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Sommario del 13/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco e il "non abbiate paura": un cristiano è fiero di andare controcorrente
  • Domani il Papa a Castel Gandolfo. Il parroco, don Diletti: Francesco ci tocca nel cuore
  • Il Papa nomina mons. Giuseppe Fiorini Morosini nuovo vescovo di Reggio Calabria
  • Tweet del Papa: nell'Anno della Fede cerchiamo ogni giorno di conoscere meglio Gesù
  • Vaticano, riforma penale. Baggio: sensibilità e impegno della Santa Sede verso il bene comune
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto. Casa Bianca: la liberazione di Morsi primo passo di democrazia
  • Somalia: Al-Shabaab attacca Mogadiscio, ma in generale il Paese è più sicuro
  • Resta grave la crisi in Grecia. Mons. Foskolos: "La gente è disperata"
  • Crisi: otto milioni di italiani non vanno in vacanza
  • L'Aquila. Il nuovo arcivescovo, mons. Petrocchi: si riaccenda la speranza per la città
  • Festival di Spoleto, riflessione sul "sopportare pazientemente le persone moleste"
  • Il commento al Vangelo della 15.ma Domenica del Tempo ordinario
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Colombia. Alla plenaria i vescovi parlano di lotta alla corruzione e promozione della pace
  • Senegal: consegnata la bandiera nazionale alla delegazione della Gmg di Rio
  • Appello dei vescovi nigeriani: è tempo di porre fine alla pena capitale
  • Siria, notte di bombardamenti a Damasco. Iran e Turchia: tregua per il Ramadan
  • Nigeria. Boko Haram in un video loda la strage nella scuola di Mamudo
  • Uno scambio difettoso alla base del grave incidente ferroviario di ieri in Francia
  • Napoli: pazienti dell’ospedale psichiatrico giudiziario a pranzo dal cardinale Sepe
  • Governo annuncia fondo da 20 milioni per l’accesso dei disabili al lavoro
  • A 10 anni dalla morte di padre Cremona, l’Ucsi lo ricorda in un convegno
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco e il "non abbiate paura": un cristiano è fiero di andare controcorrente

    ◊   L’esortazione a “non avere paura”, che Cristo rivolge ai discepoli nel Vangelo di oggi, è una delle linee portanti del Pontificato di Papa Francesco. Il Pontefice più volte ha invitato ad abbandonarsi, ad affidarsi completamente al Padre, “ad andare controcorrente”. Aspetti che Benedetta Capelli ricorda in questo servizio:

    E’ un’espressione rassicurante e allo stesso tempo uno sprone a cambiare la propria vita. Nel passo del Vangelo di oggi, Gesù per ben quattro volte ripete ai discepoli: “Non abbiate paura” e cala questa affermazione nella realtà di ogni giorno. Non si può, infatti, aver paura perché “nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto”. Da qui la certezza di essere sulla strada giusta solo se si è accanto al Padre, solo se – sottolinea Papa Francesco – si diventa persone rette dunque buoni cristiani:

    “Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati (...) questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!".

    Ma c’è di più nel Vangelo. Gesù indica concretamente cosa fare: “Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze”. E’ l’evangelizzazione che – ha affermato Papa Francesco – “chiede da noi un vero coraggio per questa lotta interiore” e per le difficoltà che comporta “la spina di Satana”:

    "Questo si chiama – non vi spaventate – si chiama martirio: il martirio è questo. Fare la lotta, tutti i giorni, per testimoniare. Questo è martirio. E ad alcuni il Signore chiede il martirio della vita. Ma c’è il martirio di tutti i giorni, di tutte le ore: la testimonianza contro lo spirito del male che non vuole che noi siamo evangelizzatori".

    "Una lotta contro la tristezza, contro l’amarezza, contro il pessimismo – ha evidenziato il Papa – seminare non è facile ma è bello raccogliere”. La Chiesa vanta innumerevoli e luminose figure di “seminatori”, esempi di dedizione e di amore al Vangelo:

    “In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti, - più che nei primi secoli – tanti martiri, che danno la propria vita per Cristo, che sono portati alla morte per non rinnegare Gesù Cristo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli”.

    L’unica cosa che chiede Gesù è di essere accolto e dunque di non essere taciuto. Questo implica l’andare, l’uscire fuori da se stessi per cercare – come ripete spesso Papa Francesco – le periferie materiali ed esistenziali. I discepoli del Crocifisso – ha detto più volte il Pontefice – non possono negare l’annuncio del Signore. Non si può tenere solo per sé la grazia ricevuta:

    “Noi abbiamo ricevuto questa gratuità, questa grazia, gratuitamente; dobbiamo darla, gratuitamente. E questo è quello che, alla fine, voglio dirvi. Non avere paura, non avere paura. Non avere paura dell’amore, dell’amore di Dio, nostro Padre. Non avere paura. Non avere paura di ricevere la grazia di Gesù Cristo, non avere paura della nostra libertà che viene data dalla grazia di Gesù Cristo o, come diceva Paolo: 'Non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia'. Non avere paura della grazia, non avere paura di uscire da noi stessi, non avere paura di uscire dalle nostre comunità cristiane per andare a trovare le 99 che non sono a casa. E andare a dialogare con loro, e dire loro che cosa pensiamo, andare a mostrare il nostro amore che è l’amore di Dio”.

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    Domani il Papa a Castel Gandolfo. Il parroco, don Diletti: Francesco ci tocca nel cuore

    ◊   In una piazza che può contenere cinquemila persone, saranno forse quattro volte di più, sparse tutt’intorno. È questo l’afflusso che si stima per domani a Castel Gandolfo, dove alle 9.30 salirà in auto da Roma Papa Francesco per incontrare il personale delle Ville Pontificie, assieme alle autorità civili ed ecclesiali, e per presiedere l’Angelus. In particolare, la preghiera mariana sarà guidata dal Papa non più dal portone antistante il Palazzo apostolico, ma da Piazza della Libertà, per un arco di tempo previsto tra le 11.20 e le 12.30 circa. Successivamente, Papa Francesco si intratterrà a pranzo con la Comunità dei Gesuiti e farà rientro nel primo pomeriggio in Vaticano. Nonostante la brevità, si tratta di una visita molto sentita dai castellani, come racconta don Pietro Diletti, parroco della locale chiesa di S. Tommaso da Villanova, al microfono di Federico Piana:

    R. - Io ho provato tanta gioia e tutti i castellani hanno provato sicuramente la stessa cosa. Anzi, alcuni mi chiedono se sia possibile parlare con il Papa, se lo si può avvicinare, perché tutti vorrebbero in qualche modo presentarsi, dire una parola di incoraggiamento, di amore, perché la sua pastorale incide profondamente nel cuore della nostra gente, in modo particolare qui, proprio perché questa città è un po’ “eletta” nel rapporto con i Papi.

    D. - Ci vuole raccontare come vi state preparando ad accoglierlo, quali sono le cose che farete quando arriverà?

    R. - Qui sono previste migliaia di persone - circa 20 mila - e ci sarà un momento veramente alto, grande. Tutti i ragazzi della diocesi che parteciperanno alla Giornata mondiale dei giovani verranno qui e ci sarà un bell’incontro con il Papa. Noi ci stiamo preparando soprattutto con la preghiera per un’accoglienza vera ed autentica. Noi vediamo certamente in questa presenza come un dono di amore, è così che viene vista dai castellani. Ci stiamo veramente preparando ad accoglierlo con tanto ardore.

    D. - Cosa ha colpito i suoi parrocchiani, i suoi concittadini, di questi primi mesi di Pontificato di Papa Francesco?

    R. - Che quest’uomo, Francesco, che si fa nostro compagno di viaggio, un po’ come Gesù con i discepoli di Emmaus, cioè si mette veramente a camminare con noi, sullo stesso livello, tutti uguali di fronte a Dio. C’è questa semplicità che ha veramente fatto breccia nel cuore. Io li sento i miei parrocchiani e ripeto anche nelle omelie questo custodirci, questo volerci bene, questo aver cura l’uno dell’altro… sono tutte cose che vanno dritte al cuore! Rispetto alla tanta burocrazia, al fatto che non c’è più il rapporto personale - oggi è quasi un rapporto virtuale, l’indifferenza che prevale - questo riscoprire il calore, l’affetto dell’incontro personale, è qualcosa che veramente ha fatto nel cuore di tutti e non solo dei miei parrocchiani.

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    Il Papa nomina mons. Giuseppe Fiorini Morosini nuovo vescovo di Reggio Calabria

    ◊   In Italia, Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Reggio Calabria-Bova, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Vittorio Luigi Mondello. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Giuseppe Fiorini Morosini, dell’Ordine dei Minimi, finora vescovo di Locri-Gerace. Mons. Fiorini Morosini, O.M., è nato a Paola (CS), il 27 novembre 1945. Nel 1955 è entrato nella Scuola Apostolica del Santuario di Paola per gli studi ginnasiali e liceali. Nel 1961 ha emesso i voti temporanei nell’Ordine dei Minimi, e 1'8 dicembre 1966 quelli perpetui. È stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1969. Successivamente, ha seguito i corsi di Filosofia e di Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, laureandosi in Teologia. Nel 1975 ha ottenuto il Dottorato in Filosofia all'Università di Messina. È autore di numerose pubblicazioni riguardanti la figura del Fondatore e la spiritualità dell'Ordine dei Minimi. Ha svolto i seguenti incarichi più significativi: Docente della Scuola Apostolica di Paola (1970-1974); Vice Parroco a Lamezia Terme e Docente di Filosofia e Storia nei Licei di Stato (1976-1995); Vice Parroco a Lamezia Terme (1974-1980); Correttore della Comunità dei Minimi di Lamezia Terme-Sambiase (1980-1986); Direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano (1984-1986); Direttore Provinciale del Terz'Ordine (1983-1992); Correttore Provinciale a Paola (1986-1992); Fondatore della nuova comunità di Vranov, nella Repubblica Ceca e Maestro dei Novizi (1992-1994); Correttore Generale dei Minimi (1994-2006). Il 20 marzo 2008 è stato eletto alla sede vescovile di Locri-Gerace e ordinato vescovo il 9 maggio 2008 a Paola. Attualmente è Membro della Commissione della Conferenza Episcopale Italiana per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese.

    In Polonia, il POntefice ha nominato ausiliare di Poznań il sacerdote Damian Bryl, finora direttore spirituale del Seminario maggiore di Poznań, assegnandogli la sede titolare di Suliana. Il neo presule è nato il 10 febbraio 1969 a Jarocin. Superati gli esami di maturità, nel 1988 fu ammesso al Seminario di Poznań. Il 25 maggio 1994 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per la medesima arcidiocesi. Per due anni è stato Vicario parrocchiale della Parrocchia del Sacratissimo Cuore di Gesù a Środa Wielkopolska. Negli anni 1996-1999 ha studiato Teologia morale presso l’Università di Navarra dove ha conseguito il dottorato. Negli anni 1999-2001 è stato Vicario parrocchiale della Parrocchia del Corpus Domini a Poznań. Poi ha svolto diversi incarichi: caporedattore del mensile “Katecheta” (2000-2006), Professore aggiunto nella Facoltà di Teologia dell’Università statale “Adam Mickiewicz” di Poznań (2006-2010) e Redattore della rivista scientifica “Teologia e Moralność”. Attualmente è Direttore spirituale nel Seminario maggiore a Poznań, Preside dell’Associazione dei Padri Spirituali in Polonia, membro del Consiglio arcidiocesano per la formazione dei sacerdoti e della Commissione pastorale arcidiocesana. È Canonico onorario de numero del Capitolo metropolitano di Poznań.

    In Trinidad e Tobago, Papa Francesco ha nominato ausiliare dell’Arcidiocesi di Port of Spain mons. Robert Llanos, vicario generale della medesima Arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Case nere. Mons. Robert Llanos, è nato in Trinidad il 2 febbraio 1958. È vocazione adulta. Prima era funzionario di banca. Ha completato la formazione filosofica e teologica nel Seminario Maggiore Regionale di Port of Spain. È stato anche formato ed orientato nella vocazione dalla Comunità Living Water. È stato ordinato sacerdote 23 giugno 1991 e si è incardinato nell’Arcidiocesi di Port of Spain. Dopo l’Ordinazione ha ricoperto i seguenti incarichi: (1991-1993) amministratore parrocchiale ad Arima, (1993-1996) parroco a Gran Couva, (1996-1997) parroco a Princess Town, (1997-2000) parroco a Carneage, (2000-2002) Licenza in Pastoral Counseling presso la Loyola University, Maryland, Stati Uniti, (2002-2010) docente e Vice-Rettore del Seminario Maggiore Regionale di Port of Spain, Vicario per la Pastorale della Famiglia, guida/consigliere psicologico per Sacerdoti, Religiosi e Laici dell’Arcidiocesi. Dal 2011 è vicario generale dell’Arcidiocesi di Port of Spain.

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    Tweet del Papa: nell'Anno della Fede cerchiamo ogni giorno di conoscere meglio Gesù

    ◊   Tweet di Papa Francesco, lanciato stamattina dal suo account @Pontifex. Questo il testo: “Nell’Anno della fede cerchiamo di fare ogni giorno qualcosa di concreto per conoscere meglio Gesù Cristo”.

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    Vaticano, riforma penale. Baggio: sensibilità e impegno della Santa Sede verso il bene comune

    ◊   Con Motu proprio reso pubblico nei giorni scorsi, Papa Francesco ha riformato il sistema della giustizia penale in Vaticano. Tra le riforme più significative, l'abolizione dell'ergastolo, con la pena massima nello Stato della Città del Vaticano fissata ora in 35 anni di reclusione, ma anche l'inasprimento della pena per delitti contro i minori, compresa la pedopornografia, e la perdita di immunità per la Curia romana, diplomatici compresi, e i dipendenti laici dello Stato vaticano. Luca Collodi ha chiesto un commento ad Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica presso l'Istituto universitario "Sophia" di Loppiano (Fi):

    R. – L’insieme delle leggi che sono state approvate in questi giorni – che sono in continuità con quello che aveva fatto precedentemente Benedetto XVI – non sono soltanto un atto singolo del Papa, perché sono state elaborate da una Commissione pontificia. Hanno questo scopo: di aggiornare le leggi dello Stato Vaticano applicando pienamente i criteri del giusto processo e applicano anche numerose Convenzioni internazionali che la Santa Sede ha recepito. Quindi, nell’insieme noi vediamo che c’è stato uno sforzo da parte della Santa Sede di sensibilità, di applicare quanto di meglio l’umanità è venuta elaborando in questi ultimi anni, sempre avendo in vista il bene comune – aiutarsi tra Stati contro il riciclaggio, contro il terrorismo, contro i traffici illegali e la corruzione – e soprattutto, applicando queste leggi anche a se stessa. Questo è ciò che la Santa Sede ha fatto.

    D. – L’ergastolo è stato eliminato nello Stato della Città del Vaticano…

    R. – E’ un principio di civiltà e, a maggior ragione, è un principio che possiamo recepire avendo anche la luce e l’ausilio della fede. È molto in linea con ciò che Papa Francesco sta dicendo in questi mesi: sempre aperto al perdono e alla misericordia. Questo non elimina la giustizia.

    D. – La stretta su pedofilia e corruzione…

    R. – Questa che ha fatto adesso Papa Francesco è l’applicazione in sede giuridica di una volontà che ormai c’è in tutta la Chiesa. Anzi, vorrei sottolineare che facendo degli studi comparativi vediamo che, rispetto ad altri Stati e ad altre grandi organizzazioni, la Chiesa – dopo il dramma che ha vissuto e prendendo atto anche delle colpe di molti dei suoi membri – ha avuto dei provvedimenti molto più efficaci ed un’attenzione molto più forte.

    D. – Cade anche l’immunità per i curiali...

    R. – Diciamo che il segnale che è stato dato è molto forte qui. Quindi, è un segnale di disponibilità, di rinuncia a privilegi che magari altri Stati facessero... Fatte salve naturalmente le prerogative di una funzione, con questo gesto la Chiesa cattolica sta dicendo: “Guardate che non riteniamo che i membri importanti, che svolgono uffici importanti nel nostro interno siano al di sopra del giudizio delle leggi degli uomini e non soltanto di quelle di Dio”. E’ una manifestazione chiara di attitudine al servizio e di trasparenza.

    D. – Si può dire che la legislazione vaticana faccia un passo in avanti verso un’interpretazione più "laica" della giustizia?

    R. – Senz’altro sì. Laico nel senso giusto: il sacro se si intende come qualche cosa di separato, di riservato o di protetto, non è un concetto cristiano. Il laico è un concetto cristiano, viene da “laós”, da “popolo”, e il cristianesimo nasce come “popolo di Dio”, come insieme. Quindi, vediamo che c’è una base religiosa, di fede importante e poi si esprime con l’assunzione sul piano civile delle conseguenze di questo credere nell’uomo, credere nel fatto di essere popolo. Quindi, c’è una maggiore laicità intesa in questo senso retto: un senso al quale il cristianesimo ha dato un contributo importante.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un garante per le generazioni future: in prima pagina, Laura Palazzani su problemi e prospettive di un'etica dell'energia.

    Il grido di Malala: in un discorso all'Onu la ragazza pakistana dichiara che i talebani non la ridurranno al silenzio.

    Un articolo di Vincenzo Bertolone dal titolo "Quando nacquero i seminari": il 15 luglio 1563 fu approvato il decreto "Cum adolescentium aetas" del concilio di Trento.

    Che rockstar quel Liszt: Marcello Filotei sulle rielaborazioni verdiane e wagneriane del compositore ungherese rielaborate da Michele Campanella alla Settimana Musicale Senese.

    Ma tu cosa vedi?: Giulia Galeotti recensisce il romanzo di R. J. Palacio "Wonder".

    L'amore imperfetto: Claudio Risé sull'origine dell'attuale disorientamento della famiglia e dei suoi membri.

    Con lo spirito di Francesco di fronte al sultano: Joseph Scerbo su Lewis Wattson pioniere dell'unità dei cristiani.

    Il marittimo, lavoratore da tutelare: il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per la Domenica del mare.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto. Casa Bianca: la liberazione di Morsi primo passo di democrazia

    ◊   Stabilità per l’Egitto e il ritorno a un governo civile democraticamente eletto dal popolo: questa la preoccupazione espressa ieri dalla Casa Bianca che invoca il rilascio dell’ex presidente Morsi. Intanto oggi nel Sinai quattro checkpoint militari sono stati attaccati a Rafah e Al-Arish, mentre una cellula armata di Hamas affiliata alla Fratellanza Musulmana è stata smantellata nell’area del Sinai dall’esercito. Il servizio di Roberta Barbi:

    Garantire la stabilità del Paese: sono d’accordo sulla priorità per l’Egitto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ieri ha sentito telefonicamente il re dell’Arabia Saudita, Abdullah bib Abd al-Aziz. Per conseguire questo obiettivo, dunque, sì alla liberazione dell’ex presidente Morsi, detenuto dall’esercito in un luogo segreto, e all’impegno ad evitare violenze o minacce contro i Fratelli Musulmani. Sulla stessa linea, anche Berlino e il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, che chiede il ritorno a una dialettica democratica che favorisca una transizione inclusiva, nonché la composita piattaforma laicista egiziana.

    Sul fronte politico interno, si dovrà attendere la prossima settimana per vedere la nascita del nuovo governo egiziano, affidato a El Beblawi e proprio da lunedì in poi la Fratellanza musulmana invita i suoi sostenitori a tornare in piazza per “la più grande mobilitazione popolare” contro quello che definiscono un “golpe militare”, invocando il ritorno alla legittimità come unica via verso l’applicazione della road map presentata da Morsi. Intanto nel Sinai, dove negli ultimi giorni c’è stata una recrudescenza di violenze, l’esercito conferma di aver sgominato una cellula armata di Hamas affiliata alla Fratellanza Musulmana e attiva lungo il confine con Israele.

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    Somalia: Al-Shabaab attacca Mogadiscio, ma in generale il Paese è più sicuro

    ◊   Sebbene molto sia stato fatto negli ultimi anni, la Somalia rimane uno degli Stati politicamente più instabili nella comunità internazionale. Ieri a Mogadiscio un kamikaze diretto contro le forze internazionali di peacekeeping ha causato otto morti tra la popolazione civile. A rivendicarlo il gruppo islamista Al-Shabaab, che seppure indebolito, rimane attivo nella lotta contro il governo legittimo. Per un punto sulla situazione nel Paese, Michele Raviart ha intervistato Nicola Pedde, direttore dell’Instute of Global Studies di Roma:

    R. – Rispetto a due anni, c’è un netto miglioramento della situazione in alcune parti della Somalia. Indubbiamente la riconquista del potere da parte delle autorità centrali ha generato una serie di disequilibri nel rapporto con ciò che rimane delle milizie Al-Shabab, che cerca sistematicamente di minare – soprattutto agli occhi della Comunità internazionale – la capacità del governo somalo di gestire la sicurezza attraverso una serie di attacchi, come quello a cui abbiamo assistito. Questo ovviamente è significativo, perché ci sono delle perdite, ma in termini generali è un volume decisamente inferiore a quello che abbiamo purtroppo riscontrato in passato.

    D. – Gli islamisti di Al-Shabab controllavano di fatto Mogadiscio e poi il porto del sud di Kisimaio. Come sono organizzati ora?

    R. – Con la caduta di Kisimaio, ad opera poi soprattutto del contingente del Kenya, Al-Shabab ha avuto una ulteriore frammentazione. Una buona parte delle milizie dell’Al-Shabab è stata reintegrata nelle forze di sicurezza somala, la gran parte dei miliziani che non aveva alcun connotato ideologico. E’ rimasta, tuttavia, ancora attiva e presente una cellula abbastanza consistente e riconducibile oggi al jihadismo internazionale, che quindi resterà tale fino a quando non andrà a disperdersi, man mano che le forze governative locali ed internazionali riusciranno a ristabilire la sicurezza.

    D. – Quest’anno, ci sono state due importanti conferenze internazionali sulla Somalia, a Londra e a Nairobi: che bilancio si può fare oggi di questi incontri?

    R. – E’ sicuramente corretto l’approccio alla sicurezza che è stato dato oggi, ma è necessario intervenire in modo consistente anche sul piano economico: o la comunità internazionale stabilisce una linea di credito alla Somalia per la ricostruzione delle infrastrutture fondamentali, o sarà difficilissimo attrarre capitali e investimenti nel Paese nel prossimo futuro, permettendo questo processo virtuoso di ricrescita dell’economia somala, che è funzionale – in questa fase – alla capacità del governo di garantire la stabilità.

    D. – Su cosa dovrebbero essere concentrati allora gli investimenti?

    R. – E’ necessario che la comunità internazionale sia solidale con il Paese, attraverso un programma di investimenti, possibilmente gestiti attraverso le Nazioni Unite, destinati alla ricostruzione delle infrastrutture: soprattutto il sistema stradale è quello che penalizza enormemente qualsiasi tipo di intervento sulla ricostruzione. Alla sicurezza, che è la fase dove, bene o male, si è riusciti con un certo margine a garantire un risultato delle aree urbane, sarebbe in questo momento opportuno e anzi fondamentale accompagnare un piano di ricostruzione, garantito tuttavia della Comunità internazionale.

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    Resta grave la crisi in Grecia. Mons. Foskolos: "La gente è disperata"

    ◊   La crisi economica continua a mordere la Grecia, dove per per martedì prossimo i sindacati hanno convocato un nuovo sciopero generale contro gli ulteriori licenziamenti annunciati nel settore pubblico in cambio di aiuti internazionali. Della situazione del Paese, che ha gettato molte persone nella disperazione, Emanuela Campanile ha parlato con l'arcivescovo cattolico di Atene e amministratore apostolico di Rodi, mons. Nikolaos Foskolos:

    R. - Oggi ci troviamo in una situazione molto critica. Sono stati annunciati degli scioperi: martedì ce ne sarà uno generale di 24 ore e per domani e dopodomani sono previste altre manifestazioni. La gente è disperata ed esasperata. Noi, come Chiesa cattolica, non abbiamo voce in capitolo. Siamo pochi, quindi il nostro contributo non può avere una ripercussione sullo Stato.

    D. - Per quanto riguarda la possibilità di reperire medicinali, di usufruire di cure mediche: com’è la situazione?

    R. - Anche lì ci sono delle difficoltà, perché con tutte queste restrizioni sugli stipendi e sulle pensioni non c’è denaro. Allora, i più poveri si trovano in difficoltà ancora più grandi. Mentre prima ad Atene - almeno al centro città, dove io vivo - non si vedevano dei poveri in giro, oggi quasi ogni giorno, dopo aver finito la celebrazione della Messa, quando esco per andare verso la cattedrale che si trova dietro la chiesa, vedo dei poveri che chiedono aiuto. E sono poveri greci, mentre prima i poveri erano di altre nazioni.

    D. - Se potesse fare un appello all’Unione Europea …

    R. - Vedere attraverso un occhio più umano la situazione in Grecia. Ci sono gli sbagli fatti dai nostri politici, ma adesso è la grande maggioranza del popolo a trovarsi in difficoltà. Quindi, un atteggiamento più umano verso la povera gente greca.

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    Crisi: otto milioni di italiani non vanno in vacanza

    ◊   Quest'anno la crisi costringe quasi otto milioni di italiani a rinunciare alle vacanze estive e condiziona le ferie di altri 23 milioni di persone. Emerge da uno studio di Confartigianato, che mette in luce come la villeggiatura sia sempre più cara. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Più di un italiano su due rimarrà in vacanza in Italia. Mentre i Paesi europei sono la meta indicata dal 22% dei nostri connazionali, e l'11% preferisce località extra-Ue. Il mare si conferma la destinazione privilegiata dal 49,3% degli italiani. Le noti dolenti vengono quando si deve mettere mano al portafoglio. Un fattore che frena otto milioni di cittadini. La Confartigianato mette in luce che, tra il 2009 e il 2013, l'indice dei prezzi dei servizi per le vacanze è aumentato del 15,1%, e quello dei trasporti addirittura del 21,8%. Insomma, l’Italia continua a perdere competività in questo settore. Aumentano i prezzi, ma la qualità non va di pari passo. Il segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli:

    "Bisogna avere il senso di responsabilità da parte di ognuno per intervenire su quelli che oggi sono i gap da sanare rispetto ad altre offerte turistiche. Anche perché non si ferma il miglioramento dell’offerta turistica in tutto il mondo, che intanto è diventato sempre più vicino e sempre più facile da raggiungere: basti pensare alle questioni del trasporto aereo e all’accessibilità attraverso i trasporti low cost. L’Europa è relativamente piccola e la competizione tra i Paesi del Mediterraneo è elevata".

    Insomma, per molti l’unica alternativa è rimanere a casa.

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    L'Aquila. Il nuovo arcivescovo, mons. Petrocchi: si riaccenda la speranza per la città

    ◊   L’Aquila rischia di morire. Ancora risuona l’eco delle drammatiche parole pronunciate pochi giorni fa da mons. Giuseppe Petrocchi, nuovo arcivescovo del capoluogo abruzzese, colpito nel 2009 dal sisma. Durante la messa, celebrata per l’inizio del suo ministero pastorale, in sostituzione di mons. Giuseppe Molinari, che ha lasciato per limiti di età, mons. Petrocchi ha ricordato le oltre 300 vittime del terremoto, ha parlato dei segni impietosi della tragedia, delle devastazioni umane e materiali, ed ha esortato L’Aquila e i suoi abitanti a divenire un inno alla Vita e al coraggio. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. – Non c’è alcun tentativo – e non è possibile – di “cosmesi” architettonica, di copertura: chi va al centro dell’Aquila si rende conto che la città è ridotta in macerie. Questa immagine non può non rinviare ad un livello se si vuole più profondo di questo disastro, perché il terremoto non ha solo una valenza geologica. Il sisma non si limita soltanto a spezzare le case, a interrompere una vita urbana: il sisma tocca anche l’interiorità delle persone, provoca sussulti interni, timori, traumi. Una buona parte della popolazione è stata sradicata dai luoghi dove viveva, questo ha significato l’interruzione di tradizioni, di legami personali che sono stati tranciati. Quindi, il vissuto della città va guardato anche nelle reazioni che il sisma ha prodotto nella mente, nel cuore degli aquilani. Questa è gente che ha reagito con grande dignità, con grande forza d’animo.

    D. – Mons. Petrocchi, in questi suoi primi giorni all’Aquila, ha visto, ha sentito in queste persone ancora la forza e la tenacia?

    R. – Certo, anche se – come succede sempre in queste condizioni – bisogna alimentare la lampada della speranza, perché nelle persone rischia di diventare lentamente prevalente una rassegnazione di fronte a una condizione percepita come ineluttabile. Occorre ritrovare le ragioni per credere nell’avvenire.

    D. – Lei ha lanciato un appello, forte: “I prossimi cinque anni saranno decisivi. Senza segnali nitidi la città non ci sarà più!”. Queste sue parole sono molto chiare: in che direzione vogliono andare?

    R. – Vanno da un rilievo che io ho potuto fare nell’incontro con le autorità. Mi hanno fornito dei dati, la cui lettura è immediata: è in atto all’Aquila un esodo, numericamente robustissimo. Molte persone preferiscono trasferirsi altro, soprattutto sulla costa abruzzese. Questa, che io ho definito “emorragia demografica”, risulta ancora più inquietante se si tiene conto che sono ormai molti i giovani che preferiscono partire, diciamo così, in "esilio" per andare a cercare un destino migliore in altri luoghi. Se una città perde la risorsa prima che sono i giovani, la città vede oscurarsi l’orizzonte del suo futuro: è una città che sta perdendo la speranza.

    D. – Lei sottolinea come la rinascita, la ricostruzione dell’Aquila debba partire dall’anima degli aquilani. Ma questo popolo ha bisogno di un sostegno che arrivi anche da fuori…

    R. – Questa è gente dignitosissima! Non può essere una popolazione questuante: gli aiuti di cui ha bisogno vanno dati nel segno di una prossimità fraterna e collaborativa. Bisogna poi che i progetti, che vengono ipotizzati, siano cantierizzati e realizzati, che inizi quindi la stagione delle inaugurazioni. E’ chiaro, però, che i primi protagonisti della rinascita degli aquilani, sono gli aquilani. Io ho anche detto che la patologia più grave che potrebbe colpire questa città è quella della divisione, che determina polemiche, rivalità, contrapposizioni. Il rischio che si corre è che, frantumandosi il tessuto relazionale, possano essere incrementati gli individualismi e che il bisogno, in qualche modo, di recuperare una propria identità avvenga senza tener conto dell’insieme, senza cioè rimanere dentro il “noi”. Ecco, io vorrei che all’Aquila il buon “noi” - il buon “noi” Chiesa e il buon “noi” comunità civile - possa rappresentare la forza più alta e più nobile che consenta a questa città di risorgere.

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    Festival di Spoleto, riflessione sul "sopportare pazientemente le persone moleste"

    ◊   Nell'ambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto, prosegue il ciclo di "prediche" sulle opere di misericordia spirituale. Oggi, nella Basilica dei Santi Domenico e Francesco, è in programma l'intervento dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, sul tema "Pregare per i vivi e per i morti". Ieri, invece, era stata la riflessione sul “sopportare pazientemente le persone moleste” a suscitare attenzione attraverso le parole di padre Gianluigi Pasquale, docente di Teologia alla Pontificia Università Lateranense. “Maestro di pazienza è Gesù e la pazienza è la virtù tanto cara a Papa Francesco”: questo lo spunto di partenza del religioso. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:

    R. - “La pazienza è la virtù dei forti”, non è soltanto un detto, ma trova invece un grande radicamento nella filosofia, in quanto la pazienza è quella forza che hanno soltanto coloro che riescono ad attendere che gli eventi prendano il loro corso, sapendo che sono anche regolati dalla Divina provvidenza, senza dover intervenire subito.

    D. - Quindi, sopportare pazientemente le persone moleste è tutt’altro che subire, tutt’altro che non agire…

    R. - Infatti, non è un "perdonismo". Se andassimo a leggere esattamente il testo greco, soprattutto là dove San Paolo esorta i cristiani a sopportare pazientemente quelle persone che ci possono infastidire, ci rendiamo conto che non si tratta di "fastidismo". Si potrebbe tradurre così: è il poter stare in piedi per poter non solo sopportare queste persone, ma anche proteggerle e, un po’ alla volta, “sedarle” affinché ritornino pacifiche con noi.

    D. - Al pubblico dello Spoleto Festival cosa preme di più che arrivi?

    R. - Le relazioni con gli altri ci danno speranza, sapendo che qualsiasi altro, anche il più lontano da noi, anche un non credente, c’è sempre quel pizzico di bene perché è creato a immagine di Dio che può riverberarsi su di noi. Questo è quello che voglio trasmettere, fare di tutto come cristiani per non blindarci a crisalide chiudendoci in noi stessi. Soltanto nella relazione con gli altri e con l’altro noi vediamo quei frammenti di resurrezione che ci attendiamo dal futuro.

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    Il commento al Vangelo della 15.ma Domenica del Tempo ordinario

    ◊   Nella XV Domenica del tempo ordinario, il brano del Vangelo presenta Gesù che, al dottore della Legge che gli chiede chi sia il suo prossimo, replica raccontando la parabola del Buon Samaritano e concludendo:

    "Va’ e anche tu fa così".

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, Prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    La parabola del Buon Samaritano è molto nota. Un dottore della Legge fa a Gesù una domanda su cosa debba fare per ereditare la vita eterna. La Legge dice: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il tuo prossimo come te stesso”. E il dottore chiede ancora: “E chi è il mio prossimo?”. Gesù risponde raccontando la parabola dell’uomo incappato nei ladroni (figura di Adamo, dell’uomo che, uscito dal Paradiso-Gerusalemme, diventa preda dei vizi capitali che lo lasciano mezzo morto); quest’uomo è assistito dal samaritano, uno straniero disprezzato, mentre il sacerdote e il levita passano sdegnosamente dall’altra parte della strada. Hanno probabilmente concluso il loro servizio presso il tempio e non vogliono contaminarsi con quell’uomo steso a terra (dimenticando che una Liturgia che non è salvezza dell’uomo, non è neppure culto a Dio). Lo fa invece, pieno di “compassione”, il rinnegato samaritano. E Gesù invita il dottore della Legge a fare lo stesso, se vuole ereditare la vita eterna. Nell’immagine del Buon Samaritano i padri hanno visto lo stesso amore di Dio, manifestato a noi da Gesù, che ha questa “compassione” per l’uomo, incappato nel “ladrone per eccellenza”, il demonio. Come annunciato dai profeti, Cristo è venuto a curare le ferite del suo popolo, a guarire le nostre ferite; è venuto a strapparci dalle nostre paure: sempre tentati di passare al largo da tutto ciò che sa di sofferenza e di scomodità, a strapparci soprattutto dalla tentazione di una religiosità che si serve di Dio, che lo usa per stare bene. Gesù ci annuncia oggi che proprio l’amore al prossimo è la misura dell’amore a Dio: amare Dio senza amare il prossimo è falso, come non esiste vero amore al prossimo senza amore a Dio.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Colombia. Alla plenaria i vescovi parlano di lotta alla corruzione e promozione della pace

    ◊   La situazione attuale della Colombia ha occupato un posto rilevante nelle riflessioni della plenaria dei vescovi colombiani, conclusasi oggi a Bogotà. La corruzione, le proteste sociali e i negoziati di pace per la fine del conflitto armato sono i tre aspetti individuati come urgenti dai presuli affinché il Paese possa affrontare le sfide e camminare verso un futuro migliore. Il presidente dell’episcopato e arcivescovo di Bogotà, il cardinale Rubén Salazar Gómez, ha spiegato che la società colombiana affronta la grave minaccia della corruzione che potrebbe portare a un’“istituzionalizzazione” della mentalità che devia i beni dello Stato per farli diventare beni privati. “Le truffe ai danni dello Stato, in particolare nei settori della salute e dell’educazione, il riciclaggio di denaro in numerose attività, anche nel campo delle pensioni, la concussione nei negozi e nelle sentenze del sistema giudiziale e il preoccupante livello d’impunità distruggono la morale e la fiducia del popolo nelle sue istituzioni e nello Stato stesso”, ha affermato il porporato, incoraggiando una “reazione energica e coraggiosa delle forze vive della nazione per abbattere il mostro della corruzione”, affinché si possa consolidare una società giusta, solidale e fraterna. I vescovi sottolineano, inoltre, le difficoltà delle popolazioni che in varie regioni del Paese hanno subito le conseguenze della violenza armata e della crisi umanitaria. Al riguardo, l’arcivescovo di Bogotà ha affermato che le proteste sociali sono prova che i cittadini di queste zone non hanno trovato una risposta adeguata alle loro esigenze. Un appello al dialogo permanente e serio tra il governo e queste forze sociali è stato fatto dal cardinale Salazar, che ha insistito nell’urgenza di recuperare l’etica politica e la trasparenza nella gestione pubblica, sociale, economica e imprenditoriale. Infine, l’episcopato ribadisce il proprio impegno nell’appoggiare ogni sforzo per porre fine al conflitto armato delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), impegnate in negoziati con il governo colombiano a L’Avana, ma anche con la guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), con la quale invece non si è ancora aperto un dialogo. (A.T.)

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    Senegal: consegnata la bandiera nazionale alla delegazione della Gmg di Rio

    ◊   Ha ricevuto ufficialmente in consegna la bandiera nazionale, la delegazione senegalese che parteciperà alla 28.ma edizione della Giornata mondiale della gioventù, in programma a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 23 al 28 luglio prossimi, alla presenza di Papa Francesco. Composta da 20 giovani, scelti dai vescovi diocesani in base alla qualità del loro impegno nella Chiesa, la delegazione sarà guidata da Benoît Sambou, ministro della Gioventù, del Lavoro e dei Valori civici, e da padre Alain Diédhiou, direttore delle Opere diocesane cattoliche di Kolda. Dal canto suo, il governo di Dakar ha donato un contributo di circa 20 milioni di valuta locale, pari a 37 mila euro, per sostenere il viaggio dei giovani verso il Brasile. Nel corso della cerimonia di consegna della bandiera, il ministro Sambou ha ribadito che la Gmg “è importante per la formazione dei giovani ai valori spirituali, ‘cemento’ della solidarietà tra i popoli”. Il ministro ha quindi esortato i ragazzi a essere “degni ambasciatori del Senegal in terra brasiliana”. “Siate pellegrini responsabili e rispettosi delle norme stabilite dal Paese che vi accoglie”, ha concluso Sambou. Intanto, l’evento di Rio de Janeiro ha già stabilito un record: quello dei media accreditati. Sono, infatti, già oltre 5.500 gli operatori dell’informazione registrati, duemila dei quali per la stampa internazionale. E il loro numero è destinato ad aumentare ancora, ben oltre la quota di 4.974 iscritti raggiunta nell’edizione di Madrid 2011. Record che si aggiunge ad altri due primati di questa Gmg, che sarà la prima guidata da un Pontefice latinoamericano e che coinciderà con il primo viaggio internazionale di Papa Francesco. (I.P.)

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    Appello dei vescovi nigeriani: è tempo di porre fine alla pena capitale

    ◊   È tempo di porre fine alla pena capitale e di unire la Nigeria “al mondo civilizzato”: lo scrivono i vescovi del Paese africano, in una nota pubblicata in questi giorni e siglata da mons. Ignatius Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nazionale (Cbcn). La dichiarazione dei presuli arriva dopo che, a fine giugno, a Benin City, la capitale dello Stato meridionale di Edo, erano state eseguite quattro condanne a morte. La massima pena nei confronti dei detenuti era stata comminata nel 1997, due anni prima della fine del regime militare e dell’inizio di un’esperienza liberal-democratica. Con un’ordinanza emessa il 16 giugno scorso, una ripresa delle esecuzioni era stata autorizzata dal presidente Goodluck Jonathan. “Rinnoviamo il nostro appello – si legge nella nota episcopale – per un emendamento alla Costituzione che proibisca quelle leggi che ledono il diritto del singolo individuo alla vita”. Ribadendo, quindi, che “la pena capitale non dà alla persona l’opportunità di conformarsi alle norme della società e neppure rappresenta un deterrente per i criminali attuali o potenziali”, i vescovi sottolineano “la sacralità e la dignità dell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio”. Perché la vita, continuano, non ha soltanto una dimensione “terrena”, bensì consiste “nella condivisione della vera vita di Dio”. Per questo, scrive ancora la Cbcn, “la risposta della Chiesa al crimine guarda ai fondamenti del bene e del male, del peccato e della redenzione, della giustizia e della misericordia”. “La vita – affermano inoltre i presuli nigeriani – è un dono prezioso di Dio e tale dono deve essere rispettato”. Esprimendo, poi, apprezzamento per gli sforzi compiuti dallo Stato nella lotta al crimine, la Cbcn ribadisce, però, che questi stessi sforzi dovrebbero essere mirati “a migliorare le condizioni sociali e ambientali che predispongono le persone a commettere reati”. In quest’ottica, la Chiesa di Abuja chiede che la pena capitale venga cancellata “non solo per quello che fa ai condannati, ma anche per le ricadute che ha sulla società”. Infatti, “un’azione specifica per la riabilitazione dei criminali avrebbe conseguenze più positive, sul contesto sociale, rispetto alla pena di morte”. Infine, la Cbcn esorta lo Stato, i religiosi e la popolazione civile a “unirsi nel combattere questa piaga e a dedicarsi alla comunità umana”. (I.P.)

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    Siria, notte di bombardamenti a Damasco. Iran e Turchia: tregua per il Ramadan

    ◊   Notte di bombardamenti a Damasco, attaccata sia dalle forze di Assad sia dalle milizie dei ribelli. Per l’Osservatorio siriano dei diritti umani, che ha sede a Londra, tre granate lanciate dai ribelli avrebbero ucciso sei persone nel centro della capitale, mentre l’esercito regolare avrebbe colpito i sobborghi nord-est di Dabun, provocando altre nove morti. Intanto, sul piano internazionale, ieri sera il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, e quello iraniano, Ali Akbar Salehi, hanno chiesto ufficialmente da Ankara un cessate-il-fuoco tra le parti in conflitto per il mese di Ramadan. “Speriamo che possa essere un punto di partenza per una soluzione”, ha dichiarato Salehi. Il ministro degli Esteri iracheno, Hosyar Zebari, che si trova a Parigi, punta oggi il dito contro la comunità internazionale: “Il regime di Damasco ha ripreso le redini dell’intervento militare, visto che non ci sono reazioni internazionali all’escalation militare e all’uso di ogni tipo di arma, comprese quelle chimiche”. Solo l’uso di queste armi su larga scala, continua Salehi, potrebbe causare una reazione militare straniera in Siria. (M.R.)

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    Nigeria. Boko Haram in un video loda la strage nella scuola di Mamudo

    ◊   In un video della durata di una decina di minuti, il capo di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha espresso il pieno sostegno del gruppo all’attentato avvenuto il 6 luglio scorso in una scuola cristiana di Mamudo, in cui sono morte 42 persone tra studenti e insegnanti. La strage è avvenuta nello Stato di Yobe, uno dei tre nel nord della Nigeria in cui è in vigore lo stato d’emergenza a causa degli attacchi del gruppo di estremisti. Pur non avendo rivendicato l’attacco, Boko Haram ha denunciato le scuole “che impartiscono un’educazione occidentale”, attività che considerano “un complotto contro l’Islam”. (R.B.)

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    Uno scambio difettoso alla base del grave incidente ferroviario di ieri in Francia

    ◊   Sarebbe stato causato da un problema a uno scambio, il terribile incidente ferroviario avvenuto ieri nella stazione di Brétignysu-Orange, circa 25 km a sud di Parigi, che ha causato sei morti e 30 feriti, otto dei quali gravi. A riferirlo sono le ferrovie francesi, che smentiscono la voce circolata in merito a lavori di manutenzione effettuati sul medesimo scambio giorni fa, mentre il ministro dei Trasporti francese già nella giornata di ieri aveva escluso l’errore umano lodando, anzi, il macchinista per i pronti riflessi che hanno evitato la collisione con un altro treno. Il convoglio coinvolto nell’incidente è un Intercity che viaggiava tra Parigi e Limoges con a bordo 350 persone. Non sono ancora del tutto chiare le motivazioni per cui sono deragliati solo gli ultimi vagoni e perché il treno transitato nel medesimo punto appena mezz’ora prima non abbia avuto problemi. I soccorsi sono andati avanti tutta la notte e sul posto è arrivato anche il presidente Hollande, che ieri aveva ricevuto messaggi di solidarietà e condoglianze dal presidente del parlamento europeo, Martin Schulz, e dal presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso. Oggi, inoltre, in tutte le stazioni del Paese, è stato osservato un momento di silenzio in onore delle vittime. L’impianto di Brétignysu-Orange rimarrà chiuso per tre giorni, mentre si prevedono ritardi e disagi su tutta la linea ferroviaria nazionale. (R.B.)

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    Napoli: pazienti dell’ospedale psichiatrico giudiziario a pranzo dal cardinale Sepe

    ◊   Si è rinnovato anche oggi, come ogni anno, il tradizionale incontro tra il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, e un gruppo di pazienti dell’ospedale psichiatrico giudiziario della città. Tutti gli anni, infatti, il porporato viene invitato a pranzo nella struttura di Secondigliano durante le feste natalizie, poi, in occasione dell’estate, è lui a ricambiare invitando i pazienti in Curia. Oggi alle 13, quindi, hanno pranzato nella sala mensa della Curia arcivescovile 16 ricoverati accompagnati dal direttore Stefano Martone e dal cappellano padre Francois De La Salle, ma alla piacevole occasione hanno preso parte anche il delegato arcivescovile per la Pastorale carceraria, don Franco Esposito, il presidente del Tribunale di sorveglianza, Carminantonio Esposito, il magistrato di sorveglianza, Daria Vecchione, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Tommaso Contestabile e il referente della Asl Napoli I, Michele Pennino. Il pasto è stato preparato e servito dagli studenti dell’Istituto alberghiero "Duca di Buonvicino" di Napoli. (R.B.)

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    Governo annuncia fondo da 20 milioni per l’accesso dei disabili al lavoro

    ◊   Tornerà a 20 milioni di euro l’ammontare del fondo per le assunzioni dei disabili: la annunciato oggi il ministro italiano del Lavoro, Enrico Giovannini, nel corso della giornata conclusiva della quarta Conferenza sulla disabilità svoltasi a Bologna. In questo contesto privilegiato, il ministro ha voluto lanciare anche un messaggio: “Serve un cambiamento culturale in cui si riconosca, come sottolinea la Convenzione Onu che l’Italia ha firmato, che tutti abbiamo gli stessi diritti e che dobbiamo lavorare affinché questi siano esercitati appieno”. Si tratta, dunque, di un cambiamento radicale nelle politiche italiane per la disabilità, che finora avevano un approccio che considerava la persona disabile come un soggetto di diritti particolari. Il programma messo ora a punto dal Consiglio dei ministri, in collaborazione con il mondo dell’associazionismo, capovolge invece questa visione e coinvolge diversi dicasteri per la sua attuazione. Sul tema è intervenuto anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che ha sottolineato la necessità di lavorare sull’integrazione sociosanitaria, prendendosi cura della persona: un principio di valore ancora maggiore in caso si tratti di persona con disabilità. (R.B.)

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    A 10 anni dalla morte di padre Cremona, l’Ucsi lo ricorda in un convegno

    ◊   “Padre Carlo Cremona, intellettuale di Dio”: questo il titolo del convegno organizzato dall’Ucsi Lazio (Unione cattolica stampa italiana) lunedì prossimo alle ore 17.30 nella Sala Marconi della sede di Radio Vaticana, per commemorare il sacerdote giornalista a dieci anni dalla sua scomparsa. Sarà un’occasione per rammentarne il percorso di vita e professionale con brevi letture e contributi audio, ma anche per scambiarsi ricordi personali, aneddoti e insegnamenti ricevuti dall’incontro con “il prete giornalista”. Interverranno l’arcivescovo Giovanni Marra, il presidente del Pontificio Istituto di Scienze storiche, padre Bernard Ardura, il direttore della Libreria Editrice Vaticana (Lev), don Giuseppe Costa, il direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, come pure diversi vaticanisti tra i quali Fabio Zavattaro del Tg1 e il responsabile della Nastroteca Rai, Claudio Baldasseroni. Padre Cremona, morto all’età di 82 anni il 13 luglio 2003, era originario di Genazzano di Roma e aveva risposto alla chiamata del Signore diventando sacerdote agostiniano, prima di passare al clero diocesano di Roma, dove fu anche parroco per circa vent'anni. Iniziò la collaborazione con la Rai – mai interrotta – negli anni Cinquanta (fu il primo a portare in video, il sabato pomeriggio, il commento al Vangelo del giorno successivo), ma la sua attività giornalistica lo portò anche al quotidiano Avvenire, dove firmava la rubrica “Frantoio”. Memorabile l’ultimo articolo che firmò: una vera e propria preghiera per chiedere a Dio “di governare il mondo governando chi ci governa”, ma anche facendo autocritica, sottolineando che è di tutti la responsabilità del disordine del pianeta. Di padre Cremona non si possono non ricordare anche le due importantissime biografie che scrisse: una su Sant’Agostino e una su Paolo VI. La figura di quest’ultimo in particolare, come tutto il Concilio Vaticano II, segnarono molto la vita e la missione del sacerdote, che di Papa Montini amava “il tormento della fede e l’ansia politica”, evidenziando nel suo libro anche la preghiera e l’impegno dell’allora Pontefice per la liberazione di Aldo Moro rapito dalle Brigate Rosse nel 1978. Nel suo volume, infine, dedicato ai “Santi del calendario”, il sacerdote narrò gli aspetti più umani e quotidiani delle vite dei Santi. (A cura di Roberta Barbi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 194

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