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Sommario del 30/06/2013
◊ Gesù ci invita ad ascoltare la nostra coscienza in piena unione con il Padre, così saremo davvero cristiani liberi e non "telecomandati": è quanto sottolineato da Papa Francesco all’Angelus, in Piazza San Pietro. Il Pontefice ha indicato Benedetto XVI come “grande esempio” in questo senso, giacché ha seguito con coraggio e discernimento la “volontà di Dio che parlava al suo cuore”. Nella Giornata della Carità del Papa, ha quindi espresso particolare gratitudine a quanti sostengono le sue iniziative caritative. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Papa Francesco svolge la sua meditazione partendo da questo passo del Vangelo domenicale e osserva che, una volta presa la decisione, Gesù chiede ai suoi discepoli di non “imporre nulla” a quanti incontreranno nel loro cammino:
“Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui ci invita sempre, non impone”.
“Tutto questo – ha osservato – ci fa pensare”, “ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla”:
“Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, ‘telecomandato’: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui!”
Gesù, ha proseguito, “ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà”. E per questo “la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre”.
“E Gesù era libero: in quella decisione era libero. Gesù vuole noi cristiani liberi, come Lui, con quella libertà che viene dal dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Gesù non vuole né cristiani egoisti, che seguono il proprio io, non parlano con Dio; né cristiani deboli, cristiani, che non hanno volontà, cristiani 'telecomandati', incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi alla volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà, dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza”.
“Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza – è stato il suo monito - non è libero”. “Anche noi – ha avvertito - dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza”:
“Ma attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace... Non è questo! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio”.
La coscienza, ha soggiunto, “è il luogo interiore della mia relazione” con Dio, che “parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele”:
“Noi abbiamo avuto un esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio nella propria coscienza, un recente esempio meraviglioso. Il Papa Benedetto XVI ci ha dato questo grande esempio, quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore”.
E “questo esempio”, ha aggiunto, “ci fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire”. La Madonna, “con grande semplicità”, ha poi rammentato, “ascoltava e meditava nell’intimo di se stessa la Parola di Dio e ciò che accadeva a Gesù” e così “seguì il suo Figlio con intima convinzione, con ferma speranza”. Di qui l’invocazione affinché Maria ci aiuti “a diventare sempre più uomini e donne di coscienza, liberi nella coscienza”, “capaci di ascoltare la voce di Dio e di seguirla con decisione”. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Pontefice ha ricordato che in Italia si celebra la Giornata della carità del Papa:
“Desidero ringraziare i Vescovi e tutte le parrocchie, specialmente le più povere, per le preghiere e le offerte che sostengono tante iniziative pastorali e caritative del Successore di Pietro in ogni parte del mondo. Grazie a tutti!"
Il Papa ai partecipanti alla Giornata dei giovani lituani: sentitevi parte viva della Chiesa
◊ “Non abbiate timore di vivere la fede”, “sentitevi parte viva della Chiesa”: è l’esortazione che Papa Francesco rivolge ai partecipanti alla “Sesta Giornata dei Giovani” della Lituania, in corso a Kaunas, sul tema “Vi ho chiamato amici (Gv 15,15)”. In un messaggio per l’occasione, il Papa sottolinea che l’amore di Cristo e la sua amicizia "non sono un’illusione" e invita i giovani cristiani ad essere testimoni di Cristo con i propri coetanei. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Gesù vuole amarvi per quello che siete, anche nella vostra fragilità e debolezza, perché, toccati dal suo amore, possiate essere rinnovati”. E’ quanto scrive Papa Francesco in un messaggio alla “Sesta Giornata dei Giovani” della Lituania. “L'amore di Cristo e la sua amicizia - sottolinea il Papa - non sono un'illusione”, “né sono riservati a pochi”. E aggiunge: “Gesù sulla Croce mostra quanto siano concreti”. Voi, prosegue il messaggio, “incontrerete questa amicizia e ne sperimenterete tutta la fecondità e la bellezza se lo cercherete con sincerità, vi aprirete con fiducia a Lui, e coltiverete con impegno la vostra vita spirituale”. Il Papa ricorda in particolare l’importanza dell'accostarsi ai Sacramenti, meditare la Sacra Scrittura, pregare con costanza, e ancora vivere "intensamente nella comunità cristiana". Il Pontefice esorta i giovani a sentirsi “parte viva della Chiesa, impegnati nell’evangelizzazione, in unione con i fratelli nella fede e in comunione” con i propri pastori. “Non abbiate timore di vivere la fede! – è l’esortazione di Papa Francesco - Siate testimoni di Cristo nei vostri ambienti quotidiani, con semplicità e coraggio”. E chiede ai ragazzi cristiani di mostrare ai loro coetanei “soprattutto il Volto di misericordia e di amore di Dio, che sempre perdona, incoraggia, dona speranza”. “Siate sempre attenti all’altro – raccomanda ancora il Papa - specialmente alle persone più povere e più deboli, vivendo e testimoniando l’amore fraterno, contro ogni egoismo e chiusura”. Il Papa invita poi i giovani a pregare il Santo Rosario, rivolgendosi a Maria perché ci guidi “ad un’unione sempre più stretta” con Gesù. Il “vostro Patrono San Casimiro – conclude il messaggio - vi aiuti a cercare e a portare Cristo senza mai stancarvi”.
Carità e gioia cristiana in due tweet di Papa Francesco
◊ “Oggi è la Giornata per la carità del Papa. Grazie per le preghiere e la solidarietà”: è il testo di un tweet pubblicato stamani sull’account @Pontifex di Papa Francesco. Sempre stamani, è stato pubblicato un altro tweet del Papa: “Un cristiano non può mai essere annoiato e triste. Chi ama Cristo è una persona piena di gioia e che diffonde gioia”.
Giornata per la carità del Papa. Mons. Crociata: non chiudiamo il cuore alla solidarietà
◊ “Una generosità senza confini”: è questo il messaggio che accompagna l'odierna Giornata per la carità del Papa, promossa dalla Cei nelle parrocchie italiane, e ricordata da Papa Francesco all'Angelus e in un tweet. E’ la pratica antichissima dell’Obolo di San Pietro, una raccolta di offerte che coinvolge il mondo cattolico nella domenica più vicina alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. “Il ricavato è a disposizione del Papa affinché possa attingervi per il suo ministero caritativo”: così mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che al microfono di Gabriella Ceraso si sofferma sul significato di questa giornata:
R. – Tra le prime cose che Papa Francesco ha detto da Pontefice, è stato ricordare che la Chiesa di Roma è la Chiesa che presiede le Chiese sorelle nella carità. E’ una carità di comunione e di solidarietà. Poi, il Santo Padre viene – come si è definito lui stesso – dagli estremi confini della Terra, dalle periferie estreme non solo in senso geografico ma anche in senso sociale, economico, culturale. In questo senso, la Giornata per la carità del Papa assume un valore e un significato del tutto particolari, perché sentiamo di essere, attraverso di lui, come sempre, ma oggi più che mai, collegati con i più poveri, che sono anche i vicini. Sono quei lontani diventati vicini grazie alla presenza di questo testimone e di questo servitore del Vangelo come guida della Chiesa, come Pontefice.
D. – E’ anche importante sottolineare che ovunque ci sia bisogno, questo Obolo si fa concretezza …
R. – Ecco: concretezza significa opere per lo sviluppo del lavoro e della capacità di rendersi autonomi da parte, a volte, anche di piccole comunità nei posti più impensati; di sostegno al clero nel servizio in strutture di carattere educativo e sanitario. Sono certamente cose ben concrete che hanno di specifico però l’essere portati all’attenzione da uno che guarda tutti, e che altrimenti rimarrebbero privi di una considerazione e di conoscenza. Quindi sono senz’altro opere molto concrete che hanno spesso la consistenza, la materialità di comunità, di famiglie, di gruppi sociali che attingono ad una fonte d’acqua, ad un’azienda agricola, ad una struttura che consente a volte a piccole realtà di sopravvivere, di produrre lavoro, di permettere a comunità di andare avanti. Senza dubbio, bisogna avere questa visione molto concreta dell’iniziativa che oggi promuoviamo e che il Papa permette di realizzare con la sua rete che si serve delle Conferenze episcopali, delle nunziature, per raggiungere i posti più lontani e più remoti della terra.
D. – Vuole fare un appello per la raccolta di quest’anno?
R. – Io vorrei formulare l’appello in questi termini: si è tentati forse, di questi tempi, di essere preoccupati per la crisi economica e per le difficoltà che attraversiamo nel nostro Paese dove tanta gente pure si impoverisce, e questo può portare erroneamente a ritenere meno importante e meno urgente questo servizio, questo compito. Io vorrei dire – lo dico a lei, lo dico ai miei confratelli, lo dico a tutti – che, proprio perché c’è un impoverimento generale a causa della crisi economica, la generosità rivolta, in questo caso, fino agli estremi confini della terra, deve essere – se possibile – maggiore, perché se noi abbiamo difficoltà per un impoverimento generalizzato, altrove le difficoltà si moltiplicano, si intensificano, fino a mettere a repentaglio. E oltretutto, la generosità che noi possiamo dare nei confronti dei lontani, sicuramente si moltiplicherà in possibilità ancora maggiori per noi. Per cui, non chiudere il cuore, ma aprirlo ancora di più, proprio in un momento di difficoltà, perché solo allargando il cuore alla solidarietà si crescerà tutti e si supererà tutti ancora meglio la crisi in cui ci troviamo.
Egitto: opposizione in piazza contro Morsi. Il presidente: "Non mi dimetto"
◊ Il presidente egiziano Morsi non rassegnerà le dimissioni nonostante le proteste dell’opposizione, che proseguono ormai da diversi giorni. È lo stesso capo di Stato ad affermarlo in un’intervista al quotidiano britannico “The Guardian”, proprio mentre oggi, nell’anniversario del suo insediamento, l’appello a manifestare lanciato dal movimento detto dei ‘Ribelli’ ha raccolto numerose adesioni. Il servizio di Davide Maggiore:
“Ci possono essere dimostrazioni, ma non si può mettere in discussione la legittimità di un presidente democraticamente eletto”. È la risposta di Morsi alle proteste annunciate in tutto il Paese e soprattutto agli otto cortei che oggi, al Cairo, puntano a convergere sul palazzo presidenziale e su piazza Tahrir, dove si sono radunate migliaia di persone. “Se cambiassimo qualcuno eletto secondo la legittimità costituzionale ci sarà chi si opporrà anche al nuovo presidente e una settimana o un mese dopo chiederanno anche a lui di dimettersi”, ha proseguito il capo dello Stato. Anche i sostenitori di Morsi sono in piazza, e di fronte al timore di scontri si sono moltiplicati gli appelli alla pace. Al-Azhar, la più importante istituzione religiosa dell’islam sunnita, ha chiesto a tutti di “evitare la violenza” e così ha fatto anche l’ex candidato presidenziale d’opposizione Hamdeen Sabbahi, che pure sostiene le proteste. “Il pacifismo è la nostra arma”, ha ricordato Sabbahi, condannando le recenti aggressioni contro alcune sedi dei Fratelli Musulmani, movimento a cui aderisce Morsi. Il presidente, da parte sua, ha attribuito questi disordini a elementi del “vecchio regime” di Mubarak. Nell’ultima settimana, gli scontri tra oppositori e sostenitori di Morsi hanno fatto 8 vittime.
Ue a 28 membri: domani l’ingresso della Croazia e la presidenza della Lituania
◊ Da domani, primo luglio, la presidenza di turno dell’Unione Europea è affidata alla Lituania, Paese dell’Est europeo che, dopo un forte declino nel 2009, dal 2010 ha ripreso a crescere e ora rappresenta una delle migliori economie dell'Ue. Inoltre, con l’adesione a tutti gli effetti della Croazia, l’Unione Europea conta ora 28 Paesi membri. Della presidenza lituana e del contributo della Croazia all'Ue, Fausta Speranza ha parlato con padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea:
R. - La Lituania diventa presidente dell'Unione Europea e in questi sei mesi anche la Conferenza episcopale della Lituania sarà coinvolta in modo più stretto nel lavoro della Comece. Quest’anno, l’arcivescovo di Vilnius ha pronunciato l’omelia alla Messa per l’Europa che è stata celebrata dall’arcivescovo di Bruxelles. Speriamo di ricevere in visita a Bruxelles i diversi vescovi della Lituania, per conoscere meglio il mondo dell’Unione Europea a livello politico, sociale e anche questa presenza ecclesiale.
D. - Che cosa la Lituania può dare come contributo specifico nell’equilibrio europeo?
R. - È un Paese che nel passato recente ha vissuto un’esperienza difficile e che sperimenta da venti anni l’indipendenza nonché l’enorme influenza dell’Occidente. Per quanto riguarda l’apertura del mercato, sono tanti i cittadini lituani che vanno a lavorare all’estero. Il problema della migrazione, il grande cambiamento culturale nato da questa esperienza di guardare all’Ovest piuttosto che all’Est, come accadeva nei tempi passati, ha portato a quella che gli inglesi chiamano U-turn, un cambiamento di 180 gradi anche per quanto riguarda l’orientamento politico.
D. - Guardiamo all'area balcanica. A questo punto la Croazia fa parte a tutti gli effetti dell’Unione Europea. Quale può essere lo specifico della Croazia in Europa?
R. - La Croazia è un Paese in più, un Paese che tanti europei conoscono bene come piacevole destinazione turistica. Ma sanno anche che il popolo di questo Paese esce da una sofferenza enorme. Questo è un momento di riconoscimento di un popolo nuovo che accogliamo nella nostra grande famiglia. La Croazia ci porta il sole e, speriamo, l’entusiasmo di diventare membri. Questo riconoscimento molto importante da parte della grande famiglia al nuovo membro aumenta un po’ l’autostima del Paese, e noi speriamo che questa esperienza - anche se il Paese entra nell'Unione europea in un momento di crisi - sarà per i nuovi cittadini della Croazia un’esperienza positiva.
D. - La Croazia ci ricorda purtroppo la guerra terribile nei Balcani, così recente e così vicina, proprio alle porte del cuore dell’Europa. Adesso l’ingresso a pieno regime nell’Unione Europea può significare davvero una fase di risanamento, di riconciliazione per quest'area?
R. - Speriamo, perché ci sono altri Paesi dei Balcani che si trovano diciamo “in sala d’attesa”, anche se i tempi di attesa sono più lunghi. La Serbia ha già iniziato il processo per entrare nell’Unione cosciente del fatto che i tempi saranno piuttosto lunghi. L’entrata della Croazia può dare speranza ad altri candidati, ma non dobbiamo dimenticare che l’Unione Europea stessa è in una crisi economica, che ha dei grandi effetti a livello sociale. Forse dobbiamo rallentare un po’ questo processo di incorporazione di nuovi membri. Ma io non sono un politico, per quanto mi riguarda vivo nella speranza di un’Europa migliore.
Appello dell'Oxfam: i Paesi del G8 si impegnino contro il "land grabbing"
◊ Tra i temi affrontati durante l'ultimo G8 anche quello del land grabbing, l’acquisizione di terra su larga scala da parte di Stati e di grandi imprese in Paesi poveri a scapito delle popolazioni che le abitano e le coltivano. L’impegno del G8, al termine del vertice, è stato di migliorare la trasparenza negli investimenti fondiari, stabilendo partenariati coi Paesi in via di sviluppo per attuare le linee guida stabilite dall’Onu. Lucas Duran ha raccolto in proposito la testimonianza di Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam Italia, una delle organizzazioni più attive nella lotta contro il land grabbing:
R. – Il land grabbing è un’acquisizione di terra su larga scala; una compravendita di terra da parte di Stati o imprese globali, che però è condotta in spregio dei diritti umani di chi quella terra la abita e di chi quella terra la coltiva. Tecnicamente si chiama proprio “accaparramento di terre” per simboleggiare una terra che non è semplicemente comprata, ma è rubata da sotto i piedi a chi la abita. Dal 2008 in poi il land grabbing è una pratica che è sempre di più all’ordine del giorno in alcuni Paesi in via di sviluppo. La terra, infatti, è diventata sempre più scarsa e un bene sempre più prezioso, che aumenta il proprio valore e che quindi diventa un "oro verde", che fa gola a troppi e che spesso non è tutelato da leggi che lo mettano al sicuro.
D. – Perché combattere il land grabbing significa anche andare incontro agli Obiettivi del millennio, in scadenza nel 2015?
R. – Gli Obiettivi del millennio non potranno mai essere raggiunti senza regole certe che rispettino i diritti umani dei cittadini. Oxfam chiede proprio che le comunità del mondo possano avere il diritto di coltivare e vivere sulla loro terra e, quindi, combattere fame e povertà tramite il proprio lavoro. Ed è per questo che cerchiamo di tutelare il diritto delle persone a vivere su quella terra e a non essere scacciati.
D. – Come giudica Oxfam i risultati del G8 ?
R. – Quest’anno il G8 ha messo per la prima volta in agenda il tema della terra e dei diritti sulla terra. Il bilancio di questo G8 è abbastanza incoraggiante. Gli "otto grandi" vogliono lavorare affinché le linee guida dell’Onu sul possesso di terra e sulla compravendita responsabile siano rispettate. Tuttavia, c’è ancora molto da fare. In particolare, il G8 deve chiedere alle imprese degli otto Paesi che operano di rispettare veramente il diritto alla terra delle comunità, per fare in modo che venga posto fine una volta per tutte alla pratica appunto del land grabbing.
D. – Quali sono le iniziative che prevedete per mantenere la pressione adeguata, perché le proposizioni fatte al termine del G8 dagli stessi leader vengano mantenute?
R. – Oxfam ha costituito con oltre 200 organizzazioni in Gran Bretagna la campagna “Enough food IF”, che chiede maggiore trasparenza nelle compravendite di terre. Questa campagna ha ottenuto già qualche risultato e l’idea è che questa continui non solo nel Regno Unito, ma anche dialogando con altri Paesi del mondo.
Concluso a Trento il Forum dell'informazione cattolica per la salvaguardia del Creato
◊ Rinsaldare le reti sociali e spirituali è funzionale alla costruzione di un modello economico che salvi la persona dal primato della finanza e della speculazione. Con questo obiettivo si sono conclusi, ieri, a Trento i lavori del X Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato. Un appuntamento organizzato da Greenaccord Onlus in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e l’arcidiocesi locale, che in tre giorni di sessioni e confronti, davanti a oltre cento giornalisti della stampa locale e nazionale, ha cercato di indagare sul ruolo delle reti come strumento di tutela e di servizio del territorio. Il servizio di Marina Tomarro:
La montagna come contenitore di molteplici reti di trasposto, reti di informazione e commerciali, percorsi di guerra oppure spirituali, verso luoghi di pellegrinaggio. Alcuni esistono ancora, altri sono solo segni della storia dell’uomo, che però bisogna conservare. Questo l’appello finale dei cento giornalisti che hanno partecipato al X Forum dell’informazione cattolica. Il commento di Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord:
“La montagna è un luogo privilegiato per riconoscere i segni lasciati da questa coevoluzione collaborativa tra uomo e natura, e anche le nuove reti – pensando ad un patto da rinnovare con la natura – sono strumenti molto importanti per alimentare un nuovo percorso di collaborazione tra uomo e natura. Quindi parliamo di reti di informazione, reti di trasmissione di esperienze, di dati e anche di nuove soluzioni e nuove tecnologie, di tutto ciò che dovrà accompagnarci nel futuro per trovare soluzioni nuove e più articolate per poter continuare a produrre benessere. Le reti moderne insieme alle reti antiche ci consentono di trovare la via per un futuro migliore”.
E tutti siamo chiamati a rispettare e custodire le bellezze del Creato come dono offerto da Dio all’uomo. La riflessione di mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:
“Il credente, innanzitutto, deve guardare al Creato con gli occhi di Dio, deve coltivare nei confronti del Creato quell’atteggiamento che coltivò San Francesco d’Assisi il quale considerava l’acqua una sorella, considerava gli elementi naturali come fraterni … Questo per dire che dobbiamo considerarli come quelle realtà che sono state messe a nostra disposizione da Dio perché ce ne potessimo servire per la nostra crescita umana e perché possano servire anche a quelli che verranno dopo di noi: c’è un rapporto stretto, dato dalla fisicità, dato dall’aspetto biologico dell’esistenza umana, con l’ambiente naturale”.
E le montagne, in particolare le Dolomiti, sono state molto amate da due Pontefici: il Beato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il ricordo di Enrico Franco, direttore del Corriere Trentino.
“Entrambi i Papi hanno frequentato la nostra regione: Wojtyla più il Trentino, il cardinale Ratzinger più l’Alto Adige-Südtirol, proprio per le bellezze del Creato, e questo l’hanno sempre detto e sottolineato. Papa Wojtyla, celebrando la Messa alle sei del mattino nel rifugio alle Lobbie sull’Adamello, disse: ‘La grandiosità di queste montagne ci parla di Dio’. Ratzinger parlava spesso, rifletteva spesso proprio sul Creato. Io direi che il monito che hanno lasciato questi due Papi alla Regione è: 'Le montagne sono qualcosa da vivere, ma da rispettare. Da rispettare appunto perché la natura di parla di Dio'”.
◊ “A voi, artisti che siete innamorati della bellezza, la Chiesa dice: se voi siete gli amici della vera arte, voi siete nostri amici!”: così scriveva Paolo VI nel messaggio a poeti e uomini di lettere, pittori, scultori, architetti, musicisti, gente di teatro e cineasti, a conclusione del Concilio Vaticano II. “La bellezza, come la verità - spiegava - è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione”. A ricordare la profondità degli insegnamenti di Paolo VI, a 50 anni dal 21 giugno del 1963 in cui veniva eletto Papa, è stato in questi giorni Papa Francesco. Tra le iniziative per l’anniversario, c’è la mostra dell’opera grafica del maestro Luigi De Mitri esposta alla Libreria Internazionale Paolo VI a Roma. Sul rapporto tra Papa Montini e gli artisti, Fausta Speranza ha intervistato il cardinale Raffaele Farina, Bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa e presidente della Commissione referente sullo Ior voluta da Papa Francesco:
R. – Il messaggio agli artisti di Paolo VI è un messaggio universale. Ha richiamato a ciò che è nella natura stessa del cristianesimo e soprattutto del cattolicesimo. Quando la gente arriva a via della Conciliazione, mano a mano che procede verso questa grande piazza, non solo riceve un messaggio religioso, un messaggio di cattolicità, ma anche di arte, perché queste due cose stanno insieme. Paolo VI, in questa descrizione della bellezza, ha voluto dare anche una definizione della continuità, della congruità del cattolicesimo con l’arte e con la bellezza, e ha voluto richiamare gli artisti a questo rapporto intimo che c’è. Lui stesso, la sua istruzione personale, la sua preparazione religiosa, direi anche quella scientifica, il suo modo di fare esprimono tutto ciò… Rileggendo i suoi scritti su questo argomento ma anche su qualsiasi altro argomento, si vede come lui fosse curato nella preparazione. Il quadro di De Mitri esposto in questo anniversario è impressionante: in uno spazio abbastanza ridotto lui ha inserito tantissime cose che definiscono la figura di questo Papa.
D. – Papa Francesco in questi giorni ha ricordato che Paolo VI ha espresso in maniera particolare l’amore per Gesù, l’amore per la Chiesa e l’amore per l’uomo. La Chiesa ha fondamento nell’attenzione all’uomo. Ma oggi, in particolare, come si può dialogare con quest’uomo contemporaneo un po’ lontano, almeno apparentemente, dalla trascendenza?
R. – Papa Francesco ci sta dando una lezione di come si fa, in maniera visiva: come Gesù, Papa Francesco si offre alla gente. Questo è un modo di fare che si trasmette agli altri in una maniera visiva, di grande sensibilità. Esprime proprio questo messaggio in maniera diretta. E’ una cosa fuori dall’ordinario. Ogni Papa ha un modo di fare, un modo diverso per entrare nei cuori della gente. Anche Paolo VI, che non sembrava molto comunicativo, se lo si incontrava personalmente si leggeva nei suoi occhi tutto quello che sentiva: si percepiva un cuore di una grandezza straordinaria, impressionante.
D. – Paolo VI incoraggiava gli artisti e incoraggiava anche la gente semplice ad avvicinarsi all’arte per arrivare alla bellezza…
R. – Sì, perché proprio uno dei compiti dell’artista è quello di comunicare, di mettere in comunicazione - tramite questa loro arte - l’uomo con concetti superiori di tipo culturale, di tipo artistico. E si può parlare di tutte le arti, alcune in maniera particolare come la musica per esempio, ma anche la scultura, la pittura. E’ una comunicazione anche con gli altri, anche se apparentemente ognuno riceve un messaggio diverso dall’altro, e una comunicazione con Dio, poi in definitiva. Non c’è niente di più educativo dell’arte, la musica, e le arti più diffuse, più facilmente accessibili, comunicative, non sono veicolo solo di istruzione ma lo sono anche di formazione dell’uomo ad un Essere superiore.
“I laici e la Chiesa”: il nuovo libro del sociologo Luca Diotallevi
◊ “I laici e la Chiesa. Caduti i bastioni”: è il titolo del nuovo libro del sociologo Luca Diotallevi, edito dalla Editrice Morcelliana. Il libro si sofferma sulle sfide e difficoltà del ministero presbiteriale nel mondo contemporaneo e sulla vicenda del laicato cattolico italiano. “Una disamina lucida e a tratti tagliente – scrive Enzo Bianchi nella prefazione – che non sfocia mai in cinismo o rassegnazione”. Nel libro, si parla inoltre dell’esperienza delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, di cui Diotallevi è vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore. Al microfono di Alessandro Gisotti, Luca Diotallevi si sofferma sulle premesse che hanno dato vita a questa sua nuova opera:
R. – Io di mestiere faccio il sociologo e destò in me un grande stupore trovare in un classico della teologia, come von Balthasar, un’interpretazione lucidissima della crisi di un certo mondo, che lui percepì negli anni Cinquanta. A metà anni Settanta, commentando i frutti positivi del Concilio, Ratzinger si rifece a questa analisi; l’analisi di von Balthasar aveva per titolo “Abbattere i bastioni”, la riflessione di Ratzinger culminava con questa domanda: “I bastioni – hai ragione tu – sono caduti”, rivolgendosi al suo più anziano collega, “i bastioni sono caduti: e adesso?”. Ecco: il libro è un tentativo di contribuire a questa grande domanda che tutti noi abbiamo di fronte, perché ce l’ha posta il Concilio e ce l’ha posta Paolo VI; un contributo al tentativo di rispondere alla domanda: che succede, dopo che sono caduti i bastioni?
D. – Pagine importanti del libro sono dedicate all’apostolato dei laici, che - viene specificato - non è la pastorale dei laici: una riflessione al riguardo …
R. – In momenti di grandi difficoltà, come quelli attraversati da tutta la nostra società negli anni Settanta, Ottanta e così via, la Chiesa, secondo me, ha spesso risposto con paura: la paura è stata il clericalismo – sentiamo le cose dure che del clericalismo ha detto in questi giorni anche Papa Bergoglio – e il clericalismo è stato offrire ai laici una "comoda prigione": quella di un’idea di Chiesa in cui tutto si riduce a pastorale. La pastorale come apostolato dei pastori è una cosa, ma l’apostolato dei laici è un’altra cosa: è il trattare con coraggio delle cose del mondo, cercando di ordinarle a Dio. E’ la differenza tra due luoghi molto importanti della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, in cui si dice che compito dei pastori è servire il popolo perché liberamente e ordinatamente segua il Signore; il compito dei laici è stare nella storia nella loro condizione secolare, e trattare delle cose del mondo. Questo lo devono fare seguendo l’insegnamento dei pastori, ma in coscienza assumendosi le proprie responsabilità.
Nei cinema italiani "Salvo", film sul vivere liberi dalla violenza
◊ Dopo il successo al Festival di Cannes, dove ha ricevuto il Grand Prix della Semaine de la Critique, è ora sui grandi schermi italiani "Salvo", l’opera prima di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Due protagonisti ai bordi della società civile scoprono drammaticamente il significato del vivere liberi dalla violenza che li condiziona e li opprime. Il servizio di Luca Pellegrini:
Occhi che non vedono la violenza, ma la percepiscono. Sono quelli di Rita, cieca dalla nascita. Subisce un trauma difficilmente sopportabile: il fratello opera nella malavita palermitana, città senza pace, un pomeriggio entra nella sua casa un killer spietato, Salvo, per un regolamento di conti. Nella colluttazione tra i due, il fratello muore. Ma gli occhi della ragazza guariscono, un miracolo avviene là dove non dovrebbe avvenire. Lei è costretta a vedere, Salvo è costretto a fare i conti con se stesso. Il primo film dei due giovani registi siciliani racconta un mondo, una società, delle anime alla deriva. Nato da un’esigenza che non è solo artistica, ma civile e morale, come conferma Fabio Grassadonia:
R. - Quando abbiamo deciso di raccontare questa storia, ci è sembrato naturale e necessario pensare ad una storia ambientata a Palermo, in Sicilia, che è il posto dal quale entrambi - sia io che Antonio - proveniamo e dal quale siamo andati via una quindicina di anni fa. Allora ci siamo interrogati su quel mondo e ci siamo chiesti se ci sia ancora la possibilità, un barlume di speranza, per una redenzione.
D. - Palermo, un mondo dove la libertà è pericolosa. Che si acquista, come succede a Rita e Salvo, a caro prezzo.
R. - Per raccontare la storia è stato molto importante definire il mondo nel quale questa storia sarebbe dovuta accadere. Il mondo dal quale proveniamo è un mondo che, da sempre, genera e forma delle figure di oppressori: allora noi abbiamo pensato a queste due figure solitarie, queste due figure di ciechi, in modo differente, che nell’incontro e nello scontro generano la possibilità della libertà, che è una possibilità che devi costruire, che è faticosa e che ti porta ad assumere dei rischi. Ed è una possibilità che il mondo, al quale queste due figure appartengono, cerca di soffocare.
D. - Il miracolo, nel vostro film, è avulso da ogni contesto religioso, ma incide profondamente nell’anima dei due protagonisti...
R. - In realtà lo abbiamo pensato proprio come un miracolo, nel senso che ci siamo posti la domanda: un miracolo, in una terra dove miracoli non accadono, può accadere? Cosa deve accadere? Volevamo che dall’incontro di queste due "anime morte" si generasse la scintilla di una vita, di una vita morale, di una vita che però può sorgere, può strutturarsi e può maturare solo nella relazione con l’altro. E’ solo in questa relazione che tu puoi anche definire te stesso e puoi dare una tua identità da vivente a te stesso e alla tua vita: una dignità! E’ questo il senso del nostro miracolo nel film.
Il card. Caffarra a Bologna ancora due anni: gratitudine al Papa per gesto di stima
◊ Il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, esprime gratitudine al Papa che gli ha chiesto di rimanere alla guida dell’arcidiocesi ancora per due anni. Il 26 maggio scorso, informa un comunicato dell’arcidiocesi di Bologna, in conformità al Can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico - ovvero per sopraggiunti limiti d’età - il cardinale Carlo Caffarra ha presentato a Papa Francesco la sua rinuncia all’ufficio di arcivescovo metropolita di Bologna. La Nunziatura Apostolica in Italia, riferisce la nota pubblicata ieri, ha comunicato il 14 giugno scorso al cardinale Caffarra che “è volontà del Santo Padre Francesco che continui ancora per due anni il suo ministero episcopale a Bologna”. Il cardinale Carlo Caffarra, conclude la nota, “esprime gratitudine al Santo Padre Francesco per questo gesto di stima”, e “si raccomanda ora più che mai alle preghiere dei fedeli, perché il suo servizio pastorale possa continuare con sempre maggiore dedizione”. (A.G.)
L'arcivescovo di Tokyo: proteggere la dignità dell'uomo per affermare la pace
◊ "Proteggere la dignità dell'uomo per affermare la pace": è il cuore del messaggio firmato dall'arcivescovo di Tokyo, mons. Peter Takeo, in vista dei Dieci giorni per la Pace che come ogni anno il Giappone celebrerà dal 6 al 15 agosto. Come riporta AsiaNews, il presule ricorda nel testo il 50.mo anniversario dell’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII. L’Enciclica, nota mons. Takeo, “pone l'accento sull'idea secondo cui la pace può essere realizzata solo quando lo sviluppo dell'uomo si appoggia sulla costituzione di una società in cui le persone possono vivere la propria vita in modo umano”. “Le fondamenta della pace – scrive inoltre l’arcivescovo di Tokyo riferendosi al documento pontificio - poggiano sulla protezione della dignità e dei diritti dell'uomo”. Un messaggio che resta importante per la società moderna, spiega mons. Takeo. Il presule fa riferimento anche a questioni d’attualità per la società giapponese, come la possibile riforma dell’articolo 9 della Costituzione, che attualmente prevede che il Paese non possa avere un esercito offensivo. “L'articolo 9 – scrive mons. Takeo - è un tesoro mondiale del quale il Giappone è orgoglioso”. Il vescovo si sofferma anche sullo status del territorio di Okinawa e delle isole Amami e Ogasawara. “In quanto fedeli e cittadini dobbiamo trasportare sul piano della politica la nostra fede nella via della pace", conclude mons. Takeo, “impariamo l'insegnamento della Chiesa, preghiamo regolarmente ed esercitiamo i nostri diritti e doveri in quanto cittadini in linea con la nostra coscienza”. (D.M.)
Datagate: l'Ue chiede chiarimenti a Washington dopo le ultime rivelazioni
◊ Il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ha chiesto in un comunicato chiarimenti agli Stati Uniti sulle nuove accuse di spionaggio nei confronti di Washington, riportate da "Der Spiegel". Il settimanale tedesco, basandosi su documenti ottenuti grazie all’ex analista americano Edward Snowden, aveva parlato di un programma di spionaggio americano che avrebbe preso di mira anche la rappresentanza dell’Unione Europea a Washington e presso l’Onu. Il portavoce della Commissione europea ha riferito che l’organismo sta conducendo in merito “le necessarie investigazioni e i controlli”, senza ulteriori commenti. Intanto, il quotidiano britannico "Guardian" ha rimosso dal suo sito l’articolo che citava accordi conclusi da vari Paesi europei, tra cui Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, per il passaggio di dati personali ai servizi segreti statunitensi. Secondo il "Telegraph", giornale concorrente del "Guardian", la fonte di queste rivelazioni, Wayne Madsen, si sarebbe dimostrata inaffidabile già in passato. Continua infine l’incertezza sul futuro dello stesso Edward Snowden, bloccato a Mosca, ma che vorrebbe ottenere asilo politico in Ecuador. La soluzione della questione, ha detto oggi il presidente ecuadoregno Correa “è nelle mani delle autorità russe”, specificando che per richiedere asilo Snowden deve trovarsi sul territorio dell’Ecuador. (D.M.)
Obama annuncia un piano energetico per l'Africa
◊ Prosegue la visita in Africa del presidente statunitense Barack Obama. Dal Sudafrica, Obama ha annunciato il lancio di un piano per l’Africa da 7 miliardi di dollari. Denominato “Power Africa” il piano punta a utilizzare il potenziale energetico del continente per migliorare l’accesso all’elettricità, che a sud del Sahara manca ancora ad oltre due terzi della popolazione e all’85% degli abitanti delle zone rurali. E mentre dalla Casa Bianca è arrivato l’annuncio di un summit, che si terrà nel 2014, tra Obama e vari dirigenti di Paesi dell’Africa subsahariana, il presidente degli Stati Uniti si è spostato da Città del Capo a Robben Island, l’isola sulla quale fu incarcerato Nelson Mandela. Nella prigione, Obama visiterà la cella dove fu rinchiuso l’ex-presidente premio Nobel, che è ancora ricoverato in ospedale, in condizioni critiche ma stabili. (D.M.)
John Kerry conclude la sua missione in Medio Oriente
◊ Segnali contrastanti arrivano dal Medio Oriente, dove il segretario di Stato statunitense, John Kerry, conclude oggi la sua missione, dopo un nuovo incontro con il leader palestinese Mahmoud Abbas, il terzo in 72 ore. Tre sono stati anche, nei giorni scorsi, gli incontri con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che oggi, aprendo il consiglio dei ministri, si è detto pronto a “trattative subito” per arrivare ad un “accordo definitivo” con i palestinesi. Se questo sarà raggiunto, ha però specificato il premier, andrà sottoposto ad un referendum popolare in Israele. Il capo del governo israeliano, inoltre, ha affermato che il suo Paese non farà compromessi sulle questioni di sicurezza, né ha aperto alle richieste palestinesi di rilascio di prigionieri o di blocco della costruzione di insediamenti. E domani la municipalità di Gerusalemme dovrebbe appunto dare il via libera alla costruzione di 930 alloggi a Gerusalemme Est: lo riportano numerosi media israeliani, ma al momento non ci sono conferme da parte delle autorità. (D.M.)
Pakistan: strage in un mercato di Peshawar per un'autobomba
◊ Un’autobomba è esplosa alla periferia di Peshawar, in Pakistan, provocando almeno 16 morti, tra cui 3 bambini, e 28 feriti. L’obiettivo dell’attentato era probabilmente un convoglio della polizia, diretto nei distretti tribali, roccaforte dei talebani e di gruppi legati ad al-Qaeda. La maggior parte delle vittime, però, sono state civili, perché l’esplosione è avvenuta in un mercato, particolarmente affollato in quel momento. L’attacco è avvenuto all’indomani dell’arrivo in Pakistan del primo ministro britannico, David Cameron, che ha sottolineato la necessità di una risposta “energica e senza compromessi” contro il terrorismo. Una condanna dell’attentato è arrivata anche dal premier pakistano Nawaz Sharif, che ha anche ricordato come il suo Paese abbia pagato “il prezzo più pesante in materia di perdite umane e finanziarie”. (D.M.)
Camerun: appello della Caritas per i nigeriani in fuga da "Boko Haram"
◊ Continuano a cercare rifugio nel nord del Camerun, al confine con lo Stato nigeriano di Borno i cittadini della Nigeria costretti alla fuga dalle violenze del gruppo fondamentalista "Boko Haram". L’Osservatore Romano riferisce l’appello della Caritas locale: “Se nessuna azione sarà organizzata nelle prossime settimane, il rischio di una tragedia umanitaria sarà inevitabile”, riferiscono dalla diocesi di Maroua-Mokolo, dove, da circa un anno, sono iniziate ad arrivare famiglie, in prevalenza cristiane e animiste, spaventate dagli scontri in corso fra "Boko Haram" ed esercito. La situazione è diventata ancora più delicata nelle ultime settimane, al punto che, solo il 10 giugno, circa diecimila persone hanno oltrepassato il confine tra Nigeria e Camerun. Altre difficoltà potrebbero arrivare con l’inizio, ormai imminente, della stagione delle piogge. La Caritas sottolinea dunque la situazione delle quarantamila famiglie rifugiate nei distretti di Koza e Mayo e nel dipartimento di Mayo Sava. “Notiamo con rammarico — scrive in una lettera il referente della Caritas, Edouard Kaldapa — un completo silenzio riguardo alla condizione di queste popolazioni rifugiate”. “Questa situazione dura da più di un anno e né i media nazionali né quelli internazionali se ne sono occupati. Nessuno vuole correre il rischio di avvicinarsi a queste zone isolate dei monti Mandara e dell’Estremo-Nord, eppure i bisogni sono urgenti”, prosegue l’operatore umanitario. La Caritas, preoccupata in particolare per lo scarso accesso all’acqua e le condizioni igieniche precarie, fa appello ad una risposta rapida. “Il poco che queste persone hanno portato con sé — spiega Kaldapa — finirà presto. Stiamo entrando nella stagione delle piogge e questo è il momento di impegnarsi nei campi per raccogliere il necessario per sfamare le famiglie, ma senza terra a disposizione per i rifugiati sarà difficile”. L’atmosfera complessiva è di grande insicurezza: “malgrado la presenza di alcuni elementi del Battaglione di intervento rapido (le forze speciali dispiegate nella zona dal Governo camerunense), i rifugiati e la popolazione locale vivono nell’inquietudine”. (D.M.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 181