Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 05/05/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco alle Confraternite: vivete le vostre realtà all'insegna di evangelicità, ecclesialità e missionarietà
  • Il Papa al Regina Caeli: dobbiamo impegnarci a proteggere i bambini da abusi e violenze
  • Festa di fede e di popolo: le Confraternite a Piazza San Pietro
  • Tweet del Papa: siate missionari della tenerezza di Dio
  • Papa Francesco: Maria è la madre che ci insegna ad essere liberi e a fare scelte buone e definitive
  • Il card. Bertone alle Confraternite: testimoniate Cristo con la coerenza della vita personale e comunitaria
  • Il card. Dziwisz, inviato del Papa in Lituania: i cristiani siano testimoni di speranza
  • Il card. Vegliò a Genova: Chiesa impegnata in favore della dignità dei marittimi
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: nuovo attacco aereo israeliano a nord di Damasco
  • Cresce l'occupazione negli Usa e da Bruxelles si chiede meno rigore
  • "I cento passi": il ricordo di Peppino Impastato trucidato dalla mafia 35 anni fa
  • Settimana Onu della sicurezza stradale: 270 mila morti all'anno per incidenti
  • Padre Chiera: i “meninos de rua” hanno fame di amore prima che di pane
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Tanzania: esplosione in una chiesa cattolica, almeno 30 feriti
  • Somalia: autobomba esplode a Mogadiscio, almeno 11 morti
  • Pasqua ortodossa. Il Patriarca Bartolomeo: la Risurrezione trasforma il mondo
  • Nigeria. Il card. Onaiyekan: chi uccide in nome di Dio non conosce Dio
  • La Caritas del Regno Unito: no ai tagli dei sussidi sociali
  • Nel 700.mo della canonizzazione, le spoglie di San Celestino V tornano all'Aquila
  • Madagascar: aumenta il rischio di tubercolosi a causa della malnutrizione
  • Morta la vedova di Paolo Borsellino, Agnese. Il cordoglio di Napolitano
  • Regno Unito: arrestato vicepresidente della Camera per abusi sessuali
  • Il card. Sepe: deficit di speranza tra i giovani, serve fede profonda
  • I vescovi delle Isole Salomone dicono "no" alla pena di morte
  • Isole Mauritius: promossa l’istituzione di un diaconato permanente
  • L'università di Parma conferirà al card. Maradiaga una laurea "honoris causa"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco alle Confraternite: vivete le vostre realtà all'insegna di evangelicità, ecclesialità e missionarietà

    ◊   Una distesa di ombrelli di tutti i colori e poi di insegne, stendardi e croci che riempie Piazza San Pietro e si allunga per via della Conciliazione: è il suggestivo spettacolo offerto dalle migliaia di fedeli, membri delle più varie Confraternite, radunati questa mattina per la Messa celebrata da Papa Francesco che conclude le "Giornate delle Confraternite e della Pietà popolare" promosse in occasione dell'Anno della Fede. A loro il Pontefice raccomanda tre aspetti fondamentali: evangelicità, ecclesialità e missionarietà. E assicura: la Chiesa vi vuole bene, la vostra è “una modalità legittima di vivere la fede”. Il servizio di Adriana Masotti:

    Sono venuti da tutta Italia, Francia, Spagna, Irlanda, Malta , Polonia, il cielo a Roma è grigio e piove, ma il clima in piazza è quello della gioia di essere al cuore della Chiesa e con il Papa. “Sono rappresentati qui - dice mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nel suo indirizzo di saluto al Papa - dieci secoli di storia che pochi conoscono, perché fatta di semplici gesti quotidiani,” scolpiti però nel cuore delle persone. Le Confraternite hanno espresso il frutto più genuino della fede: la carità verso i poveri, gli abbandonati, i sofferenti, gli emarginati… Oggi, conclude mons. Fisichella, le Confraternite "chiedono al Signore di aprire il loro cuore perché, ricchi delle tradizioni precedenti, possano riconoscere nuovi spazi dove la fede diventa ancora una volta operosa attraverso la carità".

    “Cari fratelli e sorelle, siete stati coraggiosi di venire con questa pioggia… Il Signore vi benedica tanto!”.

    E’ il saluto affettuoso di Papa Francesco alle Confraternite che si manifestano in tutta la loro varietà e a cui subito indica il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre nella fede cristiana: “Amare Dio,essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo”. E cita Benedetto XVI che rivolgendosi alle Confraternite aveva usato la parola: evangelicità. Quindi sottolinea:

    “La pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno ‘spazio di incontro con Gesù Cristo’”.

    Camminate con decisione verso la santità, prosegue Papa Francesco, non accontentatevi di una vita cristiana mediocre. Un secondo elemento è essenziale per essere cristiani, dice poi, ed è l’ecclesialità:

    “La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è ‘una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa’. E’ bello questo, eh? Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa!”.

    Una terza parola deve caratterizzare le Confraternite ed è missionarietà:

    “Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare”.

    Quando, ad esempio, dice, voi portate in processione il Crocifisso, non fate un semplice atto esteriore, ma indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, e indicate che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita. Le Confraternite manifestano la fede in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture, trasmettendola così in particolare a coloro che Gesù chiama “i piccoli”:

    “Le vostre iniziative siano dei 'ponti', delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. E in questo spirito siate sempre attenti alla carità. Siate missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! Siate missionari della Misericordia di Dio, che sempre ci perdona, sempre ci aspetta… Ci ama tanto!”.

    E alla fine, Papa Francesco raccomanda ancora:

    “Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Tre parole, non dimenticarle!".

    inizio pagina

    Il Papa al Regina Caeli: dobbiamo impegnarci a proteggere i bambini da abusi e violenze

    ◊   Impegniamoci con coraggio e chiarezza a proteggere i bambini. E’ l’accorato appello che Papa Francesco ha levato, stamani, al Regina Caeli in Piazza San Pietro, in occasione della Giornata dei bambini vittime della violenza, promossa dall’associazione “Meter”. Il Papa non ha poi mancato di rivolgere un saluto speciale alle Chiese d’Oriente che celebrano la Pasqua, ricordando in particolare i cristiani che vivono tra prove e sofferenze. Infine, ha ricordato la Beatificazione in Brasile di “Nhá Chica”, testimone di carità per i poveri. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Difendere i minori dagli abusi e da ogni genere di violenza. Al Regina Caeli, Papa Francesco saluta l’associazione “Meter” nella Giornata dei bambini vittime della violenza e coglie l’occasione per pronunciare parole vibranti in difesa dei più piccoli:

    “Questo mi offre l’occasione per rivolgere il mio pensiero a quanti hanno sofferto e soffrono a causa di abusi. Vorrei assicurare loro che sono presenti nella mia preghiera, ma vorrei anche dire con forza che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata”.

    Prima delle parole in difesa dei bambini, Papa Francesco aveva rivolto un saluto particolare alle Chiese d’Oriente, che seguono il Calendario giuliano e celebrano dunque in questa domenica la festa di Pasqua:

    “Raccolti in preghiera intorno a Maria, invochiamo da Dio il dono dello Spirito Santo, il Paraclito, perché consoli e conforti tutti i cristiani, specialmente quanti celebrano la Pasqua tra prove e sofferenze, e li guidi sulla via della riconciliazione e della pace”.

    Quindi, rivolgendosi ancora alle Confraternite, ha ribadito che l’amore per la Madonna “è una delle caratteristiche della pietà popolare che chiede di essere valorizzata e ben orientata”. Infine, il pensiero del Papa è andato al Brasile, dove è stata proclamata Beata Francisca de Paula De Jesus, detta “Nhá Chica”:

    “La sua vita semplice fu tutta dedicata a Dio e alla carità, tanto che era chiamata ‘madre dei poveri’. Mi unisco alla gioia della Chiesa in Brasile per questa luminosa discepola del Signore”.

    inizio pagina

    Festa di fede e di popolo: le Confraternite a Piazza San Pietro

    ◊   Una festa di fede e di popolo: nonostante la pioggia, i fedeli delle Confraternite hanno vissuto con grande gioia la Messa e l’incontro con Papa Francesco. Con loro in Piazza San Pietro, c’era per noi Marina Tomarro, che ha raccolto alcune testimonianze:

    R. - Per me evangelizzare significa portare la fede di Cristo, anche a chi al momento non ci crede: sono tantissimi i ragazzi che non credono a Dio e che non credono alla Parola di Gesù. Quindi, per noi, evangelizzare significa che il Papa ci sta dando il compito di portare la nostra fede a chi non ce l’ha!

    R. - Essere soprattutto fedeli e credere in Dio; fare opere buone e cercare di migliorare il mondo.

    R. - Siamo contenti di accogliere questo invito e, attraverso i nostri pastori, fare un cammino portando la nostra religiosità popolare: quindi essere innovatori nella tradizione.

    R. - Noi siamo la Confraternita del Carmine e le parole del Papa ci confermano in un percorso già iniziato da diversi anni, che è un percorso di riscoperta, di riappropriazione del nostro carisma, perché viene dai secoli ed è perfettamente valido ancora oggi.

    D. - Cosa vuol dire far parte di una Confraternita?

    R. - Vuol dire credere in qualcosa, tutti nella stessa cosa. Speriamo noi tutti di far parte di una Confraternita, ma di un’unica Confraternita e di aiutarci l’uno l’altro.

    R. - Per me far parte di una Confraternita vuol dire moltissimo: sono 30 anni che faccio parte di una confraternita e sono il vice presidente di tutte le confraternite dell’arcidiocesi di Catania. Vuol dire avere contatto con la gente, vuol dire pregare assieme alla gente, vuol dire poter fare qualcosa per gli altri.

    R. - Per me vuol dire anche mettersi a disposizione della comunità, della gente che ha bisogno e specialmente mettersi a disposizione di Cristo.

    R. - E’ tutta la dimensione del nostro essere cristiani, non solamente nell’abito che visibilmente indossiamo in occasione di feste, processioni e la Settimana Santa... quell’habitus esteriore per noi corrisponde a un habitus interiore!

    inizio pagina

    Tweet del Papa: siate missionari della tenerezza di Dio

    ◊   "Ogni cristiano è missionario nella misura in cui testimonia l’amore di Dio. Siate missionari della tenerezza di Dio!" E' il tweet di Papa Francesco, pubblicato oggi in tarda mattinata sull'account, in 9 lingue, @Pontifex che nei giorni scorsi ha superato i sei milioni di follower.

    inizio pagina

    Papa Francesco: Maria è la madre che ci insegna ad essere liberi e a fare scelte buone e definitive

    ◊   Essere liberi non vuol dire fare ciò che si vuole, seguire le mode del tempo, passare da un’esperienza ad un’altra, rimanendo adolescenti tutta la vita. Libertà vuol dire fare scelte buone e definitive nella vita, come Maria. Così Papa Francesco, ieri sera, al termine della recita del Rosario nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore nel primo sabato del mese mariano. Prima della celebrazione il Santo Padre con il bacio del Crocifisso ha preso possesso della Basilica Liberiana, salutato dall’arciprete il cardinale Santos Abril y Castelló. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Papa Francesco torna a pregare Maria Salus Populi Romani, l'immagine della Vergine cara alla città di Roma e conservata nel più antico tempio mariano d'occidente, la Basilica di Santa Maria Maggiore e posta per l'occasione sopra l'altare. Era già accaduto lo scorso 14 marzo a poche ore dall’elezione al Soglio Pontificio quando volle porre sotto la benedizione della Madre di Dio il ministero ricevuto. Questa volta nel primo sabato del mese mariano il Santo Padre prende possesso della Basilica Liberiana e, recitando i misteri gaudiosi del Rosario, indica nella Madonna la mamma che dona salute ai propri figli. Come una madre, Maria, – spiega il Pontefice – “ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi”. Crescere vuol dire non cedere alla pigrizia derivante dal benessere, dalla vita comoda, significa prendersi responsabilità, tendere a grandi ideali:

    "La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto".

    Come una madre, Maria insegna a non evitare i problemi e le sfide della vita, come se questa fosse un’autostrada senza ostacoli. La Vergine ha conosciuto momenti non facili e – prosegue Papa Francesco - aiuta i suoi figli a guardare con realismo i problemi, a non perdersi in essi, a saperli superare:

    "Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, è senza spina dorsale!".

    Infine Maria, donna del sì, libero e incondizionato alla chiamata del Signore, da buona mamma aiuta i suoi figli ad essere liberi:

    "Ma cosa significa libertà? Non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!".

    Da qui l’esortazione di Papa Francesco a non aver paura delle scelte definitive in un tempo in cui è forte la seduzione della provvisorietà:

    "Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la nostra vita sarà feconda!".

    Maria – conclude il Santo Padre - ci insegna ad essere aperti alla vita, fecondi di bene, di gioia, di speranza, segni e strumenti di vita. Papa Francesco ha quindi ringraziato per le parole indirizzategli l’arciprete della Basilica Liberiana, cardinale Santos Abril y Castelló, "fratello e amico, la cui amicizia nacque in quel Paese alla fine del mondo". Al termine della celebrazione infine il saluto fuori programma alla città di Roma sul sagrato di Santa Maria Maggiore:

    "Fratelli e sorelle, buonasera! Grazie tante per la vostra presenza nella casa della Mamma di Roma, della Nostra Madre! Viva la Salus Populi Romani, viva la Madonna che e' la nostra mamma e ci sostiene! Viva la Madonna! Io prego per voi ma voi pregate per me che ne ho bisogno. Vi auguro una buona domenica! Arrivederci!".

    inizio pagina

    Il card. Bertone alle Confraternite: testimoniate Cristo con la coerenza della vita personale e comunitaria

    ◊   “Per le strade del mondo testimoni della fede: le Confraternite in pellegrinaggio alla Tomba di Pietro per la nuova evangelizzazione”, è il tema delle Giornate delle Confraternite e della Pietà popolare che si sono aperte, venerdi scorso, in occasione dell’Anno della Fede. Nel pomeriggio di ieri, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha celebrato per i tanti pellegrini convenuti la Messa nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Il servizio di Adriana Masotti.

    Ricorda le parole che Papa Benedetto XVI scrive nella Lettera Apostolica “Porta Fidei” con la quale ha indetto l’Anno della Fede, il cardinale Bertone all’inizio della sua omelia. “La ‘porta della fede’ che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi…. Attraversare quella porta significa immettersi in un cammino che dura tutta la vita”. Cita poi le parole stesse di Gesù che proprio con l’immagine della porta definisce se stesso: “Io sono la porta delle pecore”. Anche i pellegrinaggi di questo Anno speciale, afferma il porporato, ci conducono a Cristo Porta fidei: “E' Lui, in effetti, la porta della fede, e se voi siete qui è perché avete scelto Lui come via”. L’autorivelazione di Gesù, continua il cardinale Bertone, “oggi come ai suoi tempi, è una salutare provocazione per l’intelligenza e la libertà dell’uomo”. E’ arrivato il tempo in cui Dio manda il Messia per liberare il suo popolo, per ridonare ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi, e questo Messia è Cristo.

    “Questa Scrittura profetica, continua il cardinale Bertone, è una Parola programmatica per la Chiesa di ogni tempo… in modo particolare, per le Confraternite, che vantano una storia gloriosa di culto e di carità”. “L’importante, raccomanda il porporato, è che tutto – tradizioni, consuetudini, riti, opere – sia conforme a questa missione evangelizzatrice di Cristo e della Chiesa, e il Vangelo sia non solo proclamato con le parole, i simboli, le processioni, ma sia testimoniato” con la coerenza della vita. Le Confraternite, sottolinea il porporato, sono un’esperienza privilegiata in cui esercitare lo spirito di fraternità. Il volersi bene tra confratelli è la prima testimonianza da dare agli altri. Un secondo aspetto importante è la formazione dei membri. E ancora, il vivere bene la dimensione ecclesiale, sia a livello parrocchiale che diocesano. A tutti i presenti, infine, il cardinale Bertone augura abbondanti frutti spirituali dal pellegrinaggio in corso, una preziosa occasione di crescita sia personale che comunitaria.

    inizio pagina

    Il card. Dziwisz, inviato del Papa in Lituania: i cristiani siano testimoni di speranza

    ◊   “Possiamo e dobbiamo essere i testimoni della speranza per la gente in cerca di senso della vita, che si trova di fronte a molte difficili sfide”. E’ quanto afferma il cardinale Stanislaw Dziwisz nella celebrazione odierna per il VI centenario della cattedrale di Kaunas, in Lituania. L’arcivescovo di Cracovia, Inviato speciale del Papa in terra lituana, ricorda che la Cattedrale di Kaunas è stato un luogo simbolo per i cristiani che riuscirono a “resistere alle decine di anni del sistema totalitario irreligioso e disumano” del comunismo. Il porporato sottolinea così la grande testimonianza offerta dal Beato Giovanni Paolo II, che tanto amò la Lituania e la incoraggio nel cammino verso la libertà dal sistema comunista. Nell’omelia, il cardinale Dziwisz rammenta poi che stiamo celebrando l’Anno della Fede, voluto da Benedetto XVI, e invita tutti “ad approfondire e ravvivare la nostra fede, come pure a condividerla con gli altri”. Né, aggiunge, può esserci indifferente la situazione di tante persone che oggi, “toccati dall’ideologia del secolarismo”, vivono come se Dio non esistesse. Il “programma della Chiesa di oggi”, conclude, è allora “quello della nuova evangelizzazione”. (A.G.)

    inizio pagina

    Il card. Vegliò a Genova: Chiesa impegnata in favore della dignità dei marittimi

    ◊   Le istituzioni offrano “sicurezza e dignità al lavoro dei marittimi”. E’ un passaggio dell’omelia del cardinale Antonio Maria Vegliò, nella Messa celebrata al Santuario dei marinai a Genova, in occasione della Festa della Gente del Mare. Il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti affida a San Francesco da Paola, patrono dei marittimi, tutte le persone ancora nelle mani dei pirati affinché “possano essere presto rilasciate e tornare a riabbracciare i loro cari”. In un saluto alle autorità, dopo una processione via mare, dal cardinale Vegliò l’annuncio della pubblicazione di un documento del dicastero sul tema “Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate”. Il testo sarà al centro della 20.ma plenaria del Pontificio Consiglio che esaminerà anche le “condizioni di moderna schiavitù”. Il porporato ricorda che il 20 agosto prossimo entrerà in vigore la Convenzione 186 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, volta ad arginare alcune ingiustizie tipiche del mondo del mare e del lavoro a bordo. Dal canto suo, il Consiglio dei ministri italiano ha approvato un disegno di legge per la ratifica della Convenzione. Dal cardinale Vegliò, dunque, l’auspicio che si tenga conto “anche dell’attuazione del welfare marittimo per una più efficace accoglienza nei porti e sulle navi”. E ancora “per combattere l’indifferenza e lo sfruttamento da parte d alcuni verso gli uomini e le donne del mare forzatamente sradicati”. (A.G.)

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Siria: nuovo attacco aereo israeliano a nord di Damasco

    ◊   In Siria, un attacco aereo israeliano ha colpito un centro di ricerche militari a Nord di Damasco. Secondo fonti israeliane ancora anonime, l’obiettivo era un rifornimento di missili destinato al movimento libanese Hezbollah. Si tratta del secondo attacco di questo genere in pochi giorni. Intanto potrebbero essere oltre 100 le vittime del massacro avvenuto nella località di Banìas, di cui sono accusate le milizie fedeli al presidente siriano Assad. Il servizio di Davide Maggiore:

    Una notte di esplosioni: così numerosi testimoni locali descrivono il raid su Damasco. Il premier israeliano Netanyahu ha ribadito “il grande impegno delle autorità nell’assicurare la sicurezza di Israele” senza fare riferimenti specifici e ha convocato una riunione di alto livello sulla sicurezza. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha affermato che gli israeliani “devono proteggersi contro il trasferimento di armi sofisticate” ad organizzazioni come Hezbollah. E mentre Israele ha dispiegato alcune batterie anti-aeree nel Nord e ha negato che un suo aereo sia stato abbattuto a Damasco, le autorità iraniane hanno condannato l’accaduto. Teheran ha chiesto ai Paesi della regione di “rimanere uniti” contro quella che ha definito “un’aggressione”. Un alto comandante militare iraniano ha poi affermato che “se necessario” Teheran è pronta “ad addestrare” l’esercito siriano. Anche in questo caso, però, le forze iraniane “non prenderebbero parte alle operazioni” militari. L’attenzione internazionale, intanto, va anche alla regione di Banìas: attivisti dell’opposizione rendono noto che tra le vittime vi sono anche donne, bambini e anziani. Gli Stati Uniti si sono detti “inorriditi” dall’accaduto, che ha spinto centinaia di persone a cercare la fuga verso sud, a Tartus.

    inizio pagina

    Cresce l'occupazione negli Usa e da Bruxelles si chiede meno rigore

    ◊   Dopo i dati positivi sull’occupazione negli Stati Uniti, l’Europa conferma un trend negativo su crescita e lavoro, ma arrivano segnali di allentamento del rigore. La Commissione Europea ha infatti concesso due anni in più a Francia e Spagna per portare il deficit sotto il 3%, mentre Olanda e Slovenia potrebbero ottenere un anno aggiuntivo. Il commissario europeo all’economia, Olli Rehn, sottolinea che la crisi, da finanziaria, si è trasformata soprattutto in crisi del lavoro e spiega che “bisogna fare tutto il possibile” per uscirne. Fausta Speranza ha intervistato il prof. Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma:

    R. - La Commissione europea e la Bce si stanno spostando da un approccio di rigore, che ha creato molti danni in questi ultimi anni, ad una politica più simile a quella della Federal Reserve americana, che - come sappiamo - ha deciso che, in questo momento, l’inflazione non è un problema ed ha messo al centro una politica piuttosto aggressiva di lotta alla disoccupazione attraverso un aumento dell’offerta di moneta. Questo è forse quello che dovremmo fare. Purtroppo stiamo andando molto lentamente.

    D. - Però è una tappa, un segnale…

    R. - Senz’altro! Però bisogna sperare che tutto questo proceda più velocemente, perché intanto in Europa la disoccupazione sta aumentando. L’effetto negativo del rigore è evidente ed ha prodotto un crollo della domanda interna e quindi un rallentamento della crescita ed una recessione non solo nei Paesi del Sud Europa, ma persino nei Paesi del Nord Europa. Tutto questo invece di migliorare gli indicatori di bilancio del rapporto debito–Pil, li ha peggiorati, proprio perché la riduzione del denominatore ha finito per vanificare anche quel tentativo di riduzione di spesa che doveva ridurre il debito.

    D. - C’è stata euforia sulle Borse europee per i dati migliori della disoccupazione negli Stati Uniti. Ma ci possono essere effetti positivi a breve anche in Europa?

    R. - Penso che l’euforia dipenda dal fatto che gli operatori scommettono sull’ipotesi che prima o poi la Banca centrale europea - l’Europa - vada nella direzione degli Stati Uniti, e quindi assuma delle politiche più coraggiose e più aggressive, proprio perché le politiche macroeconomiche americane stanno avendo effetti positivi sia sulla crescita che sulla riduzione della disoccupazione. La speranza è questa.

    D. - Ci si chiede se Francia e Spagna siano state, in questo momento, aiutate soprattutto perché la Francia è un colosso dell’Unione Europea. È così oppure è dipeso dal momento?

    R. - Le politiche dipendono un po' anche dal livello del debito. Per esempio in Italia è un po’ più alto, siamo oltre il 130%, mentre Francia e Spagna sono vicine al 100%. Non sono differenze enormi, però sono differenze che possono contare e che possono determinare anche una differenza di approccio. Alcune volte però, è chiaro che queste differenze di approccio dipendono anche dal peso politico dei Paesi. Si tratta quindi di un insieme di fattori. È importante che il nuovo governo italiano sia andato subito a Bruxelles per cercare, appunto, di negoziare una condizione diversa di rientro dalla crisi.

    D. – Ma, in definitiva, la Francia viene trattata diversamente da come è stata tratta la Grecia fino a qui, o no?

    R. - Tutte e due le cose. Da una parte sicuramente i fondamentali della Francia sono di gran lunga migliori, quindi avere più indulgenza nei suoi confronti ha senso anche da un punto di vista economico. Dall’altra parte, è chiaro, che conta il peso politico del Paese.

    D. - Come favorire la crescita e nello stesso tempo però tutelare almeno alcuni elementi basici del welfare europeo?

    R. - La Banca centrale europea dovrebbe stampare molta più moneta, non semplicemente per darla alle banche per rifinanziarsi - perché poi sappiamo che le banche in questo momento hanno grandi problemi di bilancio e quindi userebbero queste risorse per ricostruire le proprie riserve e comunque non possono estendere molto i prestiti – ma invece bisogna iniettare moneta direttamente nel sistema. Questo farebbe ripartire la domanda, farebbe ripartire la crescita e poi darebbe risorse al welfare. La strada di esagerare con il rigore è stata sconfessata in Italia ad esempio sia da evidenze empiriche, sia dalla storia recente dei dati del nostro Pil, che quest’anno ha perso quattro punti percentuali grazie al crollo della domanda interna. Quindi questo tipo di politica si è rivelata molto inefficace, sia per far ripartire la crescita, sia per rimettere a posto il rapporto tra debito e Pil.

    inizio pagina

    "I cento passi": il ricordo di Peppino Impastato trucidato dalla mafia 35 anni fa

    ◊   A 35 anni dalla sua morte, Cinisi ricorda Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. L’8 e 9 maggio prossimi, nella cittadina siciliana, si svolgerà “I cento passi dei Sindaci”, una serie di iniziative che culmineranno con l’inaugurazione della ristrutturata “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. Giornalista, attivista, Impastato fu assassinato per le sue continue denunce delle attività delle cosche della zona. Mandante fu Gaetano Badalamenti, condannato all’ergastolo nel 2002, morto nel 2004 in un penitenziario statunitense. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Era molto scomodo Peppino Impastato. Tutto quel suo impegno, la sua militanza, le sue denunce e accuse attraverso "Radio Aut", da lui fondata, “Tano Seduto”, così Peppino chiamava Gaetano Badalamenti, non poteva farle passare. Impastato, inoltre, era di famiglia mafiosa, il che forse rendeva il tutto ancora più inaccettabile agli occhi del boss. L’eliminazione fu decisa in casa Badalamenti, a cento passi di distanza da casa Impastato. Per diverso tempo Peppino fu creduto un terrorista morto suicida anziché una vittima dei mafiosi che, per depistare, adagiarono il cadavere sui binari della Palermo-Trapani e lo fecero saltare con una carica di dinamite. L’origine mafiosa del delitto viene alla luce soprattutto grazie all’impegno della madre Felicia e del fratello Giovanni, che a loro volta rompono con i familiari mafiosi. Giovanni Impastato, in questa occasione, presenterà le 40 mila firme raccolte perchiedere alla Regione Siciliana l’esproprio del casolare dove Peppino fu trucidato:

    R. – Parliamo del luogo in cui è stato ucciso Peppino, dove c’è stato il suo ultimo respiro, perché Peppino è stato percosso lì dai criminali mafiosi che lo avevano sequestrato all’uscita dalla Radio. Quel casolare era totalmente abbandonato, malgrado ci fosse il vincolo dei precedenti amministratori, che erano i commissari prefettizi, come patrimonio culturale, come patrimonio storico. Il proprietario ha chiesto il triplo del valore, e allora due anni fa la Regione avvia la pratica di esproprio. Di questa pratica ora non sappiamo più nulla. Quest’anno noi abbiamo ripreso a fare le nostre denunce: vogliamo sapere a che punto è questa pratica di esproprio, chiediamo che in base alle leggi si proceda subito, soprattutto vogliamo che quel casolare venga restaurato e messo a disposizione della società civile per ricordare, appunto, Peppino Impastato: perché quello è un luogo di memoria importante!

    D. – I “Cento passi” sono quelli che separano “Casa Memoria”, la vostra casa, da Casa Badalamenti, dove Badalamenti decise l’omicidio di suo fratello. Anche quello è un luogo della memoria…

    R. – E’ chiaro che quello è un luogo di memoria negativo; però, io sono convinto che quella sia una memoria che vada anche "rispettata", perché dobbiamo avere il coraggio di raccontare alle nuove generazioni anche chi era Gaetano Badalamenti, e quello che ha fatto. Quelle mura non possono parlare, ma lì in quelle stanze, siccome Badalamenti era uno dei più grandi boss del secolo precedente, si sono prese delle decisioni importanti. Molti omicidi sono stati decisi lì, qualche faida è stata decisa lì … Ecco anche l’importanza di quel luogo, noi dobbiamo raccontare ai giovani quello che vi è successo. Allora, più il tempo passa più mi convinco che questi “cento passi” veramente rappresentano la storia di questo nostro Paese. Io sono molto ottimista, ai giovani soprattutto dico che ce la possiamo fare. La cosa importante è lottare soprattutto contro la rassegnazione, perché non ci porta a nulla. Dobbiamo credere nella sconfitta della mafia, perché io sono convinto che possa essere sconfitta. Il problema è che dobbiamo incominciare a fare delle scelte, soprattutto politiche, importanti.

    L’appuntamento a Cinisi è l’8 e il 9 maggio. Tra le molte iniziative previste, la presentazione del rapporto “Amministratori sotto tiro” curato da Avviso Pubblico che illustra i casi di intimidazione ad amministratori locali, avvenuti nel corso del 2012: una ogni 36 ore. Oltre a questo, una veglia di preghiera per la legalità e la giustizia presieduta da mons. Alessandro Plotti, vescovo di Trapani, e poi l’evento molto atteso: l’inaugurazione della Casa-museo Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, ristrutturata dopo il riconoscimento ufficiale di “Bene sotto tutela culturale”. Da Cinisi arriva l’invito alle associazioni, al terzo settore in genere, a fare della lotta alle mafie un aspetto fondamentale della loro azione, ci dice don Armando Zappolini, presidente del Cnca:

    R. - Io che sono presidente della rete Comunità di Accoglienza, mi sono incontrato con la lotta alla mafia lottando contro chi spaccia la droga, perché in realtà quello che noi facciamo accogliendo le persone nei nostri percorsi di cura, o di riduzione del danno è solo lenire le conseguenze di chi invece, sulla loro sofferenza, continua a guadagnare molto. C’è una lotta alla mafia che non è solo cortei, o canzoni, ma è impegno quotidiano, ciascuno con il suo ruolo – nella società civile, nel sindacato, nelle amministrazioni pubbliche, nella Chiesa – ciascuno ha il suo pezzo di storia da scrivere. Questo impegno civile contro le illegalità, contro le mafie deve coinvolgere veramente tutta la popolazione: la mafia non si combatte con gli eroi, anche se purtroppo eroi ce ne sono stati – c’è gente che ha perso la vita per questo - ma la mafia si vince quando c’è un popolo che cammina su di un percorso di legalità. Secondo me, la vera vittoria è quando il ricordo dei martiri dell’antimafia diventa coscienza di una popolazione e di un territorio.

    D. – Sono passati 35 anni, questo significa che, per tutti quei giovani che sono da diversi anni la speranza della Sicilia, Peppino Impastato altro non è che un nome e qualche fotografia. Eppure, ancora oggi i ragazzi siciliani sentono forte il suo messaggio...

    R. – Lo sentono forte. Ogni anno sono davvero tante anche le scuole che vengono, perché la gente oggi – specialmente i ragazzi – non sono attratti dalle parole, dai discorsi, ma sono ancora attratti – come è giusto che sia – dalle testimonianze e dalle storie vere. Peppino era uno di loro: un ragazzo fuori anche dagli schemi, però con grandi sogni, con grande impegno e questo suo coraggio è qualcosa che davvero affascina ancora tanti ragazzi. Ci sono sempre tante scuole che vengono a Cinisi per incontrare Peppino e questo è stato proprio l’obiettivo dei suoi compagni, dei suoi amici, di Radio Aut, della sua famiglia. I primi anni – quelli difficili, quando Peppino non era ancora riconosciuto come vittima di mafia, ma era denunciato, depistando le indagini, come un terrorista esploso con il suo esplosivo – sono stati anni in cui gli amici hanno retto davvero lo scontro con questa mafia che voleva “uccidere due volte”. Oggi, è un bel segno di vittoria contro la prepotenza delle mafie nei territori, è una cosa che dà speranza: arrivare a Cinisi, si torna via ben caricati di impegno civile.

    inizio pagina

    Settimana Onu della sicurezza stradale: 270 mila morti all'anno per incidenti

    ◊   Al via domani la seconda Settimana mondiale della Sicurezza stradale indetta dalle Nazioni Unite, quest’anno dedicata alla sicurezza dei pedoni. Nel programma “Decennio della sicurezza stradale 2011-2020”, l’obiettivo dichiarato dell’Onu è quello di ridurre sensibilmente il numero degli incidenti e salvare almeno 5 milioni di vite umane attraverso legislazioni corrette e una crescente sensibilizzazione su questo tema. Ad oggi, solo 28 nazioni vantano norme stringenti sulla sicurezza stradale. Secondo recenti dati, nel mondo una persona su quattro che muore negli incidenti stradali è un pedone. Si tratta di circa 270 mila vittime e di oltre 50 milioni di feriti: numeri impressionanti che evidenziano una vera e propria emergenza sociale. Benedetta Capelli ne ha parlato con Umberto Guidoni, vicepresidente di Ania, Fondazione per la sicurezza stradale:

    R. - La sicurezza stradale fa registrare sulle strade del mondo, su quelle europee e su quelle italiane purtroppo dei dati che sono agghiaccianti e che fanno degli incidenti stradali una delle prime cause di morte per la popolazione mondiale e sicuramente la prima causa di morte per la popolazione giovanile. Il dato è ancora più grave per il fatto che le morti riguardano i pedoni. In modo particolare, in Italia, abbiamo registrato 589 persone morte mentre attraversavano la strada. Questo indica sicuramente una scarsa attenzione nei confronti di quelli che sono gli utenti più vulnerabili della strada perché non hanno alcun tipo di protezione. Dall’altra parte, c’è un’inciviltà profondamente radicata. In Italia, un terzo dei pedoni morti, muore mentre attraversa la strada sulle strisce pedonali.

    D. - Eppure ci sono Paesi in Europa dove invece le strisce pedonali sono considerate un territorio blindato…

    R. - Nel Nord Europa sicuramente c’è un atteggiamento completamente diverso anche da parte delle istituzioni che gestiscono, dal punto di vista infrastrutturale, le strisce pedonali in modo molto attento. Le rendono molto più visibili, creano degli avvallamenti che inducono l’automobilista a rallentare o creano tutta una serie di preavvisi soprattutto laddove l’attraversamento è pericoloso in modo tale che l’automobilista sia preavvertito dell’approssimarsi di un attraversamento pedonale.

    D. - Bisogna parlare di una mancanza di cultura. E allora cosa chiedere alle istituzioni per sensibilizzare su questo tema?

    R. - Innanzi tutto dovremmo chiedere a noi stessi di avere un atteggiamento più rispettoso delle regole della strada. Sulla strada si muore! Vanno rispettati soprattutto gli utenti più vulnerabili quindi i pedoni, i ciclisti, i motociclisti. Dal punto di vista istituzionale c’è sicuramente un’esigenza di interventi infrastrutturali affinché gli attraversamenti pedonali possano essere resi più visibili e possano essere resi più sicuri. Dall’altra parte, sicuramente si possono fare, come è accaduto in Nord Europa, degli interventi. Ad esempio, nelle aree urbane dove c’è un’alta intensità di pedoni si potrebbero istituire quelle che vengono definite “le aree trenta”, dove c’è un obbligo del limite di velocità di 30 km orari. Sicuramente la velocità ridotta è un fattore importante perché a 30 km orari se un pedone viene investito probabilmente avrà delle conseguenze, ma non muore; già a 50 km orari il rischio di morire è molto più elevato.

    D. - I pedoni sono quindi le persone maggiormente vulnerabili. Dall’altra parte spesso ci sono dei pirati senza volto. Anche su questo fronte bisogna lavorare e fare tanto…

    R. - Ci sono dei dati allarmanti. Nella maggior parte dei casi si tratta di conducenti che probabilmente si spaventano per l’incidente che hanno provocato, soprattutto perché stanno commettendo un reato nel reato: probabilmente sono ubriachi, drogati e hanno paura che poi le forze dell’ordine possano infliggere delle sanzioni pesanti. Però, sicuramente anche questo è un fenomeno culturale. Noi abbiamo cercato di studiarlo in altri Paesi, dove è presente ma non in maniera così diffusa come in Italia.

    D. - Qual è l’impegno per questa settimana che ci accingiamo a vivere da parte dell’Ania, la Fondazione per la sicurezza stradale?

    R. - Devo dire che il nostro è un impegno per 365 giorni l’anno. Bisogna avere il coraggio di diffondere sempre di più i dati, far capire che tra questi dati ci sono delle vite umane che si perdono, far capire che negli ultimi dieci anni ci sono stati miglioramenti significativi ma che comunque abbiamo perso 50 mila persone di cui un terzo non arrivava a 30 anni! E attraverso quest’opera, auspicare che ci sia un po’ di cambiamento culturale e un approccio diverso al rispetto delle regole. Ogni giorno vediamo delle scene abbastanza agghiaccianti sulle strade. Il consiglio principale che posso dare è che quando ci si mette alla guida, bisogna rendersi conto che la macchina, l’autoveicolo o qualsiasi altro mezzo di locomozione può diventare un’arma. Bisogna trattarla con tutte le accortezze del caso. Bisogna unicamente fare attenzione a guidare e rispettare le regole che la strada impone. Con questi due piccoli accorgimenti, siamo estremamente convinti che c’è la possibilità di abbattere in maniera seria la gravità dell’incidente.

    inizio pagina

    Padre Chiera: i “meninos de rua” hanno fame di amore prima che di pane

    ◊   Secondo la Banca Mondiale, oltre il 50% della popolazione mondiale che vive in condizioni di povertà è concentrata in Cina, India e Brasile. Nonostante i numeri che restano drammatici, dagli anni ‘80 sono riuscite a superare la povertà 600 milioni di persone. In Brasile, da 35 anni il sacerdote italiano Renato Chiera è impegnato con i “meninos de rua” con la sua “Casa do Menor”. Rafael Belincanta ha raggiunto telefonicamente padre Renato Chiera a Fortaleza, per raccontare la sua esperienza nella lotta contra la povertà:

    R. - Nella mia esperienza di padre di strada, e adesso delle cracolandie, ho visto e vedo dal mio punto di vista la realtà della povertà dei ragazzi. È un dramma, perché è una povertà materiale, ma anche una povertà di fame, di casa, di futuro, di scuola. Ma c’è una povertà estrema, drammatica che è quella del cuore. Vedo che la più grande tragedia non è essere poveri in senso economico – anche se questo è bruttissimo – ma è non essere amati, non essere figli. E questa è la tragedia della maggior parte dei bambini e ragazzi del Brasile, e forse anche dell’umanità. I nostri figli, i nostri ragazzi, non si sentono più figli! Non sono figli amati. Sono persone che possono anche avere beni materiali, però questi beni non riempiono il cuore. Il cuore dei ragazzi, dei bambini, grida la presenza di qualcuno che li faccia sentire figli. Ascolto continuamente questo grido! È un grido di fame fisica, perché c’è ancora questo! Ci arrivano dei bambini che sono nelle condizioni nelle quali si trovavano qualche anno fa i bambini dell’Etiopia!

    D. - Ma oltre a questa figura emblematica di un bambino stremato dalla fame, la povertà assume altri volti, secondo lei?

    R. – Sì. C’è l’esclusione dalla scuola. Anche se possono andare a scuola, non imparano. C’è l’esclusione dall’avere un futuro, una professione, dall’avere una famiglia, un lavoro… Adesso, i più esclusi, in un mondo sempre più competitivo, sono ancora più esclusi. Poi vedo le cracolandie… sono dei cimiteri di vivi che aspettano di morire e si consolano con il crack. In questi luoghi c’è il grido della povertà estrema, radicale; una povertà di esclusione sociale, economica, il fatto di non sentirsi nessuno. Ma anche lì c’è la povertà del cuore. Il grido del cuore per essere amati. Ho scritto un libro sull’esperienza nella cracolandia a Rio. Il titolo è “Dall’inferno, un grido per amore”. Quindi, vorrei che noi non avessimo solamente una visione di povertà materiale. Il mondo è ancora molto ingiusto a questo livello, ma dovremmo vedere la povertà del cuore e quella di chi non è amato.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Tanzania: esplosione in una chiesa cattolica, almeno 30 feriti

    ◊   Un’esplosione è avvenuta, oggi, in una chiesa cattolica della città di Arusha in Tanzania: un bilancio ancora provvisorio parla di almeno 30 feriti, di cui 3 gravi. Secondo fonti locali di polizia, citate dall'agenzia Reuters, l’esplosione potrebbe essere stata provocata da una bomba. Un uomo è stato arrestato dalla polizia, ma molti dettagli restano ancora da chiarire. Il ministro degli Esteri della Tanzania, Bernard Membe, si è detto “profondamente scioccato” per l’esplosione. (D.M.)

    inizio pagina

    Somalia: autobomba esplode a Mogadiscio, almeno 11 morti

    ◊   Un’autobomba è esplosa nel centro di Mogadiscio al passaggio di un convoglio ufficiale: almeno 11 i morti, affermano fonti della sicurezza locale. A bordo di una delle auto che l’attentatore suicida aveva scelto come bersaglio viaggiavano alcuni delegati provenienti dal Qatar, che non sono stati feriti. L’attacco è stato rivendicato dai miliziani filo-qaedisti di al-Shabaab. A pochi giorni dall’inizio - a Londra - di una conferenza internazionale sul futuro del Paese del Corno d’Africa, sono dunque stati presi di mira i rappresentanti di un Paese che, negli ultimi tempi, ha stabilito forti legami politici con Mogadiscio. L’attentato di oggi è l’ultimo di una serie iniziata dopo che, nel 2011, le forze internazionali di pace avevano strappato la capitale somala al controllo di al-Shabaab. (D.M.)

    inizio pagina

    Pasqua ortodossa. Il Patriarca Bartolomeo: la Risurrezione trasforma il mondo

    ◊   Le Chiese ortodosse celebrano oggi la Pasqua. “La Resurrezione di Cristo e la nostra propria resurrezione non sono una verità teorica. Sono dogma della nostra fede, realtà palpabile, la forza che ha vinto il mondo, nei confronti delle più dure persecuzioni contro di essa”. Così, nel suo messaggio riportato dall'Osservatore Romano, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. Vivere la Resurrezione, prosegue il messaggio, “trasforma il mondo ed entusiasma l’anima. E l’anima entusiasta attrae sul suo percorso le altre anime, le quali si commuovono nel vivere in verità la gioia della Resurrezione”. Attraverso la Resurrezione, si legge ancora “superiamo il dolore e l’afflizione per tutte le cose tristi della vita naturale terrena. La Resurrezione è la risposta di Dio al dubbio dell’uomo ferito dai mali del mondo”. Per il Patriarca Bartolomeo, “nelle difficoltà e nelle disavventure che vive oggi il mondo, noi non cediamo. Non abbiamo paura, perché amiamo tutti, come ci ha amato Colui che ha offerto la sua anima per noi”. Dal canto suo, nel messaggio pasquale, di cui riferisce "Avvenire", il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, mette l’accento sulla liberazione dagli idoli: “Molti credono in buona fede che solo il potere e la ricchezza, la salute e la forza fisica siano la liberazione e nel servire gli idoli di questo mondo spesso falliscono in ciò che è più importante”, scrive. Il “vero fine della vita” ricorda il Patriarca è “conoscere la verità e vivere eternamente con Dio”. La vittoria di Cristo sulla morte spirituale oltre che fisica è anche al centro dei messaggi dei metropoliti e patriarchi delle chiese ortodosse dell’Ucraina. (D.M.)

    inizio pagina

    Nigeria. Il card. Onaiyekan: chi uccide in nome di Dio non conosce Dio

    ◊   Chi uccide in nome di Dio non conosce Dio: è il forte monito lanciato recentemente dal card. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, nel corso della Santa Messa per il suo 30.mo anniversario di ordinazione episcopale, celebrata nella cattedrale della città. “Giustizia e pace vanno sempre insieme – ha ribadito il porporato – e nessuno può essere un buon governante senza giustizia, uguaglianza ed attenzione per i bisognosi”. Di qui, il richiamo forte al fatto che “coloro che usano la religione per dividere la popolazione o che uccidono in nome della fede non sono discepoli di Dio”. Allo stesso modo, ha continuato il card. Onaiyekan, “se la religione implica l’escludere gli altri e guardarli con arroganza, allora si corre il rischio di smarrire la strada che conduce a Dio”. Quindi, l’arcivescovo di Abuja ha espresso il suo rammarico per il fatto che l’immagine della nazione sia stata macchiata a causa del fanatismo, dell’intolleranza religiosa e degli spargimenti di sangue: “Non dobbiamo permettere che questo avvenga ancora – ha detto il porporato – Dobbiamo invece sforzarci di vivere in pace nel nostro Paese, con le nostre differenze tra tribù, culture, tradizioni, lingue e religioni”. In questo senso, “bisogna vedere il volto di Dio nel prossimo e applicare la regola d’oro di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi”. Infine, il porporato ha concluso ricordando che “la vera religione deve essere aperta a tutti, pacifica e contraria allo spargimento di sangue”. Alla celebrazione era presente anche il presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, l’arcivescovo Ignatius Kaigama, il quale ha lanciato un appello ai leader religiosi, invitandoli a risolvere i problemi di insicurezza e terrorismo nel Paese. Grande apprezzamento per il ruolo della Chiesa nella società è stato, infine, espresso dal capo di Stato, Goodluck Jonathan, anch’egli presente alla Santa Messa: “La Chiesa è al centro del processo di costruzione della società; se essa forma la popolazione, la Nigeria diventerà sicuramente un Paese migliore”. (I.P.)

    inizio pagina

    La Caritas del Regno Unito: no ai tagli dei sussidi sociali

    ◊   Sarà un monitoraggio accurato quello che la rete Caritas del Regno Unito (Csan), composta da 41 associazioni, ha annunciato di voler effettuare riguardo ai tagli per i sussidi sociali introdotti nel mese di aprile dal governo. La norma, che prevede tra l’altro la cancellazione del sussidio d’affitto e del fondo sociale discrezionale, potrebbe avere – secondo la Csan – un forte impatto sulle famiglie più vulnerabili, “spingendole al di sotto della soglia della povertà”. Il monitoraggio della Caritas inglese sarà basato su dieci indicatori e analizzerà la percentuale di persone che si appoggiano ai servizi forniti dalla Csan: tra gli utenti, ci sono infatti “persone alle prese con debiti, in cerca di una casa, in difficoltà con i costi elevati del cibo, disoccupati o sottoccupati, disabili mentali, isolati socialmente, impossibilitati ad accedere ad altri servizi di assistenza”. Obiettivo della Csan, invece, è “far sì che le persone più vulnerabili della società non vengano emarginate”, spiega Helen O’Brien, direttore generale della Caritas locale. Di qui, l’auspicio di riuscire a creare “una rete di sicurezza a livello nazionale” in favore delle categorie più rischio, inclusi rifugiati, senza tetto, anziani e disabili, che “dipendono dalla Csan e che la Csan non vuole abbandonare”. (I.P.)

    inizio pagina

    Nel 700.mo della canonizzazione, le spoglie di San Celestino V tornano all'Aquila

    ◊   Nel pomeriggio di oggi l'urna con le spoglie del San Celestino V tornerà nella Basilica aquilana di Collemaggio, dove era avvenuta l’incoronazione a Pontefice il 29 agosto del 1294. In occasione del 700.mo anniversario della canonizzazione, che avvenne appunto il 5 maggio del 1313, una nuova maschera in argento che riproduce le esatte fattezze del volto del Santo è stata realizzata dopo una ricognizione sulle spoglie, avvenuta ad opera di esperti. Tra i paramenti che saranno posti sul corpo di Papa Celestino V anche il prezioso pallio, insegna liturgica del Pontefice, donato da Papa Benedetto XVI durante la sua visita alla Basilica di Collemaggio dopo il sisma del 2009. Altri ‘signa pontificalia’ sono stati donati dagli artigiani locali. (D.M.)

    inizio pagina

    Madagascar: aumenta il rischio di tubercolosi a causa della malnutrizione

    ◊   L’interruzione della distribuzione di aiuti alimentari in Madagascar potrebbe contribuire all’aumento dei casi di tubercolosi a Toliara, capoluogo della provincia omonima e della regione di Atsimo-Andrefana, situata sulla costa sudoccidentale del Madagascar. Lo riferiscono esperti citati dall’agenzia Fides. Malnutrizione e tubercolosi sono strettamente collegate: la prima indebolisce il sistema immunitario, aumentando la vulnerabilità alla malattia. Con i disordini iniziati nel 2009, i donatori hanno sospeso ogni tipo di assistenza nel Paese africano, e la scarsità dei finanziamenti ha diminuito notevolmente l’assistenza alimentare. Il ciclone "Haruna", abbattutosi sul Paese nel mese di febbraio 2013, ha aggravato il problema: la catena di distribuzione è stata intermittente e i casi di tubercolosi stanno aumentando. Ad aggravare la situazione le piogge irregolari e una recente invasione di locuste. Si teme che su 20 milioni di abitanti circa 13 milioni saranno a rischio di insicurezza alimentare nel 2013-14. Secondo le stime del Programma Nazionale di Controllo della tubercolosi in Madagascar nel 2012 sono stati confermati 26,182 casi, ma il numero complessivo di contagi potrebbe arrivare a 50 mila, il 5% dei quali letali. Circa 23 mila persone, malati e loro famiglie, ricevono cibo dal programma Food by Prescription (Fbp) del Programma alimentare mondiale; tuttavia Fbp è stato temporaneamente sospeso in 22 dei 51 centri sanitari a causa della mancanza di fondi. Oltre tre quarti della popolazione malgascia vivono con meno di 1 dollaro al giorno. Inoltre l’80% della popolazione è rurale, e il 65% vive a 10 chilometri o più di distanza dal centro sanitario (D.M.)

    inizio pagina

    Morta la vedova di Paolo Borsellino, Agnese. Il cordoglio di Napolitano

    ◊   È morta a Palermo Agnese Piraino Leto, vedova del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia nel 1992. Unanime il cordoglio delle forze politiche. In un messaggio il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso vicinanza alla famiglia Borsellino che, ha scritto il capo dello Stato, fu “degna e ammirevole consorte del grande magistrato divenuto con il suo sacrificio simbolo sempre vivo della lotta contro la mafia”. Agnese Piraino Leto aveva 71 anni, era malata da tempo. I funerali si svolgeranno domani a Palermo, nella chiesa di S. Luisa di Marillac, la stessa in cui si svolsero le esequie del marito. (D.M.)

    inizio pagina

    Regno Unito: arrestato vicepresidente della Camera per abusi sessuali

    ◊   Uno dei vicepresidenti della Camera dei comuni britannica, Nigel Evans, è stato arrestato ieri con l’accusa di molestie e di violenza sessuale nei confronti di due ragazzi. Evans, 55 anni, parlamentare del partito conservatore, è stato interrogato dalla polizia dopo le denunce delle due presunte vittime, rilasciato su cauzione con l’obbligo di ripresentarsi in commissariato. I fatti contestati risalirebbero ai mesi tra luglio 2009 e marzo 2013. Evans, che nel dicembre 2010 aveva pubblicamente dichiarato di essere gay, è vicepresidente della Camera bassa del parlamento inglese da tre anni. Tra 1999 e 2001 è stato anche vicepresidente del suo partito. L'uomo politico, dopo il suo rilascio, ha negato ogni accusa. Scossa l’opinione pubblica britannica, in cui è ancora forte l’eco della vicenda che ha coinvolto – tra gli altri - il defunto presentatore della Bbc, Jimmy Savile, che avrebbe commesso numerosi abusi su minori. (D.M.)

    inizio pagina

    Il card. Sepe: deficit di speranza tra i giovani, serve fede profonda

    ◊   “Si è creato un deficit di speranza tra i nostri giovani perché prevalgono disorientamento, ripiegamento su se stessi, ansia e paura per l'incapacità di trovare il proprio posto nella vita”. Così il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ieri, durante l'omelia nel giorno dell'anniversario della traslazione delle reliquie di San Gennaro, patrono della città. “Tutto è causato da una falsa concezione dell'autonomia che isola la persona e precipita nella disperazione e nel vuoto – ha affermato il porporato durante la celebrazione nella cattedrale di Santa Chiara, che segue la tradizionale processione. “Abbiamo bisogno di un respiro grande e profondo della fede per dare speranza e superare le difficoltà che, in un contesto individualistico, sono presenti nel tessuto sociale e culturale del nostro popolo”, ha detto il cardinale. I fedeli presenti alla Messa hanno inoltre ricevuto l’invito a rivolgere “una preghiera al Santo patrono per quanti vivono in assoluta e preoccupante povertà, che non è soltanto di natura materiale perché in troppi casi é anche morale, determinata dalla solitudine, dall'abbandono e dalla sofferenza in cui vivono, nell'indifferenza e nell'egoismo dei più”. (D.M.)

    inizio pagina

    I vescovi delle Isole Salomone dicono "no" alla pena di morte

    ◊   La Chiesa cattolica “si oppone fortemente alla pena di morte. Meglio la prigione a vita con lavori forzati come pena alternativa per i colpevoli di gravi crimini”, inclusi “rapimento, omicidio e rapina a mano armata”: è quanto ha detto mons. John Ribat, arcivescovo di Port Moresby, nelle Isole Salomone, in una conferenza stampa tenuta in questi giorni. Il presule è così intervenuto in un momento in cui, nel Paese, viene portata avanti una campagna pro-pena capitale, contrastata dalla Chiesa e da altri settori della società che promuovono, invece, una moratoria e l’abolizione della condanna a morte. “Nessuna vita può essere eliminata – ha ribadito mons. Ribat – Non abbiamo alcun diritto di fare questo, ma abbiamo quello di rendere migliore la vita delle persone”. Quindi, pur evidenziando la necessità che il sistema giudiziario sia fermo nell’affrontare il crimine, mons. Ribat lancia un appello affinché si incoraggi la pace e sottolinea la volontà della Chiesa di “lavorare insieme al governo per attuare programmi che aiutino lo sviluppo integrale e positivo delle persone”. Infine, l’arcivescovo di Port Moresby esorta al rispetto delle donne, spesso vittime di stupro e violenze. (I.P.)

    inizio pagina

    Isole Mauritius: promossa l’istituzione di un diaconato permanente

    ◊   Aiutare la Chiesa nell’evangelizzazione e rafforzare l’impegno dei sacerdoti nel campo del sociale: sono queste le motivazioni che spingono la diocesi di Port-Louis, nelle isole Mauritius, a promuovere l’istituzione di un diaconato permanente. In una nota ufficiale diffusa due giorni fa sul sito web diocesano, il vescovo, mons. Maurice Piat, evidenzia “la ricchezza” del diaconato, rilanciato dal Concilio Vaticano II nel 1965, poiché esso permette di diffondere sempre più “il segno di Cristo servitore nel mondo”. Mons. Piat non manca poi di riconoscere che “la carenza di sacerdoti, al giorno d’oggi, incoraggia a prevedere tale servizio”, considerando anche che “le zone di povertà sono sempre più numerose”. In questo senso, quindi, il diaconato permanente “potrà rafforzare il segno di una Chiesa vicina ai sofferenti e agli emarginati”. I futuri diaconi, inoltre, potranno contribuire all’opera ecclesiale “nel campo dell’educazione e nella pastorale giovanile, sanitaria e carceraria”. I candidati al diaconato permanente, spiega mons. Piat, dovranno avere “una vita di fede e di preghiera profonda”, essere “veri servitori e non cercare la realizzazione di interessi personali”, bensì “la riflessione e la comprensione dei problemi del nostro tempo”. La scelta dei candidati, sottolinea il vescovo di Port-Louis, sarà ben ponderata: essi verranno identificati dai parroci o dai cappellani dei movimenti ecclesiali ed i loro nomi saranno comunicati, in via riservata, alla Commissione del Diaconato permanente, nominata un anno fa. Tale organo coordinerà la richiesta, il discernimento e la formazione dei futuri diaconi permanenti e quindi comunicherà il nome dei prescelti al vescovo ed al Consiglio episcopale. Dopo di che, i nominativi verranno riferiti ai parroci o ai cappellani che hanno inviato la richiesta e saranno questi ultimi ad invitare i prescelti ad un processo di discernimento, prima di dare una risposta. Articolato anche il periodo di formazione del candidato: dopo un anno svolto insieme ad un gruppo parrocchiale, la preparazione continuerà per altri tre anni. “Se tutto procede – continua mons. Piat – i primi diaconi potrebbero essere ordinati nel 2017”. Quindi il vescovo conclude: “Accogliamo nella fede i futuri candidati. Il Signore ci doni il suo Spirito e ci guidi sul cammino del diaconato permanente”. (I.P.)

    inizio pagina

    L'università di Parma conferirà al card. Maradiaga una laurea "honoris causa"

    ◊   Laurea honoris causa per il card. Oscar Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas Internationalis: a conferirla, venerdì 10 maggio, sarà l’Università degli Studi di Parma, con una cerimonia ufficiale che avrà luogo alle ore 11 presso l’Aula Magna dell’Ateneo. Il porporato sarà insignito del titolo di dottore in “Affari internazionali e sviluppo” e terrà una lectio doctoralis sul tema di “Etica e sviluppo”. Deliberata dalla Facoltà di Economia sin dal 2012, la laurea ad honorem verrà conferita al card. Maradiaga “per l’impegno costante profuso sul piano sociale, nella difesa dei diritti dei diseredati e nella lotta alla povertà nel suo Paese di origine, l'Honduras, nell’intera America latina e in qualunque altra parte del mondo dove venivano negati i diritti umani fondamentali; per averlo fatto con determinazione e coraggio in contesti sociali e politici particolarmente difficili e rischiosi; per aver accompagnato la sua opera sociale con riflessioni e considerazioni che hanno arricchito la dottrina sociale della Chiesa e con una costante attività di educatore esercitata a tutti i livelli di istruzione”. Originario dell’Honduras, 71 anni il prossimo dicembre, il card. Maradiaga è membro della Congregazione salesiana. Creato cardinale nel febbraio 2001 da Giovanni Paolo II, è stato presidente del Consiglio episcopale latinoamericano dal 1995 al 1999. A capo della Caritas Internationalis, per il secondo mandato, da maggio 2011, il 13 aprile scorso è stato nominato da Papa Francesco coordinatore del gruppo degli otto cardinali che dovranno consigliare il Santo Padre nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 125

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.