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Sommario del 24/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Oggi il Papa al Santuario di Aparecida. Ieri la Messa d'apertura della Gmg di Rio
  • Padre Lombardi: il Papa in preghiera in vista dei prossimi appuntamenti della Gmg
  • Gmg, le voci dei giovani: la sabbia di Copacabana e la roccia della fede
  • Il card. Scherer: il costo della Gmg non è spreco ma investimento sul valore dei giovani
  • Il Papa in visita all'Ospedale S. Francesco. Intervista con suor Elci, l’angelo delle favelas
  • Tweet del Papa per l'inizio della Gmg: Cristo ha fiducia in voi, andate e fate discepoli
  • Nomina episcopale in Scozia
  • Appello della Santa Sede per la Siria: solo la pace ci rende tutti vincitori
  • Ultimo appuntamento con “Il Bello da sentire” organizzato dai Musei Vaticani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora violenze di piazza in Egitto
  • Bulgaria: manifestanti "assediano" parlamento a Sofia contro la corruzione nel Paese
  • Madagascar: cresce la tensione per il rinvio delle elezioni
  • Droga: cala il consumo ma aumenta l'uso di cannabis fra i ragazzi
  • Crisi. Immigrati e famiglie cercano aiuto agli "Help center" di Grandi Stazioni
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pakistan. I diritti delle minoranze sono la sfida per il nuovo governo
  • La Chiesa del Venezuela sostiene il piano di disarmo nazionale
  • Messico. L’arcivescovo di Tijuana: “Giustizia per padre Nachito”
  • Il Sud Sudan tra crisi di governo e l’emergenza nei campi profughi
  • Proseguono le violenze in Iraq, morti e feriti nei pressi di quattro moschee
  • La Chiesa del Rwanda a "scuola" per gestire meglio le proprie risorse
  • La Chiesa cattolica cinese in aiuto dei terremotati del Gansu
  • Cina. I campeggi estivi occasioni di approfondimento della fede per i più giovani
  • Sant’Egidio: impegnati per la liberazione del militare sequestrato dalle Farc
  • Barcine di migranti indonesiani diretto in Australia naufraga al largo: 3 morti
  • A Mosca migliaia di fedeli in fila per venerare la Croce di Sant’Andrea
  • Il Papa e la Santa Sede



    Oggi il Papa al Santuario di Aparecida. Ieri la Messa d'apertura della Gmg di Rio

    ◊   Dopo la giornata di riposo di ieri, per Papa Francesco iniziano gli impegni per questa 28.ma Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. Il Pontefice si recha stamani al Santuario mariano di Aparecida, uno dei centri più importanti al mondo della devozione alla Vergine, dove presiederà la Santa Messa. Al rientro a Rio, la visita al nosocomio dedicato a San Francesco d’Assisi. Intanto, la pioggia che si è abbattuta per tutta la giornata su Rio de Janeiro, non ha impedito ieri sera ad oltre 500mila giovani di stringersi attorno a mons. Tempesta, arcivescovo della città, per la Messa di apertura della Gmg, nello splendido scenario della spiaggia di Copacabana. Scesa la notte, il gigantesco palco bianco sovrastato da una grande croce celeste, si è illuminato con tutti i colori della bandiera brasiliana. E proprio lo spirito carioca ha caratterizzato tutta la liturgia. Da Rio, il servizio del nostro inviato Roberto Piermarini:

    I canti, lo sventolio delle bandiere di tutti i Paesi del mondo e la festa che ha preceduto la solenne celebrazione, hanno lasciato il posto al raccoglimento con l’arrivo della Croce e l’immagine della Vergine della Gmg, portate processionalmente dai giovani dei cinque continenti. Prima della Messa si è pregato per i giovani disoccupati, per le vittime dell’incendio in una discoteca brasiliana, per il massacro dei bambini di strada della Candelaria e per la giovane francese morta in un incidente in Guyana mentre si stava recando a Rio per la Gmg. All’omelia mons. Tempesta, riprendendo il tema della Giornata, ha invitato i giovani ad essere missionari:

    Nesta semana, o Rio se torna o centro da Igreja, viva e jovem. ...
    “Rio questa settimana diventa il centro della Chiesa, viva e giovane”, ha affermato l’arcivescovo di Rio. “Siete venuti da diversi parti del mondo per poter condividere insieme la fede e la gioia di essere discepoli e missionari in tutte le nazioni. Ovunque l’entusiasmo giovanile ci dimostra il volto giovane dei cristiani, che vuole unire la testimonianza di una vita autentica e cristiana alla dimensione sociale del Vangelo”. “Siamo chiamati – ha esortato mons. Tempesta - ad essere protagonisti di un mondo nuovo. Sono sicuro che farete ciò nelle vostre città e Paesi. Il mondo ha bisogno di giovani come voi”.

    No entanto, providencialmente, esta Jornada estava destinada a ser uma ...
    L’assemblea dei giovani è esplosa in un lungo applauso quando il presule ha ricordato che la Provvidenza ha voluto che questa Gmg fosse destinata, per la seconda volta, a svolgersi in America Latina dopo 26 anni e che fosse anche luogo di accoglienza del primo viaggio apostolico del primo Papa latinoamericano della storia, Papa Francesco che domani sera, sullo stesso scenario della spiaggia di Copacabana, sarà accolto da tutti loro. Ricordando la splendida accoglienza che i brasiliani hanno riservato ai giovani giunti da ogni parte del mondo, mons. Tempesta ha sottolineato che “esiste una rivoluzione dell’amore in questo momento: per noi, l’altro è Cristo!

    O outro é nosso irmão! Que isso ressoe pelo mundo! …
    L’altro è nostro fratello! Che ciò possa risuonare in tutto il mondo!”. L’arcivescovo di Rio ha affidato quindi tutti i giovani alla Vergine Maria “per ricevere – ha detto – il Cristo da lei presentato, e possiate camminare per il mondo come discepoli missionari di una nuova evangelizzazione, protagonisti di un mondo nuovo, come sentinelle del domani per risvegliare la speranza di una nuova alba: Cristo è Risorto e cammina davanti a noi!”.

    Ieri sera Papa Francesco ha seguito in televisione dalla sua residenza di Sumaré la Messa di apertura della Gmg ed è rimasto impressionato dalla partecipazione dei giovani. Una partecipazione che avrebbe potuto essere più nutrita se non ci fosse stato un black-out alla metropolitana di Rio che ha impedito a molti di arrivare a Copacabana.

    Nei prossimi tre giorni circa 250 vescovi, provenienti dai cinque continenti, terranno delle catechesi sul tema della missionarietà in diversi luoghi di Rio: dalle zone metropolitane alle favelas, in chiese, palestre, campi sportivi e centri sociali. Il Papa ieri mattina ha celebrato una Messa nella cappella della sua residenza a Sumaré e non c’è stato nessun fuori programma. A causa del maltempo, anche il cardinale Bertone ha dovuto rinunciare alla cerimonia di presentazione della medaglia commemorativa del viaggio del Papa alla Gmg al Corcovado. “La medaglia presenta l’immagine di Papa Francesco, allegro e sorridente, - ha detto il cardinale Bertone - che mostra la sua vicinanza al popolo, e la semplicità dei suoi gesti che hanno conquistato il mondo intero”.

    Aggiornato il 24 luglio 2013

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    Padre Lombardi: il Papa in preghiera in vista dei prossimi appuntamenti della Gmg

    ◊   Una Messa, quella di ieri sera a Copacabana, che ha visto la partecipazione di almeno mezzo milione di giovani, e che ha dato il via a queste giornate mondiali della gioventù di Rio. Al microfono di Roberto Piermarini, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

    D. – Padre Lombardi, come il Papa ha seguito l’apertura della Giornata mondiale della gioventù?

    R. – Naturalmente, questo è anche per il Papa un evento molto importante, anche se lui non era presente: tradizionalmente, il Papa non è presente a questo evento ma sa che è proprio il punto di avvio di queste giornate e quindi già si sente un po’ il polso di come saranno queste giornate. Se abbiamo avuto già più di mezzo milione di giovani questa sera, con il freddo, il vento e un po’ di pioggia, questo vuol dire che le cose stanno andando molto bene. L’entusiasmo si è sentito, si è visto che c’era un grande desiderio, una grande attesa da parte dei giovani e quindi il Papa, che ha seguito per televisione questo evento, sa che quando arriverà lui chissà che cosa succederà …

    D. – Ci sono novità nello svolgimento del programma del Papa?

    R. – No. L’unico cambio, adesso, dato il tempo non favorevole: viaggerà in aereo per Aparecida invece che in elicottero, per lo meno per la maggior parte del tragitto. Per il resto, il programma viene conservato. E’ stato aggiunto nel programma, nel giorno di giovedì, un incontro con i giovani argentini – almeno una loro rappresentanza – che saranno nella cattedrale di Rio de Janeiro: il Papa passerà a salutarli.

    D. – Ci sono altre novità per quanto riguarda la giornata di ieri?

    R. – No, non mi pare che ci siano altre cose significative da dire. E’ una giornata che il Papa ha passato in maniera tranquilla, come era previsto; sappiamo che il Papa non perde tempo, quindi ha dedicato il suo tempo alla preghiera e alla preparazione dei giorni prossimi e a dei colloqui con suoi collaboratori con cui desiderava approfondire qualche tema.

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    Gmg, le voci dei giovani: la sabbia di Copacabana e la roccia della fede

    ◊   Migliaia di giovani pellegrini hanno dunque invaso la spiaggia e il lungomare di Copacabana per partecipare alla Messa di apertura della Giornata mondiale della gioventù. Fra loro, a raccoglierne le voci, c'era Marina Tomarro:

    Il grande palco bianco illuminato a giorno sulla spiaggia di Copacabana, le note dell’Emanuel che salgono, mentre viene accolta la Croce delle Giornate mondiali della gioventù e l’icona della Vergine Maria da una folla immensa e festante di ragazzi arrivati da tutto il mondo, nonostante le difficoltà, pur di vivere quei momenti: sono immagini che il Brasile non dimenticherà facilmente. E tante sono le emozioni di questi giovani pellegrini. Ascoltiamo alcuni di loro:

    R. – Io non avevo mai partecipato a una Gmg e devo dire che la folla di giovani e giovanissimi che si vede qui dà veramente un’emozione fortissima. Poi, vedere qua così tanti giovani radunati per motivi di fede è davvero qualcosa di incredibile.

    R. – Sono stata contenta di essere arrivata fin qui, finalmente, dopo tanti sforzi. Conoscere questi gruppi provenienti da varie nazioni elimina tutte le differenze, tutti i confini e tutte le disuguaglianze. Anzi, a volte ti trovi a parlare con gente di altri Paesi con una facilità estrema, e questo è bellissimo!

    D. – Come ti aspetti di vivere queste giornate?

    R. – Per questo ci affidiamo al Signore, perché ogni volta è una sorpresa ed è bello viverla così e penso che per moltissimi giovani che sono qui sia proprio questo il bello dell’esperienza.

    D. – Avete già conosciuto altri gruppi? Avete fatto amicizia?

    R. – Sì, sì: ne abbiamo conosciuti molti, anche di altre nazionalità… E poi, è stato bellissimo come ci hanno accolto i brasiliani: sono stati veramente super ospitali, ecco!

    D. – Voi siete ospitati in casa?

    R. – Sì, siamo ospitati in casa e ci hanno trattato come fossimo loro figli, veramente!

    R. – E’ indescrivibile quello che si sente: bisogna per forza viverlo, per capirlo, perché determinate cosa non si possono dire in parole. Veramente, ti riempie il cuore di fede, con una nuova voglia di vivere.

    D. – State fraternizzando con altri gruppi? Avete fatto amicizia con gli altri ragazzi degli altri Paesi?

    R. – Sì, soprattutto del Sudamerica, visto che ce ne sono tanti, e di tutto il mondo, visto che qua c’è tutto il mondo!

    R. – Sono padre Luigi Brizzio, dell’arcidiocesi di Santa Fé de la Vera Cruz, in Argentina. Siamo venuti con 34 giovani e oggi siamo molto contenti perché siamo potuti arrivare a Rio dopo una lunga preparazione dottrinale, spirituale. Pensiamo che questa Giornata sarà molto importante per noi come per tanti giovani, per approfondire la fede, e poi perché è presente il nostro Papa Francesco, che è argentino!

    D. – Cosa vuol dire per questi ragazzi incontrare per la prima volta Papa Francesco?

    R. – E’ una grande opportunità di vederlo da vicino: pur essendo argentino, adesso è il Papa di tutto il mondo e quindi il rappresentante di Cristo in Terra, e lui ci confermerà nella fede.

    R. – Viva Francisco!!!

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    Il card. Scherer: il costo della Gmg non è spreco ma investimento sul valore dei giovani

    ◊   I costi della Giornata mondiale della gioventù sono in realtà degli investimenti sul futuro di un Paese, perché dedicati ai giovani. L’arcivescovo di San Paolo, il cardinale Odilo Pedro Scherer, si sofferma con pacatezza sulle voci di critica che nei giorni scorsi hanno stigmatizzato i costi dell’organizzazione della Gmg. Oltre a rimarcare viceversa i grandi benefici, in termini di indotto, che la Gmg sta producendo, il porporato ribadisce inoltre che da un raduno mondiale dei giovani esce rafforzata la fede e la Chiesa, ma anche la società. L’intervista è del nostro inviato a Rio, Roberto Piermarini:

    R. – Il messaggio della Giornata senz’altro andrà anella direzione di un approfondimento dell’esperienza della fede cristiana. Siamo nell’Anno della Fede, quindi c’è la chiamata ai giovani a fare l’esperienza dell’incontro del Signore. La Giornata è un pellegrinaggio all’incontro del Signore, all’incontro della Chiesa, la Chiesa giovane, ma anche verso le altre realtà della Chiesa, quindi l’esperienza più approfondita della fede cristiana dalla quale viene poi la seconda parte del messaggio della Giornata, cioè il coinvolgimento con la vita e la missione della Chiesa. Lo sforzo della Nuova evangelizzazione è dietro il messaggio della Giornata. La Chiesa ha bisogno di coinvolgere le nuove generazioni perché sentano la Chiesa come la loro casa, la loro famiglia, perché si sentano parte della Chiesa perché prendano sulle spalle anche la missione della Chiesa gioiosamente: non come un peso, non come un dovere oneroso, ma come una gioia. Dopo aver fatto un’esperienza gioiosa della fede, portino in tutto il mondo il messaggio del Vangelo, il messaggio della Chiesa.

    D. – Che effetto ha avuto qui in Brasile vedere il Papa su un’utilitaria bianca?

    R. - E’ stato innanzitutto un gesto bellissimo da parte del Papa. Siamo stati tutti un po’ sorpresi da questo ed è stato un gesto di coerenza perché il Papa, con tale gesto, ha detto molto chiaramente a tutti che non dobbiamo accettare i privilegi, il lusso, lo status, ma dobbiamo vivere fino in fondo il senso del servizio nella Chiesa. Il Papa questo lo ha già detto più volte. Anche questo fatto di aver preso una macchina molto semplice, anche trovarsi in mezzo al traffico di Rio è stato un segno bellissimo della Chiesa che deve stare molto prossima, molto vicina alla gente, condividere la vita della gente per parlare poi alla gente.

    D. – Proprio in questi giorni, si parla dei costi della Gmg. Ci può dire una parola in proposito?

    R. – Innanzitutto, il costo della Gmg non è sostenuto tanto dallo Stato ma soprattutto dalla Chiesa, dall’organizzazione della Giornata. I giovani pagano in gran parte la loro partecipazione e quindi questo è a sostegno dell’organizzazione. Del resto, lo Stato deve fare la sua parte perché è la Gmg un grande momento di folla, di tanta gente che viene anche dall’estero e lo Stato deve garantire l’organizzazione, la sicurezza. Questo è compito dello Stato: lo fa per ogni evento sportivo, sociale, turistico. E poi, la spesa: guardiamo piuttosto alle entrate. La Giornata porta entrate, sono soldi versati in Brasile un po’ ovunque, dove i giovani passano e sono passati, tramite posti di lavoro, prodotti venduti, viaggi, ristoranti, alberghi etc. Questo entra nel giro delle economie locali. Infine, parliamo dei giovani. Quello che si spende per i giovani deve essere visto come investimento, non come spesa, non come spreco. E’ questa la domanda: i giovani valgono? Noi vogliamo “sprecare” in senso buono, cioè investire sui giovani.

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    Il Papa in visita all'Ospedale S. Francesco. Intervista con suor Elci, l’angelo delle favelas

    ◊   Oggi pomeriggio, alle 18.30 ora di Rio, Papa Francesco di ritorno da Aparecida sosterà all'Ospedale di San Francesco d’Assisi per una delle visite da lui espressamente richieste e organizzate all'interno del viaggio apostolico in Brasile. A salutare il Papa nella struttura vi sarà anche la delegazione di un Centro per il recupero dei tossicodipendenti e degli alcolizzati, denominato “Progetto Betania”, che opera nella favela di “Città di Dio” alla periferia della metropoli carioca. Il Progetto lo si deve all’ispirazione di una suora brasiliana, suor Elci Zerma. L’ha incontrata nella "sua" favela, il nostro inviato a Rio, Roberto Piermarini:

    Suor Elci è l’angelo della favelas della “Cidade de Deus”, la Città di Dio. La chiamano la “Madre Teresa delle favelas” in uno dei quartieri dei poveri più poveri di Rio, un universo di povertà ed emarginazione al quale fino a due anni fa la polizia proibiva l’accesso. Oggi, è stata bonificato dal narcotraffico ma non dalla miseria. Elci è una suora paolina delle Pie Discepole del Divin Maestro, una religiosa che continua ad adorare Gesù Eucarestia, attraverso il volto degli poveri:

    “Ognuno che arriva qui è per me il Cristo che bussa alla porta e che chiede aiuto, senza vesti e senza speranza. Però, poi, quando incominciano a convivere, qui, nasce la speranza”.

    Da 13 anni, porta avanti il Centro "Betania" che recupera drogati ed alcolizzati: ne ha recuperati oltre 1700. Dieci di loro saranno presenti all’incontro con il Papa all'Ospedale San Francesco di Rio. Così suor Elci racconta come è nata la sua missione:

    “Io qui, a Rio, nella mia comunità avevo un gruppo sotto i ponti; soffrivano molto: c’erano bambini, persone malate, anche, persone sieropositive all’Hiv… Solo poche cose potevamo fare per loro. Allora, meditando il Vangelo del Buon Samaritano, Marta, Maria e Lazzaro in Betania, il Signore mi ha chiamato a pensare un progetto. Ho scritto questo progetto, poi l’ho presentato alla mia superiora generale e lei ha approvato che io mi dedicassi, anche se non era proprio un lavoro come l’apostolato liturgico. Noi abbiamo missioni di apostolato e portiamo la liturgia nella realtà dei poveri”.

    Il Centro ospita 50 persone che, una volta recuperate, con l’aiuto di un’équipe di tecnici, dopo nove mesi rientrano nelle proprie famiglie ed entrano nel mondo del lavoro, avendo acquisito una professione. Tutti ritrovano la dignità di uomini attraverso la preghiera ed il lavoro:

    “Loro lavorano nell’artigianato, nel riciclaggio, lavorano la terra, nelle coltivazioni di banane… Abbiamo fatto un regalo al Papa: un lampadario e un quadro enorme, una tela del Corcovado con le favelas e la città”.

    Ma nelle favelas di Rio – come dice suor Elci – non ci sono soltanto criminalità e violenza, ma anche valori che la società del benessere sta perdendo:

    “La cultura del popolo che cerca: c’è molta fede. Sono persone capaci di accogliere la proposta di evangelizzazione, che cercano e vogliono essere aiutati ad uscire da queste situazioni. Di quelli che vengono qui, molti sono stati minacciati di morte. Per questo vengono e dicono: ‘Io sono qui perché io non voglio morire: io voglio recuperarmi, non voglio più stare nel narcotraffico, io non voglio più usare la droga!’. Ecco, c’è una volontà spontanea ad uscire da questo tunnel, e questo richiede un grande appoggio e un grande affetto perché bisogna dire loro: è possibile uscirne!”.

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    Tweet del Papa per l'inizio della Gmg: Cristo ha fiducia in voi, andate e fate discepoli

    ◊   Papa Francesco ha lanciato dal suo account @Pontifex un tweet per l'apertura della Gmg di Rio de Janeiro, avvenuta ieri con la Messa a Copacabana presieduta da mons. Tempesta. Questo il testo del messaggio: "Cari giovani, Cristo ha fiducia in voi e vi affida la sua stessa missione: Andate, fate discepoli".

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    Nomina episcopale in Scozia

    ◊   In Scozia, Papa Francesco ha nominato arcivescovo metropolita dell'arcidiocesi metropolitana di Saint Andrews and Edinburgh mons. Leo Cushley, del clero della diocesi di Motherwell, finora consigliere di Nunziatura presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Mons. Leo Cushley è nato a Wester Moffat, Lanarkshire, nella diocesi di Motherwell, il 18 giugno 1961. Ha frequentato il seminario minore St. Mary's College, Blairs, in Aberdeen, e successivamente il Pontifico Collegio Scozzese a Roma. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università Gregoriana (1980-1985) conseguendo il Baccellierato in entrambe le discipline. Successivamente ha ottenuto la Licenza in Liturgia presso la Pontificia Università Sant'Anselmo e la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote, per la diocesi di Motherwell, il 7 luglio 1985. In seguito, è stato dapprima Vicario parrocchiale nella Cattedrale Our Lady of God Aid di Motherwell e Cappellano della Our Lady's High School (1987-1988), poi Vicario parrocchiale di St. Serf's Airdrie e Cappellano della St. Margaret's High School, Airdrie, Glasgow (1988-1992), ed infine Vicario parrocchiale di St. Aidan's a Wishaw. Ha poi collaborato presso la Sezione inglese della Segreteria di Stato prima di essere ammesso nella Pontificia Accademia Ecclesiastica a Roma (1994-1997). Dopo gli studi e la formazione in Accademia, è entrato il 1° luglio 1997 nel servizio diplomatico della Santa Sede servendo nelle Nunziature Apostoliche in Egitto, Burundi, Portogallo, New York (Nazioni Unite) e Sud Africa. Attualmente prestava servizio, in qualità di Consigliare di Nunziatura, presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

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    Appello della Santa Sede per la Siria: solo la pace ci rende tutti vincitori

    ◊   È arrivato oggi a Damasco il capo della missione Onu incaricato di verificare il presunto uso di armi chimiche in Siria denunciato da Israele che riferisce anche di 40 feriti siriani ricoverati nei suoi ospedali. E la Siria è stata anche l’argomento al centro dell’intervento di ieri nel dibattito aperto sul Medio Oriente, di mons. Francis Chullikatt, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York. Il servizio di Roberta Barbi:

    Un accorato appello alla comunità internazionale per fermare le violenze in Siria: la Santa Sede torna sul tema attraverso mons. Chullikatt, che nel suo intervento a New York esordisce citando il messaggio della prima Pasqua di Papa Francesco per la pace in Medio Oriente, e l’auspicio che i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi possano riprendere. Ma ora l’emergenza è la Siria, un popolo lacerato da una guerra senza fine: “Quanta sofferenza dovrà esserci ancora, prima che una soluzione politica venga trovata?”, si chiede il presule, che intende riportate l’attenzione del mondo sulle cifre impressionanti del conflitto: cinquemila morti al mese, quasi due milioni di rifugiati – il 10% della popolazione – nei Paesi confinanti e quattro milioni di sfollati interni; quasi sette milioni di persone, la maggior parte bambini, che hanno bisogno di tutto. Un’attenzione particolare, poi, per la comunità cristiana locale, che vive nell’insicurezza a causa dell’aumento di rapimenti e omicidi che non risparmiano neppure sacerdoti e vescovi, ma ci sono anche 60 chiese distrutte e il patrimonio artistico e culturale è messo fortemente a rischio. “Non ci può essere progresso sociale senza giustizia – ammonisce mons. Chullikatt – e senza il riconoscimento del ruolo delle minoranze etniche e religiose all’interno della società”. La richiesta è quindi di un’apertura al dialogo da entrambe le parti, perché “non ci può essere alcuna soluzione militare al conflitto siriano”. La guerra, in generale, non è un mezzo per risolvere i conflitti, che invece si possono appianare solo con la diplomazia, perché “la pace in Siria ci rende tutti vincitori, mentre il conflitto duraturo garantisce solo perdenti”.

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    Ultimo appuntamento con “Il Bello da sentire” organizzato dai Musei Vaticani

    ◊   I Musei Vaticani ricordano l’ultimo appuntamento estivo, sabato 27 luglio prossimo, con i concerti della serie “Il Bello da sentire”, organizzati in collaborazione con la Venarìa reale e il Conservatorio statale di Giuseppe Verdi a Torino, in cui giovani musicisti eseguono le opere di grandi maestri. Per l’occasione è prevista anche l’apertura notturna della reggia, con un percorso di visita speciale per quanti interverranno. Gli appuntamenti, poi, riprenderanno il 7 settembre per concludersi il 27 ottobre. (R.B.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Festa delle fede giovane: oltre cinquecentomila giovani alla messa inaugurale delle Gmg a Rio de Janeiro sulla spiaggia di Copacabana.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'aggravarsi della situazione umanitaria nell'est della Repubblica Democratica del Congo.

    Cinquant'anni dopo: in cultura, il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, sull'eredità e lo stile del Vaticano II.

    Nietzsche aveva torto: Augusto Pessinariguardo alle scoperte di Jun Jiang sul cromosoma 21.

    "In cerca di un cristianesimo vissuto per davvero": la postfazione di Lucetta Scaraffia del libro di Francesco Ventorino "Luigi Giussani. Il dono della carità".

    Sgomento e voglia di ricostruire: Andrea Possieri sulla caduta del fascismo e la rinascita dei cattolici attraverso il Codice di Camaldoli.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Il popolo e la Parola": dal Brasile un'esperienza di lettura della Bibbia portata in Italia.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora violenze di piazza in Egitto

    ◊   L’Egitto sempre più nel caos. Proseguono gli scontri di piazza tra sostenitori e oppositori del deposto presidente Morsi. Ormai sono circa 20 i morti. Altre due persone hanno perso la vita stamani in un attacco avvenuto al Cairo contro un gruppo di manifestanti pro Morsi. L’azione, secondo fonti dei Fratelli musulmani, sarebbe stato condotta da poliziotti in borghese che hanno aperto il fuoco contro i dimostranti. Sui motivi della grave situazione egiziana, Giancarlo La Vella ha intervistato l'esperto di Paesi arabi, Paolo Branca, docente all'Università Cattolica di Milano:

    R. - Purtroppo, la situazione che sta vivendo il Paese è il risultato di molte scelte sbagliate che sono state fatte in modo un po’ sorprendente, fin dalla caduta del regime di Mubarak, in quanto i Fratelli musulmani, che rappresentano soltanto una parte del Paese, hanno preteso di presentare un loro candidato alla presidenza, causando sia la spaccatura del Paese che del loro stesso movimento, che per metà non era favorevole a questa scelta.

    D. - La situazione di caos perdurante è anche il frutto di un certo disimpegno dell’Occidente in queste crisi?

    R. - Sì. A livello globale, possiamo registrare una crisi della politica delle istituzioni su scala planetaria nel gestire non soltanto le emergenze, ma anche la vita quotidiana. I Paesi come l’Egitto dimostrano questa debolezza nella politica in modo clamoroso: c’è stata una rivoluzione cominciata spontaneamente e poi c’è stato qualcuno che si è impossessato della rivolta, per godere esclusivamente i vantaggi che ne derivano. Questo ricorda un po’ anche quello che succede in altri Paesi. Più che forze politiche, sembrano bande che si scontrano per il potere.

    D. - E’ anche vero che, quando si dice “mediazione internazionale”, automaticamente si pensa a un gruppo di Paesi guidati quasi sempre dagli Stati Uniti. Ma Washington non può farsi carico di tutte le crisi mondiali, soprattutto in questo momento…

    R. - Sicuramente, la crisi economica mondiale non favorisce una presenza che dovrebbe essere portata avanti anche da altri: per esempio l’Europa, “dirimpettaia” del Nord Africa del Medio Oriente nel Mediterraneo, dovrebbe avere una funzione molto più incisiva ed attiva. Gli Stati Uniti hanno un’agenda già abbastanza ampia e dimostrano spesso di non conoscere abbastanza a fondo le complicazioni di antiche culture come quelle del Mediterraneo, dove le lezioni della storia dovrebbero essere tenute debitamente in conto.

    D. - C’è comunque la possibilità di intravedere una linea di dialogo in questo momento in Egitto tra il fronte laico ed il fronte dei Fratelli musulmani?

    R. - Direi che è l’unica soluzione, proprio perché il Paese è spaccato e bisognerebbe premettere a tutto gli interessi del Paese, cercare di dare a ciascuno la possibilità di offrire il proprio contributo. Il “muro contro muro” che si sta delineando è sicuramente un danno immediato, tanto più che la situazione economica non è certamente rosea.

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    Bulgaria: manifestanti "assediano" parlamento a Sofia contro la corruzione nel Paese

    ◊   E’ tornata la calma a Sofia, in Bulgaria, dopo l’assedio ieri sera fuori dal parlamento dei circa duemila manifestanti scesi in piazza contro il governo vincitore delle politiche di primavera. Solo l’intervento della polizia ha permesso il rilascio di oltre cento persone tra deputati, ministri e giornalisti. Il bilancio dei disordini è di 20 feriti, tra di loro anche alcuni agenti. Nel Paese, il più povero dell’Unione Europea, le proteste vanno avanti da oltre un mese: nel mirino, la dilagante corruzione dei politici. Benedetta Capelli ha chiesto un commento Francesco Martino, corrispondente a Sofia di Osservatorio Balcani e Caucaso:

    R. – In questo momento, la situazione è tranquilla, anche perché il presidente del Parlamento ha invitato i colleghi deputati a non recarsi al lavoro finché la tensione non scemerà ad un livello sufficiente per poter riprendere i lavori parlamentari. C’è da dire che gli eventi di ieri sera non sono isolati ma rappresentano il culmine di una protesta che in Bulgaria va avanti da 40 giorni: quindi, fa parte di un movimento di protesta che in qualche modo ha monopolizzato l’attenzione dei cittadini bulgari nell’ultimo mese e mezzo.

    D. – Quali sono le motivazioni di questa protesta che si sta protraendo da mesi, nonostante un governo sia caduto e ci siano state nuove elezioni?

    R. – Sì, innanzitutto bisogna specificare che il governo attualmente in carica, uscito dalle elezioni anticipate di maggio, vive una situazione estremamente fragile dal punto di vista politico, considerando che ha 120 voti su 240 in parlamento: quindi, una maggioranza veramente difficile da gestire. Detto questo, le proteste sono state scatenate da una nomina particolarmente controversa, cioè quella a capo dei servizi di sicurezza, che ha interessato un deputato che è anche il proprietario del principale gruppo mediatico bulgaro, e che hanno poi assunto un carattere sistemico. Al centro del malcontento, c’è sia la corruzione diffusa nel Paese, ma soprattutto il modello di organizzazione del potere, che è un modello fondamentalmente oligarchico che si è instaurato in Bulgaria con la transizione democratica iniziata dopo la fine del regime comunista. Un modello che per i cittadini bulgari è divenuto ormai insopportabile: i bulgari chiedono un modello politico che dia veramente ascolto ai cittadini e che in qualche modo sia aperto alle istanze che vengono dal basso.

    D. – Quanto ha pesato la crisi economica nell’infiammare gli animi? La Bulgaria è il Paese più povero dell’Unione Europea…

    R. – L’economia è sempre un elemento importante. Però, in questo caso io direi che la protesta è diretta soprattutto all’organizzazione politica del Paese, più che a quella economica. Naturalmente, le difficoltà che rimangono non fanno che aumentare il livello di disagio.

    D. – La piazza sta avendo un ruolo centrale in Bulgaria: ci sono altre piazze del passato che stanno ispirando quella di oggi?

    R. – Direi che ci sono molti elementi di novità e anche di originalità, in questa protesta. Alcuni riflessi del passato rimangono vivi, come ad esempio il riflesso anticomunista. Per molti bulgari, il partito socialista – che oggi è il cardine dell’attuale maggioranza di governo – in qualche modo continua a essere un’emanazione del partito comunista e di quel modello monolitico di potere. Tenderei a sottolineare soprattutto gli aspetti nuovi: innanzitutto, il fatto che fino a ieri la protesta è stata fondamentalmente pacifica ed è stata particolarmente originale anche nelle sue forme, rispetto alla tradizionali manifestazioni in Bulgaria. Ci sono stati molti momenti in cui i dimostranti hanno protestato mettendo al centro dell’attenzione – se così vogliamo dire – la fantasia nel modo di esprimersi.

    D. – C’è stato un impegno da parte di questo governo, provvedimenti che hanno riguardato la lotta alla corruzione che è uno dei motivi fondamentali di questa protesta?

    R. – La questione è che le proteste hanno accompagnato questo esecutivo fin dalla nascita: quindi, fondamentalmente, l’azione di governo fino ad oggi è stata estremamente limitata. La protesta accesa e in parte anche violenta di ieri sera potrebbe segnare un punto di svolta. Non è escluso che i cittadini bulgari possano andare nuovamente alle urne a breve. Io direi che gli elementi per pensare ad un possibile sbocco di questo tipo, ci sono tutti!

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    Madagascar: cresce la tensione per il rinvio delle elezioni

    ◊   Cresce il malcontento in Madagascar dopo l’ennesimo rinvio delle elezioni presidenziali che si sarebbero dovute tenere oggi, 24 luglio. Tensioni si sono registrate nel corso di alcune manifestazioni per reclamare il voto. Dopo la presa di potere, nel 2009, dell’attuale presidente di transizione Rajoelina, le parti politiche avevano ripreso colloqui, grazie alla mediazione delle Chiese cristiane, coinvolgendo pure l’ex capo di stato deposto Ravalomanana. Tuttavia, il tavolo sembra saltato anche per l’intervento della comunità internazionale che contesta la candidatura dei tre principali sfidanti. Marco Guerra ha intervistato don Luca Treglia, direttore di Radio Don Bosco in Madagascar:

    R. - La tensione cresce moltissimo: già da lunedì scorso ci sono state dimostrazioni in strada e durante una manifestazione sono stati arrestati alcuni esponenti politici. La situazione politica è un caos totale, la gente diventa sempre più povera e i politici creano questo stato di stasi che non trova più una via d’uscita.

    D. - La comunità internazionale chiede il ritiro dei tre principali candidati tra cui il presidente uscente, Andry Rajoelina…

    R. - Secondo noi, la comunità internazionale non è concorde: ci sono alcuni Stati che tirano da un lato ed altri che tirano dall’altro. Ad esempio, gli Stati Uniti d’America non hanno problemi che i tre candidati si presentino alle elezioni, ma per l’Unione Europea o per altri Stati è importante che i tre candidati non si presentino. La cosa è molto delicata e con questa interferenza abbastanza forte della comunità internazionale la sovranità del Madagascar è venuta meno.

    D. - A livello interno, cosa è successo dopo la deposizione di Ravalomanana? Come sta andando il Paese e quali sono le principali problematiche?

    R. - Hanno cercato con tantissime difficoltà, ancora attuali, di formare governi di unione per cercare di arrivare a fare queste elezioni; però, i giochi politici sono stati tanti. Adesso, infatti, lo Stato si trova in uno sfacelo totale sia dal punto di vista delle strutture materiali, sia dal punto di vista della sicurezza: ci sono atti di banditismo in piena città, con sparatorie; cose che alcuni anni fa non esistevano. C’è una sorta di caos politico e questo ha istaurato anche un’anarchia totale.

    D. - C’è una via d’uscita a questa situazione?

    R. - Molti sono convinti che forse c’è un’unica via di uscita: la mediazione che sta facendo la Ffkm, un insieme delle Chiese di cristiani - cattolici, protestanti, anglicani - sostenuto da vari partiti politici. Stanno tentando di fare una nuova mediazione e questa prevede di mettere insieme i quattro ex presidenti, perché se queste quattro persone non si riconciliano non si può procedere ad un’elezione. Quindi, si dovrebbe instaurare una nuova transizione con un nuovo primo ministro e con un nuovo governo. In questo modo, si pensa che le elezioni presidenziali non siano fattibili quest’anno, ma nel 2014.

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    Droga: cala il consumo ma aumenta l'uso di cannabis fra i ragazzi

    ◊   In Italia diminuisce il consumo di droga, ma fra i ragazzi dai 15 ai 19 anni cresce quello di cannabis, che passa dal 19,4% del 2012 al 21,43% di quest’anno. I dati provengono dalla Relazione al Parlamento 2013 sull'uso di sostanze stupefacenti e tossicodipendenze in Italia, resa nota oggi ed elaborata dal Dipartimento Politiche Antidroga (Dpa). A preoccupare è tra l’altro l’evidente correlazione nei più giovani fra gioco d’azzardo e consumo di droghe e il boom di siti Internet che vendono sostanze stupefacenti. Il servizio di Debora Donnini:

    I ragazzi italiani consumano più cannabis con un aumento del 2,29% rispetto all’anno scorso. La Relazione 2013 del Dipartimento Politiche Antidroga fotografa il nesso fra il maggiore uso di cannabis fra i giovani dai 15 ai 19 anni e il numero crescente di siti Internet che offrono sostanze o ne promuovo l’uso: se ne contano ormai più di 800 mila, mentre nel 2008 erano circa 200 mila. I ragazzi sono quelli che più vanno su Internet e sui social network e quelli che più adoperano i giochi d’azzardo sono anche quelli che risultano adoperare di più le droghe: i giovani con comportamenti di gioco patologico presentano un uso contemporaneo di sostanze stupefacenti pari al 41,7% rispetto ai loro coetanei che non giocano, che hanno invece una prevalenza di uso di sostanze del 17,5%. Questa correlazione fra droga, siti Internet e gioco d’azzardo è preoccupante? Lo abbiamo chiesto a Mario Cipressi, membro del consiglio nazionale della Fict, la Federazione italiana comunità terapeutiche:

    “Molto, molto. Anche perché è il sentore di un uso molto privato delle sostanze. Ormai, il gioco d’azzardo non è più da confondere con quello delle grandi sale dove si fa videopoker, ma è soprattutto sul computer. Quindi, le due cose si combinano: dalla solitudine della sostanza alla solitudine del gioco d’azzardo nella propria camera”.

    Globalmente, cala invece il consumo di droga della popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni, che per circa il 95% non ha assunto alcuna sostanza stupefacente negli ultimi 12 mesi. L’indagine ha poi rilevato l’esistenza di un nuovo mercato in espansione di oltre 250 nuove molecole in entrata sul territorio italiano, come i cannabinoidi sintetici, catinoni, fenetilamine. I soggetti tossicodipendenti con bisogno di trattamento risultano poi essere circa 438.500 mila, di questi oltre 277mila non risultano essere in trattamento presso i servizi di assistenza. Secondo il Dap, poi nel 2012 gli ingressi in carcere di soggetti con problemi socio-sanitari correlati alla droga hanno subito una riduzione passando da 22.413 a 18.285 e il 34,5 % dei soggetti entrati in carcere nel 2012 per reati in violazione alla normativa per gli stupefacenti sono usciti in libertà nel corso dell'anno. Bisogna “prevenire precocemente il consumo soprattutto negli adolescenti sviluppando consapevolezza e modelli educativi verso stili di vita sani”, dice il direttore del Dpa Giovanni Serpelloni, preoccupato dal “calo degli investimenti eseguiti dalle Regioni”, registrato nel settore dei progetti di prevenzione. Sulle necessità più urgenti, sentiamo ancora Mario Cipressi:

    “Per noi, sono tre i punti. Uno, la necessità di una politica che si interessi a questo argomento delle dipendenze da sostanze e senza sostanze. Due, è vero quello che dice Serpelloni, cioè che calano le risorse per la prevenzione, ma constatiamo nella pratica quotidiana che calano anche le risorse per i trattamenti per le strutture del pubblico e del privato. Terzo, necessaria una redistribuzione nuova di risorse per chi vuole smettere con le sostanze. Questi sono i tre punti: non solo prevenzione, ma anche attenzione politica e attenzione alle strutture di recupero dalla droga”.

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    Crisi. Immigrati e famiglie cercano aiuto agli "Help center" di Grandi Stazioni

    ◊   La crisi non allenta la sua morsa e i poveri sono dunque sempre più numerosi. Dalle statistiche riportate dall’Osservatorio nazionale sul disagio e sulla solidarietà (Onds), nelle stazioni italiane risulta che nel 2012, 26 mila persone abbiano chiesto aiuto presso i 14 "Help center" attivi nelle Grandi stazioni italiane. Al microfono di Daniel Ienciu, il direttore nazionale dell’Onds della Stazione Termini di Roma, Alessandro Radicchi, racconta la missione dell’Onda:

    R. – Parlare oggi di povertà in genere lo si fa solamente nei momenti in cui quella povertà diventa poi un dramma. Noi lo vediamo in modo particolare nelle stazioni, con l’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà. Un progetto realizzato dalle Ferrovie dello Stato italiane, assieme all’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), la Cooperativa "Europe Consulting" ed altri 15 partner sul territorio nazionale, organizzazioni del terzo settore impegnate nell’assistenza alle persone bisognose. Ma anche istituzioni, quindi Comuni, che si mettono in sinergia con il modello dell’Osservatorio e cercano di proporre una soluzione per persone che hanno problemi di povertà nelle stazioni.

    D. – In cosa consiste l’aiuto che date a queste persone? Riuscite a far fronte con le risorse che avete a disposizione alla loro domanda di aiuto?

    R. – Le risorse del sociale sono crollate drasticamente e noi nell’ultimo anno e mezzo, due anni, abbiamo visto un continuo chiudere di organismi che si occupano di persone senza dimora. Chiaramente, soprattutto nel caso di lavoro con persone professioniste e non solo – anche con volontari – questo vuol dire che si creano veri e propri buchi di assistenza nelle città. Come accennavo prima, l’assistenza a un persona senza dimora non è solamente portargli un panino e una coperta, ma è molto di più. Fortunatamente – in particolare in Italia – noi siamo un Paese buono e ricco di spirito. In questo momento in particolare, devo dire che abbiamo un “faro” che ci giuda – indipendentemente che le organizzazioni siano cattoliche o meno – esempi come quelli che dà Papa Francesco, quale quello di andare a Lampedusa e testimoniare, fare un gesto politico così importante sicuramente a noi dà speranza. Una speranza che poi ovviamente speriamo si trasformi in supporto economico e quindi orienti le politiche a capire che questi problemi devono essere presi come il fondamento per far crescere il nostro Paese.

    D. – Avendo la possibilità di lanciare un grido di aiuto, a chi lo rivolgerebbe?

    R. – Oltre ovviamente a rivolgerlo ai governanti, bisognerebbe pensare a soluzioni intelligenti per poter aiutare lo sviluppo del welfare – questo è l’aiuto più generale che io posso dare alla politica – perché i finanziamenti ci sono e ci sono anche tante belle idee. Credo che bisognerebbe “ascoltare la strada” e sentire i poveri che cosa hanno da dire.

    D. – Ci racconta il volto delle persone, dei poveri con cui avete a che fare?

    R. – Sono principalmente stranieri, in particolare nelle stazioni ferroviarie: abbiamo registrato che nelle stazioni c’è il 74% di stranieri, sono migranti che scelgono di andar via dal loro Paese per trovare una vita migliore o di scappare dal loro Paese e giungono nelle stazioni. In genere, abbiamo immigrati giovani – dai 18 ai 30-40 anni – e italiani più anziani, in particolare – ritorniamo qui al discorso della crisi – quelle persone che hanno perso il lavoro, hanno avuto un dramma in famiglia, non sono ancora arrivati all’età della pensione e non riescono a trovare un altro lavoro.

    D. – Ci sono anche famiglie?

    R. – Ci sono diverse famiglie, che ovviamente si cerca di tutelare in maniera maggiore, soprattutto famiglie con bambini piccoli. In particolare, abbiamo anche diverse famiglie di persone immigrate che giungono nel nostro Paese.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Pakistan. I diritti delle minoranze sono la sfida per il nuovo governo

    ◊   Sono molte le sfide in materia di diritti delle minoranze che aspettano il nuovo governo pakistano – eletto nel maggio scorso – guidato da Nawaz Sharif, per uno sviluppo della democrazia e dello Stato di diritto nel Paese. A dirlo è l’ong Minority Rights che come ogni anno ha fatto pervenire alla Fides il suo rapporto sulla condizione delle minoranze etniche, religiose e culturali nel mondo. Una prima questione che l’esecutivo dovrà affrontare è quella della rappresentanza politica: se la presenza di cristiani o indù all’Assemblea nazionale è storicamente minima, la situazione di altri gruppi minoritari come gli ahmadi – che addirittura sono esclusi dalle elezioni – è ancora peggiore. Altra nota dolente riguarda la legge sulla blasfemia, spesso abusata e strumentalizzata per nascondere vendette personali o questioni relative alla proprietà, che negli ultimi anni ha fatto registrare un notevole aumento della violenza settaria. L’articolo più controverso riguarda la comminazione dell’ergastolo o della pena di morte per chi profana il nome di Maometto. C’è, poi, un preoccupante incremento della pratica dei matrimoni e delle conversioni religiose forzate, spesso legate alla violenza di genere e concentrate nelle province del Punjab e di Sindh. Infine, ma non per ultimo, il diffondersi dell’intolleranza religiosa attraverso i libri di testo scolastici, che abitua i bambini a considerare i non islamici come esseri inferiori che possono essere perseguitati. Oggi, AsiaNews segnala l'ennesimo caso di persecuzione contro i cristiani: Nazia Masih, infermiera cattolica che vive nel villaggio Padri Jo Goth nel deistretto di Sanghar, è stata minacciata di venire sfregiata con l'acido da Ghulam Muhammad, influente uomo politico della zona che intende sposarla e convertirla all'Islam con la forza. L'uomo, già noto alle forze dell'ordine per aver violentato diverse donne appartenenti a minoranze, tuttavia è rimasto impunito. A subire le sue minacce anche tutta la famiglia e il fidanzato della giovane, oltre a suor Maria Khurshid, direttrice dell'ospedale di santa Teresa a Mirpurkhas, molto vicino a Nazia. Sulla vicenda è intervenuto anche un sacerdote di Karachi, padre James John: "la ritengo una vergogna, tali fatti devono essere condannati con forza da tutta la società". (R.B.)

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    La Chiesa del Venezuela sostiene il piano di disarmo nazionale

    ◊   La Chiesa venezuelana, attraverso il presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo di Cumana, ha confermato il suo appoggio al piano di disarmo del Paese. Mons. Padron, secondo quanto diramato dall’agenzia Fides, ha sottolineato che la Chiesa non propone politiche sulla sicurezza, ma non si tira indietro quando è interpellata per dare un contributo alla campagna nazionale sul disarmo. "La Chiesa - ha ribadito l’arcivescovo - può fare da intermediario per coloro che vogliono deporre le armi". La dichiarazione è arrivata in occasione dell'incontro del ministro dell'Interno, della giustizia e della pace del Venezuela con una parte del clero di Caracas, per uno scambio di idee sulla campagna nazionale proposta dal governo. Mons. Pardon ha comunque sottolineato che le buone intenzioni non sono sufficienti perché, sebbene l'iniziativa vada nella linea della sicurezza della popolazione, la cosa più importante è "il disarmo dello spirito e della violenza che c'è dentro di noi". Il presidente dei vescovi ha poi ribadito che il messaggio della Chiesa è di riconciliazione, di perdono e di pace, invitando i leader politici e coloro che hanno responsabilità pubbliche, a moderare il loro linguaggio in modo tale da esprimere rispetto e cordialità nella convivenza, e così, finalmente far scomparire l'ansia, la tensione e la violenza che esistono nel Paese. Il "plan patria segura", proposto per la prima volta dall'ex presidente Chavez, è un progetto per la sicurezza che promuove la cultura della pace contro la violenza, e la convivenza fra le comunità, nei 14 dipartimenti del Paese. Grazie al progetto, nel 2012 si sono ridotte del 50% la piccola delinquenza e gli atti vandalici. (F.B.)

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    Messico. L’arcivescovo di Tijuana: “Giustizia per padre Nachito”

    ◊   “L’omicidio di padre Nachito non deve restare impunito”. Così si è espresso l’arcivescovo di Tijuana, mons. Rafael Romo Muňoz, appresa la notizia dell’uccisione di padre Ignacio Cortez Alvarez, parroco della chiesa María Auxiliadora di Ensenada, nella regione della Baja California, trovato morto ieri in casa sua. I funerali si svolgeranno oggi nella cattedrale di Tijuana, la cui diocesi comprende anche i territori di Tecate e Rosario. Il presule, sconvolto per quanto accaduto, ha manifestato alla Fides la sua decisione di parlare con il responsabile della Procura dello Stato: “Non capisco il motivo di tanta violenza”, ha detto ipotizzando che gli aggressori cercassero a casa del sacerdote le offerte raccolte nella Messa domenicale in parrocchia. (R.B.)

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    Il Sud Sudan tra crisi di governo e l’emergenza nei campi profughi

    ◊   A due anni dall’indipendenza da Khartoum, il Sud Sudan è tutt’altro che un Paese pacificato. Ieri, il presidente Salva Kiir ha sospeso il proprio vice e tutti i ministri del suo governo e ha fatto sapere che procederà a un “rimpasto”. Il motivo sono le tensioni nate all’interno della forza di maggioranza, il Movimento popolare di liberazione del Sudan, che, nato come una formazione di guerriglia, ora dovrebbe evolversi in un partito in grado di garantire il pluralismo politico. Intanto, da un incontro organizzato in Germania da Aiuto alla Chiesa che soffre – Fondazione di diritto pontificio che l’anno scorso ha donato alla Chiesa sud sudanese 400 mila euro – il vescovo di Tambur-Yambio, mons. Edward Hiiboro Kussala, lancia l’allarme sulla situazione della sua diocesi, dove agiscono indisturbati i ribelli dell’Esercito di resistenza del signore, gruppo nato in Uganda ma attivo anche nella Repubblica Centrafricana, nella Repubblica Democratica del Congo e ora anche in Sud Sudan. “La presenza militare non è una soluzione. I fedeli sono terrorizzati e preferiscono abbandonare le loro case, aumentando il numero degli sfollati”, racconta il presule che ha vissuto per molti anni in un campo profughi, dopo che il suo villaggio fu bruciato e sua madre fu uccisa. Il tasso di mortalità infantile nel Paese è compreso fra il 30 e il 40% e le situazioni peggiori si registrano nel campo profughi di Kalma, a sud del Darfur, e nella contea di Pibor, Stato di Jonglei, dove si sono verificate violenze tra le comunità di Lou Nuer e Murle. Qui, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, il cui lavoro è complicato in queste ore dalle forti piogge, necessita di 20 milioni di dollari fino a dicembre per finanziare l’assistenza a 60 mila persone. Le piogge insistono anche nel campo profughi di Kalma, vicino Nyala, dove molte persone, tra cui tanti bambini, vivono all’aperto, senza riparo per le intemperie. (R.B.)

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    Proseguono le violenze in Iraq, morti e feriti nei pressi di quattro moschee

    ◊   Non si ferma l’ondata di violenze che sta colpendo l’Iraq, dove gli estremisti hanno incrementato gli attacchi nel mese sacro del Ramádan contro luoghi di culto sciiti e sunniti. La scorsa notte, almeno 12 persone sono rimaste uccise in attentati contro quattro moschee sunnite, affollate per la preghiera: 7 i morti e 31 i feriti a Kirkuk per l’esplosione di due bombe nei pressi delle moschee di Omar bin Abdulaziz e Al-Salihin. Tre morti si contano invece nei pressi della moschea di Ahmed al-Mukhtar a Dura, nel sud di Baghdad. Un’autobomba, infine, saltata in aria vicino alla moschea di Al_Imam Ali a Kut, ha ucciso due persone. Anche la giornata odierna si è aperta nel sangue: un attacco coordinato con colpi di mortaio e mitragliatrici, con ordigni improvvisati sul ciglio della strada, diretto contro una stazione di polizia a Mosul ha lasciato sul campo almeno nove agenti morti e due feriti. (R.B.)

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    La Chiesa del Rwanda a "scuola" per gestire meglio le proprie risorse

    ◊   Giungere a una gestione professionale della Chiesa rwandese: è questo l’obiettivo dell’incontro di formazione organizzato dalla Conferenza episcopale del Rwanda e dal Catholic Relief Service, apertosi ieri al Foyer de Charité di Rebero-Kigali. Ad aprire i lavori, si legge sul portale dell’episcopato rwandese, sono stati il segretario generale dell’episcopato, padre Célestin Hakizimana, e il rappresentante-residente ad interim del Catholic Relief Service Rwanda, Marie Noelle Senyana. Padre Hakizimana ha spiegato che l’iniziativa s’inserisce nel piano strategico della Chiesa in materia di sviluppo umano (2008-2017), volto a dar vita a un quadro organizzativo per una Chiesa più funzionale in tutte le sue strutture e dotata di una gestione più professionale a servizio del popolo di Dio. Il segretario generale dei vescovi, ha inoltre ricordato quanto si legge nel catechismo della Chiesa cattolica a proposito di gestione dei beni, e ha ringraziato il Catholic Relief Service Rwanda per l’organizzazione degli atelier. L’incontro, iniziato ieri, si protrarrà per altri due giorni e offrirà nozioni di gestione e controllo finanziario. (T.C.)

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    La Chiesa cattolica cinese in aiuto dei terremotati del Gansu

    ◊   Non è ancora definitivo il bilancio del violento terremoto che due giorni fa ha colpito la provincia cinese del Gansu, che per ora conta 95 morti, oltre mille feriti e 582 mila persone colpite. La comunità cattolica cinese si è immediatamente mobilitata in soccorso dei 200 fedeli che vivevano a Min Xian, nell’epicentro del sisma – dove l’abitazione del sacerdote è crollata assieme a un’ottantina di case di cattolici mentre molte altre risultano inagibili – attraverso l’organizzazione Jinde Charity che si mantiene in continuo contatto con il centro di servizio della diocesi di Lan Zhou. Ieri pomeriggio, i primi aiuti e i primi volontari sono giunti sul posto – è la notizia giunta alla Fides – mentre attraverso il sito Internet viene assicurata la preghiera ai fratelli e alle sorelle coinvolte nella tragedia. Ieri sera, inoltre, i giovani della parrocchia di Xiao Gou Tou, hanno organizzato una veglia di preghiera spontanea per le vittime, i dispersi e i feriti nel terremoto, cui si sono uniti anche molti passanti. (R.B.)

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    Cina. I campeggi estivi occasioni di approfondimento della fede per i più giovani

    ◊   Con l’arrivo delle vacanze scolastiche, le comunità cattoliche della Cina sono impegnate nell’organizzazione dei campeggi estivi, che costituiscono ormai un appuntamento tradizionale annuale per promuovere la fede dei ragazzi. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei, il vescovo della diocesi di Jiang Men nella provincia del Guang Dong, mons. Liang Jian Sen, ha presieduto il 21 luglio scorso in cattedrale la Messa per una cinquantina di ragazzi delle scuole medie e superiori, che stanno partecipando al campeggio estivo organizzato dalla comunità che si concluderà domenica 28 luglio. I sacerdoti e le suore si occupano degli incontri di catechismo, di musica sacra, di liturgia e anche di assistere i ragazzi nei compiti di scuola. Secondo don Huang, responsabile del campeggio, l’iniziativa vuole aiutare i più piccoli a conoscere da vicino la fede, perché la possano vivere nella vita quotidiana fin dalla più tenera età, diventando "sentinelle di Cristo". Sono stati invece 28 gli universitari cattolici che hanno partecipato alla terza edizione del campeggio estivo organizzato dalla parrocchia di Dong Hei nella Mongolia interna, guidato dalle religiose delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Nostra Signora, svoltosi dal 16 al 21 luglio. Secondo la testimonianza di uno dei partecipanti, l’esperienza è stata utile per avvicinare il Signore durante cinque giorni d'intenso cammino spirituale. (F.B.)

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    Sant’Egidio: impegnati per la liberazione del militare sequestrato dalle Farc

    ◊   La Comunità di Sant’Egidio, attraverso il suo presidente, Marco Impagliazzo, manifesta la sua disponibilità ad operare per la liberazione di Kevin Scott, il militare statunitense sequestrato cinque giorni fa dalle Forze armate rivoluzionarie (Farc) della Colombia. Il presidente ricorda, poi, che la Comunità da 20 anni segue l’evolversi della situazione nel Paese sudamericano ed è impegnata nel rafforzamento delle trattative in corso tra governo e Farc, auspicando che “presto si possa giungere alla fine di un conflitto che da quasi 40 anni insanguina il Paese”. (R.B.)

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    Barcine di migranti indonesiani diretto in Australia naufraga al largo: 3 morti

    ◊   Un barcone di migranti che sarebbe arrivato in Australia tra qualche giorno, ha fatto naufragio la notte scorsa a ovest dell’isola di Java. I soccorritori riferiscono di 157 naufraghi messi in salvo, ma anche di tre vittime, due delle quali bambini. Il fatto – ricorda AsiaNews – è avvenuto all’indomani della firma dell’accordo tra Australia e Papua Nuova Guinea sull’immigrazione, secondo il quale Canberra smetterà di rilasciare visti d’asilo e dirotterà gli arrivi sull’isola di Manus, che a sua volta li smisterà in tutto l’arcipelago di Papua. L’accordo, fortemente criticato dalla Chiesa e dalle Nazioni Unite come violazione delle dignità dei diritti dell’uomo, è stato motivato dal premier australiano come “misura preventiva contro il contrabbando e i continui naufragi”. In realtà, si teme che questo metterà a rischio la già precaria stabilità di uno Stato come Papua Nuova Guinea, molto povero e alle prese con diverse problematiche sociali. Nell’ultimo anno, infine, circa 15mila rifugiati, per lo più fuggiti da Iran e Iraq, hanno raggiunto le coste australiane. (R.B.)

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    A Mosca migliaia di fedeli in fila per venerare la Croce di Sant’Andrea

    ◊   Neanche la pioggia battente degli ultimi giorni è riuscita a fermare le migliaia di fedeli arrivati a Mosca per venerare la reliquia della Croce di Sant'Andrea, esposta nella cattedrale di Cristo Salvatore, uno dei simboli della rinascita religiosa in Russia. L'evento, organizzato dal Fondo "Andrea il primo chiamato", si inserisce nelle celebrazioni del 1025.mo anniversario del Battesimo della Russia, il cui culmine dei festeggiamenti sarà il prossimo 28 luglio a Kiev. Donne, bambini, uomini e molti disabili e malati sono arrivati dalle regioni più lontane per chiedere una grazia davanti ai resti della croce sulla quale è stato crocifisso Sant'Andrea Apostolo. La reliquia è arrivata l'11 luglio a San Pietroburgo dalla città greca di Patrasso, dove l'Apostolo è stato condannato alla morte sulla croce nel 62 d.C. La reliquia è stata visitata da circa 310 mila fedeli. A Mosca, le autorità si aspettano l'arrivo di almeno 700 mila pellegrini. La croce rimarrà a Mosca fino al 26 luglio, quando partirà per Kiev. Il 29 luglio sarà portata a Minsk, in Bielorussia, dove terminerà il suo tour il 2 agosto prossimo. L'evento apre ufficialmente le celebrazioni solenni dedicate ai 1025 anni dal Battesimo della Russia di Kiev, anniversario che verrà festeggiato non solo nella Federazione ma anche in Ucraina e Bielorussia. La ricorrenza esatta cade il 28 luglio, giorno di San Vladimiro, il Battista degli slavi. Centro delle celebrazioni sarà Kiev, dove per l'occasione si recheranno il presidente russo Vladimir Putin e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russia, Kyrill, il quale celebrerà la liturgia. (F.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 205

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.