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Sommario del 08/05/2013
Udienza generale. Il Papa: lo Spirito ci insegna che Dio ama tutti come un vero “papà”
◊ Una catechesi sullo Spirito Santo per spiegare che è Lui che insegna ad amare Dio e il prossimo con il cuore di Gesù. È quanto Papa Francesco ha ricordato all’udienza generale di questa mattina, presieduta in Piazza San Pietro davanti a 100 mila persone. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:
Sapere che Dio ci ama con la tenerezza di un papà. Basta questa certezza per una vita cristiana piena. Ma come si può “sapere” una cosa di questa portata? Mettendosi in ascolto dello Spirito Santo. Perché è solo Lui a dirci – ha affermato Papa Francesco – “che siamo amati da Dio come figli, che possiamo amare Dio come suoi figli e che con la sua grazia possiamo vivere da figli di Dio, come Gesù”:
“Cosa ci dice lo Spirito Santo? Dio ti ama: ci dice questo! Dio Ti ama, ti vuole bene. E noi amiamo veramente Dio e gli altri, come Gesù? (…) Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo. Lasciamo che Lui ci parli al cuore e ci dica questo: che Dio è amore, che sempre Lui ci aspetta, che Lui è il Padre e ci ama come vero papà; ci ama veramente. E questo soltanto lo dice lo Spirito Santo al cuore. Sentiamo lo Spirito Santo, ascoltiamo lo Spirito Santo e andiamo avanti per questa strada dell’amore, della misericordia, del perdono”.
L’applauso a distesa dei 100 mila che occupano in lungo e largo Piazza San Pietro suggella il crescendo conclusivo del Papa, che aveva aperto la catechesi puntando l’attenzione sul versetto del “Credo” che afferma che lo Spirito “è Signore e dà la vita”. Vita, ha osservato Papa Francesco, che “l’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi” ha sempre voluto giusta, buona e non minacciata dalla morte:
“L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza, di pace. Tutti sentiamo questo desiderio! E Gesù ci dona quest’acqua viva: essa è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e che Gesù riversa nei nostri cuori”.
Lo Spirito è dunque l’elemento vitale per la fede di un cristiano, così come l’acqua lo è per il suo organismo. Duemila anni fa alla Samaritana, duemila anni dopo alla sua Chiesa, la promessa di Cristo di donare l’“acqua viva” dello Spirito Santo resta la stessa perché, ha ripetuto Papa Francesco, “la nostra vita sia guidata da Dio, sia animata da Dio, sia nutrita da Dio”:
"Questo è il dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori: la vita stessa di Dio, vita di veri figli, un rapporto di confidenza, di libertà e di fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio, che ha come effetto anche uno sguardo nuovo verso gli altri, vicini e lontani, visti sempre come fratelli e sorelle in Gesù da rispettare e da amare".
Le successive catechesi in sintesi traducono questi concetti nelle lingue di provenienza dei gruppi di fedeli in arrivo da tutti i continenti. Fra loro, prima e dopo l’udienza generale, Papa Francesco si sofferma come ormai sua abitudine a lungo, con sorrisi e abbracci che diventano più intensi quando davanti a lui compare un anziano, un bambino, un malato, un disabile. “La visita alle tombe degli Apostoli – augura a tutti – rafforzi in tutti la fede in Cristo”, “sempre vivo e presente tra noi”.
Papa Francesco alle superiori maggiori: siate gioiose e materne
◊ “Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù”: così Papa Francesco alle superiori generali di tutto il mondo - oltre 800 di 75 Paesi in rappresentanza di circa 700 mila religiose - ricevute stamane nell’Aula Paolo VI, in chiusura della loro Assemblea plenaria, conclusasi ieri a Roma sul tema “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!”.
“Grazie”.
La gratitudine del Papa alle superiori generali per la loro “opera non sempre facile”, ha sottolineato:
“È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’”
Esodo che “porta ad un cammino di adorazione al Signore e di servizio al Signore nei fratelli e nelle sorelle”, “anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza”, “obbedienza”, “povertà”, “castità”:
“L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane”.
“Rapporto autorità-obbedienza – ha spiegato il Papa – che si colloca nel contesto più ampio del ministero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della su funzione mediatrice”:
"La povertà come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Povertà come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza".
Povertà che insegna “solidarietà”, “condivisione, “carità”, che “si esprime anche in sobrietà e gioia dell’essenziale, per mettere in guardia – ha ammonito il Papa – dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita”:
“Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve, non ci serve, quella si impara toccando la carne di Cristo povero negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini…”
“E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”:
“Ma, per favore, una castità ‘feconda’, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi, parlo un po’…”
“Siate madri – ha esortato – come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre”:
“Non si può capire Maria senza la sua maternità; non si può capire la Chiesa senza la sua maternalità. E voi siete icona di Maria e della Chiesa”.
Riguardo i concetti di autorità e servizio al centro della plenaria delle superiori maggiori, il Papa ha ricordato che “per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo” ma, “per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore”:
“Pensiamo al danno, pensiamo al danno che arrecano al Popolo di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che 'usano' il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa!"
Infine, Francesco ha invitato le consacrate a vivere il loro carisma nell’ecclesialità, a "sentire" sempre con la Chiesa, perché annuncio e testimonianza del Vangelo “non sono mai un atto isolato o di gruppo”:
“Un ‘sentire’ con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un ‘sentire’ con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità”.
Assurdo “pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù fuori dalla Chiesa, di amare Gesù sena amare la Chiesa”:
“Insomma centralità di Cristo e del suo Vangelo, autorità come servizio di amore, ‘sentire’ in e con la Madre Chiesa”
Il Papa: i cristiani costruiscano ponti non muri, la verità è un incontro
◊ L’evangelizzazione non è fare proselitismo. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che il cristiano che vuole annunciare il Vangelo deve dialogare con tutti, sapendo che nessuno possiede la verità, perché la verità si riceve dall’incontro con Gesù. Alla Messa, concelebrata dal cardinale Francesco Coccopalmerio e mons. Oscar Rizzato, hanno preso parte un gruppo di dipendenti dei Servizi generali del Governatorato, della Cancelleria del Tribunale dello Stato Vaticano e della Floreria. Il servizio di Alessandro Gisotti:
I cristiani di oggi siano come Paolo che, parlando ai greci nell’Areopago, costruì ponti per annunziare il Vangelo senza condannare nessuno. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che ha messo l’accento sull’atteggiamento “coraggioso” di Paolo che “si avvicina di più al cuore” di chi ascolta, “cerca il dialogo”. Per questo, ha osservato, l’Apostolo delle Genti fu davvero un “pontefice, costruttore di ponti” e non “costruttore di muri”. Questo, ha aggiunto, ci fa pensare all’atteggiamento che sempre deve avere un cristiano:
“Un cristiano deve annunziare Gesù Cristo in una maniera che Gesù Cristo venga accettato, ricevuto, non rifiutato. E Paolo sa che lui deve seminare questo messaggio evangelico. Lui sa che l’annunzio di Gesù Cristo non è facile, ma che non dipende da lui: lui deve fare tutto il possibile, ma l’annunzio di Gesù Cristo, l’annunzio della verità, dipende dalla Spirito Santo. Gesù ci dice nel Vangelo di oggi: ‘Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità’. Paolo non dice agli ateniesi: ‘Questa è la enciclopedia della verità. Studiate questo e avrete la verità, la verità!’. No! La verità non entra in una enciclopedia. La verità è un incontro; è un incontro con la Somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno è padrone della verità. La verità si riceve nell’incontro”.
Ma perché Paolo ha agito così? Innanzitutto, ha affermato il Papa, perché “questo è il modo” di Gesù che “ha parlato con tutti” con i peccatori, i pubblicani, i dottori della legge. Paolo, dunque, “segue l’atteggiamento di Gesù”:
“Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché io ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: ‘No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!’. Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare. Adesso - grazie a Dio – no, non si dice quello, no? Non si dice quello no? Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti. Primo: Paolo ha questo atteggiamento, perché è stato l’atteggiamento di Gesù. Secondo: Paolo è consapevole che lui deve evangelizzare, non fare proseliti”.
La Chiesa, è stata la sua riflessione citando Benedetto XVI, “non cresce nel proselitismo”, ma “cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione”. E Paolo aveva proprio questo atteggiamento: annuncia non fa proselitismo. E riesce ad agire così perché “non dubitava del suo Signore”. “I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri – ha avvertito – sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo". I cristiani invece, è stata la sua esortazione, facciano come Paolo e inizino "a costruire ponti e ad andare avanti":
“Paolo ci insegna questo cammino di evangelizzare, perché lo ha fatto Gesù, perché è ben consapevole che l’evangelizzazione non è fare proselitismo: è perché è sicuro di Gesù Cristo e non ha bisogno di giustificarsi e di cercare ragioni per giustificarsi. Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del pensiero debole… tante cose. Chiediamo oggi a San Paolo che ci dia questo coraggio apostolico, questo fervore spirituale, di essere sicuri. ‘Ma, Padre, noi possiamo sbagliarci’…. 'Avanti, se ti sbagli, ti alzi e avanti: quello è il cammino'. Quelli che non camminano per non sbagliarsi, fanno uno sbaglio più grave. Così sia”.
Messico. Il cordoglio del Papa per il grave incidente ad Ecatepec
◊ Il Papa ha espresso profondo cordoglio per il tragico incidente verificatosi ieri a Ecatepec, a nord di Città del Messico, e che finora ha causato almeno 24 morti, tra cui 10 bambini. Un'autocisterna carica di gas liquido si è schiantata contro alcune case ed è esplosa. Le autorità hanno aperto un'inchiesta. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato a mons. Oscar Roberto Dominguez Couttolenc, vescovo di Ecatepec, il Papa manifesta la sua “vicinanza spirituale” a quanti sono stati “colpiti da questa tragedia”, assicurando le sue preghiere per i defunti. Offre poi “conforto e affetto a tutti i feriti”, di cui 13 in gravi condizioni, con “il vivo auspicio di un pronto e totale recupero”. Infine, invocando “il dolce nome di Nostra Signora di Guadalupe, imparte di cuore a tutti la benedizione confortatrice come segno di speranza in Cristo risorto”.
◊ In Brasile, il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Marília, presentata da S.E. Mons. Osvaldo Giuntini, per sopraggiunti limiti d’età.
In Austria, il Papa ha nominato Vescovo di Feldkirch il Rev.do Mons. Benno Elbs, del clero della diocesi di Feldkirch, finora Amministratore diocesano della medesima diocesi.
In Brasile, il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Brasília il Rev.do Mons. José Aparecido Gonçalves de Almeida, del clero della diocesi di Santo Amaro, finora Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Enera
Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Nuova Zelanda, Isole Cook, Kiribati, Palau, Stati Federati di Micronesia e Delegato Apostolico nell’Oceano Pacifico S.E. Mons. Martin Krebs, Arcivescovo titolare di Taborenta, finora Nunzio Apostolico in Guinea e in Mali.
Tweet del Papa: la vita che dà Gesù è la vera ricchezza
◊ Dopo l’udienza generale il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza, dice Gesù. Questa è la vera ricchezza, non quella materiale!”. Sul suo account @Pontifex in nove lingue, alle 14.00 dell'8 maggio, sono oltre 6 milioni e 252 mila i follower. In lingua inglese i follower sono 2.481.370, in spagnolo 2.280.000, in italiano 712.430, in portoghese 304.770, in francese 134.300, in tedesco 102.700, in latino 94.115, in polacco 84.700 e in arabo 57.830.
Accordo tra Stati Uniti e Santa Sede per la lotta al riciclaggio
◊ Lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Firmato, a Washington, il Memorandum d’intesa tra l’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial Crimes Enforcement Network degli Stati Uniti. Sanciti trasparenza, cooperazione internazionale e scambio d’informazioni. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
Rafforzare gli sforzi per contrastare il riciclaggio di denaro e le operazioni di finanziamento del terrorismo a livello globale. Su questa linea la firma del Memorandum d’intesa siglato ieri a Washington tra AIF, l’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il FinCEN, Financial CrimesEnforcement Network, la controparte statunitense del dipartimento del tesoro. L’accordo è stato firmato da René Brülhart, direttore dell’AIF e Jennifer ShaskyCalvery, direttore di FinCEN. Il documento promuove di fatto la cooperazione bilaterale mediante lo scambio d’informazioni nel settore finanziario. Un accordo particolarmente incisivo visto il ruolo rilevante dell’organismo statunitense nella lotta al riciclaggio.
La firma è “una chiara indicazione di come la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano – ha detto il direttore dell’AIF, René Brülhart – si assumano in modo molto serio la responsabilità di combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo" Parlando di cooperazione "al più alto livello", René Brülhart, ha aggiunto che “il Vaticano ha dimostrato di essere un partner credibile a livello internazionale e che si è chiaramente impegnato nello scambio d’informazioni per contrastare i fenomeni” oggetto del memorandum. L’AIF, lo ricordiamo, è stata istituita nel 2010 ed è divenuta operativa nell’aprile del 2011. Attualmente, è in trattative con organismi analoghi di altri Paesi e giurisdizioni, fra cui i Paesi europei per rafforzare la cooperazione. Finora, sono stati firmati Memorandum d’intesa con gli organismi di Belgio, Spagna e Slovenia, mentre sono in corso trattative con organismi di circa 20 Paesi.
Il 10 maggio il Papa riceverà il Patriarca ortodosso copto Tawadros II
◊ Da venerdì al 13 maggio, Papa Tawadros II, Papa d’Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco, capo della Chiesa ortodossa copta d’Egitto, sarà a Roma per incontrare Papa Francesco. E’ quanto informa un comunicato della Sala Stampa vaticana. Papa Tawadros, oltre ad avere un’udienza ed una preghiera comune con il Santo Padre venerdì 10 maggio, sarà ricevuto presso il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e presso altri dicasteri della Curia romana, visiterà le Tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e incontrerà i fedeli della comunità copta residenti a Roma.
Il predecessore di Papa Tawadros, Papa Shenouda III, ricorda la nota della Sala Stampa, incontrò Paolo VI in Vaticano quarant’anni fa, nel maggio del 1973. In tale occasione, il Papa e il Patriarca ortodosso copto firmarono un’importante Dichiarazione cristologica comune e dettero avvio al dialogo ecumenico bilaterale tra le due Chiese. Dall’elezione di Papa Tawadros II quale nuovo Patriarca ortodosso copto, si è assistito a un crescente avvicinamento tra le comunità cristiane in Egitto. Ciò ha condotto all’istituzione di un Consiglio di Chiese cristiane in Egitto.
La Chiesa ortodossa copta d’Egitto, ricorda infine il comunicato, conta circa dieci milioni di fedeli. Quest’ampia appartenenza fa della Chiesa copta una delle più importanti realtà nel paesaggio ecclesiale del Medio Oriente dove, in questi ultimi tempi, le comunità cristiane si trovano a dover affrontare situazioni di grande difficoltà. (A.G.)
La preghiera del Papa per la Supplica di Pompei. Intervista con mons. Tommaso Caputo
◊ Si è tenuta stamani a Pompei la tradizionale preghiera della “Supplica alla Madonna del Rosario”, composta dal Beato Bartolo Longo. All’udienza generale, Papa Francesco ha invitato i fedeli ad unirsi “spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione di Maria, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero”. Sul valore della Supplica, Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario, mons. Tommaso Caputo:
R. - Il testo della Supplica è molto coinvolgente, lirico e musicale; la sua coralità è, allo stesso tempo, unica e unificante. È nata dal cuore di Bartolo Longo, ma in realtà, ognuno può sentirsene l’autore, in quanto racchiude tutti i dolori e le speranze della famiglia umana e dà voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo. Pregare la Madonna di Pompei con questa preghiera significa esprimere la propria identità di figli che si rivolgono a Lei, la Madre che Gesù ci ha dato in dono dall’alto della Croce: una figliolanza che fa intimi, familiari con Lei e con Dio.
D. - Il santuario di Pompei è noto anche per le sue numerose opere di carità fondate dal Beato Bartolo Longo. Qual è la situazione in questo momento di crisi?
R. - L'impegno di carità del Beato Bartolo Longo s'inscrive perfettamente nella grande stagione dei santi sociali dell'Ottocento italiano: san Giovanni Bosco, san Luigi Orione, Madre Cabrini, san Giuseppe Moscati, ecc. Le loro opere sono arrivate ai giorni nostri perché erano fondate sulla santità dei fondatori, sulla loro consapevolezza di essere strumenti nelle mani di Dio. Quello che hanno realizzato non era frutto di ipotesi, congetture, analisi di mercato o pianificazione, ma era quello che Dio chiedeva loro in quel momento. Sono stati docili alla voce di Dio ed hanno lottato per concretizzare ciò che avevano ideato. Le opere del beato Bartolo Longo sono un perfetto esempio di carità che ha superato i confini di Pompei, grazie al sostegno economico dei nostri benemeriti benefattori presenti in varie parti del mondo. Nel corso degli anni è cambiato e si è evoluto il ciclo delle diverse attività, ma non è mutato la dedizione e lo spirito con i quali si concretizza un’accoglienza che, aprendo le porte di casa, spalanca quelle del cuore: ecco il segreto ed anche, direi, l'asse portante delle nostre istituzioni. Anche alla carità è chiesta, in periodi particolari, una forma di “fantasia”. Con il mutare dei tempi, cambiano anche gli strumenti e i mezzi con cui poterla esercitare, senza farsi fermare dalla crisi. Contiamo sulla provvidenza che non manca mai e ci industriamo per mantenere aperte ed efficienti tutte la nostre opere.
D. - La Madonna di Pompei è nota in tutto il mondo ed ha devoti ad ogni latitudine…
R. - La devozione alla Madonna di Pompei è diffusa in tutto il mondo grazie soprattutto agli emigranti, ai quali, prima che si imbarcassero dal porto di Napoli, Bartolo Longo donava quadri della Madonna, assieme a corone del Rosario, immaginette e libretti di preghiere. Nel mondo sono nate, così, moltissime chiese, parrocchie e santuari dedicati alla Madonna di Pompei. Non si contano, poi, le Associazioni e le Confraternite a Lei dedicate. Negli Stati Uniti, in Canada, Brasile, Venezuela, Uruguay, Australia, ecc. e in tutte si organizzano numerose attività per promuovere il culto e la devozione alla Madonna. In Argentina, a Buenos Aires esiste il quartiere Nueva Pompeya. Qui, nel 1896, fu eretto un altare, sostituito, poi, nel 1900, dal Santuario de “Nuestra Señora de Pompeya”, retto dai frati minori cappuccini. Grazie alla nostra rivista, "Il Rosario e la Nuova Pompei", stampata in 250.000 copie in italiano e 25.000 in inglese, poi manteniamo i rapporti con tutti i devoti della Madonna di Pompei nel mondo. Voglio ricordare anche le Missioni Mariane del Rosario, svolte in tutta Italia e all'Estero. In anni recenti il Quadro della Madonna Pellegrina è tornato anche in Australia e Stati Uniti. Adesso si sta organizzando una Missione a Malta, dove sono stato per cinque anni Nunzio Apostolico.
D. - Pompei è sinonimo di Rosario. Qual è l'attualità di questa preghiera nell'Anno della Fede?
R. - Il Rosario è una preghiera antica, ma sempre nuova. Proprio dieci anni fa, il Beato Papa Giovanni Paolo II l'ha rilanciata, con la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae, delineando la necessità di contemplare Cristo mettendosi alla scuola di Maria. Il Santo Padre ha riproposto alla Chiesa del Terzo Millennio il Rosario come vera scuola di preghiera, che porta i fedeli alla conoscenza del mistero cristiano. Affermava, infatti, che “ciò che è veramente importante è che il Rosario sia sempre più concepito e sperimentato come itinerario contemplativo”. Tale valenza contemplativa rappresenta una novità coraggiosa: il Rosario si configura – così come Maria – anche quale mistico pellegrinaggio verso Gesù, vero Dio e vero uomo. A duemila anni di distanza dall’Incarnazione del Verbo, la Chiesa del XXI secolo scopre nel volto di Cristo il suo tesoro, la sua vera gioia. L’uomo e la donna del tempo post-moderno hanno bisogno di respirare a pieni polmoni il buon profumo di Cristo per disintossicarsi, ritemprarsi ed ossigenarsi della genuina bellezza e bontà del Mistero! Questa preghiera dalla “fisionomia mariana, dal cuore cristologico”, è la vera forza di Pompei e deve diventare la forza dei fedeli di tutto il mondo, secondo l’esortazione dataci anche da Papa Benedetto XVI per l’Anno della Fede, confermata proprio in questi giorni dai ripetuti inviti di Papa Francesco a recitare il Rosario, soprattutto in famiglia.
D. - Papa Francesco ha subito dichiarato la sua devozione a Maria. Come avete accolto qui a Pompei la sua elezione?
R. - Papa Francesco è un vero dono di Dio alla Sua Chiesa. Sono bastati pochi gesti e i primissimi giorni di Pontificato per rendersi conto di una realtà che continua a confermarsi e a consolidarsi. Stiamo vivendo un tempo non solo prezioso, ma anche bello, con la misericordia del Signore posta al centro non solo del magistero, ma dello stesso passaggio - pur così inedito – di pontificato tra due autentici “uomini di Dio”. In occasione della Messa Crismale, assieme ai sacerdoti, ho inviato un messaggio al Papa Dopo aver ricordato il forte legame tra il santuario di Pompei e la Sede di Pietro, abbiamo assicurato a Papa Francesco la nostra fervida preghiera alla Vergine Maria perché, con la sua materna intercessione, Lo sostenga e Lo accompagni nel Suo servizio, che auspichiamo fecondo di opere dello Spirito per il bene della Chiesa e dell’umanità. Infine, abbiamo espresso la speranza di una Sua visita pastorale a Pompei, che è il Santuario del Papa, perché il Beato Bartolo Longo lo donò alla Santa Sede.
Rousseau al Cortile dei Gentili di Bologna. Interventi del card. Poupard e Giovanni Reale
◊ Seconda sosta a Bologna per il Cortile dei Gentili, l’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura. Ieri pomeriggio, per la prima volta, si è intrapreso un confronto tra credenti e non credenti sul pensiero di un singolo filosofo: “Il Dio di Rousseau”, tema dell’incontro, è passato sotto la lente del cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, Raymon Trousson, dell’Università di Bruxelles, Giovanni Reale e Tullio Gregory, storici della filosofia. da Bologna ce ne parla Luca Tentori:
Un ringraziamento a Jean-Jacques Rousseau perché - a tre secoli di distanza - il suo pensiero ancora invita a dialogare sull’anima e sulla coscienza. E’ uno dei risvolti del Cortile dei Gentili che ieri, a Bologna, ha analizzato l’opera del filosofo ginevrino tra gli ispiratori della Rivoluzione Francese. Un dialogo a più voci voluto dalla collaborazione tra la realtà cittadina di Genus Bononiae e il Pontificio Consiglio della Cultura. E proprio il presidente emerito di quest’ultimo, il cardinale Paul Poupard, ha aperto le riflessioni:
“Con Jean-Jacques Rousseau si apre veramente, anche per le lettere moderne, la stagione della modernità e dell’individualismo, con tutto quello che comporta di positivo e anche di negativo. Se per noi cristiani il nostro Dio è il Dio di Gesù Cristo, Figlio di Dio e di Maria Santissima, per lui Dio è piuttosto questo sentimento della trascendenza nell’immanenza, sul quale si possono fare tanti ponti. In passato ci ha già provato anche il mio Santo Patrono (San Paolo) duemila anni fa all’Areopago di Atene, in un contesto diverso, con il Dio ignoto”.
Rousseau è per il cardinale Paul Poupard l’uomo moderno per eccellenza che ha influenzato Kant e si è mosso sulla scia di Sant’Agostino. Nelle sue confessioni, il poliedrico pensatore svizzero, registra una percezione forte dell’identità singolare della persona:
“Un certo cenno di avvicinamento a Giovanni Paolo II che, molte volte, gli ho sentito ripetere la irripetibilità di ogni singola persona. Questo è il punto di incontro che deve iniziare con il dialogo. Poi ci sono punti diversi sulla concezione dell’uomo, sulla concezione dell’educazione, della religione e di Dio”.
Rousseau ha molto più importanza di quanto gli viene riconosciuta: rompe all’Illuminismo il gioco dell’assolutismo della ragione. E’ l’idea dello storico della filosofia Giovanni Reale, che è convinto che la sua idea di Dio sia tra le più belle di quel periodo. Ma questo “illuminista eretico” - afferma - ha compiuto in proposito diversi errori, non riconoscendo alla rivelazione cristiana molte idee su Dio:
“La cosa che più mi ha colpito è questa domanda: ‘Qual è la cosa più bella che Dio ha fatto?’. ‘E’ l’uomo!’. E questo è straordinario. I greci, che sono grandissimi, non erano arrivati a tanto. Dicevano: ‘Il cosmo è superiore a te!’. Il cristianesimo, invece, ha insegnato il contrario: e lui è profondamente d’accordo su questo. Qual è la cosa più bella che ti ha fatto Dio? E’ farmi così! Essere contento di quello che sei è la cosa più bella ed è la felicità. Se noi riuscissimo a far capire all’uomo di oggi questa idea: essere così come tu sei, hai già il massimo. Tu, essendo così, puoi fare tutto e bene”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ All'udienza generale Papa Francesco parla dello Spirito Santo che rivela all'uomo l'amore di Dio.
Un cammino di adorazione e servizio: il Papa incontra le superiore generali e, nella scia di Benedetto XVI e di Paolo VI, sottolinea che carrieristi e arrampicatori fanno un danno grande alla Chiesa.
Boko Haram torna a colpire: nell'informazione religiosa, in rilievo il sanguinoso attacco alla cittadina nigeriana di Bama.
Firmato un memorandum d'intesa tra l'Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial Crimes Enforcement Network.
Il seme della fiducia: in cultura, Inos Biffi sull'Ascensione di Gesù al cielo. Sullo stesso tema, un articolo di Manuel Nin dal titolo “Oggi colmi di gioia colei che ti ha partorito”.
Giorgio La Pira e Giovanni Paolo II a Firenze: Alberto Fabio Ambrosio sul ciclo di seminari «Conoscere l’islam» a Firenze.
Ancora un attentato in Pakistan a tre giorni dalle elezioni politiche
◊ Due morti e 27 feriti in Pakistan per l’attentato kamikaze avvenuto nel nordovest del Paese. Oltre 40 persone sono morte nelle ultime ore in vari attentati contro candidati politici nei distretti tribali pashtun lungo il confine con l'Afghanistan. Anche uno dei leader favoriti alle prossime elezioni, l'ex campione di cricket Imran Khan, è in un letto d’ospedale fuori pericolo di vita ma immobilizzato dopo una caduta ieri dal palco per un comizio a Lahore. Dell’importanza del voto di sabato per rinnovare l'assemblea legislativa nazionale e i quattro parlamenti provinciali, Fausta Speranza ha parlato con Francesca Maria Corrao, esperta di lingua e Paesi arabi:
R. – La democrazia come la intendiamo noi, non è quella che si sta formando, che si sta costruendo in Pakistan. Il fatto, però, che esistano tante organizzazioni politiche diverse e che comunque la gente partecipi attivamente dimostra che c’è una consapevolezza e una crescita importante, che c’è conoscenza dei fatti criminosi, una condanna, e ciò dimostra che questa società non demorde, vuole continuare a battersi per la democrazia. E’ una battaglia difficile, ma va sostenuta. I temi della libertà, della dignità della persona, del rispetto della vita sono quelli che vanno sostenuti e difesi. I partiti laici, in questo momento, si battono principalmente per questo.
D. – Quali speranze avere per il Paese?
R. – Il fatto che la gente resista a questi attentati, non si perda d’animo e continui a sostenere i partiti, come quello del Movimento della giustizia, ma anche il partito pakistano della Muslim League, quello di Nawaz Sharif, decisi a non farsi spaventare da quello che è l’attacco dei talebani o degli altri movimenti islamici. I talebani, infatti, all’inizio avevano detto di avversare soltanto i movimenti politici laici, mentre invece viene fuori in maniera evidente che qualsiasi altro partito politico avverso alla loro linea ideologica per loro è un nemico e va combattuto anche con armi molto pesanti.
D. – Proprio in due parole, un flash sui tre partiti principali...
R. – Ovviamente, c’è quello famoso, popolare, della famiglia Bhutto, che è in crisi perché hanno sulle spalle gli effetti di una crisi economica, che ha portato tanta disoccupazione, tanto malcontento e tanta corruzione, ma è anche uno dei grandi partiti storici. Ci sono poi i due partiti della Lega dei Musulmani: quella di Nawaz Sharif, di cui parlavo prima, che è guidato dall’ex primo ministro, e il partito del Movimento della Giustizia, guidato dal giocatore di cricket, che cresce in popolarità, soprattutto perché si batte contro la corruzione. Ci sono poi altri partiti, come quello di Awani, nazionale, fondato nel ’75, importante perché è un partito ghandiano, non violento. Ricordiamo anche che di questo partito, che è laico e che si è spaccato nel 1986, negli ultimi anni sono stati uccisi 750 militanti dai talebani. Questi sono i partiti più grandi. Poi c’è il Tarek-e-Taliban, che si fa promotore di una linea dura molto radicale ed estremamente intollerante.
A Londra la Conferenza di 50 Paesi mobilitati in aiuto della Somalia
◊ Un forte sostegno della comunità internazionale alla Somalia, per uscire dalla situazione di violenza e di caos istituzionale, scoppiata nel 1991 con la guerra civile. Se ne è parlato ieri a Londra nella Conferenza internazionale, alla quale hanno preso parte delegazioni di 50 Paesi. Sagida Syed:
“La Somalia non è sola”. Con questo messaggio i delegati di 50 Paesi hanno voluto offrire sostegno al presidente, Hassan Sheikh Mohamud, e al suo governo, insediato nel Paese lo scorso settembre 2012. Nella Conferenza di Londra presieduta dal premier David Cameron e da Mohamud – la seconda dopo quella dell’anno scorso ad Istanbul – si è voluto dare un segno concreto al fine di sradicare la povertà, fermare la violenza contro le donne e i bambini, combattere la carestia che negli ultimi due anni ha ucciso più di 250 mila persone e abbattere il terrorismo di stampo "alqaedista", che controlla ancora parte del sud del Paese.
Centotrenta milioni di dollari verranno erogati al fine di sostenere le riforme avviate dal nuovo presidente per la ricostruzione del Paese, totalmente dipendente dagli aiuti internazionali. Mohamud ha dichiarato che le forze armate dell’Unione Africana, che difendono la Somalia dagli estremisti islamici del gruppo di Al-Shabaab, sono riuscite anche a ridurre dell’80% la piaga della pirateria, garantendo maggiore sicurezza alle navi di passaggio e quindi al commercio. Gli aiuti internazionali serviranno a ricostruire ogni settore della società civile per poter attirare investimenti stranieri.
Tragedia al porto di Genova, 7 morti. Il card. Bagnasco: colpo al cuore della città
◊ E’ di 7 morti, 4 feriti e 3 dispersi il bilancio, ancora provvisorio, dell’incidente avvenuto ieri sera nel porto di Genova quando una nave porta-container di 40 mila tonnellate, alta 53 metri, si è schiantata contro una banchina provocando il crollo della torre di controllo del porto. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La nave porta container "Jolly Nero", della compagnia “Messina”, si è schiantata contro il molo Giano. L’urto ha provocato il crollo della torre di controllo del porto, una struttura in cemento e vetro alta oltre 50 metri. Quattro persone, rimaste ferite, si sono salvate perché sarebbero riuscite a gettarsi in mare prima del crollo della torre. Al momento dell’impatto, erano presenti nell’edificio almeno 14 persone. L’incidente è avvenuto nel momento in cui, all’interno della torre, era in corso il cambio turno. Si riducono invece, di ora in ora, le speranze di trovare ancora in vita i dispersi. Si continua a lavorare per rimuovere le macerie. Per tutta la notte, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno scandagliato il fondo del porto. La Procura ha aperto un’inchiesta. La nave - 239 metri di lunghezza per 30 metri di larghezza - è stata sequestrata. Ancora da accertare le cause della tragedia. L'incidente - ha detto il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando - è inspiegabile. "Le condizioni del tempo erano ottimali" e la nave era "regolarmente condotta da un pilota a bordo e da due rimorchiatori". Secondo alcune testimonianze, l’imbarcazione mercantile sarebbe diventata ingovernabile dopo un’avaria ai motori. Il comandante della nave è indagato per omicidio plurimo colposo.
“Profondo cordoglio, solidarietà e vicinanza”: ad esprimersi così è il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Adriana Masotti lo ha raggiunto telefonicamente a Roma, dove il porporato si trova da ieri sera, per chiedergli quando è stato informato dell’incidente e quali sono stati i suoi sentimenti in quel momento e in queste ore:
R. - L’ho saputo questa mattina presto. Oggi sono a Roma e mi hanno telefonato direttamente da Genova per avvisarmi di questa tragedia, che ha suscitato ovviamente un grande dolore nel mio cuore pensando alle vittime, ai dispersi, ai feriti e ai loro familiari. Questa è una di quelle sciagure che non dovrebbero mai accadere, e ci auguriamo che non accadano mai più, però di fatto in questo momento bisogna stringersi gli uni agli altri attraverso la preghiera che assicuro a tutte le persone interessate, e attraverso quella vicinanza fraterna, affettuosa, che si può realizzare. Naturalmente, penso anche a tutti i colleghi delle vittime, alla Capitaneria di porto, a tutti gli operatori portuali del mondo del mare, persone a cui rivolgo la mia stima, la mia ammirazione e il mio incoraggiamento in questo momento così doloroso e luttuoso.
D. – Eminenza, al suo rientro a Genova che cosa farà? In diocesi è già stato programmato qualcosa?
R. - Siamo in attesa delle decisioni dei familiari e delle diverse autorità competenti circa i funerali. Ho dato la disponibilità ovviamente all’uso della cattedrale - se vorranno - e spero di poter essere presente, se ci sarà una cerimonia comune, per poter portare direttamente la mia preghiera e il mio affetto a tutti.
D. - Sappiamo quanto anche Genova e il suo porto siano toccati dalla crisi economica. Certo, un incidente così non ci voleva. Il presidente della Regione Liguria ha detto: “Per Genova questo è veramente un colpo al cuore”.
R. - Sì. È un colpo al cuore perché sappiamo che per Genova, il porto è storicamente il cuore pulsante, ma anche nelle attuali circostanze, anche per il grande indotto che sempre porta con sè. Ma nello stesso tempo vorrei che questo fosse anche un momento di riscatto. Per questo prego il Signore, e auspico che tutti i genovesi sentano questa tragedia come un momento di riscatto per crescere nell’amore verso la propria città e verso il proprio porto che - ripeto - storicamente è il suo cuore. Un riscatto, perché si facciano ulteriori progressi in quello che è lo sviluppo, la solidità del porto e delle attività portuali con la partecipazione di tutti gli operatori perché da questa tragedia possa uscire una coscienza nuova da parte di tutti noi.
Concerto per il 96.mo compleanno del compositore cardinale Bartolucci
◊ L’Aula Paolo VI, in Vaticano, oggi pomeriggio sarà cornice di un grande evento musicale. Alle 18.30 infatti si terrà il "Concerto Straordinario" per il 96.mo compleanno del cardinale Domenico Bartolucci, notissimo compositore. L’evento che si tiene nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, sarà gratuito ed aperto a tutti fino ad esaurimento posti. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
Le note, dedicate alla Madonna, di Giuseppe Verdi, nel bicentenario della nascita del grande talento italiano, apriranno idealmente il sipario dell’Aula Paolo VI. Occasione: i festeggiamenti per i 96 anni del cardinale Domenico Bartolucci, notissimo compositore. Il porporato già nel 1956 fu nominato direttore perpetuo della Cappella Musicale Pontificia è l’Accademico più anziano di Santa Cecilia. Il concerto, che sarà trasmesso da Rai Uno, offrirà l’esecuzione in prima assoluta mondiale del Magnificat e del Requiem composti dallo stesso cardinale Bartolucci:
"Per me, è una gioia vedere che c’è un interesse grandissimo: gente che ancora ama la musica sacra, questa musica veramente grande. Chi fa musica sacra ricorda continuamente Gesù Cristo che disse Messa nel Cenacolo".
Ha organizzato l’evento Enrico Castiglione, regista e scenografo, padre anche del "Festival di Pasqua", giunto alla 16.ma edizione, che chiude oggi il suo cartellone. L'intervista è di Massimiliano Menichetti:
R. – Questo concerto prevede due momenti. Il primo dedicato a Giuseppe Verdi per celebrare ovviamente il centenario della sua nascita:eseguiremo alcune arie tratte da "La forza del destino" e da l’"Otello" di Verdi, dedicate alla figura della Madonna; quindi, l’"Ave Maria" dall’Otello, "La Vergine degli angeli" da "La forza del destino" e "Madre Pietosa Vergine", sempre da "La forza del destino". Subito dopo, avremo l’esecuzione in prima mondiale del "Requiem" e del "Magnificat" di Domenico Bartolucci, che sono state composte ed orchestrate appositamente per questo evento straordinario, che festeggia il 96.mo compleanno di Domenico Bartolucci, il quale - oltre ad essere stato protagonista della musica in Vaticano - è certamente uno dei più grandi compositori di Musica Sacra del ‘900. Coro, orchestra del Festival di Pasqua sono diretti da Nicola Colabianchi e Boris Brott, insieme ad un cast eccezionale, Chiara Taigi, Gabriella Sborgi e Luca Canonici per rendere omaggio a Bartolucci e a Verdi in Vaticano, Sala Nervi.
D. – Questo evento di fatto chiude la 16.ma edizione del Festival di Pasqua…
R. – Esatto. Quest’anno la 16.ma edizione – che di solito termina con la domenica di Pentecoste, secondo il calendario liturgico – si chiude l’8 maggio con questo evento straordinario, il Festival di Pasqua che quest’anno ha compiuto 16 anni. Ogni anno, durante la Settimana Santa, offriamo a Roma grandi concerti nelle Chiese e nelle Basiliche di Roma. Anche quest’anno abbiamo avuto un grandissimo successo di pubblico, abbiamo offerto il meglio della Musica Sacra - dalla musica gregoriana, fino ai giorni nostri - fino a Domenico Bartolucci. Siamo molto contenti e stiamo già preparando la 17.ma edizione dell’anno prossimo.
D. – Qual è l’importanza della Musica Sacra oggi?
R. – Sant’Agostino diceva che si pregava due volte ascoltando la musica. La musica sacra è un modo per pregare e ha una forte dimensione spirituale, che avvicina con un sentire comune attraverso le corde della musica, che ovviamente costituiscono il linguaggio universale per eccellenza. Ha un ruolo fondamentale. Devo dire che vedendo decine e decine di giovani, e migliaia di persone ai nostri concerti e nelle Chiese durante la Settimana Santa, per il Festival di Pasqua, la Musica Sacra è molto viva, anche perché tutti i grandi compositori – da Beethoven, a Bach, da Vivaldi a Mozart – hanno scritto splendide pagine di Musica Sacra e quindi la tradizione deve continuare.
Siria: silenzio sul sequestro dei due vescovi ortodossi
◊ C'è solo il silenzio sul sequestro dei vescovi ortodossi rapiti il 22 aprile scorso nella periferia di Aleppo. Da settimane il patriarcato greco-ortodosso sta cercando di stabilire contatti per iniziare una possibile trattativa e comprendere le ragioni di questo gesto, che resta inspiegabile. Intervistato dall'agenzia AsiaNews, mons. Jean Clement Jeanbart, arcivescovo greco-melchita di Aleppo, sottolinea che "si brancola nel buio", "la situazione - spiega - è molto delicata, per ragioni di sicurezza il patriarcato ortodosso mantiene il silenzio ed evita di fomentare false notizie". Per il prelato l'unico elemento certo è che nessuno sa dove siano mons. Yohanna Ibrahim e mons. Boulos Yaziji e i due sacerdoti rapiti in febbraio. "I cattolici - continua - sono vicini ai loro fratelli ortodossi, con la preghiera e con la costante presenza fisica e morale". Mons. Jeanbart esprime tutto il suo dolore per un Paese, una popolazione e una città come Aleppo distrutta e martoriata dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione. "L'intera città soffre - racconta - la popolazione è stanca e afflitta". Il vescovo spiega che le famiglie faticano a trovare viveri, carburante e anche gli altri beni più elementari scarseggiano. La Chiesa tenta di aiutare tutti senza distinzioni. Grazie alle donazioni, la comunità greco-melchita ha dato il via a un programma per sostenere i nuclei familiari più poveri, con sussidi pari al 50% dello stipendio medio di un operaio. A ciò si aggiunge la distribuzione quotidiana di viveri, assistenza medica e la scuola gratuita per i bambini. Per il prelato "sacerdoti, vescovi e religiosi hanno il compito di dare speranza alla gente e con aiuti materiali e attraverso parole di conforto". "La popolazione è consapevole che la Chiesa non li illude con false promesse". E da oggi, l'intero Paese è isolato anche per quanto riguarda le comunicazioni internet, l'unico ponte che insieme ai cellulari permetteva un contatto con l'esterno. Ancora da decifrare le cause del black-out. (R.P.)
Nigeria: i Boko Haram attaccano caserme e stazioni di polizia. Almeno 55 le vittime
◊ I fondamentalisti di Boko Haram colpiscono di nuovo in Nigeria. Almeno 55 persone, tra cui civili e funzionari di polizia, sono rimaste uccise in una serie di attacchi coordinati condotti da uomini armati contro alcune caserme e stazioni delle forze dell'ordine nel nordest della Nigeria, a Bama, nello Stato del Borno. I terroristi sono riusciti anche a liberare 105 detenuti, presumibilmente legati a cellule estremiste nigeriane. Alcune fonti di stampa presenti sul posto hanno raccontato di pesanti distruzioni ai danni di edifici militari e governativi, che sarebbero stati rasi al suolo da incendi appiccati da circa 200 militanti. I terroristi, dei quali almeno 15 sono stati uccisi e solo due sono stati arrestati, hanno poi preso la fuga, dirigendosi verso Abbaram, dove avrebbero attaccato anche la località di Banki, confinante con il Camerun. Boko Haram è noto per aver compiuto centinaia di omicidi soprattutto contro la minoranza cristiana nel Paese. (A cura di Giancarlo La Vella)
Centrafrica: i vescovi denunciano la distruzione programmata delle chiese
◊ “La situazione della Repubblica Centrafricana è peggiorata profondamente con l'avvento al potere del leader ribelle che si è autoproclamato Presidente della Repubblica” afferma un duro messaggio della Commissione episcopale Giustizia e Pace, inviato all’agenzia Fides. Michel Djotodia ha preso il potere il 24 marzo dopo che la coalizione ribelle Seleka ha conquistato la capitale Bangui. Da allora si sono moltiplicate le violenze e i saccheggi contro i civili e le comunità cristiane, mentre nel Paese, denuncia il documento, firmato da mons. Albert Vanbuel, vescovo di Kaga-Bandoro e presidente di “Giustizia e Pace”, si è instaurato “un clima malsano”, favorito dalla “assenza dell’amministrazione, dalle violazioni all’ordine costituzionale e dei diritti umani”. La Chiesa denuncia “una ribellione caratterizzata dall’estremismo religioso dalle intenzioni malefiche per le profanazioni e la distruzioni programmate e pianificate degli edifici religiosi cristiani, e in particolare delle chiese cattoliche e protestanti”. “Su tutto il territorio nazionale la Chiesa cattolica ha pagato un alto prezzo” denuncia il comunicato. “Alcune diocesi quali Kaga-Bandoro, Bambari, Alindao, Bangassou e Bossangoa sono state seriamente danneggiate. Una ribellione in cerca della facile preda ha provocato gravi conseguenze sulla popolazione” Anche diversi sacerdoti e religiose sono stati aggrediti negli ultimi mesi. “Giustizia e Pace” lancia un appello al dialogo nazionale per far uscire il Paese dal baratro della violenza e avanza la proposta di creare una Commissione Verità e Riconciliazione. (R.P.)
Colombia: assassinato un altro sacerdote. Oggi i funerali
◊ Un altro sacerdote è stato ucciso in Colombia. Si tratta del padre José Antonio Bayona Valle, di 48 anni, sacerdote diocesano dell'arcidiocesi di Barranquilla (Colombia) ucciso lunedì sera con 18 coltellate. Il sacerdote - riferisce l'agenzia Fides - è stato trovato su un sentiero nella zona del villaggio di Juan Mina. L'arcidiocesi di Barranquilla ha riferito a Fides che il sacerdote era stato ordinato il 20 dicembre 1998 e ha lavorato come parroco della parrocchia di Cristo Re nel sud-ovest di Barranquilla nel quartiere chiamato Lipaya. "Denunciamo questo crimine che mostra chiaramente, ancora una volta, la difficile situazione che vive la nostra società, lontano dall'esperienza reale di comunione e di fraternità, con una violenza diffusa che provoca un numero allarmante di vittime nel Paese - afferma a Fides l'arcidiocesi di Barranquilla - e ripudiamo con veemenza questo atto atroce che ha tolto la vita di padre Josè Antonio, causando un dolore profondo all'interno della Chiesa e nelle comunità in cui ha lavorato come ministro del Signore. L'arcidiocesi di Barranquilla rinnova l'impegno per la pace ed annuncia con più forza la convocazione della Marcia per la Vita in programma per domenica 19 maggio, alle 15.00 a Barranquilla e in tutti i Comuni della zona, ricordando che l'obiettivo principale è manifestare il rifiuto di ogni forma di violenza che minaccia la vita umana". I funerali del sacerdote saranno celebrati oggi, 8 maggio alle ore 9.00 presso la cattedrale metropolitana María Reina, presieduta dall'arcivescovo di Barranquilla, mons. Jairo Jaramillo Monsalve e concelebrata dal presbiterio arcivescovile. La comunità cattolica è molto colpita da questo ennesimo omidicio contro un ministro di Dio e le autorità sono già al lavoro per per individuare gli autori del brutale assassinio. In Colombia nel 2012 è stato ucciso un sacerdote; nel 2011 sono stati uccisi 6 sacerdoti e 1 laico; nel 2010 hanno trovato la morte 3 sacerdoti ed un religioso; nel 2009 sono morti violentemente 5 sacerdoti ed 1 laico. Nel 2013 sono ormai 4 i sacerdoti colombiani uccisi. (R.P.)
Il card. Scola: la libertà religiosa è un'emergenza sempre più globale
◊ “Parlare oggi di libertà religiosa significa affrontare un’emergenza sempre più globale: guardando verso Oriente il problema si pone non di rado in termini di vera e propria persecuzione violenta su base religiosa di tutti coloro che professano una fede diversa da quella ufficiale’, ma anche in Occidente non mancano limitazioni, talora non di poco conto, della libertà religiosa”. Lo ha detto oggi il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, intervenendo al convegno internazionale “Costantino a Milano. L’editto e la sua storia”, organizzato da oggi all’11 maggio a Milano dalla Biblioteca Ambrosiana, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Università degli Studi di Milano per commemorare da un punto di vista scientifico i 1700 anni dell’Editto di Milano. “Nei Paesi in cui domina ancora la religione di Stato, dove ancora non si è scoperto il valore di una 'sana laicità’ - ha osservato -, tutelare la libertà religiosa significherà primariamente incoraggiare il pluralismo religioso e l’apertura a tutte le espressioni religiose, per esempio eliminando le legislazioni che puniscono anche penalmente la blasfemia”. In Occidente, invece, “è urgente superare la latente diffidenza verso il fenomeno religioso insita nell’ambiguità di alcune concezioni della laicità che generano un clima non certo favorevole a un’autentica libertà religiosa”. Al dato di una fragile pratica della libertà religiosa si aggiunge, secondo il cardinale, “il tema della 'libertà religiosa’, sulla cui bontà sembrerebbe facile, a prima vista, trovare vasto consenso, possiede in realtà un contenuto tutt’altro che ovvio e si impiglia in un nodo in cui s’intrecciano gravi problemi”. Tra quelli che ha definito “classici” - riferisce l'agenzia Sir - il porporato ha citato “il rapporto tra verità oggettiva e coscienza individuale”, “la coordinazione tra comunità religiose e potere statale” e, dal punto di vista teologico cristiano, “la questione dell’interpretazione dell’universalità della salvezza in Cristo di fronte alla pluralità delle religioni. Queste decisive questioni si ripresentano oggi con varianti assai cruciali”, ha sottolineato il cardinale. Ad esempio, il “rapporto tra ricerca religiosa personale e la sua espressione comunitaria”; il “potere dell’autorità pubblica legittimamente costituita di distinguere una religione autentica da ciò che non lo è”; il “rapporto religioni/sette”; l’“acuto problema della libertà di conversione”; l’“equilibrio tra libertà religiosa e pace sociale”. “Tutti temi - ha concluso l’arcivescovo - che hanno assunto una particolare configurazione nelle società plurali”. (R.P.)
Madri nel mondo: per "Save the Children" la Finlandia il miglior Paese
◊ La Finlandia è il miglior Paese al mondo per madri e figli, la Repubblica Democratica del Congo il peggiore. L’Italia al 17° posto, gli Usa al 30°. Sono alcuni dati che emerrgono dal 14° Rapporto di “Save the Children” sullo “Stato delle madri nel mondo”, che ha analizzato le condizioni di mamme e bambini in 176 Paesi: nelle nazioni in fondo alla classifica, in media una donna su 30 muore per cause legate alla gravidanza o al parto. Nel mondo ogni anno 1 milione di neonati muore nel suo primo giorno di vita. I dati del Rapporto - ripreso dall'agenzia Sir - mettono in evidenza le enormi disparità tra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. La quasi totalità delle morti di neonati e delle loro mamme (rispettivamente il 98 e il 99%) si verifica nei Paesi in via di sviluppo dove è fatale la mancanza di servizi sanitari di base e di assistenza prima, durante e dopo il parto. Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto di “Save the Children”, rivela che le condizioni di salute delle mamme e dei bambini raggiungono livelli alti (il tasso di mortalità femminile per cause legate a gravidanze e parto è pari a 1 ogni 20.300, quello di mortalità infantile è di 3,7 ogni 1.000 nati vivi), come abbastanza alto è il livello di istruzione delle donne, pari a 16 anni di formazione scolastica. Salta all’occhio nel Rapporto il 30° posto occupato nella classifica generale dagli Usa per lo stato di benessere delle mamme e dei loro figli. Tra i Paesi industrializzati, gli Stati Uniti addirittura guidano la triste classifica per mortalità dei neonati: ogni anno più di 11.000 bambini americani muoiono durante il loro primo giorno di vita. Nonostante le condizioni dell’istruzione ed economiche siano soddisfacenti, collocandosi tra i 10 migliori Paesi, altrettanto non emerge per quanto riguarda la salute delle madri, del benessere dei bambini (rispettivamente al 46° e al 41° posto) e per la partecipazione politica (89°). “Il Rapporto conferma che i bambini nati da madri che vivono in condizioni di estrema povertà hanno il più basso tasso di sopravvivenza - sottolinea Valerio Neri, direttore generale di 'Save the Children’ -. Alla base del problema c’è la persistente differenza tra la salute nei Paesi più ricchi e in quelli più poveri. Molte vite potrebbero essere salvate se i servizi sanitari di base raggiungessero le famiglie più povere dei paesi in via di sviluppo. Ma i fondi, pubblici e privati, per progetti specifici non sempre incontrano le necessità e spesso sono insufficienti rispetto all’entità del problema”. Per Neri, “è evidente che dove le madri sono più forti dal punto di vista fisico, finanziario e sociale, i figli hanno più probabilità di sopravvivenza”. (R.P.)
India. Elezioni in Karnataka: dopo 9 anni i nazionalisti indù perdono il potere
◊ Dopo nove anni di dominio incontrastato il Bharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista indù, perde il controllo del Karnataka. Il Congress, primo partito dell'India al governo dell'Unione, vince le elezioni conquistando una maggioranza piena, con oltre 116 collegi elettorali su 223. Per formare il governo servono 113 collegi. Il secondo partito sembra essere il Janata Dal (Jd), partito secolare e di sinistra presente solo in Karnataka e Kerala. Le elezioni si sono tenute il 5 maggio scorso. Negli ultimi tempi, il partito ha tentato tutte le carte possibili per riguadagnare consensi e accaparrarsi voti, anche sulla pelle dei lebbrosi. Secondo alcuni, anche l'esplosione avvenuta il 17 aprile scorso vicino alla sede del Bjp a Bangalore è stata un "trucco" del partito per ingraziarsi voti. Rispetto agli anni passati e alle previsioni degli ultimi giorni, il Bjp appare decimato. La sua sconfitta è una buona notizia soprattutto per le minoranze sociali e religiose del Karnataka, vittime in questi anni delle violenze e delle persecuzioni dei gruppi ultranazionalisti indù, sostenuti in modo aperto dal Bjp. Secondo il Global Council of Indian Christians (Gcic), nel 2012 il Karnataka ha registrato 41 attacchi anticristiani, più di ogni altro Stato indiano. (R.P.)
Pakistan: in vista del voto le minoranze sostengono la democrazia
◊ “Le minoranze religiose in Pakistan, e fra loro i cristiani, sostengono con chiarezza le democrazia e non certo i dittatori. La partecipazione, i processi democratici, il rispetto dei diritti umani, i principi di uguaglianza e cittadinanza, sono un patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa che, come comunità cristiana, offriamo al nostro Paese, per costruire il futuro di pace e armonia”: lo dice all’agenzia Fides padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad, ribadendo la posizione della Chiesa e l’approccio delle minoranze religiose, in vista delle elezioni generali dell’11 maggio. In questi giorni, in alcuni rapporti della stampa internazionale, si affermava che le minoranze del Pakistan “non hanno fede nella democrazia” (“Pakistan's Minorities Have No Faith in Democracy”, Associated Press, 7 maggio) mentre “l’epoca dei dittatori” garantirebbe “ordine e sicurezza”. Pur condannando ogni forma di violenza, che oggi colpisce diverse aree del Paese, “possiamo testimoniare - afferma il vicario - che tutta la popolazione del Pakistan sta mostrando interesse ed entusiasmo per la democrazia. Per la prima volta nella nostra storia un governo democraticamente eletto ha concluso il suo mandato quinquennale. Molti cittadini e organizzazioni si mobilitano per sensibilizzare gli elettori e per invitare tutti al voto, strumento essenziale di democrazia. Posso confermare che la popolazione del Pakistan nel complesso, e le minoranze religiose in particolare, non si augurano un nuova era di dittatura militare”. Come riferito a Fides, la Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi del Pakistan ha elaborato e diffuso a livello capillare un manualetto dal titolo “Modalità di elezione per le minoranze religiose”, in cui il Segretario della Commissione, Peter Jacob, critica il sistema di “doppio voto” o di “elettorato separato” per le minoranze. Tale sistema è stato in vigore in Pakistan dai tempi del dittatore Zia-ul-aq e prevedeva una “ghettizzazione degli elettori” su base religiosa. I cittadini non musulmani, infatti, potevano votare solo per candidati non musulmani. La Commissione “Giustizia e Pace” apprezza invece il sistema attuale, introdotto nel 2000, che garantisce pari dignità a tutti i cittadini, lasciando libertà di votare i candidati preferiti, in qualsiasi lista essi siano. La Commissione dei vescovi, rimarca padre Khalid, ha invitato i fedeli cristiani ad esprimere il proprio voto e a partecipare. “Ci sentiamo cristiani e pienamente pakistani. Solo in tal modo possiamo contribuire, con il nostro specifico patrimonio di valori, a costruire il futuro di giustizia e pace nel nostro Paese. La dittatura non è certo una soluzione”, conclude. (R.P.)
Pakistan: minacce ad una Ong cristiana impegnata nei diritti delle donne
◊ Le donne di una Ong cristiana hanno ricevuto minacce da Rao Kasif Raheem Khan, un candidato musulmano del partito “Pakistan Muslim League-N”, per la loro campagna di educazione di elettori ed elettrici su una politica trasparente e sui diritti delle donne. In vista delle elezioni di sabato 11 maggio, la Ong Awam (“Association of Women for Awareness & Motivation”), di ispirazione cristiana, ha promosso una campagna di sensibilizzazione suggerendo agli elettori di chiedere “impegni scritti dai candidati”. La campagna, condotta per cinque mesi, intende suscitare, in particolare la sensibilità sulla protezione dei diritti e della dignità delle donne. E’ stata portata avanti, in modo capillare, nel territorio di 42 sezioni elettorali femminili, in quattro circoscrizioni di Faisalabad, nella provincia del Punjab, invitando le donne a esprimere il proprio voto: nel territorio, per le elezioni generali del 2008, l'affluenza femminile alle urne era stata, infatti, inferiore al 30%. Durante la campagna, gruppi di cittadini, per ogni seggio elettorale, hanno visitato le comunità locali, associazioni, comitati e famiglie, condannando la pratica del voto di scambio o la compravendita di voti e cercando di mobilitare le donne elettrici. Nel corso di quest’opera meritoria, due attiviste di Awam, Qurat-ul-Ain e Shabana Bashir, sono state pesantemente apostrofate per il loro presunto “comportamento sbagliato” e minacciate di “terribili conseguenze” dall’esponente della Pakistan Muslim League-N”. Nazia Sardar, donna cristiana, direttore di Awam, ha dichiarato a Fides: “Si cerca di scoraggiare l'elettorato femminile dal prendere parte alla vita politica, fatto che rafforzerebbe la cultura della democrazia in Pakistan”. La Awam chiede un intervento della Commissione elettorale verso partiti e candidati che, di fatto, contrastano la cultura della partecipazione e promuovono la compravendita di voti. (R.P.)
Sud Sudan: vescovo di Torit sulla raccolta fondi per la cattedrale
◊ La diocesi sud-sudanese di Torit ribadisce di non aver accettato la proposta di un gruppo di studenti musulmani negli Stati Uniti di raccolta fondi per la ricostruzione della cattedrale di Torit né di aver firmato un accordo in tal senso. Lo afferma un comunicato inviato all’agenzia Fides firmato da padre Mark Opere Omol, rappresentante diocesano in Europa, Canada e Stati Uniti. “Ci è stato riferito che un fondazione basata in America, la Sudan Sunrise Foundation, ha organizzato una raccolta fondi il 16 maggio presso la Catholic University of America di Washington” recita il comunicato. “L’evento è organizzato da un gruppo di studenti musulmani provenienti dal Darfur, che due anni fa visitò Torit e offrì il suo aiuto per ricostruire la locale cattedrale di San Pietro e Paolo”. “La proposta sollevò interrogativi e preoccupazioni nella comunità cristiana di Torit, su quali erano le motivazioni dietro a questa proposta” ricorda il documento. Il 3 novembre 2012 il defunto vescovo di Torit, mons. Akio Johnson Mutek, aveva rilasciato una dichiarazione per chiarire che la diocesi non aveva sollecitato alcun aiuto da parte della Sudan Sunrise Fundation. Il nuovo comunicato intende informare formalmente la “l’arcidiocesi di Washington, la Catholic University of America e l’Ambasciata del Sud Sudan a Washington che gli organizzatori della raccolta fondi non hanno ricevuto nessun incoraggiamento o approvazione da parte della leadership della Chiesa cattolica, e che non c’è nessuna accettazione formale da parte della diocesi di Torit, di autorizzare il gruppo di studenti musulmani nel procedere con il progetto di ricostruire la cattedrale”. “La raccolta fondi del 16 maggio presso l’Università Cattolica di Washington è una sorpresa e non ha nulla a che fare con la cattedrale di San Pietro e Paolo di Torit. Questa nota è la posizione ufficiale della diocesi e con essa la questione è da considerarsi chiusa una volta per tutte” conclude il documento. (R.P.)
Honduras: la Banda "Calle 18" disponibile ad un patto di pace
◊ Sono stati giorni, mesi, forse anni di lavoro silenzioso, di costante dialogo, di preghiera e di riflessione, ma senza perdere la speranza. Adesso quell’attesa e quel lavoro cominciano a dare i loro frutti: si vede la luce di uno spazio senza precedenti per la pace nel Paese. Finalmente la Banda Calle 18 si è dichiarata disponibile a firmare un patto di pace con il governo. I protagonisti e lo scenario della trattativa - riporta l'agenzia Fides - sono sempre gli stessi da anni. Le discussioni si svolgono in un angolo stretto della Penitenzieria nazionale Marco Aurelio Soto. È stata anche fondamentale la perseveranza di mons. Romulo Emiliani, vescovo ausiliare di San Pedro Sula e quella dei capi della Banda "Calle 18" che ora danno alla luce il desiderio di questi giovani di firmare un patto di pace con il governo ed anzi, chiedere perdono al popolo dell'Honduras. La proposta è stata presentata e adesso, si aspetta una risposta dal governo. (R.P.)
Ocse: il dialogo interreligioso promuove libertà di religione e comprensione reciproca
◊ “Gli Stati membri dell’Osce hanno riconosciuto l’importante ruolo del dialogo interreligioso nella promozione della libertà di religione o di fede, e nella promozione del rispetto e della comprensione reciproca”. La presidenza ucraina “sta prestando particolare attenzione al rispetto di questa libertà fondamentale”. Lo ha detto l’ambasciatore ucraino Ihor Prokopchuk, presidente di turno del Consiglio permanente dell’Osce, al meeting che si è svolto ieri a Vienna sul ruolo del dialogo interreligioso per iniziativa della presidenza di turno ucraina, dell’Ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (Odihir) e del Consiglio europeo dei leader religiosi. “Non tutti hanno la stessa fede religiosa”, ha osservato il rev. Thomas Wipf, moderatore del Consiglio europeo dei leader religiosi, tuttavia “per vivere insieme in pace occorre il riconoscimento reciproco della dignità umana di ciascuno e della libertà che ne deriva”. “È nostro dovere, come leader religiosi, - l’esortazione del rev. Wipf - essere uniti contro le minacce al pieno godimento della libertà religiosa, e denunciarle”. Da Floriane Hohenberg (Odihir), l’auspicio che, “in caso di crimini d’odio”, i leader religiosi esprimano “solidarietà ai membri di altre comunità religiose colpiti”, dimostrando così di “apprezzare la diversità religiosa”. (R.P.)
Il caso Moro 35 anni dopo, tra cronaca e storia, al centro di un convegno dell'Ucsi
◊ A 35 anni dal delitto Moro, resta aperto il caso più delicato della storia della Repubblica italiana. Sono ancora tanti i misteri e gli interrogativi intorno all’agguato e al sequestro del presidente del Consiglio, ucciso dalle brigate rosse il 9 maggio del 1978. A parlarne sono stati ieri storici e giornalisti, all’incontro organizzato dall’Unione Stampa Cattolica Italiana a Roma. Spunto della riflessione è stata la presentazione del volume di Alessandro Forlani intitolato “La zona franca. Così è fallita la trattativa segreta che doveva salvare Moro”, edito da Castelvecchi. Un volume che raccoglie documentazione di archivio e interviste inedite a protagonisti di quegli anni, alcuni dei quali scomparsi recentemente. Un libro che nelle parole dello storico Michele Affinito, docente di Storia contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa, “si fa saggio scientifico senza averne la pretesa” e offre un contributo agli studiosi. Il dibattito era intitolato ‘Il caso Moro 35 anni dopo: tra cronaca e storia’ e dunque il filo rosso della riflessione, tra interventi dei relatori e ascolto di alcuni brani audio delle interviste, è stato il ruolo dell’informazione in relazione proprio alla dialettica tra lettura giornalistica e memoria storica. Il tutto cercando di capire il tessuto politico e sociale degli Anni settanta e quello di oggi. In questo caso, ha guidato l’analisi il prof. Eugenio Capozzi, docente della Stessa Università Suor Orsola e studioso in particolare di culture politiche e dibattiti ideologici. E poi, a raccontare aneddoti personali, sensazioni e interrogativi vissuti nei 55 giorni del sequestro Moro, sono stati Nuccio Fava, volto del giornalismo televisivo italiano; Gianni Gennari, firma di alcuni degli articoli più discussi sul caso Moro; e Massimo Lavatore, oggi vicedirettore di Raidue, che nel 1978 come cameraman girò le prime immagini sul luogo dell’agguato. A conclusione del dibattito, moderato da Fausta Speranza vicepresidente dell’Ucsi Lazio, è stata letta l’intenzione di Eleonora Moro ai funerali del marito, con la quale chiedeva per tutti i protagonisti a diverso titolo della vicenda la preghiera di Dio e pace per i familiari. (F.S.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 128