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Sommario del 20/07/2013
Tweet del Papa: cari ragazzi, il Signore vi accompagni nel viaggio verso Rio
◊ Stamani, a due giorni dalla sua partenza per il Brasile, Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet per i giovani della Gmg, dopo il primo lanciato ieri. “Carissimi ragazzi – scrive il Pontefice - so che tanti di voi sono ancora in viaggio verso Rio. Che il Signore vi accompagni lungo la strada”. L’account del Papa, @Pontifex, ha superato i sette milioni e mezzo di follower.
Papa Francesco in visita da Benedetto XVI per chiedere preghiere per la Gmg
◊ Mezz’ora a tu per tu, per chiedere e per assicurare preghiere per l’imminente Giornata mondiale della gioventù. È quanto avvenuto ieri pomeriggio, quando poco dopo le 16 Papa Francesco si è recato in visita a Benedetto XVI nel monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano. Al Pontefice emerito, Papa Francesco ha domandato – si legge in una nota ufficiale della Sala Stampa vaticana – “di accompagnare nei prossimi giorni con la vicinanza spirituale e la preghiera il suo prossimo viaggio in Brasile e i giovani riuniti per la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro”. La nota, che ricorda come la Gmg brasiliana fosse stata indetta e annunciata da Benedetto XVI, riferisce anche di quanto Papa Francesco ha consegnato al Papa emerito: il libretto del programma del viaggio – che gli possa consentire di “partecipare spiritualmente e, se crede, seguire le trasmissioni dei diversi eventi – e la medaglia commemorativa dell’avvenimento. “Benedetto XVI – conclude la nota della Sala Stampa – ha assicurato la sua preghiera, ricordando le esperienze intense e meravigliose dei passati incontri mondiali con i giovani a Colonia, Sydney e Madrid”. L’incontro era iniziato con un momento di preghiera comune nella Cappella e quindi proseguito in un “cordiale colloquio”.
A Rio 60 mila volontari per la Gmg
◊ Sono circa 60 mila i volontari della Giornata mondiale della gioventù che stanno dando il loro aiuto per l’organizzazione di questo grande evento. Molti anche i ragazzi italiani che hanno scelto di venire a Rio de Janeiro per svolgere questo servizio totalmente gratuito. Marina Tomarro ha raccolto le voci di alcuni di loro:
D. - Cosa vuol dire essere un volontario della Gmg?
R. – Significa mettersi a disposizione degli altri giovani per poterli aiutare a vivere in modo attivo un’esperienza di fede diversa dal solito.
R. - Questo è il primo anno come volontaria qui a Casa Italia. Sicuramente è un’esperienza diversa nella quale si mette disposizione il tempo e anche la fatica ... Un’esperienza di gioia nel dare, non solo nel ricevere.
D. - Qual è stato il momento in cui hai deciso che volevi vivere questa Gmg non solo da pellegrina ma anche da volontaria, quindi dare una mano agli altri?
R. - Diciamo che sicuramente quello che dice Gesù, “Siate servi, siate ultimi degli ultimi”, mi ha spinto a dire sì a qualcosa di diverso, non solo a ricevere come ho fatto in queste ultime Gmg, ma a anche a dare per vedere il sorriso di tutti gli italiani che arrivano con una richiesta, con un problema, con una necessità, avere la voglia e il desiderio di aiutarli e di essere in prima fila per poter gioire con loro nel condividere queste giornate a Rio.
D. - Cosa ti ha spinto a prender la decisione di essere non solo pellegrino ma anche volontario?
R. - L’esperienza che ho vissuto a Madrid. Un’esperienza che è stata positiva da un punto di vista lavorativo - perché comunque fare il volontario significa mettere in pratica anche le proprie capacità -; è anche un’esperienza di vita, di fede vissuta, perché insieme ad altri giovani, si aiutano i giovani a vivere questa esperienza di fede.
D. - Che rapporto si instaura tra voi volontari?
R. - Certamente tutti i volontari vivono questo spirito fraterno. Il volontario è un cattolico che vive la sua vita seguendo determinati ideali. Mettendo tutte queste persone insieme è logico che possa nascere una grande amicizia e una grande fraternità. Ci si aiuta nel momento del bisogno, venendo incontro anche a chi ha dei problemi personali, che si condividono e ci si aiuta a vicenda.
D. - Tu hai già vissuto altre Gmg come volontario. Quali sono i sentimenti che rimangono alla fine di un’esperienza così particolare e ricca?
R. - Dico sempre che non si può descrivere più di tanto una Gmg, ma si può solamente viverla. Infatti, inviterei tutti i giovani - che magari per il futuro hanno intenzione di vivere una Gmg - ad iscriversi, perché sono cose che possono solo essere vissute e difficilmente descritte.
Il card. Rylko racconta "il segreto" della riuscita delle Gmg
◊ “Voi siete la speranza del Papa, siete la speranza della Chiesa”: così il beato Giovanni Paolo II nel lontano 1987, nell’Avenida 9 de Julio a Buenos Aires, davanti a migliaia di giovani festanti in quella che è stata la prima Giornata Mondiale della Gioventù celebrata fuori Roma. Nasceva così un evento ecclesiale che si è poi ripetuto in varie parti del mondo e che ha visto milioni di giovani testimoniare la propria fede, stringendosi intorno ai Papi: prima al beato Wojtyla, poi a Benedetto XVI e la prossima settimana a Rio de Janeiro a Papa Francesco, il primo Papa latinoamericano che torna così nell’amato continente. Ad oltre un quarto di secolo dalla storica Giornata di Buenos Aires, Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’organo vaticano che coordina tutte le Gmg, qual è il segreto della riuscita delle Giornate Mondiali della Gioventù:
R. - È questa una domanda che ritorna di frequente. Molti si chiedono con stupore come, in questo tempo di secolarizzazione dilagante, la Chiesa riesca ad avere una forza attrattiva così potente nei confronti delle giovani generazioni e cosa spinga i giovani di tutto il mondo a rispondere così numerosi all’invito del Santo Padre. Ci si domanda, in sintesi, quale sia il segreto del grande successo di questi Raduni mondiali dei giovani attorno al Successore di Pietro. Il Beato Giovanni Paolo II ha detto una volta: “Quello che i giovani cercano nelle Gmg è Cristo stesso!”. In un mondo così confuso, in cui tante certezze crollano, molti giovani scoprono in Cristo un Amico di cui fidarsi, una Guida sicura, quella Roccia su cui possono costruire la propria esistenza. Scoprono poi nella Chiesa - spesso presentata dai media come un’istituzione fredda e lontana dall’uomo - una compagnia di amici che sostiene nel cammino della vita, una vera famiglia di dimensioni planetarie...
D. - Quali le novità per l’edizione di Rio della Giornata Mondiale della Gioventù?
R. - Ci sono delle importanti novità che vale la pena ricordare. Innanzitutto, dopo 26 anni la Gmg ritorna in America Latina. Inoltre, mentre Papa Benedetto XVI ha scelto Rio de Janeiro come luogo della celebrazione della Giornata e ha guidato l’iter di preparazione pastorale mediante il suo profondo Messaggio, sarà Papa Francesco – primo Papa Latino-americano – a presiedere l’evento. C’è da dire poi che, sebbene la struttura-base della Gmg sia sempre la stessa, ogni edizione di questo Raduno è diversa, perché cambia il contesto culturale e religioso del Paese e della Chiesa che lo ospita. E così a Rio, le bellezze naturali della città carioca, l’imponente statua del Cristo Redentore del Corcovado saranno, senza dubbio, fattori dominanti. Da non tralasciare poi la fede del popolo Latino-americano (e in particolare di quello del Brasile!) - una fede esuberante, piena di entusiasmo e di gioia… anche questo sarà un elemento che caratterizzerà questa Gmg.
D. - Quale impronta si vuole dare all’edizione della GMG di Rio con il tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli...”?
R. - Nel quadro dell’Anno della fede e del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, il Papa Benedetto XVI ha voluto sollecitare i giovani ad essere veri protagonisti nella missione dell’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. Per Papa Ratzinger le Gmg non sono altro che una “nuova evangelizzazione in atto”, quei luoghi dove nasce un “modo nuovo di essere cristiani: ringiovanito e pieno di entusiasmo e di gioia della fede”. In questa linea si collocano anche le frequenti sollecitazioni di Papa Francesco: “I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; ...è buono uscire da se stessi alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù...”. Quella di Rio, dunque, è una Gmg prettamente missionaria...
D. - Card. Rylko, cosa è cambiato in questi 26 anni per le Gmg dopo la storica Giornata di Buenos Aires dell’87, proprio nella terra di Papa Francesco? Come sono cambiati i giovani in questo quarto di secolo?
R. - La quasi trentennale storia delle Gmg è un ottimo osservatorio del mondo dei giovani che nel corso di questi anni è cambiato profondamente. Negli anni ottanta erano ancora vive le correnti culturali del sessantotto, quelle cioè di una forte polarizzazione ideologica (comunismo/capitalismo), di una contestazione generalizzata e radicale del mondo circostante da parte dei giovani, legata all’utopia di poter creare un mondo diverso e alternativo a quello esistente... Oggi assistiamo invece a degli scenari culturali, sociali, economici, politici e religiosi completamente nuovi. E i giovani sono i primi ad avvertire le conseguenze di tali cambiamenti, sia in positivo che in negativo. Potremmo dire che i giovani sono un sismografo culturale molto sensibile... Le più grandi sfide di oggi sono la “crisi di Dio” e la sua eliminazione dall’orizzonte dell’uomo e la crisi dell’uomo che consiste nel mettere in questione la natura stessa dell’essere umano. In questo contesto di smarrimento culturale, morale e religioso, le Gmg diventano un importante laboratorio della fede e di ricerca di forme nuove e più efficaci per un dialogo tra la Chiesa e le giovani generazioni, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II: “La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa” (Christifideles laici, n.64). Le Gmg dimostrano, inoltre, che nel mondo dei giovani è in corso una specie di “rivoluzione silenziosa” - come la chiama qualcuno - che fa riscoprire, a non pochi di loro, Cristo come via, verità e vita... In sintesi, in ogni giovane c’è qualcosa che cambia e qualcosa che non cambia... Non cambiano sicuramente le domande circa il senso dell’esistenza e non cambia quella sete di Dio che abita il cuore di ogni uomo...
D. - Spesso si crede che le Gmg siano per i giovani un momento di festa e di comunione solo nel momento dell’evento e che poi, tornati nei propri Paesi tutto finisce. L’intuizione profetica del Beato Giovanni Paolo II quali frutti ha portato?
R. - Una delle principali sfide pastorali delle Gmg è proprio quella di costruire ponti tra questi eventi di straordinaria bellezza e l’ordinarietà della vita nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali - e in particolare un ponte con il quotidiano di ogni giovane... La Gmg non va intesa, infatti, in maniera riduttiva, e cioè come una celebrazione di cinque giorni alla presenza del Papa... La GMG è una semina evangelica che ha bisogno di essere preparata prima e seguita con cura dopo: solo così può portare dei frutti. E questi frutti spirituali sono tanti: vere e proprie conversioni; radicali cambiamenti di vita; scelte vocazionali del sacerdozio o della vita consacrata oppure del matrimonio cristiano; la scoperta del sacramento della riconciliazione e della preghiera in genere... Grazie alle Gmg, è nata una nuova generazione di giovani - i giovani del “sì” a Cristo e alla sua Chiesa - ma anche una nuova generazione di operatori di pastorale giovanile, più sensibili ai bisogni spirituali dei giovani...
D. - Cosa può rappresentare per il Brasile in particolare questa Gmg?
R. - Oggi si parla del Brasile come di una grande potenza economica mondiale emergente, ma al tempo stesso è un Paese che presenta gravi sfide sociali, culturali e religiose legate proprio al rapido sviluppo che sta avvenendo. Penso che la Gmg di Rio sia un forte richiamo per tutti a considerare le giovani generazioni come il “bene comune” più prezioso della società e a porre proprio i giovani al centro di ogni progetto di sviluppo. In realtà, però, spesso accade il contrario - e non solo in America Latina – e cioè sono i giovani a pagare il prezzo più alto in termini di emarginazione, povertà, disoccupazione... In questo momento i giovani Latino-americani hanno bisogno di un nuovo soffio di speranza, una speranza che la Gmg potrà dare... Anche la Chiesa del Brasile nutre grandi attese nei confronti della Giornata Mondiale. La pietà popolare - che è una grande ricchezza dell’America Latina – si trova oggi ad affrontare la sfida dell’aggressiva invasione delle sette. Essa, dunque, va evangelizzata in profondità. E proprio in questa ottica è nato il grande progetto della “missione continentale” in America Latina, all’interno del quale un ruolo di particolare rilievo spetta ai giovani. In questo senso la Gmg di Rio si presenta, sia per il Brasile che per tutta l’America Latina, come un dono veramente provvidenziale...
D. - Che testimonianza potranno dare i giovani brasiliani ai loro coetanei provenienti dal mondo occidentale così secolarizzato?
R. - Il grande dono che i giovani brasiliani possono condividere con i loro coetanei provenienti dal mondo occidentale è la gioia della fede, è la scelta di un cristianesimo vissuto con grande entusiasmo! Ricordiamo che per Papa Benedetto XVI le Gmg sono una “medicina contro la stanchezza del credere”, e - a sua volta - Papa Francesco nella sua prima enciclica Lumen fidei ha scritto: “Tutti abbiamo visto come, nelle Giornate Mondiali della Gioventù, i giovani mostrino la gioia della fede, l’impegno di vivere una fede sempre più salda e generosa”. Durante le Gmg i giovani di tutto il mondo testimoniano che la fede è possibile anche oggi, dicono con la loro vita che essere cristiani è bello e porta una grande felicità nel cuore...
Gmg. Padre Cesare, missionario in Brasile: in tanti giovani c'è un ritorno alla fede
◊ Il fermento che si respira ormai nella città di Rio de Janeiro è testimoniato anche da padre Cesare Cìceri, un religioso scalabriniano, originario di Milano, che da 13 anni è missionario in Brasile e attualmente è parroco a Botafogo, a pochi chilometri dai luoghi dove la Gmg vivrà gli appuntamenti con Papa Francesco. Antonella Palermo lo ha intervistato:
R. – Ci stiamo preparando con molto entusiasmo, con molta allegria. Tutta la gente, i parrocchiani collaborano con molta felicità, sono ben disposti. Io avrò un gruppo di 15-20 signore che verranno alle 5.30-6.00 del mattino per preparare il caffè, pulire i bagni per i 100 giovani che ospitiamo, e poi alla sera alle sette prepareranno per loro la cena. E loro stesse si occupano della spesa per il cibo.
D. - Quindi, una grande disponibilità…
R. – Sì. I latinoamericani hanno poco ma il poco che hanno lo dividono con grande serenità e con grande gioia, per cui è davvero bello poter stare in mezzo a loro e sentire questo entusiasmo e vivere la fede, rinnovarla in questo Anno della fede.
D. – La città si è trasformata in queste ultime settimane?
R. – Sì, in queste ultime settimane tutti i ponti del metrò, la stazione dei pullman, l’aeroporto sono pieni di volontari che accolgono e indirizzano. Il Sambodromo, dove c’è il carnevale, è pieno di giovani, di volontari e pellegrini che stanno ritirando il kit pronto, i cibi e tutti i bonus per poter viaggiare. Ci sono già tutti i palchi pronti, tutti i grandi teloni pronti, hanno già fatto le prove, sta funzionando tutto bene. Già c’è gente che passa una notte a Copacabana: qualcuno che è già lì prende il sole durante il giorno, aspettando l’apertura e anche la giornata di venerdì.
D. – Come vivono i giovani la fede in Brasile?
R. – Abbiamo un po’ di crisi come in tutto il mondo. Qualche giovane si sta allontanando dalla fede e altri che la vivono con intensità. Quelli che la vivono, la vivono in maniera molto forte e molto radicale. Abbiamo anche molte nuove comunità evangeliche e poi abbiamo anche i gruppi parrocchiali classici, che portano avanti la pastorale della gioventù, che portano avanti lotte sociali, per i diritti umani, con grande entusiasmo. Si tratta di un grande impegno, dal momento che durante il giorno questi giovani lavorano e la notte studiano. Per cui, il tempo per riuscire a dedicarsi anche alla fede e alla Chiesa è davvero minimo, ma riescono a trovarlo e lo fanno con entusiasmo. In questi ultimi 10 mesi, una volta al mese, nella Chiesa di Sant’Anna c’era l’Adorazione notturna, c’erano cinquemila giovani. Credo che la presenza di Papa Francesco dia una scossa di novità. L’allegria di Papa Francesco riesce a scuotere i cuori e questo è importante perché il sentimento, l’emozione è molto forte tra i brasiliani, tra i latinoamericani. Un messaggio che giunge al cuore, in poche parole, segnerà per la vita questi giovani: avranno un segno di amore molto grande. La mia preoccupazione non è tanto per i giorni della Giornata mondiale, è il dopo: noi preti e parrocchie saremo pronti per accogliere il ritorno di questi giovani? Questa è la sfida per me più grande che abbiamo davanti, perché davvero ci sarà un ritorno alla Chiesa cattolica e noi dovremmo stare pronti, attenti e sensibili anche a questi giovani che ritornano con tante esigenze, con tanta fede, con tanto coraggio.
Gmg, in 200 in partenza da Torino. Don Ramello: ascoltando i giovani la Chiesa cresce
◊ È un fiume di giovani che dai vari continenti in queste ore è in viaggio o ha già raggiunto Rio de Janeiro. Con l’inizio della Gmg, alla preparazione spirituale si somma anche l’emozione per un avvenimento atteso e finalmente all'inizio, che per tanti ragazzi e ragazze segnerà un modo nuovo di vivere la fede, a patto che le loro esigenze siano ascoltate e comprese in profondità. Su questi aspetti si sofferma, al microfono di Antonella Palermo, don Luca Ramello, dell’Ufficio della pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Torino, che lunedì partirà per Rio con 206 giovani:
R. – C’è grande trepidazione, attesa… In questo momento, sentiamo molto la simpatia e anche l’attesa di quelli che non partono ma che sanno che sarà un’esperienza di grazia per tutta la Chiesa e quindi ci salutano, ci chiedono il ricordo in una preghiera, ci chiedono le foto su Facebook, ci chiedono di condividere con loro questa esperienza.
D. – Cosa significa vivere una Gmg con Papa Francesco?
R. – Penso una Gmg che sarà connotata dal suo stile: è uno stile diretto, con questa schiettezza e con questa gioia e allegria tipicamente evangelica. E questo i giovani l’hanno percepito forse prima di tutti: all’indomani della sua elezione, erano proprio i giovani a porre domande, chiedere considerazione e commenti sulla sua elezione. Gli stessi giovani che – parlo di questi di Torino – erano commossi al saluto di Papa Benedetto, un Papa amato e per tanti riscoperto proprio nell’ultimo tratto del suo Pontificato, con il suo grande gesto. E quindi, due Papi così diversi ma due Papi anche così uniti e così presenti nel cuore dei nostri giovani…
D. – Molto importante è saper ascoltare i giovani…
R. – E’ un’esperienza che noi stiamo vivendo in presa diretta fortissima, a Torino, con il Sinodo dei giovani, voluto dall’arcivescovo: questo è il primo anno, poi ci sarà nel prossimo anno.
D. – Cosa è venuto fuori?
R. – L’ascolto dei giovani, che diventa la via maestra per rinnovare la Chiesa. L’ascolto dei giovani non significa mitizzare i giovani o "canonizzarli". I giovani, come qualunque altra persona e qualunque altro cristiano, se credenti, portano con sé la forza e la debolezza del discepolo, i limiti e la grazia di ciascun battezzato. L’ascolto dei giovani significa mettersi in atteggiamento di disponibilità di quei segni che lo Spirito ci manifesta attraverso di loro. Penso a San Benedetto che consigliava sempre, nel monastero, di ascoltare anche il consiglio, il parere del più giovane: questo ascolto dei più giovani nel quale parla lo Spirito e nel quale la Chiesa fa un esercizio di comprensione e anche di penetrazione più profonda della cultura del mondo in cui viviamo. I giovani sono la frontiera più esposta, nel bene e nel male. Questo lo stiamo vivendo a Torino con il Sinodo e sicuramente sarà un esercizio di ascolto dei giovani per tutta la Chiesa universale, e anche per quanti nel mondo si stupiranno dei giovani che si recheranno a Rio e anche delle cose che diranno e che porteranno poi indietro.
Le due anime di Rio, dai grattacieli alle favelas
◊ A Rio de Janeiro è tutto pronto per ricevere il Papa. Una città stupenda tanto da far dire al beato Giovanni Paolo II che solo un “architetto divino poteva crearla" confermando quanto dicono i brasiliani che Dio creò il mondo in sei giorni ed il settimo lo dedicò a far nascere Rio. Ma la città carioca è anche una metropoli dai grandi contrasti. Il servizio di Roberto Piermarini:
Quando si parla della “Cidade Maravilhosa” si pensa subito al mare, alla spiaggia di Copacabana, al Pan di zucchero, al Cristo Redentore sul Corcovado, ai grattacieli che si specchiano sulla baia. Ma c’è l’altra Rio, che si cerca di non guardare mai, ma che esiste. E’ la Rio delle favelas. Una realtà che la Chiesa non ha voluto mai nascondere: con Giovanni Paolo II che nell’80 visitò quella di Vidigal mentre Papa Francesco nel suo pellegrinaggio a Rio ha voluto inserire – il 25 luglio - la visita alla favelas di Varginha. Di favelas a Rio se ne contano almeno 700 ma nessuno ne conosce il numero preciso. Sono aggrappate ai “morros”, le decine e decine di colline che circondano la città e vi abitano – tra casupole colorate, reticoli di viottoli, fili della luce, antenne e parabole – un milione e mezzo di persone. Un universo guardato con diffidenza dalla city, dalla metropoli dei grattacieli, degli hotel extralusso e delle spiagge da sogno. Esistono due Rio: quella bassa – dove paradossalmente vive la classe medio-alta – che vede le favelas come un concentrato di criminalità, violenza, narcotraffico e miseria; e quella alta dei “morros” che considera il resto della città un mondo incomprensibile e nemico. Gli abitanti delle favelas non amano chiamarle così, neppure baraccopoli, ma parlano di “comunità” dove non c’è solo criminalità e miseria, ma una popolazione di lavoratori che vive in quelle aree perché è l’unico posto dove possono permettersi di pagare un affitto. Nel 2008 in vista dei grandi eventi brasiliani come la Gmg, i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, il governo ha compiuto un’opera di “bonifica” dalla criminalità inviando nelle favelas, corpi speciali delle Forze dell’ordine che dopo aver dato la caccia ai narcos, installano unità di polizia che interagiscono con la popolazione per migliorarne il clima. Il governo entro il 2016 conta di bonificare una quarantina di favelas. Ora però – secondo la Chiesa - in quello che era un microcosmo che funzionava seppure nell’illegalità, lo Stato deve fornire servizi: scuole, acqua potabile, aiuti per l’occupazione. Solo così si potrà avere un progetto in grado di fornire assistenza nei quartieri dei “morros”, non più considerati una malattia, ma una parte integrante di Rio. Dall’alto del Corcovado, il Cristo redentore con le sue braccia aperte, sembra voler invocare l’unità tra le due anime della città.
Morto a 93 anni il card. Pimenta. Il Papa: "Anima nobile". Promosse molte opere di carità a Bombay
◊ All’età di 93 anni, si è spento la scorsa notte a Mumbai il cardinale Simon Ignatius Pimenta, arcivescovo emerito di Bombay. Papa Francesco lo ricorda come una “nobile anima” nel telegramma di cordoglio inviato all’attuale capo dell’arcidiocesi di Bombay, Oswald Gracias. Nel testo, il Papa ricorda i “lunghi anni” di “servizio dedicato alla comunità cattolica” e di “sostegno fedele” al Pontefice nelle vesti di porporato, cui lo chiamò Giovanni Paolo II nel 1988. Alla Chiesa di Bombay, che si prepara a celebrare le esequie del cardinale Pimenta, Papa Francesco si unisce in preghiera “affinché – scrive – Dio nostro Padre misericordioso” gli “conceda il premio delle sue fatiche e accolga la sua nobile anima nella gioia e nella pace del Regno celeste”.
Nato a Marol, sobborgo dell'allora Bombay, il primo marzo 1920, il cardinale Pimenta compie gli studi di Filosofia e di Teologia presso il Seminario di Bombay dopo aver conseguito una laurea in Pedagogia e Matematica all'Università Statale. Ordinato sacerdote a Bombay nel 1949, e dopo i primi anni di servizio pastorale, si è trasferito a Roma per perfezionare gli studi alla Pontificia Univesrità Urbaniana. Tornato a Bombay, svolge numerosi incarichi fin quando, nel 1971, viene nominato ausiliare di Bombay e quindi ordinato vescovo. Nel 1977, Paolo VI lo nomina coadiutore di Bombay e l’anno successivo succede al cardinale Valerian Gracias nella responsabilità dell’arcidiocesi della metropoli indiana. Della sua attività episcopale si ricorda il notevole impulso dato a tutte le attività pastorali e caritative, con la gestione di 12 ospedali e 44 dispensari. Molto presente è anche nel campo dell'istruzione cristiana, con l’apertura e il sostentamento di numerose scuole primarie, secondarie, College o Università e scuole tecniche di ispirazione cattolica. Eletto e riconfermato per numerosi mandati alla guida della Conferenza episcopale indiana, nel 1986 accoglie Giovanni Paolo II in visita apostolica in India. Nel 1990 è presidente delegato all'ottava Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
Con la sua morte il collegio cardinalizio risulta ora composto da 203 cardinali, di cui 112 elettori e 91 non elettori.
Pace, dono di Dio da accogliere: così il Papa per i 70 anni del bombardamento di San Lorenzo
◊ L’anniversario del bombardamento di San Lorenzo di 70 anni fa è un’occasione di preghiera per gli scomparsi, un momento di riflessione su un flagello come la guerra, e un grato ricordo del venerabile Pio XII, “padre sollecito e provvido” che si recò subito in visita nel quartiere romano “tra le macerie ancora fumanti”. Lo sottolinea il Papa in un telegramma inviato al cardinale vicario, Agostino Vallini, in occasione della Messa da lui presieduta ieri pomeriggio nella Basilica del Verano in occasione della ricorrenza. “La pace è un dono di Dio, si legge nel messaggio, che deve trovare anche oggi cuori disponibili ad accoglierlo e ad operare per essere costruttori di riconciliazione e di pace”. Francesco si sofferma poi sulla figura di Papa Pacelli, ricordandone la premura nei confronti della popolazione "nell'ora della prova", nonché le celebri parole espresse dallo stesso Pio XII in un radiomessaggio del 1939: «Nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra». "Il gesto di Papa Pacelli - scrive il Pontefice - è il segno dell'opera incessante della Santa Sede e della Chiesa nelle sue varie articolazioni, parrocchie, istituti religiosi, convitti, per dare sollievo alla popolazione. Tanti vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose a Roma e in tutta Italia furono come il Buon Samaritano della parabola evangelica, chinatosi sul fratello nel dolore, per aiutarlo e donargli consolazione e speranza".
◊ Papa Francesco ha nominato il cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, Suo Inviato Speciale alla celebrazione del 1700.mo anniversario dell’Editto di Milano, in programma a Niš, in Serbia, in programma nei giorni 20 e 21 settembre 2013.
Il Papa ha nominato mons. Ramzi Garmou, arcivescovo di Tehran dei Caldei, all’ufficio di Visitatore Apostolico per i Caldei residenti in Europa, finora ricoperto "ad nutum Sanctae Sedis" dal Corepiscopo Mons. Philip Najim. Mons. Garmou è nato il 5 febbraio 1945 a Z kh . Entrato nel Seminario dei Padri Domenicani a Mossul, ha continuato gli studi nell’Istituto del Prado in Francia ed stato ordinato sacerdote il 13 gennaio 1977, iniziando il ministero nella parrocchia di N.S. del Perpetuo Soccorso a Baghdad. Inviato a Teheran, ha svolto il servizio pastorale con grande soddisfazione dei fedeli. Il 5 maggio 1995 stato eletto Coadiutore di Teheran dei Caldei ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 febbraio 1996. Divenne Arcivescovo della medesima Arcieparchia il 7 febbraio 1999. Parla il caldeo, l’arabo, il persiano ed il francese.
In Italia, il Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di Vigevano mons. Maurizio Geravsoni, del clero della diocesi di Bergamo, finora prevosto della parrocchia “Santa Lucia” in Bergamo e vicario episcopale per la medesima città. Mons. Maurizio GERVASONI è nato a Sarnico (BG) il 20 dicembre 1953. Nel 1964 è entrato nel Seminario “S. Gregorio Barbarigo” di Clusone (BG) dove ha frequentato le medie. Nel 1967 è passato nel Seminario “Giovanni XXIII” di Bergamo, dove ha frequentato il liceo e la teologia. É stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1977. Ha proseguito gli studi al Pontificio Seminario Lombardo di Roma, frequentando la Pontificia Università Gregoriana e conseguendo il dottorato in Teologia nel 1982. Ha svolto i seguenti incarichi e ministeri: Vicedirettore del corso liceale dal 1981 al 1986 del Seminario Giovanni XXIII; Docente di Antropologia teologica al Seminario di Bergamo dal 1982 fino al 2012; Vicedirettore del corso teologico dal 1986 al 1992 del Seminario Giovanni XXIII; Docente di Spiritualità del Presbiterio diocesano dal 1990 al 2000; Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Cultura dal 1991 fino al 2012; Direttore dell’Ufficio per la Pastorale sociale, del lavoro e dell’economia dal 1992 al 2001. Dal 1992 al 2012 è stato Direttore dell’Ufficio per le Associazioni, Movimenti e Gruppi e Delegato Vescovile per la Formazione ed Educazione del Popolo di Dio. Dal 1993 al 2012 è stato Presidente della Caritas diocesana; dal 1997 al 2012 ha ricoperto l’incarico di Delegato Vescovile per l’Annuncio della Parola e la Liturgia; dal 1997 al 2012 è stato Direttore dell’Ufficio Catechistico e Direttore dell’Ufficio Liturgico. Dal 2004 al 2010 è stato Docente di Antropologia delle Religioni e dal 2010 è Docente di Storia delle Religioni presso l’Università di Bergamo. Nel settembre del 2012 è stato nominato Prevosto della parrocchia di Santa Lucia in Bergamo e Vicario Episcopale della stessa città. Nel 1999 è stato nominato Prelato d’Onore di Sua Santità.
In Ecuador, Papa Francesco ha nominato vescovo di Machala mons. Ángel Polivio Sánchez Loaiza, finora Vescovo di Guaranda. Mons. Sánchez Loaiza è nato il 10 settembre 1946 ad Ayapamba, allora diocesi di Loja ed attualmente diocesi di Machala. Ha frequentato la scuola primaria di Ayapamba, poi ha seguito gli studi secondari a Zaruma, terminandoli nel Seminario minore di Cuenca. Ha compiuto gli studi filosofici nel Seminario Intermissionale di Ambato. Ha continuato la sua formazione sacerdotale nel Seminario Maggiore "San José" di Quito ed ha frequentato i corsi istituzionali di teologia presso la Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador. E’ stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1975 a Machala. Dopo dieci anni di ministero è stato inviato alla Pontificia Università Gregoriana dove ha ottenuto la Licenza in Teologia Dogmatica (1985-1987). Come sacerdote ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale e poi Parroco nella parrocchia di Piñas (1975-1987); Parroco della Cattedrale di Machala (1987-1998), Parroco di Santa Rosa (dal 1998-2004). Dal 1987 al 2004 è stato anche Vicario Generale di Machala e incaricato per la formazione del clero e direttore della Commissione per la pastorale sociale. Il 25 novembre 2004 è stato nominato Vescovo di Guaranda. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 18 dicembre successivo. Dal 2008 è Segretario Generale della Conferenza Episcopale ecuatoriana. Dal 16 marzo 2011 al 10 febbraio 2012 è stato Delegato Pontificio per il Vicariato Apostolico di Sucumbios.
In Lettonia, il Papa ha nominato Vescovo di Liepāja il sacerdote Viktors Stulpins, finora vicerettore ed Economo del Seminario Maggiore di Riga nonché Vice parroco di San Francesco nella medesima città. Mons. Viktors Stulpins è nato il 26 settembre 1971 a Riga. Ha conseguito il diploma di Scuola Superiore, con la qualifica in campo edilizio. E’, quindi, entrato nel Seminario Maggiore di Riga, dove ha compiuto gli studi filosofici e teologici. E’ stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Riga il 1° giugno 1995. Il Rev.do Stulpins dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato parroco dal 1995 al 2010 nelle parrocchie di Aizkraukle, Irši, Koknese, Skrīveri e Vecbebri. Dal 2010 ricopre l’incarico di Vice Rettore ed Economo del Seminario Maggiore di Riga nonché Vice parroco presso la parrocchia San Francesco nella medesima città. Inoltre, è stato Docente presso l’Istituto Teologico di Riga e membro della Commissione di Arte Sacra della medesima Arcidiocesi.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ A Rio da ogni parte del mondo: Papa Francesco augura buon viaggio ai giovani che in questi giorni stanno raggiungendo il Brasile per la Gmg.
Una rivoluzione silenziosa: il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, su progetto pastorale del Pontefice per i giovani.
Lettera del Pontefice nell’anniversario del bombardamento di Roma.
Teologia con i piedi nella terra: Giulia Galeotti intervista Maria Soave Buscemi, da vent’anni missionaria laica in Brasile.
Serve nostralgia del mare: su etica della responsabilità e della solidarietà la relazione che l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte ha tenuto a Belo Horizonte, in Brasile, in occasione del Congresso mondiale delle università cattoliche.
La donna minuta che cantò l’Altissimo: Cristiana Dobner sulla poetessa e scrittrice ebrea Rachel Morpurgo.
Se Zambrano corregge Sofocle: Silvia Guidi recensisce “L’ombra di Antigone” in scena al Teatro dello Spirito di San Miniato.
In cerca della passione perduta: Louis Godart su memoria e valori dell’Europa unita.
In rilievo, nell’informazione internazionale, l’intesa sui negoziati tra israeliani e palestinesi.
Egitto: nuovi scontri, iniziata al Cairo la visita del re di Giordania
◊ È di quattro morti e una decina di feriti, il bilancio degli scontri avvenuti ieri in Egitto nel secondo venerdì di protesta del mese di Ramadan. Le vittime si sono registrate tutte a Mansoura, ma disordini si sono verificati anche al Cairo. Intanto nel Sinai due persone sono morte colpite da razzi sparati contro i civili. Il servizio di Roberta Barbi:
Gli scontri più gravi tra sostenitori e oppositori dell’ex presidente Morsi sono avvenuti a Mansoura, nella regione del Delta del Nilo, dove quattro donne sono rimaste uccise e una decina sono le persone ferite, ma disordini si sono verificati ieri in tutto l’Egitto dove si celebrava il secondo venerdì del Ramadan. Al Cairo, dove oggi è iniziata la visita del re giordano Abdallah – primo capo di Stato a visitare l’Egitto del dopo-Morsi, con colloqui con il presidente Mansour e il premier el Beblawi - la polizia ha sparato lacrimogeni contro i manifestanti pro-Morsi assiepati intorno al palazzo presidenziale, mentre gli oppositori hanno sfilato a piazza Tahrir e verso il quartier generale delle forze armate. Un corteo pacifico dei sostenitori dell’ex presidente, invece, si è svolto pacificamente ad Alessandria. Due vittime si contano anche nel Sinai, dove razzi sono stati lanciati contro la popolazione. Intanto il governo comincia a muovere i primi passi: il ministro degli Esteri Fahmy ha fatto sapere che riesaminerà la rottura dei rapporti diplomatici con Damasco, affermando che l’Egitto “sostiene il popolo siriano nelle sua aspirazioni di libertà”, ma non ha intenzione di “foraggiare la jihad”.
Israele libererà alcuni detenuti palestinesi in vista della ripresa dei negoziati di pace
◊ Ci sono voluti sei viaggi del segretario di Stato americano Kerry in Medio Oriente, ma alla fine il risultato tanto atteso è arrivato: la settimana prossima a Washington dovrebbero riprendere i negoziati di pace israelo-palestinesi. A comunicarlo lo stesso capo della diplomazia statunitense, il quale ha sottolineato che restano ancora tutti da definire i dettagli. In questo contesto Israele ha reso noto che saranno liberati prossimamente alcuni detenuti palestinesi. Sulla possibile ripresa dei negoziati, Salvatore Sabatino ha intervistato Eric Salerno, esperto dell’area:
R. - Direi che è importante per Kerry non andare via dal Medio Oriente a mani vuote. E’ presto per sapere se questo inizio eventuale di un negoziato servirà a portare a un negoziato serio e a un risultato, di conseguenza, serio.
D. - Ancora tutti da definire sono i dettagli. Quali sono gli elementi che potrebbero far fallire questo colloquio?
R. - Sicuramente potrebbero fallire i negoziati se i palestinesi insisteranno apertamente sui confini, sul definire i confini e poi sulla definizione di quello che sarà il risultato finale per Gerusalemme. Se invece prendono le cose un po’ alla larga, può darsi che si potrà avviare un negoziato a tappe, con delle concessioni - da una parte e dall’altra parte - per creare un clima di maggiore fiducia.
D. - Non è da sottovalutare nemmeno la netta bocciatura di Hamas: Abu Mazen - ha riferito il portavoce del movimento - non ha alcuna legittimità a trattare per conto del popolo palestinese. Questo potrebbe complicare le cose?
R. - Non so, perché in questo momento Hamas è estremamente debole. Abbiamo visto cosa è accaduto in Egitto: Hamas è il figlio minore dei Fratelli musulmani: in questo momento, perdendo quindi il padre che era a capo del governo in Egitto, perde anche un grande sostenitore.
D. - Anche gli israeliani hanno messo le mani avanti: “ci vorranno mesi - hanno detto - per superare il trauma di settembre dell’anno scorso, quando i palestinesi ottennero dall’Assemblea generale dell’Onu il riconoscimento di Stato osservatore”...
R. - Io non credo che questo sia il problema. Gli israeliani mettono le mani avanti sempre! E’ un negoziato che non piace loro. C’è una fetta importante della società israeliana che vuole la pace, ma c’è anche una fetta importante che non vuole questo tipo di soluzione: uno Stato palestinese accanto ad Israele, che con tutte le concessioni che questo dovrebbe comportare.
D. - Di fatto la settimana prossima a Washington sono attesi il collaudato negoziatore palestinese Saeb Erekat e - particolare non irrilevante - il ministro israeliano della giustizia, la signora Livni. Che tipo di novità potrebbe portare la sua presenza?
R. - Direi poco, perché oggi come oggi lei rappresenta soprattutto l’ala moderata di un governo sempre più spostato a destra. E’ vero che Netanyahu potrebbe anche arrivare alla pace con i palestinesi, scaricando tutta la destra e facendo un giorno affidamento su tutti gli altri partiti, compreso - diciamo - il centrosinistra, ma oggi come oggi Livni rappresenta, tutto sommato, soltanto una fetta molto debole del governo israeliano.
Guerra in Nord Kivu. La denuncia della Chiesa: situazione drammatica
◊ Nella Repubblica Democratica del Congo continua l’offensiva governativa contro i ribelli del Movimento 23 marzo (M23), in particolare sulle colline di Kanyarucinya e Kibati, due località a meno di venti chilometri dalla città di Goma. Nella regione del Nord Kivu la situazione continua ad essere drammatica e la missione dei Caschi blu dell’Onu, denominata Monusco, è stata rafforzata con l’invio di una brigata di intervento rapido, forte di tremila uomini e con un ampio mandato di entrare, se necessario, in battaglia. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente in Congo il primo vicesegretario della Conferenza episcopale del Paese, l’abate Donatien Nshole:
R. – Nell’ultimo incontro, i vescovi hanno fatto un appello per tutti coloro che sono stati rapiti a Beni Butembo, tra cui tre sacerdoti assunzionisti, di cui finora non si sa nulla e sembra siano stati dimenticati da tutti. Ora abbiamo fatto un appello a tutti i livelli, anche a livello di governo, dell’Onu con la Monusco, la Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo, affinché si prenda sul serio questo aspetto. Siamo contenti perché la Monusco ha mandato inviati per seguire da vicino questa situazione. E’ una situazione drammatica. Bisogna pregare per loro: le conseguenze umanitarie sono veramente tristi, tristi, tristi … Invece, a Goma attualmente la situazione si è un po’ calmata, anche se questa settimana non è stata buona perché sono ripresi gli scontri con M23, il Movimento 23 marzo. Abbiamo parlato con i sacerdoti che sono sul posto: dall’altro ieri è tornata la calma. E’ stato dato ordine – non si sa da chi – di fermare la guerra.
D. – Padre, che fare?
R. – La Chiesa, per parte sua, sta preparando un incontro a livello delle Commissioni Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali dell’Africa Centrale: Congo, Rwanda, Uganda. Ci sarà un primo scambio a settembre per preparare un grande incontro per reagire a questa situazione.
D. – Nel Nord Kivu, in particolare, che cosa succede? Quali sono le richieste dei ribelli?
R. – I ribelli, secondo me, pretendono quello che già la Costituzione riconosce; vogliono quello che tutti noi, anche la Chiesa, chiediamo: la democrazia, tenere conto della situazione economica … Ma questo, secondo noi, non è una ragione per condurre una guerra a questi livelli!
D. – Padre, qual è il coinvolgimento dei Caschi blu? Che cosa attendere dalla comunità internazionale?
R. – La comunità internazionale è lì … adesso sta riordinando questa Brigata che deve impedire ai belligeranti di fare la guerra, ma questa non sarà una soluzione definitiva, perché questo non garantirà la fine delle forze ribelli che noi vogliamo siano allontanate.
Australia: giro di vite contro i richiedenti asilo, saranno spediti in Papua Nuova Guinea
◊ Stretta dell’Australia sui richiedenti asilo. I migranti non saranno più accolti nel Paese, ma saranno spediti nella Papua Nuova Guinea, in seguito ad un accordo firmato dai due Paesi. I dettagli nel servizio di Michele Raviart.
“D’ora in poi i richiedenti asilo che arrivano in Australia via mare non avranno alcuna possibilità di stabilirsi nel nostro Paese come profughi”. Queste le parole del primo ministro australiano Kevin Rudd, dopo l’intesa firmata ieri con la vicina Papua Nuova Guinea. L’accordo, della durata provisoria di un anno, prevede infatti che chiunque raggiunga il continente australiano – anche se in possesso dello status di rifugiato – sarà reinsediato nel centro di detenzione di Manus Island, nel territorio dello Stato-arcipelago - che verrà così ampliato da 600 e 3000 posti. Ogni anno i richiedenti asilo che raggiungono il territorio australiano attraverso l’oceano sono oltre 14mila, perlopiù iraniani, afghani e tamil, che si imbarcano principalmente dall’Indonesia. Le navi sono fatiscenti e lo scorso anno sono morti in 240 mentre circa 10 mila sono detenuti in Australia, buona parte dei quali nella Christmas Island, a metà strada tra il continente e l’Indonesia. “Mi rendo conto queste è una decisione molto dura”, ha affermato lo stesso Rudd, alla vigilia delle elezioni. “ma la nostra aspettativa è che il numero di imbarcazioni in futuro diminuirà”. Da parte loro, i vescovi australiani hanno ricordato in una nota pastorale – pubblicata proprio in vista delle elezioni - la necessità morale di dare attenzione ai migranti e ai rifugiati, di promuovere la solidarietà e il raggiungimento di condizioni sociali che permettano a tutti di realizzare le proprie potenzialità e dignità umane.
Lampedusa e il Nobel per la pace. Hein: sì, ma per affrancarla dal peso che sopporta
◊ Nuovi sbarchi la notte scorsa a largo di Lampedusa, di Pozzallo e a Siracusa. In tutto, quasi 150 migranti eritrei e siriani, tra cui anche donne e bambini, sono stati dunque tratti in salvo sulle coste siciliane, e operazioni di soccorso si stanno svolgendo sulle coste calabre. Intanto, a livello politico si sta facendo strada la proposta di candidare Lampedusa al premio Nobel per la Pace come “riconoscimento dell’impegno e dell’amore” dei suoi abitanti. Il servizio di Gabriella Ceraso:
“Avete mostrato e mostrate attenzione alle persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Siete una piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà”. Le parole di Papa Francesco ai lampedusani, l’8 luglio scorso, sono più vive che mai di fronte alle nuove emergenze nel Mare di Sicilia. Nuovi arrivi e, dunque, nuova offerta di accoglienza, carità e amore da una popolazione che - il Papa stesso se lo augurò in quella visita indimenticabile - dovrebbe essere "faro, col suo esempio, per il mondo". E forse in questa direzione va la candidatura al Nobel per la Pace di Lampedusa, proposta dal quotidiano della Cei già nel 2011 e rilanciata dopo la presenza del Pontefice. L’idea è piaciuta a diversi senatori siciliani e soprattutto al ministro per la Semplificazione D’Alia, deciso a farsene portavoce presso il premier Letta. “Avrebbe un grande significato simbolico anche per l’Europa”, sostengono. “Certo - dice ai nostri microfoni Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati - la popolazione lo merita, ma non può rappresentare un vanto ciò che accade in quell’isola”:
R. - E’ ambiguo, no? Non voglio dire che l’idea sia del tutto sbagliata, ma mi sembra un poco fuorviante parlando di un premio per la pace, che potrebbe dare un segnale e dire: “Ok, va benissimo così. Bisogna migliorare e ampliare il Centro di accoglienza e poi tutto va bene”. Ma non va bene per niente! Lampedusa dovrebbe tornare a essere una bella isola di pescatori e di turisti, come era un volta… Diciamo che non c’è niente da festeggiare. E penso che il Papa, nella sua storica visita, lo abbia molto ben sottolineato: Lampedusa è un posto che fa pensare a tutti quelli che non sono mai arrivati, ma anche che non è possibile che l’unico modo per i rifugiati per arrivare in Europa sia quello di attraverso il mare sui barconi e poi arrivare a Lampedusa… Lampedusa in un certo modo - se vogliamo in modo più estremo - più che simbolo di pace è un simbolo di guerra fra l’Europa e l’Africa. Fermo restando naturalmente un riconoscimento anche per la popolazione dell’isola, per tutto ciò che hanno sofferto e per tutto ciò che hanno dato. Io penso che sarebbe meglio seguire la strada che il Papa ci ha indicato, veramente come una questione di coscienza, e fare quindi qualcosa affinché queste tragedie non si ripetano più. Non sono convinto che il Premio Nobel per la Pace, per questo tipo di simbolismo, ci possa essere d’aiuto.
D. - Certo, occorrono dunque gesti concreti, lei dice…
R. - Gesti concreti e politica europea: aprire canali per un arrivo legale, protetto, normale per chi ne ha bisogno. Certamente, con certi criteri e procedure: questo è quello che ci manca totalmente e su questo l’Unione Europea e anche l’Italia dovrebbero lavorare.
Fiuggi Family Festival all'insegna della campagna "Uno di noi" in difesa della vita umana
◊ Al via, da domani e fino al 28 luglio, la sesta edizione del Fiuggi Family Festival, appuntamento dedicato al cinema “per la famiglia”. Il tema di quest’edizione, che prevede un concorso cinematografico, ma anche musica e rappresentazioni teatrali, sarà “Tutti per uno”. Michele Raviart ha chiesto il perché di questa scelta ad Antonella Bevere Astrei, presidente della manifestazione:
R. - Il tema di quest’anno rappresenta l’unione di tutti i componenti del nucleo familiare verso ciascun altro, quindi un’interazione reciproca che eleva potenza a ogni gesto, ogni pensiero, ogni atto. Naturalmente, quando ci è venuto il mente il titolo di questa edizione, “Tutti per uno”, avevamo nel cuore la campagna “Uno di noi” che si batte per il riconoscimento della personalità giuridica dell’embrione. Il bimbo nel seno della madre è uno di noi. Infatti, nel nostro Festival ci sarà poi la raccolta per le firme per la petizione europea.
D. - Anche in questa edizione il cuore del festival sarà il concorso cinematografico...
R. - Quest’anno, ci sono cinque film internazionali inediti, sottotitolati che vengono proiettati in sale assolutamente aperte al pubblico film. Si tratta di film non distribuiti nelle sale. In questo modo, raccontiamo storie della famiglia e storie che possono parlare alla famiglia.
D. - Come vengono scelti questi film?
R. - Questi film vengono scelti nei festival internazionali: da Venezia, a Cannes, a Berlino ... Film che sappiano esprimere il vissuto quotidiano, che raccontato in profondità, ha una valenza infinita. Ci sono storie di sogni da realizzare; abbiamo, ad esempio, Touch of the light, che racconta la storia di un pianista non vedente, oppure The Pearl, la storia di una bimba che cerca disperatamente di salvare, aggrappandosi alle tradizioni della sua cultura, la sua famiglia in rovina dal punto di vista economico. Sono storie che vanno al fondo del cuore di ogni persona perché, è inutile negarlo, comunque chiunque di noi viene da una famiglia e porta una famiglia nel cuore.
D. - Nell’industria cinematografica contemporanea, qual è la sensibilità alle tematiche familiari?
R. - Almeno qui in Italia facciamo difficoltà a trovare, salvo nell’animazione naturalmente, storie comprensibili per tutti. Non c’è quell’attenzione che invece c’è in altri Paesi verso le relazioni familiari, verso quello che può essere il benessere sostenuto dalla società all’interno della famiglia. Noi non vogliamo avere un ruolo tipicamente politico o sociale, però vogliamo affermare che se le famiglie stanno bene, la società sta bene.
D. - Non solo film, ma anche musica e teatro. Tra le varie rappresentazioni ne troviamo uno recitata da bambini disabili ...
R. - Loro portano in scena quattro favole, e lo fanno con una grazia ed una capacità incredibili di intrattenere, di divertire e di commuovere le persone. “Tutti per uno” è il nostro titolo. Sono loro i tutti, e ciascuno degli spettatori sarà quell’unica persona che loro vogliono intrattenere.
Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
◊ Nella sedicesima domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Marta si lamenta con Gesù, perché mentre lei è presa dai molti servizi, la sorella Maria siede ai piedi del Signore ascoltando la sua parola. Gesù allora le dice:
«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
L’episodio del Vangelo di questa domenica, raccontato solo da Luca, illumina un aspetto fondamentale della vita cristiana: accogliere il Signore. L’ospitalità che Gesù attende entrando nella casa di Marta e Maria, come entrando nella nostra casa oggi, non è un’accoglienza esterna, fatta di cose da preparare. Egli vuole che lo si riconosca e lo si accolga come inviato di Dio. Le due sorelle esprimono due forme di ospitalità: Marta si dà da fare per mettere l’ospite a suo agio, lo assiste, gli prepara tutto ciò di cui ha bisogno; Maria (immagine della Chiesa) si mette ai suoi piedi, un segno con cui riconosce l’autorità del Maestro, di cui si fa discepola. Marta (immagine del mondo), completamente “distratta” dalle molte cose da fare, non ha tempo, non si rende conto di Colui che ha in casa, non ascolta, non entra in intimità con lui. Per lei Gesù è un ospite di riguardo, e che quindi richiede ancor più attenzione; ma non è l’inviato del Padre per la sua vita, non ha tempo per la sua parola. E alla pretesa che la sorella la aiuti nelle faccende, si sente rispondere da Gesù: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta”. Comprendiamo bene: non si tratta di contrapporre vita contemplativa e vita attiva, come spesso si dice. Gesù non ci dà una lezione di spiritualità. Piuttosto Maria, con discernimento, riconosce l’ospite come inviato di Dio e lo accoglie, diventandone discepola. È questa l’attitudine che Gesù trova e loda in lei: ed è la sola cosa necessaria. Anche oggi il Signore cerca questi discepoli, che sappiano mettersi ai suoi piedi, ai piedi della sua parola, che la sappiano accogliere e scrutare.
Ancora violenze contro le minoranze religiose in India
◊ Resta tesa la situazione per le minoranze religiose in alcuni Stati indiani. L’agenzia Fides dà notizia di un’aggressione avvenuta giorni fa nel distretto di Shimoga, Stato del Karnataka, ai danni di un pastore protestante che stava guidando un incontro di preghiera a casa sua. La denuncia viene dall’All India Christian Council, che riferisce l’episodio avvenuto al pastore Venkatesh Naik, selvaggiamente picchiato da estremisti indù, che avevano fatto irruzione a casa sua e avevano intimato ai partecipanti alla preghiera comunitaria di andarsene. Il fatto è stato denunciato alla polizia e l’organizzazione ha chiesto al governo di non lasciare impuniti tali atti di violenza: secondo un rapporto del Catholic Secular Forum, infatti, il Karnataka è tra gli Stati dove si registra il maggior numero di violenze anticristiane, con una media di 3-5 attacchi al giorno, nonostante la libertà religiosa sia tutelata dalla Costituzione in tutta l’India. Le elezioni del maggio scorso, tuttavia, hanno portato al potere nello Stato il Partito del congresso, che fa sperare ai cristiani in un futuro diverso, fatto di rispetto dei diritti umani e giustizia. Un paio di giorni fa, inoltre, violenze si sono verificate nelle principali città di Jammu e del Kashmir, precisamente nel distretto di Ramban, dove è stata bruciata una copia del Corano e un imam è stato pestato a sangue. Dall’episodio – riportato da AsiaNews – sono scaturiti scontri in cui hanno perso la vita quattro persone e circa 42 sono rimaste ferite, e nell’area è stato instaurato il coprifuoco. Nel Tamil Nadu, infine, un pastore pentecostale è stato arrestato due giorni fa con l'accusa di aver convertito con la forza una donna di 30 anni a Gundure. Nello Stato, nel 2002 era stata introdotta una legge anticonversione, poi abolita nel 2004. (R.B.)
India. Nuovo caso di stupro di gruppo in una scuola cristiana di Pakur
◊ Quattro ragazze appartenenti alla tribù "paharia" e che frequentavano la scuola cristiana di Labda, nell’area di Pakur, Stato indiano di Jharkhand, sono state rapite notti fa da un gruppo di uomini armati che le ha violentate per due ore prima di rilasciarle. La denuncia del gravissimo abuso di gruppo giunge a Fides dal Catholic Secular Forum e riporta sotto i riflettori il problema dello stupro, che troppo spesso in India rimane impunito. “Da un lato esiste maggiore consapevolezza nella società indiana sul problema dello stupro che non viene più nascosto, ma denunciato con coraggio – è la testimonianza ad AsiaNews di padre Faustine Lobo, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in India che si dice addolorato e amareggiato per l’accaduto – ma il problema resta l’impunità, perché le vittime privilegiate sono ragazze di gruppi tribali, dalit o emarginati, gruppi che hanno scarsa influenza sociale e poche possibilità di difendersi”. La Chiesa cattolica locale chiede “maggiore attuazione delle leggi esistenti”, che spesso non vengono sempre applicate a causa della corruzione dilagante, in quanto “la certezza della pena potrebbe agire come deterrente contro lo stupro”. Le quattro vittime, tutte di età compresa tra i 12 e i 14 anni, sono ora ricoverate in ospedale. Secondo una prima ricostruzione della dinamica dei fatti, nella notte del 14 luglio 25 uomini armati e incappucciati hanno fatto irruzione nella scuola professionale gestita dalla Chiesa evangelica dell’India – frequentata da 135 studenti, 60 di questi minori, per lo più di famiglie disagiate – hanno legato e imbavagliato gli insegnanti e hanno portato via le ragazze. (R.B.)
Siria. La Cnewa in prima linea nell’aiuto delle famiglie colpite dalla guerra
◊ Il conflitto che da oltre due anni affligge la Siria vede in prima linea nell’aiuto alla popolazione anche la Catholic Near East Welfare Association (Cnewa), Associazione fondata da Pio XI nel 1926, che si occupa dell’aiuto spirituale e materiale dei cattolici nel Medio Oriente e nell’Europa orientale. Il direttore del progetto regionale, Issam Bishara, traccia con AsiaNews un bilancio di quanto fatto finora e di quanto ancora c’è da fare: “Il nostro programma garantisce aiuto alle famiglie in pericolo che per motivi politici non sono registrate nei campi della Croce Rossa o delle nazioni Unite e per farlo – spiega – ci appoggiamo il più possibile a strutture ecclesiastiche”. Finora, la Cnewa ha raggiunto 4.800 famiglie cristiane nell’area di Homs e in tutta la Siria occidentale: 350 solo ad al-Hassake, 1.850 a Damasco, 1.452 ad Aleppo e un migliaio rimaste isolate in prossimità dei campi di battaglia. L’opera dell’Associazione è arrivata anche nel vicino Libano, dove ha prestato soccorso a 1.700 famiglie cristiane sfollate: greche, siriane, ma soprattutto armene. Per il prossimo anno scolastico, inoltre, prevede di inviare materiale didattico per almeno 1.500 bambini di Homs. (R.B.)
Indonesia. Ennesima rivolta della popolazione contro gli estremisti islamici
◊ Un nuovo episodio di rivolta della popolazione indonesiana contro il comportamento degli estremisti islamici si è verificato nei giorni scorsi a Pathean, nella parte centrale dell’isola di Java. Un gruppo di fondamentalisti appartenenti all’Islamic Defender Front (Fpi) scorrazzava per la città a bordo di furgoni disturbando la quiete della popolazione in raccoglimento per il mese sacro del Ramádan, quando ha investito tre persone tra cui una donna che è morta. L’episodio ha fatto scattare la collera della popolazione che ha costretto i militanti a trovare rifugio all’interno di una moschea, in cui in seguito la polizia ha rinvenuto armi e artiglieria pesante. Non è la prima volta – riferisce AsiaNews – che gli indonesiani si ribellano ai soprusi degli estremisti: lo scorso anno a Palangkaraya, nel Borneo centrale, la popolazione aborigena Dayak ha impedito a membri del Fpi di atterrare, mentre mesi fa a Pontianak, nel Borneo occidentale, altri giovani Dayak hanno organizzato una manifestazione contro la presenza del gruppo nell’area. (R.B.)
Notte di attentati in Afghanistan, si contano 13 morti
◊ Un’ondata di quattro attentati, per un bilancio complessivo di 13 morti e 14 feriti, ha insanguinato la notte scorsa la provincia afghana di Helmand, sempre più nelle mani degli insorti. Il più violento degli attacchi si è verificato nel distretto di Sangin, dove una bomba è esplosa uccidendo cinque agenti della Direzione nazionale per la Sicurezza e dei servizi afghani, e un poliziotto. Sempre a Sangin, un razzo ha poi colpito un’abitazione di civili uccidendo una persona e ferendo otto bambini. Nel distretto di Marja, si registrano quattro morti – tra cui un agente di polizia – e cinque feriti per la deflagrazione di un ordigno, mentre in un attentato dinamitardo a Lashakar Gah sono morti due poliziotti e uno è stato ferito. (R.B.)
Cina. Esplosione all’aeroporto di Pechino, è la protesta di un disabile
◊ Una violenta esplosione è stata avvertita alle 18.30 circa, ora locale, al terminal 3 dell’aeroporto di Pechino, in Cina, il più nuovo, inaugurato per i Giochi olimpici del 2008. La polizia ha confermato che si è trattato di un attentato, causato da un disabile di 34 anni originario della provincia dello Shandong, di nome Ji Zhongxing, che sarebbe rimasto ferito ed è stato traportato in ospedale. Secondo alcuni testimoni oculari, l’uomo, immediatamente prima della deflagrazione, avrebbe agitato un pacchetto che aveva con sé sulla sua sedia a rotelle, probabilmente contenente polvere pirica per fuochi d’artificio, e avrebbe inveito contro maltrattamenti subiti dalla polizia locale di Dongguan, nel sud del Paese. Nessuno dei presenti in aeroporto, confermano le fonti ufficiali, è rimasto ferito. Un ex giornalista, Yifan Zhangm, citato dalle agenzie di stampa, ha affermato che l'attentatore aveva postato nel proprio blog una foto risalente al 2005, quando era fermato dalla polizia mentre guidava un tuk-tuk senza licenza e poi malmenato con violenza fino a causare la paralisi. (R.B.)
Filippine. Raccolta di fondi in parrocchia per inviare un giovane alla Gmg
◊ Una lotteria, un concerto per ragazzi e una vendita di oggetti di seconda mano: sono alcune delle iniziative intraprese dai giovani della parrocchia filippina del Santuario del Santo Cristo per finanziare il viaggio di uno di loro in Brasile, dove parteciperà alla Giornata Mondiale della Gioventù imminente. “Il costo del viaggio era proibitivo e questo ci ha obbligato a scegliere solo uno dei ragazzi per farlo partecipare alla Gmg – spiega ad AsiaNews Marlon Antolin, coordinatore del gruppo giovanile della parrocchia, che dal canto suo ha partecipato a cinque edizioni della Giornata – ma gli altri ragazzi sono molto felici di aiutare colui che abbiamo scelto; uno di loro gli ha perfino donato i propri risparmi”. Il prescelto si chiama Rex Russel Tan, ha 23 anni e lavora per una famosa catena di ristoranti nelle Filippine. Quando farà ritorno, testimonierà la sua esperienza all’intero gruppo. (R.B.)
Indonesia. Seminario d’incontro per la Chiesa locale a Padang
◊ “Un’occasione unica per infondere le stesse motivazioni a centinaia di insegnanti che lavorano in ogni villaggio del Paese”. Così padre Alex Suwandi, responsabile della fondazione Pragoya Educational delle diocesi di Padang, in Indonesia, commenta il seminario svoltosi nei giorni scorsi in città tra sacerdoti e laici. L’obiettivo dell’iniziativa, spiegato dal vescovo locale, mons. Martinus Dogma Situmorang ad AsiaNews, era favorire l’incontro e l’integrazione tra fedeli all’interno di una diocesi – quella di Padang – molto dispersiva e frammentaria, anche a causa delle sue caratteristiche geografiche, e di incentivare la crescita spirituale dei fedeli nella Chiesa e nella società. Alla due giorni hanno partecipato 4 sacerdoti e 36 laici – alcuni dei quali, per arrivare a Padang, hanno dovuto affrontare un viaggio di 30 ore – che ora avranno il compito di riportare quanto appreso a tutti gli insegnanti in ogni diocesi, per apportare un vero cambiamento nella società. Padang si trova sull’isola di Sumatra che, al contrario di Java, manca di un efficiente sistema di comunicazioni e infrastrutture: la diocesi in questione, ad esempio, raccoglie anche parrocchie delle province di Rau e Jambi, ben al di là del suo territorio di competenza. Java, invece, più sviluppata, è divisa in 3 province e 7 diocesi. (R.B.)
Giornata di festa per il 99.mo compleanno del cardinale Ersilio Tonini
◊ Grande festa a Ravenna, in occasione oggi del 99.mo compleanno del cardinale Ersilio Tonini. Il primo a volergli fare gli auguri è stato il sindaco della città, Fabrizio Matteucci, che nel suo messaggio ha espresso sentimenti di sincero affetto, stima e gratitudine da parte di tutti i cittadini, per il porporato: “Ci sono persone speciali, persone che incoraggiano con la forza delle loro parole, che ci sostengono con l’intelligenza e la profondità del loro pensiero – ha detto – il cardinale Tonini è una di queste persone e ha condiviso con noi una parte importante della storia della nostra comunità”. Il primo cittadino ha poi ricordato come il porporato, arcivescovo emerito della città, abbia insegnato ai ravennati il valore della vita umana. "Ci ha dato un messaggio di coraggio e speranza – ha aggiunto – con le sue parole veementi ci ha invitato a combattere il degrado delle coscienze”. Intanto, l’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù di Ravenna, dove il cardinale Tonini vive dal 1975, fa sapere che le sue condizioni di salute sono buone e spiega il programma per la giornata di festa: in mattinata è stata celebrata una Messa, nel pomeriggio si svolgerà un concerto di pianoforte nel teatro della struttura. Al porporato sono giunti messaggi d'auguri da tutto il mondo, non solo ecclesiastico, ed è stata preparata una torta. Al momento del taglio, il porporato, al quale era stata richiesta una benedizione, ha detto: "Si fa presto a dare una benedizione, ma è la parola buona che è difficile da dare, perché questa viene dal cuore e deve penetrare nella coscienza; per fare ciò non basta la parola 'auguri', ma bisogna aiutare le singole persone a penetrare nel loro cuore". All'incontro avuto con il suo segretario personale, don Enzo Buschi, riguardo alla propria età ha detto: "Non ci penso ai miei 99 anni, anzi!". (R.B.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 201