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Sommario del 28/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Veglia a Copacabana. Il Papa: giocate nella squadra di Gesù per fare più belli Chiesa e mondo
  • Veglia Gmg. I giovani: il Papa parla con chiarezza, vogliamo essere apostoli oggi
  • Il Papa alla società civile: promuovere giustizia e dialogo per ascoltare il grido dei poveri
  • Gmg. Vera Araujo: parole del Papa alla classe dirigente, vera iniezione di fiducia
  • Papa Francesco ai vescovi brasiliani: "Siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore?"
  • Il Papa a Radio Cattedrale: famiglia necessaria per la sopravvivenza dell'umanità
  • Gmg. P. Lombardi: insegnamenti del Papa ispirati dal documento di Aparecida
  • Tweet del Papa: identifichiamoci con Gesù per avere gli stessi sentimenti e pensieri
  • Gmg, Messa finale. Papa accoglierà bimba anencefala, segno di offerta della vita a Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto, non si fermano gli scontri. Appelli dal mondo a fermare le violenze
  • Emergenza caldo. Sant'Egidio per gli anziani: la solidarietà non va in vacanza
  • A 99 anni si è spento il cardinale Tonini: "La vita? La più grande invenzione di Dio"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. L’opposizione apre a “Ginevra 2”. Uccisi 19 bambini ad Aleppo
  • I bambini siriani fuggiti dalla guerra saranno la maggioranza nelle scuole del Libano
  • Israele discute la liberazione di 104 palestinesi, ripresa dei negoziati più vicina
  • Iraq. Attentato in area curda, 8 morti
  • Cina. Dopo il terremoto, anche inondazioni nel Gansu: 21 morti
  • Mozambico: consegnate a Maputo 15 mila stufe ecologiche per ridurre le intossicazioni
  • Immigrazione: 31 morti dopo il ribaltamento di un gommone a largo delle coste libiche
  • Messico. La Commissione nazionale dei Diritti umani chiede più tutele per i migranti
  • Filippine. Apre centro d’eccellenza per il recupero dei bambini di strada
  • Taiwan. Sacerdote-chef vende "noodles" per finanziare opere di solidarietà
  • Il Papa e la Santa Sede



    Veglia a Copacabana. Il Papa: giocate nella squadra di Gesù per fare più belli Chiesa e mondo

    ◊   L’incantevole spiaggia di Copacabana, per una notte si è trasformata in un’immensa cattedrale naturale tra sabbia e mare, per la Veglia di preghiera della Giornata mondiale della gioventù. Inagibile la spianata “Campus Fidei” di Guaratiba, per le abbondanti piogge cadute in questi giorni a Rio, spettacolare il colpo d’occhio della lunga distesa con oltre due milioni di giovani provenienti da tutto il mondo, raccolti sulla “orla”, la lunga lingua di spiaggia carioca. All’arrivo del Papa l’assemblea è letteralmente esplosa in un tripudio di canti, cori e sventolii di bandiere. In un tweet di oggi, lanciato dal suo account @Pontifex, Papa Francesco ha sintetizzato il suo intervento ai giovani in una frase: "Cari giovani, siate veri 'atleti di Cristo'! Giocate nella sua squadra!". Da Rio il servizio di Roberto Piermarini:

    Vocês são o campo da fé! Vocês são os atletas de Cristo! Vocês são os construtores ...
    Voi siete il campo della fede! Voi siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore”. Questa la consegna di Papa Francesco ai ”giovani di Copacabana”. Giovani che prima del suo arrivo hanno cantato e ballato tanto da trascinare in un “flash mob” anche le centinaia di vescovi presenti. Durante il percorso sul lungomare fino al grande palco, il Papa non si è risparmiato: ha benedetto, baciato bambini, indossato cappelli, è sceso dalla jeep bianca per abbracciare disabili. Nella prima parte della Veglia, alcuni giovani hanno dato la loro testimonianza: la redenzione dalla droga e dall’alcool, l’esperienza del perdono, le difficoltà della missione, l’accettazione dell’handicap e ognuno di loro, pezzo per pezzo, ha montato una chiesa in legno. Per capire cosa significhi essere discepoli-missionari, nel suo discorso Papa Francesco ha usato tre immagini: il campo dove si semina, il campo come luogo di allenamento e il campo come cantiere. Un discorso in un cui più volte ha chiesto il coinvolgimento dei giovani:

    Por favor, dejen que Cristo y su Palabra entren en su vida...
    “Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita e possano germogliare e crescere". "Non fate cadere il seme fuori dal campo – ha detto – non lasciatevi intontire dai richiami superficiali, non siate incostanti davanti alle difficoltà, che vi tolgono il coraggio di andare controcorrente o incorrere in passioni negative. Chiedetevi: ‘Sto dalla parte di Dio o del demonio?’”:

    Yo sé que ustedes quieren ser buena tierra…
    “Voi volete essere terreno buono, cristiani non part-time, non “inamidati”, di facciata, ma autentici. Sono certo che non volete vivere nell'illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita. Gesù ci chiede di seguirlo e di giocare nella sua squadra ma quando un giocatore di calcio viene convocato in una squadra deve allenarsi molto. Così è nella nostra vita di discepoli del Signore”.

    Jesús nos ofrece algo más grande que la Copa del Mundo…
    “Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna. Ma ci chiede di allenarci per ‘essere in forma’, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede. Attraverso la preghiera, i Sacramenti, e l’aiuto agli altri”. “Ripetetelo”, ha detto ai giovani, che ha invitato a chiedersi: “Parlo con Gesù? Lo Spirito Santo parla al mio cuore? Se commetto un errore, chiedo al Signore cosa fare?”. Ma in tutto questo, dobbiamo sperimentare che non siamo soli, ma parte di una famiglia di fratelli, per diventare parte e costruttori della Chiesa e costruttori della storia. “Siate protagonisti della storia. Gesù ci chiama ad essere pietre vive per costruire la sua Chiesa, una Chiesa che sia così grande da poter accogliere l’intera umanità: che sia la casa per tutti”. Oggi ci dice di “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.

    Esta tarde, respondámosle: Sí, también yo quiero ser una piedra viva…
    “Questa sera rispondiamogli: Sì, anch’io voglio essere una pietra viva; insieme vogliamo edificare la Chiesa di Gesù! Nel vostro giovane cuore c'è il desiderio di costruire un mondo migliore. Ho seguito attentamente le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante parti del mondo, e anche qui in Brasile, sono scesi nelle strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. Resta però la domanda: da dove cominciare? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io! E tu, che cosa rispondi?”. Al termine dell’omelia, come segno di missionarietà – tema della Gmg di Rio – la chiesa in legno è stata “smontata”, per essere inviata nelle strade del mondo. Infine, il silenzio degli oltre due milioni di giovani per l’esposizione del Santissimo, che ha trasformato la spiaggia di Rio in un santuario eucaristico. Terminato l’incontro, i “giovani di Copacabana” hanno aperto i loro sacchi a pelo per trascorrere lì la notte, in attesa del Papa per la Messa conclusiva della Gmg.

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    Veglia Gmg. I giovani: il Papa parla con chiarezza, vogliamo essere apostoli oggi

    ◊   L'enorme massa di giovani che ha popolato ieri sera il lungomare di Copacabana a Rio, per vivere la Veglia della Gmg con il Papa, stazionava nell'area sin dalle prime ore della mattina, alla ricerca di un posto a favore dei tanti maxischermi predisposti dagli organizzatori. Una folla allegra e insieme capace di attenzione e profondità, come riferisce da Rio Marina Tomarro:

    “Siate terreno buono, cristiani seri, non part-time o di facciata! Puntate in alto a scelte definitive che diano senso alla vostra esistenza!”. E’ un appello ad abbracciare pienamente la vita lasciandosi guidare dalla volontà di Dio, quello che Papa Francesco rivolge ai giovani durante la Veglia a Copacabana. E poi un invito concreto che ripercorre il tema di questa Gmg, “Andate e fate discepoli tutti i popoli, siate pietre vive del Vangelo!”. Ma i ragazzi come hanno risposto? Ascoltiamo alcuni commenti:

    R. – Ricorderò il concetto di essere missionaria. Ho sempre chiesto a Dio che cosa volesse da me e come poter sfruttare i doni che mi ha offerto. Questa sera, mi ha incitato ad andare avanti attraverso la preghiera, l’Eucaristia, ad amare di più il prossimo e ad aiutarlo. Sono medico: non sono in ospedale come un paziente, ma come uno di noi. La disabilità è solo una nostra barriera mentale.

    R. – Io sono qui assieme a un gruppo numeroso della Comunità di Sant’Egidio. Siamo qui da tanti Paesi del mondo: Italia, America Latina, Europa e questi giorni – che sono giorni di gioia, di entusiasmo – vogliamo continuare a viverli tornando nelle nostre città e nei nostri Paesi per comunicare a tanti la gioia di essere cristiani, la gioia di vivere il Vangelo, in particolare, insieme a tanti altri.

    R. – Innanzitutto, forse un po’ per l’esperienza personale, un po’ per come l’ho vissuta io, il fatto che ci abbia fatto delle domande dirette, dicendoci di parlare con Dio direttamente, di chiedere a Dio che cosa Lui vuole da noi, di confidarci con Lui sia quando sbagliamo sia quando siamo nel giusto. Quindi, di chiedere sempre a Lui, in questo dialogo continuo.

    R. – Essere missionari, essere discepoli, essere pietre vive nella vita di ogni giorno: credo che questa sia una bella responsabilità che ognuno di noi deve assumersi e che personalmente vorrei assumermi nella vita di ogni giorno, nell’amore verso i poveri, nell’amicizia con tutti e nel ricordo di tante situazioni di sofferenza intorno a noi e lontano da noi.

    D. – In questi giorni, Papa Francesco ci ha donato tante parole: ci sono parole che ti sono rimaste particolarmente nel cuore?

    R. – Quelle di mettere fede e speranza e amore in ogni cosa: questo è quello che mi ha colpito di più, che è veramente vivere quel Vangelo dell’amore per i piccoli, per i poveri, per i sofferenti che Gesù ci insegna a vivere.

    R. – Prima di tutto, credere fortemente che attraverso il nostro Battesimo noi siamo inviati a fare discepoli in tutto il mondo. Non avere paura di diffondere questo tesoro che è Cristo e che non può rimanere nascosto nei nostri cuori.

    R. – Mi hanno colpito le parole del Papa quando ha parlato del nostro Campo, che nonostante le rocce, le spine che possano esserci, ci si possano trovare spazi per far germogliare i semi che vengono da Dio. E’ stato consolante, poi, il fatto che ha utilizzato immagini molto chiare: mi hanno aiutato molto ad andare in profondità di quello che intendeva trasmetterci.

    D. – “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, ci ha detto Papa Francesco. E tu, come rispondi a questo invito?

    R. – Che sicuramente è il modo migliore per poterla vivere più in profondità, la propria fede, quello di trasmetterla, di vedere che oltre che nella propria vita può produrre effetti straordinari nella vita degli altri. La possibilità di poter trasmettere la propria fede, il proprio dono è un modo straordinario per poterla vivere sempre più in profondità.

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    Il Papa alla società civile: promuovere giustizia e dialogo per ascoltare il grido dei poveri

    ◊   Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione in funzione dei diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. E' quanto ha detto Papa Francesco nell’incontro con politici, diplomatici, esponenti della società civile, dell’imprenditoria, della cultura e delle maggiori comunità religiose in Brasile avvenuto ieri nel Teatro Municipale di Rio de Janeiro. Il Papa nel suo discorso, rivolto per lunghi tratti alla classe dirigente, si è augurato che il Brasile possa essere "sempre aperto alla luce che promana dal Vangelo e continuare a svilupparsi nel pieno rispetto dei principi etici fondati sulla dignità trascendente della persona". "Occorre riabilitare la politica, una delle forme più alte di carità". Il servizio di Paolo Ondarza:

    Lo sguardo sereno di chi sa vedere la verità. E’ ciò che secondo Papa Francesco è richiesto a quanti hanno un ruolo di responsabilità in un Paese. Il Pontefice si è rivolto a politici, diplomatici, esponenti della società civile, dell’imprenditoria, della cultura e delle maggiori comunità religiose in Brasile. A loro ha chiesto di valorizzare la linfa del Vangelo, che tanto ha contribuito ad animare, attraverso la Chiesa Cattolica, la cultura brasiliana, capace di integrare elementi diversi, in una dinamica originalità. Quindi, il Papa ha fatto appello alla responsabilità nella formazione delle nuove generazioni, competenti nell’economia e nella politica, e ferme sui valori etici. Occorre "riabilitare la politica" una delle "forme più alte di carità":

    El futuro nos exige una visión humanista de la economía y una política…
    "Il futuro – ha detto – esige da noi una visione umanista dell’economia e una politica che realizzi sempre più la partecipazione della gente, eviti elitarismi e sradichi la povertà". "Vera priorità" è che "nessuno sia privo del necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà". "Già ai tempi del profeta Amos – ha spiegato Papa Francesco citando l'Antico Testamento – era molto frequente l’avvertimento di Dio: 'Hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali […] calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri'. Le grida che chiedono giustizia – ha proseguito – continuano ancor oggi".

    "Chi ha un ruolo guida deve avere obiettivi concreti e la virtù dinamica della speranza", che spinge ad andare sempre "oltre la disillusione e l’amarezza", nell’interesse per il bene comune:

    Quien actúa responsablemente pone la propia actividad ante los derechos…
    Chi agisce responsabilmente colloca la propria azione in funzione dei diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. "Questo senso etico – ha aggiunto – appare oggi come una sfida storica senza precedenti". "Oltre alla razionalita scientifica e tecnica, si impone il vincolo morale". Ma per affrontare il presente e costruire il futuro – avverte Papa Francesco – non si può prescindere dal dialogo costruttivo, "opzione possibile tra l'indifferenza egoista e la protesta violenta".

    Hoy, o se apuesta por la cultura del encuentro, o todos perdemos...
    "Oggi o si scommette sulla cultura dell’incontro, o tutti perdiamo "Un Paese cresce quando dialogano in modo costrutivo le sue diverse ricchezze culturali". "Dialogo tra le generazioni, con il popolo, rimanendo aperti alla verità", con umiltà, - il Papa parla di "umiltà sociale" - in "un'apertura disponibile, senza pregiudizi".

    Es fundamental la contribución de las grandes tradiciones religiosas…
    "Fondamentale il contributo delle grandi tradizioni religiose", "lievito della vita sociale" e anima della democrazia. Favorevole alla pacifica convivenza tra religioni è la laicità ello Stato.

    Al termine dell'incontro, il Papa ha indossato un copricapo indiano donatogli da alcuni indios saliti sul palco per salutarlo.

    Toccante la testimonianza di un giovane orfano di entrambi i genitori che nato in una favela, dopo aver fatto uso di droghe, ha deciso di cambiare quello che sembrava il tragico corso naturale della sua vita. Ad aiutarlo un’esperienza di volontariato parrocchiale: da qui, un rinnovato impegno costruttivo che lo ha portato a laurearsi in Storia presso l’Università di Rio, aggiudicandosi una borsa di studio. Oggi, è impegnato a cambiare la società in cui vive perché ci siano pace, giustizia, speranza e riconciliazione. Il ragazzo, scelto per rappresentare la società civile nell’incontro con il Papa, ha ricordato le tante giovani vite stroncate dalla droga, le vittime della strage di Candelaria, i coetanei morti nell’incendio di una discoteca a Santa Marta nel sud del Brasile all’inizio di quest’anno, i tanti senzatetto e tossicodipendenti. “Questa Gmg” grazie ai gesti di Papa Francesco – ha detto il giovane visibilmente commosso – “lascerà un’impronta sociale”, confortando le tante persone di buona volontà che sognano una nuova alba, e si sforzano di costruire un mondo diverso sull’esempio di Francesco d’Assisi e Ignazio di Lojola, giovani Santi che ancora oggi indicano un cammino da seguire.

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    Gmg. Vera Araujo: parole del Papa alla classe dirigente, vera iniezione di fiducia

    ◊   L'incontro con la società civile al Teatro municipale di Rio è stato denso di significato: il discorso del Papa, con tanti accenni indirizzati in particolare alla classe dirigente brasiliana, è stato ricco di spunti e indicazioni concrete che hanno tenuto al centro sempre i principi etici fondati sulla dignità trascendente della persona e sull’interesse per il bene comune. Quale la direzione che il Papa ha voluto indicare alla società? Gabriella Ceraso lo ha chiesto alla sociologa brasiliana Vera Araujo, corresponsabile del dialogo con la cultura del Movimento dei Focolari:

    R. – Il Papa indica un cammino, il cammino appunto del bene comune, quello di riuscire a costruire una coesione sociale, un’unità sociale, come lui ha detto, che sia frutto della responsabilità di tutti verso tutti. Non c’è possibilità per il Brasile di uscire da questa piaga, che è la disuguaglianza sociale, se non c’è un’assunzione di responsabilità. E questo non è il futuro: è il presente. Come fare questo? Ponendo la persona, l’uomo, al centro. Per noi brasiliani, però, ogni persona vuol dire ogni comunità, ogni etnia, ogni dimensione culturale al centro. Allora, questo significa principi etici: dignità, uguaglianza, fraternità e solidarietà.

    D. – Perché il Papa ha sentito il bisogno di sottolineare proprio a questa platea di valorizzare la linfa evangelica che c’è nella cultura del popolo brasiliano?

    R. – Perché il Brasile in questo momento sta facendo quel salto verso una cultura tecnologica, scientifica, di modernità industriale. Quando vado in Brasile, vedo una specie di lotta fra quella che è la cultura tipica del popolo brasiliano e la modernità, che porta appunto una razionalità scientifica, porta al consumismo. Per questo, lui ha sentito la necessità di sottolineare l’importanza di conservare e sviluppare in un mondo moderno quei valori.

    D. – Invece, quando parla di un’economia che deve avere un volto umano, e di una politica che deve essere inclusiva, a cosa si riferisce?

    R. – Appunto, a un’economia che non è un’economia capitalista selvaggia, ma è un’economia che tiene conto di questa dimensione comunitaria e partecipativa. In quanto alla politica partecipativa, è un incoraggiamento, perché devo confermare che in Brasile questa esperienza di una politica partecipativa è già in atto. I bilanci dei Comuni, le manifestazioni durante la Confederation Cup erano espressione appunto di questa democrazia partecipativa. In questo senso, c’è stato un salto di qualità in Brasile dopo la dittatura militare degli anni ’80. Non c’è confronto con certi aspetti della vita politica europea: c’è molta più partecipazione del popolo in Brasile. Il Papa oggi incoraggia questo. Mi sembra molto bello.

    D. – L’ultimo appello del Papa è stato al dialogo: “O si scommette sulla cultura dell’incontro o tutti perdiamo”. Perché ribadirlo?

    R. – Ribadirlo perché lì può essere accolto e recepito in maniera straordinaria, in quanto fa parte proprio della nostra cultura questo dialogo costante, perenne. La varie regioni brasiliane sono così diverse fra di loro, eppure c’è questo laboratorio interculturale, questo apprezzamento gli uni degli altri, questo dialogo permanente, direi quasi. Il Papa però ha portato questo dialogo su un'altra dimensione: il dialogo fra generazioni, il dialogo fra Accademia e popolo, il dialogo fra cultura, fra arte, fra scienza ed economia. L'ha portato al livello della modernità.

    D. – Ritieni che possa avere effettivamente un’eco e un seguito tutto questo?

    R. – Certamente. Io credo sia stata proprio un’iniezione di fiducia che il Papa ha dato e che possa veramente avere un’ampia accoglienza e anche una comprensione.

    D. – Spesso ci si aspetta, quando un Papa incontra una classe dirigente, che dia anche qualche "bacchettata"...

    R. – L’unico momento in cui ha dato una piccola bacchettata – anche se non era piccola, era abbastanza forte – quando ha citato il profeta Amos. Dice che già allora, quando la classe dirigente non rispondeva al suo compito, non guardava al bene comune. Era una bacchettata alla classe politica che aveva davanti.

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    Papa Francesco ai vescovi brasiliani: "Siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore?"

    ◊   L'ultimo appuntamento del Papa ieri, prima della Veglia con i giovani, ha riguardato l’incontro e il pranzo con la presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, che conta 275 circoscrizioni ecclesiastiche, e con i cardinali e i vescovi brasiliani, tenutosi nell’arcivescovado di Rio de Janeiro. La forza della Chiesa “non abita in se stessa”, ma “si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti”, ha affermato il Papa, riprendendo nel suo discorso la storia stessa della Madonna di Aparecida. Il servizio di Debora Donnini:

    All’origine della storia di Aparecida ci sono tre poveri pescatori che gettano le reti ma non riescono a prendere nulla fin quando non pescano una figura in ceramica, prima il corpo e poi la testa: è l’immagine di Nostra Signora della Concezione. Solo allora riescono a prendere una gran quantità di pesci. Papa Francesco fa riferimento a questa storia per sottolineare che Dio è arrivato di sorpresa. I pescatori da parte loro non disprezzano il mistero incontrato nel fiume:

    "Hay algo sabio que hemos de aprender…
    C’è qualcosa di saggio che dobbiamo imparare. Ci sono pezzi di un mistero, come tessere di un mosaico, che incontriamo e vediamo. Noi vogliamo vedere troppo in fretta il tutto e Dio invece si fa vedere pian piano. Anche la Chiesa deve imparare questa attesa”.

    I pescatori, poi, portano a casa il mistero, affidano alla Vergine le loro cause e “consentono così che le intenzioni di Dio si possano attuare: una grazia, poi l’altra”. Il Signore risveglia nell’uomo il desiderio di custodirlo nel proprio cuore e in noi il desiderio di chiamare i vicini per far conoscere la sua bellezza. Ma senza la semplicità del loro atteggiamento, “la nostra missione è destinata al fallimento”:

    "La barca de la Iglesia no tiene la potencia de los grandes transatlánticos...
    La barca della Chiesa non ha la potenza dei grandi transatlantici che varcano gli oceani. E tuttavia Dio vuole manifestarsi proprio attraverso i nostri mezzi, mezzi poveri, perché è sempre Lui che agisce”.

    Per Papa Francesco, dunque, il risultato del lavoro pastorale non si appoggia sulla ricchezza delle risorse, ma sulla creatività dell’amore. Servono tenacia e organizzazione, ma prima di tutto “bisogna sapere che la forza della Chiesa non abita in se stessa, bensì si nasconde nelle acque profonde di Dio, nelle quali essa è chiamata a gettare le reti”. La Chiesa, poi, non può allontanarsi dalla semplicità:

    "A veces perdemos a quienes no nos entienden porque hemos olvidado …
    A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità, la Chiesa si priva delle condizioni che rendono possibile 'pescare' Dio nelle acque profonde del suo Mistero”.

    Papa Francesco ricorda poi che la Chiesa in Brasile ha applicato “con originalità il Concilio Vaticano II e il percorso realizzato, pur avendo dovuto superare certe malattie infantili, ha portato ad una Chiesa gradualmente più matura, aperta, generosa, missionaria”.

    Quindi, il Papa si concentra sui discepoli di Emmaus, scandalizzati dall’apparente sconfitta del Messia. Il pensiero va a quanti lasciano la Chiesa che è apparsa forse troppo fredda, forse troppo autoreferenziale, forse troppo prigioniera dei propri rigidi linguaggi. Di fronte a questa situazione, “serve una Chiesa che non abbia paura di uscire nella loro notte”, dice Papa Francesco:

    "Necesitamos una Iglesia capaz de encontrarse en su camino…
    Serve una Chiesa capace di intercettare la loro strada. Serve una Chiesa in grado di inserirsi nella loro conversazione. Serve una Chiesa che sappia dialogare con quei discepoli, i quali, scappando da Gerusalemme, vagano senza meta, da soli, con il proprio disincanto, con la delusione di un cristianesimo ritenuto ormai terreno sterile, infecondo, incapace di generare senso”.

    Tanti si sono innamorati della globalizzazione, che ha in sé qualcosa di veramente positivo, nota il Papa, ma a tanti sfugge il lato oscuro come la perdita dell’esperienza di appartenenza a qualsivoglia nido, la frattura nelle famiglie, l’incapacità di amare e perdonare. Apparendo troppo alta la misura della Grande Chiesa, molti sono dunque andati alla ricerca di qualcuno che illuda ancora una volta. C’è quindi una domanda centrale:

    "Somos aún una Iglesia capaz de inflamar el corazón?…
    Siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore? Una Chiesa capace di ricondurre a Gerusalemme?”.

    In un mondo dove attira tutto quello che è veloce come Internet, ma si avverte allo stesso tempo una disperata necessità di calma, il Papa si chiede se siamo ancora in grado di mostrare l’altezza dell’amore nell’abbassamento della Croce. Serve dunque una Chiesa capace di far sentire che essa è “nostra Madre”.

    Quindi, Papa Francesco ricorda alcune sfide per la Chiesa del Brasile. Prima di tutto, bisogna formare ministri capaci di riscaldare il cuore della gente, di scendere nella notte senza essere invasi dal buio, serve “solidità umana, culturale, affettiva, spirituale, dottrinale”. Per questo, serve una “revisione profonda delle strutture di formazione” e “una formazione qualificata a tutti i livelli”. Il Papa evidenzia la necessità di una valorizzazione crescente dell’elemento locale e regionale, assicurando la vera unità nella ricchezza della diversità. Il Pontefice parla quindi della missione e della necessità di una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia per “inserirsi in un mondo di ‘feriti’, che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore”. E’ importante poi “rinforzare la famiglia, che rimane cellula essenziale per la società e per la Chiesa”, i giovani e le donne. “Non riduciamo – sottolinea il Papa – l’impegno delle donne nella Chiesa, bensì promuoviamo il loro ruolo attivo nella comunità ecclesiale. Perdendo le donne la Chiesa rischia la sterilità”.

    Nell’ambito della società, la Chiesa chiede una sola cosa: la libertà di annunciare il Vangelo in modo integrale, anche quando si pone in contrasto con il mondo:

    "La Iglesia quiere hacer presente ese patrimonio inmaterial sin el cual…
    La Chiesa desidera rendere presente quel patrimonio immateriale senza il quale la società si sfalda, le città sarebbero travolte dai propri muri, abissi, barriere. La Chiesa ha il diritto e il dovere di mantenere accesa la fiamma della libertà e dell’unità dell’uomo".

    Educazione, salute, pace sociale sono le urgenze brasiliane. Su questi temi la Chiesa ha una parola da dire, perché per rispondere adeguatamente a tali sfide non sono sufficienti soluzioni meramente tecniche, ma bisogna avere una sottostante visione dell’uomo, della sua libertà, del suo valore, della sua apertura al trascendente.

    Infine, ricorda l’Amazzonia. Papa Francesco richiama alla custodia della creazione e ringrazia per quello che sta facendo la Chiesa lì, dove servono formatori qualificati per consolidare la formazione di un clero autoctono e il “volto amazzonico” della Chiesa. Infine, il Papa auspica che la Vergine di Aparecida sia – dice ai pastori brasiliani – la stella “che illumina il vostro impegno e il vostro cammino, per portare come Lei ha fatto il Cristo ad ogni uomo e ad ogni donna del vostro immenso Paese”. “Sarà lui – conclude – a scaldare il cuore e donare nuova e sicura speranza”.

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    Il Papa a Radio Cattedrale: famiglia necessaria per la sopravvivenza dell'umanità

    ◊   Dopo il pranzo con i vescovi brasiliani, Papa Francesco ha visitato gli studi di “Radio Cattedrale” di Rio de Janeiro. I colleghi dell’emittente brasiliana hanno trasmesso questa breve intervista al Papa. Ecco le sue parole:

    R. - Buongiorno, buonasera a tutti gli ascoltatori. Ringrazio loro per l’attenzione e ringrazio qui i membri della radio per la gentilezza di darmi il microfono. Li ringrazio e sto guardando la radio e vedo che i mezzi di comunicazione oggi sono così importanti. Io direi che una radio, una radio cattolica oggi è il pulpito più vicino che abbiamo. E’ da dove possiamo annunciare, attraverso la radio, i valori umani, i valori religiosi, e soprattutto annunciare Gesù Cristo, il Signore, dare al Signore quella grazia di fargli posto tra le nostre cose. Così vi saluto e ringrazio tutto lo sforzo che fa questa arcidiocesi per avere una radio e per mantenerla, con un network così grande. A tutti gli ascoltatori chiedo di pregare per me, di pregare per questa radio, di pregare per il vescovo, pregate per l’arcidiocesi, affinché tutti noi ci uniamo nella preghiera e lavoriamo per una cultura più umanista, più ricca di valori e non escludiamo nessuno. Che tutti lavoriamo per quella parola che oggi non piace: solidarietà. E’ una parola che si tenta di mettere da parte, sempre, perché è fastidiosa e tuttavia è una parola che riflette i valori umani e cristiani che oggi ci vengono richiesti per andare contro la cultura dello scarto, secondo cui tutto è scartabile. Una cultura che sempre lascia fuori la gente: lascia fuori i bambini, lascia fuori i giovani, lascia fuori gli anziani, lascia fuori tutti coloro che non servono, che non producono e questo non è possibile. Al contrario, la solidarietà include tutti. Dovete continuare a lavorare per questa cultura della solidarietà e per il Vangelo.

    D. – Santo Padre, quanto è importante la famiglia, oggi, nell’evangelizzazione del "nuovo mondo"?

    R. - Non solo direi è importante per l’evangelizzazione del nuovo mondo. La famiglia è importante, è necessaria per la sopravvivenza dell’umanità. Se non c’è la famiglia, è a rischio la sopravvivenza culturale dell’umanità. La base è, ci piaccia o no, la famiglia.

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    Gmg. P. Lombardi: insegnamenti del Papa ispirati dal documento di Aparecida

    ◊   Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha tenuto ieri il consueto briefing con i giornalisti nel sesto giorno del viaggio di Papa Francesco a Rio. Tra i temi, la Via Crucis a Copacabana e gli incontri che l’hanno preceduta, quelli del Pontefice con i vescovi della Gmg e con gli esponenti della società civile brasiliana. Le considerazioni di padre Lombardi nell’intervista di Roberto Piermarini:

    D. – Padre Lombardi, questa mattina (ieri - ndr) Papa Francesco, prima di immergersi negli ultimi atti della Gmg – la Veglia e la Messa – ha voluto parlare alla Chiesa brasiliana e alla Chiesa latinoamericana, con argomenti molto importanti …

    R. – Sì, trovandosi in Brasile, il Papa ha voluto cogliere l’occasione per non solo incontrare e salutare, ma per rivolgere un discorso molto impegnativo e ampio all’episcopato brasiliano. Ha parlato per 45 minuti di seguito, in spagnolo – perché si trova più a suo agio nella sua lingua – dando indicazioni molto profonde sugli orientamenti pastorali e spirituali della Chiesa nella situazione di oggi. Sono indicazioni in continuità e in sviluppo del famoso Documento di Aparecida, cioè dei risultati della Conferenza dei vescovi di tutto il Continente latinoamericano, avvenuta ad Aparecida nel 2007, con la presenza – all’inizio – di Benedetto XVI. Riunione la cui conclusione fu elaborata in un famoso documento proprio sotto la direzione dell’allora cardinale Bergoglio, quindi è la persona che meglio di tutti al mondo conosce questo documento e il suo spirito, e può continuare a riflettere su di esso, ad adattarlo alle diverse situazione e a portarne avanti le linee orientative. Questa mattina (ieri - ndr), lui ha dunque fatto questo servizio di incoraggiamento e di orientamento per i vescovi del Brasile. Domani (oggi - ndr), il Papa avrà un’occasione analoga con il Consiglio dell’episcopato latinoamericano che si incontrerà qui a Rio e incomincerà le sue riunioni proprio domani, salutando il Papa e ricevendo da lui un messaggio importante. Ecco: il Papa latinoamericano viene nel suo continente per la prima volta, non perde l’occasione per dare a tutta la Chiesa – non solo nello specifico contesto della Giornata mondiale della gioventù, ma con una prospettiva molto ampia, parlando all’episcopato – il suo orientamento, il suo impulso anche con un’espressione caratteristica della sua spiritualità, del suo pensiero e della sua visione pastorale.

    D. – Un incontro importante è stato anche quello con gli imprenditori: ma non lo abbiamo visto, sentito parlare agli imprenditori, quanto alla società civile …

    R. – Sì: di per sé l’incontro era originariamente previsto non tanto con gli imprenditori ma con le classi dirigenti del Paese, quindi politici, imprenditori, uomini della cultura, rappresentanti delle diverse religioni, leader e così via. In realtà, invece, poi è stato modificato il tono, il clima di questo incontro e più che con quelli che noi in modo classico chiamiamo i "dirigenti" della società, è stato con la società nel suo insieme, con le sue diverse componenti, con i suoi diversi rappresentanti. Tant’è vero che è stato chiamato a parlare, a nome della società civile, un giovane di 28 anni che però è già professore universitario ed è passato attraverso una lunga esperienza dall’estrema povertà, attraverso la droga, fino alla possibilità di studiare, di rifarsi una vita molto impegnata nella Chiesa e nella società, insegnando – alla fine – anche economia all’Università. Il suo è stato un discorso molto commosso e commovente, che ha espresso questa capacità di crescere anche da situazioni difficili. Quindi, un discorso pieno di speranza su cui il discorso del Papa si è inserito molto bene perché è appunto un discorso che dà degli orientamenti di responsabilità per costruire una società migliore attraverso quella che il Papa chiama “la cultura dell’incontro”, il dialogo tra tutte le componenti della società, e anche con una responsabilità politica impostata veramente per il bene comune. Quindi, il Papa ha parlato ancora della politica come forma alta della carità, come responsabilità per il bene di tutti. Insomma, un discorso estremamente costruttivo e aperto a includere tutti nella costruzione insieme della società migliore di cui c’è bisogno e di cui molte manifestazioni, proteste o altre richieste manifestano il bisogno e l’attesa.

    D. – Un’ultima domanda: come ha commentato, ieri, Papa Francesco la Via Crucis? Che cosa ha detto alla fine della Via Crucis?

    R. – Il Papa ha seguito la Via Crucis con grandissima attenzione: lo vedevo sempre con gli occhi fissi sul monitor per seguire quello che succedeva nella celebrazione delle diverse stazioni. Alla fine, ha fatto un commento positivo: infatti, non era forse sempre facile capire lo svolgimento, i testi. Però, lui ha molto apprezzato lo sforzo – a mio avviso eccezionale – di attualizzazione del messaggio della Via Crucis per i giovani e la società di oggi. E questo c’era sia nel testi brevi, ma molto forti, che partivano da situazioni esistenziali precise – da persone in difficoltà: il malato, la persona esclusa, le donne, i volontari, eccetera, quindi situazioni molto concrete – inserite però nel contesto evangelico come unione alla sofferenza di Cristo per portare la salvezza al mondo, per manifestare l’amore di Dio a tutto il mondo. E anche le scenografie delle diverse stazioni manifestavano uno sforzo originale per dire l’attualità di questo messaggio: tanti figuranti erano vestiti anche con abiti nostri, normali, mentre ce n’erano altri che erano più dell’epoca… Comunque, tutto l’insieme faceva riflettere molto sul significato, oggi, dei vari episodi della Via Crucis.

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    Tweet del Papa: identifichiamoci con Gesù per avere gli stessi sentimenti e pensieri

    ◊   Nuovo tweet lanciato oggi da Papa Francesco dal suo account @Pontifex. Questo il testo: “Lasciamo che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù, per avere i suoi sentimenti e i suoi pensieri”.

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    Gmg, Messa finale. Papa accoglierà bimba anencefala, segno di offerta della vita a Dio

    ◊   Dai molti incontri avuti in questi giorni da Papa Francesco a Rio, emerge una storia potente di coraggio e di fede. Uscendo ieri dalla cattedrale, dove aveva parlato ai vescovi della Gmg, il Papa si è intrattenuto con una coppia che gli ha presentato la piccola figlia. Nata anencefala, cioè priva del cervello, la bimba è ancora in vita, nonostante questo tipo di menomazione porti rapidamente alla morte. Pur potendo scegliere di abortire – in casi simili le leggi statali consentono questa opzione – i genitori della bimba hanno deciso di portare avanti la gravidanza. La loro scelta ha profondamente colpito Papa Francesco, che ha deciso di accogliere la piccola durante l’offertorio della Messa conclusiva della Gmg – in programma oggi a Copacabana alle 10 ora di Rio – come segno di accoglienza e di offerta a Dio della vita.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto, non si fermano gli scontri. Appelli dal mondo a fermare le violenze

    ◊   È salito a 72 il bilancio delle vittime della giornata di sangue di ieri in Egitto, mentre gli scontri sono continuati nella notte. Un appello a fermare le violenze viene dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti, mentre nel Sinai, nelle ultime 48 ore, sono stati uccisi 20 “terroristi armati” e 10 sono stati imprigionati. Il servizio di Roberta Barbi:

    Sono proseguite tutta la notte - e si sono estese dal Cairo ad Alessandria, fino alla cittadina di Port Said, nel canale di Suez, e nella regione del Delta del Nilo di Gharbiya, dove un giovane è rimasto ucciso - le manifestazioni di protesta in Egitto che ieri, nuovamente, sono sfociate nel sangue causando decine di morti e centinaia di feriti. La situazione sembra sia degenerata quando la Fratellanza ha cercato di uscire dal proprio sit-in davanti alla moschea di Rabaa al Adaweya, al Cairo, verso le arterie principali della città, dove ha incontrato l’esercito schierato. Ed è proprio ai militari che arriva il monito del segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, il quale, oltre a condannare il protrarsi delle violenze, chiede la liberazione di Morsi e dei leader dei Fratelli musulmani detenuti. Anche il segretario di Stato americano Kerry ha espresso le preoccupazioni degli Usa per il continuo “massacro” e ha invitato le autorità a rispettare il diritto del popolo alla manifestazione pacifica. In risposta, arrivano le dichiarazioni del ministro dell’Interno egiziano, Ibrahim: “Esercito e polizia hanno il mandato del popolo per combattere chi destabilizza la patria con atti terroristic. Risponderemo con fermezza a ogni attentato contro la sicurezza”.

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    Emergenza caldo. Sant'Egidio per gli anziani: la solidarietà non va in vacanza

    ◊   L’estate ha raggiunto in questi giorni il picco più alto di temperature in tutta la penisola. Mentre gran parte della popolazione è in ferie o in procinto di partire sono molti i cittadini che rimangono in città. Fra loro, una fascia ad altissimo rischio: gli anziani. A tutela delle persone più fragili, che più di tutti rischiano per le conseguenze di questa intensa ondata di calore, la Comunità di Sant’Egidio ha messo in campo per il periodo estivo diverse iniziative. Federica Baioni ne ha parlato con il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo:

    La solidarietà non va in ferie anzi si moltiplica è lo slogan che quest’anno, per tutto il periodo estivo, la Comunità di Sant’Egidio ha voluto lanciare. Numerose le iniziative per fronteggiare il caldo, oltre ai momenti di festa e gli incontri culturali a cadenza settimanale, promossi in molti rioni di Roma rivolti soprattutto alla popolazione più vulnerabile e sola: gli anziani. Quaranta gruppi di volontari provenienti da tutta Italia hanno deciso di dedicare le vacanze estive in aiuto dei più deboli. Di questo e altro ce ne parla Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

    R. - Noi siamo fronteggiando quest’ondata di calore soprattutto proteggendo una delle categorie più fragili della nostra società che è rappresentata dagli anziani. Quindi, in tutte le città dove la Comunità è presente e particolarmente a Roma, ci sono programmi di monitoraggio, di visita agli anziani, di sostegno creando anche quelle reti normali - diciamo - che sono le reti condominiali, le reti di quartiere, di vicinato. Tante volte basta chiedere agli anziani di bere per non essere disidratati, basta una vista per capire se ci sono problemi di salute, per salvare una vita ad un anziano. Ci ricordiamo dell’estate di 10 anni fa, quando tanti morirono proprio per l’ondata di calore… Da allora, Sant’Egidio ha messo in piedi un programma molto interessante di monitoraggio degli anziani ultrasettantacinquenni in tre rioni di Roma - Trastevere, Testaccio e Esquilino - in cui tutti gli anziani, ogni giorno, sono monitorati - anche soltanto con una telefonata - per evitare il loro ricovero in ospedale e per sostenerli nelle loro necessità. Noi ci sentiamo molto interpellati da ciò che il Papa sta vivendo in questi giorni alla Gmg, perché veramente - come lui dice - la solidarietà è una parola che è stata messa troppo da parte. Comunità, come la nostra, mostrano invece che la solidarietà, proprio durante l’estate cresce: abbiamo tantissimi volontari, persone di buona volontà che hanno chiesto di aiutarci in questo frangente. Vorrei segnalare particolarmente il Nordest: tanti giovani dal Nordest sono arrivati, proprio da una regione tante volte politicamente spostata in un certo modo. In realtà questo non è vero, perché ci sono tanti giovani che vengono per sostenerci. E poi ci sono iniziative anche all’estero di sostegno ai Paesi africani.

    D. - Si parte da Roma, si arriva in Italia e addirittura - come ha detto lei - all’estero. Ma un vademecum per fronteggiare il caldo in tre semplici punti…

    R. - Agli anziani vorrei dire: “Bevete molto! Ricordatevi di bere in qualsiasi ora del giorno; di non uscire nelle ore più calde, naturalmente quelle da mezzogiorno fino alle 17.00 del pomeriggio; e soprattutto rivolgetevi ai vicini e non rimanete soli con le vostre sofferenze: bussare ad una porta, tante volte può salvare una vita!”.

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    A 99 anni si è spento il cardinale Tonini: "La vita? La più grande invenzione di Dio"

    ◊   E’ scomparso nella notte il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia. Era il più anziano porporato vivente e aveva compiuto 99 anni lo scorso 20 luglio. Nato nel 1914 a Centovera di Sangiorgio Piacentino da una famiglia contadina, entrò in seminario a 11 anni, fu ordinato sacerdote a 22 e vescovo a 54. Fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1994, quando aveva già compiuto 80 anni. Da sempre attivo nel mondo della comunicazione e della pastorale giovanile, fu una della figure più conosciute e popolari della Chiesa in Italia. In occasione dei suoi 95 anni venne intervistato dalla nostra emittente e, al microfono di Sergio Centofanti, fece un bilancio della sua vita a partire dalla sua vocazione:

    R. – Sì, sono molto contento. Sono molto contento, sì. Perché quegli 11 anni erano anni ancora di ingenuità, ma anche di slancio, eh? Mi diceva sempre mia madre: “Preparati, ragazzo, perché il Signore ha del bene da farti fare!”. Io ho vissuto la mia infanzia, fino ai 9-10-11 anni, proprio in attesa di ciò che il Signore mi facesse capire che desiderava da me. Di qui, avevo una gran voglia di studiare, di essere pronto con gli studi e poi addirittura di incominciare a conoscere qualche lingua, perché capivo che c’erano dei disegni Dio in vista del mio futuro. Ma io devo ringraziare il Signore, perché mi ha fatto vivere un po’ nel futuro quando ero ragazzetto e mi è servito parecchio, perché quando questi grandi desideri di bene afferrano un ragazzo all’inizio della sua vita, ebbene, allora tutti i sentimenti si muovono in quella direzione. E questa è una cosa molto bella. Secondo me, la fortuna di un ragazzo sono i desideri che gli nascono dentro, quello che noi chiamiamo la vocazione. Cioè, nei ragazzi non sono i comandi che contano: sono i desideri che si riesce ad accendere in loro. Il bene non deve essere comandato, ma deve diventare un’attrazione, il bene!

    D. – Se lei dovesse andare all’origine della sua vocazione, che cosa ci potrebbe dire?

    R. – Fin da piccolo, ho goduto dell’armonia della famiglia. Io non ho mai sentito mio padre alzare la voce su mia madre. Diceva mio padre: “Ascoltate vostra madre”. Questa armonia, questa intesa, questo clima di benevolenza, di pace, di aiuto fraterno hanno lasciato un’impronta forte.

    D. – Chi è per lei Gesù?

    R. – E’ veramente il “Salvatore”. Per me, Gesù è il mio gusto, il mio sapore, i miei desideri, insomma … E' una vera e propria attrazione dell’anima.

    D. – Come vede i giovani di oggi?

    R. – C’è un po’ più di consapevolezza… Quando noi pensiamo, ad esempio, al fatto che i nostri ragazzi conoscono il francese, l’inglese, il tedesco, o questa capacità che hanno i nostri ragazzi di entrare in colloquio con il resto del mondo: sa che è un grande dono? E’ difficile, domani, che scoppino le guerre quando i cittadini delle singole nazioni sono in contatto direttamente, conoscendosi, ciascuno conoscendo l’altro e imparando quanto ci sia di simile, quanto ci sia di bene nell’altro, quanto possa dare e ricevere…

    D. – Essere cristiani oggi: come testimoniare la fede nel mondo contemporaneo?

    R. – Non c’è bisogno di un grande sforzo, basta essere quello che si è. Credo che la cosa più efficace sia quella di voler bene, non è quella della superiorità, non è quella del comando, non è quella del lusso. Ma il modo migliore è quello della fraternità: quando l’uomo che tu incontri, incontrando te capisce che incontra un suo fratello, che tu ci sei per apprezzarlo e sei a sua disposizione, sei lì per incoraggiarlo: quando c’è questo allora l’uomo è già salvo in anticipo …

    D. – Qual è la parola del Vangelo che più le rimane nel cuore?

    R. – La bella notizia, cioè che Dio ha del bene da farti fare, perché tu sei necessario ai disegni di Dio.

    D. – Eminenza, cosa ci può dire dall’alto dei suoi 95 anni?

    R. – Bisogna che ci rendiamo conto che la vita è un dono enorme, un regalo… Un regalo! La vita umana è la cosa più grande che Dio ha inventato.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. L’opposizione apre a “Ginevra 2”. Uccisi 19 bambini ad Aleppo

    ◊   Il principale gruppo dell’opposizione siriana, la Coalizione nazionale, apre alla possibilità che si tenga una nuova Conferenza di pace, la cosiddetta “Ginevra 2”, dopo la quale si potrebbe pensare alla formazione di un governo di transizione che potrebbe portare finalmente alla fine della guerra civile. “Non negoziabile” però, per l’opposizione, resta l’uscita dal potere del presidente Assad. Intanto, nel Paese si continua a morire: ieri sera l’Osservatorio siriano dei diritti umani ha riferito di una nuova strage di bambini ad Aleppo, ben 19 sulle 29 vittime totali causate dal lancio di un missile sulla città. (R.B.)

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    I bambini siriani fuggiti dalla guerra saranno la maggioranza nelle scuole del Libano

    ◊   A settembre si prevede che nelle scuole pubbliche del Libano ci saranno più alunni siriani rifugiati che libanesi. Per le autorità delle Nazioni Unite, che si dedicano ai bambini nei conflitti armati, le scuole libanesi non sono preparate ad accogliere un numero così grande di studenti. Ad aggravare la situazione, riferisce la Fides, è l’arruolamento dei minori tra le forze armate, che sono quindi costretti a combattere e rischiano di essere uccisi e torturati, oltre a essere tenuti prigionieri nelle carceri. In generale, circa la metà dei 6,8 milioni di siriani bisognosi di urgente assistenza umanitaria, sia all’interno della Siria che ai confini, sono bambini minorenni in età scolastica. Secondo i dati delle Nazioni Unite, il Paese dove c’è la più alta concentrazione di rifugiati siriani è il Libano, con circa 545 mila persone. Seguono Giordania (400 mila), Turchia (350 mila) e Egitto (100 mila). Dall’inizio del conflitto, nel marzo del 2011, secondo le Nazioni Unite sono morte in Siria almeno 93 mila persone. (M.R.)

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    Israele discute la liberazione di 104 palestinesi, ripresa dei negoziati più vicina

    ◊   Israele ha approvato oggi la proposta del premier, Benyamin Netanyahu, di sottoporre a referendum qualunque accordo di pace sarà stipulato in futuro; ora toccherà al Parlamento elaborare la legge relativa. La decisione è stata presa in vista dell'imminente ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi - martedì a Washington - e in quest’ottica s’inquadra anche la proposta del premier che nella giornata di oggi convocherà il governo per esprimersi sulla liberazione di 104 detenuti palestinesi in prigione da oltre 20 anni, da prima cioè degli Accordi di Oslo del 1993. La proposta, oltre a incontrare il parere negativo dei nazionalisti e dei parenti delle vittime (alcuni dei reclusi si sono macchiati di omicidio di donne e bambini israeliani), ha spaccato al suo interno il Likud. I nomi dei detenuti in questione non sono ancora stati resi noti. (R.B.)

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    Iraq. Attentato in area curda, 8 morti

    ◊   È di otto poliziotti morti e nove feriti, il bilancio di un attentato avvenuto oggi a Tuz Khurmatu, nel nord dell’Iraq, non lontano dal Kurdistan iracheno. Un kamikaze a bordo di un’auto imbottita di esplosivo si è fatto esplodere al passaggio di tre macchine della polizia curda, che si trovava nell’area perché lì vive una nutrita comunità appartenente a questa etnia. Secondo il sindaco della città, erano mesi che non si verificava un attacco contro un obiettivo curdo, ma in tutto l’Iraq si nota una recrudescenza della violenza settaria che secondo una stima della France Press ha causato almeno 700 vittime nel solo mese di luglio. (R.B.)

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    Cina. Dopo il terremoto, anche inondazioni nel Gansu: 21 morti

    ◊   È di almeno 21 morti e quattro dispersi il bilancio delle inondazioni che da giorni affliggono la provincia cinese del Gansu, già colpita una settimana fa da un duplice terremoto in cui hanno perso la vita un centinaio di persone e altre mille sono rimaste ferite. L’insistenza delle piogge ha causato smottamenti e frane che avevano causato disagi già ai soccorritori giunti sul posto dopo il sisma. Ora le comunicazioni sono completamente interrotte: molti villaggi sono rimasti isolati, senza corrente né acqua potabile; finora sono 30 mila persone evacuate dall’area coinvolta. (R.B.)

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    Mozambico: consegnate a Maputo 15 mila stufe ecologiche per ridurre le intossicazioni

    ◊   La Fondazione Avsi, che opera in Mozambico a fianco del municipio di Maputo, sta promuovendo azioni per l’efficienza energetica, la salvaguardia delle risorse naturali e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione povera che abita negli insediamenti di Chamanculo e Xipamanine. Riferisce l’agenzia Sir che sono state consegnate dal sindaco di Maputo, David Simango, 15 mila stufe da cucina a basso impatto ambientale, che riducono le emissioni di gas serra. Queste stufe permettono di diminuire fino all’80% le immissioni di CO2-eq, di risparmiare circa 15 dollari al mese (circa 190 dollari all’anno) e soprattutto di ridurre le morti per intossicazione ed incendi. Obiettivo del progetto è quindi quello di contribuire alla riduzione della povertà nella popolazione delle aree urbane e periferiche di Maputo, promuovendo l’uso di metodi di utilizzo e accesso dell’energia più efficiente. (M.R.)

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    Immigrazione: 31 morti dopo il ribaltamento di un gommone a largo delle coste libiche

    ◊   Sarebbero 31 le persone morte dopo il ribaltamento di un gommone, giovedì notte, al largo delle coste libiche. Lo raccontano oggi i superstiti, che in 22 hanno raggiunto l’isola di Lampedusa dopo le operazioni di soccorso coordinate dalle autorità italiane e libiche. I sopravvissuti, sotto choc e spossati dal lungo viaggio, provengono da Nigeria, Benin e Senegal e sono stati accolti a bordo venerdì sera da due navi mercantili panamensi. Una delle due navi, la “Gaz Energy”, questa mattina ha raccolto altri 92 migranti in difficoltà nel Canale di Sicilia, in acque di competenza maltese. Gran parte di loro sarà trasferita dal Centro di accoglienza di Lampedusa al porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa. (M. R.)

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    Messico. La Commissione nazionale dei Diritti umani chiede più tutele per i migranti

    ◊   La Commissione nazionale dei Diritti umani in Messico, che svolge la particolare funzione di tutela nei confronti dei migranti attraverso la gestione delle loro principali problematiche, lancia un appello affinché il passaggio senza documenti di bambini, ma anche di uomini e donne attraverso il Paese, non li privi dei fondamentali diritti sanciti dalle leggi internazionali. La denuncia della Commissione riguarda i numerosi pericoli che si trovano ad affrontare coloro i quali attraversano il Messico diretti a nord, spesso viaggiando in condizioni disumane senza acqua potabile né cibo. Il programma di assistenza messo a punto dalla Commissione – riferisce Fides – attraverso collegamenti con varie istituzioni, offre assistenza medica e alimentare: nel primo semestre di quest’anno si calcola che ne abbiano usufruito oltre 23 mila persone, mentre almeno 317 hanno avuto ospitalità, e oltre quattromila hanno ricevuto assistenza nelle stazioni o nelle piazze pubbliche. (R.B.)

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    Filippine. Apre centro d’eccellenza per il recupero dei bambini di strada

    ◊   La Fondazione Tuloy, attiva nelle Filippine da quasi 20 anni grazie all’operato di Gesuiti e Salesiani, si arricchisce si una nuova struttura: il "Tuloy Namumkura Dorm", un dormitorio per ragazzi di strada e orfani dove i minori ricevono riparo, ma anche istruzione che li orienta al futuro. Come ricorda l’agenzia Fides, la Fondazione ha come ragione d’esistenza essere un centro di eccellenza per il reinserimento dei bambini di strada nella società, molti dei quali sono fuggiti dalle famiglie per evitare abusi sessuali, ma in strada, dove si riducono a chiedere l’elemosina, spesso cadono vittime della criminalità e della droga. (R.B.)

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    Taiwan. Sacerdote-chef vende "noodles" per finanziare opere di solidarietà

    ◊   È un’opera caritatevole davvero originale, quella messa in piedi da padre Lee, parroco della chiesa “Maria causa della nostra letizia” di Tainan, a Taiwan, che accanto alla parrocchia ha aperto un piccolo ristorante di noodles – gli spaghetti tipici orientali – dove cucina lui stesso. L’idea, ha raccontato ad AsiaNews, gli è venuta perché quando scoprì di essere stato adottato venne a sapere che i suoi genitori biologici vivevano a Taiwan vendendo noodles. In cucina lavora lui stesso, che ha imparato da suo fratello, e nel ristorante sono impiegati immigrati che non riuscivano a trovare lavoro e che in questo modo possono portare a casa un salario per la propria sussistenza: tutto quello che “avanza” viene investito in attività di beneficenza. Recentemente l’attività commerciale si è arricchita della vendita on line, come hanno suggerito al sacerdote alcuni giovani parrocchiani: “Dobbiamo stare al passo con i tempi – ha detto lui – e provare tutte le forme per poter mettere in contatto chi può aiutare con chi ha bisogno di questo aiuto”. Il ristorante è diventato talmente famoso nel Paese che diverse fondazioni taiwanesi si sono unite alla sua missione. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 209

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.