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Sommario del 29/07/2013
Conferenza stampa in aereo: Papa Francesco parla a tutto campo con i giornalisti
◊ Il volo di ritorno da Rio de Janeiro a Roma è stato caratterizzato da una lunga conversazione di Papa Francesco con i giornalisti a bordo. Il Pontefice ha toccato moltissimi temi, rispondendo a domande con il suo tipico stile diretto, improntato alla schiettezza. Ci riferisce Giancarlo La Vella:
“E’ stato un viaggio bello; spiritualmente, mi ha fatto bene”: il Papa appare visibilmente contento dell’esperienza vissuta con i giovani della Gmg in Brasile. “Trovare la gente fa bene”, ha continuato, “possiamo sempre ricevere tante cose belle dagli altri”. Poi, un cenno alle misure di sicurezza che hanno destato qualche preoccupazione:
“Non c’è stato un incidente in tutto Rio de Janeiro, in questo giorni, e tutto era spontaneo. Con meno sicurezza, io ho potuto stare con la gente, abbracciarli, salutarli, senza macchine blindate … E’ la sicurezza di fidarsi di un popolo. Davvero, che sempre c’è pericolo che ci sia un pazzo … eh, sì, che sia un pazzo che faccia qualcosa: ma anche c’è il Signore, eh? Ma, fare uno spazio di blindaggio tra il vescovo e il popolo è una pazzia, e io preferisco questa pazzia”.
Il Papa ha ringraziato poi gli organizzatori e gli operatori dell’informazione per la preziosa collaborazione data nel raccontare le vicende di questa 28.ma Gmg. “La bontà e la sofferenza del popolo brasiliano”, ha raccontato loro, sono gli aspetti che in particolare lo hanno colpito in questo viaggio:
“La bontà, il cuore del popolo brasiliano è grande, è vero, è grande; ma, è un popolo tanto amabile, un popolo che ama la festa, che anche nella sofferenza sempre trova una strada per cercare il bene da ogni parte. E questo fa bene: è un popolo allegro, il popolo ha sofferto tanto!”.
Un riferimento indiretto, questo, alla toccante visita nella favela di Varginha, a contatto con la povertà estrema e il dolore di tante famiglie. La meraviglia di Papa Francesco, poi, per la partecipazione di oltre tre milioni di giovani di 178 Paesi alla Messa conclusiva di ieri a Copacabana; ma anche la preghiera, ha sottolineato Papa Francesco, è stata il leitmotiv di questa Gmg, come nella giornata della visita al Santuario di Nostra Signora Aparecida: “Aparecida, per me, è un’esperienza religiosa forte”, ha detto. Evidentemente, Papa Bergoglio ricorda ciò che questo luogo, così caro ai brasiliani, ha significato per la Chiesa latinoamericana, dopo essere stato sede della V Conferenza dell’episcopato del Continente, nel maggio 2007.
Molto importanti i temi trattati da Papa Francesco nel colloquio con i giornalisti; tra questi, la prossima canonizzazione dei due Pontefici Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: saranno proclamati santi nella stessa celebrazione, ma la data – si pensava l’8 dicembre – potrebbe slittare alla prossima primavera perché in quel periodo in Polonia le strade ghiacciano e quanti vengono con i pullman perché non possono permettersi di arrivare a Roma in aereo, rischiano di non esserci. Sulla sua scelta di vivere in modo semplice a Santa Marta, ha risposto:
“Io non posso vivere da solo, o con un piccolo gruppetto! Ho bisogno di gente, di trovare gente, di parlare con la gente … Ognuno deve vivere come il Signore gli chiede di vivere. Ma, l’austerità – una austerità generale – credo che sia necessaria per tutti quelli che lavoriamo al servizio della Chiesa”.
Risolto poi, con l’ironia e la semplicità proprie di Papa Bergoglio, il grande “mistero” della borsa nera, portata personalmente nel viaggio in Brasile:
“Non c’era la chiave della bomba atomica! Ma, la portavo perché sempre ho fatto così … E dentro, cosa c’è? C’è il rasoio, c’è il breviario, c’è l’agenda, c’è un libro da leggere – ne ho portato uno su Santa Teresina di cui io sono devoto … Io sempre sono andato con la borsa quando viaggio: è normale. Ma dobbiamo essere normali!”.
Ma poi anche temi più delicati, come la riforma dello Ior: non so che cosa diventerà l’Istituto, ha risposto il Pontefice, se una banca o un fondo di aiuti, ma “trasparenza e onestà” devono essere i criteri a cui si ispira l’organismo. Il problema dello Ior è “come riformarlo, come sanare quello che c’è da sanare”. Ha quindi espresso dolore per lo scandalo creato da un monsignore finito recentemente in carcere. Ma "ci sono santi in Curia - ha specificato - e anche se c'è qualcuno che non è tanto santo, questi sono quelli che fanno più rumore: voi sapete che fa più rumore un albero che cade che non una foresta che cresce". Poi, sui temi etici come aborto e unioni gay, il Papa ha ribadito che questi non erano argomenti su cui era necessario parlare a Rio, perché la posizione della Chiesa è fin troppo chiara in merito. Su mons. Ricca Ad una domanda su una presunta lobby gay in Vaticano, ha detto:
“Mah… si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la cartella d’identità in Vaticano con ’gay’. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay dal fatto di fare una lobby, perché le lobby tutte non sono buone. Quello è il cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?“.
Sul problema della Comunione ai divorziati risposati, spiega che è un problema “complesso“ di cui parlerà anche il Consiglio degli 8 cardinali ad ottobre, ma ha ricordato quanto diceva il cardinale Quarracino che riteneva nulli la metà dei matrimoni per immaturità. Rispondendo ad un giornalista sulla questione femminile, ha poi detto che ritiene “che si debba andare più avanti nell’esplicitazione del ruolo e del carisma della donna“ nella Chiesa e che “non abbiamo ancora fatto una profonda teologia della donna nella Chiesa“. Ha poi parlato dei movimenti ecclesiali: “Sono necessari ... Sono una grazia dello Spirito“ e della spiritualità orientale: “Abbiamo bisogno ... di questa aria fresca dell’Oriente, di questa luce dell’Oriente“. Sulla presenza di Benedetto XVI in Vaticano ha risposto:
“E’ come avere il nonno a casa, ma il nonno saggio. Quando in una famiglia il nonno è a casa, è venerato, è amato, è ascoltato. Lui è un uomo di una prudenza, ma non si immischia. Io gli ho detto tante volte: ‘Ma, santità, lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi …’. E’ venuto, per la inaugurazione e la benedizione della statua di San Michele … Per me, è come avere il nonno a casa: il mio papà. Se io avessi una difficoltà o una cosa che non ho capito, telefonerei, ‘Ma, mi dica, posso farlo, quello?’. E quando sono andato, per parlare di quel problema grosso di Vatileaks, lui mi ha detto tutto con una semplicità … al servizio”.
◊ Alla Messa di Copacabana hanno partecipato 3 milioni di pellegrini; agli oltre 2 milioni di giovani che hanno trascorso la notte sulla spiaggia di Rio dopo la Veglia, infatti, se ne sono aggiunti centinaia di migliaia dalla metropoli carioca e da tutto il Brasile. 1500 i vescovi 15mila i sacerdoti. Tra le autorità: i presidenti di Brasile, Argentina, Bolivia e Suriname. Il Papa ha “inviato” in missione tutti i giovani del mondo e all’Angelus ha annunciato la città della prossima Gmg. Da Rio, il nostro inviato Roberto Piermarini:
“Queridos jovens, temos encontro marcado na próxima Jornada Mundial da Juventude, no ano de 2016 em Cracóvia, na Polônia...
“Cari giovani, abbiamo un appuntamento nella prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2016, a Cracovia, in Polonia. Per l’intercessione materna di Maria – ha detto il Papa tra l’ovazione dei pellegrini polacchi - chiediamo la luce dello Spirito Santo sul cammino che ci porterà a questa nuova tappa di gioiosa celebrazione della fede e dell’amore di Cristo. All’Angelus, ultimo atto della Gmg di Rio, il Papa ha invocato la Vergine affinché i giovani, tornando nelle proprie case, non abbiano mai paura di essere generosi con Cristo. “Ne vale la pena! - ha detto - Uscire e andare con coraggio e generosità, perché ogni uomo e ogni donna possa incontrare il Signore”. Un’invocazione che ha ripreso i temi dell’omelia del Papa per la Messa a conclusione della Gmg a Copacabana nella splendida cornice di Rio:
"Jesus lhe chama a ser um discípulo em missão!"
“Gesù ci chiama ad essere discepolo in missione”. Per farlo Papa Francesco ha indicato ai giovani tre parole: Andate, senza paura, per servire. “Andate… e fate discepoli tutti i popoli” per trasmettere ai loro coetanei l’esperienza della Gmg di Rio, per condividere e testimoniare l’esperienza di fede. “E’ un comando – ha detto – che non nasce però dalla volontà di dominio o di potere, ma dalla forza dell’amore”. Gesù ci invia a tutti. Il Vangelo è per tutti e non per alcuni ha sottolineato il Papa:
“Não tenham medo de ir e levar Cristo para todos os ambientes, até as periferias..."
“Non abbiate paura di andare e portare Cristo in ogni ambiente, fino alle periferie esistenziali, anche a chi sembra più lontano, più indifferente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti sentano il calore della sua misericordia e del suo amore”.
Il Papa ha poi invitato i giovani a evangelizzare i loro coetanei. Facendolo “Senza paura”, perché è Cristo che ci precede e ci guida. Gesù non ci lascia soli, ci accompagna sempre, accompagna la Chiesa intera. Cristo infatti non ha chiamato gli Apostoli a vivere da soli ma li ha chiamati a formare una comunità. Per questo il Papa ha invitato i sacerdoti presenti ad accompagnare i giovani affinché non si sentano mai soli. Quindi “Andate, senza paura” ma “per servire”, lasciando che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù che è stata una vita per gli altri. “E’ una vita di servizio” ha detto il Papa. “Evangelizzare è testimoniare in prima persona l'amore di Dio, è superare i nostri egoismi”. Infine ha indicato ai giovani l’importanza di annunciare il Vangelo:
“Llevar el evangelio es llevar la fuerza de Dios para arrancar y arrasar el mal ...
“Portare il Vangelo è portare la forza di Dio per sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le barriere dell'egoismo, dell'intolleranza e dell’odio; per edificare un mondo nuovo. Gesù Cristo conta su di voi! La Chiesa conta su di voi! Il Papa conta su di voi!”.
Al termine della Messa il mandato missionario a 10 giovani dei cinque continenti. Particolarmente toccante quando, come segno di accoglienza e offerta a Dio della vita, all’offertorio il Papa ha voluto abbracciare una piccolissima bimba nata anencefala, in braccio ai genitori che hanno rifiutato di abortire nonostante la legge brasiliana glielo permettesse.
Nel Campus Fidei di Guaratiba, l’immensa spianata dove doveva svolgersi la conclusione della Gmg, inagibile per il maltempo, per volere della Chiesa e del Comune di Rio, saranno costruiti alloggi per 20mila poveri, mentre la Croce di 33 metri costruita sul grande podio papale, rimarrà come segno di questa Giornata indimenticabile per Rio e per il Brasile. Per le Gmg l’appuntamento è a Cracovia nel 2016.
Il card. Dziwisz: la scelta di Cracovia in continuità con la grande opera di Giovanni Paolo II
◊ Grande l'entusiasmo dei giovani polacchi sulla spiaggia di Copacabana, quando Papa Francesco ha annunciato che la prossima Gmg si svolgerà fra tre anni a Cracovia. Ai nostri microfoni, anche l'arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, presente alla Messa a Rio, ha espresso la sua gioia:
“Abbiamo aspettato a lungo questo momento. C’è un grandissimo entusiasmo non solo tra la gioventù polacca, ma tra tutti i giovani presenti qui a Rio. Sono sicuro che in questo momento a Cracovia la gioia sia incontenibile, perché tutti avvertono il desiderio di essere toccati ancora più in profondità dall’amore di Cristo. E’ un dono per la Chiesa e una lode a Cristo. Questa decisione è un’espressione di gratitudine a Dio per la prossima canonizzazione di Giovanni Paolo II. E’ un atto che si pone in continuità con la grande opera di Giovanni Paolo II: un patrimonio che dobbiamo continuare a portare avanti”.
La gioia e l'impegno dei giovani nella missione dopo le parole del Papa
◊ Le parole pronunciate dal Papa in questi giorni, soprattutto nella Messa e nella Veglia a Copacabana, hanno colpito tantissimi giovani e messo un seme nel loro cuore. Ascoltiamo al microfono di Marina Tomarro alcune testimonianze:
R. - Mi ha ridato il coraggio di andare avanti!
R. - Tutti insieme abbiamo esultato alle parole del Papa: mi sono reso conto che più di 3 milioni di persone eravamo sulla stessa sintonia e mi ha fatto un bellissimo effetto.
D. - Cosa racconterete ai vostri amici?
R. - Secondo me, è importante che non sia solo il racconto dell’esperienza una volta tornati, ma un memoriale di vita, da tener presente giorno per giorno, quando meno si vede la luce.
D. - Il Papa vi ha donato tante parole in questi giorni…
R. - A me piace l’invito che fa di chiedere cose grandi, di non aver paura, di non porre limiti alla Provvidenza.
R. - Questo messaggio del Papa mi aiuta tantissimo a tornare alla mia vita, piena di forza, piena di allegria, perché so che con me c’è il Signore: non sono da sola in questa missione che mi dà.
R. - Portare anche agli altri l’amore che abbiamo ricevuto, essere missionari: se io mi sono sentita amata da Dio nelle mie debolezze, portarlo e dirlo anche agli altri!
D. - E il Papa ha dato un grande annuncio: la prossima Gmg sarà a Cracovia….
R. - Una bellissima emozione per chi ha partecipato a tante Gmg, per ricordare Giovanni Paolo II che è un Santo Papa!
R. - Noi siamo contentissimi, perché è la prima Gmg a cui abbiamo partecipato è stata proprio quella di Czestochowa, nel 1989. Da giovani, quando anche ci siamo conosciuti con mia moglie. Nella terra di Giovanni Paolo II, che ci ha illuminati tutti, ci ha aperto un cammino: speriamo proprio di esserci!
R. - Sarà proclamato Santo e quindi per noi è una grande gioia! Ringraziamo anche lui per questa invenzione della Gmg.
R. - Io veramente Giovanni Paolo II non lo ho mai visto, perché ho cominciato con le Gmg a Colonia. Spero che il suo esempio possa passare anche attraverso questa Gmg.
Gmg. Il Papa saluta il Brasile: ho nostalgia di questi giorni, speranza immensa nei giovani
◊ Grazie a i giovani “del Brasile e del mondo intero”, Cristo “sta preparando una nuova primavera in tutto il mondo”. È l’ultima certezza che Papa Francesco ha voluto riaffermare all’ultimo atto del suo primo viaggio apostolico in Brasile. Nel discorso di congedo all’Aeroporto do Galeão di Rio de Janeiro, il Papa ha ringraziato la presidente, Dilma Roussef, e le autorità civili ed ecclesiali per la riuscita della Gmg e per il grande calore col quale è stato dovunque accolto. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Nostalgia. Il Papa delle tre parole stavolta ne ha una sola, una su tutte e che più di tutte racconta l’anima del Paese che lo ha accolto. Nostalgia del grande Brasile e della “piccola” Madonna di Aparecida. Del “popolo così amichevole” che ha reso possibile la Gmg e delle avanguardie di quei tanti popoli, i giovani, che ora ne pianteranno i semi “nelle grandi città e nei piccoli centri”. Quando sullo sfondo dell’aeroporto di Rio il rombo dei motori indica che una “settimana indimenticabile” sta per finire, Papa Francesco usa gli ultimi minuti per fissarne i singoli contorni. E alle folle che per quattro giorni consecutivi hanno ridisegnato la geografia di Copacabana con la loro “viva, profonda e lieta partecipazione”, offre la sua benedizione:
Muitos de vocês vieram como discípulos...
"Molti di voi sono venuti in questo pellegrinaggio da discepoli; non ho alcun dubbio che tutti ora partono da missionari. Con la vostra testimonianza di gioia e di servizio fate fiorire la civiltà dell'amore. Dimostrate con la vita che vale la pena di spendersi per grandi ideali, di valorizzare la dignità di ogni essere umano, e di scommettere su Cristo e sul suo Vangelo”.
In questi giorni, siamo venuti a cercare Gesù, ma “è Lui che ci ha cercati per primo”, afferma Papa Francesco, ed è Lui, assicura, “che ci fa infiammare il cuore per proclamare la Buona Novella” in “tutti i luoghi di questo nostro vasto mondo”:
Continuarei a nutrir uma esperança imensa nos jovens...
"Io continuerò a nutrire una speranza immensa nei giovani del Brasile e del mondo intero: per mezzo loro, Cristo sta preparando una nuova primavera in tutto il mondo. Io ho visto i primi risultati di questa semina, altri gioiranno con il ricco raccolto!”.
Papa Francesco svela anche la direzione della sua preghiera quando, mercoledì scorso, ha reso omaggio alla patrona del Brasile nel Santuario di Aparecida. “Ho chiesto a Maria che rafforzi in voi la fede cristiana, che fa parte della nobile anima del Brasile, come pure di tanti altri Paesi, tesoro della vostra cultura, incoraggiamento e forza per costruire una umanità nuova nella concordia e nella solidarietà”:
O Papa vai embora e lhes diz ‘até breve’...
"Questo Papa se ne va e vi dice 'a presto', un 'presto' pieno di nostalgia, e vi chiede, per favore, di non dimenticavi di pregare per Lui. Questo Papa ha bisogno della preghiera di tutti voi. Un abbraccio a tutti. Che Dio vi benedica!”.
◊ Il vescovo sia un pastore vicino alla gente, non spadroneggi né abbia la psicologia del prìncipe, ma ami la povertà esteriore e interiore: così il Papa al Comitato di coordinamento del Celam, il Consiglio Episcopale Latino Americano, che si riunirà dal 29 luglio al 2 agosto a Rio de Janeiro. Papa Francesco ha auspicato una rivoluzione della tenerezza nella Chiesa. Il servizio è di Paolo Ondarza:
Rinnovamento interno della Chiesa e dialogo con il mondo attuale. Sono le due “sfide” che la missione continentale in America Latina e Caraibi è chiamata a raccogliere. Papa Francesco le ha indicate al comitato di coordinamento del Celam con gli occhi rivolti alla Conferenza di Aparecida aperta nel 2007 da Benedetto XVI. Premessa per un rinnovamento interno della Chiesa è la conversione dei pastori, ambito nel quale – rileva il Pontefice – “siamo un po’ in ritardo”:
“Esta conversión implica creer en la Buena Nueva …
Questa conversione implica credere nella Buona Novella, credere in Gesù Cristo portatore del Regno di Dio, nella sua irruzione nel mondo, nella sua presenza vittoriosa sul male, credere nell’assistenza e guida dello Spirito Santo, credere nella Chiesa, Corpo di Cristo e prolungatrice del dinamismo dell’Incarnazione”.
Il Papa suggerisce ai pastori un esame di coscienza, chiede loro di non essere semplici amministratori, di condurre una “pastorale della misericordia” che punti a recuperare chi si è allontanato, di coinvolgere i fedeli laici superando qualsiasi tentazione di manipolazione o indebita sottomissione.
Dialogare con il mondo attuale – seconda sfida per la missione continentale – vuol dire, secondo il Santo Padre, prestare ascolto alle domande esistenziali dell’uomo di oggi, conoscerne il linguaggio, operare un “cambiamento fecondo” con l’aiuto del Vangelo, del Magistero e della Dottrina Sociale della Chiesa. “Gli scenari e gli aeropaghi sono i più svariati, in una stessa città – spiega il Pontefice - esistono vari immaginari collettivi che configurano «diverse città»”:
“Si nos mantenemos solamente en los parámetros de 'la cultura de siempre'…
Se noi rimaniamo solamente nei parametri de 'la cultura di sempre', in fondo una cultura di base rurale, il risultato finirà con l’annullare la forza dello Spirito Santo. Dio sta in tutte le parti: bisogna saperlo scoprire per poterlo annunciare nell’idioma di ogni cultura; e ogni realtà, ogni lingua, ha un ritmo diverso”.
Papa Francesco suggerisce poi “lucidità e astuzia evangelica” di fronte ad alcune tentazioni alle quali è sottoposta la missionarietà. Tra queste cita varie ideologizzazioni del Vangelo: il riduzionismo socializzante, dal liberismo di mercato alle categorizzazioni marxiste; ideologizzazione psicologica che riduce l’incontro con Gesù a una dinamica di autoconoscenza; la proposta gnostica, tipica di gruppi di elites, i cosiddetti 'cattolici illuminati', la proposta pelagiana, che di fronte ai mali della Chiesa cerca di restaurare il passato perduto. E ancora altre tentazioni da cui guardarsi nella missione sono il clericalismo, molto diffuso in America Latina e causa di mancanza di maturità di buona parte del laicato latinoamericano ed infine funzionalismo che riduce la Chiesa ad una Ong.
“La Iglesia es institución pero cuando se erige en 'centro' se funcionaliza...
La Chiesa è istituzione, ma quando si erige in 'centro' si funzionalizza e un poco alla volta si trasforma in una Ong. Da 'Istituzione' si trasforma in 'Opera'. Smette di essere Sposa per finire con l’essere Amministratrice; da Serva si trasforma in 'Controllore'”.
La missionarietà – aggiunge il Pontefice – è il cammino che Dio vuole per questo “oggi”, non per il futuro né per il passato:
“El 'hoy' es lo más parecido a la eternidad…
L’'oggi' è il più simile all’eternità; ancora di più: l’'oggi' è scintilla di eternità. Nell’'oggi' si gioca la vita eterna”.
Il Papa dice no ad una missionarietà statica, autoreferenziale perché – spiega – il discepolo missionario è proiettato verso l’incontro, in tensione verso la trascendenza, “o si riferisce a Gesù o al popolo cui si deve annunciare”, non occupa una posizione di centro, bensì di periferie: “vive in tensione verso le periferie… incluse quelle dell’eternità nell’incontro con Gesù Cristo”. Il discepolo missionario – aggiunge – è un “decentrato”: il centro è Gesù Cristo, che convoca e invia.
Vicinanza e incontro: sono per il Santo Padre le categorie utili a valutare il discepolato missionario. “Esistono in America Latina e nei Caraibi – rileva – pastorali “lontane”, senza vicinanza, senza tenerezza, senza carezza. “Si ignora la rivoluzione della tenerezza” che provocò l’Incarnazione del Verbo: pastorali tanto lontane che sono incapaci di raggiungere l’incontro. La vicinanza invece crea comunione: pietra di paragone per calibrarla è l’omelia. “Come sono le nostre omelie? – chiede il Papa – Ci avvicinano all’esempio di nostro Signore, che parlava come chi ha autorità o sono meramente precettive, lontane, astratte?".
Infine, Papa Francesco indica nel vescovo colui che deve condurre la Missione Continentale, senza spadroneggiare. I vescovi – è il suo auspicio – siano vicini alla gente:
“Hombres que amen la pobreza, sea la pobreza interior como libertad…
Il Papa ai volontari della Gmg: siate rivoluzionari, ribellatevi alla cultura del provvisorio
◊ Il Papa non ha voluto far mancare il suo grazie ai tanti volontari della Gmg, in tutto 60 mila, che hanno dato un contributo fondamentale alla riuscita di un evento che ha radunato milioni di giovani. Così li ha incontrati, erano circa 15 mila, nel Padiglione 5 del Centro Congressi di Rio. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Hanno aiutato e assistito centinaia di migliaia di pellegrini: ora accolgono il Papa tra canti e applausi. Papa Francesco, in un clima di grande gioia e semplicità, li abbraccia con affetto e li ringrazia per il loro servizio e i loro “tanti piccoli gesti che hanno reso questa Giornata mondiale della gioventù un’esperienza indimenticabile”, provando che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Il Papa li invita a essere “sempre generosi con Dio e con gli altri”:
“Dio chiama a scelte definitive, ha un progetto su ciascuno: scoprirlo, rispondere alla propria vocazione è camminare verso la realizzazione felice di se stessi. Dio ci chiama tutti alla santità, a vivere la sua vita, ma ha una strada per ognuno”.
“Alcuni – ha proseguito - sono chiamati a santificarsi costituendo una famiglia mediante il Sacramento del matrimonio. C’è chi dice che oggi il matrimonio è ‘fuori moda’; nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è ‘godere’ il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, ‘per sempre’, perché non si sa cosa riserva il domani”:
“Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, di andare contro corrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, che non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di ‘andare contro corrente’. Abbiate il coraggio di essere felici”.
Altri – ha aggiunto il Papa - il Signore, li chiama al sacerdozio, “a donarsi a Lui in modo più totale, per amare tutti con il cuore del Buon Pastore. Altri li chiama a servire gli altri nella vita religiosa: nei monasteri dedicandosi alla preghiera per il bene del mondo, nei vari settori dell’apostolato, spendendosi per tutti, specialmente per i più bisognosi”. Quindi, racconta un episodio importante della sua vita:
“Io non dimenticherò mai quel 21 settembre – avevo 17 anni – quando, dopo essermi fermato nella chiesa di San José de Flores per confessarmi, ho sentito per la prima volta che Dio mi chiamava. Non abbiate paura di quello che Dio vi chiede! Vale la pena di dire ‘sì’ a Dio. In Lui c’è la gioia!”.
Forse – osserva – qualcuno “non ha ancora chiaro che cosa fare della sua vita. Chiedetelo al Signore – è il suo invito - Lui vi farà capire la strada”. Poi il saluto finale, tra gli applausi dei 15 mila volontari della Gmg:
“Cari amici, vi ringrazio ancora una volta quello che avete fatto in questi giorni. Non dimenticate tutto quello che avete vissuto qui! Potete sempre contare su le mie preghiere e so di poter contare sulle vostre preghiere”.
Gmg, le voci dei giovani. Il card. Bagnasco: il Vangelo non si annuncia da soli
◊ Le immagini indimenticabili di questa Giornata mondiale della gioventù rimarranno nel cuore dei giovani per molto tempo. Ora però tornati a casa comincia il momento di mettere in pratica le esortazioni di Papa Francesco, magari aiutati dai loro sacerdoti e nelle loro comunità o movimenti. Ma su un bilancio di queste giornate mondiali ascoltiamo il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, al microfono di Marina Tomarro:
R. - Certamente, la testimonianza della Chiesa brasiliana è una testimonianza particolarmente carica di entusiasmo, gioia e calore. Sono caratteristiche tipiche di un popolo, ma che sono anche evangeliche. Direi che ai nostri ragazzi italiani non manca assolutamente la gioia e l’entusiasmo. Certamente, questo “bagno” di giovani in questi giorni, trovarsi in mezzo a questa moltitudine di giovani provenienti da tutto il mondo, ma innanzitutto dal continente della America Latina, ha rigenerato tutti, anche noi vescovi sotto questo profilo. Però, vorrei subito sottolineare che non è una gioia, un entusiasmo un po’ superficiale, ma lo trovo ricco e serio, nel senso di ricco della sostanza della fede, cioè della fede nel Signore Gesù e nell’amore alla Chiesa.
D. – Papa Francesco ha donato a questi ragazzi tantissime parole: riusciranno a mettere in pratica, una volta tornati a casa, tutte le esortazioni del Papa?
R. – Direi che l’impegno con cui dobbiamo ritornare nella nostra Italia e nelle nostre Chiese particolari è un impegno di ritornare sugli insegnamenti e sui gesti del Santo Padre Francesco. Non credo che questi eventi possano essere dimenticati mai, assolutamente mai. Sono eventi straordinari e quindi questa grande esperienza rifluisce nella pastorale ordinaria. È quello che il Papa ha ricordato, in modo molto esplicito, nella Messa a Copacabana: ha esortato i ragazzi che non devono essere soli, devono annunciare il Vangelo insieme. E ha esortato in modo esplicito i sacerdoti - quindi i pastori - a non stancarsi mai di accompagnare i giovani perché sentano la vicinanza dei loro sacerdoti, dei loro vescovi e quindi non si sentano mai soli. Credo assolutamente che le parole del Papa rimarranno nel nostro cuore e a noi il compito di ritornarci sopra, di approfondirle. Il modo, il metodo che il Papa ci ha indicato ritornando in Italia è quello di non essere soli nell’annunciare il Vangelo.
D. – L’annuncio della prossima Gmg a Cracovia è stato accolto con grande entusiasmo dai giovani…
R. – Sì, certamente. Papa Giovanni Paolo II è l’iniziatore di questa straordinaria esperienza delle Giornate mondiali della gioventù. Ci ha creduto moltissimo e possiamo vedere il risultato portato avanti dai suoi successori, Papa Benedetto XVI ed ora Papa Francesco. Quindi, il fatto anche che la Canonizzazione sia stata annunciata imminente tutto quanto ci fa esultare maggiormente per poter vivere la prossima Giornata proprio nella sua città, Cracovia.
E tanti gli universitari romani che hanno voluto essere presenti a Rio. Ascoltiamo il vescovo, mons. Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale universitaria diocesana, che ha accompagnato un gruppo di giovani studenti:
R. – Credo che i giovani porteranno a casa una grande esperienza: quella di aver incontrato Cristo. Certamente ora c’è un grande passaggio da questa esperienza così significativa – non solo a livello personale, ma anche comunitario – e portare questa esperienza nel vissuto concreto delle singole esperienze ecclesiali. È chiaro che qui gioca molto il ruolo che i gruppi, e soprattutto la proposta pastorale, sarà in grado di offrir loro occasioni di continuità e di approfondimento dei contenuti; poi soprattutto la possibilità di individuare vie nuove di evangelizzazione.
D. – Tra le tante esortazioni che il Papa ha donato ai giovani secondo lei qual è quella che li ha colpiti di più?
R. – Credo che ciò che ha colpito i giovani è l’affermazione che loro sono “discepoli del Signore”. Questa esperienza del discepolato che Papa Francesco ha spiegato non si tratta in termini di aggregazione alla sua persona, quanto piuttosto “discepoli di una presenza”: discepoli di colui che è nei giovani, vive con i giovani ed accompagna ogni giovane.
Ma cosa vuol dire aver vissuto una Gmg come volontario? Ascoltiamo alcuni ragazzi che hanno prestato il loro aiuto a Casa Italia con il Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, raccolte da Marina Tomarro:
R. - E’ stata un’esperienza positiva, anche perché il lavoro che abbiamo fatto durante queste due settimane di preparazione e poi durante la Gmg è stato valorizzato anche dalle parole del Papa: “Tornate e siate generosi”. È un lavoro positivo e molto soddisfacente. La cosa che più mi ha colpito è stata quella delle parole del Papa quando ha detto: “Per cambiare la Chiesa non dobbiamo aspettare che il Papa ed i vescovi cambino”, ma dobbiamo partire da noi. Il fatto di partire dalla Chiesa cambia se cambiamo noi e voi, così ha detto il Papa. Quindi, l’impegno di cambiare la Chiesa partendo da noi stessi e non aspettando che siano gli altri a cambiare.
D. - Quali sono i momenti che ti porterai nel cuore, che ti riporterai in Italia?
R. - Sicuramente la Veglia, la notte sulla spiaggia di Copacabana e il risveglio con la Messa, soprattutto perché grazie ai maxischermi si vedeva benissimo tutta la spiaggia piena di gente. È stato molto toccante ed emozionante.
D. - Alla fine della Messa, il grande annuncio della prossima Gmg a Cracovia…
R. - È un altro evento che sicuramente toccherà il cuore di molti giovani, perché si tornerà nel Paese natale del “fondatore” delle Giornate mondiali della gioventù: Giovanni Paolo II. Penso proprio che se dovessi riuscirci mi iscriverò ancora come volontario anche lì.
R. - Come ogni Gmg, mi ha lasciato veramente tanto: vedere tanti giovani, tanta speranza e la Chiesa ne ha tanto bisogno, perché bisogna cambiare un po’ i volti. Quando si va a Messa tante volte si vedono persone di una certa età e meno giovani: è il pretesto che usa tanta gente per dire che i giovani non vanno più a Messa. La Gmg invece è la testimonianza che i giovani credono ancora e oltre ad avere fede, credono in queste manifestazioni a cui prendono parte e non rimangono a casa.
D. - Quali momenti ti porterai nel cuore? Quali sono stati i momenti più significativi di questa Gmg, secondo te?
R. - Sicuramente, la Veglia. Per me, è stato un momento unico perché si vive il tramonto: si inizia con il sole, poi comincia a tramontare fino a quando compaiono le stelle; e tutto questo avviene giocando, cantando e pregando insieme. È un momento da “pelle d’oca”. Poi, sicuramente la Messa conclusiva, che è un po’ la “ciliegina sulla torta” di tutto il percorso fatto in questa settimana.
R. - Di sicuro, abbiamo anche avuto l’occasione di viverla un po’ personalmente: nonostante il tempo impegnato a dare un grande servizio ai pellegrini italiani, ci siamo accodati a loro in questa esperienza finale e le parole di Francesco sono state il culmine dell’esperienza.
D. - Cosa porterai a casa di questa esperienza da volontaria?
R. - Sicuramente, la bellezza di aver lavorato insieme a ragazzi provenienti da quasi tutte le regioni di Italia e anche il superare la difficoltà iniziale di riuscire a “comunicare” insieme: mettere insieme le nostre esperienze particolari, quelle che compiamo nelle nostre diocesi e nelle nostre parrocchie, che ovviamente sono tutte diverse. È stato un gruppo molto eterogeneo, ma allo stesso tempo molto unito. Personalmente, è stata un’esperienza importante sul piano spirituale, sul piano formativo oltre che esperienziale, perché ascoltare Papa Francesco in questi giorni è stato davvero importante.
D. - C’è stato anche il grande annuncio della nuova Gmg a Cracovia. Quanto è grande la vostra emozione?
R. - Tantissimo. C’era già stato un presentimento su dove potesse essere e adesso che è stato definito il quando – nel 2016 – bisogna assolutamente organizzarsi e partecipare perché è un evento imperdibile.
D. - Una Gmg sulle orme di Giovanni Paolo II…
R. - Certamente. È uno dei principali motivi per cui ci aspettavamo anche questa tappa, in memoria anche di quel Papa che ci ha fatto tanto appassionare a questo evento che ha creato apposta per noi. C’è un senso di affettività non indifferente, anche verso il suo Paese di origine.
Papa Francesco a Rio: il senso del suo primo viaggio internazionale
◊ La prima Gmg di Papa Francesco, Copacabana come luogo dell'anima, le parole di un Papa che hanno "trapassato" i cuori di chiunque. Molte sono le considerazioni a "caldo" che il viaggio del Pontefice appena terminato suggerisce a chi si soffermi per una sua valutazione. Il nostro inviato Roberto Piermarini ne offre una prima lettura in questo servizio:
Il sorriso e la semplicità di Papa Francesco, la sua vicinanza ai poveri ed il suo ricordarsi di loro nei suoi gesti e nelle parole hanno segnato il suo primo viaggio internazionale. L’occasione è stata la conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù ma il suo zelo pastorale lo ha portato a parlare anche alla Chiesa locale e latinoamericana. Con fermezza ma senza perdere la tenerezza ha indicato ancora una volta i cammini per il rinnovamento della Chiesa, una Chiesa collegiale e sinodale che si ritrova nell’unità intorno a Pietro, sotto la protezione della Vergine Maria, alla quale ad Aparecida ha affidato il suo Pontificato. Ha parlato ai giovani nei quali vede il desiderio di costruire un mondo migliore ed anche a quelli che in tante parti del mondo, come in Brasile sono scesi nelle strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. Si perché non ha circoscritto il suo discorso ai problemi del mondo giovanile, ma lo ha aperto al rapporto con la società. A Rio le sue parole più ricorrenti sono state “solidarietà”, “cultura dell’incontro” e ancora una volta ha messo in guardia da una visione economicistica e sempre meno umanistica della società. Una società dell’esclusione e dello ”scarto” che emargina i poveri, gli indifesi, gli anziani, la vita nascente. Nel corso della sua visita in Brasile lo abbiamo visto a proprio agio propri tra gli “esclusi”: i giovani che lottano contro droga ed alcool, i poveri delle favelas, i detenuti, coloro che soffrono. Alla classe dirigente brasiliana ha parlato di “indifferenza egoista”, “etica di responsabilità”, termini nuovi ma efficaci. A Rio – come ha detto lui stesso ai giovani della Gmg – il suo cuore di pastore ha abbracciato tutti, come il Cristo Redentore dalla cima del Corcovado.
◊ Alla Messa conclusiva della Gmg a Capocabana hanno partecipato oltre 3 milioni di persone. Un grande successo. Ascoltiamo il commento del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Roberto Piermarini:
R. - Certamente l’attrattiva del Papa Francesco come primo Papa latinoamericano, la sua capacità di comunicazione hanno molto contribuito al successo - diciamo così - dal punto di vista esteriore di questa manifestazione. Ma speriamo che sia anche un successo dal punto di vista interiore, cioè del cogliere il messaggio che il Papa ha voluto dare, che le Giornate in sé vogliono dare. Mi sembra che questo tema della missionarietà, questo tema della responsabilità, dell’impegno dei giovani, del non aver paura, del superare le difficoltà che si pongono loro lunga la via e desiderare di costruire insieme agli altri, inserendosi nella società in un modo attivo e con l’aiuto di tutte le altre parti, le altre componenti della società, sia un messaggio molto ricco, che ha toccato profondamente. Direi anche che è un po’ forse l’originalità del messaggio di questa Giornata, quello che il Papa si proponeva: vivere un incontro con la gioventù, come inserita nella società e nella Chiesa nel suo insieme. Ora con i discorsi che ha fatto, con gli altri atti che ha compiuto - sia di attenzione per i poveri e le persone in difficoltà, i giovani in difficoltà - sia anche con la società sociale, abbia veramente intessuto un dialogo con una realtà molto ampia, in cui i giovani sono inseriti. Quindi, un discorso per i giovani, ma anche un discorso per tutti noi. Questo mi sembra che sia riuscito in un modo molto efficace ed era certamente l’intenzione del Papa Francesco. Anche i due grandi discorsi, quello già fatto per i vescovi brasiliani e quello che farà al Celam, dicono proprio un contesto ecclesiale ampio, continentale, in cui questo evento si inserisce e danno anche una grande prospettiva sul suo modo di vivere e di presentare oggi la missione della Chiesa.
D. - Che significato dare alla scelta di Cracovia nel 2016, la seconda sede per la Gmg in terra polacca dopo Czestochowa?
R. - Sappiamo che il cardinale Dziwisz proponeva, con molta convinzione, Cracovia come meta della prossima tappa del cammino delle Giornate mondiali e lo possiamo ben capire, perché - tra l’altro - stiamo per avere la canonizzazione di Giovanni Paolo II, che è stato l’inventore, possiamo dire, delle Giornate mondiali della gioventù e - come dice il cardinale Dziwisz - le giornate della gioventù sono state probabilmente una delle intuizioni più feconde nel corso del suo Pontificato. Quindi è giusto, è bello che la gioventù del mondo possa pellegrinare anche alla terra del nuovo santo, che è stato all’origine di questa convocazione mondiale dei giovani, che dà tanto coraggio, tanto entusiasmo e tanto orientamento alla gioventù del mondo intero.
D. - Padre Lombardi, possiamo fare un bilancio sulla prima visita papale di Papa Francesco?
R. - Credo che sia un viaggio che ha ottenuto pienamente il suo successo e le sue finalità. E’ anche un viaggio che ha parlato alla gioventù del mondo riunita qui a Rio, ma ha anche parlato molto al Brasile e al continente latinoamericano. Abbiamo visto il Papa - in un certo senso - nel suo ambiente, nella sua terra, parlando spontaneamente la sua lingua: ha anche parlato molto in spagnolo. Era assolutamente inserito in un ambiente, con cui era perfettamente capace di interagire, di colloquiare e di lanciare dei messaggi forti. Ha usato anche delle espressioni molto concrete, molto efficaci. Lo fa sempre: a Roma lo ha già fatto tantissimo… Ma qui ci è sembrato farlo ancora con più spontaneità. In certo senso anche per noi è stato un modo di conoscere di più il Papa latinoamericano nel suo contesto. E direi che, vedendo l’efficacia del suo rapporto pastorale e di orientamento con questa terra, abbiamo anche capito meglio come l’avere un Papa latinoamericano e come la dimensione dinamica della Chiesa in questo continente, che egli incoraggia moltissimo - sempre facendo riferimento ad Aparecida, al grande convegno dei vescovi e alla continuità con questo grande evento di Chiesa - sia una ricchezza per la Chiesa universale, possa probabilmente dare un contributo, che l’abbiamo sempre detto un po’ a parole, ma poi lo sperimentiamo adesso nella pratica: come da una Chiesa vivace, dinamica come quella latinoamericana, incoraggiata a essere se stessa con tutta la sua ricchezza di giovanilità e di spontaneità, possa venire un nuovo incoraggiamento alla Chiesa universale. Certamente alla Chiesa europea che si sente, per esempio, più stanca o più abitudinaria; e probabilmente anche agli altri continenti. Quindi direi che abbiamo vissuto pienamente la Giornata della gioventù con un grande successo, con una grande partecipazione e intensa dei giovani, ma abbiamo anche visto il Papa dare il suo servizio autorevole di pastore universale alla Chiesa del continente che ha più cattolici in tutto il mondo e di qui indicare anche alla Chiesa universale una via di rinnovamento, di ringiovanimento che sarà preziosa per tutti.
◊ “Ho incontrato giovani portatori di gioia e dinamismo, pronti a trasmettere ai loro coetanei la speranza che nasce dalla fede”. Lo scrive Papa Francesco nel telegramma indirizzato oggi dal volo papale al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, al quale il Pontefice invia una benedizione per la “diletta nazione italiana”. Messaggi di tenore simile sono stati indirizzati dal Papa anche ai presidenti di Brasile, Senegal, Mauritania e Algeria, sorvolati durante il viaggio di rientro da Rio de Janeiro.
Tweet del Papa: "Ringrazio profondamente tutti quelli che hanno lavorato per il successo della Gmg"
◊ Rientrando a Roma dal Brasile, il Papa ha lanciato questo tweet: “Ringrazio profondamente tutti quelli che hanno lavorato per il successo della Gmg e abbraccio tutti voi partecipanti”.
Il Papa nomina mons. Mbarga amministratore apostolico sede vacante dell'arcidiocesi di Yaoundé
◊ In Camerun, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Yaoundé, presentata da mons. Simon-Victor Tonyé Bakot, in conformità al canone 401 – par. 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Pontefice ha nominato mons. Jean Mbarga, vescovo della Diocesi di Ebolowa, amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima arcidiocesi di Yaoundé.
Il cordoglio del Papa per la morte del card. Tonini: autentico testimone di Cristo
◊ Papa Francesco ha espresso il suo dolore per la morte del cardinale Ersilio Tonini, scomparso ieri all’età di 99 anni: “Ricordo con ammirazione la sua feconda e molteplice attività apostolica – scrive il Pontefice - dapprima quale zelante presbitero del clero piacentino, in seguito come vescovo di Macerata e Tolentino e poi come sollecito e amabile arcivescovo” di Ravenna, “animato dal desiderio di annunciare Cristo attraverso un linguaggio semplice e incisivo e una autentica e coerente testimonianza di vita agli uomini e le donne del nostro tempo”.Nel telegramma inviato all’attuale arcivescovo di Ravenna, mons. Lorenzo Ghizzoni, il Papa eleva la sua preghiera a Dio perché conceda il riposo eterno a questo “generoso pastore”.
◊ L’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) della Santa Sede e Città del Vaticano ha firmato il 26 luglio scorso un Protocollo d’intesa con la propria controparte italiana, l’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. Il Protocollo è stato siglato a Roma dal cardinale Attilio Nicora, presidente dell’AIF, e dal dott. Claudio Clemente, direttore dell’Uif.
Quella del protocollo d’intesa è una prassi standard e formalizza la cooperazione e lo scambio di informazioni finanziarie fra autorità competenti dei paesi coinvolti, ai fini del contrasto a livello internazionale del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Il Protocollo firmato è stato redatto sulla base del modello predisposto dall’Egmont Group, l’organizzazione mondiale delle Unità di Informazione Finanziaria nazionali e contiene clausole di reciprocità, riservatezza e sugli utilizzi consentiti delle informazioni.
“La Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano - ha detto il direttore dell’Aif René Brülhart - prendono molto seriamente le responsabilità internazionali in materia di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo e l’Italia rappresenta per noi una controparte particolarmente importante in questo senso”. “Ci auguriamo – ha aggiunto - di continuare a svolgere il nostro lavoro con le Autorità italiane in maniera costruttiva e fruttuosa. La firma di questo Protocollo d’intesa rappresenta il chiaro impegno a rafforzare il nostro rapporto bilaterale, facilitando gli sforzi comuni e la lotta al riciclaggio”.
L’Aif è diventata membro dell’Egmont Group questo luglio e negli ultimi mesi ha sottoscritto protocolli d’intesa con le unità di informazione finanziaria di Stati Uniti, Belgio, Spagna, Slovenia e Paesi Bassi. Altri paesi dovrebbero seguire nel corso dell’anno.
L’Aif è l’autorità competente per la Santa Sede/lo Stato della Città del Vaticano per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. È stata istituita il 30 dicembre 2010.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Un viaggio programmatico".
La morte del cardinale Ersilio Tonini.
Firma di Protocolo d'intesa tra l'Autorità di informazione finanziaria vaticana e l'Unità di informazione finanziaria italiana.
Viaggi senza speranza: nell'informazione internazionale, l'emergenza immigrazione nelle acque del Mediterraneo.
Via libera ai negoziati israelopalestinesi: il Governo Netanyahu approva la liberazione dei detenuti chiesta da Abu Mazen.
Al via a Washington la prima fase dei nogoziati di pace israelo-palestinesi
◊ Dopo quasi tre anni di blocco totale, la prima fase dei negoziati di pace israelo-palestinesi riannoda i rapporti interrotti fra le parti e lo farà a Washington. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato americano. Un risultato a cui si giunge dopo non poche tensioni in seno alla coalizione di governo in Israele, esplicitate in una riunione che ha dato l’ok alla ripresa dei colloqui, anche se a certe condizioni. Sui limiti posti, Salvatore Sabatino ha intervistato Ennio Di Nolfo, docente emerito di Relazioni internazionali presso l’Università di Firenze:
R. – La condizione principale è che i prigionieri che vengono rilasciati sulla base dell’accordo di questa notte – di ieri, anzi – verranno rilasciati in quattro ondate successive a seconda dell’andamento dei negoziati. La seconda condizione è che c’è una certa ambiguità per quello che riguarda sia la natura o la definizione dei confini – che deve essere fatta come una premessa dei negoziati che invece gli israeliani rifiutano di accettare – sia il blocco degli insediamenti israeliani nella West Bank che ancora una volta - gli israeliani esitano ad accettare. Questi sono gli ostacoli principali rispetto ai quali, secondo me, c’è invece una situazione generale molto favorevole ad un accordo.
D. – Con queste limitazioni, non si indebolisce un po’ quella che è stata la grande azione americana in questo caso?
R. – Non c’è dubbio, perché è evidente che si tratta di un tentativo coraggioso, persistente. Il segretario di Stato Kerry si è recato ben sei volte nella regione, dove ha parlato a lungo con Netanyahu e con Mahmoud Abbas. Ha deciso che per ora ha inizio un negoziato che avvia i negoziati, una sorta di "pre-negoziato". D’altra parte, però, è il massimo che si poteva ottenere in questa situazione, tenuto conto il fatto che pochissimi giorni fa la possibilità di un accordo era ancora esclusa del tutto.
D. – È quindi un successo per l’amministrazione americana ...
R. – È un buon successo. Non si può ancora dire un ottimo successo della politica estera americana, ma un buon successo. Soprattutto, pare che il ministro israeliano che ha più caldamente sostenuto l’accordo sia il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, che andrà a Washington ad avviare questi negoziati insieme al palestinese Erekat. Il primo, inoltre, durante la riunione di ieri del Consiglio dei ministri israeliano ha tenuto un atteggiamento quanto mai decoroso con un discorso che ha persuaso anche coloro che esitavano ad accettare di avviare il negoziato.
D. – Sul fronte palestinese, invece sembra esserci un clima un po’ più sereno, nonostante anche loro abbiano dei punti fermi...
R. – Certamente. Loro hanno una serie di ostacoli, direi paralleli, a quelli israeliani, perché ovviamente vorrebbero una situazione chiara per quello che riguarda gli insediamenti e il confine del 1967. Però, bisogna tenere conto che in questo momento la situazione dei palestinesi è quanto mai fragile visto ciò che accade in Siria, in Libano, in Egitto che praticamente isola la Striscia di Gaza e isola anche l’autorità nazionale palestinese.
D. – Se tutto andrà per il verso giusto a questo punto le trattative israelo-palestinesi potranno decollare. Ci possiamo sperare?
R. – Direi che questi sono i giorni della speranza. D’altra parte, ci hanno insegnato in tanti, a partire da Papa Francesco, che bisogna sperare in queste cose. Quindi, credo sia il caso di sperare. Bisogna vedere cosa riescono a fare questi pre negoziatori: se riescono a stabilire delle regole decenti ed accettabili per entrambi, allora poi avrà inizio il negoziato vero e proprio, che si prevede possa durare nove mesi. Questa è un premessa certamente direi che autorizza un misurato ottimismo.
Egitto. L'inviata Ue Ashton al Cairo per mediare una soluzione tra le parti
◊ Sale la tensione in Egitto per l’imponente manifestazione da un milione di persone convocata per domani dalla Fratellanza musulmana. Intanto, nel Sinai un altro soldato egiziano è rimasto ucciso e 12 persone sono state ferite a Rafah, in un attacco condotto da ignoti. Il servizio di Roberta Barbi:
Sarà una marcia “dei martiri del colpo di Stato”, quella da un milione di persone che ha convocato per domani al Cairo una coalizione tra i sostenitori di Morsi e i Fratelli musulmani, che nella notte, incuranti del divieto di avvicinarsi a strutture militari, hanno marciato dalla moschea di Rabaa al-Adawiya verso il quartier generale dell’intelligence. “Se i manifestanti andranno oltre il loro diritto d’espressione, la risposta sarà ferma e decisa”, ribadisce il capo delle forze armate, El Sissi, che nel pomeriggio incontrerà il responsabile della Politica estera e della sicurezza dell’Unione Europea, Catherine Ashton, arrivata in Egitto per la seconda volta in dieci giorni con l’obiettivo di avviare “un processo di transizione inclusivo di tutti i gruppi politici”. Il capo della diplomazia europea ha già incontrato in mattinata il ministro degli Esteri egiziano, Fahmy, poi sarà la volta del presidente ad interim, Mansour, e del vicepresidente per gli Affari internazionali, El Baradei, che ha ricevuto una telefonata preoccupata per la situazione del Paese da parte del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. La Ashton, infine, avrà colloqui anche con uomini della Fratellanza e, sul fronte opposto, con esponenti del cartello d’opposizione dei Tamarrod. Intanto, la polizia ha arrestato altri due esponenti islamisti e li ha rinchiusi nel carcere di Tora, dove si trova l’ex raìs Mubarak.
Pakistan. Parlamento vota per il nuovo presidente, favorita la Lega musulmana
◊ In Pakistan, le due camere del parlamento e quattro consigli provinciali si riuniranno domani in seduta comune per eleggere il nuovo presidente. Il voto, inizialmente previsto per il 6 agosto, è stato anticipato per permettere la partenza di diversi parlamentari per l’Arabia Saudita, in occasione della fine del Ramadan. Ma qual è la situazione politica, dopo che Asif Ali Zardari, in carica dal 2008, ha rinunciato a candidarsi? Michele Raviart lo ha chiesto a Diego Abenante, docente di Storia dei Paesi afro-asiatici all’Università di Trieste:
R. - La situazione che si è creata dopo le ultime elezioni, che si sono tenute nel maggio 2013, è una situazione che potremmo definire relativamente stabile, nel senso che c’è stata una vittoria larga di un partito, che è appunto la "Pakistan muslim league", guidata da Nawaz Sharif, attualmente per la terza volta primo ministro, che ha sostanzialmente il controllo dell’Assemblea nazionale. E’ molto probabile che il candidato presidenziale proposto da questo partito si affermerà abbastanza facilmente.
D. - Il presidente in carica Zardari ha rinunciato a candidarsi. Perché questa scelta?
R. - E’ consapevole del fatto che non ha delle possibilità concrete di essere eletto per una ragione di numeri. Zardari ha avuto negli ultimi mesi anche delle relazioni piuttosto tormentate con gli Stati Uniti d’America: questo naturalmente non ha giocato a suo favore.
D. - I candidati più forti sembrano essere Mamnoon Hussein della Lega musulmana e Wajihuddin Ahmed del Movimento per la giustizia. Chi sono?
R. - Il primo è un uomo politico di Karachi e in realtà un muhajir: questo è un termine complicato che indica in pratica i discendenti dai rifugiati che si sono spostati dall’India nel 1947 in territorio pakistano. Il Pakistan muslim league è un partito che è fortemente radicato nella memoria, nelle storie, nelle tradizioni di questi muhajir. Quindi, in qualche modo rappresenta questo tipo di ambiente. Per quanto riguarda il secondo candidato, Wajihuddin Ahmed, è un magistrato che si è distinto un po’ per la lotta per la democrazia. Un personaggio interessante, ma certo non sembra avere grandi chance di elezione.
D. - Che ruolo politico ha il presidente del Pakistan?
R. - La posizione del presidente in questo momento non è particolarmente potente, perché il grosso dei poteri in Pakistan è detenuto dal primo ministro. C’è stata sempre un’oscillazione tra queste due figure - primo ministro e presidente - dal punto di vista dell’equilibrio dei poteri. Questo perché ogniqualvolta si è insediato un potere militare, ha sempre cercato di rafforzare i poteri del presidente. Però, le volte in cui il governo è ritornato nelle mani dei civili, questi hanno normalmente cancellato i poteri speciali attribuiti al presidente, rafforzando quindi nuovamente la figura del primo ministro. In questo momento, il primo ministro è tornato a essere una figura dominante. Una vittoria del candidato della Lega musulmana, in questo momento, avrebbe più che altro il significato di sancire la posizione di domini sul sistema politico pakistano.
D. - Sul piano internazionale, quali sono le sfide che dovrà affrontare nell’immediato il governo?
R. - Il primo ministro Sharif avrà di fronte a sé un problema molto importante e molto grave, che è quello di ricostruire i rapporti con gli Stati Uniti, che continuano a essere la principale fonte di assistenza finanziaria all’economia del Pakistan. Si tratta di rassicurare in particolare gli Stati Uniti sulla volontà del Pakistan di interrompere un sostegno politico alla militanza islamista lungo la frontiera afghano-pakistana, nonché di contribuire anche in modo positivo alla ricostruzione e alla riconciliazione in Afghanistan. Tutto questo dovrà essere fatto in un contesto interno pakistano molto, molto difficile. Non dimentichiamo che in Pakistan c’è molta opposizione al problema degli attacchi dei droni con cui gli Stati Uniti continuano, effettivamente, a colpire la zona di frontiera tra Afghanistan e Pakistan. Sharif dovrà dare l’impressione di ottenere anche qualche risultato da questo punto di vista.
Incidente bus in Irpinia: lutto nazionale. 38 vittime. La Chiesa di Napoli raccoglie fondi
◊ Cordoglio dalle istituzioni italiane e lutto nazionale per la tragedia del bus in Irpinia. Ieri sera, un pullman con una cinquantina di persone a bordo che percorreva la A 16 si è rovesciato all'altezza di Monteforte Irpino precipitando da un viadotto nella scarpata sottostante. Il bilancio è di 38 morti e una decina di feriti, fra loro anche bambini. Una “sciagura inaccettabile”, ha affermato il presidente della Repubblica, Napolitano. Dolore da mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, da dove provengono 28 delle vittime. Domani, la celebrazione dei funerali alla presenza anche del premier Letta. Il servizio di Debora Donnini:
Doveva essere la conclusione tranquilla di tre giorni di vacanza nel Beneventano, con una visita anche a Pietrelcina, e invece si è trasformata in una tragedia. Ieri sera, il pulmann su cui viaggiavano una cinquantina di persone ha perso il controllo e ha terminato la corsa con un volo di 30 metri dal viadotto dell’autostrada A 16, dopo aver tamponato diverse auto. L’incidente è avvenuto nella zona di Monteforte Irpino. Soltanto 11 persone sono state estratte vive. I feriti si trovano negli ospedali vicini, mentre la Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Forte il dolore in Italia. Mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, cittadina flegrea dalla quale veniva un gruppo dei gitanti coinvolti, ha benedetto le bare che sono nella palestra della scuola elementare di Monteforte Irpino. “Di fronte ad una tragedia come quella che ha coinvolto tanti nostri concittadini e fedeli ogni parola detta è inadeguata per esprimere il dolore”, ha affermato in un comunicato. Dolore espresso anche dalle istituzioni. Il presidente Napolitano parla di sciagura inaccettabile, per il premier Letta “non ci sono parole” per quello che è successo. Domani, alle 9.30 al Palasport di Monteruscello, frazione di Pozzuoli, si svolgeranno i funerali delle 38 vittime. Secondo fonti vicine all’inchiesta, parti del sistema di trasmissione dell'autobus sarebbero state trovate a terra oltre un chilometro prima del luogo dove è precipitato e questo renderebbe molto probabile che il mezzo fosse già danneggiato mentre percorreva un tratto in forte pendenza.
“E' terribile vedere tutte quelle salme allineate, ora ogni parola è inadeguata”. Così il vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella, uscendo sgomento dalla sala mortuaria di Monteforte irpino dopo aver benedetto le 35 salme delle vittime che lì attendono la camera ardente e i funerali,domani mattina, nel palazzetto dello sport di Pozzuoli. Intanto arriva la vicinanza concreta della Chiesa di Napoli in vari modi come spiega il cardinale arcivescovo della città, mons Crescenzio Sepe, al microfono di Gabriella Ceraso:
R. – Intanto, la partecipazione al vescovo e a tutti i parenti delle vittime, perché la tragedia è enorme e quindi non potevamo non far sentire tutta la nostra voce. E poi, più praticamente, abbiamo concordato – appunto – che le due Caritas, la Caritas di Pozzuoli e la Caritas di Napoli, adesso si attiveranno per trovare le modalità di manifestare concretamente questa solidarietà verso le famiglie che sono state colpite da questo tragico incidente.
D. – E comunque anche la preghiera è un modo per accompagnare questi momenti di dolore: lì dove sono le salme, per esempio, in queste ore, a Monteforte Irpino, è iniziata la recita del Rosario …
R. – Certamente. Noi, fin dal primo momento, stiamo celebrando proprio per unirci a quel Signore della vita e della storia che ci da forza anche in questo momenti, e continueremo anche nelle esequie di domani a pregare per le anime di questi defunti e per i loro famigliari.
Caserta. Meeting giovanile "Legalità-Protagonisti della nostra terra"
◊ “Legalità-Protagonisti della nostra Terra”.Questo il titolo del Meeting nazionale che si svolge da oggi al 2 agosto, a Caserta. Ideato dai "Giovani per un Mondo Unito" del Movimento dei Focolari, in collaborazione con tante associazioni tra cui "Libera" e "Fare ambiente", vuole essere un segno dell’assunzione di responsabilità da parte dei giovani italiani, per rispondere alla criminalità con una legalità organizzata, iniziando dal quotidiano. “Come ha detto il Papa a Rio de Janeiro”, dicono gli organizzatori, “vogliamo anche noi dare il nostro contributo alle periferie dell’esistenza che sono le ferite dei nostri territori”. Il servizio di Gabriella Ceraso:
La mattina si lavora e il pomeriggio si discute. In 11 Comuni campani, nei cinque giorni del Meeting, i ragazzi divisi in gruppi si rimboccheranno le maniche, affiancando chi lavora in azienda e terre confiscate, animando quartieri disagiati o impegnandosi nel risanamento ambientale o nel restauro urbanistico. Poi, il pomeriggio, formazione e dialogo con esperti e testimonial per capire quanto e come la legalità si lega a tre temi scelti – emergenze ambientali, immigrazione, economia e lavoro – ma sempre dicono i ragazzi da protagonisti. Antonio Pone è uno degli organizzatori:
“Avremo anche noi l’occasione di parlare, sia dialogando con gli ospiti sia raccontando alcune cose, perché lo scopo del Meeting è dare la sensazione che anche adesso, pur non essendo ancora classe dirigente nel nostro Paese, i giovani possano dare sicuramente un contributo alla legalità nelle proprie città e nelle proprie regioni: nelle tematiche ambientali, come la riqualificazione urbana, nell’accoglienza, nell’integrazione, piuttosto che nel lavoro. Il messaggio è che anche nel lavoro, pur nella situazione di crisi, bisogna comunque rispettare sempre determinate regole, che valgono per la cura del nostro Paese”.
Una legalità, dunque, intesa in senso propositivo, non solo di denuncia, in un evento che non vuole essere singolo, ma tappa di un percorso cui i giovani sono giunti preparati:
“Ci sentiamo idealmente collegati ai milioni di giovani, che si sono ritrovati a Rio e alle parole di Papa Francesco, che facciamo davvero nostre. Anche noi siamo qui per dimostrare che davvero soffriamo le ingiustizie, ma che non vogliamo più aspettare che altri facciano per noi: vogliamo, dunque, essere protagonisti della nostra storia”.
E’ questo che i ragazzi chiedono: essere protagonisti del loro futuro, avere un’opportunità, ricevere in eredità dei valori. Gianni Solino, il responsabile di Libera per Caserta:
R. - L’entusiasmo che loro hanno è contagioso. Spesso vengono qui per vedere i posti, per vedere il male. Invece, questi ragazzi sono venuti qui per conoscere ed aiutare. Questo è lo spirito che arricchisce tutti.
D. – Le istituzioni sono contente, credono in questo, fanno conto insomma del vostro comune contributo?
R. – Nelle istituzioni c’è buona volontà, c’è tanta buona volontà. Purtroppo, c’è un retaggio che pesa, perché distruggere, lasciarsi andare, è stato abbastanza facile. Ora, per riprendersi, per fare un cammino in salita c’è bisogno di molta fatica.
Tunisia sul punto di esplodere, governo si riunisce per fronteggiare crisi
◊ Sembra sul punto di esplodere la situazione in Tunisia, dove si moltiplicano le proteste contro il governo da Sousse fino a Sidi Bouzid, dove la polizia ha dovuto rispondere con i lacrimogeni al lancio di pietre da parte dei manifestanti. A Tunisi, dove comunque la situazione sembra ancora pacifica, da ieri manifestanti dell’opposizione hanno eretto una tendopoli in piazza del Bardo, davanti al Palazzo dell’Assemblea nazionale dove lavora la Costituente, chiedendone lo scioglimento: già 70 membri si sono autosospesi. Si tratta di un luogo particolarmente simbolico, perché l’Assemblea dovrebbe consegnare il testo – indispensabile per indire nuove elezioni – entro la fine di agosto. I contestatori dell’esecutivo guidato dal partito di Ennahda e dal presidente Marzouki, che per oggi ha convocato una riunione di crisi, chiedono inoltre le dimissioni del governo e la formazione di uno nuovo di unione nazionale. A esasperare il clima e a dimostrazione che la protesta ha travalicato i confini politici, c’è anche l’iniziativa del Fronte di salute nazionale di rompere collettivamente il digiuno del mese sacro del Ramádan che sta per concludersi: un chiaro appello alla laicità dello Stato. Intanto, il governo, che al suo interno è sempre più diviso tra chi vorrebbe schiacciare la protesta e chi avviare un dialogo, incassa anche le dimissioni del potente consigliere del presidente, He’di Ben Abbe’s. (R.B.)
Siria. L’esercito espugna Homs, finora roccaforte dei ribelli
◊ L’esercito siriano ha completato la riconquista della zona di Khaldiye, quartiere chiave dei ribelli, e ha quindi espugnato oggi la città di Homs, finora considerata la roccaforte dell’opposizione. Lo comunica la tv di Stato, ma la notizia sull’imminente caduta della città era stata confermata ieri anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino ai ribelli, che avevano riportato l’attenzione sulle condizioni sempre più disperate della popolazione. L’assedio a Homs era iniziato circa un mese fa e il primo passo era stata la presa della storica moschea Khaled Ben Walid, che nella battaglia ha riportato gravi danni. Accanto alle truppe lealiste, continuano a combattere consistenti forze degli Hezbollah libanesi. Oltre a Homs, anche altre località del Paese continuano a essere teatro di violenze: scontri si registrano ad Aleppo e disordini tra curdi e jihadisti nel nordest, vicino a Ras al-Aim. (R.B.)
Nuova ondata di attentati in Iraq, almeno 70 morti
◊ Il mese del Ramádan ha fatto registrare in Iraq un ritorno alla violenza, soprattutto settaria, tra curdi, sciiti e sunniti, e contro le forze dell’ordine. Oggi, in una nuova ondata di attentati in varie città sono morte 70 persone e 170 sono rimaste ferite. Ben 12 sono le autobomba esplose in vari quartieri – per lo più sciiti – della capitale Baghdad causando 55 vittime, ma esplosioni si sono verificate anche a Kut, a Samaha e Bassora, tutte al sud della città. L’attentato con il bilancio più grave, 27 morti e 43 feriti, è avvenuto a Hurriya, nel nordovest. Nel solo mese di luglio l’Iraq ha contato 810 vittime cadute in attacchi estremistici. (R.B.)
A Santiago de Compostela i funerali delle vittime della sciagura ferroviaria
◊ Alle 19, a Santiago de Compostela, nella cattedrale della città i funerali delle vittime del treno deragliato mercoledì scorso alle porte del capoluogo della Galizia. A presiedere la cerimonia, l’arcivescovo Julian Barrio Barrio, alla presenza del premier spagnolo Mariano Rajoy e dei principi Felipe ed Elena. Il bilancio definitivo dell'incidente è di 79 morti e 70 feriti ancora in ospedale, dei quali 22 versano in gravi condizioni. Sul fronte dell’inchiesta, il macchinista del treno Francisco Garzon, 52 anni, sopravvissuto e dimesso sabato mattina dall'ospedale, dove era stato ricoverato per numerose escoriazioni al capo, è accusato di 79 omicidi per imprudenza, e ora è a piede libero: a renderlo noto è il tribunale regionale della Galizia. Il macchinista ha lasciato ieri sera poco dopo la mezzanotte il palazzo di giustizia di Santiago dove era stato interrogato per circa sei ore dal procuratore Luis Alaez che aveva formulato nei suoi confronti l'imputazione di omicidio colposo aggravato dal numero delle vittime e del ferimento di decine di altre. Nel corso dell’interrogatorio, avvenuto a porte chiuse, secondo quanto riportano i media locali, Garzon avrebbe ammesso di aver affrontato la curva dell’incidente a velocità troppo elevata, attribuendo l'errore a un attimo di distrazione. Garzon è stato rimesso in libertà con obbligo di firma in tribunale e sospensione del passaporto. Nessuna delle parti in causa, tra cui la compagnia ferroviaria statale Renfe, la consociata Adif e due compagnie assicurative, hanno richiesto l'arresto di Garzon in attesa di giudizio e il macchinista non è stato giudicato a rischio di fuga. (F.B.)
Messico. Il vescovo di Saltillo in difesa dei migranti
◊ Il vescovo della diocesi messicana di Saltillo, Mons. Raúl Vera López, parlando dopo la Messa domenicale, ha messo in guardia dal considerare i migranti un pericolo: l'atteggiamento xenofobo - ha detto - va fortemente combattuto. Venuto a conoscenza del fatto che altri immigrati sono arrivati alla Casa del Migrante in una situazione terribile, malmenati e maltrattati, fatti oggetto di abusi, come hanno riferito membri della polizia municipale, il vescovo ha aggiunto: “Il personale della Casa del Migrante offre una testimonianza di coerenza, per questo crediamo alle loro parole, perché conosciamo i migranti e conosciamo anche la loro forza spirituale, oltre alle ragioni per le quali stanno emigrando dai loro Paesi”. Il vescovo - riferisce l'agenzia Fides - ha voluto in questo modo sostenere pubblicamente i difensori dei diritti umani dei migranti, poiché possiedono qualità morali riconosciute che consentono di denunciare gli abusi e le torture subiti da parte della polizia. Il sindaco, Abramo Masso, aveva infatti chiesto le prove delle presunte violazioni commesse da parte dei funzionari del comune. (F.B.)
Argentina. Il vescovo alla festa nazionale: povertà priorità da affrontare
◊ Si è concentrato sul tema della preoccupazione per i poveri il messaggio del vescovo della diocesi argentina di Jujuy, mons Daniel Fernandez, inviato in occasione della Festa nazionale celebrata la settimana scorsa. “È necessario promuovere politiche orientate allo sviluppo – sono state le sue parole, riportate dalla Fides – la nostra preoccupazione per i poveri, infatti, non può esaurirsi nel dare un piatto di cibo, ma significa promuovere per loro un futuro, condizioni di lavoro, formazione, qualcosa che permetta di superare le condizioni di miseria in cui vivono adesso”. Jujuy, infatti, è una delle città più povere del Paese e il vescovo ricorda come della situazione debbano farsi carico tutti, non solo i politici: “Siamo tutti coinvolti – ha concluso – coloro che possono offrire un posto di lavoro e che devono farlo, coloro che possono investire il proprio denaro e devono farlo, coloro che possono generare risorse e devono farlo, senza preferire una politica di speculazione”. (R.B.)
Elezioni in Cambogia: il governo si riconferma, ma l’opposizione denuncia brogli
◊ L’opposizione cambogiana, rappresentata dal Partito di salvezza nazionale, ha fatto sapere questa mattina di rifiutare i risultati elettorali delle Politiche svoltesi ieri, che hanno visto la riconferma al potere del premier, Hun Sen, ex khmer rosso al governo ininterrottamente dal 1985 dopo la liberazione dal regime da parte dei vietnamiti. La denuncia dell’opposizione, che in un primo momento credeva di aver vinto, è di brogli elettorali da parte della maggioranza – che ha ottenuto 63 dei 123 seggi in parlamento, in netto calo, comunque, rispetto alla legislatura precedente in cui ne aveva conquistati 90 – confermati dall’organizzazione anticorruzione "Transparency International", che ha rilevato un numero insolitamente alto di irregolarità, dagli elettori che non hanno trovato i propri nomi all’interno delle liste fino all’inchiostro usato, dimostratosi tutt’altro che indelebile. Il rischio è che ora si verifichino scontri: già i primi tafferugli sono stati registrati ieri all’uscita dei seggi. Nonostante una crescita economica che si attesta al 7%, infatti, in Cambogia è aumentata la disuguaglianza sociale e ciò ha fatto crescere il malcontento verso il governo nella popolazione, soprattutto nei giovani: il Paese ha un’età media di 23 anni e la maggior parte di questi milita nell’opposizione, che ora ha chiesto una commissione d’inchiesta per indagare sulle presunte irregolarità elettorali. (R.B.)
Elezioni nello Zimbabwe. L’arcivescovo: violenze del 2008 solo un ricordo
◊ Partecipazione ed entusiasmo: sono queste le parole d’ordine dello svolgimento della campagna elettorale in corso nello Zimbabwe per le elezioni presidenziali che si svolgeranno mercoledì 31 luglio prossimo, secondo quanto riferito alla Misna dall’arcivescovo di Bulawayo, mons. Alexander Thomas Kaliyanil. Un’atmosfera molto diversa, insomma, da quella del 2008 in cui il candidato dell’opposizione alla presidenza, Morgan Tsvangirai, dopo il risultato del primo turno di votazioni dovette ritirarsi a causa delle violenze scatenatesi nel Paese. “La paura di allora – prosegue il presule – sembra aver lasciato il posto a una grande voglia di partecipazione che, sono convinto, si trasformerà in un’affluenza massiccia alle urne”. A contendersi i consensi dei circa sei milioni e 400 mila cittadini che hanno diritto al voto, saranno ancora una volta il presidente uscente Mugabe e il suo rivale Tsvangirai, come nelle due tornate elettorali precedenti, del 2002 e del 2008. “Prevedere un risultato è difficile – aggiunge l’arcivescovo – anche se potrebbe pesare l’incapacità dell’opposizione a dar vita a un’unica coalizione”. Quasi ogni giorno, nella capitale Harare come a Bulawayo e nei centri minori si sono succeduti i comizi dei candidati. Mugabe ha puntato sul tema dell’emancipazione economica della maggioranza nera attraverso il passaggio di mano di quote di controllo delle imprese straniere presenti, mentre Tsvangirai, invece, si è concentrato sull’aumento degli investimenti esteri come ricetta per rilanciare l’economia dopo anni di crisi. (R.B.)
Immigrazione. Ancora sbarchi sulle coste italiane. Lampedusa al collasso
◊ Proseguono senza sosta gli sbarchi d’immigrati in Italia. Oggi, un peschereccio con a bordo 102 persone di nazionalità siriana, tra cui alcune donne e bambini, è stato soccorso dalla Guardia di Finanza in Calabria, nel tratto di mare tra Crotone e Roccella Ionica. I migranti, in discrete condizioni di salute, sono stati portati nel Centro di accoglienza di Capo Rizzuto e al vaglio delle forze dell’ordine è la posizione di due persone individuate come gli scafisti del gruppo. Anche nel Salento, Puglia, un gruppo di dieci immigrati sono stati fermati dai finanzieri subito dopo lo sbarco a Marina di Mancaversa, nei pressi di Gallipoli, dopo che avevano chiesto aiuto al 118 perché il loro natante era in avaria. Preoccupante, inoltre, la situazione nel Centro di accoglienza di Lampedusa, che allo stato attuale ospita 921 persone a fronte di una capacità di 250, e dove anche gli spazi esterni, ormai, sono ridotti. La Questura ha fatto sapere, però, che voli di trasferimento sono previsti già in giornata. E sull’immigrazione e l’ennesima tragedia del mare, verificatasi qualche giorno fa davanti alle coste libiche, è tornato a parlare anche padre Giovanni La Manna del Centro Astalli: “La responsabilità di tali morti è tutta di politiche scellerate che continuano a ignorare l’evidenza – ha tuonato – la traversata del Mediterraneo è una rotta che non si può interrompere se non creando canali umanitari sicuri”. “Abbiamo l’obbligo di attuare misure immediate che garantiscano la possibilità di chiedere asilo in sicurezza”, ha aggiunto. (R.B.)
RD Congo, precarie le condizioni delle donne a Kananga
◊ Le donne di Kananga – nella Repubblica Democratica del Congo - spesso sole e abbandonate a loro stesse, per di più con figli a carico, hanno una speranza: il laboratorio di cucito che da dieci anni gestiscono le suore della Carità di Gesù e Maria, che lo hanno a loro volta ereditato da un’altra Congregazione, grazie al quale riescono a dare un po’ di respiro alle precarie condizioni economiche familiari. Nell’area, riferisce la Fides, è attiva anche un’altra organizzazione cattolica – la spagnola "Manos Unidas" – che si occupa di giovani studentesse rifiutate dalla società e le indirizza verso il lavoro e l’indipendenza economica. In quest’area del Paese, dove il progresso sembra essersi arenato, vige una mentalità profondamente maschilista e patriarcale e ciò per le donne significa povertà, scarso accesso all’istruzione, ai servizi finanziari e alla proprietà, soprattutto nelle zone rurali. Le precarie condizioni economiche, inoltre, spesso spingono le famiglie a dare le ragazze in spose a 13-14 anni d’età, ma poi spesso queste vengono abbandonate dai mariti con i figli a carico. (R.B.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 210