Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 16/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Gmg. Il 24 luglio il Papa ad Aparecida: intenso il suo legame con la "Vergine nera"
  • Il Papa ad Aparecida. Il card. Damasceno Assis: sarà una festa di fede e di popolo
  • Gmg. Liguria, per chi non parte per Rio il raduno "parallelo" è ad Arenzano
  • Papa Francesco nomina mons. Brian Udaigwe nunzio apostolico in Togo
  • Tweet del Papa: la strada per la santità passa per la preghiera, l'umiltà e la carità
  • 20.mo del Catechismo: la Chiesa è santa perché lo è Cristo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rd Congo: 130 morti nel Nord Kivu. L'esperto: lucro dietro le violenze
  • Crisi e violenze in Centrafrica. Una religiosa: colpevoli non sono ribelli ma mercenari
  • Egitto. Scontri nella notte al Cairo, il bilancio ufficiale è di 2 morti e 176 feriti
  • Messico: catturato il capo degli Zetas, tra i boss più ricercati al mondo
  • Salute. Cittadinanzattiva: l'accesso alle prestazioni sanitarie il problema più grave
  • Quasi sedici milioni di italiani in pensione. E dall'Ocse allarme lavoro per i giovani
  • Festa della Vergine del Carmelo. L'Ordine: in sintonia col Papa serviamo le periferie del mondo
  • “Intellettuale di Dio”: così l’Ucsi ha ricordato ieri padre Carlo Cremona
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • India. Orissa, suora vittima di stupro da parte di un gruppo di uomini. I vescovi: governo agisca
  • Sinai egiziano: dopo la deposizione di Morsi si moltiplicano gli attacchi anticristiani
  • Terra Santa. Le suore a Betania denunciano: aumentate violenze contro il Monastero
  • Papua Nuova Guinea. "No" della Chiesa locale al divieto delle fedi non cristiane
  • Colombia: vescovo incaricato di mediare tra governo e contadini
  • Venezuela, a novembre il quarto Congresso missionario americano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Gmg. Il 24 luglio il Papa ad Aparecida: intenso il suo legame con la "Vergine nera"

    ◊   Conto alla rovescia per la 28.ma Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro in programma dal 23 fino al 28 luglio sul tema: “Andate e fate discepoli tutti i popoli!”. Per Papa Francesco, si tratta del primo viaggio apostolico internazionale che avrà come momento iniziale la visita al Santuario di Nostra Signora di Aparecida, patrona del Brasile. Proprio qui nel 2007 – dopo la visita di Benedetto XVI - l’allora cardinale Bergoglio fu a capo del comitato di redazione del documento finale della quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano. Del legame tra Papa Francesco e Aparecida ci parla Benedetta Capelli:

    Una devozione intensa e profonda per la Madonna di Aparecida che ogni anno chiama nello stato di San Paolo circa 8 milioni di pellegrini. A Lei affidano dolori e difficoltà. Questa piccola immagine della Vergine nera è profondamente legata alle sofferenze del popolo; un popolo schiacciato dalla schiavitù meglio dire “spezzato” come spezzata era la statua di Aparecida, rinvenuta nel 1717 dai pescatori nelle acque di Rio Paraìba. Nelle loro reti prima il corpo di terracotta e poi la testa, nera come nero era il colore degli schiavi.

    Lei, la Madre, era dunque la speranza ed oggi a distanza di secoli continua a vegliare sul Brasile. Due i Papi che prima di Francesco le hanno fatto omaggio: Giovanni Paolo II nel 1980 e Benedetto XVI nel 2007. Il Papa emerito si recò ad Aparecida per inaugurare la quinta Conferenza dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, dando indicazioni forti per il documento finale che vide l’allora cardinale Bergoglio impegnato a redigerlo. Benedetto XVI era al primo viaggio intercontinentale, stessa cosa per Papa Francesco:

    "Io partirò tra otto giorni, ma molti giovani partiranno per il Brasile anche prima. Preghiamo allora per questo grande pellegrinaggio che comincia, perché Nostra Signora de Aparecida, patrona del Brasile, guidi i passi dei partecipanti, e apra i loro cuori ad accogliere la missione che Cristo darà loro".

    All’Angelus di domenica scorsa, Papa Francesco ha posto la Gmg sotto la protezione della Vergine. E’ nel suo volto – si legge nella Dichiarazione di Aparecida – che i discepoli missionari trovano la tenerezza di Dio. Parlando di quanto vissuto in Brasile, il cardinale Bergoglio diceva che la Conferenza di Aparecida era stata “un momento di grazia per la Chiesa latinoamericana” e aveva definito il documento prodotto come l’Evangeli nuntiandi dell’America Latina.

    A rileggere oggi questo testo, si trovano molte linee guida del Pontificato di Francesco: la missionarietà della Chiesa e di tutto il Popolo di Dio, la proposta forte del Vangelo come cammino verso la vera vita ma anche la “dolce e confortante gioia di evangelizzare”. Già allora il futuro Pontefice, in un’omelia del 16 maggio 2007, in occasione della Conferenza di Aparecida, ricorreva all’espressione “periferie esistenziali” nelle quali bisogna evangelizzare perché – affermava – è nel dolore, nel disconoscimento di Dio da parte di tanta gente, nell’ingiustizia e nella solitudine che lo Spirito di Gesù soffia di più.

    inizio pagina

    Il Papa ad Aparecida. Il card. Damasceno Assis: sarà una festa di fede e di popolo

    ◊   La Giornata mondiale della gioventù 2013, prima alla presenza di Papa Francesco, comincerà dunque con un pellegrinaggio mariano del Pontefice ad Aparecida. All'arcivescovo della città, il cardinale Raymundo Damasceno Assis, presidente della Conferenza episcopale brasiliana, Silvonei Protz ha chiesto di descrivere in che modo si svolgerà la giornata del 24 luglio prossimo:

    R. - Ho incontrato Papa Francesco presso la Domus Sanctae Marthae e l’ho trovato molto contento e tranquillo circa il suo viaggio in Brasile. Il Papa vuole manifestare il suo amore e la sua devozione alla Madonna, chiamata in Brasile con il titolo “Vergine della Concezione Aparecida”, Patrona di tutto il nostro Paese e del nostro popolo. Il Santo Padre arriverà ad Aparecida verso le 10:00 del mattino e la Messa comincerà alle ore 10:30 all’interno della Basilica. Il Santo Padre mi ha anche detto che al termine della celebrazione, si affaccerà dalla loggia (battezzata con il nome di Papa Benedetto XVI) per pregare assieme ai fedeli che all’esterno del Santuario avranno seguito la Messa sui maxischermi. Il Papa non resterà lontano dal popolo. Oltre a questo incontro, previsto subito dopo la Messa, Papa Francesco percorrerà in papamobile il tratto che separa la Basilica dal Seminario. Lo stesso avverrà nel pomeriggio, quando Papa Francesco farà il percorso inverso dal Seminario alla Basilica per prendere l’elicottero che lo riporterà a Rio de Janeiro. Papa Francesco resterà tutto il pomeriggio al Seminario, dove pranzerà insieme con il suo seguito e in compagnia dei seminaristi. Sarà un pranzo riservato. Dopo, è previsto un momento di riposo. Il Papa benedirà anche un’immagine di Sant’Antonio de Santana Galvão (Frei Galvão, il primo Santo brasiliano, canonizzato da Benedetto XVI nel 2007 a San Paolo), nato nella città di Guaratinguetá, e che appartiene all’arcidiocesi di Aparecida. Questa immagine sarà poi portata in processione, probabilmente a ottobre durante la festa del Santo, nel luogo dove sarà costruito il futuro Santuario a lui dedicato. Sempre presso il Seminario Bom Jesus, Papa Francesco riceverà per un breve incontro le suore dei tre monasteri di clausura della nostra regione.

    D. – Prima della Messa, è previsto un momento di preghiera davanti all’immagine della Madonna di Aparecida…

    R. - Prima della Messa, il Papa sosterà nella Cappella degli Apostoli per contemplare l’immagine originale della Madonna di Aparecida. Il trono dell’immagine è mobile, quindi se il Papa lo vorrà potrà farlo girare e così l’immagine della Madonna si svolterà verso la Cappella perché lui possa fare questa preghiera di consacrazione alla Madonna alla presenza del seguito e degli altri sacerdoti che saranno presenti. Questa consacrazione sarà, in pratica, la stessa che facciamo noi, anche se ci saranno piccole variazioni. Finita la consacrazione, questa diventerà la nuova preghiera ufficiale che faremo ogni volta al termine di una Messa per consacrare il popolo alla Madonna di Aparecida.

    inizio pagina

    Gmg. Liguria, per chi non parte per Rio il raduno "parallelo" è ad Arenzano

    ◊   Sarà una piccola “Gmg della Liguria” quella che potranno vivere tutti i giovani della regione tra il 27 ed il 28 luglio prossimi. Per coloro, infatti, che non potranno recarsi a Rio de Janeiro, la Pastorale giovanile ligure sta organizzando un grande evento ad Arenzano, vicino Genova, dove migliaia di ragazzi potranno unirsi spiritualmente, in collegamento diretto, alle celebrazioni presiedute dal Papa in Brasile. Isabella Piro ne ha parlato con don Nicolò Anselmi, responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Genova:

    R. – Il sabato 27 luglio vivremo insieme un momento di preghiera con una fiaccolata per le strade di Arenzano, al termine della quale ci sarà la possibilità di accostarsi al Sacramento della Confessione. Quindi, ci trasferiremo in un’area-spettacoli, dove vivremo un momento di pre-Veglia in un’atmosfera di festa, con la musica. Poi, verso l’una di notte, secondo il fuso orario, ci collegheremo con Rio de Janeiro per partecipare alla Veglia presieduta dal Santo Padre. Speriamo anche di poter parlare con il nostro arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco, e con un gruppo di giovani che sono in Brasile. Dopo di che, dormiremo all’addiaccio, sotto le stelle, sotto lo sguardo del Signore che dalle stelle ci guarderà, e poi al mattino, all’alba, celebreremo la Santa Messa, cui seguirà una catechesi tenuta da uno dei vescovi liguri. Infine, si potrà ancora seguire, sempre rispettando il fuso orario e quindi intorno alle 15, la Santa Messa conclusiva celebrata da Papa Francesco a Rio e quello che il Santo Padre vorrà dire ai giovani. Inoltre, quel fine-settimana, il 27 e 28 luglio, è anche la Festa dei Santi Nazario e Celso, che sono gli evangelizzatori della Liguria.

    D. – Il tema della Gmg è “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Come aiutare i giovani a portare avanti questa missione?

    R. – Oggi, c’è un tipo di missione particolare, che è quello della “missione uno ad uno”, nel senso del “vieni e vedi”. Ho visto tanti ragazzi che portano al Signore i loro amici, i loro compagni di classe, di università. Questo essere “pescatori di uomini” uno ad uno è senz’altro una strada percorribile e che porta frutti.

    D. – Don Nicolò, Lei ha vissuto diverse Gmg. C’è un ricordo particolare che ci vuole raccontare?

    R. – Io le ho vissute praticamente tutte, da Parigi (nel 1997 - ndr) fino a questa. Certo, le Gmg sono dei momenti di grazia e senz’altro i ricordi particolari riguardano i momenti di preghiera, di silenzio durante le Veglie. È una cosa abbastanza stupefacente, perché non è banale pensare che alcune centinaia di migliaia di persone restano in silenzio: è un invito all’interiorità. E poi, le confessioni: vedere centinaia di giovani in fila che si vanno a confessare non è che qualcosa che accade tutti i giorni.

    D. – Secondo lei, quale sarà il valore aggiunto che questa Gmg riceverà dall’attuale Pontefice?

    R. – Indubbiamente, questo suo carisma di immediatezza, semplicità, simpatia, di attenzione al quotidiano, di impegno contemporaneamente semplice e profondo, immediato e fortemente legato a Gesù ed allo Spirito, è un qualcosa che ha già fatto bene a tutti i nostri polmoni, ma lo farà ancora di più ai giovani che poi lo porteranno a casa per dare nuovo entusiasmo a tutte le nostre diocesi.

    inizio pagina

    Papa Francesco nomina mons. Brian Udaigwe nunzio apostolico in Togo

    ◊   Papa Francesco ha nominato nunzio apostolico in Togo l’arcivescovo Brian Udaigwe, finora nunzio apostolico in Benin.

    In India, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Jagdalpur dei Siro-malabaresi, presentata da mons. Simon Stock Palathara, C.M.I., a norma del canone 210 – paragrafi 1-2 del CCEO. Al suo posto, il Pontefice ha nominato padre Joseph Kollamparampil, dei Carmelitani di Maria Immacolata, finora rettore del “Mission Theologate Samanvaya” a Bhopal. Il nuovo presule è nato il 18 aprile 1958 a Cherpunkal, nell’Eparchia di Palai. Ha emesso i voti nella Congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata (CMI) il 3 giugno 1979 ed ha ricevuto l’ordinazione il 6 maggio 1985. Inviato a Roma per gli studi, ha conseguito il dottorato in Missiologia alla Pontificia Università Gregoriana. Oltre all’Inglese, all’Italiano e al Tedesco, parla Indi. Ha ricoperto diverse cariche: insegnante nella casa di formazione della sua Congregazione per gli aspiranti; e più volte, Rettore della stessa casa di formazione. Ha prestato servizio quale Amministratore della ‘Nirmal’ Provincia e quale Provinciale della medesima fino all’aprile 2011. Attualmente è Rettore del CMI Mission Theologate Samanvaya a Bhopal.

    In Italia, Papa Francesco ha nominato vescovo di Nardò-Gallipoli mons. Fernando Filograna, del clero dell’arcidiocesi di Lecce, finora vicario generale. Mons. Fernando Filograna è nato a Lequile, il 29 settembre 1952. Studente del Seminario minore di Lecce e di quello Regionale di Taranto, è entrato poi al Seminario Romano Maggiore. Ha frequentato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Lateranense e si è licenziato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1977. Ha svolto i seguenti Uffici e Ministeri: Animatore nel Pontificio Seminario Romano (1977-1978); Padre Spirituale nel Seminario Minore di Lecce (1978-1983); Notaio del Tribunale Ecclesiastico diocesano (1978-1979); Vice cancelliere della Curia (1979-1983); Rettore del Seminario Vescovile di Lecce (1983-1996); Canonico della Chiesa Cattedrale (1984-1996); Direttore del Centro diocesano Vocazioni (1985-1996); Arciprete della Parrocchia Maria SS. Assunta in Trepuzzi (1996-2007); Vicario episcopale per il Clero e il Diaconato permanente (1999-2005); Membro del Collegio dei Consultori (dal 1998); Canonico della Chiesa Cattedrale (dal 1999); Membro della Commissione per il Clero e la Vita Consacrata della Conferenza Episcopale Pugliese (dal 2000); Parroco della Parrocchia S. Giovanni Maria Vianney e Vicario generale di Lecce (dal 2007). Ha insegnato Teologia Fondamentale all'Istituto di Scienze Religiose di Lecce. Scrive sul foglio diocesano "L'Ora del Salento" ed è Postulatore per la Causa di Beatificazione di Mons. Ugo de Blasi.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: la strada per la santità passa per la preghiera, l'umiltà e la carità

    ◊   Nuovo tweet di Papa Francesco, lanciato stamattina dal suo account @Pontifex: “Nella vita cristiana sono essenziali la preghiera, l'umiltà, la carità verso tutti: è la strada per la santità”.

    inizio pagina

    20.mo del Catechismo: la Chiesa è santa perché lo è Cristo

    ◊   La Chiesa è "santa" non perché i suoi membri sono senza peccato, ma perché Santo è il suo capo, Cristo. A spiegare questa verità è il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle pagine dedicate alla preghiera del Credo. Il gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, si concetra su questo tema nella 35.ma puntata del suo ciclo di riflessioni a 20 anni dalla pubblicazione del testo del catechismo:

    Crediamo che la Chiesa è santa. Però c’è chi dice: Ma come santa, se ci sono tanti peccatori nella Chiesa, e nemmeno i preti si comportano sempre bene. Ovviamente la santità della Chiesa non vuol dire che tutti i suoi membri sono senza peccato. Al contrario, Gesù stesso afferma: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13).

    La Chiesa è santa prima di tutto perché il suo Capo, Gesù Cristo, è Santo. Poi, nella Chiesa c’è la pienezza dei mezzi di salvezza, cioè dei mezzi per la santificazione dell’uomo. Nella Chiesa abbiamo la santa Eucaristia e altri sacramenti. E abbiamo anche la Parola di Dio, cioè la Sacra Scrittura.

    Nella Chiesa ci sono poi i santi e i beati. In essi la Chiesa riconosce – come leggiamo nel Catechismo – “la potenza dello Spirito di santità […] e sostiene la speranza dei fedeli offrendo loro i santi come modelli e intercessori”. Va sottolineato che la santità dell’uomo è sempre un dono di Dio che consiste nella partecipazione alla santità di Dio.

    Il Catechismo dice che mentre Cristo non conobbe il peccato, la Chiesa che è “santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento” (n. 827). Qualcuno perciò ha notato: “Sono grato al Signore che nella Chiesa ci siano peccatori, perché questo vuol dire che in essa ci sia posto anche per me”.

    Ma c’è di più! Gesù è morto e risorto per noi, affinché l’uomo non rimanga peccatore, ma sia santo e immacolato al cospetto di Cristo nella carità (cfr. Ef 1,4). La vocazione ultima dell’uomo, infatti, consiste nell’essere santo, così come Dio è santo (cfr. Mt 5,48).

    La Chiesa è santa dall’inizio, ma “nei suoi membri, la santità perfetta deve essere ancora raggiunta” (CCC, 825). Auspichiamo che questo cammino della Chiesa trovi il suo compimento alla fine dei tempi, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15,28).

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Tra le galassie: intervista di Gianluca Biccini al direttore padre Josè Gabriel Funes sulla visita di Papa Francesco alla Specola vaticana.

    Dove si prega per il Papa e per la Chiesa: le clarisse di Castel Gandolfo rivivono i momenti dell'incontro con il Pontefice.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Egitto: Washington auspica la ripresa del dialogo.

    L'esilio spagnolo di san Paolo: in cultura, Armand Puig i Tarrech e Romano Penna sulle nuove ipotesi, avanzate in un convegno a Tarragona, sugli ultimi anni di vita dell'apostolo.

    Come quel giorno sulla via per Damasco: a dieci anni dalla morte, l'articolo di padre Carlo Cremona apparso sull'"Osservatore Romano" il 25 aprile 1962, e la cronaca dell'incontro, in suo ricordo, svoltosi alla Radio Vaticana.

    Un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo "Quelle ragazze deliziosamente imperfette": la crisi di Miss Italia, concorso di bellezza diventato un misero carrozzone.

    Un crimine orribile contro l'onore delle donne: il cardinale Oswald Gracias sul caso dello stupro di una suora cattolica in India.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Rd Congo: 130 morti nel Nord Kivu. L'esperto: lucro dietro le violenze

    ◊   A nord-est di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, sono morte oltre 130 persone, in scontri tra ribelli del Movimento 23 marzo e soldati regolari. I vescovi del Congo hanno più volte chiesto ai leader politici africani di mettere fine alla guerra che insanguina il Paese e di “lavorare non per i propri interessi, ma per il bene di tutti”. Massimiliano Menichetti:

    Il sangue non smette di scorrere nella provincia del Nord Kivu. L’ultimo bilancio di un conflitto che non sembra vedere la fine è di 130 morti. Le violenze sono riprese a Mutaho a circa 12 km a nordest di Goma: 120 ribelli del cosiddetto Movimento M23, che lottano, a loro dire, per lo scarso impegno del governo nel Paese, hanno perso la vita contrapponendosi alle truppe regolari, che denunciano dieci perdite. Secondo fonti locali i rivoltosi e i loro alleati ruandesi da settimane stanno rafforzando le proprie posizioni nella zona. Le truppe di Kinshasa comunque avrebbero costretto alla ritirata i miliziani verso Kibati. Migliaia i civili costretti ad abbandonare le proprie case. Secondo la Croce Rossa 65 mila congolesi hanno cercato rifugio in Uganda. In questo scenario, i vescovi africani hanno lanciano un forte appello ai leader politici perché “si metta fine alla guerra che insanguina la Repubblica Democratica del Congo” e perché “lavorino non per i propri interessi, ma per il bene di tutti”. “Sei milioni di morti in vent’anni”, sottolineano i presuli che invitano “tutte le parti coinvolte” a trovare vie per la pace.

    Per un commento sulla situazione nel Paese, Massimiliano Menichetti ha intervistato Jean-Leonard Touadi, politico e accademico italiano, originario del Congo Brazzaville:

    R. – E’ un conflitto che via via si è allargato dall’epicentro dell’est, fino a guadagnare porzioni sempre più ampie del territorio orientale della Repubblica Democratica del Congo. Sono mutati i soggetti, con sigle diverse, però le modalità di questo conflitto restano le stesse: centralità dell’estrazione delle materie prime preziosissime, che è il cuore del conflitto, ingerenza degli Stati vicini, che non è solo un’ingerenza politica, a sostegno di queste o quelle altre milizie – gli stessi Stati confinanti hanno economicamente giovato a questa crisi che dura da tanto tempo – e, terzo elemento, un’incapacità del governo di Kinshasa non solo di controllare il territorio ma di avviare qualunque ipotesi di dialogo interno tra congolesi ma anche un accordo con i propri vicini.

    D. – In questo contesto, sembrano anche in difficoltà i caschi blu presenti nel Paese?

    R. - La presenza Onu, in assenza di un quadro politico chiaro, sta diventando essa stessa un problema piuttosto che una soluzione e alla fine sono le popolazioni che vagano da un territorio all’altro, subendo stupri per quanto riguarda le donne, la piaga dei bambini soldato per i più piccoli e tutte le altre devastazioni umane.

    D. – I vescovi africani intervengono e ribadiscono ai politici: non dovete lavorare per i vostri interessi, ma per il bene di tutti…

    R. – Le autorità religiose sono intervenute in più di un’occasione. Devo dire che la Chiesa ha avuto un ruolo di supplenza importante, non solo stando vicino alle persone, alle popolazioni, dando assistenza, ma anche nel far riecheggiare ciò che sta avvenendo all’esterno. Questo ennesimo appello dovrebbe incitare il governo congolese a riprendere un minimo di iniziativa politica. Stiamo assistendo a un immobilismo del regime di Kabila, che si sta accontentando, come quelli che l’hanno preceduto, di gestire ricchezze del Paese, senza assolutamente badare a un minimo di ricostruzione di un tessuto politico sociale del Paese. L’altra questione è quella che riguarda i vicini. Secondo tutti gli osservatori, non c’è una soluzione che si possa trovare semplicemente in Congo senza invitare tutti i Paesi della regione dei Grandi Laghi in una conferenza internazionale che non debba soltanto limitarsi a individuare le responsabilità degli uni e degli altri, ma trovare terreni di cooperazione tra questi Paesi.

    D. – Ma iniziative di questo tipo di fatto si sono tenute, ma non si riesce mai ad arrivare ad una concretezza…

    R. – Il nodo, secondo me, centrale per il quale la guerra si è avvitata e per il quale nessuno ha interesse a fare cessare questa guerra è che fa comodo a tutti. Fa comodo alle multinazionali arrivare in piena foresta con gli aerei su piste di fortuna e imbarcare il coltan piuttosto che l’oro o i diamanti, fa comodo ai vicini poter diventare, senza nessuno sforzo, le piazze più importanti della compravendita di diamanti e di coltan, pur non avendolo nel proprio sottosuolo. C’è un’economia di guerra, una specie di geopolitica del cinismo dove i soggetti non hanno un progetto politico: hanno semplicemente corposi interessi economici. Quindi, la guerra si svolge in Congo ma le cause e le soluzioni devono essere trovate a livello dell’Unione Africana. Ma, soprattutto, la comunità internazionale, che troppo ha lucrato sul sangue e sulle sofferenze dei congolesi, ha il diritto e il dovere di allestire un processo di pace degno di questo nome.

    inizio pagina

    Crisi e violenze in Centrafrica. Una religiosa: colpevoli non sono ribelli ma mercenari

    ◊   A seguito della grave situazione politica, che paralizza la popolazione della Repubblica Centrafricana dallo scorso 24 marzo, l’Ordine del Carmelo della capitale Bangui ha organizzato un’iniziativa di preghiera che coinvolge le famiglie locali nella recita del Rosario. A sostenere l’iniziativa, la Procura Missioni di Arenzano, in Liguria, che ha proposto per domenica 21 luglio, ai monasteri e ai conventi carmelitani della regione, una giornata di preghiera per chiedere a Dio il dono nella pace nel Paese. Intanto, nella Repubblica Centrafricana, a quasi quattro mesi dalla presa del potere da parte dei ribelli Séléka, continuano le violenze sulla popolazione, mentre peggiorano le condizioni umanitarie. Lo conferma, dalla città di Berberati, suor Elvira Tutolo, missionaria delle suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, da 21 anni in Africa, intervistata da Fabio Colagrande:

    R. – Siamo in una situazione di stasi e di peggioramento. La differenza è questa: in un primo momento anche qui a Berberati, come a Bangui, c’erano continuamente violenze e noi - notte e giorno - eravamo sotto i tiri di armi da fuoco. In questo momento, invece, sono rari, ma la situazione è peggiorata dal punto di vista economico e sociale.

    D. – Un’organizzazione umanitaria ha denunciato però che le uccisioni di civili, gli incendi di villaggi, la morte di persone che non hanno assistenza proseguono nella Repubblica Centroafricana. Lei cosa dice?

    R. – Purtroppo devo dire anch'io che è vero, perché anche qui, a Berberati, durante il giorno questi elementi della Séléka sono apparentemente gentili, ma la notte è tutt’altro. Ancora questa notte (ieri - ndr) hanno trucidato due ragazzi.

    D. – Come spiegare questa violenza, suor Elvira?

    R. – Sono mercenari, non sono ribelli: non hanno alcuna idea politica e non vogliono il bene del popolo. Sono dei mercenari, sono ragazzi che sono stati raccolti così, senza alcuna formazione. Io li riconosco, perché prima di venire qui in Centrafrica - sono ormai 12 anni che sono qui - ho vissuto 10 anni in Ciad e quindi confermo quello che i media hanno detto: sono in maggioranza ciadiani, nell’etnia "chacahua", e quindi parlano solo arabo. Sono persone che non hanno avuto né una formazione né uno scopo politico, quale potrebbe essere anche quello di una fazione di ribelli. Sono tantissime fazioni, che cercano solo denaro e che sono l’uno contro l’altro.

    D. – Medici senza Frontiere ha denunciato nei giorni scorsi anche la gravissima situazione sanitaria del Paese. Ci conferma anche questi dati, suor Elvira?

    R. – Purtroppo sì. Direi che questa è la cosa più grave. Qui - l’ospedale di Berberati è un ospedale universitario - non ci sono nemmeno più i farmaci di prima necessità. Ieri, vi sono stata e sono morti ancora tre bambini. Non c’è alcuna possibilità di cure. I bambini malnutriti sono una enormità. Noi siamo una ong – ong "Kizito", io sono la presidente – e ce ne siamo fatti carico: siamo l’unica ong qui a Berberati, ma non è nostro compito. Ho molto discusso con il direttore dell’ospedale, ma niente: non hanno nemmeno un soldo... Non c’è stato rifornimento di farmaci e la gente muore veramente così e in particolare i bambini. C’è poi soprattutto mancanza di sangue, la malnutrizione e il paludismo… Molte famiglie, quando si sparava, hanno lasciato la città per andare nella foresta: nella foresta sono stati però letteralmente aggrediti dalle zanzare: adesso, il paludismo celebrale se li porta via in dieci minuti.

    D. – Suor Elvira, dal punto di vista dei rapporti tra le diverse comunità religiose, com’è cambiata la situazione negli ultimi mesi?

    R. – Noi avvertiamo un atteggiamento di superiorità, di invasione. Da parte della comunità musulmana araba, notiamo questo. Adesso non voglio esagerare in questo senso, ma la costatazione è questa: quando ti incontrano, se sei musulmano, passi, se non lo sei, non passi. I ribelli sono tutti musulmani arabi, tutti: ciadiani, sudanesi, tutti. Per esempio, qui a Berberati sono aumentate, in questi mesi, le piccole moschee: prima ce n'era una soltanto nel loro quartiere, ma adesso anche in centro città hanno aperto due o tre piccole moschee. E’ come se volessero introdursi… Si sentono più forti e quindi invadano di più il territorio, la comunità.

    inizio pagina

    Egitto. Scontri nella notte al Cairo, il bilancio ufficiale è di 2 morti e 176 feriti

    ◊   È di 2 morti e 176 feriti il bilancio ufficiale della scorsa notte di scontri con la polizia da parte dei sostenitori e oppositori del deposto presidente Morsi al Cairo, in seguito alla quale sono state arrestate oltre 400 persone. Sul fronte interno, l'ondata di violenze imprime un'accelerazione alla formazione del nuovo governo guidato da El Beblawi, che dovrebbe essere pronto tra oggi e domani. La presidenza, intanto, fa sapere di aver preso contatti con la Fratellanza musulmana. Il servizio di Roberta Barbi:

    Balletto di cifre sul bilancio della nuova notte di scontri appena trascorsa al Cairo tra la polizia e i manifestanti pro e contro l’ex presidente Morsi. In un primo momento, si era parlato di 22 feriti, 19 nella zona centrale di Ramses e 3 a Giza, mentre la Fratellanza musulmana riferiva di 3 morti di fronte alla moschea di Al Fath e almeno 300 feriti. Le violenze – le più gravi dopo quelle dell’8 luglio scorso – sono iniziate ieri sera dopo l’Iftar, l’interruzione del digiuno del Ramdan, quando centinaia di giovani a volto coperto hanno occupato il centrale ponte sul Nilo dedicato al 6 Ottobre, mentre disordini sono stati registrati anche nei pressi del Museo Egizio. I poliziotti hanno respinto i manifestanti con gas lacrimogeni e tra gli agenti si contano 4 feriti. Più pacifica, invece, la manifestazione davanti al consolato statunitense di Alessandria, nel giorno della visita al Cairo del vicesegretario Usa, Burns. Intanto nel Sinai, Israele ha consentito la dislocazione di due nuovi battaglioni a el-Arish e Sharm el-Sheikh, mentre sul fronte interno sembra certa la nomina a vicepremier del capo delle forze armate, Abdel-Fattah al-Sisi, che manterrà anche l’incarico alla Difesa.

    inizio pagina

    Messico: catturato il capo degli Zetas, tra i boss più ricercati al mondo

    ◊   Duro colpo del governo messicano ai cartelli che gestiscono il traffico di cocaina con gli Stati Uniti. In un’operazione condotta la scorsa notte è stato catturato Treviño Morales, boss degli "Zeta-40", uno dei criminali più ricercati del mondo su cui pendeva una taglia degli Usa di cinque milioni di dollari. Treviño, 42 anni, è stato arrestato insieme ad altre due persone vicino Nuevo Laredo, sua città natale, nel nordest del Paese al confine con il Texas. Ma cosa significa questo arresto nella lunga lotta al narcotraffico ingaggiata dal governo messicano? Marco Guerra lo ha chiesto ad Andrea Amato, autore del libro l’"Impero della cocaina":

    R. – Il presidente Nieto, eletto a fine anno 2012, aveva bisogno di un “colpo” anche mediatico come questo, sia per gli accordi economici stretti con gli Stati Uniti che per la lotta al narcotraffico. Aveva bisogno di un forte risultato per far vedere che milioni di dollari dati da Obama al Messico per la lotta al narcotraffico e l’immigrazione clandestina sono ben spesi. Questo è sicuramente un ottimo colpo, perché Miguel Angel Treviño
    era uno tra i primi cinque ricercati dalla polizia e dall’esercito messicano, ma anche dall’Fbi.

    D. – Cosa succederà ora all’interno dei cartelli messicani. Tagliata la testa se ne forma subito un’altra o dobbiamo aspettarci un periodo di faide?

    R. – Qualcosa succederà. Il Messico oggi è gestito da sei-sette cartelli molto importanti. Miguel Angel Treviño controllava il cartello del Golfo – uno tra i più importanti e tra i più potenti – e a questo punto il cartello vivrà un momento di sbandamento. Vorrà dire che i cartelli nemici del cartello del Golfo cercheranno di sopraffarli in maniera violenta. Quindi, potrebbero scoppiare faide molto sanguinose e molto violente.

    D. – Sta cambiando qualcosa nella criminalità messicana?

    R. – I cartelli messicani negli ultimi anni hanno preso il sopravvento per potenza economica rispetto a quelli colombiani, avendo accesso in maniera diretta al mercato nordamericano. Sta cambiando perché sono diventati sempre più forti, sempre più ricchi e quindi hanno bisogno di allargare il loro mercato. Da una nota dell’Europoll, pare stiano cercando di entrare anche nel mercato europeo per prenderne il controllo. Questo, inevitabilmente, comporterà un’alleanza o uno scontro soprattutto con le mafie italiane – in particolare con la Ndrangheta – quindi, potrebbe cambiare l’equilibrio del narcotraffico e della criminalità a livello mondiale. Abbiamo per ora notizie che i cartelli – soprattutto quello di Sinaloa – è sbarcato per ora in Spagna e sta prendendo il controllo del mercato spagnolo, che è una delle vie di accesso ovviamente del narcotraffico in Europa.

    inizio pagina

    Salute. Cittadinanzattiva: l'accesso alle prestazioni sanitarie il problema più grave

    ◊   Liste di attesa, ticket e accesso alle prestazioni sempre più difficile. E' questa l'immagine del Servizio sanitario nazionale italiano (Ssn), che emerge dal XVI Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma. "Meno sanità per tutti, la riforma strisciante" è il titolo del Rapporto, in cui risulta che non sono più gli errori medici il problema più sentito, ma per la prima volta in 16 anni è l'accesso alle prestazioni sanitarie, come indica il 18% delle 27 mila segnalazioni raccolte nel 2012. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Accedere alle prestazioni sanitarie in Italia non è più un diritto per tutti. Lo dice il Rapporto di Cittadinanzattiva per il 2012. "La riforma del settore c’è, ma non va nella direzione dei cittadini", commenta Valeria Fava, curatrice del Rapporto:

    “Siamo di fronte a uno smantellamento vero e proprio del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, a fianco della riduzione dei servizi, abbiamo anche una pressione fiscale sulle famiglie che rende impossibile compensare le inefficienze dello Stato. Questo chiaramente mette davvero a rischio la possibilità di curarsi e mette a rischio la salute delle persone”.

    Dunque, i costi eccesivi sono il primo ostacolo per gli italiani. La crisi è grave, non ci sono misure di rilancio e innovazione e, quindi, se prima ci si rassegnava a pagare per sopperire a un servizio carente, oggi si rinuncia alle cure. L’accesso ai farmaci è l’ambito più gravoso in termini economici, seguono le prestazioni in "intramoenia" e i ticket su diagnostica e la specialistica:

    “Inaccessibili appaiono anche i semplici ticket, perché nel corso degli ultimi due anni sono aumentati in modo sproporzionato. Le persone sono costrette a rimandare le prestazioni al momento in cui economicamente se lo possono permettere, ma in alcuni casi le persone hanno dovuto addirittura rinunciare alle prestazioni. In particolare, il 12% delle segnalazioni ci segnala proprio questo, cioè l’inaccessibilità delle cure”.

    Se poi in una famiglia è presente un invalido o un anziano, c’è davvero di che preoccuparsi: fino a 14 mila euro annui servono per strutture residenziali e quasi 9 mila per badanti, a causa di assegni di cura eliminati o inesistenti e di insufficiente assistenza domiciliare. Se si supera il problema dei costi, ci sono le liste di attesa i cui tempi si sono allungati rispetto al 2011 per accedere a esami, visite e interventi chirurgici. In primis, per le prestazioni di radiologia, a seguire oncologia, ginecologia e ostetricia. Si possono attendere fino a 13 mesi per fare una mammografia, un anno per una Moc, 8 per una risonanza o un’ecografia, 6 per una Tac. Lunghe le attese anche per le visite specialistiche, a partire da urologia, per cui si può attendere fino a un anno. Ancora Valeria Fava, curatrice del Rapporto:

    “Il nostro sistema sanitario sta mostrando falle un po’ in tutti i macrosettori che lo compongono. Anche l’assistenza territoriale è un tema che davvero mostra lacune impressionanti, dove l’assistenza domiciliare non è erogata nel modo adeguato. Sicuramente, ci sono riduzioni di servizi, in alcuni casi addirittura sospensioni dei servizi. Lo stesso vale per i servizi residenziali: parliamo di Rsa e lungodegenze che hanno costi impressionanti e appaiono comunque poco rispondenti alle esigenze assistenziali delle persone. L’invalidità civile, ancora, è un tema molto critico all’interno del Rapporto e un altro campanello d’allarme ci viene dall’assistenza ospedaliera che mostra un dato abbastanza allarmante: il 55% delle segnalazioni che riguardano l’assistenza ospedaliera ci dice che c’è il rifiuto di ricovero che in larga parte è determinato dal taglio ai servizi, dal taglio ai posti letto, dalla riduzione del personale”.

    Quali dunque le principali proposte del Tribunale per i diritti del malato? “Non vogliamo criticare ma vogliamo trovare strategie utili”, dice Valeria Fava, segnalando innanzitutto lo stop agli ulteriori tagli al Fondo sanitario nazionale, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, come da decreto Balduzzi, e l’azione sistematica per rendere trasparenti e consultabili le liste di attesa. Ultimo, ma non per importanza, sottolineato dal Tribunale per i diritti del malato, è il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini e dei pazienti nell’approvazione del nuovo patto per la salute, che traccerà la Sanità per i prossimi anni.

    inizio pagina

    Quasi sedici milioni di italiani in pensione. E dall'Ocse allarme lavoro per i giovani

    ◊   Un italiano su quattro è pensionato. E' quanto emerge dal rapporto annuale dell’Inps, che mette in luce anche gli aspetti più duri della crisi: nel 2012, sono state oltre un milione le ore di cassa integrazione. Intanto, l’Ocse torna a mettere in guardia dal precariato per i giovani. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Una schiera di pensionati: 15,9 milioni i cittadini che hanno lasciato il lavoro oltre il 25% del totale della popolazione. Ma spesso di tratta di pensioni al limite della fame. Quasi la metà prende meno di 1.000 euro e circa un terzo tra i 500 e i 1.000 euro. L'importo medio mensile delle prestazioni previdenziali Inps è di 881 euro. La riforma Fornero sembra avere effetto, visto che calano del 25% le pensioni di anzianità e salgono quelle di vecchiaia, del 9%, per i lavoratori privati. Un sistema in sicurezza, dice il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Certo, per il futuro bisognerà fare attenzione agli effetti del lavoro precario, visto che - come sostiene l’Ocse nel suo outlook - il 53% dei giovani non ha un lavoro stabile. L’economista Giovanni Marseguerra:

    R. - Noi non possiamo pensare allo sviluppo, se non siamo capaci di portarci dietro i giovani. In questa stagione, stiamo rischiando di perdere una generazione, perché tassi di disoccupazione così elevati non sono accettabili.

    D. - Professore, aver rinviato l’uscita dal lavoro di tante persone con la Riforma Fornero può aver creato dei problemi sotto questo punto di vista?

    R. - Quello dell’invecchiamento della popolazione, e quindi della gestione di persone che possono ancora offrire un contributo efficace al mondo del lavoro, ma che nello stesso tempo rischiano di bloccare l’entrata nel lavoro dei giovani, è un problema grande oggi. Va affrontato, ricorrendo a forti dosi di solidarietà intergenerazionale.

    inizio pagina

    Festa della Vergine del Carmelo. L'Ordine: in sintonia col Papa serviamo le periferie del mondo

    ◊   “In questo tempo di grande crisi economica, di violenza irrefrenabile, di disuguaglianze evidenti… credo che anche noi, devoti della Vergine del Carmelo, siamo chiamati a liberare quanti soffrono nei diversi ‘purgatori’ del nostro tempo”. È un passaggio della lettera che il priore dei Carmelitani, padre Fernando Millán Romeral, ha scritto alle comunità dell’Ordine in occasione dell’odierna Festa della Beata Maria Vergine del Carmelo. Alessandro De Carolis ha chiesto a padre Désiré Unen Alimange, consigliere generale dell’Ordine, di spiegare l’attualità del carisma carmelitano:

    R. – Il messaggio di Maria oggi, soprattutto dal punto di vista della vita del Carmelo secondo la sua regola, secondo le sue Costituzioni, ci richiama molto attraverso Maria all’ascolto. Lei ha ascoltato la Parola che si è fatta carne in lei, Gesù, ed è attenta a quello che Gesù ci dice affinché Lo portiamo al mondo. Ma lei è sempre stata anche in un atteggiamento di preghiera. Dunque, l’ascolto, la preghiera ed essere attenti ai bisognosi.

    D. – In che modo l’Ordine del Carmelo è impegnato a sostenere nel mondo le persone vittime della guerra o di ingiustizie sociali?

    R. – Abbiamo case in Europa, in America del Nord che rendono servizio alle persone in difficoltà. Ma abbiamo anche altri luoghi, soprattutto nelle missioni. Per esempio, nelle Filippine e a Timor Est, nei diversi luoghi dell’Africa, come la Repubblica Democratica del Congo, il Kenya, la Tanzania, il Mozambico, il Camerun… In America Latina, abbiamo case per il recupero dei tossicodipendenti, mentre in Asia – come in Vietnam, in India – abbiamo gruppi in cui salviamo bambini abbandonati in strada, in Paesi in cui ci sono guerre o sfruttamenti di diverso genere: lì, vediamo come i Carmelitani vivano – come si dice nel linguaggio più attuale della Chiesa, con Papa Francesco – nelle “periferie”…

    D. – Quindi, possiamo dire che l’Ordine del Carmelo si muove con una speciale sintonia con quello che è lo stile pastorale che sta mostrando al mondo Papa Francesco?

    R. – Sì, veramente in sintonia. In Argentina, lui stesso lavorava con i nostri frati. Con questo possiamo dire che la Madonna del Carmine è proprio segno e strumento dell’evangelizzazione che ci porta sempre a invocare Cristo, che Maria ci mostra e che Maria ci da: portiamolo dovunque.

    inizio pagina

    “Intellettuale di Dio”: così l’Ucsi ha ricordato ieri padre Carlo Cremona

    ◊   Sacerdote giornalista e scrittore, Padre Carlo Cremona è stato ricordato a dieci anni dalla sua scomparsa con il convegno organizzato ieri presso la sede di Radio Vaticana dall'Unione Stampa Cattolica Italiana, Ucsi. Sono intervenute, tra gli altri, personalità come l’arcivescovo Giovanni Marra, padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Istituto di Scienze Storiche; don Giuseppe Costa, direttore della Lev, Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, e Fabio Zavattaro, vaticanista del Tg1. Il servizio di Elisa Sartarelli:

    Spazi di pensieri e ricordi personali hanno accompagnato la conferenza “Padre Cremona, intellettuale di Dio”. Religioso agostiniano entrato poi nel clero diocesano di Roma, padre Carlo Cremona, scomparso all’età di 85 anni il 13 luglio 2003, ha lavorato da giornalista alla radio della Rai dagli anni Cinquanta e ha collaborato con il quotidiano “Avvenire”. Ha firmato la biografia su Paolo VI, del quale apprezzava “il tormento della fede e l’ansia politica”. Ma padre Cremona era anche un uomo spiritoso che amava molto i bambini. Ne parla così l’arcivescovo Giovanni Marra:

    "Io l’ho conosciuto innanzitutto come sacerdote, perché ho avuto la gioia di condividere con lui lo stesso altare presso la casa delle Suore Calasanziane vicino al Colonnato, dove lui abitava e dove io dal 1969 andavo a celebrare Messa la mattina. Da qui, ho visto come ha vissuto il suo sacerdozio, svolgendo l’attività di giornalista: giornalista cattolico, veramente cattolico nel senso di esser fedele alla dottrina, fedele alla Chiesa, con amore al Papa, amore a tutto ciò che attiene l’annuncio della parola di Dio".

    Questo invece il ricordo di padre Bernard Ardura:

    "Il mio ricordo personale risale agli anni ’74-‘76, quando padre Cremona venne in vacanza nella mia abbazia in Francia - vicino ad Avignone - accompagnato da monsignor Macchi, segretario di Paolo VI. Traspirava la bontà di Agostino ed era facile credere a quello che diceva. Dalla sua personalità, dal suo carattere, dalla sua giovialità si poteva vedere che quest’uomo viveva veramente quello che insegnava".

    Tra i tanti libri scritti da padre Cremona, il più noto è la biografia di Sant’Agostino, del quale seguiva l’esempio. In una vecchia registrazione diceva:

    "Lasciati affascinare da quell’azione misteriosa che la sua parola esercita nell’animo di chiunque lo legge. Leggi il suo libro più appassionante: 'Le Confessioni'. Buona fortuna, in compagnia con Agostino".

    Questa è stata una delle registrazioni audio riproposte durante l'incontro, insieme con alcune brevi letture, dalla moderatrice Fausta Speranza, vicepresidente dell'Ucsi-Lazio. Il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ha accompagnato la riflessione con una contestualizzazione storica del percorso di vita di padre Cremona, a partire dalla importante esperienza del Concilio Vaticano II.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    India. Orissa, suora vittima di stupro da parte di un gruppo di uomini. I vescovi: governo agisca

    ◊   Sconcerto e dolore sono i sentimenti espressi dai vescovi dell'Orissa dopo la violenza ai danni di una suora, di cui si è avuta notizia solo ieri, e l'uccisione di un pastore protestante, che segnano una nuova escalation di violenza anticristiana nello Stato indiano. "Come Chiesa stiamo insistendo con il governo perché garantisca la sicurezza e la protezione dei cittadini di fede cristiana", ha detto a Fides mons. Thomas Thiruthalil, vescovo di Balasore e presidente della Conferenza episcopale dell'Orissa, che ribadisce l'impegno della Chiesa nella costruzione della pace e dell'armonia nel Paese. Sulla violenza a una religiosa, si sa che si tratta di una suora di 28 anni che è stata rapita e stuprata da un gruppo di uomini per una settimana nell'area di Bamunigam, nel distretto di Kandhamal (Orissa). L'aggressione si è consumata dal 5 all'11 luglio scorsi, ma la notizia è stata data solo ieri. All'agenzia AsiaNews mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, condanna la vicenda: "I colpevoli devono essere assicurati alla giustizia senza indugi e la legge deve fare il suo corso. Quanto accaduto è una vergogna". La suora, originaria del distretto di Kandhamal, vive a Chennai (Tamil Nadu), dove sta finendo gli studi del college. Secondo la sua testimonianza alla polizia, circa due settimane fa ha ricevuto una telefonata da una donna, che le ha riferito che sua madre era molto malata. Il 5 luglio la religiosa ha preso un treno per Bamunigam, dove ad attenderla per accompagnarla a casa c'erano due cugini e alcuni amici. Invece di portarla al villaggio di Minapanka, gli uomini l'hanno condotta in un luogo non ancora identificato. Qui la suora ha subito ripetuti stupri di gruppo per una settimana. L'11 luglio gli aggressori hanno lasciato la religiosa alla stazione ferroviaria di Berhampur, minacciandola di non riferire a nessuno quanto accaduto. La vittima è però riuscita a scappare e ha raggiunto il suo villaggio, dove il 13 luglio ha sporto denuncia. Al momento la polizia ha arrestato Jotindra Sobhasundar - un cugino - e Tukuna Sobhasundear, un amico. Gli altri aggressori hanno fatto perdere le loro tracce. Alla suora è stata fornita assistenza medica e oggi la sua Superiora andrà a trovarla. Secondo il fratello della religiosa, all'origine della violenza potrebbero esserci "motivi familiari". Lo scorso anno uno zio è stato ucciso da guerriglieri maoisti, ma i figli (i cugini) accusano i familiari della suora di essere coinvolti nell'omicidio. (R.P.)

    inizio pagina

    Sinai egiziano: dopo la deposizione di Morsi si moltiplicano gli attacchi anticristiani

    ◊   Dopo la destituzione del presidente Morsi, peggiorano le condizioni di vita dei cristiani nel Sinai egiziano, dove sono attivi diversi gruppi di estremisti islamici – legati ai militanti di Hamas della vicina Gaza – che considerano i cristiani complici della caduta del presidente. Ben 100 famiglie sono già fuggite da el-Arish, mentre Rafah e Sheikh Zowayd sono già completamente svuotate di cristiani. AsiaNews riferisce anche dell’intensificarsi di minacce e atti di violenza anticristiana nell’area: il 6 luglio scorso è stato ucciso un sacerdote, padre Mina Abboud Haroan, mentre l’11 un commerciante copto è stato trovato decapitato. Anche il patriarca copto Tawadros è considerato dagli estremisti connivente con l’esercito per il rovesciamento di Morsi, tanto che tre giorni fa, in un’imponente manifestazione a Heliopolis, duemila giovani della Fratellanza musulmana hanno scritto “Abbasso Tawadros” sulle mura di una chiesa. Nei giorni scorsi, inoltre, il villaggio cristiano di Dabaaya è stato attaccato da uomini armati che hanno incendiato 23 case e ucciso 4 persone, mentre a Porto Said la chiesa di Mar Mina è stata crivellata di colpi. A Minya, infine, un gruppo di islamisti ha segnato con alcune croci abitazioni e negozi copti e si teme sia il preludio a un nuovo attacco di stampo terrorista. (R.B.)

    inizio pagina

    Terra Santa. Le suore a Betania denunciano: aumentate violenze contro il Monastero

    ◊   Le suore del Monastero greco-ortodosso di Betania lanciano l’allarme sul moltiplicarsi degli episodi di aggressione, negli ultimi tempi, a carico della loro struttura e in merito inviano una lettera al presidente palestinese, Mahmud Abbas, affinché faccia pressione sull’Autorità palestinese e la induca a farsi carico della situazione. Contro il monastero che si trova ad al-Azariyeh, la città dove Gesù risuscitò Lazzaro e ormai periferia di Gerusalemme Est – riferiscono le religiose alla Fides – si sono intensificati lanci di pietre, vetri infranti, furti e saccheggi nelle proprietà della struttura. Alcuni terreni appartenenti al Monastero, inoltre, sono stati sottratti da un clan familiare musulmano che ne reclama il diritto di proprietà. Una vera e propria strategia intimidatoria, quindi, tanto che la madre superiora, suor Ibraxia, ipotizza che “dietro questi attacchi ci sia chi desidera fomentare discordia tra i figli della stessa nazione palestinese”. La zona fa parte di un’area in cui l’Autorità palestinese non riesce a instaurare un controllo stabile e dove dilagano crimine, soprusi e corruzione. In segno di solidarietà, negli ultimi giorni sia famiglie cristiane che musulmane hanno fatto visita al Monastero, da sempre simbolo di unità e oasi privilegiata di spiritualità. (R.B.)


    inizio pagina

    Papua Nuova Guinea. "No" della Chiesa locale al divieto delle fedi non cristiane

    ◊   “Assurda a scioccante”: così la Chiesa locale, attraverso una nota inviata alla Fides dal direttore dell’Ufficio comunicazioni dei vescovi di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, padre Giorgio Licini, definisce l’approvazione, da parte delle due Camere del parlamento, di una mozione che vieta nel Paese il culto delle fedi non cristiane. Il provvedimento, proposto dal governatore della provincia di Hela, Anderson Agiru, per la Chiesa locale, che ha sempre difeso il supremo valore della libertà religiosa – fondamento di tutte le altre libertà – “contraddice decenni di conquiste e progresso nel campo dei diritti umani e delle libertà civili”. Il divieto, inoltre, s’infrange sulla Dichiarazione dell’Onu per i diritti umani del 1948 e discrimina i cittadini in base alla fede personale, cosa inaccettabile. “Il cristianesimo potrebbe definirsi una sorta d’identità culturale per la moderna Papua Nuova Guinea e le sue 850 tribù – aggiungono i vescovi – ma non bisogna mai dimenticare che la vera fede va al di là di semplici disposizioni costituzionali”. Dopo l’approvazione in parlamento, infatti, il ministro per lo Sviluppo della comunità e la Commissione per la revisione costituzionale istituiranno un gruppo bipartisan incaricato di redigere il testo del referendum. (R.B.)

    inizio pagina

    Colombia: vescovo incaricato di mediare tra governo e contadini

    ◊   Sarà mons. Omar Alberto Sanchez, vescovo di Tibù nel Norte de Santander, assieme al viceministro del Lavoro, Jose Noe Rios, a mediare con i contadini della regione Catatumbo nella controversia che li vede opporsi al governo in merito al destino delle terre della zona. Come ricorda la Fides, nell’area al confine con il Venezuela, gli agricoltori chiedono una riserva naturale e l’arresto dei progetti minerari e agroalimentari portati avanti dal governo, che secondo loro danneggiano l’ambiente e la produzione locale. La scelta di incaricare mons. Sanchez è stata motivata dalla sua profonda conoscenza della realtà dei contadini, delle loro speranze e delle loro frustrazioni e la speranza, esplicitata dal vicepresidente colombiano Angelino Garzón dopo il secondo giorno di colloqui, è innanzitutto di interrompere lo sciopero che dura da 35 giorni: “Siamo certi che si troverà un accordo che soddisfi entrambe le parti”, ha detto. (R.B.)

    inizio pagina

    Venezuela, a novembre il quarto Congresso missionario americano

    ◊   Rinnovare il necessario e permanente impegno delle Chiese del continente, chiamate ad adempiere la missione del Signore al di là dei confini geografici, culturali e religiosi: con questo spirito è stato fissato l’appuntamento per il quarto Congresso missionario americano che si terrà in Venezuela dal 26 novembre al primo dicembre, sul tema “Discepoli missionari di Gesù Cristo in un mondo secolarizzato e multiculturale”. Convocato dalla Conferenza episcopale locale – riferisce la Fides – il Congresso, cui parteciperanno quattromila missionari da tutte la Chiesa dell’America Latina, sarà organizzato dalle Pontificie Opere missionarie e dall’arcidiocesi di Maracaibo. In preparazione all’evento, la Commissione incaricata dell’organizzazione ha proposto a tutte le Chiese locali itinerari di approfondimento delle tematiche che verranno trattate, quali discepolato, conversione, secolarizzazione, multiculturalismo e missione ad gentes. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 197


    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.