Caccia al tesoro: il testo integrale del colloquio del Pontefice con un gruppo di giovani fiamminghi.

    Alla Magliana opzione per la carità: domani pomeriggio il vescovo di Roma nella parrocchia di San Gregorio Magno.

    La voce dell'icona: anticipazione del prologo di Antonis Fyrigos al libro di Manuel Nin su immagine teologica e poesia nell'Oriente cristiano.

    Cattedrali di idee: stralci dalla presentazione a "Teologia e poesia", tredicesimo volume dell'opera omnia di Inos Biffi.

    I cento giorni dell'orrore: Pierluigi Natalia sul genocidio in Rwanda, cominciato vent'anni fa.

    Se l'infanzia diventa un incubo: aumenta in Grecia il numero dei bambini a rischio povertà.

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    Oggi in Primo Piano



    Non si ferma la protesta in Venezuela a due mesi dall'inizio delle manifestazioni

    ◊   Proseguono le proteste in Venezuela contro il presidente Nicolas Maduro. I manifestanti lamentano crescenti livelli di criminalità, inflazione e carenza di beni primari. A due mesi dall’inizio della mobilitazione sono almeno 39 le persone che hanno perso la vita, 559 i feriti e 168 i fermati. In questo scenario, le parti si sono irrigidite. Quale potrebbe essere una strada da seguire? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Loris Zanatta, docente di storia dell'America Latina all'università di Bologna:

    R. - Francamente non saprei. Penso che nessuno sappia con precisione come uscire da una situazione di questo genere, perché naturalmente non esistono istituzioni neutrali in cui tutti abbiano fiducia - e dunque cui rivolgersi per una mediazione - ed entrambi i contendenti non si fidano l’uno dell’altro. Il governo accusa l’opposizione di volerlo rovesciare e l’opposizione, a sua volta, ha ottimi argomenti per definire il governo “inaffidabile”. Non è un caso – forse - che abbia fatto capolino l’ipotesi di una mediazione ecclesiastica. Nemmeno questa però è una soluzione a portata di mano al momento. Comunque l’Episcopato venezuelano ha emesso una dichiarazione molto importante, anche molto dura. Da un lato definisce – cito testualmente - “totalitario” il regime di Maduro, dall’altro ha aperto uno spiraglio affinché la Chiesa possa divenire un terreno il più possibile neutrale. Naturalmente i vescovi parlano di una riconciliazione.

    D. - Quindi a distanza di due mesi, se dovessimo fare un’analisi su quanto sta accadendo, quali sono le ragioni che spingono tante persone a mobilitarsi e a protestare?

    R. - Maduro deve fare i conti con il fatto che la sua impopolarità sta crescendo sempre di più. Il Paese è spaccato in due, e ormai contro di lui si sono congiunti due elementi: la protesta contro l’autoritarismo unita alla protesta contro l’inefficienza. Se si pensa all’enorme ricchezza che questo Paese ha avuto a disposizione e alla situazione economica in cui si trova, questo provoca un grido di rabbia, e oramai la protesta si è estesa anche ad una parte dei ceti popolari che fino a poco fa erano stati chavisti. Ricevo regolarmente appelli da parte di colleghi delle università venezuelane che raccontano delle condizioni in cui lavorano; condizioni veramente estreme, di libertà limitata. Sono tutti elementi che si sono saldati sempre di più con le proteste per le condizioni di vita, con la violenza che continua ad essere un flagello terrificante e la situazione economica. Tutto ciò pone ovviamente dei problemi, perché il governo non ha del tutto torto quando parla di manifestazioni così croniche come un tentativo di rovesciare un governo regolarmente eletto. Poi si pone un altro problema: a forza di andare avanti con queste manifestazioni bisognerà darsi un obbiettivo politico; questo lo vedo più complicato. Ma, non si vede perché dovrebbero smettere di cessare queste manifestazioni nel momento in cui il governo non cede di un minimo ma anzi diventa sempre più autoritario. Oramai, anche secondo i sondaggi, la maggior parte dei venezuelani ritiene che il governo sia una dittatura, non una democrazia.

    D. - In questa situazione qual è il ruolo degli Stati Uniti?

    R. – Non lo conosciamo esattamente. Probabilmente lo stanno svolgendo con grandissimo tatto e delicatezza, cercando probabilmente di dare qualche sostegno all’opposizione. Ma io non credo che in questa crisi gli Stati Uniti abbiano un ruolo centrale. Chi dovrebbe averlo in questa crisi sono i Paesi Sudamericani; hanno creato l’Unasur, hanno mille istituzioni per mediare e per adesso i governi dell’America Latina stanno traccheggiando. Penso che in realtà la preoccupazione più grande degli Stati Uniti sia quella di non farsi trascinare dentro il conflitto e quindi non consentire a Maduro di presentare il conflitto come un conflitto tra il nazionalismo latino-americano e l’impero statunitense. La vecchia tattica o tecnica del nazionalismo latino-americano, gli Stati Uniti lo conoscono fin troppo bene ed è quindi l’ultima cosa in cui vogliono farsi trascinare.

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    Giornata della carità: domani colletta nelle chiese romane

    ◊   Domenica 6 aprile è la Giornata della Carità. La colletta di tutte le Chiese della diocesi di Roma sarà devoluta alle attività Caritas che si svolgono in 36 centri e vedono impegnati 200 operatori e più di tremila volontari. Oltre 62 mila persone si sono rivolte alla Chiesa di Roma per chiedere un aiuto nel corso dell’ultimo anno. Veronica Giacometti ha intervistato Alberto Colaiacomo, responsabile della Comunicazione di Caritas Roma:

    R. – Tradizionalmente, da oltre 20 anni la Chiesa di Roma dedica una delle domeniche di Quaresima alla carità per sostenere le opere della Caritas diocesane. Di solito, questo accade nella quinta domenica di Quaresima, l’ultima. La cosa principale è che in ogni celebrazione, in ogni chiesa, si parlerà delle opere di carità che vengono fatte dalla diocesi. I sacerdoti avranno delle parole per illustrare come la Chiesa “è di Roma” e quindi ogni cristiano è chiamato a sostenerla e non solo economicamente. Per Roma sono numeri molto importanti. Abbiamo inviato ai sacerdoti una scheda per spiegare quelli che viene fatto con i 36 centri diocesani della Caritas, che ogni anno erogano 193 mila pernottamenti a più di tremila persone, più di 350 mila pasti all’anno senza interrompere mai il servizio. Le mense sono aperte tutti i giorni, anche i festivi. Sono opere molto importanti che si rivolgono a quelle fascia di popolazione più esclusa che da sola non ce la farebbe.

    D. – Come si può contribuire in maniera pratica a questa Giornata della carità?

    R. – Si può contribuire direttamente con l’offerta ai sacerdoti durante la Messa, collegandosi al sito della Caritas Roma www.caritasroma.it, dove si trovano le varie modalità per fare la donazione on line. La Giornata della Carità sarà l’inizio di una settimana – la Settimana della carità – in cui ci saranno numerose iniziative sia a livello diocesano che a livello delle singole parrocchie sui temi della carità. La settimana si concluderà venerdì con due Via Crucis: quella nel pomeriggio con i detenuti del carcere di Rebibbia e la sera alle 19, all’interno del Parco di Villa Glori, ci sarà un’altra Via Crucis - le tre case famiglie dei malati di Aids, insieme con le sei parrocchie della prefettura.

    D. – Oltre 62 mila persone si sono rivolte alla Chiesa di Roma per chiedere un aiuto nel corso dell’ultimo anno…

    R. – Sono 62 mila persone, per al maggior parte italiani. Sono arrivati nei centri di ascolto, sono aumentati i nuclei familiari, cioè la richiesta riguarda l’intero nucleo. Ci sono famiglie che perdendo il lavoro, hanno perso la casa e si ritrovano in strada con i bambini. Quello che noi facciamo è innanzi tutto accoglierli ed ascoltarli.

    D. – Chi sono le persone che si rivolgono maggiormente ai centri di ascolto?

    R. – Per la maggior parte sono donne, in sette casi su dieci. Questo perché nelle famiglie le donne sono le prime a farsi avanti per questo primo colloquio. Sono più italiani che stranieri. I problemi che hanno sono legati soprattutto al lavoro.

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    Ail: in 4000 piazze d’Italia le uova di Pasqua contro le leucemie

    ◊   Fino a domani, in 4000 piazze d’Italia l'Associazione italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma (Ail), sarà presente con i suoi volontari per offrire un uovo di cioccolato a quanti verseranno un contributo minimo di 12 euro. Il tradizionale appuntamento di solidarietà ha permesso negli anni di raccogliere significativi fondi destinati al sostegno di diverse iniziative dell’Associazione. Al microfono di Eliana Astorri, ne parla l’ematologo Franco Mandelli, presidente Ail:

    R. – Credo che dobbiamo veramente pensare che l’Ail sia ormai una delle Associazioni più note nel mondo. Finanzia essenzialmente due settori. Uno è quello della ricerca, senza la quale non ci sarebbero risultati migliori, non si riuscirebbe a ottenere più cure, più guarigioni per tutti. L’altro, fondamentale, è quello dell’assistenza domiciliare ai malati. Cosa significa? Poter mandare a casa quanto prima possibile i nostri pazienti. Il bambino chiede: “Dottore, quando torno a casa?”, ma anche l’adulto e l’anziano, perché nella propria casa la malattia viene vissuta in un altro modo, ci sono i parenti, gli amici. La terza cosa è quella di realizzare e mantenere anche le case Ail che sono situate vicino ai reparti di cura. Queste costruzioni si trovano in molte città italiane e i malati che hanno bisogno di fare delle cure, risiedendo lontani, possono essere ospitati durante quel periodo. Ovviamente poi, a tutto questo si associa quella necessità – qualche volta impellente – di offrire dei contributi anche piccoli per dare ai malati la possibilità di mangiare, di essere accuditi dai loro familiari, di avere dei volontari vicini che con un sorriso, con una carezza, riescono a far sopportare ai malati anche indagini dolorose, fastidiose.

    D. – Nelle nostre interviste dedicate alle uova di Pasqua, e a dicembre alle Stelle di Natale, prendiamo sempre l’occasione per denunciare la mancanza di sangue – parliamo in particolare del Lazio – e per invogliare alla donazione…

    R. – Parlare di questo è importante, perché senza il sangue non si possono curare non solo i malati affetti da leucemie, linfomi e mielomi, ma anche i soggetti che hanno incidenti stradali, non si possono fare trapianti d’organo, interventi chirurgici importanti. Nel Lazio soprattutto, ma anche in molte altre città italiane, il sangue manca. Fare il donatore significa sentirsi felici almeno per qualche giorno dopo aver donato. Poi, c’è anche un vantaggio per il donatore, perché donando il sangue prima di donarlo viene sottoposto ad analisi che consentono qualche volta di fare delle diagnosi precoci che altrimenti non verrebbero effettuate. Diventano dei cittadini di "serie A", che hanno delle analisi periodiche gratuite che possono veramente aiutare il donatore stesso.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella quinta domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo della risurrezione di Lazzaro. Gesù dice a Marta:

    «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    La “domenica della risurrezione di Lazzaro” viene a noi con una notizia decisiva per il nostro cammino verso la Pasqua. Cristo annuncia: “Io sono la risurrezione e la vita”. Egli è colui che dona la risurrezione. A Gesù viene recata la notizia: “Signore, colui che tu ami è malato”. Questo amore entra in modo nuovo nella storia di ogni singola creatura per strapparla al non senso ultimo della sofferenza e della morte: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. E a Marta, la sorella di Lazzaro, Gesù fa una domanda, che è per me e per te, oggi: “Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?". Questo è il tempo per rinnovare profondamente, insieme a Marta, la nostra fede nel Figlio di Dio: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”, per stabilire la propria vita sulla roccia della risurrezione dei morti, sulla speranza della vita eterna: Dio ha davvero creato l’uomo per la risurrezione e la vita. Per coloro che si trovano senza questa vita, la Quaresima è il tempo della riconciliazione con Dio e con la Chiesa, tempo di grazia per ricevere la Parola del Signore che grida: “Lazzaro, vieni fuori”, “Liberatelo e lasciatelo andare”, nella gioiosa esperienza della liberazione, del perdono dai peccati, per ricevere la “veste nuziale” che ci fa commensali di Cristo: dopo questa domenica è il tempo stesso a farsi breve, a correre verso il suo compimento nel Santo Triduo e nella Veglia Pasquale.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Iraq. Il Patriarca Sako: i cristiani non sono minoranza, ma cittadini

    ◊   L’avvenire dei cristiani in Iraq e in Medio Oriente, le sfide politiche e religiose che si pongono, il fondamentalismo islamico e la cooperazione tra cristiani e musulmani contro la violenza: sono stati questi alcuni dei temi principali affrontati dal Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Sako, in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico francese La Croix, a conclusione del colloquio internazionale sul tema della presenza cristiana in Medio Oriente, svoltosi a Lione. Sottolineando con forza il fatto che “non si deve considerare i cristiani come una minoranza, ma come dei cittadini”, si è poi soffermato sul problema del sempre più ridotto numero di cristiani in Iraq, conseguenza delle violenze perpetrate a loro danno. Il Patriarca ha quindi evidenziato il ruolo che la comunità cristiana e cattolica svolge in un Paese a maggioranza musulmana, impegnandosi nelle attività educative, sanitarie e di assistenza. Condannando il fanatismo e l’intolleranza crescente contro i cristiani da parte di musulmani estremisti, che percepiscono il cristianesimo come un pericolo, ha apprezzato l’apertura al dialogo da parte dell’islam “moderato” così come la volontà di cooperare tra cristiani e musulmani. Nell’attesa della redazione di una dichiarazione sulla libertà religiosa, il capo della Chiesa caldea ha riferito che “un comitato di cristiani e musulmani potrebbe preparare insieme questo documento che traccerebbe le paure e le speranze dei cristiani”, attuandosi nello spirito di apertura che ha caratterizzato il Concilio Vaticano II. Infine, il Patriarca dei Caldei ha ribadito la necessità vitale di “una dichiarazione solenne che condanni la violenza dando a tutti, cristiani e musulmani, la libertà di predicare civilmente la propria religione”. (G.P.)

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    Perù. I vescovi: legge sulle unioni civili omosessuali anticamera del matrimonio gay

    ◊   Rispettare le innegabili differenze naturali e complementari tra uomo e donna: è questa l’esortazione che arriva dai vescovi peruviani in un comunicato diffuso dopo che in questi giorni, in Parlamento, è stato presentato un progetto legge per le unioni civili tra persone dello stesso sesso. La nota dell’episcopato afferma che “tale progetto normativo contiene elementi tipici del matrimonio” ed è quindi “evidente il tentativo di equiparare l’unione civile omosessuale al matrimonio, così da aprire la strada alle nozze gay con la possibilità di adozione di bambini nel Paese”. Il comunicato della Conferenza episcopale peruviana afferma, poi, che la proposta di legge è contraria all’ordine naturale, distorce la vera identità della famiglia e contraddice la finalità del matrimonio. I vescovi, infatti, ricordano che la famiglia è la cellula naturale e fondamentale della società anche secondo le più importanti dichiarazioni internazionali in materia, perché essa viene prima dello Stato, in quanto istituzione di diritto naturale. “Noi cattolici siamo consapevoli che i diritti sono uguali per tutti e condanniamo ogni forma di discriminazione – sottolineano i presuli - tuttavia sappiamo che nella ricerca della vera giustizia è indispensabile rispettare le innegabili e preziose differenze della natura umana”. I difensori delle unioni omosessuali invocano l’uguaglianza, concludono i vescovi, ma dimenticano che la diversità e complementarietà sessuale non è stabilita dalla persona umana, dallo Stato o dalla legge, ma dalla creazione di Dio per il bene del genere umano. (A. T.)

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    Argentina: dal “Tavolo di dialogo” un appello a porre fine alle violenze a Santa Fe

    ◊   Con un forte appello alla società e allo Stato affinché affrontino la grave situazione di violenza e d’insicurezza nella provincia argentina di Santa Fe, si è concluso in questi giorni l’incontro del “Tavolo di Dialogo”, convocato dall’arcidiocesi di Santa Fe dopo i gravi episodi che hanno sconvolto l’opinione pubblica del Paese. Al termine dei lavori, il “Tavolo di Dialogo” - associazione costituita da istituzioni pubbliche, private, religiose, educative e della società civile per fare fronte alle problematiche della provincia – ha diffuso un comunicato in cui si condanna l’assenza dello Stato in una regione afflitta dalla “violenza, l’insicurezza, la delinquenza e la morte”. Un’assenza che si è evidenziata con l’insorgere di gruppi cittadini che, davanti alla mancanza di forze pubbliche, si fanno giustizia da sé. L’episodio più drammatico, tra i cinque accaduti negli ultimi mesi nella provincia, è accaduto a Rosario, dove un gruppo di cittadini ha malmenato un giovane ladro di appena 18 anni, che poi è morto in ospedale dopo quattro giorni di agonia. “Condanniamo le risposte di una ‘giustizia fai da te’ perché non fanno altro che alimentare la violenza”, si legge nel documento finale della riunione del Tavolo, presieduta da mons. José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe e presidente della Conferenza episcopale argentina. “Non possiamo abituarci a convivere con il delitto, la violenza e la morte”, afferma il comunicato. “Sappiamo - si legge ancora - che tra le cause di questa realtà che ci impoverisce e ci paralizza ci sono l’emarginazione, il narcotraffico, l’assenza di una cultura di valori che dia un senso alla vita, ma soprattutto la latitanza di una dirigenza politica responsabile del bene comune dei cittadini”. Infine, la nota sottolinea l’urgenza di una cultura del dialogo, dell’incontro e della solidarietà, nella cornice di uno Stato di diritto che abbia alla base una società libera, giusta e fraterna. “Questo richiede - conclude il Tavolo - la presenza di tutti i poteri dello Stato che, nell’esercizio delle proprie funzioni e con l’applicazione della legge, rafforzino la vita democratica”. (A cura di Alina Tufani)

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    Chiesa del Quebec in festa per San Francesco de Laval e Maria dell’Incarnazione

    ◊   Non si spegne la gioia della Chiesa del Quebec per la canonizzazione di Francesco de Laval, primo vescovo locale, e di Maria dell’Incarnazione, fondatrice delle Orsoline dell’Unione canadese. Il 3 aprile, infatti, Papa Francesco ha esteso il loro culto alla Chiesa universale, procedendo alla cosiddetta “canonizzazione equipollente”, pratica utilizzata nei riguardi di figure di particolare rilevanza ecclesiale per le quali è attestato un culto liturgico antico esteso e con ininterrotta fama di santità e di prodigi. “Sono due grandi testimoni di Cristo per l’umanità”, afferma l’arcivescovo di Quebec, card. Gérald Lacroix, cui fa eco il presidente dell’Assemblea dei vescovi cattolici locali, mons. Pierre-André Fournier: “Con queste canonizzazioni, Papa Francesco dimostra una vicinanza alla nostra Chiesa che ci commuove profondamente”. E gratitudine per la decisione del Pontefice arriva anche dal presidente dei vescovi canadesi, mons. Paul-André Durocher, che afferma: “Ringraziamo il Papa per questo magnifico dono alla nostra Chiesa e a tutto il popolo del Paese e siamo grati al Signore che ha fatto nascere tra noi due modelli così eminenti di santità e di servizio”. “Immensa gioia” per una notizia “attesa a lungo” arriva anche dalla Superiora delle Orsoline canadesi, suor Luoise Gosselin: “Questa canonizzazione – spiega – permetterà a molte persone di trovare in Maria dell’Incarnazione un sostegno, un’ispirazione, una luce”. Francesco de Laval e di Maria dell’Incarnazione si vanno ad aggiungere ad altri due Santi canadesi: Frère André, canonizzato nel 2010 e Caterina Tekakwitha, salita agli onori degli altari nel 2012. Le celebrazioni ufficiali per la canonizzazione si terranno il 18 maggio nella diocesi di Quebec. (I.P.)

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    Santiago di Cuba: incontro di corresponsabilità ecclesiale sulla gestione delle risorse

    ◊   Convocato dalla Conferenza episcopale di Cuba e organizzato dall’arcidiocesi di Santiago, si è svolto in questi giorni il primo “Incontro nazionale di corresponsabilità ecclesiale” per riflettere sull’amministrazione delle risorse necessarie ai piani pastorali della Chiesa. Delegati di tutto il Paese hanno analizzato il funzionamento amministrativo delle diocesi per l’auto-sostentamento del lavoro pastorale, la gestione delle risorse umane e lo studio dell’ambito legale nel quale si sviluppano le relazioni Chiesa-Stato. L’arcivescovo di Santiago, mons. Dionisio Guillermo García Ibáñez, che ha presieduto l’incontro, ha affermato che “non si può vedere l’economia come un qualcosa di lontano dalla vita cristiana” perché si tratta dell’amministrazione responsabile delle risorse del “tempo, del talento e del tesoro che Dio ci ha donato per la costruzione del suo Regno”.“Bisogna sensibilizzare i fedeli sul loro ruolo di sostegno per il culto, per il clero e per la pratica della carità - ha aggiunto l’arcivescovo di Santiago - ma allo stesso tempo bisogna cercare nuove fonti di finanziamento per le diocesi, migliorarne la gestione interna e informare i fedeli su come vengono utilizzati le risorse e i beni affidati alla Chiesa”. Mons. García ha quindi ricordato che il dono del talento ha l’obiettivo di aumentare la santità di Dio, e che pertanto bisogna fare attenzione nel distinguere tra le spese imprescindibili, necessarie, convenienti e quelle superflue. Infine, il presule ha affermato che l’agire con corresponsabilità implica il rispetto del principio evangelico per il quale accettiamo Gesù Cristo come nostro Signore e, grazie alla fede, siamo convinti che tutto ciò che siamo, tutta la nostra vita, lo dobbiamo a Lui, al quale dobbiamo donare il nostro tempo e il nostro talento. In questo senso, ha concluso l’arcivescovo di Santiago, la corresponsabilità ecclesiale, più che una filosofia o un metodo di gestione, è uno stile di vita cristiano che consente il sostegno sicuro e duraturo della Chiesa. (A.T.)

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    Sudafrica: il 27 aprile, Giornata di preghiera per i 20 anni di democrazia

    ◊   Era il 27 aprile 1994 quando in Sudafrica si tennero le prime elezioni democratiche che portarono alla presidenza dello Stato Nelson Mandela. A distanza di vent’anni da quella storica data, la Conferenza episcopale locale (Sacbc) ha deciso di indire una speciale Giornata di preghiera. “Chiediamo a tutte le persone di buona volontà – scrivono i presuli in una nota – di unirsi a noi in preghiera per il Paese”. Quattro, in particolare, le intenzioni suggerite per le orazioni dei fedeli: ringraziare Dio per il successo ventennale della democrazia; pentirsi per gli errori commessi; chiedere al Signore un futuro sereno per tutti gli abitanti del Paese ed impegnarsi responsabilmente in vista delle elezioni parlamentari, fissate per il 7 maggio. Nella preghiera che i presuli hanno preparato appositamente per la Giornata, si invoca inoltre Dio affinché “coloro che governano il Sudafrica possano lavorare instancabilmente e in modo disinteressato per far crescere la nazione in verità, giustizia, amore e libertà”. Intanto, è bufera sul capo dello Stato Jacob Zuma, finito al centro di uno vero e proprio scandalo finanziario. Il presidente, infatti, avrebbe speso circa venti milioni di dollari di denaro pubblico per i lavori nella sua residenza privata in campagna, a sud di Nkandla. Le spese sono state giustificate dal governo come interventi dovuti a motivi di sicurezza; tuttavia, risultano costruiti anche un campo da calcio, una piscina ed un anfiteatro. Per questo, la Sacbc chiede una spiegazione “chiara ed immediata”: in una nota a firma di mons. Stephen Brislin, presidente della Conferenza episcopale, i vescovi definiscono “inaccettabile” tale sperpero di denaro pubblico ed esortano il capo dello Stato a “ricordare che milioni di sudafricani continuano a vivere in povertà e che molti sono privi di anche di un’abitazione rudimentale o di un riparo”. (A cura di Isabella Piro)

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    Svizzera. Mutuo riconoscimento del Battesimo tra anglicani e luterani

    ◊   Il prossimo 21 aprile le confessioni riunite nella Comunità di lavoro delle Chiese cristiane svizzere (Ctec) firmeranno l’estensione del riconoscimento reciproco del Sacramento del Battesimo alla Chiesa anglicana e luterana. La firma – informa un comunicato della Ctec – sarà celebrata con Vespri solenni a Riva San Vitale, nel Canton Ticino. Il documento sarà firmato da rappresentanti della Chiesa anglicana e della Federazione delle Chiese evangeliche luterane della Svizzera e del Principato del Liechtenstein, insieme alla Conferenza episcopale cattolica (Ces), alla Federazione delle Chiese protestanti svizzere (Feps) e alla Chiesa cattolica cristiana che avevano già riconosciuto reciprocamente il loro Battesimo nel 1973. L'Esercito della Salvezza e l'Unione delle comunità battiste della Svizzera (Bund Schweizer Baptistengemeinden) aggiungeranno un allegato al testo. Non parteciperanno invece alla firma le Chiese ortodosse membri della Ctec che pure hanno collaborato alla stesura del documento. “Con il mutuo riconoscimento del Battesimo – afferma il comunicato - sottolineiamo che le Chiese sono legate dalle loro origini nella fede al Dio trinitario e che esso è un'espressione dell'unità visibile a cui esse aspirano”. (L. Z.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII no. 95

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.