![]() | ![]() |

Sommario del 29/06/2013
◊ "Quando lasciamo prevalere la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra di inciampo". Così il Papa, questa mattina, celebrando nella Basilica Vaticana, in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni della Chiesa di Roma, una Messa durante la quale ha imposto il pallio a 35 nuovi metropoliti, 34 giunti a Roma più uno rimasto nella sua sede. Presente la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata dal Metropolita di Pergamo Ioannis che con il Pontefice ha pregato di fronte alla Tomba di Pietro. “Uniti nelle differenze: questa la strada di Gesù”, ha detto il Santo Padre. Il servizio è di Paolo Ondarza:
Segno di comunione con il vescovo di Roma e impegno ad essere strumenti di comunione. Il Pallio, insegna liturgica, simbolo della pecora smarrita e del Buon Pastore che dà la vita per il suo ovile, come da tradizione nel 29 giugno, nella festa dei Patroni della Chiesa di Roma, è stato posto quest'anno da Papa Francesco sulle spalle di 34 arcivescovi metropoliti provenienti da tutto il mondo. La loro presenza – ha notato il Santo Padre, citando il Concilio Vaticano II – è segno di comunione nella Chiesa, che non significa uniformità. La varietà infatti è una grande ricchezza:
"Una grande ricchezza che ci fa rivivere, in un certo modo, l’evento di Pentecoste: oggi, come allora, la fede della Chiesa parla in tutte le lingue e vuole unire i popoli in un’unica famiglia".
“La varietà – ha proseguito Papa Francesco – nella Chiesa si fonde sempre nell’armonia dell’unità, come un grande mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare l’unico grande disegno di Dio”:
"E questo deve spingere a superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa. Uniti nelle differenze: questa è la strada di Gesù! … il Sinodo dei Vescovi, in armonia con il primato. Dobbiamo andare per questa strada della sinodalità, crescere in armonia con il servizio del primato".
Il vescovo di Roma - ha detto il Papa - è chiamato a confermare nell’unità nella fede, e nell’amore. Guidato dall’icona evangelica della confessione di Pietro a Gesù, possibile perché donata dall’alto: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”, alla quale seguono le parole del Messia “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, Papa Francesco ha messo in guardia i cristiani e i ministri della Chiesa dal pericolo di pensare secondo la logica mondana:
"Quando Gesù parla della sua morte e Risurrezione, della strada di Dio che non corrisponde alla strada umana del potere, in Pietro riemergono la carne e il sangue: 'si mise a rimproverare il Signore: … questo non ti accadrà mai' (16,22). E Gesù ha una parola dura: 'Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo' (v. 23). Quando lasciamo prevalere i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra d’inciampo".
Sono poi le parole di Paolo, “ho combattuto la buona battaglia” ad ispirare la riflessione del Papa che scansa subito ogni equivoco: la battaglia condotta dall’Apostolo delle Genti non è quella delle armi umane che “purtroppo ancora insanguina il mondo”, ma quella del martirio:
"San Paolo ha un’unica arma: il messaggio di Cristo e il dono di tutta la sua vita per Cristo e per gli altri. Ed è proprio l’esporsi in prima persona, il lasciarsi consumare per il Vangelo, il farsi tutto a tutti, senza risparmiarsi, che lo ha reso credibile e ha edificato la Chiesa. Il Vescovo di Roma è chiamato a vivere e confermare in questo amore verso Cristo e verso tutti senza distinzioni, limiti e barriere".
Presenti alla messa la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, guidata dal metropolita Ionannis. Papa Francesco ha ringraziato per questo rinnovato gesto fraterno il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. La visita, che ieri ha visto l’udienza del Santo Padre ai partecipanti, si inserisce infatti nel tradizionale scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi apostoli Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea apostolo. Ulteriore presenza ecumenica, salutata dal Papa, il Thomanerchor, il Coro della Thomaskirche di Lipsia, la chiesa di Bach, che ha animato la liturgia.
Francesco all’Angelus: sempre e soltanto l’amore di Cristo manda avanti la Chiesa
◊ Dopo la Messa nella Basilica Vaticana, Papa Francesco si è affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico per la recita dell’Angelus. Ad attenderlo in Piazza San Pietro migliaia di fedeli e turisti di tutto il mondo. Il servizio di Roberta Gisotti:
“E’ sempre e soltanto l’amore di Cristo che genera la fede e che manda avanti la Chiesa”. Cosi Papa Francesco tornando a parlare del martirio di Pietro e Paolo, su cui si fonda la Chiesa di Roma, ricordando che tutto il Popolo di Dio è debitore dei due Apostoli “per il dono della fede”. Pietro è il primo “a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo greco-romano”, e la Provvidenza ha voluto che ambedue giungessero a Roma e qui versassero il sangue per la fede”:
“Per questo la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell’Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo!”.
Ha poi spiegato come Pietro, quando confessò la sua fede in Gesù, e Paolo che, prima era nemico dei cristiani, la diffuse, agirono “non per capacità umane”.
“Ecco l’esperienza della misericordia, del perdono di Dio in Gesù Cristo: questa è la Buona Notizia, il Vangelo che Pietro e Paolo hanno sperimentato in se stessi e per il quale hanno dato la vita. Misericordia, perdono; il Signore sempre ci perdona, il Signore ha misericordia, è misericordioso, ha un cuore misericordioso e ci aspetta sempre".
“Questa è la fede che Pietro e Paolo hanno ricevuto da Cristo e hanno trasmesso alla Chiesa.”
“Cari fratelli, che gioia credere in un Dio che è tutto amore, tutto grazia!”.
Francesco ha, quindi, ricordato l’apostolo Andrea, fratello di Simon Pietro, patrono del Patriarcato di Costantinopoli.
“Tutti insieme mandiamo il nostro saluto cordiale al Patriarca Bartolomeo I e preghiamo per lui e per quella Chiesa”.
E, dopo un’Ave Maria recitata tutti insieme per Bartolomeo I, il Papa ha chiesto di pregare per gli arcivescovi metropoliti di diverse Chiese del mondo, che hanno ricevuto il pallio, “segno di comunione di unità”, rivolgendo un pensiero speciale:
“Prego per tutte le loro comunità; in particolare incoraggio il popolo centroafricano, duramente provato, a camminare con fede e speranza".
Tweet del Papa: impariamo a “perdere la vita per Cristo” nella logica del dono
◊ “Impariamo a perdere la vita per Cristo, secondo la logica del dono, del sacrificio. Con Cristo non perdiamo nulla!”: è il tweet lanciato oggi sull’account Twitter di Papa Francesco, in 9 lingue, @pontifex.
Tensione in Egitto: si temono scontri nella manifestazione contro Morsi
◊ Atmosfera carica di tensione in Egitto alla vigilia della manifestazione convocata per domani dall’opposizione, riunita nel movimento "Tamarod", ad un anno dall’insediamento del presidente Morsi. Le violenze di questi giorni tra sostenitori ed antagonisti del capo dello Stato hanno provocato 7 morti e 616 feriti, tra le vittime anche un cittadino americano. Un’escalation che ha spinto gli Stati Uniti a far evacuare una parte del personale dell’ambasciata Al Cairo. Stamani il presidente Obama ha espresso preoccupazione ed ha fatto appello perché riprenda un “dialogo costruttivo” tra le parti rinunciando alla violenza. “Gli incidenti fanno suonare il campanello d'allarme di una catastrofe”: così al Azhar, la più importante istituzione religiosa del mondo sunnita. Cosa attendersi dunque dalla manifestazione di domani? Al microfono di Benedetta Capelli, il giornalista Paolo Gonzaga, esperto di questioni egiziane:
R. – Temo che domani ci saranno degli scontri e penso che incomincerà un lungo braccio di ferro. Il timore più grande, a mio avviso, è che poi ad un certo punto l’esercito decida di intervenire come ormai ha fatto capire che farebbe nel caso la situazione degenerasse, essendo rimasto comunque l’ultima istituzione in un Paese che ormai è in preda a convulsioni totali perché non c’è più un governo reale, c’è uno scontro tra gli stessi poteri … Lo stesso presidente Morsi è allo scontro con il potere giudiziario …
D. – L’esercito può essere il "terzo attore" nella lotta fra Fratellanza musulmana e "Tamarod"?
R. – Io penso di sì, perché ultimamente i segnali sono stati numerosi. Credo che l’esercito interverrà veramente solo all’ultimo momento, cioè solo nel momento in cui si rischiasse veramente il peggio.
D. – Secondo lei, il "Tamarod" ha la forza politica per imporsi come oppositore importante rispetto alla Fratellanza musulmana?
R. – Diciamo che i "Tamarod" hanno fatto le cose molto bene, sono molto organizzati; hanno fatto anche un piano coinvolgendo veramente un po’ tutte le opposizioni. Il "Tamarod" ha già presentato una sua road-map, facendosi forte proprio dell’esperienza della rivoluzione del 2011 in cui aveva fatto una serie di errori. Invece, adesso avrebbero una road-map che indicherebbe un primo ministro indipendente che farebbe un governo di tecnocrati il cui principale compito sarebbe di mettere a posto l’economia e adottare misure di politiche di giustizia sociale; e poi di formare – ecco, questa è la cosa importantissima – una nuova costituente per redigere una nuova Costituzione e avere elezioni presidenziali entro sei mesi, seguite poi da elezioni parlamentari supervisionate dai giudici e da osservatori internazionali, e quindi ripartire in questo modo.
D. – C’è consenso popolare intorno a loro? Perché le piazze sono piene, ma sono piene anche quelle della Fratellanza musulmana …
R. – Sì: bisogna dire che la situazione è cambiata molto a livello di supporto popolare rispetto ai Fratelli musulmani: i Fratelli musulmani hanno avuto sicuramente un’egemonia nell’opposizione a Mubarak e poi, subito dopo la rivoluzione, erano l’unico ente veramente forte; hanno avuto sicuramente un grandissimo supporto popolare che hanno anche tuttora, sia pure in parte. Purtroppo, Morsi ha perso molto con le politiche sbagliate che ha condotto. Abbiamo adesso nell’opposizione tante figure che appartenevano ai Fratelli musulmani, all’area più riformista, però i riformisti condannano pure i Fratelli musulmani per la svolta che hanno preso dicendo che non si tratta di una svolta coerente con la loro storia: la loro infatti è una svolta autoritaria. I Fratelli musulmani, infatti, sono diretti in questo momento da un gruppo di potere che non seguirebbe, in realtà, il vero spirito dei Fratelli musulmani, ma starebbe tendendo invece a idee un po’ più radicali. Sono molto, molto vicini ai salafiti, cosa che solitamente non fa parte della loro storia.
D. – Queste manifestazioni vengono convocate ad un anno dall’insediamento del presidente Morsi: che bilancio si può fare di questo primo anno che ha generato un grande malcontento?
R. – Morsi ha fatto molto bene nella prima parte, quando è riuscito a liberarsi dell’apparato militare più strettamente legato a Mubarak. Però ha fatto errori veramente molto, molto grossi. Poi soprattutto l’incapacità politica: avrebbe dovuto circondarsi di consiglieri politici seri; ha preso persone di cui lui ha fiducia ma che non hanno assolutamente nessuna competenza poi questo non avere accolto le istanze primarie della rivoluzione e quindi aver continuato con lo stesso sistema … Anche la firma con il Fondo monetario internazionale, la ricerca spasmodica di questo accordo, ha portato ad un certo tipo di politiche antipopolari che hanno chiaramente portato, poi, ad una maggiore polarizzazione ed anche ad un maggiore distacco sociale tra chi è più ricco e continua a diventare più ricco, e chi è più povero e invece nutriva aspettative dalla rivoluzione e che, dopo la rivoluzione, si è trovato ancora più povero.
◊ “Dall’Ecclesia in Europa all’anno della Fede”: questo il titolo dell’incontro annuale dei segretari generali del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) che si concluderà domani a Varsavia. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente nella capitale della Polonia, mons. Wojciech Polak, segretario generale della Conferenza Episcopale Polacca:
R. – Ci siamo incontrati soprattutto per riflettere sulla questione della Nuova evangelizzazione in Europa nell’arco di questi dieci anni che sono passati dall’Ecclesia in Europa, dopo il Sinodo sull’Europa, fino all’Anno della Fede. Stiamo guardando anche al futuro, non soltanto alle cose passate, pur sapendo che l’Europa oggi soffre diverse crisi: economica, di valori... Ci siamo resi conto anche, ascoltandoci gli uni con gli altri, che si tratta di una crisi abbastanza profonda. Ma non è uno scenario soltanto "scuro", vogliamo vedere anche i segni della speranza. Questo è molto importante. Dalla nostra realtà polacca abbiamo invitato sopratutto i movimenti della Nuova Evangelizzazione, il Consiglio per la nuova evangelizzazione della Conferenza episcopale polacca… Poi abbiamo parlato della difesa della famiglia nel dibattito pubblico che è stata guidata, anche in tempi e in condizioni molto difficili, dalla Conferenza episcopale francese.
D. - Come dialogare con l’uomo contemporaneo per la Nuova Evangelizzazione, oggi, proprio in tempi di crisi?
R. – Io penso che si debba vedere che nell’uomo di oggi, oltre le paure che vengono proprio da questa situazione di crisi, c’è sempre anche il desiderio di capire se stesso, di capire un senso più profondo. C’è la possibilità di accogliere l’uomo con tutte le sue angosce, con tutte le sue preoccupazioni ma anche con tutte le sue speranze. Vorremmo non soltanto dialogare con gruppi, con tutta la società, ma propriamente indirizzare il nostro messaggio a ogni uomo, che sta vivendo un tempo difficile, per scoprire il senso e la speranza che ci può portare anche l’annuncio del Vangelo.
D. – Il Vangelo è sempre lo stesso, quando parliamo di Nuova Evangelizzazione, deve essere nuova la modalità…
R. – Soprattutto si dice di pensare alle nuove condizioni: la prima cosa è che siamo nel mondo nuovo, diverso da quello che è passato. Poi, ci sono le nuove modalità, i mezzi attraverso i quali evangelizzare, ma anche un nuovo slancio. Questo è più importante: un nuovo coraggio di essere evangelizzatori nel mondo moderno, anche tramite la rete di Internet, la rete di facebook… Quindi usando i mezzi di comunicazione di oggi e non quelli del passato. Quindi, è lo stesso Vangelo, con la stessa forza, ma con un nuovo coraggio e un nuovo slancio.
Il sindaco di Roma, Marino: impegno per ultimi e periferie, presto l’incontro con il Papa
◊ Nella Festa dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, il nuovo sindaco della città, Ignazio Marino, ha rilasciato la sua prima intervista alla Radio Vaticana, soffermandosi in particolare sull’impegno comune della Chiesa e dell’amministrazione capitolina per i cittadini più deboli. L’intervista è stata realizzata da Luca Collodi e Alessandro Guarasci:
R. - La giornata è iniziata con un colloquio molto importante, relativo anche alla festa, perché questa mattina, alle 8, ho chiamato il Quirinale per fare personalmente gli auguri di buon compleanno a Giorgio Napolitano e il presidente ha ricambiato gli auguri, dicendo: “Anche io devo fare gli auguri, perché oggi è la Festa dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma, e quindi una festa importante per la città”. E' anche una festa consolidata nella memoria della nostra città, come consolidato è il forte e importante ricordo del martirio dei Santi Pietro e Paolo che viene, appunto, celebrato non solo come festa religiosa - in questa occasione nella Basilica di San Paolo, dal 28 al 30 giugno, si svolgeranno diverse celebrazioni religiose - ma è anche animata da manifestazioni più popolari, come giochi, musica, sport, proprio in ricordo dei nostri Santi Patroni.
D. - Come possiamo vedere il rapporto, in una città multietnica e socialmente avanzata come Roma, tra Chiesa e comunità civile?
R. - Roma è il centro della cristianità e quindi deve anche essere al servizio di tutti quei pellegrini che giungono nella nostra città da ogni luogo della terra. Tra qualche giorno avrò lo straordinario onore di un’udienza dal Santo Padre e certamente quello dell’accoglienza, del pellegrinaggio, dei viaggi che portano tante persone da ogni angolo del pianeta in questa città, anche per motivi religiosi, sarà uno degli argomenti che affronterò, perché credo che debba esserci maggiore cura al riguardo. Credo che Roma su questo debba avere un impegno preciso. E’ una responsabilità di carattere globale.
D. - All’Angelus di oggi, il Papa ha detto che “La Chiesa di Roma è fondata sul martirio e non sul potere”. Questa è una frase che merita un commento…
R. - Vorrei distinguere, almeno nella mia visione, che la parola “potere” deve essere considerata come un verbo - “potere fare”, “potere agire”, “potere migliorare”, “potere servire” - e non come un sostantivo, il sostantivo potere. Sono due concetti diversi. Spero di poter dimostrare insieme alla Giunta, fatta di persone competenti nelle diverse aree strategiche, che per noi “potere” non è un sostantivo, ma è un verbo al servizio della città.
D. - Lei ha visitato la mensa Caritas. Soprattutto nelle periferie di Roma, ma oggi anche in realtà del centro, vista la crisi la Chiesa offre un grande aiuto alle istituzioni pubbliche a sostegno dei più deboli e dei più poveri. E' una collaborazione, secondo lei, da continuare e da sviluppare?
R. - Non è solo una collaborazione da continuare e da sviluppare quella tra il mondo delle associazioni religiose, la Caritas e il servizio ai più deboli, ma deve essere anche valorizzata! Questa settimana, ad esempio, io ho voluto che venisse sbloccato tutto quell’insieme di permessi che garantiranno alla Caritas di avviare un nuovo centro di ospitalità, un nuovo dormitorio a Via Marsala. Insomma Comune, associazioni, chiese debbono darsi una mano e bisogna che si inizi proprio da coloro che sono rimasti indietro. Io non credo che Roma possa diventare una comunità, se non si dà valore alle funzioni di coloro che servono i più deboli e i più poveri. Roma diventerà una comunità - io ne sono certo! - proprio perché noi inizieremo a lavorare dalle periferie, da coloro che sono rimasti indietro.
◊ Dopo la felice esperienza dell'anno scorso, in cui le prediche sui sette vizi capitali hanno riscosso un interesse di pubblico eccezionale, quest'anno il "Festival dei Due Mondi" a Spoleto propone un nuovo ciclo di meditazioni dedicato alle Opere di misericordia spirituale. Sette appuntamenti da oggi al 13 luglio. Sull’importanza di riscoprire il significato di queste opere, Antonella Palermo ha intervistato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, che collabora alla realizzazione dell’iniziativa:
R. – La fede non è una teoria, la fede è l’incontro con una persona. Papa Francesco, qualche settimana fa, ci ha detto che dobbiamo essere capaci di sostenere la cultura dell’incontro, ma incontrando Gesù bisogna incontrare anche gli altri. Le opere di misericordia non sono altro che l’esigenza di dover esprimere la propria presenza nel mondo di oggi. Tante volte non si conoscono a livello intellettuale o a memoria però le incontriamo quotidianamente, non sono altro che espressione della nostra vita quotidiana che siamo chiamati nella fede a dover vivere in maniera differente, cioè a voler dare un significato e a realizzarlo perché Gesù ci ha detto che ogni qual volta facciamo questo a uno dei più piccoli lo abbiamo fatto a Lui.
D. – Lei aprirà il ciclo di prediche con un intervento su “Consigliare i dubbiosi”: qual è la sfida di chi dice di aver fede?
R. – In qualche modo dobbiamo diventare anche noi dubbiosi con i dubbiosi. Il dubbio va anche sostenuto. Il dubbio come tale non è un elemento negativo, il dubbio è il tentativo di voler conoscere sempre di più. Il tentativo come già sosteneva Sant’Agostino, contiene già in sé la verità se si dubita è perché si vuole tendere alla verità. Quindi il consiglio è farsi vicino alla persona che ricerca e in questo modo essere capaci di vivere di misericordia. La misericordia, come dice la parola stessa, è il cuore che prova pietà, che si impietosisce, è il cuore che vuole incontrare, condividere, partecipare anche all’altra persona. Quindi non è il porsi in una situazione di superiorità nel momento in cui si consiglia. Ma è il porsi come la persona amica che fa un tratto di strada insieme.
D. - Possiamo dire che due parole chiave che attraversano tutte le opere di misericordia sono umiltà e pazienza?
R. - Certamente. Davanti alla misericordia siamo chiamati realmente a vivere di umiltà perché troviamo dinanzi a noi l’atto supremo della misericordia di Dio, cioè la sua bontà, la sua tenerezza nei nostri confronti e dall’altra parte anche la pazienza che invece ci tocca in quel cammino quotidiano che ci fa comprendere quanto l’idea da raggiungere sia alta, sia importante, e però noi siamo sempre deboli. In questa debolezza abbiamo bisogno anche di fare i conti con noi stessi, con le nostre contraddizioni e i nostri limiti. Davanti alla misericordia di Dio ci vuole solo ed esclusivamente il desiderio, che non deve mai venire meno, di chiedere noi stessi aiuto.
"Camminando sulle orme dell'Esodo": un libro illustrato avvicina la Bibbia ai più piccoli
◊ “La Parola di Dio è un libro da vivere, non un museo”: così, mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, riassume il significato del libro “Camminando sulle orme dell’Esodo”, volume illustrato da Gianfranco Versiglioni, che si propone di avvicinare anche i più piccoli a queste pagine fondamentali dell’Antico Testamento. Dell’iniziativa ci parla Davide Maggiore:
“La Bibbia è scritta per tutti”, ricorda mons. Paglia, e con questo spirito le illustrazioni che ci conducono “sui passi dell’Esodo” ripercorrono le vicende del popolo di Dio. L’insediamento in Egitto, Mosè salvato dalle acque, la celebrazione della Pasqua, il passaggio del Mar Rosso: la rappresentazione di ogni episodio è accompagnata dal passo biblico a cui si riferisce e da un breve commento. Parlare dell’Esodo a bambini e ragazzi, spiega mons. Vincenzo Paglia, è mandare un messaggio a una società che oggi rischia di diventare sempre più individualista e chiusa in sé stessa. La riflessione del presidente del dicastero per la Famiglia:
"L’Esodo mostra come il Signore è intervenuto nella storia degli uomini scegliendosi questo popolo piccolo e schiavo del grande Egitto di allora, per renderlo testimone della sua misericordia. Poter narrare questo e poterlo narrare con delle immagini che toccano anche l’immaginazione e la comprensione dei ragazzi è quanto mai fondamentale, perché la fede va trasmessa fin dai primi anni della nostra vita".
Testimoniare la fede ai bambini, renderla accessibile anche a loro, è un compito importante per i genitori. I libri, dunque, possono essere strumenti preziosi per un’evangelizzazione che inizia grazie ai familiari. Ancora mons. Paglia:
"Io vorrei - proprio perché si tratta del libro dell’Esodo – riallacciarmi alla tradizione ebraica. Ancora oggi nella notte di Pasqua il bambino chiede al padre: 'Ma perché noi facciamo memoria di questo?' ed il padre inizia esattamente a raccontare l’Esodo. In questo senso, questo libro si ricollega a questa tradizione ebraica del figlio che chiede al padre, è il genitore che racconta ai figli le ragioni profonde che ci spingono ad affidarci a Dio, continuamente presente in mezzo a noi, in una storia lunga, durata 40 anni dalla schiavitù fino alla Terra Promessa. Poi è continuata ancora e continua ancora oggi!".
A Trento, il Forum dell'informazione cattolica per la salvaguardia del Creato
◊ Proseguono a Trento i lavori del X Forum dell’Informazione cattolica per la salvaguardia del Creato, organizzato dall’associazione Greenaccord Onlus in collaborazione con la provincia autonoma di Trento. L’incontro, che si concluderà questa sera, ha visto la partecipazione di oltre cento giornalisti provenienti da tutta Italia, che si sono confrontati sul Creato e sull’importanza delle vecchie e nuove vie di comunicazione per proteggere l’ambiente, in particolare quello montano, e i suoi abitanti. Il servizio di Marina Tomarro:
Riflettere sulle vecchie e nuove vie di comunicazione, capire che importanza hanno avuto sul progresso dell’umanità, e quale ruolo hanno svolto tra l’ambiente e il messaggio cristiano. Queste alcune tematiche affrontate nel X Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato. La riflessione di Mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento:
R. - Dio ci ha affidato il Creato, perché l’uomo lo custodisse e lo coltivasse. Noi abbiamo questo patrimonio, ma ne siamo solo amministratori, non proprietari. Oggi vediamo tante tecnologie disponibili; vediamo anche, però, tanti sfruttamenti immediati che rovinano, in realtà, il Creato come immagine che ispira e che per noi cristiani eleva anche al Creatore o comunque qualsiasi persona che rifletta. Vediamo l’immagine di Cristo, vediamo l’amore di Dio anche verso l’uomo in esso. Cerchiamo di mantenerlo nella sua bellezza.
D. - E quindi rispettare il Creato, vuol dire anche guardare avanti verso un futuro compatibile con l’ambiente...
R. - Ci sono delle leggi insite anche nel Creato, che non vanno rovinate. Non siamo padroni, nemmeno di queste leggi! Dobbiamo saperci, anche noi, adattare e non pensare di essere degli dei e di poter disporre del Creato come vorremmo, magari perché siamo capaci di mettere insieme dei computer super sofisticati, che sembrano quasi intelligenti… Ma sono sempre prodotto dell’intelletto umano.
E la montagna, con i suoi sentieri e percorsi e la sua storia millenaria, diventa metafora del cammino della vita dell’uomo. Il pensiero dello storico Franco Cardini:
“Io credo che l’essere umano ha trovato nella montagna una habitat ideale, proprio perché ha trovato nel vivere al contatto con la montagna un modello simbolico, ideale di quella che è la sua vita spirituale. Non a caso, quando noi vogliamo insegnare a qualche giovane a conseguire qualche risultato, noi gli diciamo 'Tu devi salire. Tu devi salire nella considerazione di te stesso, tu devi crescere nella considerazione degli altri. Tu devi salire, ascendendo i gradi del successo sociale'. Insomma l’idea del salire è sempre collegata a qualcosa di positivo, a qualcosa che in ultima analisi è sempre spirituale”.
E al Forum ha partecipato anche mons. Dario Viganò direttore del Centro Televisivo Vaticano:
R. - Quando pensiamo all’ambiente, non pensiamo a qualcosa che è contrapposto all’aspetto umano, all’antropizzazione; pensiamo piuttosto a un luogo che è stato reso umano, appunto, dall’opera creativa e dall’ingegno umano e per questo è stato reso vivibile. Quindi tutto questo ci richiama al fatto che umanità, cioè antropologia, e Creato sono aspetti, sono polarizzazioni di un’unica ellisse dentro cui si trova il grande progetto di Dio.
D. - Anche Papa Francesco ci parla spesso del Creato…
R. - Lo ha fatto addirittura durante la sua omelia all’inizio del ministero petrino. Ci ha richiamato tutti, non solo i cristiani - lui ha detto - alla custodia del Creato, cioè al bene, così com’é descritto dal Libro della Genesi, quel bene dove l’uomo, Dio e la natura trovavano assolutamente piena armonia e condivisione.
L'Antoniano di Bologna perde l'ultimo dei suoi fondatori, padre Berardo Rossi
◊ L’Antoniano di Bologna si sente un po' orfano: è morto, infatti, all’età di 91 anni padre Berardo Rossi, l’ultimo ancora in vita dei quattro fondatori dell’opera. Fu direttore della famosa istituzione francescana dal 1961 al 2000. Questa mattina nelle due chiese di Parma e Bologna rette dai Frati minori sono stati celebrati i funerali. Studioso, scrittore, giornalista, storico, critico d’arte, autore televisivo e radiofonico ha lasciato un grande vuoto in quanti hanno collaborato con lui in un’opera che divenne la sua missione di vita e in cui spese tutto se stesso. Amava dire “Non lavoriamo per l’Antoniano. Siamo dell’Antoniano”. Il servizio di Luca Tentori:
“Lo Zecchino d’oro” è una delle istituzioni nazionali: generazioni di piccoli e grandi sono affezionati alle note del “Piccolo coro” dell’Antoniano di Bologna. Televisione e radio hanno consacrato questa semplice manifestazione canora per bambini in un evento famoso e atteso, un pozzo prezioso dove pescare belle canzoni e ricordi, la colonna sonora di genitori e figli. Un’esperienza pionieristica negli anni ’60, ma curiosamente fu proprio padre Berardo Rossi il più contrario all’impresa, salvo poi diventare colui che più di ogni altro amò e curò la manifestazione. Padre Berardo si è spento ieri nel convento dei frati minori di Parma, dove si era ritirato nel 2003. Trasformò l’Antoniano in un vivace laboratorio di programmi per l’infanzia e la famiglia grazie ai suoi interessi culturali, alla capacità di vedere in prospettiva, di tenere i rapporti con le istituzioni, i musicisti, gli scrittori, i giornalisti e il suo stesso slancio artistico di autore. In molti ricordano la sua figura paterna e affettuosa, il suo modo di essere frate testimoniando il Vangelo in quel nuovo e particolare ambito.
Correva l’anno 1953 quando pose la prima pietra dell’Antoniano insieme ai confratelli padre Ernesto Caroli, padre Gabriele Adani e padre Benedetto Dalmastri. Il primo impegno fu per sfamare i poveri di una Bologna uscita malconcia dal secondo conflitto mondiale. Poi dal 1961 si aggiunse l’avventura dello “Zecchino d’oro” e la scelta del “Piccolo coro” con Mariele Ventre. Oggi la sua opera continua e il successore alla guida dell’Antoniano, padre Alessandro Caspoli, lo ricorda così:
“L’attenzione alla cultura, ai poveri e all’infanzia è stata l’espressione di come un francescano ha cercato di realizzare concretamente quale era lo spirito che Francesco gli ha insegnato, iniziando negli anni ’50 con i poveri della città e poi allargandosi a tutto il mondo della cultura. Lascia una grande professionalità, una grande dedizione e una grande passione per quello che faceva. Penso che questo sia quello che ha distinto l’Antoniano in questi decenni”.
Il commento al Vangelo della 13.ma Domenica del tempo ordinario
◊ Nella 13.ma Domenica “per annum” il Vangelo di Luca annuncia la “ferma decisione” di Gesù di incamminarsi verso il compimento della sua missione. Mentre dunque andava con i suoi discepoli per la strada, un tale gli disse:
"Ti seguirò ovunque tu vada".
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Secondo il Vangelo di Luca, Gesù, che ha portato a termine il suo ministero in Galilea, “indurisce il suo volto” per incamminarsi verso Gerusalemme. Secondo le parole del profeta Isaia, nel terzo canto del Servo, rende la sua faccia “dura come la pietra” (Is 50,7), per fare solo la volontà di Dio. E con questo volto “verso Gerusalemme, dove compirà la sua passione e il suo “essere elevato in alto”, il Signore non ha tempo per altro: è la fretta, l’impazienza propria del tempo di Dio. E così non c’è più tempo per “convincere” i Samaritani ad accoglierlo: se non lo vogliono ricevere, Egli si incammina verso un altro villaggio. Vedendolo così determinato, un tale gli dice: “Ti seguirò dovunque tu vada”. E Gesù a lui: “Le volpi hanno le loro tane…, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”, non c’è tempo per la comodità di una vita normale; ad un altro Gesù dice: “Seguimi”, ma questi non è pronto, vuole andare a seppellire suo padre: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annuncia il Regno di Dio”. Un terzo si offre di seguirlo, ma prima vorrebbe congedarsi da quelli di casa sua. La risposta di Gesù è tagliente: “Nessuno che mette mano all’aratro e si volge indietro è adatto per il Regno di Dio”. Nella missione di Cristo non c’è posto per mezze misure, per ripensamenti e rimpianti. Così, semplicemente, non si è “adatti” per il Regno di Dio. Dove questo “non essere adatti” non è un giudizio morale, ma una misura del cuore. La missione, infatti, parte dal cuore di Dio, ha la misura del cuore di Dio. E questa misura è l’amore, è la donazione completa di sé all’altro.
"Tutto si faccia tra voi nella carità": domani la Giornata per la Carità del Papa
◊ Si celebrerà domani l’annuale "Giornata per la Carità del Papa", con la consueta raccolta di offerte nelle chiese delle diocesi italiane, che costituiranno un contributo finanziario alle tante opere di carità che il Santo Padre realizza in tutto il mondo, in soccorso a quanti sono afflitti dalla povertà. L’iniziativa a Roma è stata annunciata dal cardinale vicario Agostino Vallini, che si è rivolto in particolare ai parroci affinché sensibilizzino i fedeli sul significato di questa giornata e l’importanza di parteciparvi, nonostante la persistente crisi economica: “Papa Francesco ha più volte ricordato ai cristiani che la solidarietà con i poveri è parte essenziale del Vangelo e tratto distintivo della fede – ha scritto nella sua lettera indirizzata alla diocesi – egli stesso è il primo testimone di come bisogna amare quanti si trovano in situazione di emergenza o fragilità”. A livello nazionale, il tema scelto dai vescovi per quest’anno è preso dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi: “Tutto si faccia tra voi nella carità”. In un’intervista all’agenzia Sir, mons. Tullio Poli, direttore dell’Ufficio Obolo di San Pietro per la Santa Sede che collabora alla raccolta con la diocesi di Roma, spiega il senso dell’evento: “Solidarietà senza confini e ministero petrino – sottolinea – solidarietà senza confini perché ha le dimensioni della Chiesa universale; ministero petrino perché si tratta di sostenere il Papa nella sua attività in favore delle situazioni più varie di povertà e bisogni morali”. Tra gli interventi che si sono potuti realizzare grazie ai fondi raccolti nel 2012, si ricorda il sostegno al rimpatrio dei rifugiati angolani dallo Zambia e dal Congo; l’aiuto alle famiglie colpite dalle inondazioni in Bangladesh; la costruzione di una scuola nella Repubblica Democratica del Congo; varie iniziative volte a contrastare l’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa; progetti di alfabetizzazione tecnico-informatica con i ragazzi “senza casta” dell’India; l’acquisto di un generatore elettrico destinato a una chiesa in costruzione in Iraq. (A cura di Roberta Barbi)
Obama in Sudafrica, non visiterà Mandela in ospedale
◊ È ufficialmente iniziata oggi la visita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in Sudafrica, dopo l’arrivo ieri sera a Pretoria accompagnato dalla moglie Michelle e dalle figlie Malia e Sasha. In mattinata, Obama ha incontrato il presidente sudafricano Jacob Zuma; nella conferenza stampa congiunta il presidente Obama ha voluto ricordare Mandela, definendolo un faro illuminante per il Sudafrica e per il mondo, "una fonte d'ispirazione personale per me e per tutto il mondo". Nel pomeriggio si recherà a Soweto, uno dei luoghi simbolo della resistenza contro l’apartheid, per parlare con gli studenti. Qui, fa sapere il consigliere aggiunto alla Sicurezza, Ben Rhodes, Obama parlerà dell’eredità che lascerà al Paese il premio Nobel per la Pace. A proposito del grande leader africano 94enne, ricoverato dall’8 giugno scorso in ospedale a causa di un’infezione polmonare e le cui condizioni continuano a essere gravi ma stabili, il presidente Obama ha detto che non andrà a trovarlo “in segno di rispetto per la sua serenità e della volontà della famiglia”. Tuttavia, Obama e la moglie Michelle, incontreranno i familiari di Mandela “per esprimere il proprio sostegno e preghiere in questo momento difficile”. La visita del presidente Usa in Sudafrica, inoltre, proseguirà domani a Robben Island, il carcere dove proprio Mandela è stato rinchiuso per 27 anni e dove ha probabilmente contratto l’infezione polmonare di cui soffre da tempo e che in questi giorni lo ha costretto in ospedale. (R.B.)
Gmg di Rio: anche i giovani sudanesi saranno presenti
◊ Saranno 18, due per ogni diocesi, i giovani sudanesi che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio di Janeiro, dal 23 al 28 luglio prossimi. A guidarli sarà padre Philip Bingo, coordinatore pastorale del segretariato della Conferenza episcopale sudanese che riunisce i vescovi del Sudan e del Sud Sudan, accompagnato da due agenti pastorali. Alla “Sudan Catholic Radio Network” (Scrn) la rete delle radio cattoliche sudanesi, padre Bingo ha confidato tutta la sua gioia di poter partecipare all’evento e incontrare Papa Francesco. “Il viaggio e l’iscrizione dei 18 giovani sudanesi – ha spiegato il sacerdote - è stato interamente finanziato dall’opera di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs)”. Prima di partire i pellegrini s’incontreranno a Juba con padre Bingo per organizzare la loro partecipazione alle varie celebrazioni della Gmg. Secondo il Comitato organizzatore di Rio 2013, sinora sono stati confermati 149 voli straordinari alla città brasiliana nella seconda metà di luglio. (L.Z.)
Bolivia: governo potrebbe emanare un decreto sulle migrazioni
◊ Sembra molto probabile che il prossimo 8 agosto il presidente boliviano Evo Morales emani il supremo decreto sulla cosiddetta “amnistia migratoria” che assieme alla legge sull’immigrazione dell’8 maggio scorso, costituiranno le maggiori fonti di diritto in materia di immigrazione per la Bolivia. I provvedimenti, inoltre, serviranno a disciplinare la situazione attuale del Paese, che registra molte situazioni precarie e di irregolarità. Alla stesura del testo, stanno contribuendo diversi enti governativi, associazioni attive nella realtà civile e anche la Chiesa cattolica attraverso una commissione creata ad hoc, della quale fa parte padre Aldo Pascualoto, rappresentante della Pastorale della mobilità umana a La Paz, che ha raccontato all’agenzia Fides quanto questa norma sia attesa dalla società boliviana: “Un testo fondamentale per il Paese”, lo ha definito, precisando che riuscirà a regolamentare la situazione di molti cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale. In particolare, uno dei punti importanti del decreto riguarda la possibilità per i bambini nati all’estero da cittadini boliviani, di ottenere la cittadinanza del loro Paese d’origine. Secondo i dati raccolti dalla Fides, in Bolivia vivono circa 90 mila stranieri regolari, ma ce ne sarebbero altri cinque-seimila irregolari, secondo l’Istituto nazionale delle migrazioni: la maggior parte arrivano dai Paesi confinanti come il Perù, l’Argentina il Brasile e il Messico. (R.B.)
A Seul nasce “Sogno”, centro salesiano per giovani in difficoltà
◊ Vivere l’esperienza di essere amati più che altrove, realizzare i propri sogni e crescere come cittadini onesti e buone persone: sono questi gli obiettivi principali che si pone il nuovo Centro per giovani in difficoltà inaugurato nei giorni scorsi a Seul, in Corea del Sud, e affidato alla gestione dei salesiani, da 60 anni impegnati nell’educazione giovanile nel Paese. Il centro si chiama “Sogno”, sorge nel distretto Gagnam-gu, simbolo del rapido sviluppo della Corea negli anni ’70 e ’80, e offre diverse attività come doposcuola, fine settimana organizzati, orientamento, attività di gruppo, consulenza, programmi educativi certificati e programmi scolastici alternativi, una casa d’accoglienza e un programma di educazione sessuale. Il progetto, fortemente voluto dalle autorità municipali, si avvale di una squadra di 20 laici qualificati nei vari ambiti della realtà giovanile. “Sappiamo molto bene che per lavorare con i giovani c’è bisogno di persone che li amino e sappiano condividere con loro”, ha detto il vicesindaco della città, Kim Sangbeom, ringraziando i salesiani all’inaugurazione, cui sono intervenute circa 400 persone tra rappresentanti comunali, membri della Famiglia Salesiana, giovani e animatori. “Vogliamo esprimere il nostro apprezzamento a ciascuno dei presenti che ci hanno incoraggiato a condividere la vita con i giovani bisognosi – ha detto don Joseph Na Hyengkuy, direttore del centro – con la nostra esperienza e la Rete salesiana lavoreremo insieme per i bisogni dei giovani della Corea”. (R.B.)
Napolitano compie 88 anni: messaggi di auguri da tutto il Paese
◊ Messaggi di auguri da tutta l'Italia sono arrivati al Quirinale in occasione dell’88.mo compleanno del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Tra i primi ad essere arrivati, quello via twitter del ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, e quello del presidente del Senato, Pietro Grasso, che del Capo dello Stato ha sottolineato il ruolo di “infaticabile difensore dell’unità nazionale e garante della nostra Costituzione”. “Accettando di proseguire per un secondo mandato – ha aggiunto Grasso – ha richiamato ancora una volta il Paese alle sue responsabilità, testimoniando ancora una volta quanto il bene collettivo sia il fine più alto della politica”. Sulla stessa linea anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che essendo anche il presidente dell’Emilia Romagna ha tenuto a esprimere “un sentimento di riconoscenza per la vicinanza che il Quirinale ha riservato alla regione colpita dal terremoto” lo scorso anno. (R.B.)
A Castel S. Angelo, la tradizionale "Girandola" dedicata quest'anno a Papa Francesco
◊ Esaltare la bellezza della fede e la vittoria gloriosa del bene sul male: è questo il significato spirituale della Girandola di Castel Sant’Angelo, il consueto spettacolo pirotecnico che da sei anni a questa parte è tornato a illuminare il cielo di Roma nella sera della solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città. L’appuntamento è quindi per questa sera alle 21.30 in uno dei punti panoramici dai quali si potrà godere dello spettacolo: da Ponte Sant’Angelo a Ponte Umberto I, dal Lungotevere Tor di Nona al lungotevere degli Altoviti. Quest’anno, inoltre, la Girandola è dedicata all’elezione di Papa Francesco e all’acquisto di macchinari speciali per il reparto neonatale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Dalle ore 17, inoltre, in piazza la cooperativa sociale “Ridere per vivere Lazio” organizzerà giochi e spettacoli per i più piccoli. Secondo la tradizione romana, la Girandola fu ideata da Michelangelo e perfezionata dal Bernini, ispirata alle eruzioni del vulcano Stromboli; per la prima volta si svolse nel 1481 per volontà di Papa Sisto IV e in seguito fu utilizzata in eventi come la Pasqua o l’incoronazione del nuovo Pontefice. Da un punto di vista religioso, lo spettacolo è ispirato al miracolo del 29 agosto del 590 a.C., quando Papa Gregorio Magno vide apparire sopra la Mole Adriana l’Arcangelo San Michele sfolgorante nell’atto di rinfoderare la spada, che annunciava l’imminente fine dell’epidemia di peste. Il giorno seguente la peste scomparve e da allora il mausoleo di Adriano fu noto come Castel Sant’Angelo. (R.B.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 180