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Sommario del 23/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco alla Gmg di Rio: non ho oro né argento, porto Cristo. L'entusiasmo della folla rallenta il corteo papale
  • Padre Lombardi: a Rio accoglienza straordinaria per Papa Francesco
  • Gmg. I giovani a Rio: aspettiamo dal Papa una luce per il Brasile e il mondo
  • Due tweet del Papa: grazie per la magnifica accoglienza, incomincia splendida settimana a Rio
  • Gmg. Il Papa ai giornalisti: società non isoli i giovani e rispetti il valore degli anziani
  • Il card. Bertone presenta la medaglia della Gmg: è memoria "fisica" di giornate straordinarie
  • Nomine episcopali in Argentina e Venezuela
  • 20.mo del Catechismo: la salvezza portata da Cristo non esclude i non cristiani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora scontri in Egitto tra opposte fazioni: oltre 10 vittime
  • Violenze in Iraq. Mons. Warduni: le armi vanno distrutte non vendute qui
  • Giappone: l'acqua di Fukushima contamina il mare. L'esperto: incidenti così non ci saranno più
  • Gran Bretagna. Cameron contro la pornografia online. Cantelmi: bimbi a forte rischio devianze
  • Rapporto Caritas internationalis. Mons Vitillo: solo la carità aiuta a supeare la crisi
  • Immigrazione: in provincia di Agrigento nasce la tenda di Padre Abramo
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Pakistan. Coppia di cristiani accusati di “blasfemia tecnologica”
  • Iraq. Ambulanza rifiuta di portare salma di donna cristiana in chiesa per esequie
  • Messico. Sacerdote ucciso nella Bassa California, è il secondo nel 2013
  • Nigeria. Boko Haram rapisce giovani cristiane per convertirle all’islam
  • I vescovi del Burkina Faso: il Paese ha bisogno di pace e giustizia
  • Cina: 94 morti nel sisma nel Gansu, crollate 9 mila case
  • A Hong Kong una Gmg locale per i giovani rimasti in patria
  • In Vietnam concluso l’annuale incontro dei catechisti
  • Chiesa d'Australia e Papua critica scelta di smistare immigrati sulle isole
  • Repubblica Centrafricana: gambizzato il direttore della Caritas locale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco alla Gmg di Rio: non ho oro né argento, porto Cristo. L'entusiasmo della folla rallenta il corteo papale

    ◊   Il primo giorno di Papa Francesco a Rio de Janeiro è stato contrassegnato dall’entusiasmo travolgente del popolo brasiliano, che ha accolto con grande affetto e calore il Successore di Pietro. Il Pontefice è giunto nella città carioca per il suo primo viaggio internazionale in occasione della 28.ma Giornata mondiale della gioventù. Il servizio del nostro inviato a Rio de Janeiro, Roberto Piermarini:

    Il Papa ha voluto dare subito la sua impronta a questo viaggio abbracciando il popolo brasiliano con la jeep scoperta che tra due ali di folla festante, ha attraversato le strade di Rio, dalla cattedrale fino al Palazzo Guanabara dove ha incontrato la presidente Rousseff che è stata la prima ad accoglierlo sotto la scaletta dell’aereo insieme all’arcivescovo di Rio mons. Tempesta. Significativa anche l’utilitaria bianca “in pieno stile Bergoglio”, con cui il Papa ha lasciato l’aeroporto, tanto da disorientare la gente lungo il tragitto che lo ‘cercava’ sulle più eleganti auto del seguito. E la sicurezza ha avuto il suo ben da farsi per allontanare i giovani che per salutarlo si sono accalcati con troppa foga intorno all’auto papale che in alcuni momenti è rimasta congestionata nel traffico di Rio. Ed è al popolo brasiliano che il Papa ha dedicato il suo primo discorso a Rio.

    Aprendi que para ter acesso ao Povo Brasileiro, é preciso ingressar pelo portal do seu imenso coração...

    “Ho imparato che, per avere accesso al popolo brasiliano, bisogna entrare dal portale del suo immenso cuore; mi sia quindi permesso in questo momento di bussare delicatamente a questa porta per trascorrere questa settimana con voi. Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato dato: Gesù Cristo!”.

    Il Papa ha quindi reso grazie alla benevolenza divina che gli ha dato la possibilità di ritornare nella sua amata America Latina. Per la Gmg ha detto il Pontefice “sono venuto a incontrare giovani arrivati da ogni parte del mondo, attratti dalle braccia aperte del Cristo Redentore, giovani che parlano lingue differenti, portatori di culture variegate e che trovano una verità limpida e un amore autentico che li uniscono al di là di ogni diversità. Ed è un’energia potente – ha osservato - che si sprigiona quando i giovani sono conquistati dall’esperienza con Cristo”.

    A juventude é a janela pela qual o futuro entra no mundo e, por isso, nos impõe grandes desafios.

    “La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo e quindi ci impone grandi sfide. La nostra generazione – ha detto - si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane, quando saprà offrirgli spazio; dargli solide fondamenta su cui possa costruire la vita; garantirgli la sicurezza e l’educazione; trasmettergli valori duraturi per cui vale la pena vivere”.

    Il pensiero è andato alle aspettative dei tanti giovani che nelle scorse settimane hanno manifestato in tutto il Brasile per chiedere un futuro migliore. Nel suo discorso Dilma Rousseff ha affermato che le manifestazioni sono state un atto democratico ed una opportunità per rinnovare la speranza in un mondo migliore. La Presidente riferendosi al Papa ha affermato che “sappiamo che abbiamo davanti a noi un leader religioso sensibile ai desideri di giustizia sociale dei nostri popoli” ed ha rinnovato la lotta alla povertà soprattutto in Africa. Oggi per il Pontefice sarà una giornata di riposo nella residenza di Sumarè, per smaltire il fuso orario e le 10 ore di volo prima di affrontare gli impegni ufficiali della Gmg, ma da quanto visto in queste prime ore a Rio, con Papa Francesco tutto è possibile.

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    Padre Lombardi: a Rio accoglienza straordinaria per Papa Francesco

    ◊   Per un bilancio della prima giornata di Papa Francesco in terra brasiliana, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, intervistato dal nostro inviato a Rio de Janeiro, Roberto Piermarini:

    D. - Padre Lombardi, quella di ieri è stata una giornata piena di imprevisti e che ha destato anche qualche preoccupazione. Ci può dire qualche cosa in proposito?

    R. - Credo che quando si parli di preoccupazione si alluda al fatto dell’itinerario dall’aeroporto fin verso il Palazzo di Guanabara, in cui il Papa è stato accolto in un modo assolutamente entusiastico. Solo che c’è stato anche un piccolo errore lungo la strada, per cui c’è stata qualche difficoltà – diciamo – a continuare il percorso, a un certo punto, con tutta la gente attorno entusiasta. E’ sembrato che si rimanesse un poco bloccati. Questo è un momento che ha suscitato un po’ di stupore o di preoccupazione per alcuni, ma che di fatto è una cosa che si può capire quando c’è una grande città, con una accoglienza straordinaria, con una grandissimo interesse della gente e un Papa come questo, che attira spontaneamente l’entusiasmo e la vicinanza di tanti. Quindi direi che, in realtà, è stata - diciamo così - un’esperienza utile per i prossimi giorni, per cercare di evitare piccoli inconvenienti, ma anche un aspetto positivo di questo grande entusiasmo della prima giornata.

    D. - Il Papa si aspettava un’accoglienza così entusiastica da parte della popolazione di Rio e del Brasile in generale?

    R. - Il Papa sa che i brasiliani sono molto cordiali; sa che i latinoamericani – che lui conosce bene – sono persone di cuore e i brasiliani in particolare. Mi ha colpito che, nel primo discorso che ha fatto, la parola “cuore” ritorna molte volte. Lui parla proprio dell’’immenso cuore del Brasile e del suo bussare per entrare all’interno dell’accoglienza di questo cuore. Mi pare una comprensione molto fine della sensibilità e anche della gioiosità di questo popolo, che certo caratterizzerà queste giornate.

    D. - Non ci sono state domande e risposte sull’aereo da parte dei giornalisti con il Papa, ma il discorso del Pontefice è stato comunque importante...

    R. - Non solo è stato importante il breve discorso che il Papa ha fatto, ma è stato importante il suo rapporto personale. Lui ha salutato personalmente tutti gli oltre 70 giornalisti, operatori televisivi, fotografi che c’erano, intrattenendosi con ognuno di loro; ciascuno ha potuto dargli informazioni sulla sua famiglia, ha potuto chiedergli benedizioni di oggetti sacri: ha potuto avere veramente quell’incontro così semplice e umano, che rappresenta proprio il rapporto del cuore di fronte al Padre.

    D. - Quali sono stati i contenuti, invece, dell’incontro tra il Papa e la presidente Rousseff?

    R. - I contenuti sono stati espressi anzitutto dal discorso della presidente, che mi sembra certamente significativo anche dell’impegno nel campo della giustizia sociale, della crescita umana, dei giovani… Ecco, una volontà e un’intenzione di affrontare tanti problemi che vediamo nella società, attorno a noi e anche nella società brasiliana di questi giorni, come sappiamo. La presidente ha poi anche manifestato al Papa – nel colloquio personale – il suo apprezzamento per l’impegno che il Pontefice mette in questi aspetti. In particolare ha ricordato il suo discorso a Lampedusa come un discorso particolarmente significativo: quindi si vede come da quella piccola isola del Mediterraneo, il Papa sia riuscito a parlare al cuore del mondo, perché anche qui in Brasile, in un grande continente e in un grande Paese, questo discorso è stato accolto. Poi anche le sue parole sulla cultura dell’incontro e non dello scarto e dell’emarginazione sono parole che stanno entrando profondamente nel cuore e colpiscono anche i responsabili politici!

    D. – Sul fronte sicurezza, si è parlato addirittura di una bomba, trovata domenica scorsa ad Aparecida: c’è qualche preoccupazione in questo senso?

    R. - Diciamo che più che una bomba era un piccolo ordigno artigianale trovato in un bagno pubblico, vicino alla Basilica. Certamente non era in rapporto alla persona del Papa. Quindi le persone competenti non hanno maturato nessuna vera preoccupazione.

    D. - Oggi il Papa si riposerà per smaltire il fuso orario, ma anche per le dieci ore di volo. E’ previsto qualche fuori programma?

    R. - Ma il Papa è sempre capace di inventare qualche cosa di nuovo… Quindi io non posso assolutamente assicurare che sia un giorno del tutto tranquillo. Però, credo che si proponga di avere un giorno tranquillo, in cui anche pensare ai giorni successivi, prepararsi per i giorni successivi, che non saranno affatto tranquilli e saranno densissimi. Poi, se il Papa vorrà incontrare qualche persona di sua conoscenza, approfondire qualche colloquio, lo potrà fare liberamente. Ma non credo che nella giornata di oggi ci siano degli eventi importanti con la partecipazione del Pontefice. L’evento importante è la Messa di apertura della Giornate mondiale della gioventù, che, però, tradizionalmente è sempre avvenuta senza la presenza del Papa. C’è, domani, l’accoglienza da parte dei giovani al Papa e questo è già uno dei grandi eventi della Gmg.

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    Gmg. I giovani a Rio: aspettiamo dal Papa una luce per il Brasile e il mondo

    ◊   Per Papa Francesco, oggi è una giornata di riposo dalle fatiche del viaggio. Il Pontefice sarà ospite in questi giorni nella residenza dell’arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Tempesta, che stasera presiederà a Copacabana la Messa di apertura della 28,ma Giornata mondiale della gioventù. Il primo abbraccio tra Papa Francesco e i giovani è fissato per dopodomani, ma intanto le strade di Rio sono piene dell’effervescenza dimostrata ieri dalla gente, e dai ragazzi in particolare, all’arrivo del Papa. Il servizio di Marina Tomarro:

    E’ una Gmg sudamericana, che ha i volti i sorrisi i canti i colori dei tanti ragazzi provenienti dal Brasile, dall’Argentina dal Cile, ma anche dal Uruguay e dal Perù. E in migliaia i giovani pellegrini sin dal mattino si sono affollati lungo le strade per poter scorgere anche solo per un istante Papa Francesco nel suo passaggio attraverso una Rio affollatissima e festante. E tante sono state le emozioni e le attese. Ascoltiamo alcuni commenti.

    R. - Veniamo da Brasilia. E’ una grande emozione per noi stare qui, per incontrare il Papa, la gioventù di tutto il mondo. Qui in Brasile è molto emozionante! E’ un piacere per noi!

    R. - Essendo la prima Gmg con Papa Francesco, l’emozione è ancora più forte rispetto alle altre. Ne ho fatte tante, ma ogni Gmg dà un’emozione diversa.

    D. - Come ti aspetti di vivere queste Giornate mondiali della gioventù?

    R. - Noi siamo qui già da una settimana. Quindi, un po’ lo spirito della Gmg lo abbiamo già vissuto… Sarà una sorpresa, perché è una terra nuova e già il calore della gente… Anche se non parliamo la stessa lingua, riusciamo comunque a comunicare. Questa cosa è già gioia!

    R. - E’ un’emozione molto grande per me come italiana, come missionaria, per tutta la Chiesa del Brasile e per i giovani che stanno aspettando con molta emozione il nuovo Papa. E’ una gioia molto grande aspettare il Papa, poterlo vedere passare per le strade di Rio e sapere che viene in Brasile come prima visita internazionale.

    R. - E’ una grande gioia poter vedere il Papa e anche vedere questa gioventù, così piena di gioia, di allegria, di fede. Crea un segno di speranza per il nostro mondo e anche per il futuro del Brasile.

    R. - Veniamo da San Paolo, qui in Brasile, e sono molto contenta di stare qui, con i miei amici.

    R. - Sono brasiliano e sono molto felice! Credo che sia un evento molto particolare con questo Papa, che sta radunando tante persone. Si vede anche a Roma, ma adesso possiamo averlo qua. Saranno bei giorni! Aspetto che sia una luce per questo Paese e per tutte le persone. Per me, è certamente una esperienza di fede e sono molto felice di essere qua.

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    Due tweet del Papa: grazie per la magnifica accoglienza, incomincia splendida settimana a Rio

    ◊   Nuovo tweet di Papa Francesco all’insegna della gratitudine per i brasiliani e per i giovani della Gmg, lanciato oggi dall’account @Pontifex. Questo il testo: “Grazie. Grazie. Grazie a tutti voi e a tutte le autorità per la magnifica accoglienza in terra carioca #Rio2013 #JMJ”.

    Nella giornata di ieri, invece Papa Francesco aveva lanciato nel pomeriggio un secondo tweet, rispetto a quello del mattino, dedicato all’inizio della Giornata mondiale della gioventù: “Oggi incominciamo una stupenda settimana a Rio; sia un’occasione per approfondire la nostra amicizia in Gesù Cristo”.

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    Gmg. Il Papa ai giornalisti: società non isoli i giovani e rispetti il valore degli anziani

    ◊   Un viaggio per incontrare i giovani che non vanno isolati ma aiutati ad affrontare le difficoltà di ogni giorno come quelle lavorative. E’ uno dei concetti espressi ai giornalisti da Papa Francesco nel volo che ieri lo ha portato a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù. Un particolare accento è stato posto dal Pontefice sul rischio di avere una generazione senza lavoro. Ci riferisce Benedetta Capelli:

    Clima cordiale sul volo Roma – Rio de Janeiro. Il Papa ha incontrato brevemente i giornalisti – una settantina: ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi – ed ha indicato una linea per il suo viaggio in Brasile:

    “Questo primo viaggio è proprio per trovare i giovani, ma trovarli non isolati dalla loro vita, io vorrei trovarli proprio nel tessuto sociale, in società. Perché quando noi isoliamo i giovani, facciamo un’ingiustizia; togliamo loro l’appartenenza. I giovani hanno una appartenenza, un’appartenenza ad una famiglia, a una patria, a una cultura, ad una fede (…) Loro – davvero! – sono il futuro di un popolo: questo è vero! Ma non soltanto loro: loro sono il futuro perché hanno la forza, sono giovani, andranno avanti. Ma anche l’altro estremo della vita, gli anziani, sono il futuro di un popolo. Un popolo ha futuro se va avanti con tutti e due i punti: con i giovani, con la forza, perché lo portano va avanti; e con gli anziani perché loro sono quelli che danno la saggezza della vita”.

    Poi, una riflessione sulla crisi economica mondiale e sulla possibilità per i giovani di trovarsi senza lavoro:

    “Pensate che noi corriamo il rischio di avere una generazione che non ha avuto lavoro, e dal lavoro viene la dignità della persona di guadagnarsi il pane. I giovani, in questo momento, sono in crisi. Un po’ noi siamo abituati a questa cultura dello scarto: con gli anziani si fa troppo spesso! Ma adesso anche con questi tanti giovani senza lavoro, anche a loro arriva la cultura dello scarto. Dobbiamo tagliare questa abitudine a scartare!”.

    Quindi, l’invito ai giornalisti:

    Vi ringrazio davvero e vi chiedo di aiutarmi e collaborare in questo viaggio, per il bene, per il bene; il bene della società: il bene dei giovani e il bene degli anziani".

    Ad introdurre l’incontro con il Papa è stato padre Federico Lombardi che ha presentato al Pontefice i giornalisti presenti compresi 10 brasiliani, venuti dal loro Paese, per volare insieme a Francesco. Poi altri dieci dagli Stati Uniti d’America; nove della Francia, sei della Spagna, inglesi, messicani, tedeschi e anche reporters dal Giappone, dall’Argentina, dalla Polonia, dal Portogallo e dalla Russia. A salutare il Papa, a nome di tutti i giornalisti, è stata Valentina Alazraki, corrispondente in Italia per il network messicano Televisa, che gli ha regalato una piccola statua della Vergine di Guadalupe, "non solo la Regina del Messico - ha detto la giornalista - ma Patrona di tutta l'America”. Nel suo breve saluto di introduzione, Alazraki ha citato l'episodio biblico di Daniele nella fossa dei leoni, riferendosi ai giornalisti che spesso vengono dipinti come tali. Il Papa ha scherzato su questo punto affermando che i leoni “non erano poi così cattivi” ed ha confessato di non dare interviste perché è faticoso farle.

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    Il card. Bertone presenta la medaglia della Gmg: è memoria "fisica" di giornate straordinarie

    ◊   Una “memoria coniata in metallo”. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha definito così la medaglia commemorativa della Gmg, coniata dalla Zecca del Brasile e presentata nel primo pomeriggio di Rio, durante una cerimonia svoltasi a Sumaré, nella residenza dell’arcivescovo della metropoli carioca che ospita Papa Francesco, e non come previsto ai piedi della statua del Cristo Redentore sul Corcovado, a causa di problemi climatici.

    Nel descrivere la medaglia che sul diritto presenta l’immagine sorridente di Papa Francesco e sul rovescio le immagini della Cattedrale di São Sebastião di Rio de Janeiro e della Basilica di Nostra Signora Aparecida, il cardinale Bertone ha detto - al cospetto di autorità locali e religiose, tra cui mons. Tempesta e il cardinale Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici - che la medaglia permette di conservare in modo “fisico” i sentimenti legati al primo viaggio apostolico internazionale “del primo Papa latinoamericano”. “Penso che essa – ha osservato il segretario di Stato – debba essere, per noi, un motivo in più per vivere con gratitudine queste giornate storiche qui in Brasile”. Ricordando, con le parole di Papa Francesco pronunciate ieri all’arrivo, che la “gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo”, il cardinale Bertone ha concluso il suo breve intervento con questa considerazione: “Proprio perché tutti desideriamo un mondo migliore, è necessario scommettere sui giovani. Perciò, vedendo la medaglia coniata con la figura di Papa Francesco, siamo chiamati a far sì che le parole che egli ci rivolgerà in questi giorni, possano restare coniate nella nostra mente e nel nostro cuore”.

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    Nomine episcopali in Argentina e Venezuela

    ◊   In Argentina, Papa Francesco ha nominato vescovo di Orán il sacerdote Gustavo Óscar Zanchetta, sottosegretario esecutivo della Conferenza Episcopale Argentina. Mons. Zanchetta è nato il 28 febbraio 1964 a Rosario (Santa Fe, Argentina). Il 20 dicembre 1982 ha ottenuto il Diploma di Tecnico mecánico electricista presso l’Istituto Industriale di La Cumbre, Córdoba, e quindi ha fatto qualche anno di formazione con i Padri Cappuccini di Quilmes. Nel 1984 ha seguito il primo anno di Filosofia nell’Università Cattolica Argentina. Nel 1985 è entrato nel Seminario Reina de los Apóstoles, di Quilmes ed ha seguito gli studi ecclesiastici nel Centro Filosofico e Teologico Santo Toribio de Mogrovejo, di Quilmes. Ordinato sacerdote il 13 dicembre 1991, nel 1993 è stato nominato Segretario della Commissione per i Ministeri della Conferenza Episcopale Argentina. Ha svolto anche i seguenti ministeri: Vice Parroco; Parroco di San Francisco de Asís ed Amministratore parrocchiale di N.S. del Puente, a Berazategui; Direttore del Pre-Seminario (corso propedeutico); Economo del Seminario Maggiore; Segretario del Vescovo emerito di Quilmes; Professore nel Profesorado de Ciencias Sagradas e nel Seminario di Quilmes; Consigliere del Movimiento Familiar Cristiano. Nel 2000 ha ottenuto la Licenza in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana. Attualmente è Sottosegretario Esecutivo della Conferenza Episcopale Argentina.

    In Venezuela, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Carora mons. Luis Armando Tineo Rivera, finora ausiliare di Caracas. Il neo presule è nato a Caracas il 10 maggio 1948. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia nel Seminario San José de El Hatillo , e quelli di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha ottenuto la Licenza in Sociologia presso l’Università Statale di Cumaná e la Licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 luglio 1980. Come sacerdote ha svolto i seguenti incarichi: Professore di Teologia Morale e Formatore del Seminario Maggiore di Caracas, Direttore degli Studi del Seminario Maggiore, Direttore del Dipartimento arcidiocesano per la Catechesi, Arciprete della zona di Baruta e Parroco di "La Anunciación del Señor" a Caracas. Mons. Tineo Rivera è stato, inoltre, Direttore del Settimanale arcidiocesano "La Iglesia Ahora". Il 9 febbraio 2007 è stato nominato Vescovo titolare di Orreacelia ed Ausiliare di Caracas. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 28 aprile 2007.

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    20.mo del Catechismo: la salvezza portata da Cristo non esclude i non cristiani

    ◊   La Chiesa è il "luogo" della salvezza portata da Cristo, ma ciò non vuol dire che si tratti di una salvezza che esclude chi non è cristiano, ma piuttosto include ogni essere umano che giunga a un legame con Gesù. Il concetto è affrontato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, come sottolinea il gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, nella 36.ma puntata del ciclo di riflessioni dedicato ai 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo:

    Professiamo la Chiesa cattolica. La parola “cattolica” significa “universale”. Il Catechismo spiega che la Chiesa è cattolica in due sensi. Primo, è cattolica perché in essa è presente il Cristo, Salvatore universale, e tutti i mezzi di salvezza che egli ha voluto (cfr. CCC, 830). Secondo, la Chiesa “è cattolica perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano” (CCC, 831).

    Ci viene la domanda: Chi appartiene alla Chiesa cattolica? Il Catechismo cita il Concilio Vaticano II affermando che al Popolo di Dio “in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli credenti in Cristo, sia, infine, tutti gli uomini, che dalla grazia di Dio sono chiamati alla salvezza” (n. 836).

    I Padri della Chiesa spesso ripetono che “fuori della Chiesa non c’è salvezza”. Questo non vuol dire che soltanto i cattolici possano essere salvati. La Chiesa come sacramento di salvezza non esclude, ma include. Si deve dire però che ogni salvezza viene da Cristo, che è il capo della Chiesa, e che, cioè, ogni grazia salvifica passa attraverso la Chiesa. E così, per esempio, quando diciamo che un musulmano può essere salvato, questo può accadere soltanto in un legame stretto con la missione di Gesù e della sua Chiesa. Anche se il musulmano non abbia mai creduto in Gesù come salvatore.

    La cattolicità si esprime nella chiamata di Gesù: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). La Chiesa è dunque per la sua natura missionaria. Il motivo più profondo della sua missione è l’amore di Dio per tutti gli uomini (cfr. CCC, 851). Infatti, Dio “vuole – come dice san Paolo – che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Per questo la Chiesa cattolica predica il Vangelo a tutti, e per tutti prega, lasciando però il giudizio a Dio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'amata America latina: in prima pagina, un editoriale del direttore sul viaggio del Papa.

    Una fede capace di amore e speranza: l'arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, sull'enciclica "Lumen fidei" di Papa Francesco.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la lotta contro la mortalità infantile in Bangladesh.

    Un articolo di Oddone Camerana dal titolo "I nonni che non ho avuto": lo storico Ivan Jablonka racconta la sua ricerca della famiglia scomparsa ad Auschwitz.

    L'archivista curioso che apriva nuovi sentieri: Giovanni Grosso ricorda lo storico carmelitano Emanuele Boaga.

    Lui ti cerca per primo: Inosf Biffi su sant'Ambrogio predicatore e scrittore.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora scontri in Egitto tra opposte fazioni: oltre 10 vittime

    ◊   In Egitto, continuano senza sosta da quasi 24 ore gli scontri di piazza tra fedeli al presidente deposto, Mohamed Morsi, di matrice musulmana, e gruppi del fronte laico. Il bilancio delle vittime parla già di oltre 10 morti al Cairo. Intanto, l’ex capo di Stato si trova agli arresti in una località sconosciuta, mentre da parte internazionale giungono appelli alla pacificazione e alla liberazione del leader. Sui motivi di questi ultimi sanguinosi disordini, Giancarlo La Vella ha intervistato Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del Messaggero:

    R. – Ciò che sta accadendo è un po’ quello che pensavamo sarebbe accaduto, cioè che nessuno avrebbe accettato la deposizione di Morsi. La verità è che purtroppo non si conosce l’evoluzione della situazione: si ha l’impressione, infatti, che si dica di tutto e il contrario di tutto.

    D. – Da una parte, c’è un leader indiscusso, Morsi. Dall’altra, il Fronte che ha lottato per la deposizione dell’ex presidente, non ha ancora un leader riconosciuto …

    R. – E questo è uno dei problemi fondamentali e anche uno dei motivi per i quali Morsi e i Fratelli musulmani sono riusciti a vincere nettamente le elezioni. Infatti, chi ha lottato contro il vecchio regime, contro Mubarak, non era ancora in una posizione consolidata per riuscire a proporre un leader carismatico, un’alternativa laica alla dittatura.

    D. – Quanto è rischioso per tutta l’area nordafricana e mediorientale non avere un Egitto stabile?

    R. – L’Egitto stabile è fondamentale per tutta la regione, non c’è dubbio. E questo fa pensare che ci sarà un tentativo di stabilizzazione attraverso – probabilmente – il ritorno al potere dei militari. Almeno per un certo periodo.

    D. – Quali sono i rischi di questa eventualità?

    R. – I rischi sono quelli di sempre: i militari arrivano e non se ne vogliono più andare. Se loro favoriscono una parte della popolazione e non l’altra, ovviamente non riusciranno a promuovere un processo di vera democratizzazione del Paese, che è l’unica maniera per uscire da questa impasse.

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    Violenze in Iraq. Mons. Warduni: le armi vanno distrutte non vendute qui

    ◊   Al Qaeda ha rivendicato l'assalto alla prigione irachena di Abu Ghraib che, lunedì, ha portato all'evasione di 500 detenuti, molti dei quali appartenenti all'organizzazione terrorista. Nei duri scontri che ne sono seguiti, almeno 41 persone sono rimaste uccise. Ma in tutto il Paese si riaccende la violenza settaria tra sciiti e sunniti, alimentata dal conflitto nella confinante Siria. Il servizio Marco Guerra:

    Autobomba, kamikaze e colpi di mortaio. L’assalto al carcere Abu Ghraib è stata una vera e propria operazione di guerra condotta, secondo le prime indagini, per liberare alcuni esponenti di spicco di al Qaeda in Iraq detenuti nel braccio della morte. Nella prigione, a 25 chilometri a ovest di Baghdad, è quindi scoppiato un combattimento durato diverse ore con l’arrivo di rinforzi dell’esercito appoggiati da elicotteri. Il bilancio finale è di 20 morti tra agenti, soldati e guardie carcerarie e di 21 uccisi tra i detenuti. Oltre 500 gli evasi. L’azione spettacolare si inserisce in un crescendo di violenze settarie tra sciiti e sunniti, che solo dall’inizio del mese di luglio ha provocato circa 600 vittime. Sempre ieri, infatti, a Mosul, nel nord del Paese, 22 soldati e tre passanti sono rimasti uccisi in un attentato suicida contro un convoglio dell'esercito, mentre a ovest della città sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro poliziotti rapiti quattro giorni fa. Solo sabato sera, altre 27 persone erano state uccise in una catena di attentati nei quartieri sciiti di Baghdad. Le autorità temono il ritorno ad un aperto conflitto interconfessionale alimentato della guerra civile nella limitrofa Siria.

    Sullo scontro interetnico che insanguina l’Iraq, abbiamo raccolto il parere del vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni:

    R. – Noi sentiamo e vediamo le esplosioni, le autobombe, i kamikaze: ma perché, come? Certamente, è a causa del conflitto tra i partiti, tra confessioni, tra vedute che non vanno d’accordo, no? E così nasce il conflitto. Sono gli interessi, sono i gruppi che non si mettono d’accordo e si parla della riconciliazione nazionale che però di fatto non viene attuata. Invece, gli interessi personali, del partito, della confessione, questo tutto influisce negativamente.

    D. – Temete infiltrazioni dalla Siria? Ci sono ripercussioni sull’Iraq?

    R. – Ci sono sciiti qui e ci sono sciiti lì, ci sono qui i sunniti e ci sono lì. Quindi, questo influisce: infatti, ci sono certamente influenze negative, ma non tanto come si pensa. Qui abbiamo già un conflitto in corso da dieci anni…

    D. – Qual è la situazione della comunità cristiana?

    R. – Ieri o l’altro ieri, sono scoppiate cinque, sei, dieci autobombe: queste macchine non sanno chi è cristiano, chi è musulmano, ma fanno morire chiunque sia nei paraggi. E questo influisce sulla nazione, sul gruppo cristiano che dice: “Ecco, come possiamo vivere qui?”. Capita anche che venga a parlare un fanatico e che influisca negativamente quando dice: “Voi cristiani siete pochi: andate via, andate dai vostri. Voi siete con gli americani o con gli altri”. Non siamo noi, con questi o con quelli: le forze di coalizione ci hanno distrutti. Da oltre cento anni non avevamo flussi di emigrazione come in questi ultimi sette-otto anni. E l'esodo prosegue…

    D. – La comunità internazionale sembra concentrata su altre crisi. L’Iraq si trova da solo in questa fase. Voi cosa chiedete alla comunità internazionale?

    R. – Noi chiediamo che faccia il possibile per costruire la pace. Noi vogliamo distruggere le armi, chiediamo non venderle a questa gente, a questo Medio Oriente! Vogliamo che tutti lavorino per gli interessi di queste nazioni, non per i loro interessi, per l’oro nero che purtroppo ci ha distrutti! Vogliono questo petrolio: lo prendano e ci lascino in pace…

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    Giappone: l'acqua di Fukushima contamina il mare. L'esperto: incidenti così non ci saranno più

    ◊   A più di due anni di distanza dal disastro nucleare di Fukushima, le autorità giapponesi ammettono che dell’acqua sotterranea radioattiva è fuoriuscita in mare. Bloccata per precauzione la pesca nella zona e messe al bando la carne bovina, latte, funghi e verdure, mentre 15 esperti dell’Agenzia internazionale dell’Energia atomica hanno raggiunto il Giappone per verificare la situazione. Michele Raviart ha intervistato l’ingegnere Massimo Sepielli, responsabile Unità tecnologie e impianti per la fissione e la gestione del materiale nucleare dell’Enea:

    R. – L’idea è che loro abbiano avuto una contaminazione molto forte soprattutto dai reattori 2 e 3 e dalle relative piscine del combustibile. Avevano una massa d’acqua radioattiva molto elevata – si parla di 14 mila tonnellate – con contenuti di radioattività che naturalmente possono essere anche centinaia di volte superiori a quelli della radioattività naturale, dove sono presenti sia cesio 134, 137 e iodio, sia uranio e plutonio, direttamente provenienti dal nocciolo del reattore.

    D. – Com’è avvenuto questo incidente e perché se ne parla solo ora?

    R. – Potrebbe essersi aperta una falla, oppure potrebbero non essere riusciti perfettamente a sigillare delle zone che loro avevano inizialmente contenuto in un qualche modo provvisorio. Poi, al momento di andare a fare il lavoro completo, potrebbero non essere riusciti a portare a termine l’operazione e quindi c’è stato questo versamento. Non conosco esattamente le quantità che si sono versate rispetto al potenziale che era presente sotto i reattori.

    D. – Quali sono i rischi per la popolazione?

    R. – Dipenderà dal tipo di correnti marine, perché una parte di questi vari isotopi si va a depositare subito nella zona e si possono costituire dei fanghi: mi riferisco in particolare al cesio, che viene praticamente incamerato in questi fanghi. Ci sono dei tipi di pesci che vanno a mangiare nei fanghi e quindi possono incamerare questo cesio radioattivo. Altri isotopi possono avere la possibilità di allontanarsi di più e quindi andare all’interno del mare.

    D. – Quali sarebbero invece le conseguenze nel mangiare questi pesci contaminati?

    R. – Lo iodio si va a fissare sulla tiroide e quindi ci possono essere poi delle complicazioni a livello tiroideo, mentre il cesio si va a stabilizzare soprattutto sulle ossa o in particolare sul fegato. Però, in questo caso tutto il mercato del pesce nella zona viene sicuramente bloccato. Quindi, non avrei preoccupazioni per popolazioni lontane dal sito.

    D. – Questi incidenti sono evitabili o sono rischi congeniti delle centrali nucleari?

    R. – Sono assolutamente evitabili. Noi abbiamo fatto diversi convegni qui in Enea facendo un po’ l’excursus sui tre incidenti più grossi che ci sono stati nella storia del nucleare: Three Mile Island, Cernobyl e Fukushima. Tutti e tre hanno delle cause molto particolari. Il primo, Three Mile Island, fu causato da un errore degli operatori della sala controllo. Cernobyl fu causato da una manovra errata da parte della squadra di operazione, mentre il terzo incidente fu causato appunto da un sisma di grandissime proporzioni e da uno tsunami. Sono tre incidenti che possono essere evitati. Tutti e tre con i reattori della terza e quarta generazione che sono oggetto di studio. Sicuramente, incidenti di questo tipo non possono avvenire più e sicuramente non possono avvenire più in quel modo. Se dovessero accadere eventuali incidenti in futuro, avrebbero delle conseguenze assolutamente più contenute.

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    Gran Bretagna. Cameron contro la pornografia online. Cantelmi: bimbi a forte rischio devianze

    ◊   Il premier inglese David Cameron “dichiara guerra” alla pornografia online, un fenomeno che - dice - "sta corrodendo l'infanzia". Se entro il mese di ottobre i principali motori di ricerca non compiranno significativi passi per evitare l’esposizione dei minori a contenuti per loro nocivi, il governo britannico minaccia di prendere “seri provvedimenti”. Sui danni causati dalla pornografia sulle giovani generazioni, Daniel Ienciu ha sentito il prof. Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione psichiatri e psicologi cattolici in Italia:

    R. – Questo crea un problema di grande corto circuito, perché i bambini vengono esposti a un materiale chiaramente ed esplicitamente sessuale, senza avere tutto l’assetto cognitivo, emotivo, affettivo, in grado di gestirlo e manipolarlo. Questa si chiama “erotizzazione precoce”. E’ un fenomeno diffuso in tutto il mondo, che riguarda anche i nostri figli in Italia, e anzi è un fenomeno preoccupante per tutto ciò che genera, cioè un corto circuito, nell’agito sessuale, di quello che invece dovrebbe essere la costruzione dell’intimità.

    D. – Dalle statistiche effettuate, risulta che una generazione di bambini è esposta alla pornografia hard e un bambino di 10 anni su tre ha visto su Internet materiale pornografico…

    R. – Questo fenomeno dell’erotizzazione precoce riguarda un’intera generazione di bambini e si associa alla precocizzazione un po’ di tanti comportamenti, non solo di quello sessuale ma anche, per esempio, dell’abuso di sostanze di alcol, la precocizzazione del bullismo. C’è una serie di fenomeni che dichiarano un malessere di questa generazione.

    D. - A livello collettivo, quanta coscienza c’è di tutto questo?

    R. – In gran parte, i genitori fanno finta di non saperlo. In realtà, i nostri figli sui telefonini o sui loro iPad, o sui loro personal computer, ricevono una quantità impressionante di informazioni, materiale, immagini, a contenuto sessuale.

    D. – La precocizzazione erotica certamente comporta modifiche circa le aspettative sul sesso. Di cosa si tratta?

    R. – Si lega a una serie di problematiche psicopatologiche. Questo è stato dimostrato in molti rapporti e già in molti studi. Riguardano soprattutto l’idea di corpo che un bambino e una bambina costruiscono. Quindi, si lega a molte forme di danneggiamento del corpo, anche a forme di anoressia e bulimia. Ma, fondamentalmente, ciò che salta è il tema della intimità: cioè, un’infanzia eroticamente precocizzata è un’infanzia che poi non riesce a sviluppare il tema dell’intimità in modo corretto e scambia la sessualità come intimità, precocizzando senz’altro l’inizio della sessualità, ma anche utilizzandola in modo sbagliato. Quindi, una serie di comportamenti sessuali, che vanno anche verso la violenza e l’aggressività, è correlata a questo fenomeno.

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    Rapporto Caritas internationalis. Mons Vitillo: solo la carità aiuta a supeare la crisi

    ◊   Viviamo in un mondo in cui ogni ora 300 bambini muoiono di malnutrizione e quasi un miliardo di persone non accedono all’acqua potabile. Nello stesso tempo, ci sono 1.200 miliardari nel mondo, la più grande quantità mai registrata. Siamo scandalizzati da questa diseguaglianza, ma anche speranzosi perché abbiamo gli strumenti per combatterla. Così si esprime il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, nella presentazione del Rapporto dell’organismo per il 2012, in cui si segnalano i risultati raggiunti, i nuovi scenari della povertà mondiale e le urgenze. Gabriella Ceraso ne ha parlato con mons. Robert Vitillo, consigliere speciale sull'Aids di Caritas:

    R. - Nel 2012, vi erano 44 appelli per rispondere a situazioni di emergenza in 34 Paesi del mondo. La maggior parte delle risposte era per l’Africa, specialmente nel contesto del conflitto della Repubblica Democratica del Congo, per la situazione di violenze contro le donne e la fame in Africa Occidentale, ma anche la guerra in Siria e la ricostruzione dopo il terremoto in Haiti.

    D. - Ma il cuore dei vostri interventi nel 2012 è andato soprattutto alla questione immigrazione e salute dei più piccoli, è cosi?

    R. - Sì, sicuramente attenzione alle persone che migrano, promuovendo anzitutto i loro diritti, specialmente nel campo delle badanti che migrano da un Paese a un altro in cerca di lavoro. Ma anche attenzione alla situazione delle vittime della tratta e di quei migranti che rimangono bloccati a una frontiera e non possono passare all’altra, per esempio in America Latina, come pure i rifugiati che rimangono bloccati in Libano o in Giordania a causa della guerra in Siria. Abbiamo anche fatto molto nel campo sanitario. A livello internazionale, difendiamo i diritti dei malati per l’accesso ai medicinali e anche per l’accesso ai programmi che prevengono le malattie, cercando di prevenire specialmente il passaggio del virus Hiv dalla madre al bambino.

    D. - Il presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Maradiaga, scrive nella presentazione del Rapporto: “Fornire un aiuto non è sufficiente, bisogna rompere il ciclo della povertà”. Questo che significa? Cosa fare?

    R. - Promuovere la giustizia, prevenire queste emergenze, promuovere uno sviluppo più equo. Ci sono i soldi da poter distribuire in questo mondo, ma adesso sono mal distribuiti.

    D. - Le ingiustizie, dunque, e le disuguaglianze sono il primo problema. Ancora, leggo dall’introduzione che “un altro grosso ostacolo è la crescita del secolarismo nei Paesi più ricchi: non credere in Dio non lascia spazio alla carità”…

    R. - Sì. La carità, la pratica della carità, fa parte dell’evangelizzazione. E’ il testimonie diretto della nostra fede in Gesù Cristo, della dignità umana che è dono di Dio.

    D. - Quindi, se lei dovesse esprimere il pensiero principale di questo lavoro del 2012, cosa può insegnarci quanto fatto e quanto ancora resta da fare?

    R. - Molte organizzazioni dell’Onu e molti governi sono focalizzati sull’economia: ma più di questo dobbiamo promuovere la dignità della persona umana, la sacralità della vita umana e anche fare attenzione allo sviluppo sociale, aiutando le persone marginalizzate a sentirsi con una dignità data da Dio.

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    Immigrazione: in provincia di Agrigento nasce la tenda di Padre Abramo

    ◊   Sono complessivamente 199 i migranti che erano a bordo dell'imbarcazione di legno arrivata stamani a Siracusa, accolti subito in una struttura della Guardia di finanza. Dopo le operazioni di assistenza e identificazione, che hanno portato allo stato di fermo tre egiziani e due siriani, i probabili scafisti, gli immigrati verranno destinati ai centri di accoglienza. E proprio sul versante dell'accoglienza a chi fugge dalle proprie terre si segnala il nuovo centro nato ad Agrigento: si achiama "Tenda di Padre Abramo" ed è situato nel Convento dei Frati minori di Favara. Federica Baioni ha intervistato padre Giuseppe Maggiore, missionario ed ideatore di questo progetto di integrazione sociale, a poche miglia da Lampedusa:

    R. – Due anni fa, tornavo dal Marocco, dove sono stato tre anni, e il mio ministro provinciale mi chiese di ideare un progetto. L’abbiamo chiamato “Fraternità la Tenda del Padre Abramo”. Accogliamo in maniera molto semplice, francescana e gratuita, questi fratelli che non hanno dove posare il capo, che non rientravano nei progetti della Protezione Civile, quindi dello Stato, e con la chiusura delle case di accoglienza, il 28 febbraio di quest’anno, sono aumentati e vengono qui a chiedere l’accoglienza, un’accoglienza che viene sempre data.

    D. – Potremo parlare proprio di un progetto di integrazione sociale, è così?

    R. – Sì, perché il ragazzo che arriva qui, il fratello che arriva qui, fa l’esperienza di famiglia: riceve l’affetto che gli manca e inizia a rispettare le piccole regole della famiglia e poi a rispettare quelle che la società ci dà. Ci stiamo inventando una serie di cose, come dei laboratori artigianali. Vediamo portare avanti la raccolta dei pomodori e iniziare lavori agricoli, anche l’allevamento di animali come conigli, galline e capre. Il ragazzo che sta qui non è in preda all’ozio ma deve fare qualcosa all’interno della fraternità. Io non la chiamo mai né “comunità”, né “casa di accoglienza”, perché è una fraternità dove si vive insieme, si prega insieme. Lei sa benissimo che già fra noi della stessa regione, della stessa città, abbiamo difficoltà a comprenderci: immagini degli africani con afghani, pakistani, compreso me che sono siciliano.

    D. – Parliamo proprio di questo: 21 persone di nazionalità, lingua cultura, religioni diverse, un vero incontro tra i popoli, è così?

    R . – Io la definirei una nuova Pentecoste. Quando ho visto Papa Francesco, mi sono sentito veramente sentito confermato in quello che noi Frati minori di Sicilia, insieme alla Onlus “Frate Gabriele Maria Allegra”, portiamo avanti. Perché, sì, magari c’è il mio lavoro, ma dietro c’è una fraternità che mi sostiene, che mi incoraggia. Se stiamo riuscendo quel poco che il Signore ci sta ispirando di fare è grazie alla Fraternità e poi anche alla collaborazione con la Caritas.

    D. – Non ci sono sovvenzioni, non c’è niente se non la generosità dei volontari di ognuno di voi che si impegna a creare questo progetto?

    R. – Sì, non ci sono sovvenzioni né statali, né di alcun tipo, se non la generosità della città di Favara e delle persone che stanno iniziando a conoscere questo progetto. Stiamo portando avanti questo progetto con la Provvidenza di Dio. Mi vengono in mente quelle parole del Vangelo, quando San Luca dice: guardate gli uccelli del cielo, i gigli del campo, non lavorano, non mietono eppure hanno tutto e vestono meglio di Salomone. Basta fidarsi e affidarsi un po’ al Signore. Qualcuno mi ha detto che sfido la Provvidenza: a me le sfide sono sempre piaciute. E’ bello andare avanti così.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Pakistan. Coppia di cristiani accusati di “blasfemia tecnologica”

    ◊   Si moltiplicano in Pakistan i casi di “blasfemia tecnologica”. Dopo il caso di un uomo condannato all’ergastolo per l’accusa di aver inviato sms blasfemi a un musulmano, ora anche una coppia di cristiani di Gojra, nel Punjab, sono accusati dello stesso reato. La coppia è stata segnalata da un conoscente musulmano che ha dichiarato di aver ricevuto da loro messaggini a contenuto blasfemo riguardanti Maometto. Come ricorda Fides, la città dove è avvenuto il fatto, Gorja, è considerata “religiosamente sensibile” fin dal 2009, quando il quartiere cristiano fu dato alle fiamme per il presunto rogo di una copia del Corano. Il bilancio di quell’incendio fu di 8 morti, 40 case e una chiesa andate distrutte. Molti in Pakistan chiedono una legge che limiti i siti Internet considerati blasfemi, ma dall’altra parte c’è anche un abuso della legge sulla blasfemia, in particolare ai danni della comunità cristiana, tanto che una delegazione di 15 ulema di Karachi ha assicurato ai cristiani il proprio sostegno nella stesura di un emendamento a questa norma, che ne impedisca l’uso indiscriminato contro le minoranze. (R.B.)

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    Iraq. Ambulanza rifiuta di portare salma di donna cristiana in chiesa per esequie

    ◊   “È vietato dall’Islam”: così si è giustificato un autista di ambulanza musulmano per aver rifiutato di trasportare la salma di una donna appartenente alla comunità cristiana assira e deceduta all’ospedale Zarkari di Arbil, nel Kurdistan iracheno, alla chiesa di Ankawa dove si sarebbero svolti i funerali. A riferire la notizia è l’agenzia AsiaNews, secondo la quale il Ministero degli Affari religiosi della regione ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sul caso e ha invitato il neonato Comitato per la promozione della coesistenza religiosa di seguire la vicenda e assicurarsi che ogni dipendente pubblico faccia il proprio dovere, indipendentemente dalle proprie convinzioni religiose. (R.B.)

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    Messico. Sacerdote ucciso nella Bassa California, è il secondo nel 2013

    ◊   Un sacerdote messicano, padre Ignacio Cortez Alvares, parroco della chiesa Maria Auxiliadora di Ensenada, nello Stato della Baja California, è stato trovato morto ieri nella sua abitazione, nel quartiere di El Sauzal de Rodriguez. Non si conoscono ancora i motivi dell’omicidio, né tantomeno i colpevoli, ma il corpo presentava diverse ferite da arma bianca. Padre “Nachito”, come lo chiamavano i suoi parrocchiani, era originario di Michoacán e aveva 57 anni. I funerali saranno celebrati domani nella cattedrale della diocesi di Tijuana. Secondo l’elenco curato annualmente dalla Fides, nel 2012 per la quarta volte consecutiva l’America Latina ha riportato il più alto numero di operatori pastorali uccisi rispetto agli altri continenti. In Messico, nel 2013 è già il secondo sacerdote ucciso dopo padre José Flores Preciado, morto in seguito a un pestaggio a sangue. (R.B.)

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    Nigeria. Boko Haram rapisce giovani cristiane per convertirle all’islam

    ◊   Nella Nigeria settentrionale, terra in balia del gruppo di estremisti islamici Boko Haram, si sta moltiplicando il fenomeno dei rapimenti ai danni delle giovani cristiane che vengono segregate nelle case di emiri o leader religiosi radicali e convertite all’Islam con la forza. La denuncia perviene alla Fides dalla Northern Association of Nigeria, che sta seguendo cinque casi. Il rapimento delle giovani è l’ultima frontiera della campagna terroristica che il gruppo sta facendo nel nord della Nigeria, dove vorrebbe instaurare uno Stato islamico: lo ha confermato pubblicamente il leader Abubakar Shekau, spiegando che ciò fa parte dei nuovi sforzi per colpire i cristiani e costringerli a lasciare il nord. Boko Haram, il cui nome significa letteralmente “l’educazione occidentale è peccato”, ha recentemente intensificato anche gli attacchi alle scuole, tanto che da due mesi è in vigore lo stato di emergenza a Borno, Yobe e Adamawa, dove il gruppo è più radicato. (R.B.)

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    I vescovi del Burkina Faso: il Paese ha bisogno di pace e giustizia

    ◊   Giustizia, riconciliazione e pace: queste le priorità per il Burkina Faso, secondo quanto espresso dai vescovi della Conferenza episcopale locale nel documento finale della loro plenaria – svoltasi a Ouagadougou tra l’11 e il 14 giugno – pubblicato in questi giorni e inviato alla Fides. I presuli scrivono che tra le cause dell’alimentarsi della tensione sociale c’è il progetto di istituire il Senato, nell’ambito delle riforme istituzionali e politiche. Questa l’analisi dei vescovi sulla realtà sociale: tra i principali cambiamenti avvenuti, quello demografico, con una popolazione sempre più giovane – il 46.4% ha meno di 15 anni – ma anche sfiduciata per la mancanza di modelli sociali. Al tempo stesso, però, si registra la crescita dell’alfabetizzazione e dell’accesso all’informazione, anche per le donne, grazie alla diffusione delle nuove tecnologie. Tuttavia, il denaro diventa un valore al di sopra della famiglia, della nazione e di Dio e anche l’aumento della pratica religiosa non si accompagna a una conformazione dei comportamenti sociali ai precetti di natura religiosa. Infine, anche il divario sociale aumenta: la povertà di massa cresce e un solo gruppo si divide i poteri, perciò domina la corruzione e cresce la violenza in una società in cui le necessità di base quali salute, istruzione, occupazione, alloggio e cibo non vengono soddisfatte. (R.B.)

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    Cina: 94 morti nel sisma nel Gansu, crollate 9 mila case

    ◊   Si aggrava di ora in ora il bilancio della duplice scossa di terremoto che ieri ha devastato la provincia cinese del Gansu. Secondo le ultime stime fornite, le vittime sarebbero 94. Oltre mille i feriti, di cui decine in condizioni critiche, e cinque i dispersi, ma man mano che il tempo passa si affievoliscono le speranze di ritrovare ancora qualcuno vivo sotto le macerie, anche perché alle due scosse maggiori se ne sono aggiunte ben 420 d’assestamento. Al lavoro nell’area sono in tremila tra poliziotti, soldati e volontari. Secondo i dati diffusi dalle autorità provinciali, il sisma ha coinvolto 123 mila persone, di cui 31 mila sono sfollati anche perché sono crollate circa novemila case. Il vicesindaco di Dingxi, cittadina epicentro del terremoto, ha tracciato un elenco dei generi di conforto di cui necessita la popolazione delle contee di Zhangxian e Minxian: 14 mila tende, 24 mila tra coperte e piumoni, letti, generatori di corrente e strutture mediche di primo soccorso, oltre a cibo e acqua potabile. A rendere più difficoltose le operazioni di soccorso è la pioggia incessante, che causa frane e smottamenti. (R.B.)


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    A Hong Kong una Gmg locale per i giovani rimasti in patria

    ◊   Una Giornata della Gioventù “locale” è quella che si sta svolgendo a Hong Kong in concomitanza con la Gmg mondiale che si aprirà ufficialmente domani a Rio con la Messa di Papa Francesco. Per tre giorni, 300 giovani che sono rimasti in patria, infatti, vivranno una serie di incontri e momenti di riflessione sulla fede, oltre a occasioni di servizio sul territorio. Il ritiro, informa AsiaNews, avrà luogo dal 26 al 28 luglio prossimi presso il centro giovanile Don Bosco di Cheung Chau. I giovani che vi parteciperanno hanno assistito alla Messa che il cardinale John Tong ha celebrato per salutare la delegazione di 29 ragazzi partiti per Rio. “Non abbiate mai paura di condividere la vostra fede con chi incontrate per strada – ha detto il porporato nell’omelia – non pensiate che la vostra fede non sia abbastanza matura o profonda e non vergognatevi di condividerla con gli altri, perché aiutare il prossimo è il modo migliore per aiutare noi stessi”. “In questo senso – ha aggiunto – chi dona riceve molto più di quello che ha. Ricordate la storia dell’uomo nato cieco che chiede a Gesù la guarigione: il Signore gli risponde che la sua fede lo ha guarito”. (R.B.)

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    In Vietnam concluso l’annuale incontro dei catechisti

    ◊   Diffondere l’annuncio evangelico e imparare in merito a sfruttare le nuove tecnologie: è stato questo il centro dell’incontro annuale dei catechisti cattolici vietnamiti, svoltosi a Saigon tra il 15 e il 20 luglio scorsi. Come riferisce AsiaNews, all’evento organizzato nell’Anno della Fede erano presenti 521 catechisti provenienti da 91 parrocchie e 59 religiosi appartenenti a nove Istituti religiosi. Come sempre, l’incontro è stato organizzato dalla Conferenza episcopale locale e ha raccolto l’entusiasmo dei partecipanti che lo hanno vissuto come “un’opportunità di condividere le proprie esperienze”. Il segretario generale della Commissione locale per il catechismo e la diffusione della fede, padre Nguyễn Văn Hiền, ha testimoniato che purtroppo non si è ancora potuti arrivare alle parrocchie di Ho Chi Minh City a causa della mancanza di catechisti e invoca in questa direzione una migliore cooperazione tra vicari e volontari cattolici. Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno pregato insieme il Beato Andrea Phú Yên, protomartire vietnamita ucciso a soli 18 anni, nel 1644, per il suo impegno di evangelizzazione verso i giovani. (R.B.)

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    Chiesa d'Australia e Papua critica scelta di smistare immigrati sulle isole

    ◊   Venerdì scorso, i primi ministri di Australia e Papua Nuova Guinea hanno siglato un accordo secondo il quale tutti i rifugiati che sbarcheranno sulle coste australiane saranno portati sull’isola di Manus e poi da qui, dopo le opportune verifiche delle richieste d’asilo, saranno smistati nelle varie isole. La Chiesa locale, attraverso la Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea, critica fortemente questo accordo che avvantaggia l’Australia – dove peraltro stanno per svolgersi le elezioni – a scapito di Papua, già di suo Paese tra i più poveri al mondo e alle prese con gravi problemi sociali, dove verrebbe scaricato ogni anno un numero incredibile di migranti: 15 mila negli ultimi 12 mesi. Tuttavia, il Paese vanta una delle Costituzioni più avanzate al mondo in tema di accoglienza. Padre Phillip Gibbs, missionario irlandese da anni a Papua e ora segretario della Commissione episcopale per le Questioni sociali, ricorda la “globalizzazione dell’indifferenza” citata da Papa Francesco nella sua recente visita nell’isola italiana di Lampedusa, l’8 luglio scorso. La Chiesa richiama dunque i governanti a quel “senso di giustizia sul quale sono fondate le nostre società e nazioni” e invita la gente a insistere affinché si trovi una soluzione più umana. Anche l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati ha condannato la decisione, perché il centro di accoglienza e soggiorno dell’isola di Manus “non soddisfa le norme di protezione internazionale” e ha messo in guardia sulla possibile destabilizzazione dell’isola stessa. (R.B.)

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    Repubblica Centrafricana: gambizzato il direttore della Caritas locale

    ◊   Don Elysée Guedjande, direttore della Caritas della Repubblica Centrafricana, è stato gambizzato in un attacco avvenuto venerdì scorso a Bangui. L'uomo ha subito un intervento chirurgico e si sta riprendendo. Lo comunica Caritas Internationalis, che specifica anche la dinamica dei fatti: il sacerdote stava parcheggiando la propria auto quando è stato avvicinato da due uomini che gli hanno sparato a una gamba mentre lui tentava di fuggire. “Siamo profondamente preoccupati da quanto accaduto – dice il segretario generale di Caritas Internationalis, Michel Roy – è essenziale che gli operatori umanitari possano continuare il loro lavoro in sicurezza”. Roy spiega come la Caritas locale, con il sostegno di Caritas Internationalis, stia fornendo assistenza medica, cibo e rifugio alle persone costrette a fuggire dalle loro case in seguito al colpo di Stato provocato dai ribelli della coalizione Seleka, il 24 marzo scorso, che ha gettato nuovamente il Paese nell’insicurezza. Più volte, anche la Chiesa cattolica ha lanciato appelli disperati sul ritorno all’ordine, come pure il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam), che ha chiesto alle autorità di “assumersi le proprie responsabilità nella protezione della popolazione e nel facilitare l’accesso agli aiuti umanitari”. “A volte il Centrafrica sembra abbandonato dal resto del mondo", conclude il segretario di Caritas Internationalis, che ha lanciato un appello per la raccolta di 700 mila euro. "Operatori come don Guedjande e altri della Chiesa cattolica – ha concluso – sono rimasti i soli a offrire speranza alle persone. Preghiamo con tutto il cuore che possano proseguire nella loro missione”. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 204

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.