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Sommario del 12/05/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Santi i martiri di Otranto e due suore latinoamericane. Il Papa: i cristiani rispondono al male con il bene
  • Regina Caeli: appello del Papa per la difesa della vita dal concepimento
  • Messaggio del Papa per la "Mariatona" mondiale di Radio Maria
  • Il saluto del Papa al Pellegrinaggio notturno dei giovani al Santuario del Divino Amore
  • Tweet del Papa: preghiamo per i tanti cristiani perseguitati oggi nel mondo
  • Beatificazione di mons. Novarese. Il postulatore: buon samaritano dei tempi moderni
  • Mons Celli: Chiesa sulle Reti sociali per condividere un cammino, tweet aumentati con Papa Francesco
  • Oggi in Primo Piano

  • Bulgaria al voto col rischio dell’ingovernabilità e il peso della crisi economica
  • Filippine al voto. I vescovi: le dinastie politiche creano corruzione e povertà
  • Campagna nazionale "Uno di noi" in difesa dell'embrione e Marcia per la vita a Roma
  • Cbm: le Missioni cristiane aiutano le mamme del Sud del mondo a combattere la cecità
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Elezioni in Pakistan: vince il partito dell'ex premier Sharif, decine di morti negli attentati ai seggi
  • Attacchi in Turchia: Damasco nega coinvolgimento. In Siria oltre 80mila le vittime
  • Bangladesh: sale a 1125 morti il bilancio del crollo del Rana Plaza
  • Iran elezioni. L’ex premier moderato Rafsanjani si candida alla presidenza
  • Storica visita in Cina del Patriarca ortodosso russo Kirill
  • I vescovi australiani del New South Wales: l’eutanasia non è mai una risposta
  • Canada. Marcia per la vita contro la selezione delle nascite
  • Allarme dell'Oms: alzare l’attenzione sulla nuova Sars
  • Vicepremier serbo nel Kosovo per convincere le comunità serbe sull’accordo di pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Santi i martiri di Otranto e due suore latinoamericane. Il Papa: i cristiani rispondono al male con il bene

    ◊   I martiri di Otranto, le religiose Laura Montoya e María Guadalupe García Zavala, proclamati Santi all’inizio della Messa presieduta stamani da Papa Francesco in Piazza San Pietro, offrono straordinarie testimonianze di amore e di vita cristiana. Sono luminosi esempi di fedeltà a Cristo – ha detto il Papa - e ci esortano ad “annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La Parola invita alla fedeltà a Cristo, anche fino al martirio. Una pagina di “suprema testimonianza del Vangelo” – ha detto Papa Francesco – è stata vissuta nel 1480 da 813 persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli Ottomani e poi “decapitate perché si rifiutarono di rinnegare la propria fede”. Ma dove i martiri di Otranto trovarono la forza per rimanere fedeli?

    “Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità. Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”.

    Ribadendo “la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti”, il Pontefice ha poi ricordato l’opera di evangelizzazione in Colombia - nella prima metà del Novecento - di Santa Laura Montoya, “prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni”. Le sue figlie spirituali – ha detto il Papa - oggi portano il Vangelo nei luoghi più reconditi e sono “una sorta di avanguardia della Chiesa”:

    “Esta primera santa nacida en la hermosa tierra colombiana...
    Questa prima Santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo. Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrode le comunità cristiane e corrode il nostro cuore, e ci insegna ad accogliere tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza reticenza, con autentico amore, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere o le nostre organizzazioni, no, ciò che di più prezioso abbiamo è Cristo e il suo Vangelo”.

    Papa Francesco ha infine esortato ad essere testimoni della carità, virtù senza la quale anche “il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano”. Testimone di questa sublime forma di amore – ha detto il Pontefice – è stata Santa María Guadalupe García Zavala, nata in Messico nel 1878, che ha rinunciato ad una vita comoda. Quanto male - ha affermato il Santo Padre - comporta la vita comoda, l'agiatezza. L'imborghesimento del cuore - ha spiegato il Pontefice - ci paralizza. Madre Lupita ha rinunciato ad una vita comoda “per seguire la chiamata di Gesù” e servire gli ammalati e gli abbandonati:

    “Y esto se llama tocar la carne de Cristo…
    E questo significa toccare la carne di Cristo. I poveri, gli abbandonati, i malati, gli emarginati sono la carne di Cristo. E Madre Lupita toccava la carne de Cristo e ci insegnava a non vergognarci, a non avere paura a non provare ripugnanza nel toccare la carne di Cristo…. Questa nuova Santa messicana ci invita ad amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo che ci fa così tanto male, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso gesti di delicatezza e di affetto sincero e di amore”.

    I Santi proclamati oggi – ha concluso Papa Francesco – suscitano anche domande alla nostra vita cristiana:

    “Come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi questa domanda, per pensarla durante la giornata: come io sono fedele a Cristo? Sono capace di 'far vedere' la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo per intercessione della Beata Vergine Maria e dei nuovi Santi – ha concluso il Papa - che il Signore riempia la nostra vita con la gioia del suo amore”.

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    Regina Caeli: appello del Papa per la difesa della vita dal concepimento

    ◊   Al termine della Messa per le canonizzazioni, il Papa ha presieduto la preghiera mariana del Regina Caeli, rivolgendo i suoi auguri a Italia, Messico e Colombia, Paesi di provenienza dei nuovi santi, e lanciando un appello per la difesa della vita dal concepimento. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Nuovo bagno di folla, entusiasmo e affetto per Papa Francesco che al termine del Regina Caeli in jeep è arrivato fino in Via della Conciliazione per salutare i fedeli, oltre 70mila, e baciare con tenerezza i tanti bambini che i genitori gli porgevano per farli benedire: prima di rientrare in Vaticano il Papa è sceso dal veicolo per abbracciare numerosi disabili. In occasione della preghiera mariana, il primo pensiero del Papa è stato per l’Italia:

    “I martiri di Otranto aiutino il caro popolo italiano a guardare con speranza al futuro, confidando nella vicinanza di Dio che mai abbandona, anche nei momenti difficili”.

    Quindi, ha pregato affinché “per intercessione di Madre Laura Montoya, il Signore conceda un nuovo impulso missionario ed evangelizzatore alla Chiesa” colombiana e perché “ispirati all'esempio di concordia e riconciliazione di questa nuova santa, gli amati figli della Colombia continuino a lavorare per la pace e il giusto sviluppo della loro patria”.

    “Nelle mani di Santa Guadalupe García Zavala” ha poi posto “tutti i poveri, i malati e coloro che li assistono” e ha raccomandato “alla sua intercessione la nobile Nazione messicana, perché bandita ogni violenza e insicurezza, avanzi sempre di più sulla via della solidarietà e della convivenza fraterna”.

    Il Papa ha poi ricordato che ieri, a Roma, è stato proclamato beato il sacerdote Luigi Novarese, fondatore del Centro volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce:

    “Mi unisco al rendimento di grazie per questo prete esemplare, che ha saputo rinnovare la pastorale dei malati rendendoli soggetti attivi nella Chiesa”.

    Papa Francesco ha salutato anche i partecipanti alla “Marcia per la vita” che ha avuto luogo questa mattina a Roma, invitando “a mantenere viva l’attenzione di tutti – ha detto - sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento”:

    “A questo proposito, mi piace ricordare anche la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l’iniziativa europea ‘Uno di noi’, per garantire protezione giuridica all’embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza. Un momento particolare per coloro che hanno a cuore la difesa della sacralità della vita umana sarà la ‘Giornata dell’Evangelium Vitae’, che avrà luogo qui in Vaticano, nel contesto dell’Anno della fede, il 15 e 16 giugno prossimo”.

    Infine, ha rivolto a tutti il suo ormai consueto saluto domenicale:

    ”Vi auguro buona domenica e buon pranzo!”.

    (Applausi)

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    Messaggio del Papa per la "Mariatona" mondiale di Radio Maria

    ◊   Messaggio audio di Papa Francesco per l'Iniziativa della prima “Mariatona” mondiale di Radio Maria che si conclude oggi. Il messaggio è rivolto alle emittenti che ritrasmettono in spagnolo i programmi di Radio Vaticana. La “Mariatona” è un grande evento radiofonico che prevede il collegamento delle 65 Radio Maria operanti nei 5 continenti per alcuni momenti di preghiera e di condivisione con lo scopo di promuovere il sostegno spirituale e materiale di queste emittenti. La mobilitazione ha come slogan: “Aiutiamo la Madonna ad aiutarci!”. Di seguito il messaggio del Papa:

    “Queridos hermanos, hijos queridos, sobre todo los enfermos…
    Cari fratelli, figli carissimi, soprattutto i malati, carcerati, anziani, persone abbandonati, poveri, maltrattati e sfruttati. In tante periferie esistenziali, si ascolta la Voce del Vescovo di Roma, attraverso Radio Vaticana, la Radio del Papa. A tutti voi desidero di cuore avvicinarmi e accarezzarvi con l’amore e la speranza che ci regala Gesù risorto. In questa occasione benedico specialmente la Mariatona della famiglia mondiale di Radio Maria. Incoraggio tutte le persone di buona volontà di questi 65 Paesi del mondo nei 5 continenti che partecipano a queste giornate missionarie”.

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    Il saluto del Papa al Pellegrinaggio notturno dei giovani al Santuario del Divino Amore

    ◊   Il Papa ha rivolto il suo saluto, in un messaggio, ai fedeli che hanno partecipato al pellegrinaggio notturno dal centro di Roma al Divino Amore e che ha visto la partecipazione di oltre 3000 giovani. L’iniziativa, promossa dalla Pastorale giovanile e dalla Pastorale universitaria del Vicariato, durante il cammino ha avuto due tappe di preghiera, la prima alle Fosse Ardeatine, per le vittime dell’eccidio e di tutte le persecuzioni, la seconda, di fronte alla Clinica Santa Lucia, dedicata ai malati. Il servizio Marina Tomarro:

    “Varcare la porta della fede per entrare in comunione con Dio, e attraverso il cammino, ritrovare una fervida adesione a Cristo contemplato con Maria, attraverso i misteri del Santo Rosario, e un nuovo slancio nella testimonianza della fede cristiana”: è questo l’augurio che Papa Francesco ha voluto fare ai giovani che hanno partecipato al pellegrinaggio al Divino Amore. Mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma, che ha camminato con loro:

    R. – L’esperienza del pellegrinaggio che abbiamo vissuto assieme a tanti giovani è stata una grande occasione per comprendere come vivere la quotidianità nell’esperienza della fede, perché camminare nel buio, condividere con i fratelli anche la fatica dello sforzo fisico, significa avere la certezza, scoprire nel proprio cuore, che il Signore li accompagna in tutti i momenti della propria esistenza e molte volte i giovani fanno fatica a unire insieme momenti significativi di incontro gioioso con il Signore con il cammino poi faticoso della vita. Il pellegrinaggio ha unito insieme i due momenti e spero che questo possa essere per i giovani una grande occasione per ripartire con sempre maggiore entusiasmo, con sempre maggiore serenità, affrontando tutte le situazioni più problematiche della propria esistenza.

    Ma cosa ha spinto i ragazzi a partecipare a questo pellegrinaggio notturno? Don Maurizio Mirilli, direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale giovanile:

    R. – Sono spinti dal desiderio, prima di tutto, di condividere insieme un’esperienza di fede, perché questo cammino al Divino Amore è la metafora della vita: si fa fatica, ma si sta insieme per giungere alla meta e la meta della vita è il Paradiso. Sono spinti da questo desiderio di testimoniare, anche in mezzo a questa città, che la Chiesa è viva e giovane e sono spinti dal desiderio di fare un’esperienza forte anche sul piano vocazionale, perché magari nel silenzio della notte, nella preghiera, sentono il bisogno di capire dove il Signore li vuole portare.

    D. – Molti di questi giovani andranno alla Gmg di Rio de Janeiro. Quindi un cammino che comincia al Divino Amore e finirà in Brasile?

    R. – Sì, diciamo che questa è una tappa del percorso di preparazione di quest’anno. Qui cominciano a respirare quell’atmosfera di gioia, di sostegno reciproco, in cui i giovani si guardano l’un l’altro, si riconoscono come credenti in Gesù Cristo e vivremo un’anticipazione di quello che poi ci sarà in Brasile.

    E ascoltiamo alcuni commenti dei giovani, i veri protagonisti di questo pellegrinaggio:

    R. – E' la prima volta che partecipo al pellegrinaggio. Spinge, come c’è scritto, anche nell’invito, a camminare nella fede. E’ un Qualcuno che ci muove. Ed è bello condividere un percorso, un cammino, che ci conduce ad un incontro, sotto la protezione della Madonna. E’ bello condividerlo con altre persone, perché la vita è questo: è un camminare passo dopo passo.

    R. – Come giovane, riecheggiano ancora le parole di Benedetto XVI: “Andate controcorrente”, cosa che ha ricordato anche Papa Francesco ultimamente. Penso che passare un sabato sera in pellegrinaggio sia una bella prova di andare controcorrente, di mostrare la propria fede in maniera diversa. Arrivare qui e rendere grazie a Maria, insieme a tanti giovani e non solo, è la dimostrazione che la fede dei giovani è viva.

    D. – E per te invece?

    R. – Semplicemente perché volevo provare, non essendoci mai stato, a camminare tutti quanti insieme, per raggiungere un’unica meta. E’ molto bello essere qui comunque ... anche dopo avere faticato un po’.

    R. – Non è la prima volta che faccio un pellegrinaggio del genere. E’ una bellissima esperienza e la volevamo provare come gruppo, soprattutto in preparazione della Gmg, che faremo a luglio. Ci sembrava doveroso affidare il nostro viaggio alla Madonna.

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    Tweet del Papa: preghiamo per i tanti cristiani perseguitati oggi nel mondo

    ◊   In tarda mattinata il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “Preghiamo per tanti cristiani nel mondo – ha scritto - che ancora soffrono persecuzione e violenza. Che Dio dia loro il coraggio della fedeltà”.

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    Beatificazione di mons. Novarese. Il postulatore: buon samaritano dei tempi moderni

    ◊   Ieri, nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto la Messa per la Beatificazione di mons. Luigi Novarese. Fondatore della Pia unione dei Silenziosi Operai della Crace ma anche di case di cura, centri di assistenza e corsi professionali per disabili e infermi, mons. Novarese ha speso tutta la sua vita in difesa dei più poveri e soffrenti, tanto da guadagnarsi l’appellativo di ‘apostolo degli ammalati’. Un vero e proprio samaritano dei tempi moderni, il cui messaggio è oggi ancora più attuale, come spiega, al microfono di Federico Piana, don Armando Aufiero, postulatore della Causa di Beatificazione e responsabile dei Volontari della Sofferenza:

    R. – Mons. Novarese è un sacerdote dei nostri giorni. Possiamo definirlo “il buon samaritano” di oggi, perché lui – nonostante si sia preso cura delle persone sofferenti, non si è limitato all’aspetto assistenziale, ma ha cercato di entrare nella soggettività degli ammalati per far scoprire qual è il cammino e il percorso di vita che la persona sofferente è chiamata a compiere, non solo nella Chiesa ma anche nella società.

    D. – L’amore per i più poveri, per i diseredati, per gli ammalati come nasce?

    R. – Nasce dai compiti importanti che lui assume in modo responsabile vivendo in famiglia. La mamma, che resta vedova quando lui ha solo pochi mesi di vita, gli insegna i valori autentici della vita familiare, del rispetto, della giustizia, del darsi da fare, dell’essere in prima linea quando nessuno vuole fare qualcosa di importante. Sono insegnamenti che hanno caratterizzato la sua persona e anche la sua vocazione sacerdotale.

    D. – Tornando al messaggio di mons. Novarese, come può essere attualizzato e cosa possiamo imparare ancora da lui?

    R. – Mons. Novarese è un personaggio che dialoga con varie realtà. Innanzitutto, con la teologia, perché ci dice che la realtà della sofferenza non ci mette in fuori-gioco, ma noi siamo chiamati a scoprirne il significato e il senso. Sappiamo come oggi questo diventi molto importante, anche di fronte alle sfide della vita. Un’altra cosa: mons. Novarese dialoga con la medicina. Lui, che aveva sperimentato amaramente il medico che gli diceva: “Per te non c’è speranza, tu non puoi guarire”, continua a mantenere questo contatto perché sa che la medicina è molto preziosa, ma riconosce anche la forza terapeutica del cammino spirituale. La fede non è superstizione, come succede purtroppo per alcuni medici o per alcune teorie scientifiche; mons. Novarese mette in dialogo spiritualità e medicina, come compagni di viaggio. Dialoga anche con la cultura di oggi che talvolta sembra un po’ portarsi avanti su rapporti un po’ esterni, sul rumore … Mons. Novarese, attraverso il silenzio, che dice come luogo speciale per ritrovare se stessi e riscoprire la presenza del Cristo risorto, ci abitua ad avere quella confidenza con noi stessi e a riconoscere nella nostra coscienza il luogo più prezioso degli incontri salvifici e delle decisioni più importanti della vita.

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    Mons Celli: Chiesa sulle Reti sociali per condividere un cammino, tweet aumentati con Papa Francesco

    ◊   Questa domenica si celebra la 47.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali sul tema "Reti sociali: porte di verità e di fede, nuovi spazi di evangelizzazione". Al centro, dunque, lo sviluppo delle reti sociali digitali che, scriveva Benedetto XVI nel messaggio per l’occasione, “stanno contribuendo a far emergere una nuova piazza pubblica in cui le persone condividono idee e dove possono prendere vita nuove forme di comunità”. Una valutazione positiva ma che esige responsabilità, dedizione alla verità e autenticità, ribadisce mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Ma cosa rappresenta per la Chiesa il mondo dei social network e con quali prospettive? Gabriella Ceraso ne ha parlato proprio con mons. Celli:

    R. – Per la Chiesa credo che sia una sfida ed un’opportunità, nel senso che le reti sociali sono veramente diventate un ambiente di vita ed in questo contesto noi siamo chiamati a far presente il messaggio di Gesù; i discepoli del Signore sono chiamati a dare testimonianza, nella rete dei valori in cui credono, a vivere autenticamente questa presenza e viverla con una certa responsabilità. Questa è la sfida. L’opportunità è che anche coloro che sono lontani, coloro che hanno perduto un rapporto più profondo con il Signore - proprio nella contestualità della rete sociale da loro abitata - possano trovare un’offerta concreta, una presentazione seria, rispettosa, possano incontrare i criteri di vita.

    D. – Nel messaggio ci sono alcuni aspetti e lei li ha toccati, per esempio l’importanza stando in rete, di sfuggire a tutto ciò che è sensazionalismo, tutto ciò che è sete di popolarità…

    R. – Direi che questo è l’atteggiamento della Chiesa, noi non cerchiamo di fare propaganda e quindi non è un annuncio “commerciale” del Signore Gesù. Si tratta solamente di condividere con altri un cammino di vita, criteri di vita che sono sostanzialmente una sintesi esistenziale del rapporto tra la mia vita ed il messaggio di Gesù. E' molto importante: la nostra presenza non è un annuncio “formale” del Vangelo – cioè io non faccio citazioni del Vangelo – non è questo! Credo che , proprio nella rete sociale, io sono chiamato ad esprimere come la mia vita incontra Gesù e il Vangelo, e quindi come la mia vita ne viene trasformata. I messaggi che manda a tutto il mondo Papa Francesco sono messaggi di questo genere; come l’altro giorno quando diceva che non c’è tristezza, non c’è malinconia per il cristiano perché la sua vita è legata a Gesù Cristo, e quando pochi giorni fa Papa Francesco diceva che le lacrime della sofferenza sono quelle lenti che mi aiutano a riscoprire la presenza di Gesù. La rete sociale diventa dunque un momento di condivisione, un momento in cui io nella mia autenticità, nella mia immediatezza comunicativa faccio presente la sostanza del mio vivere.

    D. – Ha citato Papa Francesco, i tweet sono un po’ segni di quanto lo stesso Vaticano si sia voluto anche mettere in gioco nelle reti. Che prospettive ci sono, lei cosa pensa?

    R. – Penso che la nostra esperienza sia quella di continuare su questa linea, i tweet sono addirittura aumentati di numero e direi che Papa Francesco sembra sia desideroso di proseguire. Lo stesso tweet usa un linguaggio nuovo, è un linguaggio diffuso specialmente nei settori giovanili ed è molto importante ad esempio pensare che questi messaggi del Papa poi vengano re-tweettati dai suoi followers. Milioni di persone possono ricevere sul proprio cellulare questo messaggio, che pur nella sua brevità è ricco di contenuto, stimolante ed ispiratore nel cammino della vita.

    D. – Quindi, il futuro della Chiesa, del messaggio di Cristo è anche questo: viaggiare in rete…

    R. – Esattamente. È innegabile che per quanto riguarda l’evangelizzazione il cammino principale è quello della comunità, ma la rete sociale può essere un luogo privilegiato dove anche io posso ritrovare ciò che magari ho perduto di vista, o che sia leggermente sfocato nel cammino. Ritengo che la nostra responsabilità sia quella di far sì che questo messaggio risplenda il più luminosamente possibile e possa essere di riferimento per tante persone che cercano qualche cosa che dia significato al nostro vivere.

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    Oggi in Primo Piano



    Bulgaria al voto col rischio dell’ingovernabilità e il peso della crisi economica

    ◊   Seggi aperti oggi in Bulgaria per le elezioni legislative anticipate. I sondaggi prevedono una vittoria di misura sui socialisti per i conservatori del Gerb, del premier dimissionario, Boyko Borissov. Dalle urne comunque difficilmente uscirà una maggioranza chiara di governo. Proteste e malcontento hanno segnato tutta la campagna elettorale in quello che è il Paese più povero dell’Unione Europea. Il servizio di Marco Guerra:

    Lo spettro dell’ingovernabilità aleggia sulle elezioni politiche in Bulgaria. Stando infatti ai sondaggi, né il partito conservatore Gerb dell'ex premier Boyko Borissov, né il partito socialista di Serghiei Stanishev - le due principali formazioni in lizza - riusciranno a raccogliere voti sufficienti per poter poi formare un nuovo governo. Un risultato non auspicabile per affrontare con forza la drammatica crisi economica che attanaglia il Paese e che è stata al centro del dibattito della campagna elettorale. Il voto arriva inoltre dopo un inverno di proteste di massa contro il carovita, l'arbitrio dei monopoli e la corruzione dei politici, e sulla scia di una serie di immolazioni col fuoco di uomini poveri e disperati. Destra e sinistra sono accusate di non aver fatto altro che aver portato il Paese alla miseria nei 23 anni dopo la caduta del regime comunista. I partiti dal conto loro promettono occupazione e crescita, anche se la formazione di centro-destra Gerb conferma che saranno portati avanti i contestati piani di risanamento concordati con Bruxelles. L’insofferenza per una situazione economica e sociale allarmante si rivolge dunque anche contro Unione Europea. Non è un caso, infatti, che per la prima volta da quando la Bulgaria è entrata nell’Ue nel 2007 non si parla quasi più di Europa. Per il Paese più povero dell’Ue l’ingresso nella famiglia europea rientra nell’elenco delle occasioni mancate.

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    Filippine al voto. I vescovi: le dinastie politiche creano corruzione e povertà

    ◊   Elezioni nelle Filippine, lunedì 13 maggio, per il rinnovo del Parlamento, oltre a numerosi Consigli provinciali e comunali. I vescovi filippini hanno denunciato in un messaggio il fenomeno delle cosiddette “dinastie politiche” che, concentrando il potere nelle mani di poche famiglie, "aumentano corruzione e inefficienza" e accentuano la sofferenza dei poveri e l'ingiustizia sociale. Alla vigilia del voto, 3 guerriglieri comunisti sono stati uccisi nel Sud dell'acipelago durante uno scontro con l'esercito. Dell’importanza del voto, anche nel contesto dell'area regionale in cui è inserito questo Paese, Fausta Speranza ha parlato con Luciano Bozzo, docente di relazioni internazionali e studi strategici all’Università di Firenze:

    R. – L’area sulla quale insiste il Paese è un’area in questo momento di grande interesse, perché è un’area che sia in senso positivo che in senso negativo presenta un grande dinamismo: un grande dinamismo economico, un dinamismo demografico, un dinamismo sociale e culturale. Però, a tutti questi fenomeni di segno positivo se ne aggiungono altri: quando parliamo di conflitto, di corruzione interna, di fenomeni populistici, o anche di terrorismo – e penso a movimenti radicali islamici che nell’area incominciano ad avere una loro diffusione – e quindi conflittualità politica … E anche da questo punto di vista, l’area ha una sua indubbia centralità. E’ un’area, tra l’altro, interessata da un fenomeno abbastanza importante: l’aumento della spesa militare. Quindi, c’è anche un dinamismo nel campo specifico militare. C’è poi naturalmente il caso macroscopico della Corea del Nord, quindi un caso di proliferazione nucleare, che finisce con il coinvolgere molti dei Paesi circonvicini perché evidentemente ha delle ricadute non soltanto nei rapporti tra Corea del Nord e Corea del Sud, ma nei rapporti con il Giappone, con la Cina … Le Filippine sono parte di questo grande gioco: le Filippine, un tradizionale e naturale alleato degli Stati Uniti, sono state anche territorio occupato dagli Stati Uniti dopo la guerra del 1898 con la Spagna. Le Filippine, quindi, hanno un’importanza strategica geopolitica: da questo punto di vista, la loro stabilità interna non è questione della quale ci si possa disinteressare.

    D. – Che dire dunque di questo voto politico?

    R. – La situazione politica interna delle Filippine in questo momento assume un rilievo probabilmente ben maggiore, perché questo attore si colloca in un contesto delicato. Tra l’altro, un contesto dove sono in corso di sviluppo dei conflitti per il controllo di isole contese tra, appunto, le Filippine stesse, il Vietnam, la Repubblica popolare cinese. E quindi la stabilità interna e l’evoluzione del quadro politico interno finisce con l’avere una rilevanza forte in ambito internazionale, quindi anche mettendo in discussione equilibri potenzialmente consolidati.

    D. – Ci dice qualcosa della questione abbastanza preoccupante delle famiglie politiche e della corruzione che c’è nelle Filippine?

    R. – E’ una questione di vecchia data, non tipica soltanto delle Filippine, neppure tipica solo di quell’area: è un problema che ha toccato parecchi Paesi di quello che una volta si chiamava il Terzo Mondo. Indubbiamente, nelle Filippine c’è una connotazione specifica: il familismo. C’è una sorta di – è un termine che fu usato molti anni fa, a proposito, tra l’altro, dell’Italia – familismo morale: significa una sorta di controllo consolidato per via familiare delle relazioni politiche economiche, che continua ad essere una delle chiavi per la lettura della situazione politica interna del Paese e che, naturalmente, presenta dei costi. Lei prima faceva riferimento al fenomeno della corruzione: è logico che la corruzione politica ed economica si leghi direttamente al problema del familismo morale.

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    Campagna nazionale "Uno di noi" in difesa dell'embrione e Marcia per la vita a Roma

    ◊   L'odierna Giornata nazionale di mobilitazione per la campagna “Uno di noi” e la Marcia per la vita promossa oggi a Roma, tra il Colosseo e Castel San'Angelo, “rappresentano due appuntamenti importanti per la crescita della sensibilità sul diritto alla vita”. Lo afferma Carlo Casini, presidente del Comitato italiani di “Uno di noi” per il quale le due iniziative, “anche se nascono indipendentemente, possono diventare un'opportunità per dare il segno dell'unità del grande popolo della vita prefigurato da Giovanni Paolo II”. Alla Marcia per la vita, oggi alla sua terza edizione, hanno partecipato circa 30mila persone aderenti a diverse realtà pro-life italiane e delegazioni straniere. Ad organizzarla è stato il Movimento europeo per la difesa della Vita (MEVD) e “Famiglia domani”. Ma perché organizzare una volta all'anno una manifestazione pubblica di questo tipo? Adriana Masotti lo ha chiesto a Francesco Agnoli, uno dei principali promotori:

    R. – Perché la Marcia per la vita è una testimonianza pubblica della dignità della persona umana, della sacralità della vita, in un’epoca in cui la sacralità della vita si va perdendo, il senso della vita si va perdendo e si va perdendo anche il senso della vita più debole. E’, quindi, una testimonianza pubblica per la vita, per la bellezza della vita, per il dono della vita, il mistero della vita.

    D. – Dietro allo striscione di apertura del corteo con la scritta: ”Marcia per la vita” si sono visti oggi realtà e gruppi molto vari...

    R. –In qualche modo la marcia unisce tante associazioni diverse: c’è chi fa un lavoro più culturale per conferire dignità alla vita umana, c’è chi fa più un lavoro di carità come associazioni che si dedicano a seguire famiglie in difficoltà, associazioni di case- famiglia che accolgono i bambini abbandonati, associazioni che seguono invece le donne che hanno abortito come l’associazione “Il dono” di Roma, che segue le donne che dopo l’aborto entrano in crisi e vivono il dramma post-aborto … Ci sono tante realtà, di vario tipo e per questo è una manifestazione variopinta.

    D. – Oggi è anche la giornata della raccolta straordinaria di firme, nelle parrocchie, per la campagna “Uno di noi”. Le due iniziative però non si pongono in contrasto …

    R. – Assolutamente no: sono tutte e due per la vita e di conseguenza per la difesa dell’embrione. Sono due modi diversi, ed è opportuno che ci siano manifestazioni diverse che vanno incontro a sensibilità diverse. C’è chi preferisce qualcosa di pubblico, almeno una volta l’anno, c’è chi – invece – preferisce una raccolta di firme per sensibilizzare. La raccolta di firme ha anche questa utilità molto culturale: io vado da un amico e gli dico: ‘Ascolta, c’è questa raccolta di firme per la dignità dell’embrione. Vuoi firmarla?’, e il mio amico magari mi risponde: ‘Chi è, questo embrione?”, e mi dà l’occasione per parlare. Tutto ciò che serve a far capire che la vita umana è preziosa e che non si può buttare via, eliminarla, ucciderla, tutto questo nella nostra ottica è positivo.

    D. – Che cosa vuol rispondere a chi ritiene che la Marcia sia promossa da cattolici integralisti e da neo-fascisti? E che impegno c’è da parte degli organizzatori a dissolvere queste accuse?

    R. – Guardi … le accuse sono fatte in malafede. Noi non abbiamo accettato l’adesione di nessuna sigla, di nessun movimento politico. E questa è una scelta fin dall’inizio. Noi non vogliamo assolutamente che si possa prestare il fianco a strumentalizzazioni. Devo anche dire che si tratta delle proteste di poche persone che alzano la voce, ma poi in realtà …

    D. – Ecco: al di là della presenza dei politici è comunque una marcia pacifica, non è aggressiva, insomma …

    R. – Assolutamente. E’ ovvio che quando si propone un’idea ben precisa – noi siamo per la vita e quindi siamo contro l’aborto – è evidente che qualcuno si arrabbia. Nella nostra società, dove spesso il più forte crede – perché è il più forte – di poter fare ciò che vuole, qualcuno si arrabbia semplicemente perché noi ricordiamo un fatto semplicissimo, banale, scientificamente e razionalmente comprensibile: che ogni feto, ogni embrione è vita umana.

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    Cbm: le Missioni cristiane aiutano le mamme del Sud del mondo a combattere la cecità

    ◊   Accogliamo l’invito di Papa Francesco a non avere timore della bontà e della tenerezza. E’ l’esortazione di Cbm, Missioni Cristiane per i Ciechi nel Mondo, che in occasione della Festa della Mamma invita ad aiutare le mamme del Sud del mondo, che hanno perso la vista o che stanno combattendo contro la cecità. Su questo impegno di Cbm in favore delle mamme, sintesi di forza e tenerezza, Alessandro Gisotti ha intervistato il dott. Mario Angi, presidente di Cbm Italia:

    R. – Noi ricordiamo tutte le famiglie e le madri che non hanno un sistema sanitario che le assista: Sud Sudan, Congo, Paesi in guerra, Paesi difficili dove il Cbm è presente con molta difficoltà e dove apre ospedali e punti di salute per aiutare queste famiglie e queste madri che aiutano a legare alla vita i loro figli. Ricordo che Cbm è un’organizzazione internazionale che lotta contro la cecità e l’handicap. L’anno scorso ha operato 800 mila cataratte e ha assistito 29 milioni di persone in tutto il mondo.

    D. – Una mamma è sempre fondamentale, lo è ancora di più in questi Paesi del Sud del mondo perché i padri sono purtroppo impegnati magari in guerre o comunque non ci sono proprio …

    R. – Sì. La madre è quella che regge l’economia della famiglia, cura i figli, fa da mangiare, procura l’acqua … Quindi, avere un handicap visivo diventa per lei motivo di esclusione sociale di grave danno per la famiglia. Sembra impossibile, ma ci sono parecchie madri anche giovani che hanno problemi legati al clima, alle malattie infettive, alle malattie metaboliche; quindi, la cecità – anche se non frequente – è presente pure nelle madri dei Paesi poveri.

    D. – Papa Francesco molto di frequente fa riferimento alla forza e alla tenerezza delle madri. Forza e tenerezza: in qualche modo, anche voi riprendete questo invito, questa esortazione …

    R. – Assolutamente! Questo Papa è stato un dono dello Spirito Santo per tutti noi. Siamo felici di poter essere in profonda sintonia con la sua testimonianza di fede e la sua testimonianza umana, e l’interesse precipuo per i poveri.

    D. – Può darci un’idea di una storia positiva, di che cosa Cbm ha fatto – per esempio – per una mamma?

    R. – Posso ricordare una ragazza con una miopia elevata, che praticamente non vedeva, che è stata operata da me e che l’anno dopo è tornata a prendermi all’ospedale, ha chiesto alla suora il permesso di venire a casa sua per condividere un caffè etiope, e quando sono stato a casa sua e mi ha offerto il caffè da seduti, mi ha detto: “Dottore, ti ringrazio perché mi hai restituito i miei occhi!”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Elezioni in Pakistan: vince il partito dell'ex premier Sharif, decine di morti negli attentati ai seggi

    ◊   La Lega musulmana pachistana (Pml-N) dell'ex premier Nawaz Sharif si è aggiudicata le elezioni generali in Pakistan, al termine di una tesa giornata caratterizzata da episodi di violenza, molti dei quali promossi dai talebani, che hanno causato quasi 40 morti. Il successo elettorale del 'Leone del Punjab', come è conosciuto Sharif, è apparso via via più netto con il passare delle ore: una stima elaborata da GEO Tv assegna provvisoriamente al Pml-N 128 seggi, al Partito del popolo pachistano (Ppp) 34, e 31 al Movimento per la Giustizia (Pti) dell'ex campione di cricket Imran Khan, che ha riconosciuto la vittoria dell'avversario. Il partito di Sharif non riuscirebbe ad ottenere la maggioranza assoluta e quindi si profila un governo di coalizione. Alta l'affluenza alle urne, circa il 60%, la più consistente dal 1977. Il voto ha convalidato la prima transizione democratica nel Paese in 66 anni di indipendenza, oltre la metà dei quali trascorsi sotto regimi dittatoriali. Durante la tornata elettorale è emersa ancora una volta la drammatica questione della partecipazione femminile, in molte province ampia e libera, ma con gravi ostacoli nel nord-ovest e nelle zone tribali. Il peggio è stato raggiunto nel Waziristan settentrionale dove, per ordine dei talebani, nessuna delle oltre 11.000 donne aventi diritto ha potuto varcare la soglia dei seggi.

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    Attacchi in Turchia: Damasco nega coinvolgimento. In Siria oltre 80mila le vittime

    ◊   Damasco respinge le accuse di Ankara circa un suo coinvolgimento negli attacchi di ieri che hanno causato almeno 46 morti e oltre 100 feriti a Reyhanli, località nella Turchia sud-orientale situata ad appena 3 chilometri dal confine con la Siria. “La Siria non ha commesso questo atto e non potrebbe mai farlo, perché i nostri valori non lo permettono”, ha assicurato il ministro dell'Informazione siriano, Omran al-Zohbi, alla tv di Stato. Di tutt’altro avviso il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, che punta il dito contro le milizie siriane fedeli ad Assad e parla di “progressi significativi” nelle indagini che, intanto, hanno portato all’arresto di 9 cittadini turchi. Lo stesso Davutoglu, poche ore dopo l’attentato, aveva affermato che la Turchia si riserva il diritto di prendere “ogni tipo di misura” dopo le autobombe. Dunque, la crisi siriana coinvolge ormai tutta la regione, come dimostra anche la prossima visita del premier israeliano Benyamin Netanyahu a Sochi, in Russia (sul mar Nero), dove cercherà di persuadere il presidente Vladimir Putin a non fornire a Damasco missili moderni di tipo S300. Lo ha annunciato a radio Gerusalemme il ministro Silvan Shalom, sostenendo che se questa fornitura avesse luogo, i rapporti di forza regionali sarebbero molto alterati. L’esponente del governo israeliano sostiene inoltre che esiste la possibilità che una volta giunte in Siria quelle armi potrebbero essere inoltrate anche agli Hezbollah libanesi. Intanto, secondo l'opposzione siriana sono salite a oltre 80mila le vittime dall'inizio del conflitto, nel marzo 2011, mentre si segnala il rilascio quattro caschi blu filippini rapiti la scorsa settimana sulle alture del Golan dai ribelli siriani. (M.G.)

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    Bangladesh: sale a 1125 morti il bilancio del crollo del Rana Plaza

    ◊   Dopo 19 giorni dal crollo 'Rana Plaza' a Dacca, in Bangladesh, il numero delle vittime accertate è salito a 1.125. Almeno 2500 i feriti. Lo riferiscono fonti ufficiali dopo il ritrovamento di altri 15 corpi. Le ricerche proseguiranno ancora e - secondo il vice prefetto di Dacca, Zillur Chowdhury - il bilancio dei morti, ancora provvisorio, è destinato ad aumentare. Il crollo dell'edificio, dove si trovavano cinque fabbriche tessili, ha posto al centro dell'attenzione la mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro in Bangladesh. Solo lo scorso novembre, infatti, un incendio in un magazzino aveva causato più di cento morti. Finora nell'inchiesta sulle responsabilità del disastro del Rana Plaza sono state arrestate 12 persone, tra cui il proprietario dell’immobile e delle fabbriche tessili. Il cedimento, ha fatto sapere uno dei responsabili dell'inchiesta, sarebbe stato causato dalle forti vibrazioni dei generatori di corrente situati nelle fondamenta dell'edificio, che si è accartocciato su sé stesso in meno di cinque minuti. (M.G.)

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    Iran elezioni. L’ex premier moderato Rafsanjani si candida alla presidenza

    ◊   L'ex-presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani ha formalizzato la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 14 giugno in Iran. La nuova discesa in campo del leader iraniano arriva a sorpresa a pochi giorni dalla chiusura delle presentazioni per le candidature. Dopo l'emarginazione dei riformisti in seguito alla sanguinosa repressione delle proteste del 2009 contro la contestata rielezione di Ahmadinejad, la proposta di Rafsanjani viene considerata quella dal connotato più moderato, e che si contrappone a quella di Esfandiar Rahim Mashaei, il principale consigliere e consuocero del presidente dimissionario Mahmud Ahmadinejad. Fra i candidati di spicco anche il capo negoziatore per il nucleare Said Jalili. In politica fin alla nascita della Repubblica islamica, Rafsanjani ha governato per due mandati del 1989-'97 in cui fece uscire il paese dall'isolamento internazionale e aprì all'economia di mercato. Gli vengono ascritti anche falliti tentativi di riavvicinamento agli Usa. (M.G.)

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    Storica visita in Cina del Patriarca ortodosso russo Kirill

    ◊   Non solo i pur importanti rapporti economici e politici. Lo sviluppo dell’amicizia tra i popoli russo e cinese va incrementato e coltivato a tutto campo, a cominciare dal rispetto reciproco e della sincera cooperazione tra i popoli. È quanto ha detto il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, al termine dell’incontro avuto venerdì scorso con il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. Tale incontro – riferisce L’Osservatore Romano - ha dato il via a una storica visita in Cina, la prima di un capo della Chiesa ortodossa russa. Nei cinque giorni della sua visita in Cina, il Patriarca ha in programma incontri con i vertici politici cinesi, ma anche con esponenti religiosi e della comunità ortodossa. Xi Jinping, che lo scorso marzo è stato a Mosca e ha incontrato il presidente Vladimir Putin, ha parlato della visita come della «chiara testimonianza dell’alto livello delle relazioni russo-cinesi». Parole simili a quelle usate da Kirill che ha parlato del suo viaggio come di «una testimonianza della relazione speciale che Russia e Cina hanno sviluppato negli anni recenti». Rispondendo alle domande dei media russi e cinesi — come riferisce il sito in rete del Dipartimento delle relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa — il Patriarca ha riferito che uno degli argomenti più importanti della riunione è stato appunto lo sviluppo dell’amicizia tra i due popoli. «Il concetto di amicizia — ha detto — è costituito da molti fattori. Promuove la cooperazione economica reciprocamente vantaggiosa, nella quale le parti si scambiano le loro capacità, il commercio, svolgono la cooperazione scientifica e tecnica, e quindi tutti traggono beneficio da questa interazione. L’amicizia promuove il dialogo politico, il consenso su importanti questioni globali e le relazioni bilaterali». Tuttavia, se tutto si punta su questi aspetti, «l’amicizia non funzionerà. Avrà solo modi pragmatici. E sappiamo che l’amicizia è qualcosa di più di questo tipo di rapporto. L’amicizia coinvolge il cuore umano, si fonda sul rispetto e l’affetto. Dove c’è un’amicizia sincera, vi è la sicurezza e una splendida base per lo sviluppo della cooperazione. La Chiesa è impegnata sul piano umano per dare un reale contributo al rafforzamento di una vera amicizia tra i nostri popoli». In questa prospettiva, il Patriarca ortodosso ha riferito ancora di avere «parlato di quanto sia importante che ciascuno dei nostri Paesi percepisca la cultura e la civiltà dell’altro come proprie. Ora, se lo slogan “La Russia e la Cina, amici per sempre e mai nemici” sarà parte della cultura della Russia e della Cina, raggiungeremo gli obiettivi». Si tratta di un lavoro comune, ha aggiunto, in cui un ruolo determinante dovrebbe essere svolto dalle organizzazioni religiose. Proprio per questo, nel corso dell’incontro si è anche parlato di continuare a sviluppare il dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e le organizzazioni religiose in Cina. Da parte sua, il leader cinese ha illustrato la situazione religiosa nel Paese e il ruolo delle organizzazioni religiose nella costruzione di una società armonica e solidale. «Questo non è certamente un processo facile», ha commentato Kirill, tuttavia «abbiamo riconosciuto la necessità di proseguire questo lavoro». Il Patriarca di Mosca ha poi ricordato come la Chiesa ortodossa cinese esista da oltre trecento anni. Negli anni Cinquanta del secolo scorso è stata guidata da due presuli cinesi e il servizio pastorale è stato svolto da decine di sacerdoti cinesi. «Poi è seguito un periodo che voi conoscete molto bene — ha aggiunto — durante il quale il lavoro della Chiesa ortodossa cinese è stato quasi annullato. Ma in Cina ci sono ancora cristiani ortodossi cinesi e molte decine di migliaia di persone ortodosse di Russia, Ucraina, Bielorussia, che vengono in Cina per un po’ di tempo o per lunghi periodi. Spero vivamente che, a seguito del dialogo della nostra Chiesa con l’amministrazione statale della Repubblica Popolare Cinese per gli affari religiosi, le domande che sono all’ordine del giorno saranno gradualmente risolte con il pieno rispetto per la Costituzione e le leggi della Cina, facendo leva sulle risorse locali».

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    I vescovi australiani del New South Wales: l’eutanasia non è mai una risposta

    ◊   «Non si serve la dignità dicendo agli anziani e ai malati terminali, attraverso le leggi, che starebbero meglio morti». Questo, in sintesi, il forte messaggio che i vescovi cattolici del New South Wales, a firma del cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, hanno inviato a tutti i parlamentari dello Stato a seguito dell’introduzione della legge sui diritti dei malati terminali (“Rights of the Terminally Ill”) che legalizzerebbe l’eutanasia. Mentre i sostenitori della legge sostengono la "morte pietosa" – riferisce L’Osservatore Romano - nel messaggio i vescovi affermano che «la compassione non significa uccidere una persona che soffre. La vera compassione dovrebbe spingerci a fare tutto il possibile per far fronte al dolore della gente, alla solitudine o alla paura». La legge sul suicidio assistito presentata dalla senatrice dei verdi, Cate Faehrmann, viene presentata come provvedimento a tutela dei diritti dei malati terminali. La lettera dei presuli segue l’appello della settimana scorsa rivolto dall’onorevole Greg Donnelly con cui invita gli australiani a scrivere ai membri del Consiglio legislativo esortandoli a rifiutare la “cultura della morte” sostenuta dai verdi. Secondo la senatrice Faehrmann, il suicidio assistito dei malati terminali è una questione di diritti umani. I verdi affermano che tale disegno di legge include tutele per quanti sono affetti da demenza o incapacità dovuta alla loro malattia. Ma, secondo Bernadette Tobin, direttrice del Plunkett Centre for Ethics presso l’ospedale St. Vincent e docente di filosofia presso l’Australian Catholic University (Acu) «l’eutanasia volontaria richiede non solo la volontà e il giudizio del paziente, ma la volontà e il giudizio del medico che deve decidere se è d’accordo con il paziente e se questi morendo porrebbe fine alle sue sofferenze. Se un medico — spiega Tobin — può esprimere un simile giudizio riguardo a un paziente in grado di intendere e di volere, allora lo può fare anche con uno che non è in grado di intendere e di volere. Entrambi i giudizi sono sbagliati» e ha avvertito che «possono avere gravi implicazioni per i malati e i disabili. L’uguaglianza di ogni essere umano consiste proprio nell’avere una vita umana che è la nostra comune umanità, la nostra personalità, la nostra dignità e il nostro valore intrinseco. Nel rifiutare di violare quella vita, si rispetta la persona umana nel modo più fondamentale e indispensabile», ha sottolineato Tobin insistendo sul fatto che «ciò vale altrettanto per quanto riguarda la vita di una persona intrappolata in un coma irreversibile o in uno stato vegetativo irreversibile». Respingendo la tesi dei verdi secondo la quale l’eutanasia è un diritto, Gerard Gleeson, professore associato presso il Sydney Catholic Institute, sottolinea come «il corretto obiettivo della medicina sia stato sempre quello di promuovere la salute e il benessere del paziente». Nonostante le salvaguardie previste dal disegno di legge presentato alla Camera alta dello Stato del New South Wales, Gleeson fa notare che «nessuna di queste tutele sarebbe necessaria se il disegno di legge fosse davvero nel migliore interesse dei malati terminali». «L’eutanasia — spiega Scott Prasser, direttore dell’Australian Catholic University — è una questione complessa, con conseguenze di vasta portata per la società ed è troppo importante per essere decisa da un disegno di legge che richiede un accurato dibattito seguito da un voto di coscienza». I progressi nelle cure palliative e il personale specializzato in questo campo sono in grado di portare conforto ai malati negli ultimi mesi o giorni di vita, e non solo contribuiscono ad alleviare il dolore, ma anche depressione e ansia spesso correlate alla malattia. I vescovi australiani sono convinti che esistono altri modi più positivi di trattare i malati terminali anziché proporre iniezioni letali.

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    Canada. Marcia per la vita contro la selezione delle nascite

    ◊   Mettere fine alla selezione delle nascite su base sessuale: con questo obiettivo si è svolta giovedì scorso, a Ottawa, in Canada, l’annuale marcia nazionale per la vita promossa dall’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (Ocvf), fondato congiuntamente dalla Conferenza episcopale del Canada e dal Consiglio supremo dei Cavalieri di Colombo. Il tema scelto per questa edizione – riferisce L’Osservatore Romano - ha voluto richiamare l’attenzione su un fenomeno già tristemente conosciuto in Paesi come l’India e la Cina, ma che si sta diffondendo in modo preoccupante anche in nazioni sviluppate, grazie alle nuove tecnologie di diagnosi prenatale che permettono di conoscere il sesso del nascituro. In particolare in India, sono state circa tre milioni le bambine indiane “scomparse” nel nulla nel 2011, secondo uno studio del «Children in India 2012: A Statistical Appraisal», pubblicato dal centro statistico del Paese. Nel messaggio dell’Ocvf viene sottolineato che ogni anno in Canada circa centomila bambini vengono abortiti. Questa scelta viene rivendicata da molti come un diritto, ma di fronte alla piaga degli aborti basati sulla selezione del sesso anche le deboli giustificazioni teoriche vengono a cadere. «È impossibile — si legge nel messaggio — continuare a credere alla leggenda che un nascituro, maschio o femmina, non è altro che un “ammasso di cellule”. Se c’è una lezione da trarre dalla tragica realtà degli aborti selettivi in Canada è che la causa della vita vincerà solo quando avremo creato una cultura che rispetti la dignità e il valore di ogni vita umana, a prescindere dal sesso. Una cultura della vita riconosce un valore uguale a ogni vita umana». Negli ultimi anni, in alcune comunità canadesi è cresciuto il numero di bambine esposte alla minaccia dell’aborto. E proprio su questo argomento hanno voluto fare leva i promotori della marcia, nella consapevolezza che «la stragrande maggioranza dei canadesi sono scioccati all’idea che una bambina possa essere abortita solo per il fatto di essere di sesso femminile». Oltre alla marcia nazionale che si è svolta giovedì 9, quest’anno l’Organismo cattolico per la vita e la famiglia ha organizzato, dal 12 al 19 maggio, la prima Settimana nazionale per la vita e la famiglia, un’iniziativa che si inserisce nell’ambito dello speciale programma pastorale «Costruire una cultura della vita e della famiglia in Canada» lanciato dall’episcopato nel 2011 in vista dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI. In diverse occasioni l’Ocvf e i movimenti pro vita del Canada hanno ribadito che l’aborto senza limitazioni non è approvato dalla maggioranza della popolazione, ma continua a verificarsi a causa del «silenzio e dell’indifferenza pubblica». Quanti non si sono potuti recare a Ottawa per esprimere il proprio dissenso hanno manifestato in diverse città del Paese.

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    Allarme dell'Oms: alzare l’attenzione sulla nuova Sars

    ◊   L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto agli Stati di aumentare l'attenzione nei confronti della nuova "Sars”. L'Oms incoraggia l'osservazione sulle infezioni respiratorie acute, analizzando attentamente eventuali casi insoliti, ma non consiglia “particolari misure di protezione speciale nei punti di ingresso dei viaggiatori dall'estero e non raccomanda misure di restrizioni di viaggio o di commercio”. Il virus che si è diffuso negli Emirati Arabi ed è arrivato anche in Europa, finora ha contagiato oltre 30 persone e causato 18 vittime. (M.G.)

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    Vicepremier serbo nel Kosovo per convincere le comunità serbe sull’accordo di pace

    ◊   Convincere la comunità serbe in Kosovo ad accettare l'accordo concluso da Belgrado e Pristina il 19 aprile scorso a Bruxelles. È questo il compito della delicata missione nel nord del Kosovo del vicepremier e ministro della difesa serbo, Aleksandar Vucic. I serbi del nord continuano infatti a respingere l'intesa, sostenendo che con essa in pratica vengono posti sotto la piena sovranità di Pristina. Chiedono quindi che sull'accordo si pronunci la Corte costituzionale della Serbia, e che dopo si tenga un referendum. L'accordo, concluso il mese scorso con la mediazione dell’Ue, prevede un'ampia autonomia per le comunità serbe del Kosovo nell'ambito tuttavia della costituzione e delle leggi di Pristina. Attraverso il buon esito dell’accordo passa anche il percorso di adesione di Belgrado all’Unione Europea. (M.G.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 132

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.