Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/05/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: la preghiera umile, forte e coraggiosa compie miracoli
  • Il Papa ai vescovi siciliani ripete: "Abbiate l'odore delle vostre pecore"
  • Per i cristiani, i poveri non sono sociologia ma la carne di Cristo: il richiamo del Papa alla Veglia di Pentecoste
  • Martinez: il Papa ha incoraggiato i movimenti alla nuova evangelizzazione e alla comunione
  • Altre udienze e nomine episcopali di Papa Francesco
  • Colloquio buddista-cristiano: rafforzare il dialogo per promuovere pace, rispetto della vita e giustizia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tunisia: scontro tra governo e salafiti, continuano le manifestazioni
  • Siria: l’esercito di Assad riconquista la città strategica di Qusayr
  • Un anno fa il sisma in Emilia. Napolitano: una ferita per l’intero Paese
  • Aumento Iva al 22%. Belletti: penalizzate le famiglie e i consumi
  • Allarme di "Save the Children": povertà di prospettive per i ragazzi italiani
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Libia: attentato nei pressi della chiesa cattolica di Bengasi
  • Egitto. Ancora attacchi contro la comunità copta ortodossa: due chiese incendiate
  • Libano. Il card. Rai ai politici: "Nessuna interferenza nella crisi in Siria"
  • Iraq: raffica di attentati a Baghdad e Bassora, decine di vittime
  • I vescovi africani ed europei chiedono all'Ue maggiore trasparenza finanziaria
  • Pakistan: la Pentecoste tra i cristiani "uniti nella diversità"
  • Indonesia: a rischio la libertà religiosa. Nuove violenze contro gli ahmadi
  • Bolivia: la Chiesa invita alla calma ed a riprendere il dialogo
  • Colombia. "Camminare verso la giustizia e la pace": settimana per l’unità dei cristiani
  • Australia: nuovo progetto contro la tratta e il lavoro minorile in India
  • A Milano presentazione del nuovo Museo della Terra Santa a Gerusalemme
  • Padre Ferruccio Brambillasca nuovo Superiore generale del Pime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: la preghiera umile, forte e coraggiosa compie miracoli

    ◊   Una preghiera coraggiosa, umile e forte, compie miracoli: è quanto ha affermato il Papa stamani nella Messa presieduta a Santa Marta. Erano presenti alcuni dipendenti della Radio Vaticana accompagnati dal direttore della nostra emittente, padre Federico Lombardi. Il servizio di Sergio Centofanti:

    La liturgia del giorno presenta il brano del Vangelo in cui i discepoli non riescono a guarire un fanciullo; deve intervenire Gesù stesso che si lamenta dell’incredulità dei presenti; e al padre di quel ragazzo che chiede aiuto risponde che “tutto è possibile per chi crede”. Papa Francesco osserva che spesso anche quanti vogliono bene a Gesù non rischiano troppo nella loro fede e non si affidano completamente a Lui:

    “Ma perché, questa incredulità? Credo che è proprio il cuore che non si apre, il cuore chiuso, il cuore che vuole avere tutto sotto controllo”.

    E’ un cuore, dunque, che “non si apre” e non “dà il controllo delle cose a Gesù” – spiega il Papa – e quando i discepoli gli domandano perché non hanno potuto guarire il giovane, il Signore risponde che quella “specie di demoni non si può scacciare in alcun modo se non con la preghiera”. “Tutti noi – sottolinea - abbiamo un pezzo di incredulità, dentro”. E’ necessaria “una preghiera forte, e questa preghiera umile e forte fa che Gesù possa fare il miracolo. La preghiera per chiedere un miracolo, per chiedere un’azione straordinaria – prosegue - dev’essere una preghiera coinvolta, che ci coinvolga tutti”. E a questo proposito racconta un episodio accaduto in Argentina: una bimba di 7 anni si ammala e i medici le danno poche ore di vita. Il papà, un elettricista, “uomo di fede”, è “diventato come pazzo – racconta il Pontefice - e in quella pazzia” ha preso un autobus per andare al Santuario mariano di Lujan, lontano 70 km:

    “E’ arrivato dopo le 9 di sera, quando era tutto chiuso. E lui ha incominciato a pregare la Madonna, con le mani sulla cancellata di ferro. E pregava, e pregava, e piangeva, e pregava … e così, così è rimasto tutta la notte. Ma quest’uomo lottava: lottava con Dio, lottava proprio con Dio per fare la guarigione della sua fanciulla. Poi, dopo le 6 del mattino, è andato al terminal, ha preso il bus ed è arrivato a casa, all’ospedale alle 9, più o meno. E ha trovato la moglie piangente. E ha pensato al peggio. ‘Ma cosa succede? Non capisco, non capisco! Cosa è successo?’. ‘Mah, sono venuti i dottori e mi hanno detto che la febbre se n’è andata, che respira bene, che non c’è niente! La lasceranno due giorni in più, ma non capiscono che cosa è successo!’. Questo succede ancora, eh?, i miracoli ci sono!”.

    Ma è necessario pregare col cuore, conclude il Papa:

    “Una preghiera coraggiosa, che lotta per arrivare a quel miracolo; non quelle preghiere per cortesia, ‘Ah, io pregherò per te’: dico un Pater Noster, un’Ave Maria e mi dimentico. No: preghiera coraggiosa, come quella di Abramo che lottava con il Signore per salvare la città, come quella di Mosé che aveva le mani in alto e si stancava, pregando il Signore; come quella di tante persone, di tanta gente che ha fede e con la fede prega, prega. La preghiera fa miracoli, ma dobbiamo credere! Io penso che noi possiamo fare una bella preghiera … e dirgli oggi, tutta la giornata: ‘Credo, Signore, aiuta la mia incredulità’ ... e quando ci chiedono di pregare per tanta gente che soffre nelle guerre, tutti i rifugiati, tutti questi drammi che ci sono adesso, pregare, ma con il cuore il Signore: ‘Fallo!’, ma dirgli: ‘Credo, Signore. Aiuta la mia incredulità’ che anche viene nella mia preghiera. Facciamo questo, oggi”.

    inizio pagina

    Il Papa ai vescovi siciliani ripete: "Abbiate l'odore delle vostre pecore"

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi i vescovi della Conferenza episcopale della Sicilia, in visita "ad Limina". Tra di loro c’era anche mons. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Siracusa. Sergio Centofanti gli ha chiesto un suo commento sull’incontro col Pontefice:

    R. - Le posso dire che ho un cuore veramente pieno di gioia, perché è stato un incontro molto arricchente. Il Papa ci ha ascoltato con tanta attenzione. Ognuno di noi ha riferito riguardo alle proprie diocesi. Questo incontro comunitario ci ha aiutato proprio a costruire un discorso d’insieme, a mostrare un’immagine della nostra Sicilia più reale, più obiettiva, proprio perché ognuno ha messo la sua parte. Il Papa ci ha raccomandato di stare molto vicini alla nostra gente. Ha ripetuto quella frase: “Abbiate l’odore delle vostre pecore”… Abbiamo detto che alcuni di noi stanno compiendo la visita pastorale e lui ci ha raccomandato proprio questa vicinanza. Ci ha posto anche delle domande sulla famiglia: come vive, quale problematiche ci sono e quali difficoltà sta affrontando. Ovviamente noi abbiamo riferito quella che è la situazione della famiglia nella nostra Sicilia: ancora resiste, ma ovviamente le nuove difficoltà si vanno evidenziando.

    D. - Avete affrontato anche problemi come la crisi, la disoccupazione …

    R. - Certo, tutti noi abbiamo raccontato anzitutto delle difficoltà economiche, che sono un po’ generalizzate dalle nostre parti e per cui molte famiglie trovano difficoltà serie e obiettive. Le difficoltà economiche ritardano anche, per molti, la formazione della famiglia. Questi problemi li abbiamo presentati al Santo Padre…

    D. – Col Papa avete parlato anche della piaga della criminalità organizzata …

    R. - Ma guardi, noi non abbiamo nascosto che ci sono anche queste difficoltà tra la nostra gente, perché ovviamente c’è la mentalità malavitosa: c’è ed è diffusa. Questo glielo abbiamo detto al Papa. Ma insieme a questo, però, abbiamo anche raccontano le cose belle che ci sono. Per esempio, la Chiesa qui ancora ha una sua presenza. Io sto facendo la visita pastorale e vedo come sono accolto, anche dalle istituzioni civili. Quindi, c’è un’attenzione per la Chiesa che non possiamo nascondere. Siamo noi che dobbiamo dare una testimonianza più chiara e più evangelica. Questo il Papa lo ha sottolineato, ce lo ha detto anche.

    inizio pagina

    Per i cristiani, i poveri non sono sociologia ma la carne di Cristo: il richiamo del Papa alla Veglia di Pentecoste

    ◊   Che cos’è la “Chiesa povera e per i poveri” di cui parla Papa Francesco? Nella Veglia di Pentecoste con i movimenti e le nuove comunità, il Santo Padre si è soffermato su questo tema, rispondendo proprio ad una domanda su Chiesa e povertà. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riproponiamo alcuni passaggi della risposta del Papa che ha innanzitutto sottolineato che i poveri per i cristiani non sono “una categoria sociologica”, ma la “carne di Cristo”:

    Quando facciamo l’elemosina a un povero, lo guardiamo negli occhi, gli tocchiamo la mano o gli gettiamo la moneta? Papa Francesco ha posto un interrogativo lacerante per la coscienza di ogni cristiano. Un richiamo senza sconti per sottolineare con forza che la povertà, per chi si definisce cristiano, non può essere derubricata a “categoria sociologica o filosofica o culturale”. I poveri sono la carne di Cristo:

    "Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà del Signore. E questo non è facile".

    Dobbiamo “toccare la carne di Cristo – ha esortato – prendere su di noi questo dolore per i poveri”. E questo vale ancora di più in questo momento di crisi. Noi cristiani, ha avvertito il Papa, “non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello scoraggiamento”. La Chiesa, ha detto ancora, non deve chiudersi in se stessa:

    "Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala!".

    La Chiesa, ha proseguito, “deve uscire da stessa” e andare “verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano”. Certo, ha osservato, quando uno esce di casa e va per strada può succedere un incidente:

    "Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!"

    Noi, ha poi constatato con amarezza, viviamo una cultura in cui “quello che non mi serve lo getto via, la cultura dello scarto”:

    "Oggi – questo fa male al cuore dirlo – oggi, trovare un barbone morto di freddo non è notizia. Oggi è notizia, forse, uno scandalo. Uno scandalo: ah, quello è notizia! Oggi, pensare che tanti bambini non hanno da mangiare non è notizia. Questo è grave, questo è grave! Non possiamo restare tranquilli!"

    Noi, ha detto ancora, non possiamo diventare “cristiani inamidati”, “troppo educati”. Cristiani che “parlano di cose teologiche mentre prendono il tè”. Noi “dobbiamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo”. Il Papa ha, infine, preso spunto da un midrash biblico sulla costruzione della Torre di Babele per denunciare quanto ancora oggi, come migliaia di anni fa, la dignità di un operaio, di un lavoratore conti meno del denaro:

    "Questo succede oggi: se gli investimenti nelle banche calano un po’… tragedia…come si fa? Ma se muoiono di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa niente! Questa è la nostra crisi di oggi! E la testimonianza di una Chiesa povera e per i poveri va contro questa mentalità".

    inizio pagina

    Martinez: il Papa ha incoraggiato i movimenti alla nuova evangelizzazione e alla comunione

    ◊   Riecheggiano ancora con forza le parole che Papa Francesco ha rivolto alla Veglia e poi alla Messa di Pentecoste alle migliaia di fedeli di movimenti, nuove comunità e associazioni, riuniti in Piazza San Pietro sabato e domenica. Papa Francesco ha ricordato, tra l’altro, che il Signore ci aspetta, ha invitato i cristiani a dare testimonianza della fede andando verso le periferie esistenziali, a vivere nella Chiesa aprendosi allo Spirito Santo senza chiudersi nei particolarismi. Debora Donnini ha chiesto a Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, cosa lo abbia maggioramene colpito:

    R. – La gente ci ha ringraziati perché sentiva il desiderio di condividere la fede con Papa Francesco e questo guardando alla nuova evangelizzazione, di cui i movimenti sono protagonisti, è davvero un grande segno di speranza. Il Papa ha detto che bisogna avere passione per la comunione. Poi, le parole che ci ha detto segnano una continuità con i suoi due predecessori e l’attualità della nuova evangelizzazione.

    D. – Papa Francesco ha invitato a lasciarsi guidare dal Signore, ricordando che Pietro si è proprio lasciato guidare da Gesù, per giungere a quella prima evangelizzazione ai gentili …

    R. – Il Papa ha detto: attenzione, perché talvolta vorremmo essere noi a guidare lo Spirito Santo e non a lasciarci guidare da Lui, ed ecco perché talvolta la paura fa capolino e la paura si sconfigge invece con la fiducia. In fondo l’esempio di Pietro è tutto legato a questo cambiamento: prima della discesa dello Spirito Santo prevale la rassegnazione, dopo la discesa dello Spirito Santo, c'è la grande forza testimoniale di Pietro che nel giorno di Pentecoste va incontro alla gente e non ha paura. E allora, c’è da fidarsi dello Spirito Santo, ci ha detto il Santo Padre. Il Papa poi dice: maggiore fiducia nello Spirito Santo che da una parte segnala la bellezza di queste ricchezze carismatiche che lo Spirito ha suscitato come Provvidenza e dall’altra parte lo sforzo di tutti a lasciarci usare dallo Spirito per ribadire che la fede è una, come Gesù ci ricorda: crederanno nella misura in cui noi siamo una sola cosa.

    D. – Papa Francesco ha detto: il Signore sempre ci "primerea”, cioè ci sta aspettando. Ha detto che questa è l’esperienza che i Profeti di Israele descrivevano dicendo che il Signore è come un fiore di mandorlo, cioè il primo fiore della primavera …

    R. – "Primerea" significa anche che ci anticipa nell’amore, che ci anticipa in quelli che sono i nostri desideri, ci viene in soccorso, ci viene incontro sapendo quali sono i bisogni dell’uomo. C’era nella parola del Papa l’espressione di questo Dio che si prende cura dei suoi figli e l’immagine del mandorlo è altrettanto significativa perché nel linguaggio biblico il mandorlo indica la vigilanza. E Dio è visto come il custode di Israele, che non si addormenta.

    D. – Il Papa ha sottolineato, sempre in questo suo discorso, che la Chiesa deve uscire da se stessa per andare verso le periferie esistenziali. Ha detto anche: "non possiamo diventare" "quei cristiani troppo educati, che parlano di cose teologiche mentre prendono il tè, tranquilli”. Ecco, per il Rinnovamento nello Spirito Santo, cosa significa questo e come accoglie questo invito di Papa Francesco ad andare verso "le periferie esistenziali"?

    R. – Noi siamo particolarmente impegnati verso le famiglie, anche delle più bisognose: penso alle famiglie in Moldova, dove la crisi è drammaticamente morale, familiare, economica. E' il Paese più povero della nostra Europa. Ma penso anche alle famiglie dei detenuti e degli ex-detenuti, in modo speciale a Caltagirone nelle proprietà che furono dei fratelli Sturzo. Noi dobbiamo certamente ribadire quanto sia fondamentale parlare della nuova evangelizzazione anche guardando alla cultura del nostro tempo. Un progetto in atto sono le “Dieci piazze per Dieci Comandamenti”: una rilettura creativa, propositiva del Decalogo che riprende adesso a giugno e a settembre, dopo le tre piazze di Roma, Napoli e Verona, nello scorso anno.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine episcopali di Papa Francesco

    ◊   Il Papa ha ricevuto questa mattina in Udienza presso la Domus Sanctae Marthae il card. Darío Castrillón Hoyos e il card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

    A Singapore, il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Singapore, presentata da S.E. Mons. Nicholas Chia Yeck Joo, per sopraggiunti limiti d’età. Gli succede S.E. Mons. William Goh, Coadiutore della medesima arcidiocesi.

    inizio pagina

    Colloquio buddista-cristiano: rafforzare il dialogo per promuovere pace, rispetto della vita e giustizia

    ◊   Il cammino verso la pace è irto di ostacoli e richiede coraggio, pazienza, perseveranza, determinazione e sacrificio. Il dialogo tra i popoli diventa così una priorità e un segno di speranza. E’ quanto hanno scritto nella Dichiarazione finale i partecipanti al IV Colloquio buddista-cristiano riunitisi presso la Pontificia Università Urbaniana il 6 maggio scorso per discutere sul tema “Pace interiore, pace fra i popoli”. I partecipanti al convegno, organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso con la collaborazione dell’Ufficio per il dialogo ecumenico ed interreligioso della Cei, hanno concordato che solo attraverso una reciproca comprensione delle rispettive tradizioni religiose si può arrivare a comprendere i cardini della responsabilità comune di conservare o ristabilire la pace. Tra i punti in comune rilevati nel percorso che porta alla costruzione di una pace vera sia i cristiani che i buddisti attribuiscono particolare rilevanza alla libertà interiore, alla purificazione dei cuori, alla compassione e al dono di sé. Nonostante le differenze esistenti, in campo etico cristianesimo e buddismo concordano sul rispetto della vita come strumento del bene comune basato sul amore e sulla compassione. I partecipanti al colloquio hanno inoltre concordato sulla necessità di rafforzare il dialogo tra buddisti e cristiani per affrontare le sfide della minaccia alla vita umana, della povertà, della fame, delle malattie endemiche, della violenza e della guerra, che mortificano la vita umana ed avvelenano la pace nelle società umane. Il desiderio di cooperare per il bene dell’umanità – concludono i partecipanti – deve emergere dal profondo delle rispettive esperienze spirituali. Solo la pace interiore – affermano – può trasformare i cuori e far riconoscere nell’altro il fratello o la sorella. Per costruire un mondo di pace è essenziale unire gli sforzi per insegnare soprattutto ai giovani come vivere in pace e a rischiare per il suo conseguimento. (S.L.)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il fuoco della missione: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla celebrazione - nella solennità di Pentecoste - della Giornata dei movimenti, delle nuove comunità, delle associazioni e delle aggregazioni laicali.

    La preghiera fa miracoli: Messa del Papa a Santa Marta.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il rinnovato impegno dell’Europa contro l’evasione fiscale.

    Perfezione infranta: Antonio Paolucci sulla “Pietà” di Michelangelo il cui volto, il 21 maggio 1972, fu sfregiato a martellate da un folle (una giornata di studio domani ai Musei Vaticani ripercorre la storia del restauro del capolavoro).

    Libertà religiosa, fondamentale aspirazione: il seminario promosso a Istanbul dal Patriarcato ortodosso di Costantinopoli e dal Consiglio delle Conferenze Episcopali europee.

    L’Europa in crisi ha bisogno di moneta spirituale: il cardinale Kurt Koch sul fondamentale contributo dell’unità dei cristiani al progetto di integrazione continentale.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Tunisia: scontro tra governo e salafiti, continuano le manifestazioni

    ◊   In Tunisia è scontro tra governo e salafiti. Manifestazioni, nelle ultime 24 ore, si sono registrate in varie parti del Paese provocando un morto tra i contestatori e 14 feriti. Le violenze sono scoppiate a causa del divieto che l’esecutivo ha imposto, allo svolgimento del Congresso annuale di "Ansar al-Sharia" nella città di Kairouan. Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione con Massimo Campanini, docente di Storia dei paesi islamici all’Università di Trento:

    R. – Indubbiamente, il Paese fatica a trovare una stabilità, perché le forze interne sono l’una contro l’altra armata. La vittoria del partito islamista moderato "Ennahda" è stata contrastata sia da destra, cioè dai salafiti, sia da sinistra, cioè dai movimenti laici. Il partito "Ennahda", però, sta cercando di accreditarsi come partito di governo e sta cercando di applicare una forma di democrazia che, se ispirata all’islam, potrebbe rappresentare una certa misura di novità all’interno del pensiero politico: sia del pensiero politico islamico che di quello in generale, riguardante la democrazia e le strutture politiche del mondo contemporaneo. La Tunisia, quindi, sta effettivamente muovendosi verso una fase di transizione estremamente agitata, in cui si scontrano due visioni diverse e contrarie dell’islam. C’è una versione, appunto, di "Ennahda" che è conversante, potenzialmente di governo, il cui leader, Rashid Ghannushi, ha sempre preso posizione molto chiara a favore della democrazia, anche dal punto di vista procedurale, e una visione di islam molto "dura e pura", che è quella dei salafiti, che partendo da una fraintesa concezione del Corano, pretendono di imporre una visione del mondo ispirata ad un passato che, sia pur glorioso, non può essere ripetuto.

    D. – Il premier Ali Larayedh ha detto che "Ansar al-Sharia" è collegata in qualche modo al terrorismo: è un’organizzazione illegale. La tensione, quindi, continua a salire?

    R. – Che i salafiti possano essere in qualche modo collegati ad elementi di tipo jihadista è senza dubbio possibile. Bisogna, però, considerare il fatto che lo stesso movimento salafita è un movimento molto composito e variegato. Accanto, dunque, agli elementi jihadisti, ci sono anche elementi anti politici o che, comunque, aspirano alla realizzazione di uno Stato islamico molto tradizionalista. Questo potrebbe, in effetti, mettere a rischio la stabilità interna della Tunisia, anche se credo che i salafiti abbiano un appoggio popolare in realtà abbastanza ristretto, anche perché la radicalità delle loro posizioni evidentemente va contro quella che è una tradizione abbastanza consolidata di atteggiamento laico del pensiero della società tunisina.

    D. – Ma, secondo lei, in questo scenario, la comunità internazionale deve avere un ruolo oppure no all’interno della Tunisia?

    R. – Io non vedrei un ruolo della comunità internazionale d’interferenza, soprattutto alla luce di un malinteso desiderio di opposizione o di "esportazione" della democrazia occidentale, quanto piuttosto di ausilio, quanto piuttosto di sostegno alle forze che stanno cercando delle nuove vie con molta fatica, per rinnovare il sistema politico e istituzionale dei Paesi arabi.

    inizio pagina

    Siria: l’esercito di Assad riconquista la città strategica di Qusayr

    ◊   Sono almeno una sessantina le vittime della violenta battaglia delle ultime ore a Qusayr, nel centro della Siria. La roccaforte è stata strappata, ieri, dal controllo dei ribelli ed è tornata nelle mani delle truppe del regime. Nei combattimenti sono morti, a fianco delle truppe lealiste, decine di miliziani Hezbollah. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    Qusayr: una città strategica per diversi motivi. Si trova vicinissima al confine con il Libano e a Homs – la terza città della Siria – ed è sulla strada che collega Damasco alla costa. Ecco perché la battaglia è stata senza esclusioni di colpi; da terra e da cielo, con artiglieria pesante e bombardamenti aerei che hanno provocato decine di morti. Tra le vittime ci sarebbero anche una ventina di miliziani libanesi Hezbollah. Non è un caso che il premier israeliano Netanyahu, ieri, abbia sottolineato che “sarà fatto tutto il possibile” per impedire il trasferimento di armi ai combattenti del movimento sciita. Una minaccia, la sua, seguita a quelle giunte dal regime di Damasco, che sempre ieri ha puntato i suoi missili su Tel Aviv; la città ''sarà colpita - hanno fatto sapere uomini vicini ad Assad – se ci saranno nuovi raid'' dei caccia dello Stato ebraico. Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze:

    "I missili russi di cui Assad dispone sono praticamente sempre in mano a consiglieri militari russi, che ne decidono l’uso e ne guidano il lancio. Questi missili sono pedine da giocare sul terreno di una trattativa diplomatica, su cui sia Mosca sia Washington hanno concordato dovrebbero avere luogo in giugno. E a questa trattativa Mosca, e quindi la Siria, vuole arrivare da posizioni di forza".

    Intanto, proprio sulla Conferenza di giugno si accendono le polemiche. Mosca spinge affinché sia presente anche l’Iran, mentre dice che “non è giusto fissare una scadenza per le trattative”. Il processo potrebbe essere molto lungo e difficile, tanto da prevedere mesi, se non anni per giungere ad una soluzione.

    inizio pagina

    Un anno fa il sisma in Emilia. Napolitano: una ferita per l’intero Paese

    ◊   E’ passato un anno dal sisma che ha sconvolto l’Emilia provocando la morte di 28 persone. Ammontano inoltre a quasi 13 miliardi i danni causati dalle scosse del 20 e del 29 maggio dell'anno scorso. Per ricordare quanto accaduto si tiene oggi pomeriggio a Ferrara una cerimonia commemorativa a cui partecipa, tra gli altri, il presidente della Camera, Laura Boldrini. In un messaggio, il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, parla di ferita inferta al Paese intero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “Tragedie come questa – sottolinea il presidente Giorgio Napolitano - infliggono una ferita al Paese intero che si deve ritrovare unito nel dolore e nel ricordo”. Il capo di Stato italiano, esprimendo in un messaggio la propria vicinanza alle comunità colpite, ha anche ricordato “l’esempio di forza e di coesione offerto dalle popolazioni nel reagire alla sciagura” e ringraziato i “tanti cittadini che spontaneamente accorsero in aiuto prestando il loro sostegno nei momenti più difficili con generosità e alto senso civico”. Sulla situazione ad un anno dal terremoto, ascoltiamo don Mirko Corsini, delegato per il sisma della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna:

    “Ad un anno dal sisma, apparentemente, la situazione è ferma come un anno fa, per quanto riguarda l’aspetto chiaramente della ricostruzione. Il lavoro, comunque, in quest’anno c’è stato, perché tutto l’iter burocratico della ricostruzione è una macchina complicatissima che si è messa in moto. E’ questione proprio di giorni e sarà pubblicato - per quello che riguarda gli edifici che hanno rilevanza pubblica, tra cui sono state riconosciute le Chiese - il programma della ricostruzione, il primo gradino per tutto il processo di ricostruzione. L’iter è sicuramente ancora molto lungo. Nei fatti, non c’è stato un grande ripristino. Stanno addirittura concludendosi alcune messe in sicurezza delle chiese. Per quello che riguarda le attività produttive e le case, il grande pericolo che stanno avvertendo è che alcune attività produttive si stanno dislocando e che alcune persone continuano ad essere fuori casa e fuori dai centri storici. I rischi sono di avere tempi lunghi”.

    In dodici mesi, la Regione Emilia Romagna ha chiesto e ottenuto circa 10 miliardi di euro per ricostruire quello che il sisma ha cancellato. I soldi sono stati sbloccati ma la macchina della ricostruzione si muove lentamente e a soffrire sono soprattutto i cittadini che non possono rientrare nelle loro case e le aziende che devono riaprire se non vogliono chiudere definitivamente.

    “Questo è un problema avvertito: il fatto che, da una parte, ci sia il desiderio delle nostre comunità, della nostra gente emiliana di essere legata al territorio e quindi di condurre la propria vita lavorativa, familiare, affettiva dove ha vissuto; dall’altra, però, è chiaro che le situazioni di precarietà sia a livello lavorativo sia a livello di vita quotidiana in alcuni luoghi scoraggiano. Poter vedere – questo spero sia possibile nei prossimi mesi – lavori che iniziano, cantieri che sono in moto - perché, chiaramente, il lavoro preliminare non è sotto gli occhi di tutti, invece la presenza di un cantiere è visibile a tutti - credo che dia la voglia di ricominciare e dia anche un segnale di speranza che le cose stanno ripartendo”.

    Sono quasi 800 le chiese e gli edifici ecclesiastici, nei comuni colpiti dal sisma, che devono essere ricostruiti. Ancora Don Mirko Corsini:

    “Allo stato attuale, almeno a me risulta che nessuna chiesa abbia iniziato i lavori di ripristino. Sono state terminate le messe in sicurezza e si sta operando a livello di progettualità. Gli edifici colpiti, intendo chiese parrocchiali, le chiese sussidiali, i nostri campanili, le case canoniche, le opere delle comunità, le scuole - che sono stati tra i primi edifici messi in ordine - nella nostra regione sono stati 746. Sommati agli altri ecclesiastici sono 782. La macchina in questo momento è arrivata al via. Ci si augura che da qui ad un mese, massimo due, si possa sbloccare la situazione, con la pubblicazione del primo piano di ricostruzione per tutta una serie di edifici e si possa quindi iniziare a fare qualcosa di concreto”.

    inizio pagina

    Aumento Iva al 22%. Belletti: penalizzate le famiglie e i consumi

    ◊   A marzo il fatturato dell'industria italiana è sceso ancora cedendo lo 0,9% su febbraio e il 7,6% su base annua. Lo rileva l'Istat. A pesare è soprattutto il mercato interno. A gravare sui consumi da luglio ci sarà anche l’aumento dell’aliquota Iva al 22%. E’ quanto denuncia Confcommercio secondo cui tale provvedimento comporterà il rischio chiusura per 26 mila negozi ed un incremento di spesa per famiglia pari a 135 euro annui. Critiche dal Forum delle Famiglie. Il presidente Francesco Belletti denuncia inoltre l’assenza nella squadra di governo di un titolare della delega alla famiglia. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - La situazione è grave e alcune di queste decisioni sono eccessive. Ad esempio, gli aumenti dell’Iva ci hanno sempre visto contrari, perché sono aumenti che penalizzano il crescere dei consumi, andando a penalizzare le famiglie numerose che sono costrette a spendere di più perché devono dare da mangiare a più bocche, devono comprare più vestiti. Non parliamo di consumi di lusso, ma di beni necessari. Quindi ogni intervento di alleggerimento fiscale è necessario e positivo: bene l’eliminazione – speriamo – dell’Imu dalla prima casa, e male queste prospettive sull’Iva.

    D. - E mentre il governo è a lavoro sul decreto relativo al welfare per rivedere la cosiddetta riforma Fornero, non ha ancora affrontato la questione importante della delega alla famiglia…

    R. - Pochi giorni fa, ci siamo trovati a chiedere nuovamente con forza l’esplicitazione di una delega che deve essere prioritaria per la presidenza del Consiglio, perché non vorremmo che l’attenzione alle famiglie fosse un’attenzione residuale legata alle criticità e alle emergenze. L’attenzione alle famiglie deve essere una sfida di sistema. Questo Paese si salva se rilanciamo la qualità di vita e la speranza delle famiglie. Per esempio, nella riforma Fornero, ma anche nei provvedimenti di questi giorni, vediamo pochissima attenzione alla conciliazione tra famiglia e lavoro. Il lavoro delle donne si protegge se si rende più semplice la conciliazione tra famiglia e lavoro. Poi c’è il tema dei giovani che invece, ci sembra che almeno a parole, nelle ultime ore, sia finalmente arrivato all’attenzione del governo. Questo tema non può che essere custodito da qualcuno nel governo che lo abbia in mente con chiarezza come suo mandato. Per questo chiediamo una delega, non per avere un sottosegretariato in più, ma perché la questione famiglia non venga dimenticata.

    D. - Cioè, secondo lei, riformare il welfare senza dare la dovuta attenzione alla famiglia, che come in molti dicono è ammortizzatore sociale per eccellenza, è una strategia miope …

    R. - Sì. Ma tra l’altro non fa riferimento al modo in cui si può uscire dalla crisi. Nessuno salverà da solo questo Paese! Non lo salveranno le famiglie ma neanche le azioni del governo! È nell’alleanza tra i soggetti! Questo tema della “famiglia ammortizzatore sociale” è un errore gravissimo! La famiglia è il luogo di sviluppo del Paese. Se si trova a fare da ammortizzatore sociale, è perché la società non è capace di farlo, e questo richiede un cambio di prospettiva, altrimenti le famiglie saranno schiacciate da cariche assistenziali sempre più forti. Come di fronte alla crisi economica finanziaria molti oggi dicono che bisogna cambiare logica, così anche nello sguardo alle famiglie bisogna cambiare paradigmi.

    inizio pagina

    Allarme di "Save the Children": povertà di prospettive per i ragazzi italiani

    ◊   L’Italia è agli ultimi posti in Europa – dopo Grecia e Bulgaria - per povertà di prospettive per bambini e adolescenti. A denunciarlo è il dossier “Le paure per il futuro dei ragazzi e genitori italiani” realizzato da Ipsos per Save the Children, in occasione del lancio della campagna “Allarme infanzia”. La metà dei genitori intervistati esprime dubbi sulle opportunità per i figli e il 25% degli adolescenti vede un futuro difficile. Ne parla Raffaella Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, al microfono di Elisa Sartarelli:

    R. - Molti di loro sono convinti che il loro futuro sarà peggiore e più difficile di quello dei genitori. Colpisce, per esempio, una percentuale: quasi un ragazzo su quattro immagina che il suo futuro lavorativo dovrà essere all’estero e quindi già crede di dover lasciare il nostro Paese per trovare uno sbocco lavorativo. E anche il dato, che si riferisce alla crisi attuale, della riduzione di consumi che sono consumi importanti dal punto di vista educativo: quindi quando si comincia a rinunciare ad andare alla gita scolastica con i compagni di scuola; quando si rinuncia all’acquisto di libri; quando si rinuncia alla possibilità di fare attività sportive e ricreative vediamo complessivamente perdersi tante opportunità proprio per i ragazzi e le ragazze che vivono nelle famiglie più povere, con più difficoltà.

    D. - Ci sono dati allarmanti: quasi un milione di bambini sotto i sei anni è a rischio povertà…

    R. - Purtroppo l’Italia è uno dei Paesi dove la povertà incide più fortemente proprio sui bambini. Quindi la povertà minorile necessiterebbe di un intervento specifico, perché la povertà sui bambini ha degli effetti duplici: riguarda il loro presente e riguarda il loro futuro. Non possiamo aspettare che finisca la crisi per occuparci di questo enorme problema, che il nostro Paese vive proprio con una specificità sull’infanzia.

    D. - Altro dato allarmante è che il 18 per cento di ragazzi abbandona la scuola, come pensando che l’istruzione non garantisca più un lavoro…

    R. - E’ un segno anche questo di sfiducia nel futuro! Invece noi sappiamo che questo è un gravissimo handicap per il nostro Paese: abbiamo una percentuale di laureati bassa, molto bassa rispetto agli altri Paesi europei e il fatto che un ragazzo su cinque in pratica si fermi al diploma di terza media, significa un’enorme perdita di talenti e di opportunità. La dispersione scolastica, però, come si combatte? Per esempio investendo sulla scuola e noi, invece, in questi anni abbiamo avuto un fortissimo disinvestimento di risorse nelle scuola.

    D. - Come possiamo restituire ai ragazzi italiani la fiducia nel futuro?

    R. - Io credo con molti atti concreti. Noi abbiamo proposto alcune semplici cose da fare, anche in un periodo di crisi: intanto aiutare i bambini che sono nelle famiglie più povere. Si sta sperimentando, in Italia, in alcune città italiane, una carta acquisti per aiutare proprio nell’acquisto dei beni primari quelle famiglie in povertà estrema. Vogliamo che questa sperimentazione sia allargata a tutte le famiglie che sono in condizioni di povertà sul territorio italiano. Poi, appunto, investire nella scuola e nell’educazione per consentire ai ragazzi - anche se sono in un contesto difficile e disagiato - di vedere una prospettiva di cambiamento e quindi di investire su stessi e sul proprio futuro. E poi per i più piccoli, la rete dei servizi di prima infanzia e qui ci sono delle opportunità concrete: c’è la nuova programmazione dei fondi europei e l’Italia - purtroppo - non brilla nella spesa di questi fondi, ma sono fondi a disposizione che possono essere investiti. Noi chiediamo al governo di porre come primo punto di investimento proprio la costruzione di una rete di servizi per la prima infanzia, per aiutare i bambini dai 0 ai 3 anni e aiutare anche i loro genitori, le loro mamme, per un inizio che possa dare fiducia anche nel futuro.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Libia: attentato nei pressi della chiesa cattolica di Bengasi

    ◊   In Libia un attentato ha preso di mira la chiesa cattolica dell’Immacolata di Bengasi, nella notte del 17 maggio. “Hanno messo una bomba all’entrata del corridoio che porta al cortile dove si affaccia la porta della chiesa. La chiesa dunque non è stata toccata direttamente ma l’attentato è un segnale non positivo che ci offende” dice all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. Mons. Martinelli sottolinea la difficile situazione nella quale vive la piccola comunità cristiana nel capoluogo della Cirenaica a causa dell’estremismo islamico. “La Chiesa in Libia è in sofferenza. A Bengasi è stato colpita la chiesa copta, è stato ucciso il loro cappellano ed ora viene colpita la chiesa cattolica” dice il vicario apostolico di Tripoli. “Come ho riferito in altre occasioni, in Cirenaica diversi istituti religiosi femminili sono stati costretti a chiudere i battenti, a Tobruk, Derna, Beida, Barce, oltre che a Bengasi. Le suore che sono state costrette a partire hanno servito la popolazione con generosità” continua mons. Martinelli. “Però devo aggiungere che ieri, domenica di Pentecoste, a Bengasi nonostante l’attentato, alla Messa hanno partecipato diverse persone, soprattutto libici che hanno voluto portare la loro solidarietà ai sacerdoti e alle poche suore rimaste” sottolinea il vicario apostolico. “Basta con questa violenza che non ha senso, soprattutto di fronte alla volontà di dialogo che c’è sempre stata da parte nostra. Ho però fiducia nella buona volontà del popolo libico, che ci ama” conclude mons. Martinelli. (R.P.)

    inizio pagina

    Egitto. Ancora attacchi contro la comunità copta ortodossa: due chiese incendiate

    ◊   La comunità copta egiziana affronta una nuova escalation di attacchi da parte degli islamisti. Lo scorso 17 maggio, due chiese sono state assaltate con bombe molotov nel distretto di Dakhela, a ovest di Alessandria d'Egitto, e a Menpal nell'Alto Egitto. Ad Alessandria oltre 20mila musulmani hanno attaccato la chiesa di St. Mary incendiando l'ingresso dell'edificio e frantumando le finestre. Nell'assalto è morto un uomo in seguito a un attacco di cuore. In risposta alle violenze, centinaia di copti sono usciti dalle loro abitazioni creando un muro umano intorno all'edificio. Secondo i testimoni alcuni islamisti armati di pistole e coltelli hanno sparato contro la folla, facendo alcuni feriti. All'origine degli scontri - riferisce l'agenzia AsiaNews - vi sarebbe un diverbio fra due vicini di casa. Basem Ramzy Michael, cristiano copto, avrebbe avuto atteggiamenti poco educati con la sorella di Hamada Alloshy, un musulmano con precedenti penali. In breve tempo la lite fra i due è esplosa in uno scontro interreligioso. Un episodio simile è avvenuto il 13 maggio scorso, nel villaggio di Menbal, distretto di Matay, a nord della provincia di Minya, dove una folla di musulmani ha preso d'assalto la chiesa detta del principe Tadros el-Mashreki e aggredito una persona all'interno. Gli assalitori hanno lanciato pietre contro l'edificio, saccheggiato i negozi cristiani nelle vicinanze e incendiato automobili. La minoranza copta è stata minacciati di essere cacciata dal paese. Alla base dell'attacco anche in questo caso, un banale litigio fra giovani sfociato in violenza. Alcuni giovani musulmani avrebbero fatto avance a un gruppo di ragazze copte, mentre entravano in chiesa. Vedendosi ignorati il gruppo ha atteso le giovani cristiane all'uscita e gettato contro di loro sacchetti riempiti di urina. Le giovani sono state soccorse da alcuni coetanei cristiani che hanno iniziato un acceso diverbio con i musulmani. Come in altri casi, la notizia si è sparsa nel villaggio. Un breve tempo una folla di islamisti si è radunata di fronte alla chiesa, costringendo i giovani a rifugiarsi all'interno. Ehab Ramzy, cristiano copto, procuratore della provincia ed ex parlamentare, spiega che Menbal ha maggioranza musulmana, mentre Manshiet Menbal, a 10 chilometri di distanza, ha maggioranza copta. "I cristiani dei due villaggi - spiega - non hanno nulla a che fare con la lite che ha avuto luogo in Manshiet Menbal. Le giovani sono state attaccate solo perché cristiane". Due giovani musulmani sono stati arrestati dalla polizia di Menbal. Nei prossimi giorni si terrà un incontro di riconciliazione fra le due comunità. "Ora - aggiunge - le forze di sicurezza stanno cercando alcuni giovani copti per arrestarli. Essi sono la merce di scambio per cercare la riconciliazione". Fonti di AsiaNews sottolineano che gli attacchi contro la comunità copta sono ormai all'ordine del giorno e vengono di fatto ignorati dalle forze di polizia, che a causa del clima di caos, lasciano che siano le comunità a risolvere fra loro le diatribe, anche se vi sono morti o feriti. L'episodio più grave è avvenuto lo scorso 7 aprile davanti alla cattedrale di S. Marco al Cairo, dove gruppo di islamisti ha attaccato con pietre e molotov i funerali di quattro cristiani uccisi durante gli scontri settari avvenuti il 5 aprile nel quartiere di Khosous, nella periferia della capitale. Iniziato davanti agli occhi delle forze dell'ordine, l'assalto ha fatto due morti e oltre 80 feriti. Un edificio della chiesa ha preso fuoco. (R.P.)

    inizio pagina

    Libano. Il card. Rai ai politici: "Nessuna interferenza nella crisi in Siria"

    ◊   “Considero i politici libanesi responsabili davanti alla storia e alla coscienza nazionale. Se non riescono a approntare una legge elettorale degna del nostro Paese, provocheranno la delusione del popolo”. Al termine della sua visita pastorale alle comunità maronite dell’America Latina, il Patriarca maronita, card. Boutros Bechara Rai, ha rivolto un richiamo ai politici libanesi incapaci, a suo dire, di trovare un accordo per una nuova legge elettorale. “Il Libano - riferisce l’agenzia Fides che riporta le parole del porporato - ha bisogno di facce nuove che possano governarlo”. Parole forti sono state espresse del Patriarca maronita anche sull’atteggiamento delle forze libanesi in merito al conflitto siriano: “La guerra in Siria ha diviso i libanesi in due fazioni, una a favore dell’opposizione e l’altra schierata con Assad. Ma io affermo ad alta voce che non dobbiamo interferire negli affari interni di nessun Paese. Dico ai politici e ai responsabili libanesi: pensate a costruire il vostro Paese malridotto, invece di prendere parte alla guerra in Siria. Smettetela di giocare col destino del nostro Paese che ha dato tanto al mondo”. Riguardo alla legge elettorale - su cui soprattutto le formazioni politiche dei cristiani appaiono divise - il Patriarca ha ribadito che “non si può rimanere senza governo in un frangente storico così delicato e pieno di insidie”. (R.P.)

    inizio pagina

    Iraq: raffica di attentati a Baghdad e Bassora, decine di vittime

    ◊   Sono decine, finora almeno 60, le vittime causate da attentati dinamitardi e scontri a fuoco avvenuti tra ieri sera e oggi in diverse regioni dell’Iraq. Questa mattina - riporta l'agenzia Misna - nella sola Baghdad sono esplose cinque autobomba, che hanno preso di mira stazioni degli autobus e mercati in quartieri abitati per lo più da sciiti. Secondo la polizia, alcune ore prima degli attentati di Baghdad due bombe erano esplose a Bassora, principale città del sud dell’Iraq abitata in prevalenza da sciiti. Violenze, del resto, si sono verificate tra ieri sera e questa notte anche nella provincia nord-orientale di Al Anbar. Responsabili di polizia hanno riferito di scontri a fuoco seguiti a un tentativo di liberare alcuni agenti presi in ostaggio da un gruppo armato. Combattimenti si sono verificati anche durante l’assalto a due commissariati nella città di Haditha. Nel complesso, tra ieri e oggi nella provincia di Al Anbar hanno perso la vita 24 poliziotti. Queste violenze hanno seguito altre giornate difficili. Venerdì una serie di attentati avevano causato più di 60 morti in quartieri e città abitate in prevalenza dalla minoranza sunnita. In Iraq negli ultimi mesi ad alimentare la tensione stanno contribuendo proteste delle comunità sunnite nei confronti del governo guidato dallo sciita Nouri al Maliki, in carica dal 2010. (R.P.)

    inizio pagina

    I vescovi africani ed europei chiedono all'Ue maggiore trasparenza finanziaria

    ◊   “La sfida di mettere in atto le riforme strutturali necessarie per contrastare l'evasione fiscale e l'opacità del sistema finanziario è urgente” afferma una lettera aperta firmata da mons. Gabriel Mbilingi, arcivescovo di Lubango, presidente della Conferenza episcopale di Angola e Săo Tomé e vice presidente del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar), e da mons. Ludwig Schwarz, vescovo di Linz, in Austria, in occasione della riunione del 22 maggio a Bruxelles del Consiglio dell’Unione Europa dedicato tra l’altro ad una più giusta tassazione ed alla lotta all’evasione fiscale. Il documento, inviato all’agenzia Fides, sottolinea che “ogni anno, i Paesi di tutto il mondo perdono miliardi di potenziali entrate, con una media annuale di denaro illecitamente portato all’estero dai Paesi in via di sviluppo che va da 725 a 810 miliardi”. Ricordando i precedenti impegni presi del Consiglio dell’Unione Europea per combattere il trasferimento illecito di denaro da un Paese all’altro, i due vescovi auspicano che siano adottati provvedimenti concreti in questo campo. Tra questi vi sono: la creazione di un standard internazionale per lo scambio automatico di informazioni finanziarie anche al di fuori dell’UE; la creazione di registri bancari nazionali e regionali facilmente accessibili alle autorità fiscali e giudiziarie; l’imposizione alle società che ricevono sussidi o contratti pubblici, rigide norme di trasparenza; il rafforzamento delle norme contro le frodi fiscali e i flussi finanziari illegali. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: la Pentecoste tra i cristiani "uniti nella diversità"

    ◊   Il soffio dello Spirito Santo opera per l’unità dei cristiani in Pakistan. Una veglia ecumenica ha segnato la celebrazione della Pentecoste per le diverse comunità cristiane di Lahore, capitale del Punjab, che si sono ritrovate per un incontro di preghiera e riflessione, con lo scopo di rafforzare lo spirito di comunione e condivisione. Alla veglia - riferisce l'agenzia Fides - tenutasi alla vigilia di Pentecoste nella chiesa di san Giuseppe a Lahore, e organizzata dal “Comitato di Unità Ecumenica”, hanno preso parte centinaia di fedeli e i rappresentanti delle quattro principali comunità cristiane in Pakistan: mons. Sebastian F. Shaw, amministratore apostolico di Lahore (Chiesa cattolica); i vescovi Samuel Robert Azaria e Irfan Jamil (“Chiesa del Pakistan”, anglicana); il rev Salamat Masih (Esercito della Salvezza) il rev. Arif M. Siraj (Chiesa presbiteriana). “La fede dei primi cristiani era basata sulla loro esperienza personale: avevano visto il Signore, lo avevano sentito, lo avevano toccato e lo mostravano ai fedeli attraverso la fraternità, la condivisione del pane e la testimonianza”, ha ricordato il vescovo Irfan Jamil. “Abbiamo bisogno di riscoprire la fraternità come quella della Chiesa primitiva, che era radicata nella fede”. Il vescovo ha messo l’accento anche sull’evangelizzazione, chiedendo ai fedeli di condividere l’annuncio: “Cristo è risorto dai morti e noi siamo suoi testimoni”. Mons. Sebastian Shaw, incoraggiando le iniziative e gli sforzi ecumenici, ha rimarcato che la solidarietà fra i cristiani si vede nelle difficoltà, ma anche nei programmi sociali che “stimolano ad avvicinarsi gli uni agli altri”. Il rev. Arif Siraj, il moderatore della Chiesa presbiteriana in Pakistan, ha sottolineato “l’urgenza e la bellezza dell’unità, che è dono dello Spirito Santo”. “Ringraziamo il Signore per il dono del suo Santo Spirito, nella Pentecoste: lo Spirito è con noi sempre. L'unità tra le Chiese deve essere visibile. In un paese islamico come il Pakistan siamo chiamati a essere testimoni di Cristo”, ha concluso il vescovo Samuel Robert Azaria. I cristiani in Pakistan sono, complessivamente, il 3% della popolazione, che conta circa 180 milioni di abitanti. (R.P.)

    inizio pagina

    Indonesia: a rischio la libertà religiosa. Nuove violenze contro gli ahmadi

    ◊   Nuove violenze a sfondo confessionale colpiscono l'Indonesia e, anche in questo caso, l'obiettivo è la minoranza musulmana ahmadi, ritenuta eretica perché non riconosce Maometto come ultimo profeta ed è vittima di persecuzione e abusi dall'ortodossia sunnita. L'ultimo assalto è avvenuto nei giorni scorsi alla Baitul Salam Mosque, nel villaggio di Gempolan, nel sotto-distretto di Pakel, nella provincia di East Java e segue un analogo episodio avvenuto ai primi di maggio nel West Java, in cui sono state attaccate case e luoghi di culto. Episodi destinati ad alimentare la polemica attorno al premio per la difesa della libertà religiosa al presidente Susilo Bambang Yudhoyono, contestato da leader cattolici e altri esponenti delle minoranze. La moschea di Baitul Salam è stata attaccata da una folla di centinaia di estremisti, con pietre e altro materiale provocando danni seri all'edificio. Dietro l'assalto pare vi sia una situazione di conflitto fra il capo della locale comunità ahmadi e i rivali di villaggi vicini. Il leader della minoranza "eretica" avrebbe rifiutato il diktat di interrompere le funzioni e diffondere l'ideologia e il culto ahmadi. Le tensioni interconfessionali contribuiscono ad alimentare la polemica fra esponenti delle minoranze e i vertici di governo a Jakarta, alla vigilia dell'assegnazione di un premio al presidente indonesiano per la tutela della libertà religiosa. Alle critiche espresse dal filosofo e sacerdote gesuita padre Franz Magnis Suseno, che ha inviato una lettera alla Appeal of Conscience Foundation (Acf), stigmatizzano la scelta di concedere il World Statesman Award a Yudhoyono, ha ribattuto con durezza il portavoce del capo di Stato. Nella sua nota Julian Aldrin Pasha ha accusato il religioso di fomentare lo scontro e di diffondere una cattiva opinione sulla massima carica istituzionale del Paese. E ha aggiunto che il riconoscimento è indice delle "buone cose fatte per favorire la pace, l'armonia confessionale e la democrazia". A fronte delle durissime parole di accusa del portavoce presidenziale restano i fatti, e le violenze che continuano a colpire le minoranze religiose. Mentre nel Paese si fa sempre più forte e diffusa l'opinione che alle "vuote parole e proclami" di Yudhoyono, in rari casi seguano dei fatti concreti soprattutto in tema di libertà religiosa e tutela delle minoranze. (R.P.)

    inizio pagina

    Bolivia: la Chiesa invita alla calma ed a riprendere il dialogo

    ◊   La Chiesa cattolica in Bolivia ha espresso preoccupazione per le tensioni di questi giorni a causa delle proteste promosse dalla Central Obrera Boliviana (Cob) con manifestazioni e marce pubbliche. L'intervento della Chiesa è dovuto al timore di possibili scontri di piazza anche perché il governo di Evo Morales ha esortato i propri sostenitori ad uscire per strada “per difendere il processo di cambiamento nel Paese”. I gruppi fedeli al Presidente stanno già preparando delle dimostrazioni, chiamate "contromarcia", volte a impedire gli assembramenti quotidiani dei lavoratori nelle diverse città del Paese. "Gli annunci di radicalizzazione delle misure di pressione e gli appelli a nuove manifestazioni pubbliche possono portare allo scontro tra fratelli", ha ammonito la Conferenza episcopale boliviana, attraverso una nota inviata a Fides. Mons. Edmundo Abastoflor, arcivescovo de La Paz, ha ribadito che il dialogo "è l'unica via possibile e democratica", e ha esortato il presidente Morales e i dirigenti sindacali a riprendere i negoziati sulla riforma della legge pensionistica. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia. "Camminare verso la giustizia e la pace": settimana per l’unità dei cristiani

    ◊   "Camminare verso la giustizia e la pace" è questo il tema della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani in corso (dal 19 al 26 maggio) in diverse città della Colombia. “Questo anno, la riflessione è ispirata alla realtà complessa che affrontano i dalit. Secondo il sistema di caste dell'India, i dalit sono emarginati socialmente, sottorappresentati politicamente, sfruttati economicamente e culturalmente soggiogati”, si legge nella nota inviata all'agenzia Fides dalla Conferenza episcopale colombiana. Anche in Brasile la situazione dei dalit è al centro della riflessione della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani. In Colombia, la Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani coincide con il Foro Ecumenico per la Pace 2013. La Colombia vive ancora con lo sguardo rivolto al tavolo del dialogo di pace con i diversi gruppi della guerriglia e la comunità cattolica ha organizzato diversi eventi per appoggiare queste iniziative di pace per il Paese. (R.P.)

    inizio pagina

    Australia: nuovo progetto contro la tratta e il lavoro minorile in India

    ◊   Ogni giorno tanti bambini vengono rapiti, contro la loro volontà, o venduti dalle loro stesse famiglie per essere sfruttati nei lavori domestici e nella prostituzione. Molti sono anche costretti a mendicare per le strade solo per sopravvivere. Alcuni vengono costretti alla vendita dei propri organi sul mercato nero. Sfortunatamente queste piccole vittime sono considerate dei semplici oggetti. In un comunicato di Catholic Mission Australia appena ricevuto dall’agenzia Fides, si legge che l’organizzazione promuove ufficialmente la campagna 2013 della Propagazione della Fede dal tema ‘Non abbiate paura... Io vi salverò.’ Nei prossimi mesi Catholic Mission affronterà la risposta missionaria alla disperata realtà della tratta dei minori e del lavoro minorile in India e in tutto il mondo, in tutte le parrocchie dell’Australia, così come online e attraverso una campagna via mail. Tutte le donazioni raccolte verranno usate per finanziare le attività della Missione cattolica con le comunità in più di 160 Paesi in tutto il mondo, fornendo sostegno ad intere parrocchie nel loro lavoro pastorale. La campagna si incentra sul grande lavoro di suor Clara Devaraj e delle sue consorelle salesiane che lavorano instancabilmente a Chennai, precedentemente nota come Madras, dove salvano giovani ragazze dalle tragiche circostanze connesse con la povertà estrema, si prendono cura e forniscono loro un ambiente sicuro nella loro Casa dei Bambini Marialaya. Con il sostegno di Catholic Mission, le suore offrono a queste vittime, ragazze spesso traumatizzate, ospitalità, consulenza, assistenza medica, istruzione e formazione spirituale. Per le suore, fede e azione vanno insieme, quindi obiettivo è proteggere questi bambini e incoraggiarli a vedersi come figli amati da Dio. Suor Clara sarà in Australia, per conto di Catholic Mission, dal 6 al 27 giugno 2013 per promuovere il lavoro di Marialaya nelle parrocchie e nelle scuole. (R.P.)

    inizio pagina

    A Milano presentazione del nuovo Museo della Terra Santa a Gerusalemme

    ◊   “Un percorso culturale flessibile, metodologicamente rigoroso e suddiviso in tre distinti momenti distribuito nella Città Vecchia di Gerusalemme e, in futuro, esteso ad altre sedi in Terra Santa”. Sarà un unico complesso espositivo di oltre duemila metri quadrati, composto da tre musei (Archeologico, Multimediale e Storico), il “Terra Sancta Museum” che sarà presentato domani a Milano (ore 18, Sala Convegni Intesa San Paolo, piazza Belgiojoso, 1). Voluto dalla Custodia di Terra Santa, sarà l’unico museo al mondo che, attraverso l’esposizione di reperti archeologici e opere di straordinaria importanza storico-artistica, illustrerà le radici del Cristianesimo e la conservazione dei luoghi della Terra Santa. Tre le sezioni: archeologica, storica e un’installazione multimediale. La prima si concentra sui luoghi evangelici mediante i reperti archeologici e le raccolte di antichità orientali, la seconda sulla storia francescana in Terra Santa da San Francesco ad oggi mentre l’installazione verte sullo sviluppo urbanistico della città Santa e del Santo Sepolcro. Le opere esposte sono quelle raccolte dagli archeologi e dai docenti dell’Istituto Biblico durante lunghi anni di ricerca. L’inaugurazione è prevista nel 2015. Maggiori informazioni sul sito: . (R.P.)

    inizio pagina

    Padre Ferruccio Brambillasca nuovo Superiore generale del Pime

    ◊   Padre Ferruccio Brambillasca è stato eletto oggi Superiore generale del Pime. L'elezione - riporta l'agenzia AsiaNews - è avvenuta con la maggioranza dei due terzi. Padre Brambillasca, nato a Monza, l'11 giugno 1964, era il superiore regionale del Giappone, dove ha vissuto dal 1998. Laureato in teologia dogmatica a Napoli, è sacerdote da 24 anni. Ha passato alcuni anni come formatore in Italia, a Ducenta (1989-1993) e in India come formatore nel seminario di Pune. Accettando la sua elezione ha commentato: "Vi chiedo la vostra preghiera e collaborazione e desidero ringraziare padre Zanchi". (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 140

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.