Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 05/07/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • "Lumen Fidei", prima Enciclica firmata da Papa Francesco: la fede illumina l'esistenza dell'uomo
  • Profondo legame tra fede, amore e verità: "Lumen fidei" presentata in Sala Stampa vaticana
  • Presto Santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Saranno Beati Del Portillo e Madre Speranza
  • Karol Wojtyla, una vita che è un miracolo: le testimonianze del card. Rylko e di mons. Oder
  • Cuore puro e ardente di amore: così mons. Capovilla ricorda Papa Giovanni XXIII
  • Il nuovo abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI
  • La misericordia, il cuore del messaggio di Dio: così Papa Francesco a Santa Marta
  • Tweet del Papa: Gesù è un amico, ma anche un maestro di verità e vita che indica la via della felicità
  • Bilancio Santa Sede: il ruolo delle attività caritative e pastorali
  • Altre udienze di Papa Francesco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: scontri al Cairo e sul Sinai, i Fratelli musulmani rifiutano il dialogo
  • Erdogan a Gaza per riaffermare il ruolo della Turchia in Medio Oriente
  • Tragedia del gioco d'azzardo: si suicida un giovane a Ischia
  • Spesa delle famiglie: mai così male dal 1997
  • "Ammonire i peccatori": l'opera di misericordia affidata a mons. Zuppi al Festival di Spoleto
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Kek: è entrata nel vivo la 14.ma Assemblea per la ridefinizione della Conferenza
  • Slovacchia: a Nitra le celebrazioni per l'Anno giubilare dei santi Cirillo e Metodio
  • Slovacchia: aperta la Mostra "Origini del cristianesimo"
  • Domenica all’Angelus del Papa i giovani romani in partenza per la Gmg di Rio
  • Pakistan. A Peshawar, fondamentalisti islamici attaccano una chiesa protestante: un morto
  • Pakistan: saranno processati gli stupratori di una ragazza cristiana
  • Iran: liberato il pastore Asserian
  • Brasile: il Consiglio nazionale dei Laici contrario ad abbassare l’età penale
  • Brasile. La denuncia di un missionario: è tornato libero l'assassino di suor Dorothy
  • Colombia: nuovi programmi per il recupero degli ex bambini soldato
  • Madagascar: anche l’ex presidente Ravalomanana al prossimo incontro di riconciliazione
  • Ricordate le vittime alle sinagoghe di Buenos Aires e Roma
  • Padre Luigi Menegazzo eletto Superiore dei Saveriani
  • Il Papa e la Santa Sede



    "Lumen Fidei", prima Enciclica firmata da Papa Francesco: la fede illumina l'esistenza dell'uomo

    ◊   “Lumen fidei”, “La luce della fede”: si intitola così la prima Enciclica di Papa Francesco, pubblicata oggi. Indirizzata a vescovi, presbiteri, diaconi, consacrati e a tutti i fedeli laici, e suddivisa in quattro capitoli, l’Enciclica – spiega Papa Francesco – era già stata “quasi completata” da Benedetto XVI. A quella “prima stesura” l’attuale Pontefice ha aggiunto “ulteriori contributi”. Obiettivo del documento è recuperare il carattere di luce proprio della fede, capace di illuminare tutta l’esistenza umana. Il servizio di Isabella Piro:

    Chi crede, vede. Chi crede, non è mai solo, perché la fede è un bene per tutti, un bene comune che aiuta a distinguere il bene dal male, a edificare le nostre società, donando speranza. È questo il cuore della Lumen fidei: quello di una fede che non separa l’uomo dalla realtà, ma lo aiuta a coglierne il significato più profondo. In un’epoca come quella moderna- scrive il Papa- in cui il credere si oppone al cercare e la fede è vista come un’illusione, un salto nel vuoto che impedisce la libertà dell’uomo, è importante fidarsi ed affidarsi, umilmente e con coraggio, all’amore misericordioso di Dio che raddrizza le storture della nostra storia.

    Testimone affidabile della fede è Gesù, attraverso il quale Dio opera veramente nella storia. Chi crede in Gesù non solo guarda a Lui, ma anche dal Suo punto di vista. E come nella vita quotidiana ci affidiamo all’architetto, al farmacista, all’avvocato, che conoscono le cose meglio di noi, così per la fede ci affidiamo a Gesù, esperto nelle cose di Dio, colui che ci spiega Dio. La fede non è un fatto privato- sottolinea il Pontefice- perché si confessa all’interno della Chiesa, come comunione concreta dei credenti. E in questo modo, l’esistenza credente diventa esistenza ecclesiale.

    Quindi, il Papa dimostra lo stretto legame tra fede, verità e amore, quelle affidabili di Dio. La fede senza verità non salva –dice il Pontefice- Resta solo una bella fiaba, soprattutto oggi in cui si vive una crisi di verità a causa di una cultura che crede solo alla tecnologia o alle verità del singolo, a vantaggio dell’individuo e non del bene comune. Il grande oblio del mondo contemporaneo- evidenzia il Papa- è il rifiuto della verità grande, è il dimenticare la domanda su Dio, perché si teme il fanatismo e si preferisce il relativismo. Al contrario, la fede non è intransigente, il credente non è arrogante perché la verità che deriva dall’amore di Dio non si impone con la violenza e non schiaccia il singolo. Per questo è possibile il dialogo tra fede e ragione: innanzitutto, perché la fede risveglia il senso critico ed allarga gli orizzonti della ragione; in secondo luogo, perché Dio è luminoso e può essere trovato anche dai non credenti che lo cercano con cuore sincero. Chi si mette in cammino per praticare il bene- sottolinea il Papa- si avvicina già a Dio.

    Altro punto essenziale della Lumen fidei è l’evangelizzazione: chi si è aperto all’amore di Dio- dice il Pontefice- non può tenere questo dono solo per sé. Come una fiamma si accende dall’altra, così la luce di Gesù brilla sul volto dei cristiani e si trasmette di generazione in generazione, attraverso i testimoni della fede. È forte, quindi, il legame tra fede e memoria, perché l’amore di Dio tiene uniti tutti i tempi e ci rende contemporanei a Gesù.

    C’è, però, un mezzo speciale con cui la fede può trasmettersi: sono i Sacramenti. Innanzitutto, il Battesimo, che ci ricorda che la fede deve essere ricevuta, in comunione ecclesiale, perché nessuno battezza se stesso, e che mette in risalto la sinergia tra la Chiesa e la famiglia, nella trasmissione della fede. Poi, l’Eucaristia, nutrimento prezioso della fede che ci insegna a vedere la profondità del reale. E ancora, la confessione di fede del Credo e la preghiera del Padre Nostro, che coinvolgono il credente nelle verità che confessa e lo fanno vedere con gli occhi di Cristo. Infine, i Dieci Comandamenti, che non sono un insieme di precetti negativi, ma indicazioni concrete per entrare in dialogo con Dio. La fede è una, sottolinea ancora il Papa, e l’unità della fede è l’unità della Chiesa.

    Nel suo ultimo capitolo, la Lumen fidei spiega il legame tra il credere e il costruire il bene comune: la fede, che nasce dall’amore di Dio, rende saldi i vincoli tra gli uomini e si pone al servizio della giustizia, del diritto, della pace. Essa non allontana dal mondo, scrive il Papa, anzi: se la togliamo dalle nostre città, perdiamo la fiducia tra noi e restiamo uniti solo per paura o per interesse. Sono tanti, invece, gli ambiti illuminati dalla fede: la famiglia fondata sul matrimonio, inteso come unione stabile tra uomo e donna; il mondo dei giovani che desiderano ”una vita grande” e ai quali “l’incontro con Cristo dona una speranza solida che non delude”. “La fede non è un rifugio per gente senza coraggio- afferma il Pontefice- ma la dilatazione della vita” e in quest’ambito le GMG permettono ai giovani di mostrare la gioia della fede e l’impegno a viverla in modo saldo e generoso.

    La fede illumina anche la natura, ci aiuta a rispettarla, a “trovare modelli di sviluppo che non si basino solo sull’utilità o sul profitto, ma che considerino il creato come un dono”; ci insegna ad individuare forme giuste di governo, in cui l’autorità viene da Dio ed è a servizio del bene comune; ci offre la possibilità del perdono che porta a superare i conflitti. “Quando la fede viene meno, c’è il rischio che anche i fondamenti del vivere vengano meno”, ricorda il Papa. Per questo, non dobbiamo vergognarci di confessare pubblicamente Dio, in quanto la fede illumina tutto il vivere sociale.

    Anche la sofferenza e la morte ricevono un senso dall’affidarsi a Dio, scrive il Pontefice: all’uomo che soffre il Signore non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua presenza che accompagna. In questo senso, la fede è congiunta alla speranza. E qui il Papa lancia un appello: “Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino”. L’Enciclica si conclude, quindi, con una preghiera a Maria, “icona perfetta” della fede, affinché ci insegni a guardare con gli occhi di Gesù.

    inizio pagina

    Profondo legame tra fede, amore e verità: "Lumen fidei" presentata in Sala Stampa vaticana

    ◊   Stamani in Sala Stampa vaticana si è tenuta la presentazione dell’Enciclica di Papa Francesco "Lumen fidei". Ad intervenire il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. A moderare la conferenza stampa, padre Federico Lombardi, direttore della stessa Sala Stampa. Il servizio di Debora Donnini:

    La luce della fede che illumina l’uomo e gli permette di scoprire l’amore di Dio. E’ questo il cardine attorno a cui ruota la riflessione di quanti sono intervenuti oggi in Sala Stampa vaticana. Mons. Gerhard Ludwig Müller ricorda Abramo e sottolinea come la stessa storia di Israele sia un passaggio continuo dalla tentazione di adorare gli idoli alla confessione dei benefici di Dio e al compiersi delle sue promesse fino alla storia di Gesù in cui tutte le linee della storia di Israele si concentrano. Ma la questione della fede è inscindibilmente legata all’amore:

    “La fede, aprendoci all'amore che viene da Dio, trasforma il nostro modo di vedere le cose ‘in quanto l'amore stesso porta in sé una luce’ (n. 26). Anche se all'uomo moderno non sembra che la questione dell'amore abbia a che fare con la verità - dato che l'amore è oggi relegato nella sfera dei sentimenti – ‘amore e verità non si possono separare’".

    Ed è la Chiesa, sottolinea ancora, il luogo dove nasce la fede e diventa esperienza che si può comunicare:

    “Senza verità e senza Dio, il sogno dell'universale fratellanza, partorito dalla modernità, non ha possibilità di realizzarsi ed è destinato a replicare solo la triste esperienza di Babele. La fraternità, infatti, ‘privata del riferimento a un Padre comune quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere’ (n. 54). La storia degli ultimi due secoli, purtroppo, ci offre copiosa documentazione di ciò”.

    Quindi mons. Müller evidenzia la continuità del messaggio di Papa Francesco con Benedetto XVI:

    “Questa Lettera enciclica può ben considerarsi un ‘documento’: essa non ci offre solo parole ma ci documenta la positività dello sguardo – ed è questa la luce della fede – di una vita che si lascia attrarre e coinvolgere totalmente da Dio. È questa d'altronde la testimonianza per cui siamo grati sia a Papa Francesco che a Benedetto XVI, due autentiche luci di fede e di speranza per l'uomo contemporaneo”.

    Cuore dell’intervento del cardinale Marc Ouellet è il legame della fede con la comunione:

    “Questa enciclica parla in realtà esprimendosi in un 'noi' che non è maiestatis ma bensì di comunione. Essa parla della fede come d’una esperienza di comunione, di dilatazione dell’io e di solidarietà nel cammino della Chiesa con Cristo per la salvezza dell’umanità”.

    La fede allarga l’"io" alla dimensione del "noi", espressione questa sottolineata più volte nel corso della presentazione della nuova Enciclica, e rimanda alla Trinità. La fede è anche fortemente legata all’amore:

    “Sussistono profonde affinità tra la fede e l’amore senza fine che si promettono l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio: ‘Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri stessi progetti, che ci sostiene e ci permette di far dono alla persona amata dell’avvenire tutto intero’”.

    Infine mons. Rino Fisichella sottolinea come questa Enciclica insegni un cammino che il Papa propone alla Chiesa per recuperare la sua missione nel mondo di oggi, segnato da una crisi di fede. Mons. Fischella ricorda che Lumen Fidei viene pubblicata nell’Anno della Fede e che "si chiesto ripetutamente" a Benedetto XVI di scrivere un’Enciclica sulla fede che in qualche modo concludesse la triade iniziata con la Deus caritas est e con la Spe salvi. Alla fine l’insistenza ebbe la meglio, racconta mons. Fisichella, e Benedetto XVI decise che l’avrebbe scritta per offrirla a conclusione dell’Anno della fede. “La storia ha voluto diversamente”, prosegue mons. Fisichella, e “Lumen fidei, pur riprendendo alcune intuizioni e alcuni contenuti propri del magistero di Benedetto XVI, è pienamente un testo di Papa Francesco”. Si ritrova infatti il suo stile e la peculiarità dei suoi contenuti. Mons. Rino Fisichella:

    “L’immediatezza delle espressioni usate, la ricchezza delle immagini a cui fa riferimento e la peculiarità di alcune citazioni di autori antichi e moderni fanno di questo testo una vera introduzione al suo magistero e permettono di conoscere meglio lo stile pastorale che lo contraddistingue. Solo come esemplificazione, una lettura attenta di queste pagine mostrerà subito che ritornano con forza tre verbi che Papa Francesco aveva utilizzato nella sua prima Omelia ai Cardinali il giorno successivo della sua elezione: camminare, costruire, confessare. Per alcuni versi, si può dire che l’enciclica si struttura su questi tre verbi e ne specifica i contenuti”.

    inizio pagina

    Presto Santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Saranno Beati Del Portillo e Madre Speranza

    ◊   Saranno proclamati Santi, verosimilmente entro quest’anno, i Beati Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. Papa Francesco ha approvato oggi il Decreto sul riconoscimento di un secondo miracolo avvenuto grazie all’intercessione di Papa Wojtyla e aperto la strada alla canonizzazione di Papa Roncalli anche senza il secondo miracolo. Sempre oggi il Pontefice ha dato il via libera alla Beatificazione di Alvaro del Portillo, prelato dell’Opus Dei, di Madre Speranza, fondatrice delle Congregazioni delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, e di 42 martiri, uccisi in odio alla fede durante la Guerra civile spagnola. Riconosciute le virtù eroiche di Giuseppe Lazzati, laico consacrato, politico e intellettuale italiano. Di seguito pubblichiamo i Decreti approvati dal Pontefice durante l'udienza al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e riguardanti:

    - il miracolo, attribuito all'intercessione del Beato Giovanni Paolo II (Carlo Giuseppe Wojtyła), Sommo Pontefice; nato a Wadowice (Polonia) il 18 maggio 1920 e morto a Roma il 2 aprile 2005;

    - il miracolo, attribuito all'intercessione del Venerabile Servo di Dio Alvaro del Portillo y Diez de Sollano, Vescovo titolare di Vita, Prelato della Prelatura Personale della Santa Croce e dell'Opus Dei; nato a Madrid (Spagna) l'11 marzo 1914 e morto a Roma il 23 marzo 1994;

    - il miracolo, attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio Speranza di Gesù (al secolo: Maria Giuseppa Alhama Valera), Fondatrice delle Congregazioni delle Ancelle dell'Amore Misericordioso e dei Figli dell'Amore Misericordioso; nata a Santomera (Spagna) il 29 settembre 1893 e morta a Collavalenza (Italia) l'8 febbraio 1983;

    - il martirio del Servo di Dio Giuseppe Guardiet y Pujol, Sacerdote diocesano; nato a Manlleu (Spagna) il 21 maggio 1879 e ucciso in odio alla Fede in Spagna il 3 agosto 1936;

    - il martirio dei Servi di Dio Maurizio Íñiguez de Heredia e 23 Compagni, dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio; uccisi in odio alla Fede in Spagna tra il 1936 e il 1937;

    - il martirio dei Servi di Dio Fortunato Velasco Tobar e 13 Compagni, della Congregazione della Missione; uccisi in odio alla Fede in Spagna tra il 1934 e il 1936;

    - il martirio delle Serve di Dio Maria Assunta (al secolo: Giuliana González Trujillano) e 2 Compagne, Religiose professe della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie della Madre del Divin Pastore; uccise in odio alla Fede in Spagna nel 1936;

    - le virtù eroiche del Servo di Dio Nicola D'Onofrio, Chierico professo dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani); nato a Villamagna (Italia) il 24 marzo 1943 e morto a Roma il 12 giugno 1964;

    - le virtù eroiche del Servo di Dio Bernardo Filippo (al secolo: Giovanni Fromental Cayroche), Fratello professo dell'Istituto delle Scuole Cristiane, Fondatore delle Hermanas Guadalupanas de La Salle; nato a Chauvets-Servières (Francia) il 27 giugno 1895 e morto a Città del Messico (Messico) il 5 dicembre 1978;

    - le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Isabella della Ss.ma Trinità (al secolo: Maria Isabella Picão Caldeira vedova Carneiro), Fondatrice delle Congregazione delle Suore Concezioniste; nata a Monte do Torrão (Portogallo) il 1° febbraio 1889 e morta a Lisbona (Portogallo) il 3 luglio 1962;

    - le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Carmen Rendiles Martínez, Fondatrice delle Ancelle di Gesù, chiamate Siervas de Jesús de Venezuela; nata a Caracas (Venezuela) l'11 agosto 1903 e ivi morta il 9 maggio 1977;

    - le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Lazzati, Laico consacrato; nato a Milano (Italia) il 22 giugno 1909 e ivi morto il 18 maggio 1986.

    Il Sommo Pontefice ha approvato, infine, i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi circa la canonizzazione del Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli) e ha deciso di convocare un Concistoro, che riguarderà anche la canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II (Carlo Giuseppe Wojtyła).

    inizio pagina

    Karol Wojtyla, una vita che è un miracolo: le testimonianze del card. Rylko e di mons. Oder

    ◊   Il Beato Giovanni Paolo II sarà presto Santo. L'annuncio, in pochi istanti, ha fatto il giro del mondo suscitando la gioia di milioni di fedeli e non solo. Alessandro Gisotti ha raccolto a caldo l’emozione del postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, mons. Slawomir Oder:

    R. – Le prime parole sono soprattutto parole di gratitudine a Dio, perché la vita di ogni Santo è manifestazione della sua gloria, e il Signore ha cantato veramente un bellissimo cantico della Sua gloria nella vita di Giovanni Paolo II. Personalmente, per me, è una grande, grande gioia, un momento in cui sento che questi otto anni, che abbiamo percorso, vissuto, arrivano veramente al traguardo. E quel traguardo io lo vedo nel compiersi delle indicazioni di Papa Benedetto XVI, che ho ricevuto all’inizio del processo: “Fate presto, ma fate bene”.

    D. – E’ possibile per lei dire qualcosa di questo miracolo?

    R. – Posso dire che il caso che è stato preso in considerazione è avvenuto in Costa Rica e riguarda la guarigione di una donna, una giovane donna, da un aneurisma al cervello.

    D. – Come nel caso, probabilmente, della beatificazione, anche qui c’erano molte notizie di miracoli...

    R. – Sì, devo dire che in questi otto anni dalla sua morte, Giovanni Paolo II si è mostrato davvero un grande taumaturgo. Tante persone hanno segnalato le grazie personali che hanno ricevuto. Non tutte queste segnalazioni naturalmente possono essere considerate come veri e propri miracoli, perché magari non rientrano nei criteri applicati dalla Congregazione delle cause dei santi, ma per ognuna di queste persone si tratta di un vero miracolo: dell’incontro personale con il Santo.

    D. – Forse il più grande miracolo è lui stesso, è la sua vita?

    R. – Assolutamente, e questo è in qualche modo la conferma di quel messaggio che lui ha annunciato per tutto il suo Pontificato, riprendendo il messaggio del Concilio Vaticano II, della vocazione universale alla santità. In uno dei suoi ultimi documenti, lui stesso diceva: “Uscite al largo! Vivete la vita secondo la misura alta!”. E questo è il messaggio della sua vita: che questa misura alta di un’esistenza cristiana sia assolutamente possibile.

    D. – Noi abbiamo ancora nelle orecchie e negli occhi quel “Santo subito!” gridato e mostrato l’8 aprile del 2005. In qualche modo il popolo di Dio era stato buon profeta quel giorno...

    R. – Assolutamente sì. E’ stato un grido profetico. Quel grido del popolo di Dio “Santo subito!” non è più soltanto un grido dell’affetto del popolo, ma ha trovato la sua oggettività e riscontro storico nei documenti raccolti.

    La canonizzazione di Giovanni Paolo II è un evento straordinario per tutta la Chiesa. Particolarmente in festa sono i giovani, di ieri e di oggi, che hanno preso parte alle Giornate Mondiali della Gioventù da lui ideate e che si apprestano a partecipare alla Gmg di Rio de Janeiro. Proprio in partenza per il Brasile è il cardinale Stanyslaw Rylko che ha conosciuto il nuovo Santo 50 anni fa, quando – nel 1963 - è entrato nel Seminario diocesano di Cracovia. Alessandro Gisotti ha chiesto al cardinale Rylko di confidare la sua emozione per questo evento:

    R. - Questa notizia suscita soprattutto una grande gioia ed una profonda gratitudine al Signore. È un dono immenso per la Chiesa dei nostri tempi: Papa Giovanni Paolo II Santo. Come qualcuno ha detto: “Il Beato Giovanni Paolo II è un Papa che non muore”. È rimasto vivo nei cuori di tanti fedeli sparsi in tutto il mondo, è vivo nel cuore di quanti ogni giorno pregano nella Basilica di San Pietro presso l’altare che custodisce le sue reliquie. È un Papa che vive.

    D. - E’ molto significativo anche che questo annuncio avvenga nell’Anno della Fede e Karol Wojtyla, ancora prima che da Papa e poi da Papa ovviamente, è stato davvero un testimone straordinario di fede per tutti…

    R. - Penso che la canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II proprio nell’Anno della Fede sia una coincidenza particolarmente significativa. Nell’omelia della Messa di Beatificazione di Papa Wojtyla, Benedetto XVI diceva: “Benedetto sei tu Giovanni Paolo II perché hai creduto”. Papa Giovanni Paolo II è stato veramente un “gigante della fede”. “Totus tuus” - tutto di Dio - e perciò completamente dedicato alla causa dell’uomo. Le sue parole “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo” hanno plasmato veramente la vita di una generazione di cristiani.

    D. - Mancano pochi giorni alla Gmg di Rio e lei ovviamente è particolarmente impegnato per questo evento. Ci sono milioni e milioni di giovani ed ex giovani che sono legati alla Gmg. Un’idea nata dal cuore di Giovanni Paolo II, anche questo ovviamente ha una grandissima importanza…

    R. - Giovanni Paolo II è - possiamo dire in maniera particolare - anche il “Papa dei giovani”. Fondatore delle Giornate mondiali della gioventù, grazie alle quali è nata una nuova generazione di giovani nella Chiesa: i giovani del incondizionato a Cristo ed alla sua Chiesa. Lui stesso diceva di sé: “Io sono amico dei giovani…” - ma aggiungeva - “…un amico esigente”. Non aveva mai paura di porre davanti ai giovani traguardi alti ed esigenti. Quindi oggi, alla sua potente intercessione affidiamo i frutti spirituali della prossima Gmg di Rio de Janeiro ormai imminente.

    inizio pagina

    Cuore puro e ardente di amore: così mons. Capovilla ricorda Papa Giovanni XXIII

    ◊   All'annuncio della prossima canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, sono risuonate le campane a festa a Sotto il Monte, paese natale di Angelo Giuseppe Roncalli. Fausta Speranza ha raccolto il commento di mons. Loris Francesco Capovilla, che è stato suo segretario personale:

    R. – Il primo sentimento mio è di sorpresa. Io non aspettavo questo, così, subito, immediatamente e nel corso dell’Anno della fede. Il primo sentimento è: bacio la mano di Papa Francesco. E poi in questo momento, con lo spirito, l’animo e la generosità di Papa Giovanni, a chi mi chiede che cosa rimane adesso di Papa Giovanni che chiameremo tra poco San Giovanni XXIII, del suo passaggio quaggiù, io rispondo con tutta tranquillità: “Rimane tutto!”. Voglio dire che la sua fontana continua a dare l’acqua del villaggio, acqua refrigerante del Vangelo. In tutto il mondo ci sono uomini e donne, ecclesiastici e laici, cristiani e non appartenenti alla confessione cristiana, che salutano in Papa Giovanni un benefattore dell’umanità.

    D. – Che cosa, mons. Capovilla, secondo lei, significa in particolare per la Chiesa di oggi la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII?

    R. – E’ come un commento al Capitolo V della Costituzione Lumen Gentium, l’universale chiamata alla santità. Siamo il Popolo di Dio in cammino, non verso una pura realizzazione temporale: siamo chiamati tutti all’eterno! A entrare nello splendore della divinità: siamo tutti chiamati, amati, sorretti. Papa Francesco dice: “Siamo tutti oggetto della misericordia e dell’amore di un Dio, che viene a cercarci”.

    D. – Sono passati poco più di 50 anni dall’inizio del Concilio e ricordiamo Papa Giovanni XXIII, che ha avuto questo coraggio così forte e così straordinario, di impatto così grande sul mondo intero, di pensare il Concilio Ecumenico Vaticano II…

    R. – In questo momento, se mi è concesso, vorrei rivolgermi direttamente al beatissimo Papa Giovanni, appropriandomi del pensiero e delle parole, del calore di fede e di speranza di questo saggio e severo fratello prete. Papa Giovanni ha cercato e incontrato, servito ed amato solo Gesù Cristo, e con lui mi sento introdotto nella costellazione del Vero, del Bello e del Bene. A Papa Giovanni dico: continuate a spronare ecclesiastici e laici a essere quali li vuole Gesù, divino fondatore della Chiesa, affinché una Chiesa libera, casta e cattolica generi figli e figlie che vivano - come voi avete testimoniato – con cuore puro e fuoco ardente di amore. E’ la mia prima, devota, calda reazione a questa grande notizia.

    D. – Mons. Capovilla, lei è stato segretario personale e ha camminato accanto a Papa Giovanni XXIII, che adesso sarà presto santo. Che cosa vorrebbe regalare ai nostri ascoltatori in pochissime parole di questa santità assorbita – diciamo così – tanto da vicino?

    R. – Vorrei dire a ciascuno: “Camminiamo come ha insegnato Papa Giovanni, nell’umiltà e nella mansuetudine”. Mi piace dire che questo che lei mi ha chiesto è quello che mi ha detto il cardinale Carlo Maria Martini, che ho visto un mese prima della sua morte. E mi disse: “Mons. Capovilla, lei ha ancora energie sufficienti, le spenda per celebrare e raccontare la mansuetudine, l’umiltà e la dolcezza di Papa Giovanni e l’amore che lui ha cercato di riversare sul mondo intero, tramite il Concilio Ecumenico Vaticano II. Dunque, camminiamo sui sentieri del Concilio Vaticano II: non dimentichiamo che abbiamo quattro Costituzioni. Con la Lumen Gentium siamo chiamati alla santità. Con la Dei Verbum, scopriamo la Parola di Dio, prima di ascoltare la parola degli uomini. Sacrosanctum Concilium: la preghiera, la lettura sacra. Gaudium et Spes: al mondo travagliato, stanco, umiliato, ferito proponiamo gioia e speranza. Nonostante tutti i travagli dell’umanità intera: gioia perché siamo figli di Dio, redenti dal Sangue prezioso di Cristo; e speranza, non la speranza dei beni presenti, ma la speranza del gaudium eterno con Cristo e con tutti i nostri cari.

    D. – Mons. Capovilla, ci lascia con una espressione di preghiera con la quale si sente in stretta comunione con Papa Giovanni XXIII?

    R. – Sì, tre volte al giorno l’Angelus: il più grande evento nella storia dell’umanità. Dio ha posato i suoi piedi accanto ai nostri e cammina con noi. E Gesù ce l’ha detto e assicurato: “Fino alla fine dei tempi, Io sono con voi!”. Questa è la grande preghiera: “Angelus Domini nuntiavit Mariae”… C’è Dio, c’è il grande annuncio, l’incarnazione, la Vergine Santissima, ci siamo noi, piccoli, difettosi, poveri, ma anelanti alla verità, alla giustizia, all’amore e alla libertà.

    inizio pagina

    Il nuovo abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI

    ◊   Questa mattina, nei Giardini Vaticani, Papa Francesco ha consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata a quest’ultimo che è stata posta nei pressi del Palazzo del Governatorato. Era presente Benedetto XVI, che aveva approvato il progetto tempo fa. Papa Francesco e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia. A presentare l’opera d’arte, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato, e l’attuale presidente, il cardinale Giuseppe Bertello. Ascoltiamo le parole di consacrazione di Papa Francesco nel servizio di Tiziana Campisi:

    San Giuseppe … custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore Gesù… O glorioso Arcangelo San Michele … veglia su questa Città e sulla Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella fedeltà al Vangelo e nell’esercizio della carità eroica. Rendici vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che libera dall’assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede”.

    Sono state queste parole di Papa Francesco il cuore della cerimonia di consacrazione dello Stato Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo. Al fianco del Pontefice sedeva Benedetto XVI, da lui invitato e accolto calorosamente e al quale si è così rivolto prima di spiegare il significato della posa della statua dell’Arcangelo:

    “Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!”.

    Ricordando che San Michele è “colui che lotta per ristabilire la giustizia divina”, il Santo Padre ha poi sottolineato che la sua figura richiama alla vittoria del bene sul male e all’aiuto che ogni uomo riceve dagli Angeli di Dio:

    Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori”.

    Infine, Papa Francesco ha esortato a pregare San Giuseppe perché “ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene”. Ai piedi della statua dell’Arcangelo Michele - realizzata da Giuseppe Antonio Lomuscio, vincitore del Concorso Internazionale appositamente indetto dal Governatorato dello Stato Vaticano – una targa ricorderà che a volerla sono stati Benedetto XVI e Francesco.

    inizio pagina

    La misericordia, il cuore del messaggio di Dio: così Papa Francesco a Santa Marta

    ◊   Il cuore del messaggio di Dio è la misericordia: è quanto ha affermato Papa Francesco nella Messa a Santa Marta commentando il Vangelo della chiamata di Matteo. Era presente un gruppo di dipendenti del Governatorato. Ha concelebrato col Papa il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, nel giorno in cui è festa nazionale in Venezuela. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “Misericordia io voglio e non sacrifici”: il Papa ripete le parole di Gesù ai farisei che criticano il Signore che mangia con i peccatori. E i pubblicani – spiega - “erano doppiamente peccatori, perché erano attaccati al denaro e anche traditori della patria” in quanto riscuotevano le tasse dal loro popolo per conto dei romani. Gesù, dunque, vede Matteo, il pubblicano, e lo guarda con misericordia:

    “E quell’uomo, seduto al banco delle imposte, in un primo momento Gesù lo guarda e quest’uomo sente qualcosa di nuovo, qualcosa che non conosceva - quello sguardo di Gesù su di lui - sente uno stupore dentro, sente l’invito di Gesù: ‘Seguimi! Seguimi!’. In quel momento, quest’uomo è pieno di gioia, ma è anche un po’ dubbioso, perché è tanto attaccato ai soldi. E’ bastato un momento soltanto - che noi conosciamo come è riuscito ad esprimerlo il Caravaggio: quell’uomo che guardava, ma anche, con le mani, prendeva i soldi - soltanto un momento nel quale Matteo dice di sì, lascia tutto e va con il Signore. E’ il momento della misericordia ricevuta e accettata: ‘Sì, vengo con te!’. E’ il primo momento dell’incontro, un’esperienza spirituale profonda”.

    “Poi viene un secondo momento: la festa”, “il Signore fa festa con i peccatori”: si festeggia la misericordia di Dio che “cambia la vita”. Dopo questi due momenti, lo stupore dell’incontro e la festa, viene “il lavoro quotidiano”, annunciare il Vangelo:

    “Questo lavoro si deve alimentare con la memoria di quel primo incontro, di quella festa. E questo non è un momento, questo è un tempo: fino alla fine della vita. La memoria. Memoria di che? Di quei fatti! Di quell’incontro con Gesù che mi ha cambiato la vita! Che ha avuto misericordia! Che è stato tanto buono con me e mi ha detto anche: ‘Invita i tuoi amici peccatori, perché facciamo festa!’. Quella memoria dà forza a Matteo e a tutti questi per andare avanti. ‘Il Signore mi ha cambiato la vita! Ho incontrato il Signore!’. Ricordare sempre. E’ come soffiare sulle braci di quella memoria, no? Soffiare per mantenere il fuoco, sempre”.

    Nelle parabole evangeliche si parla del rifiuto di tanti invitati alla festa del Signore. E Gesù è andato a “cercare i poveri, gli ammalati e ha fatto festa con loro”:

    “E Gesù, continuando con questa abitudine, fa festa con i peccatori e offre ai peccatori la grazia. ‘Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto, infatti, a chiamare i giusti, ma i peccatori’. Chi si crede giusto, che si cucini nel suo brodo! Lui è venuto per noi peccatori e questo è bello. Lasciamoci guardare dalla misericordia di Gesù, facciamo festa e abbiamo memoria di questa salvezza!”.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: Gesù è un amico, ma anche un maestro di verità e vita che indica la via della felicità

    ◊   Tweet del Papa nel giorno della pubblicazione dell’Enciclica Lumen fidei: “Gesù – scrive Papa Francesco - non è solo un amico. È un maestro di verità e di vita, che rivela la via per giungere alla felicità”.

    inizio pagina

    Bilancio Santa Sede: il ruolo delle attività caritative e pastorali

    ◊   Le dimensioni economiche delle attività caritative e pastorali legate alla Santa Sede sono davvero rilevanti e oggi possono essere conosciute nei dettagli grazie alle novità dei Bilanci consuntivi consolidati pubblicati ieri. Ce ne parla Davide Dionisi:

    I Bilanci consuntivi consolidati della Santa Sede per l’anno 2012 presentano alcune novità rilevanti, che non appaiono alla sola lettura del Comunicato conclusivo della riunione del Consiglio dei Cardinali detto “dei 15”. E ciò soprattutto per quel che attiene alle attività “pastorali” e “di carità” che fanno capo alla Santa Sede. Finora, la presentazione tradizionale dei bilanci consolidati della Santa Sede comprendeva solo due aree principali: da una parte le attività che fanno capo al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dall’altra quelle che fanno capo alla Curia Romana (Congregazioni, Pontifici Consigli, Rappresentanze Pontificie, Attività di comunicazione sociale…). Dalla Santa Sede, però, dipendono anche tante altre attività importanti, con una dimensione economica significativa, che perciò rientrano nella competenza della Prefettura degli Affari Economici quanto al controllo dei bilanci, e di cui è stata pubblicata recentemente per la prima volta una presentazione sistematica nel Sito della Prefettura degli Affari Economici.

    Si tratta anzitutto di attività che possono essere definite “pastorali”, come le Basiliche maggiori, i Santuari che dipendono dalla Santa Sede, le parrocchie pontificie, i Penitenzieri e altre Istituzioni minori. Anche le attività “caritative” sono una realtà molto grande, che comprende ad esempio le Pontificie Opere Missionarie, l’Obolo di San Pietro, la Caritas Internationalis, l’Elemosineria Apostolica, la Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” e la ROACO (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali). La Prefettura degli Affari Economici, come appare dal suo Sito, si è impegnata per la prima volta a formulare un bilancio consuntivo consolidato anche di queste due importanti aree di attività.

    La prima, quella “pastorale”, presenta rispettivamente entrate e uscite per oltre 70 milioni di Euro, con un risultato leggermente positivo. La seconda, quella “caritativa”, presenta entrate e uscite per circa 275 milioni di Euro, anche in questo caso con un risultato leggermente positivo. E’ interessante osservare che un tale volume di attività economica è di per sé superiore a quello dello stesso Stato della Città del Vaticano (261 milioni di entrate) o a quello dell’intera Curia (250 milioni di entrate). Si tratta, cioè di oltre 275 milioni di euro che vengono ricevuti e successivamente distribuiti per attività caritative. Ed è importante notare come il 98% delle entrate nel settore della carità derivano dalle donazioni dei fedeli e il 92% delle uscite è destinato alla distribuzione delle stesse donazioni per le finalità a cui sono destinate.

    Ciò vuol dire che il denaro che entra, esce effettivamente per le attività a sostegno di chi soffre o è in difficoltà. Solo in piccolissima parte viene destinato al personale e all’organizzazione, a differenza di quanto avviene in molte altre istituzioni. Evidentemente la carità è, e resta, un impegno molto importante non solo della Chiesa universale, ma anche della Santa Sede. In conclusione, è da apprezzare che una presentazione più comprensiva e allo stesso tempo dettagliata dei bilanci economici delle tante istituzioni che fanno capo alla Santa Sede permetta di far comprendere meglio che essa, aldilà delle attività di governo della Chiesa universale e di comunicazione, promuove una vastissima attività caritativa.

    inizio pagina

    Altre udienze di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani il card. Ennio Antonelli, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Famiglia e il card. Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, in apertura, un articolo dedicato alla "Lumen fidei", l’enciclica firmata nella solennità dei patroni di Roma Pietro e Paolo affiancato dall'editoriale del direttore, intitolato "Come un ponte", in cui si legge il testo, che fa da raccordo tra i pontificati di Benedetto XVI e del suo successore Francesco, alla luce del loro primo incontro pubblico in Vaticano. Un avvenimento che ha preceduto di poche ore la presentazione del documento e poi l’annuncio della storica canonizzazione di due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

    Nella pagina doppia della Cultura sono pubblicati i testi pronunciati dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e dal prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, durante l’incontro di presentazione della "Lumen fidei" che si è svolto presso la Sala Stampa della Santa Sede nella mattina del 5 luglio.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Egitto: scontri al Cairo e sul Sinai, i Fratelli musulmani rifiutano il dialogo

    ◊   Venerdì di preghiera carico di tensione in Egitto. In tutto il Paese sono in corso manifestazioni pro e contro Morsi, il presidente deposto dai militari due giorni fa. Scontri armati si stanno verificando all'Università del Cairo. Appelli alla riconciliazione nazionale sono giunti dal nuovo capo dello Stato ad interim, il giudice Mansour, ed anche dall'esercito, ma i Fratelli musulmani rifiutano ogni dialogo. Una posizione, la loro, intransigente, che in molti analisti definiscono estremamente pericolosa per la tenuta della stabilità nel Paese. Nel Sinai già i primi fatti di sangue: islamisti armati hanno attaccato alcune postazioni dell'esercito uccidendo un soldato e ferendone altri due. Intanto sono stati diffusi dal Ministero della Salute del Cairo i dati ufficiali sulle vittime degli scontri dei giorni scorsi: almeno 52 i morti e oltre 2.600 i feriti. Da parte sua, l'Unione Africana ha sospeso il Paese dall'organizzazione. Sulle reali motivazioni che hanno portato all’uscita di scena del presidente Morsi, Emanuela Campanile ha intervistato il teologo musulmano Adnane Mokrani, docente di islamistica presso la Pontificia Università Gregoriana:

    R. – Io sono stato una settimana fa al Cairo e ho avuto l’opportunità di incontrare persone di diverse tendenze ed ideologie. Credo che l’errore fondamentale che ha fatto Morsi sia stato quello di non saper dialogare, non sapere guadagnare amici e alleati, anche nel fronte islamista. Dunque, alla fine, si è trovato da solo: non ha saputo investire nell’unità nazionale. Perciò questa seconda fase della rivoluzione è stata, in realtà, una "nuova rivoluzione", perché ha avuto una partecipazione enorme, senza precedenti… I Fratelli musulmani - e soprattutto giovani - devono rivedere ora cosa hanno fatto e cercare di trovare una nuova strada, che non è quella dello scontro, ma quella della partecipazione ad una vera democrazia: pluralistica, inclusiva, altrimenti non si potrà andare avanti!

    D. – Il popolo egiziano rischia qualcosa?

    R. – Quando Morsi è stato eletto, non è stato eletto solamente con i voti dei Fratelli musulmani. Tanti giovani rivoluzionari laici, anche di sinistra hanno scelto lui, perché rappresentava l’unica possibilità contro il vecchio regime: dunque i Fratelli musulmani non costituiscono in Egitto una vera maggioranza. L’unica cosa che temo è che piccoli gruppi dei Fratelli musulmani possano prendere le armi, combattere e cadere nella trappola del terrorismo. Questo è rischioso! Spero che non sarà cosi.

    D. – Il fallimento di Morsi può tradursi in un fallimento dell’ideologia dei Fratelli musulmani?

    R. – Questo è possibile. Secondo me, questa fase di transizione è necessaria per superare l’ideologia estremista. Questa ideologia è stata presentata come vittima dell’oppressione: adesso, che ha preso il potere, non ha saputo però risolvere problemi, non ha saputo creare un vero consenso. Ha fallito e adesso viene sotterrata. E’ un passaggio quasi obbligatorio verso una democrazia pluralistica, aperta e profonda.

    inizio pagina

    Erdogan a Gaza per riaffermare il ruolo della Turchia in Medio Oriente

    ◊   Storica visita oggi, a Gaza, del primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. La trasferta nella Striscia controllata da Hamas arriva in un momento in cui il fallimento del governo egiziano indebolisce le politiche "neo ottomane" nella regione portate avanti da Ankara. La Turchia del premier Erdogan è infatti una forte sostenitrice del movimento islamico e anche delle opposizioni siriane che "arrancano" sul terreno. Per un commento della situazione, Marco Guerra ha sentito il giornalista Alberto Rosselli, esperto dell’area:

    R. – Sono diverse le vicende che s’intrecciano, che stanno alla base della visita di Erdogan a Gaza: i rapporti diretti fra Turchia e movimento palestinese, l’appoggio che Erdogan vorrebbe dare al movimento palestinese nei suoi rapporti con Israele; una chiarificazione della posizione della Turchia nei confronti della questione siriana; e una presa di posizione della Turchia nei confronti di quella dell’Egitto. In questo caso, le opinioni sia della Turchia che del movimento palestinese coincidono, riguardo alla questione egiziana

    D. – Le velleità di leadership della Turchia in Medio Oriente hanno ancora possibilità di successo?

    R. – La Turchia fino ad una settimana fa marcava un certo vantaggio nella corsa egemonica al controllo della situazione mediorientale. La crisi egiziana “azzoppa” quella che è la strategia turca in Medio Oriente. La Turchia si trova in una posizione più difficile, anche nel contesto della questione siriana. Erdogan, molto probabilmente, sta perseguendo la sua politica e non intende sicuramente mollarla, ma dovrà fare i conti anche con quelle che saranno le prese di posizione delle grandi potenze: con la politica estera americana, che si sta dimostrando abbastanza tentennante e bisognerà vedere anche i suoi rapporti con la Russia di Putin, sia per la questione siriana, ma anche per la nuova situazione egiziana; e poi i rapporti fra la Turchia e i Paesi arabi. Ricordiamo che la Turchia non è un Paese arabo, è un Paese musulmano, e il variegato mosaico musulmano non ha giudicato in maniera unanime il rovesciamento del presidente egiziano. Ci sono state posizioni differenti, a partire dai Paesi del Golfo fino ad arrivare alla Tunisia. E’, quindi, un gioco a scacchi, che Erdogan dovrà affrontare, ed è una cifra di disequilibrio in più in quella che è la situazione mediorientale, già in qualche modo abbastanza compromessa dalla situazione siriana.

    D. – Che ruolo può giocare Ankara nel processo di pace israelo-palestinese?

    R. – E’ probabile che pur essendo interessato, Erdogan, a far deflagrare una crisi mediorientale, che vede in qualche modo contrapposto di nuovo il popolo palestinese a Israele, va da sé che le simpatie della Turchia nei confronti della causa palestinese vengano in qualche modo rafforzate dagli ultimi recenti avvenimenti.

    D. – Diciamo che viene messa in crisi anche la proposta di un islam politico moderato, portata avanti da Erdogan...

    R. – Il cosiddetto islam moderato di Erdogan in realtà non è un islam moderato, in quanto deve fare leva su quelli che sono i sentimenti del ventre fondamentalista turco, che è tutt’altro che moderato e tutt’altro che modernista. C’è anche una sorta di duplicità dell’atteggiamento di Erdogan. Da una parte, Erdogan è effettivamente un modernista, ma è un modernista in senso economico, in senso finanziario e non so fino a che punto sia un modernista in senso culturale.

    inizio pagina

    Tragedia del gioco d'azzardo: si suicida un giovane a Ischia

    ◊   L’ennesima tragedia legata al gioco d’azzardo, il suicidio di un 19enne di Ischia che, dopo aver perso tutti i suoi risparmi, non ha avuto il coraggio di rivelarlo alla famiglia, ha riacceso i riflettori sul dramma della ludopatia in Italia. Si abbassa sempre di più l’età della dipendenza: il 45% degli studenti tra i 14 e i 19 anni dichiara di aver giocato almeno una volta. Fa il punto sulla situazione, Roberta Barbi:

    “Una piaga sociale” contro la quale si deve intervenire con urgenza, sia sotto il profilo della normativa sia sotto il profilo della prevenzione: questo il commento del viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, appresa la notizia dell’ultima, giovanissima vittima del gioco d’azzardo. In effetti le vittime della ludopatia in Italia sono sempre più giovani, come sottolinea la ricerca Espad condotta nel 2012 dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e coordinata dalla dott.ssa Sabrina Molinaro:

    “Stiamo parlando di un milione di studenti: è un numero importante. Ci sono dei luoghi dove questi giocatori si trovano più facilmente, che sono le sale bingo, i circoli ricreativi. C’è, comunque, anche una parte di giocatori che gioca on line come, appunto, il ragazzo di Ischia: era un giocatore on line a quanto mi risulta”.

    C’è da dire, però, che se sono 630 mila i minorenni che, nel 2012, hanno speso almeno un euro giocando, solo il 7% risulta problematico e il 12% è considerato a rischio dipendenza, soprattutto i maschi. Si gioca di più al Sud - il 52% - e il triste primato spetta alla Calabria, anche in Campania il fenomeno è diffuso, tanto che il Codacons ha presentato una denuncia alla Procura di Napoli chiedendo di aprire un’inchiesta sulle sale videolottery della regione, dietro le quali ci sarebbe un enorme giro d’affari gestito da organizzazioni criminali. Ma il maggiore incremento di giocatori – ben il 10% - si registra al nord; l’assessorato al Territorio della Regione Lombardia ha avanzato in merito una doppia proposta all’insegna della tolleranza zero: una normativa locale sull’apertura delle sale con la creazione del marchio "slot free" per i gestori virtuosi, e una proposta di legge al Parlamento sulla regolamentazione degli orari, compresi quelli dei server perché i dati mostrano che il dilagare del gioco su Internet rende la ludopatia ancora più pericolosa, poiché in grado di svilupparsi tra le mura di casa. L’ansia per la crisi economica e le difficoltà di arrivare a fine mese, poi, purtroppo fanno il resto.

    inizio pagina

    Spesa delle famiglie: mai così male dal 1997

    ◊   Nel 2012 la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti, a 2.419 euro, in ribasso del 2,8% rispetto all'anno precedente. Lo rileva l'Istat, precisando che sempre più nuclei risparmiano anche sul mangiare. Alessandro Guarasci:

    Una caduta così ripida della spesa delle famiglie non si vedeva dal 1997. E l’Istat fa notare che ormai si mettono in campo tutte le strategie possibili per tagliare le uscite. Nel 2012 la percentuale delle famiglie che ha ridotto la qualità oppure la quantità dei generi alimentaRI acquistati è schizzata al 62,3% dal 53,6% dell'anno precedente. E oramai più del 12% degli italiani va al discount per risparmiare. Per mangiare si spendono in media 468 euro al mese. Taglio netto poi per quanto riguarda le spese per mobilio, abbigliamento, cultura. La regione dove si spende di più è il Trentino, quella dove si spende di meno la Sicilia. Francesco Belletti, presidente del Forum per le Famiglie.

    R. – C’è stata un’esasperazione della diminuzione del reddito; c’è più disoccupazione, più precarietà e giovani che non trovano lavoro: quindi nelle famiglie entrano meno soldi. La seconda questione è che le misure dell’intervento pubblico sono state prevalentemente di prelievo fiscale: e sulle famiglie “piove sul bagnato”. Le misure non sono state di rilancio, di fiducia, di sostegno alla capacità di consumo.

    D. – Questo cosa vuol dire, secondo lei, che da settembre bisognerà cominciare a studiare davvero una riforma fiscale a misura di famiglia?

    R. – Io spero da luglio! E prima di tutto è necessario un alleggerimento fiscale selettivo, un sostegno fiscale sulle famiglie che hanno figli: bisogna premiare le famiglie che hanno compiti educativi, tempi di cura. Una misura fiscale che abbia l’attenzione alla famiglia è urgentissima!

    inizio pagina

    "Ammonire i peccatori": l'opera di misericordia affidata a mons. Zuppi al Festival di Spoleto

    ◊   Continua a Spoleto, nell’ambito del Festival dei Due Mondi, la rassegna Le Prediche dedicata alle sette Opere di misericordia spirituale. “Ammonire i peccatori” è quella affidata oggi a mons Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare di Roma e assistente ecclesiastico della Comunità di Sant'Egidio. “Si tratta - dice al microfono di Gabriella Ceraso - di un”Opera di Misericordia desueta ma che impegna tutti ad essere migliori”:

    R. - In realtà è una delle opere di misericordia più utili, qualche volta anche fondamentali perché un’ammonizione può davvero cambiare la vita delle persone come il non far niente può lasciare, quindi condannare le persone a quello che stanno facendo, quindi a farsi del male. Purtroppo però l’ammonire non è per niente chiaro perché tendenzialmente se non mi riguarda se non fa del male agli altri in maniera visibile, io non faccio niente. L’ammonire significa anche prendersi carico, intervenire su qualcuno, e chi è che si prende la responsabilità? In un individualismo così generalizzato chi è che si prende la responsabilità di dire qualcosa agli altri? Lo facciamo molto poco, lo facciamo soltanto quando è qualcosa di evidente, e lo facciamo in maniera, potremmo dire, difensiva non preventiva.

    D. - L’ammonimento è un’opera che richiede dunque particolare impegno a livello di rapporto personale e crea qualcosa, costruisce?

    R. - Non c’è dubbio, assolutamente, e non solo a livello personale. Una delle immagini più chiare e anche più belle di ammonimento è quella che fece Giovanni Paolo II ad Agrigento contro i mafiosi. Giovanni Paolo II era credibile, lo faceva con compassione, e quelle sue parole hanno sicuramente significato qualcosa per chi ascoltava ed era contro la mafia, ma poi soprattutto per cercare di cambiare il peccatore, perché l’ammonimento è sempre un gesto di speranza, non di condanna.

    D. - Quindi ammonire non è condannare e non è neanche sinonimo di giudicare?

    R. - Assolutamente no. Giudica molto di più chi non fa niente. Perché poi non è vero che non ci accorgiamo. Non diciamo niente e questo è il giudizio peggiore perché si rischia di lasciar soli. L’esempio più chiaro è Gesù. Gesù ammonisce, certo. Ammonisce e ama. Per questo credo che non sia mai una condanna, anzi è un aiuto a capire: ti voglio bene, per questo ti dico qualcosa, ti voglio bene per questo non voglio che tu ti faccia del male.

    D. - E’ anche una responsabilità sociale. Se è così come si potrebbe tradurre?

    R. - Caspita se non è sociale! Perché non ammoniamo i peccatori? Proprio per pigrizia, per quieto vivere, per paura, per indifferenza. Dal punto di vista sociale questo ha un prezzo enorme. E’ chiaro che lo può però dire solo chi lo vive. Cioè io posso aiutare davvero se sono libero dal male. Questo significa un impegno civile, mi sembra evidente. Essendo però in una stagione di grande individualismo e di grande indifferenza verso il bene comune, verso la convivenza, ci accontentiamo del quieto vivere, che non è mai sufficiente.

    D. - Lei parla a una platea che è quella dello Spoleto Festival. Su che cosa vuole puntare?

    R. - Innanzitutto che ammonire i peccatori non è condannare, non è giudicare ma esattamente il contrario: è un’opera di misericordia che ci impegna tutti ad essere migliori e che in realtà ci fa essere più vicini agli altri. Dovremmo imparare a guardare con più interesse e soprattutto a vincere quell’idolatria dell’io per cui io all’altro non posso dire niente perché altrimenti sono matto, e che invece è il primo modo per aiutarlo.Questo mi impegna a parlare, in maniera efficace, tenera, vicina, credibile, forte, se serve, in amicizia e con attenzione. Gesù non condanna, non ammonisce i peccatori, è curioso….. Gesù ammonisce i giusti, che non capiscono il loro peccato, mentre incoraggia i peccatori, paradossalmente, li incoraggia a essere diversi. Ma la vera ammonizione di Gesù è verso i farisei, verso i giusti che non si rendevano conto del peccato. Ed è un’ammonizione vigorosa perché era l’unico modo che aveva per provare a superare la loro diffidenza. Ecco quindi se ci fosse più impegno ad aiutarci ad essere migliori, questo ferirebbe qualche orgoglio ma sicuramente ci renderebbe tutti quanti più attenti a chi abbiamo vicino.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Kek: è entrata nel vivo la 14.ma Assemblea per la ridefinizione della Conferenza

    ◊   I lavori della 14ª Assemblea Kek sono entrati nel “cuore” del programma, vale a dire la discussione sulla ridefinizione della Conferenza delle Chiese e della sua organizzazione. In un’introduzione generale sono state indicate le linee lungo le quali le 17 persone che hanno fatto parte del “Gruppo di lavoro per la revisione” (Rwg) hanno lavorato in questi quattro anni su mandato dell’Assemblea di Lione del 2009. Colin Ride, membro del Rwg, ha perciò spiegato che le proposte contenute nel rapporto di Uppsala nascono dall’esigenza di “re-immaginare la Kek, con lo sguardo rivolto al futuro”, cercando un “nuovo modo di lavorare” che risponda alle necessità di “flessibilità” e “inclusività” e certamente di ridotte risorse economiche. Ride ha ripetutamente sottolineato la necessità di una metodologia più “collaborativa” e di una maggiore “fiducia” come stile di lavoro all’interno della Kek. Le proposte più significative implicano una riduzione del numero dei componenti dei vari organismi (commissioni, comitato centrale e delegati dell’assemblea) e il trasferimento del segretariato da Ginevra a Bruxelles. La discussione sta procedendo con fatica in plenaria e poi si trasferirà nei gruppi di lavoro. Ieri una pesante critica al liberalismo che in America latina ha provocato un “numero sempre crescente di vittime” perché “è senza regole”, è venuta da Julio Murray, vescovo anglicano della Chiesa di Panama e fino a pochi mesi fa presidente del Consiglio delle Chiese dell’America latina. Murray ha tenuto, infatti, la relazione principale della giornata e dell’Assemblea della Conferenza delle Chiese europee (Kek), sul tema “E ora, cosa aspetti?”. La crisi, in tutti i suoi aspetti, piega le popolazioni, al punto che, ha denunciato Murray, anche le Chiese, che hanno a disposizione risorse sempre minori, “hanno sempre più difficoltà a sostenere i poveri”, il cui numero aumenta. Il vescovo ha ricordato “il compito profetico che le Chiese hanno e la loro responsabilità di parlare in modo chiaro, eloquente, tempestivo, sugli argomenti brucianti dell’attualità”. Secondo Murray “la testimonianza della fede cristiana esige da noi l’opporre resistenza spirituale e pratica all’ingiustizia economica, alla distruzione ecologica e fare tutto il possibile per promuovere un’economia al servizio della vita, a livello globale e nei nostri singoli Paesi. Per questo scopo dobbiamo approfondire la nostra spiritualità e trasformare continuamente la nostra vita”. (R.P.)

    inizio pagina

    Slovacchia: a Nitra le celebrazioni per l'Anno giubilare dei santi Cirillo e Metodio

    ◊   L’Anno giubilare dei santi Cirillo e Metodio, che commemora il 1150° anniversario del loro arrivo nella regione della Grande Moravia, culminerà con le celebrazioni che si svolgeranno presso un’antica sede diocesana di Nitra da oggi al 7 luglio. La prima giornata avrà un accento spirituale e storico e il suo programma includerà il Pellegrinaggio nazionale con la celebrazione eucaristica presieduta dal legato pontificio, card. Franc Rodé. È prevista la partecipazione di migliaia di pellegrini dalla Slovacchia e dall’estero. Le poste slovacche emetteranno uno speciale francobollo per l’occasione mentre in serata l’orchestra filarmonica slovacca eseguirà per la prima volta un oratorio in onore dei due fratelli di Tessalonica. La seconda giornata avrà un “gusto slavo” che si rifletterà in un seminario dedicato alla missione dei santi Cirillo e Metodio tra gli slavi e l’esibizione di gruppi folk provenienti da diversi Paesi slavi. La terza giornata sarà dedicata invece all’arte e alle performance della regione di Nitra. Secondo il coordinatore principale del Giubileo all’interno della Chiesa cattolica, il vescovo Frantisek Rábek, le celebrazioni avranno una dimensione internazionale grazie al grande rilievo della vita e delle opere dei due santi per le nazioni d’Europa. Come ha dichiarato in un’intervista all'agenzia Sir Europa, “anche oggi la base della vera unità della nazione europea deve essere sostenuta dall’apertura alla verità rivelata da Dio e dal generoso servizio a favore del nostro prossimo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Slovacchia: aperta la Mostra "Origini del cristianesimo"

    ◊   “Le origini del cristianesimo in Slovacchia”: è questo il titolo della mostra che si è aperta ieri presso la cattedrale di S. Emeramo a Nitra. Secondo Matej Ruttkay, direttore dell’Istituto archeologico, vengono esposti ritrovamenti archeologici che documentano le prime tracce della fede cristiana nella regione, iniziando dai tempi dell’impero romano fino ad arrivare all’epoca della Grande Moravia. I visitatori - riporta l'agenzia Sir - hanno l’opportunità di ammirare un originale del libro più antico della Slovacchia: “Il Libro-Vangelo di Nitra” e molti altri oggetti preziosi che sono esposti per la prima volta. “Questa mostra è un’anteprima di una mostra più grande che si terrà presso i Musei Vaticani alla fine del 2013”, aggiunge Ruttkay, che invita i visitatori ad ammirare una collezione unica di oggetti storici originali principalmente risalenti al IX secolo. La mostra, che si tiene in occasione del 1150° anniversario dell’arrivo dei santi Cirillo e Metodio nella regione della Grande Moravia, rimarrà aperta al pubblico fino al 31 agosto.

    inizio pagina

    Domenica all’Angelus del Papa i giovani romani in partenza per la Gmg di Rio

    ◊   Per i 1.500 giovani romani che parteciperanno alla XXVIII Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, dal 23 al 28 luglio, l’ultima tappa prima della partenza è a piazza San Pietro. Domenica prossima, 7 luglio, sono attesi infatti a mezzogiorno alla recita della preghiera mariana dell’Angelus guidata da Papa Francesco. L’invito è stato rivolto dalla diocesi di Roma: a guidare i giovani in piazza saranno il vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria, e don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio per la pastorale giovanile. «Saremo in piazza San Pietro - afferma don Mirilli - per ricevere il saluto del Santo Padre e l’invio ufficiale alla Gmg, dove ci ritroveremo insieme a lui e a milioni di giovani provenienti da tutto il mondo». Su 6mila giovani italiani, ben 1.500 partiranno dalla Capitale. «Siamo molto felici - sottolinea don Maurizio - di questo numero che è inaspettato, considerando la crisi economica, e che è stato raggiunto anche attraverso l’impegno di tantissime parrocchie e gruppi giovanili». Dieci ragazzi partiranno grazie ai proventi della vendita del libro «365 motivi per non avere paura» di cui è autore lo stesso don Mirilli. "Partiremo prima della Gmg - racconta il sacerdote - per vivere la settimana missionaria a Fortaleza e partecipare all’Alleluia Festival: una grande opportunità per vedere come i giovani cattolici brasiliani riescono ad annunciare il Vangelo a centinaia di persone". Da qui il trasferimento a Rio per prendere parte al fitto calendario di attività proposte per la Gmg e alle celebrazioni con Papa Francesco: l’accoglienza e la Via Crucis sul lungomare di Copacabana, la veglia di preghiera e la Messa nel Campus Fidei a Guaratiba. Anche chi rimarrà a Roma potrà vivere lo spirito più autentico della Gmg. Le parrocchie della XXIX prefettura, infatti, hanno organizzato un programma che ripropone in contemporanea gli stessi momenti vissuti a Rio: le catechesi al parco Schuster, vicino alla basilica di San Paolo fuori le Mura, e sulla spiaggia di Ostia; la Via Crucis davanti alle catacombe di Generosa; la Messa all’Istituto delle Pie Discepole del Divin Maestro in via Portuense. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan. A Peshawar, fondamentalisti islamici attaccano una chiesa protestante: un morto

    ◊   Questa mattina due fondamentalisti islamici hanno attaccato una chiesa protestante, la Assembly of God Church di Peshawar, nella provincia pakistana di Khyber Pukhutunkhawa. Nell'assalto è morto sul colpo un poliziotto, contro il quale i militanti hanno esploso diversi colpi di pistola. Prima di andarsene i due hanno sparato contro la chiesa, dentro la quale si trovavano due pastori, e hanno rubato l'arma dell'agente. Società civile e Chiesa cattolica condannano il fatto. Al momento le forze dell'ordine hanno registrato l'attacco e sono sulle tracce degli assassini. La tensione nell'area era alta da qualche giorno. Il 2 luglio scorso Pervez Kharrak, chief minister della provincia, aveva dichiarato che "i musulmani non possono essere assunti come netturbini o addetti alle pulizie [di cui si lamenta la mancanza nella zona, ndr]". Al contrario, aveva aggiunto, "solo le minoranze possono riempire i buchi e fare questi lavori". Diversi gruppi di minoranza hanno espresso il loro sdegno per le parole del politico e chiesto le sue dimissioni. Kharrak è membro del Movimento pakistano per la giustizia (Pakistan Tehreek-e-Insaf, Pti), il partito del campione di cricket Imran Khan. In seguito a queste dichiarazioni, la chiesa avrebbe ricevuto minacce da parte di alcuni estremisti islamici e chiesto protezione alle autorità locali. Gli amministratori hanno così posto due agenti di polizia a guardia della chiesa. Questa mattina due fondamentalisti hanno tentato di entrare nel luogo di culto, dove si trovavano due pastori. Un poliziotto si è avvicinato per fermare i militanti, ma questi hanno risposto aprendo il fuoco. Colpito al collo, al petto e al cuore, l'agente è morto sul colpo. Contattato dall'agenzia AsiaNews, padre Joseph Edward, della diocesi di Lahore, condanna le dichiarazioni fatte dal chief minister. "Le sue parole - sottolinea - sono segno di una chiara discriminazione. È una vergogna per il Pti, che ha fondato la sua campagna elettorale sul cambiamento e sulla responsabilità di assicurare pace, giustizia, uguaglianza e rispetto per tutti, anche per le minoranze religiose". La provincia di Khyber Pukhutunkhawa è impegnata da tempo a combattere il terrorismo. Nel territorio infatti vi sono stati centinaia di attacchi, risultati nella morte di oltre 22mila persone negli ultimi cinque anni. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: saranno processati gli stupratori di una ragazza cristiana

    ◊   Un tribunale di Pattoki, nel distretto di Kasur, provincia del Punjab, ha formalizzato le accuse di stupro nei confronti di due uomini musulmani che nel febbraio scorso hanno violentato la 15enne cristiana Fouzia Bibi. Come appreso dall'agenzia Fides, Shabir Ali e Sher Muhammad, i due accusati, sono stati incriminati per stupro e saranno sottoposti a processo. La ragazza era stata sequestrata e violentata ripetutamente dai due, che lavoravano nella stessa azienda agricola dove Fouzia era impiegata. Il caso, seguito dall’avvocato cristiano Mushtaq Gill, era stato al centro di un tentativo di insabbiamento, come spesso accade in Pakistan quando le vittime sono cristiane. Due settimane fa, l’Alta Corte di Lahore aveva respinto la richiesta di cauzione per Shabir Ali, che era stato arrestato dalla polizia. Anche Sher Muhammad, arrestato alcuni mesi dopo il primo imputato, ha inoltrato richiesta di cauzione che sarà esaminata dalla Corte nei prossimi giorni. La famiglia cristiana di Fouzia aveva subito pressioni dalla polizia per ritirare la denuncia. Il funzionario di polizia che li ha intimiditi è stato però scoperto e licenziato. Come ricorda in una nota inviata a Fidea la Ong “Legal Evangelical Association Development”, “in Pakistan le minoranze vivono sotto un cappa di paura e sono discriminate per motivi di religione e cultura”. In un recente incontro tenutosi a Lahore fra leader cristiani e della società si è fatto il punto sulla situazione dei cristiani in Pakistan, realizzando un “Memorandum” che sarà inviato al governo. Il testo indica le minoranze cristiane (il 3% della popolazione) vittime di discriminazione, ingiustizie, pregiudizi, persecuzione economica, odio religioso, violenza settaria. (R.P.)

    inizio pagina

    Iran: liberato il pastore Asserian

    ◊   E' stato rilasciato su cauzione il pastore pentecostale Robert Asserian, membro delle Assemblee di Dio presenti nella capitale iraniana. La liberazione, avvenuta martedì 2 luglio, è stata resa nota dall'organizzazione Middle East Concern. Il leader cristiano - riferisce l'agenzia Fides - era stato arrestato lo scorso 21 maggio mentre guidava un incontro di preghiera. La sua casa era stata perquisita e il suo computer e i suoi libri erano stati confiscati. Secondo quanto riportato da Middle East Concern, in Iran anche le comunità cristiane legalmente riconosciute vengono poste sotto pressione per far cessare l'uso della lingua Farsi nei loro incontri di preghiera e nelle celebrazioni religiose. (R.P.)

    inizio pagina

    Brasile: il Consiglio nazionale dei Laici contrario ad abbassare l’età penale

    ◊   Il Consiglio nazionale dei Laici del Brasile (Cnlb) si è dichiarato contrario all'abbassamento dell'età penale. In una dichiarazione la presidenza del Cnlb sostiene: “come già affermato dalla Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), riteniamo che la riduzione della età per essere considerato maggiorenne dal punto di vista penale non elimina il contesto di violenza e di morte che sperimentiamo oggi nella nostra società". Il Consiglio dei Laici ha inoltre espresso il suo sostegno ai "movimenti popolari che manifestano in tutti gli angoli del Paese, rigettando con forza qualsiasi azione violenta da parte dei manifestanti e dello Stato". Sono ormai 4 settimane che in Brasile si svolgono manifestazioni popolari ininterrotte, per rivendicare miglioramenti nei sistemi di trasporto pubblico, sanitario e abitativo. Alcune manifestazioni hanno riunito oltre 80 mila persone in diverse città del Paese sudamericano. La Chiesa cattolica reputa che le manifestazione siano “un risveglio della coscienza nazionale”. Benché quasi tutte le dimostrazioni di protesta si sono svolte pacificamente, si sono verificati episodi di violenza a Brasilia, Vitoria, Porto Velho, Teresina e, soprattutto, a Belo Horizonte, dove decine di persone sono state arrestate a seguito di scontri tra manifestanti e polizia attorno allo stadio 'Mineirao', durante la semifinale di Confederations Cup tra Brasile e Uruguay. (R.P.)

    inizio pagina

    Brasile. La denuncia di un missionario: è tornato libero l'assassino di suor Dorothy

    ◊   Condannato a 27 di carcere per aver ammesso di aver assassinato nel 2005 suor Dorothy Stang, Rayfran das Neves Sales ha potuto lasciare il carcere dopo averne scontati solo otto per beneficiare degli arresti domiciliari: lo riferiscono all'agenzia Misna fonti missionarie legate alla Commissione pastorale della Terra (Cpt) dello Stato settentrionale amazzonico del Pará. “Il nostro avvocato – dicono – sta verificando che sussistano davvero le condizioni per concedere questi privilegi: se così non fosse, presenteremo ricorso”. Come in altri Paesi – spiegano le fonti della Cpt, organismo legato alla Chiesa cattolica – la legge brasiliana concede il diritto a benefici del genere nel caso di buona condotta in carcere. “Già nel 2010 – dicono – Rayfran aveva ottenuto alcuni privilegi. Ora, stando al giudice, ha diritto di continuare a scontare la condanna nella sua residenza, seppure con alcune restrizioni: dovrà trovarsi un lavoro entro 60 giorni e dovrà rincasare entro le 22.00 e presentarsi regolarmente ogni mese di fronte a un giudice. Inoltre non potrà frequentare luoghi pubblici”. Ma chi avrà interesse a controllare che le regole siano rispettate? “La domanda è più che legittima – rispondono le fonti consultate dalla Misna -. Nessuno avrà interesse. Tanto più che Rayfran a Belém può contare su molti amici. Basta guardare cosa è successo con Clodoaldo Batista, complice di Rayfran, condannato a 17 anni. Tre anni fa ha avuto diritto a un permesso, è uscito dal carcere e non è mai tornato. Nessuno lo ha cercato. E va anche ricordato che il 15 maggio scorso la Corte Suprema ha annullato la condanna a 30 anni per il latifondista Vitalmiro Bastos de Moura, tra i mandanti dell’uccisione di suor Dorothy”. Una vita spesa al fianco degli ‘ultimi’, Dorothy Stang, 73 anni, missionaria statunitense naturalizzata brasiliana appartenente alla congregazione delle Sorelle di Nostra Signora di Namur, fu uccisa a sangue freddo con sei colpi di pistola il 12 febbraio 2005 ad Anapu, nel Pará. Stava andando con un collaboratore all’insediamento rurale ‘Esperança’ (speranza), dove dal 1999 lavorava a un ‘Progetto di sviluppo sostenibile’ per consentire a 400 famiglie di contadini indios, meticci e immigrati di vivere in un’area di 1400 chilometri quadrati nel rispetto della natura grazie ad un’agricoltura a bassa intensità e ai prodotti della foresta. “Questa non è una storia di altri tempi, succede ancora oggi e di continuo. Chi difende i più piccoli e il loro diritto alla terra e a una vita dignitosa si mette contro gli interessi di élite potenti e rischia la vita. La riforma agraria, di cui il Partito dei Lavoratori di Lula e ora di Dilma era un portabandiera, è rimasta in un angolo, travolta dalla priorità rappresentata dall’agro-business. Il Brasile – concludono con amarezza le fonti – resta un Paese a due velocità”. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia: nuovi programmi per il recupero degli ex bambini soldato

    ◊   Sono tanti i bambini soldato che per anni hanno vissuto gli orrori della guerra, reclutati o rapiti e costretti dai guerriglieri ribelli delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), senza conoscere altro nella loro vita, presi giovanissimi, addestrati alla vita militare, privati dell’infanzia. Per dare loro speranza, nel Paese sono stati promossi vari programmi di riabilitazione per il recupero degli ex bambini soldato. Tra questi il “Centro de Capacitación” salesiano di Cali. Un recente servizio diffuso dalla “National Public Radio” (Npr), racconta che le piccole vittime vengono prese dall’esercito e inviate presso il “Centro”. La maggior parte frequentano un corso di formazione professionale. La struttura è grande, completa di aule, campi da basket, dormitorio e laboratori. Oggi è la casa di molti ragazzi e ragazze, così come di molti giovani adulti, che hanno disertato i ribelli della Farc o sono stati recuperati in altro modo. Gli scontri in Colombia - riferisce l'agenzia Fides - vanno avanti da oltre 40 anni. Si tratta di continui conflitti tra vari gruppi armati che lottano per il potere e il controllo del territorio. Secondo l’Unicef ogni anno vengono uccise circa 5 mila persone, e la maggior parte di queste sono civili. Dal 1985, oltre 2 milioni di persone, cioè quasi 1 colombiano ogni 20, sono state costrette dalla guerra ad abbandonare la propria casa. Governo e ribelli stanno svolgendo trattative di pace, ma il reclutamento dei bambini da parte delle Farc sembra non arrestarsi. Attualmente circa 500 minori in tutto il Paese sono inseriti nei programmi di riabilitazione simili a quelli sviluppati dall’istituto di Cali. Tra l'altro l'Esercito di liberazione nazionale (Eln), secondo gruppo guerrigliero della Colombia, ha rilasciato ieri l’ufficiale dell’esercito Carlos Fabián Huertas, sequestrato il 22 maggio in un’imboscata tesa dai ribelli a una pattuglia di militari a Chitaga, nel dipartimento settentrionale di Norte de Santander; lo scontro a fuoco - fiferisce l'agenzia Misna - si era concluso con l’uccisione di 11 soldati. (R.P.)

    inizio pagina

    Madagascar: anche l’ex presidente Ravalomanana al prossimo incontro di riconciliazione

    ◊   Sembra essere stato raggiunto un accordo tra le forze politiche malgasce per permettere la partecipazione ai colloqui di riconciliazione nazionale, dell’ex Presidente Marc Ravalomanana. Lo riferisce all'agenzia Fides, don Luca Treglia, direttore di Radio don Bosco di Antananarivo. L’ultimo incontro, che si è svolto il 3 luglio, ha visto la partecipazione degli ex Presidenti Andry Rajoelina, Albert Zafy e Didier Ratsiraka, ma non di Ravalomanana, da tempo in esilio in Sudafrica, per l’opposizione delle autorità di Antananarivo al suo rientro nel Paese. “È previsto un nuovo incontro tra i tre ex Presidenti e il Presidente della Transizione (Rajoelina), qui in Madagascar, ma non si sa né quando né dove” dice don Luca. “La strada per la stabilizzazione del Paese è comunque un processo lungo” continua il direttore di Radio don Bosco. “Non si sa ancora se quest’anno si terranno le elezioni presidenziali perché prima occorre che tutte le parti si riconcilino”. I colloqui sono mediati dal Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane in Madagascar, che riunisce le 4 maggiori chiese cristiane del Paese (cattolica, luterana, anglicana e protestante). All’ultimo incontro da parte cattolica, ha partecipato mons. Odon Razanakolona, arcivescovo di Antananarivo. La crisi politica malgascia è esplosa nel 2009 all’indomani delle dimissioni di Ravalomanana sotto la pressione popolare e delle Forze armate. Da allora si è instaurato un regime “di transizione” che non è ancora riuscito a trovare una via di uscita all’impasse politica. Sul piano sociale, la crisi politica ha colpito duramente la popolazione. “La gente cerca di tirare avanti come può” dice don Luca. “La povertà è aumentata e con essa il tasso di criminalità. Non sono infrequenti rapine violente con sparatorie anche in pieno giorno. Continuano inoltre i furti di bestiame da parte di bande organizzate, soprattutto nel sud”. “Questo avviene perché lo Stato non ha fondi per pagare i poliziotti. A causa della situazione politica infatti, sono stati sospesi gli aiuti internazionali alle istituzioni governative anche se continuano le donazioni dirette alla popolazione inviate tramite alcune Ong” conclude don Luca. (R.P.)

    inizio pagina

    Ricordate le vittime alle sinagoghe di Buenos Aires e Roma

    ◊   Per iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione parenti delle vittime dell’attentato del 18 luglio 1994 contro il centro di mutualità israelitica argentina (Amia) ha incontrato ieri gli esponenti della Comunità ebraica di Roma, in una cerimonia per la commemorazione della deportazione degli ebrei romani e dell’attentato alla sinagoga del 9 ottobre 1982 nel quale morì il piccolo Stefano Gaj Taché. Durante la commemorazione - riferisce l'agenzia Sir - è stato anche ricordato l’attentato del 1994 a Buenos Aires, che provocò 85 morti e 200 feriti. La Comunità di Sant’Egidio da molti anni a Buenos Aires mantiene vivo il ricordo delle vittime della strage, e a Roma promuove insieme alla Comunità ebraica della capitale la marcia per commemorare la deportazione degli ebrei romani il 16 ottobre 1943, di cui quest’anno ricorre il 70.mo anniversario. (R.P.)

    inizio pagina

    Padre Luigi Menegazzo eletto Superiore dei Saveriani

    ◊   Padre Luigi Menegazzo, 60 anni, già missionario in Giappone, è stato eletto Superiore generale dei Saveriani: lo hanno reso noto i suoi confratelli da Tavernerio, la località in provincia di Como dove si sta svolgendo il XVI Capitolo della congregazione fondata da San Guido Maria Conforti. “Chiedo – ha detto padre Luigi dopo l’elezione, avvenuta al primo scrutinio – che continui la solidarietà e la fraternità tra di noi, nel servizio alla nostra famiglia”. Il nuovo superiore - riporta l'agenzia Misna - ha poi ringraziato il suo precedessore, padre Rino Benzoni, alla guida dei Saveriani negli ultimi 12 anni. Nato nel 1952 a Cittadella, in provincia di Padova, padre Menegazzo ha studiato con i Saveriani sin dalla scuola media. Dopo essere stato ordinato sacerdote e aver conseguito una licenza in missiologia all’Università Gregoriana, ha vissuto in Giappone per 15 anni impegnandosi nella pastorale e approfondendo gli studi sullo scintoismo. Prima di assumere a Roma l’incarico di vicario generale della congregazione, 12 anni fa, ha insegnato Storia e fenomenologia delle religioni presso l’Istituto teologico saveriano di Parma. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 186

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.