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Sommario del 23/06/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Angelus. Il Papa: rifiutate i valori avariati, andate controcorrente e dite sì a Cristo con coraggio
  • Il Papa saluta i ragazzi del "Treno dei bambini". Per loro una festa nel cuore del Vaticano
  • Messa del Papa con i nunzi apostolici: Gesù ci chiede chi sia per noi, rispondiamo col cuore
  • Il Papa all'Associazione Santi Pietro e Paolo: carità e magnanimità sono le virtù del cristiano
  • Anno della Fede, concerto in Aula Paolo VI. Messaggio del Papa: pausa che eleva l'animo
  • Tweet del Papa: siamo peccatori ma non ipocriti. Gli ipocriti ignorano l'amore di Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: ancora morti in nuovi episodi di violenza a Damasco e Aleppo
  • Siria. Allarme Unesco per i siti storici patrimonio dell’umanità
  • L'Emilia ricorda la visita di Benedetto XVI a un anno dal sisma. Mons. Cavina: servono sacerdoti
  • Roma, concluso il decimo Simposio dei docenti universitari
  • Il senso della Messa in “Lettere tra cielo e terra”, un libro di don Ricardo Reyes
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Nuove proteste in varie città del Brasile, 25 feriti a Belo Horizonte
  • Turchia: nottata di scontri ad Istanbul, la polizia sgombera piazza Taksim
  • Monsone in India: si temono mille morti in Uttarakhand
  • Pakistan: attacco dei talebani, uccisi nove turisti stranieri
  • Grecia: possibile rimpasto di governo dopo l’uscita di Sinistra democratica
  • Tensione in Albania per le elezioni politiche: un morto in una sparatoria a un seggio
  • I vescovi inglesi: ingiusto privare del diritto di voto i detenuti condannati
  • Perù. La Fondazione Popolorum Progressio finanzierà 30 opere sociali nel Paese
  • Un mese alla Gmg di Rio. Il card. Ryłko: “Una cascata di luce e di speranza”
  • Filippine. I vescovi: la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria opinione, per il bene comune
  • In Rwanda un incontro per l’unità e la riconciliazione nazionale
  • Messico. Al via le trasmissioni di Radio Maria a Culiacán
  • Datagate: Snowden a Mosca in attesa di trasferirsi a Caracas
  • Il Papa e la Santa Sede



    Angelus. Il Papa: rifiutate i valori avariati, andate controcorrente e dite sì a Cristo con coraggio

    ◊   Abbiate il coraggio di andare controcorrente e di non farvi rubare la speranza da valori che fanno male come cibo avariato. È l’esortazione che Papa Francesco ha levato a gran voce all’Angelus di questa mattina, davanti a circa 80 mila fedeli radunati in piazza San Pietro sotto la finestra del suo studio. Il Papa ha ricordato i martiri che oggi, più che in passato, “pagano a caro prezzo” l’impegno per la verità e il Vangelo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Lo slancio di Papa Francesco è irrefrenabile e la gestualità e il tono di voce rendono bene, in modo “fisico”, il concetto espresso dalle parole: il Vangelo è una causa per donne e uomini impavidi, quelli che – ieri come oggi, e oggi sono più che ieri – non innestano la retromarcia se intravedono che la loro fedeltà a Cristo rischia di diventare pericolosa o addirittura fatale. Il mezzogiorno di Papa Francesco è un tuono che scuote gli altoparlanti di Piazza San Pietro e le coscienze, quando la sua voce si alza a ricordare quanti “uomini retti” preferiscano “andare controcorrente pur di non rinnegare la voce della coscienza, la voce della verità”:

    "Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati (...) questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!".

    L’applauso degli 80 mila sotto la finestra è quasi un riflesso automatico che incanala di ritorno l’energia accesa dal Papa. Che prende a modello S. Giovanni Battista, la cui festa liturgica è domani, e lo indica come un martire della verità al pari di tutti coloro che, dall’alba della Chiesa fin nelle pieghe della cronaca più attuale, hanno versato e versano il sangue per amore di Gesù:

    “In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti, - più che nei primi secoli – tanti martiri, che danno la propria vita per Cristo, che sono portati alla morte per non rinnegare Gesù Cristo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli”.

    Martiri anche di un “martirio quotidiano” il quale, ripete Papa Francesco, non sempre passa per il sangue ma più spesso per quella “logica di Gesù, la “logica del dono”, che fa compiere “il proprio dovere con amore”:

    “Quanti papà e mamme ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia! Pensiamo a questo: quanti sacerdoti, frati, suore svolgono con generosità il loro servizio per il regno di Dio! Quanti giovani rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani… Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quotidianità!”.

    Poi, l’ardore di Papa Francesco si placa e il suo parlare si adegua all’andamento più sommesso della recita dell’Angelus. Ma è solo una pausa prima dell’ultimo affondo, l’eco che vuole lasciare un solco perché nessuno dimentichi:

    “Ricordatevi bene: non abbiate paura di andare controcorrente! Siate coraggiosi! E così, come noi non vogliamo mangiare un pasto andato a male, non portiamo con noi questi valori che sono avariati e che rovinano la vita e tolgono la speranza. Avanti!”.

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    Il Papa saluta i ragazzi del "Treno dei bambini". Per loro una festa nel cuore del Vaticano

    ◊   Subito dopo la preghiera dell’Angelus Papa Francesco ha raggiunto stamani la Stazione ferroviaria vaticana per incontrare più di trecento bambini, provenienti da case famiglia, istituti, associazioni, arrivati poco prima con uno speciale treno, Frecciargento, partito da Milano. L’iniziativa, denominata ‘Il treno dei bambini, un viaggio attraverso la bellezza’, fa parte degli eventi riservati ai più piccoli nell’ambito del "Cortile dei Gentili", la struttura del Pontificio Consiglio della Cultura che promuove il dialogo con i non credenti. Sul treno c’era per noi Fabio Colagrande:

    “Tutti i bambini hanno bisogno di una grazia, ma questi forse più degli altri”. Questa battuta di un’educatrice che abbraccia un neonato, aspettando l’arrivo del Papa, rende bene lo stato d’animo che si respirava stamani alla Stazione Vaticana. Poi Francesco arriva, saluta il cardinale Ravasi e l’amministratore delle ferrovie Moretti e viene subito contornato da decine di piccoli passeggeri emozionati con cui instaura uno dei suoi abituali vivaci, dialoghi. Sembra un parroco che scherza con i suoi piccoli fedeli:

    "Papa Francesco: Grazie! Che bello! Che bello! Vi auguro una bella giornata…. Sarà un po’ calda…

    Bambini: Sì!

    Papa Francesco: Sì. Non avete paura del caldo, voi?

    Bambini: No! Per vedere te, no!"

    Il Papa si intrattiene per una mezz'ora con i piccoli ospiti della visita, s’informa sul viaggio, li ringrazia e si fa raccontare come trascorreranno le prossime ore in Vaticano. Il pranzo e i giochi nell’atrio dell’Aula Paolo VI, la visita ludico-didattica al colonnato di S. Pietro e poi la ripartenza per Milano. I bambini, che arrivano da diverse città italiane, ma sono delle nazionalità più varie, regalano al Pontefice i disegni e i lavoretti realizzati durante la prima fase del progetto, che prevedeva visite alla cattedrale della loro città, per conoscere l’arte e la storia attraverso il gioco. Una bimba di 13 anni, che ha viaggiato stringendo tra le braccia il suo bambino, dona al Papa un mazzo di fiori di camomilla, con una dedica speciale alla Vergine Maria.

    Il "Frecciargento", partito da Milano centrale alle 7.30 già carico di emozioni e aspettative, era giunto alla stazione Vaticana alle 11.10, dopo aver fatto tappa a Bologna e Firenze per far salire altri passeggeri, a loro volta accolti a Roma da altri bambini, per un totale di quasi 400, la maggior parte tra i 6 e i 10 anni, accompagnati da educatori, assistenti sociali e familiari.

    Aspettando il Papa, come durante il viaggio, si è ballato e giocato con Pulcinella, grazie agli artisti dell’Orchestra popolare italiana. Davvero una festa di piazza nel cuore dei silenziosi Giardini Vaticani. Sull’andamento del viaggio sentiamo Patrizia Martinez, la responsabile del "Cortile dei bambini", curatrice dell'iniziativa:

    R. - Siamo senza fiato e senza respiro, perché è stato magnifico! Si è sentita la musica, i bambini che salivo e si incontravano fra di loro. Un treno ad alta velocità di gioia e di entusiasmo.

    D. – I piccoli passeggeri come si sono comportati?

    R. – Benissimo. Veramente meravigliosamente bene! hanno disegnato, hanno ascoltato la musica, hanno cantato. Dei bimbi hanno anche suonato la fisarmonica… Sono stati veramente dei perfetti piccoli passeggeri.

    "Il Treno dei bambini", che per la prima volta nella storia ha portato dei visitatori alla stazione vaticana per salutare il Pontefice è stato dunque un viaggio assolutamente unico, come conferma l’amministratore delegato delle Ferrovie dello staro italiane, Mauro Moretti:

    R. – Questo è unico. Con tutti questi ragazzi e bambini a bordo, non era mai successo. Abbiamo avuto tanti personaggi, anche Papi e il presidente della Repubblica, ma questo credo sia la cosa più bella e più significativa, perché sono dei bambini – peraltro, a volte, con alcuni problemi – che possono avere una giornata di luce, di sole… Sono tutti impegnati a conoscersi fra di loro, a fare iniziative. Tutti tesi a vedere il Papa da vicino e anche questa è una bellissima cosa. E’ un treno – direi – quasi della speranza o della carità, non vorrei adesso entrare in cose che non conosco in maniera approfondita.

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    Messa del Papa con i nunzi apostolici: Gesù ci chiede chi sia per noi, rispondiamo col cuore

    ◊   Stamani, alle ore 9.30, Papa Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Domus Sanctae Marthae. Erano presenti circa 40 nunzi apostolici, rimasti in Vaticano dopo l’incontro avuto con il Pontefice venerdì scorso. Commentando il Vangelo domenicale di Luca, che riporta la domanda di Cristo agli Apostoli, “ma voi chi dite che io sia?”, il Santo Padre ha sottolineato che bisogna rispondere a Gesù con il cuore, ispirati dalla venerazione per Lui e dalla roccia del Suo Amore. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    “Chi dite che io sia?”. Una domanda alla quale Pietro risponde: “Tu sei il Cristo di Dio, l’Unto del Signore”, che anche duemila anni dopo ci coinvolge, che ci mette in crisi, una prova del nove del nostro cammino di fede. Una domanda diretta al cuore – afferma Papa Francesco, parlando nell’omelia ai nunzi apostolici – alla quale rispondere con l’umiltà del peccatore, al di là delle frasi fatte o di convenienza, che quasi ne contiene un’altra, speculare e altrettanto decisiva: “Chi noi pensiamo di essere per Gesù?”:

    "Noi, anche noi, che siamo apostoli e servi del Signore dobbiamo rispondere, perché il Signore ci domanda: 'Cosa pensi tu di me?'. Ma lo fa, eh? Lo fa tante volte! 'Cosa pensi tu di me?', dice il Signore. E noi non possiamo farci quelli che non capiscono bene. 'Ma, tu sei l’unto! Sì, ho letto'. Con Gesù non possiamo parlare come con un personaggio storico, un personaggio della storia, no? Gesù è vivo davanti a noi. Questa domanda la fa una persona viva. E noi dobbiamo rispondere, ma dal cuore".

    Siamo chiamati ancora oggi da Gesù a compiere quella scelta radicale fatta dagli Apostoli, una scelta totale, nella logica del “tutto o niente”, un cammino per compiere il quale – ha detto il Papa – dobbiamo essere illuminati da una “grazia speciale”, vivere sempre sulla solida base della venerazione e dell’amore per Gesù:

    "Venerazione e amore per il Suo Santo Nome. Certezza che Lui ci ha stabiliti su una roccia: la roccia del Suo amore. E da questo amore noi ti diamo la risposta, diamo la risposta. E quando Gesù fa queste domande – 'Chi sono io per te?' – bisogna pensare a questo: io sono stabilito sulla roccia dell’amore di Lui. Lui mi guida. Devo rispondere fermo su quella roccia e sotto la guida di Lui stesso".

    “Chi sono io per voi?”, ci chiede Gesù. A volte si ha vergogna a rispondere a questa domanda – sottolinea Papa Francesco – perché sappiamo che qualcosa in noi non va, siamo peccatori. Ma è proprio questo il momento in cui confidare nel suo amore e rispondere con quel senso di verità, così come Pietro fece sul Lago di Tiberiade. “Signore, tu sai tutto”. E’ proprio nel momento in cui ci sentiamo peccatori, il Signore ci ama tanto – dice ancora Papa Francesco – e come mise il pescatore Pietro a capo della Sua Chiesa, così – conclude – anche con noi farà qualcosa di buono:

    "Lui è più grande, Lui è più grande! E quando noi diciamo, dalla venerazione e dall’amore, sicuri, sicuri sulla roccia dell’amore e sulla guida di Lui: 'Tu sei l’unto', questo ci farà tanto bene e ci farà andare avanti con sicurezza e prendere la Croce di ogni giorno, che alle volte è pesante. Andiamo avanti così, con gioia, e chiedendo questa grazia: dona al Tuo popolo, Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il Tuo santo nome! E con la certezza che Tu non privi mai della Tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del Tuo amore!".

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    Il Papa all'Associazione Santi Pietro e Paolo: carità e magnanimità sono le virtù del cristiano

    ◊   Carità e magnanimità: questi i segni distintivi del cristiano ricordati da Papa Francesco stamani, durante l’incontro con i membri dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, ricevuti in udienza in Vaticano poco prima dell’Angelus. Il Santo Padre si è poi congratulato per i ventidue nuovi soci dell’Associazione che oggi hanno fatto la loro promessa. Il servizio di Isabella Piro:

    “Grazie”: è la prima parola che il Papa rivolge all’Associazione Santi Pietro e Paolo che sin dal 1971 si dedica a diverse iniziative di volontariato, portando avanti il proprio apostolato con attività caritative e culturali. Un impegno che il Pontefice sottolinea così:

    “Soprattutto la carità, l’attenzione concreta verso gli altri, verso i più poveri, deboli e bisognosi è un segno distintivo del cristiano. (…) Crescere nella conoscenza e nell’amore a Dio è essenziale per portare e per vivere la sua misericordia a tutti, vedendo nel volto di chi incontriamo il suo Volto”.

    Di qui, l’esortazione di Papa Francesco a conoscere sempre più il Signore “con la preghiera, con la meditazione sulla Parola, con lo studio del Catechismo”, con un unico obiettivo:

    “Dare una particolare testimonianza di vita cristiana, servendo la Chiesa e i fratelli senza chiedere nulla in cambio. Questo è bello: servire senza chiedere nulla in cambio, come ha fatto Gesù. Gesù ci ha servito tutti e non ha chiesto nulla in cambio. Quello è bello: Gesù ha fatto le cose con gratuità e voi fate le cose con gratuità. La vostra ricompensa è proprio questa: la gioia di servire il Signore, e di farlo insieme!”

    E servire il Signore, sottolinea il Pontefice, va fatto “con cuore generoso e grande, con magnanimità”:

    "Questa bella virtù cristiana: la magnanimità, avere un cuore grande, allargare il cuore, sempre sì, con pazienza, allargare, amare tutti, e non quel cuore piccolino, quelle piccolezze, quelle piccolezze che ci fanno tanto male. Magnanimità".

    In questo modo, dice Papa Francesco, la testimonianza del cristiano “sarà più convincente ed efficace” ed il servizio “sarà migliore e più gioioso”. Infine, il Santo Padre invita a pregare anche per coloro ci fanno del male, per chi ci fa arrabbiare, affinché la benedizione di Dio arrivi anche a loro.

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    Anno della Fede, concerto in Aula Paolo VI. Messaggio del Papa: pausa che eleva l'animo

    ◊   Gran concerto di musica classica, ieri sera in Aula Paolo VI in occasione dell’Anno della Fede. A esibirsi, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta dal maestro Juraj Valčuha, e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretto dal maestro Ciro Visco. Tra i brani eseguiti anche la Sinfonia n.9 di Ludwig van Beethoven. Prima del concerto, promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il saluto del presidente del dicastero, mons. Fisichella, che ha letto anche alcune parole di ringraziamento inviate da Papa Francesco, che non ha potuto presenziare all’evento "per impegni urgenti ed improrogabili". Nel messaggio, il Pontefice parla del concerto come di "un momento di pausa e di elevazione dell’animo", che "suscita in tutti noi sentimenti ed emozioni che ci spingono alla riflessione. Il servizio di Cecilia Seppia:

    La musica come strumento di fede per rendere Gloria al Creatore, come volano di unità e di fratellanza, come arte che accompagna la preghiera e ha dato voce nei secoli alla bellezza dell’incontro con Dio: così mons. Rino Fisichella, ha presentato il concerto davanti a centinaia di partecipanti, sottolineando come nell’Anno della Fede, fosse importante ricordare che il cristianesimo è sempre stato e continua ad essere promotore di cultura. “Se non ci fosse stata la fede in Cristo – ha spiegato il presule – migliaia di spartiti musicali sarebbero rimasti in bianco. E invece il mistero della vita e della morte di Gesù così come la preghiera della Chiesa hanno provocato la mente di uomini e donne geniali e dato avvio ad una millenaria e feconda storia di musica sacra”, diventata patrimonio dell’umanità. Proprio questa musica oggi sta riconquistando il cuore dei giovani che in essa trovano uno spazio privilegiato per la meditazione, ma anche un impulso alla nuova evangelizzazione.

    La musica unisce e sa andare oltre le differenze, quindi spiana i cuori ad accogliere nel silenzio l’invito a trascendere noi stessi per riconoscere la presenza di Dio. Quindi da mons. Fisichella, l’esortazione a vivere la gioia che essa sa trasmettere e a fare nostre le parole della Nona Sinfonia di Beethoven. “Diventiamo tutti fratelli perché certamente sopra le stelle deve abitare un Padre che ci ama”. Nell’indirizzo di saluto di Papa Francesco, il grazie all’Orchestra e a tutti coloro che hanno reso possibile il concerto e l’apprezzamento per questa monumentale opera capace, scrive il Pontefice, di farci vivere non solo un momento di pausa ed elevazione dell’animo, ma che anche di suscitare in tutti noi sentimenti che ci spingono alla profonda riflessione.

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    Tweet del Papa: siamo peccatori ma non ipocriti. Gli ipocriti ignorano l'amore di Dio

    ◊   Tweet domenicale di Papa Francesco, lanciato oggi dal suo account @Pontifex: “Siamo tutti peccatori. Ma chiediamo al Signore di non essere ipocriti. Gli ipocriti non sanno cosa sia il perdono, la gioia, l’amore di Dio”.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: ancora morti in nuovi episodi di violenza a Damasco e Aleppo

    ◊   Nuova giornata di violenze in Siria, all’indomani della conferenza di Doha, in Qatar, dove la comunità internazionale ha deciso di fornire aiuto militare immediato ai ribelli. Stamattina, un attentato kamikaze a Damasco ha provocato almeno tre vittime e una decina di feriti. E ad Aleppo 12 soldati del regime hanno perso la vita per l’esplosione di un’autobomba. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Una domenica di sangue per un Paese al centro di un conflitto che prosegue ormai da due anni. A Damasco, i combattimenti tra lealisti e ribelli in questi giorni si sono intensificati soprattutto nei quartieri nord teatro dell’attentato kamikaze di oggi. E la situazione non cambia ad Aleppo: un’autobomba imbottita con almeno cinque tonnellate di esplosivo è saltata in aria nei pressi di postazione dei Servizi segreti dell'Aeronautica. Il presidente Assad reagisce con l’ordine di aumentare gli stipendi dei militari e dei dipendenti pubblici. La decisione, annunciata ieri, per compensare l’inflazione galoppante e l’impennata del costo della vita. D’altro canto, c’è la comunità internazionale che promette sostegno immediato ai ribelli anche in termini di armi. Una presa di posizione assunta dagli 11 Paesi del gruppo "amici della Siria", al termine del vertice di ieri a Doha in Qatar, dove si è deciso anche un impegno diplomatico per organizzare una Conferenza di pace per la Siria.

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    Siria. Allarme Unesco per i siti storici patrimonio dell’umanità

    ◊   Due anni di guerra in Siria, oltre a causare più di 90 mila morti, stanno minacciando città, fortezze, oasi e antichi villaggi dall’inestimabile valore storico e artistico. In particolare, per sei siti, patrimonio mondiale dell’Unesco, non ci sono condizioni che ne garantiscano la conservazione. L’allarme giunto dalla Cambogia, dove l’Organizzazione dell’Onu per la Cultura svolge il meeting annuale, è confermato dalle parole di Paolo Matthiae, da 40 anni in Siria come direttore delle Missioni archeologiche italiane. "Aleppo e Damasco", spiega al microfono di Gabriella Ceraso, "sono tra le città più antiche del mondo":

    R. – Il patrimonio culturale della Siria è uno dei maggiori del Mediterraneo. Aleppo e Damasco sono tra le città più antiche del mondo e in queste regioni, come tutti sappiamo, c’è stata un’ininterrotta successione di civiltà, da quella che noi chiamiamo “età del bronzo” – quando la scrittura è nata – allo sviluppo dell’Ellenismo, poi del mondo romano e infine con la grande fioritura del mondo Omayyade e Abbaside nella civiltà islamica. Quindi, in Siria il patrimonio è oggettivamente incalcolabile.

    D. – C’è una presa di coscienza anche delle iniziative per fare qualcosa per questa tutela, oppure è proprio impossibile durante la guerra bloccare la devastazione?

    R. – Ci sono dei contatti stabili anche se difficili tra gli archeologi e la Direzione delle Antichità e dei Musei di Siria. Inoltre, il Ministero della cultura di Damasco, anche se in condizioni difficilissime, cerca di avere un controllo almeno dei danni. I danni sono certamente sia ai siti monumentali – per fortuna minimi alla cittadella medioevale di Aleppo, mentre sono gravissimi per la distruzione del minareto della Moschea degli Omayyadi ad Aleppo – sia a Castelli dell’età crociata, sia quelli dovuti a saccheggi in siti archeologici di straordinaria importanza nella città di Mari, scavata dai francesi nel 1933, per giungere a centri romani come Dura Europòs e Apamèa. Proprio Mari, Dura Europòs e Apamèa sono i tre siti che hanno avuto i più seri danni negli ultimi mesi.

    D. – Distruzioni di questo genere sono recuperabili?

    R. – Quando si ha una sistematica esplorazione illecita, come sembra stia accadendo ad Apamèa e a Mari, i danni sono gravissimi, perché la perdita sia di oggetti archeologici anche importanti, sia soprattutto del contesto storico sono davvero ingenti. Naturalmente, estremamente grave e irrecuperabile, quando non ci sono interventi immediati, sono le distruzioni come quella avvenuta al minareto della Moschea degli Omayyadi di Aleppo, che è un tesoro di età medioevale che francamente paragonerei alla Torre di Pisa.

    D. – Lei ha scoperto un’intera città: Ebla. Ci può dare un’idea di quell’area: che tipo di popolazioni, che tipo di attività, che tipo di fascino c’è in quella zona a livello storico?

    R. – Il fascino di una grande scoperta archeologica. Ebla è una città di una sessantina di ettari di superficie: il fascino consiste sia nell’aspetto esteriore di queste rovine che si leggono in maniera abbastanza agevole sul terreno – templi, palazzi, tombe, case private, fortificazioni... – sia naturalmente nella consapevolezza dell’importanza storica. Ebla è infatti la migliore testimonianza di quella che gli archeologi chiamano la “seconda grande urbanizzazione” nella storia dell’umanità, verificatasi intorno al 2500, in regioni come appunto quelle della Siria settentrionale dove è Ebla – una cinquantina di chilometri a sud di Aleppo – regione non toccata dai grandi fiumi.

    D. – Ora è a rischio? Lei ha notizie di com’è la situazione lì visto che si trova in prossimità di Aleppo?

    R. – E’ a rischio ma non gravissimo. Gli scavi clandestini che si sono verificati ad Ebla sono assolutamente di modeste dimensioni.

    D. – L’appello è per una maggiore sorveglianza?

    R. – L’appello che è stato lanciato sia dal Ministero della Cultura di Damasco, sia dal segretario generale dell’Unesco è quello, per il momento, che conta di più: un appello a tutte le forze in campo a non usare in nessun caso i luoghi storici, perché è evidente che se una delle due forze armate si fa scudo dei luoghi storici è ovvio che questo sito può diventare oggetto di distruzioni. Basti pensare all’Abbazia di Montecassino: probabilmente poteva essere risparmiata, ma c’era comunque un comando militare nazista e questo naturalmente ha provocato il bombardamento e la distruzione dell’Abbazia.

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    L'Emilia ricorda la visita di Benedetto XVI a un anno dal sisma. Mons. Cavina: servono sacerdoti

    ◊   Un anno dopo l’abbraccio di Benedetto XVI all’Emilia colpita dal sisma. A dodici mesi da quel 26 giugno a Rovereto di Novi, in questa stessa cittadina sarà inaugurata oggi una nuova chiesa provvisoria. "Un monumento – ha detto monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi – a memoria della storica visita del Papa". Tanti i ricordi di quell’incontro che regalò un po’ di speranza in settimane di sofferenza e paura. Luca Tentori ha sentito in proposito il vescovo di Carpi, la diocesi più ferita dalle scosse del maggio 2012:

    Bastarono poche ore a Benedetto XVI per infondere coraggio e vicinanza alla gente d’Emilia ancora persa nel terremoto. Pochi gesti per portare preghiera e speranza dove la terra non sembrava più madre. Il Papa ora emerito si fermò a Rovereto di Novi, davanti alle macerie della chiesa sotto le quali era morto il parroco, don Ivan Martini: una preghiera silenziosa davanti alla facciata pericolante e poi il saluto a una rappresentanza di quelle terre. Ad accoglierlo fu mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi:

    R. – La gente ricorda il gesto della vicinanza e ricorda quelle parole che il Santo Padre allora disse: “Non sentitevi soli perché non siete soli!”. Sono parole entrate veramente non solo nel cuore dei fedeli, ma anche di coloro che dicono di non credere. Il giorno dell’inaugurazione ci sarà un ripercorso di questa visita che ci è stata fatta attraverso le parole che il Santo Padre ci disse e che rimangono di grande attualità”.

    D. – La sua diocesi è stata in proporzione la più colpita dal terremoto: su 50 chiese, solo 3 sono uscite indenni dal sisma. Qual è la situazione oggi?

    R. – Non posso nascondere che i segni di speranza sono tanti. Oltre a questa chiesa, sono già stati inaugurati tanti centri di comunità offerti dalla Caritas e altri verranno inaugurati nei prossimi giorni. A Concordia, sono partiti i lavori per la costruzione di una grande chiesa. Rimane il problema della ricostruzione spirituale e materiale. E per questo rivolgo il mio appello attraverso la Radio Vaticana: se ci fosse qualche comunità religiosa, qualche sacerdote disponibile a venire a operare in diocesi proprio per aiutare la popolazione che ha veramente bisogno di gente il più possibile disponibile ad accoglierla ed ascoltarla. I segni del terremoto ci sono ancora e sono quelli spirituali che sono ben più difficili da risolvere.

    E proprio ieri la regione Emilia Romagna ha presentato il “Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali” per il ripristino degli edifici danneggiati dal sisma. Per i prossimi anni, sono previsti investimenti per 1 miliardo e 337 milioni di euro suddivisi in 1502 interventi. Alle chiese delle cinque diocesi emiliane coinvolte andranno 339 milioni di euro per 337 cantieri. Una road map che nei prossimi anni dovrebbe permettere il completo ripristino degli edifici di culto o la realizzazione di nuove soluzioni di integrazione con i resti delle chiese completamente crollate.

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    Roma, concluso il decimo Simposio dei docenti universitari

    ◊   Dal Mediterraneo può nascere una nuova cultura che trasformi le università in un luogo fertile, per ripartire e ritrovare un nuovo modo di costruire tutti insieme la storia dell’umanità. Con questo messaggio, si è concluso ieri a Roma il decimo Simposio internazionale dei docenti universitari, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. All’incontro, che ha avuto come tema “Le culture dinanzi a Dio. Sfide, ricerche, prospettive, dal Mediterraneo al mondo”, hanno partecipato oltre 800 docenti provenienti da tutto il mondo. Ascoltiamo il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale universitaria diocesana, al microfono di Marina Tomarro:

    R. – Anzitutto, direi che l’aspetto che ha stupito tutti è la convergenza da parte dei docenti, che provengono da diverse esperienze culturali, sulla questione di Dio, che viene avvertita come una questione decisiva per il futuro della stessa elaborazione culturale nelle varie branche del sapere scientifico. È un tema che tante volte è stato posto al centro dell’attenzione, ma a me sembra che da questo Simposio emerga la consapevolezza che non si tratta di un rapporto puramente di intellettualismo, ma di un rapporto che nasce dalla stessa esperienza concreta della ricerca. In altri termini, la questione di Dio non può aggiungersi successivamente alla ricerca scientifica, ma deve essere già posta nel momento in cui parte il progetto della stessa elaborazione scientifica.

    D. – In questo Simposio, i Paesi del Mediterraneo sono stati protagonisti di diversi incontri. Secondo lei, le università possono essere una via di cooperazione verso la pace e di incontro tra i Paesi dell’Oriente con quelli dell’Occidente?

    R. – C’è questa consapevolezza. Però, mi sembra sia stato compiuto un passo in avanti: le università possono svolgere in questi Paesi dell’area del Mediterraneo un ruolo fondamentale per la pace, ma a condizione che diventino luogo di elaborazione culturale. Credo che, in questo senso, le università possano rifondare l’esperienza della pace non soltanto come assenza di guerra, ma come impegno di integrazione offrendo, a partire dal Mediterraneo, soluzioni nuove per lo sviluppo umano e sociale del nostro tempo.

    E la cooperazione tra le università occidentali e orientali porta anche alla creazione di una nuova diplomazia tra i diversi Paesi. Massimo Caneva, coordinatore della Cooperazione con le Università per il Ministero degli esteri:

    “L’università può fornire alla diplomazia europea ed italiana un grande supporto non solo di comprensione della realtà, ma anche quello di dare delle risposte concrete alle necessità di cambiamento, di democratizzazione e di crescita di questi Paesi. Non è con l’uso della forza che si ottiene qualcosa per il futuro, ma è con la creazione con i giovani, affinché poi sia data più continuità visto che poi le università sono sempre presenti nel territorio”.

    Ma investire nella cultura quanto può aiutare i giovani ad avere un futuro migliore? Marco Mancini presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane:

    “Significa semplicemente che diamo maggiori opportunità ai giovani per conseguire una posizione dignitosa nel mondo del lavoro. Questo è comprovato da moltissime statistiche, nonostante tutto. Consentiamo anche un’opportunità di mobilità sociale, soprattutto per quelli che sono i ceti più deboli che, a questo punto attraverso la promozione della cultura e dell’istruzione, possono guadagnare posizioni in quella che è la scala dei ceti sociali, cosa che purtroppo fino ad oggi ha subito invece un certo blocco. L’altra tipologia di vantaggi riguarda la formazione di quella coscienza civile di cui un Paese moderno ha bisogno, necessaria per promuovere la politica sana e la buona convivenza civile. Questo è anche il frutto della cultura”.

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    Il senso della Messa in “Lettere tra cielo e terra”, un libro di don Ricardo Reyes

    ◊   La Messa raccontata in “Lettere tra cielo e terra” è il libro scritto dal sacerdote Ricardo Reyes, edito da Cantagalli, che sta riscuotendo successo tra cattolici e non. E’ nato dalla domanda spontanea di un ateo durante una cena: perché è importante la Messa? Il libro è stato presentato nei giorni scorsi presso la Parrocchia Nostra Signora del SS. Sacramento e SS. Martiri Canadesi con un dibattito, moderato dalla nostra collega Debora Donnini, al quale ha preso parte il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto divino, e l’autore. Il servizio di Fausta Speranza:

    Non un saggio di teologia, ma dodici lettere scritte in un linguaggio accessibile ma preciso, nelle quali, attraverso episodi personali e passi della Bibbia, si spiega la Messa. Il cardinale Cañizares Llovera:

    "Questo libro mi ha colpito perché parla dell’Eucaristia, il centro di tutta la Chiesa, il centro della vita cristiana. Cristo è presente con il suo Corpo e il suo Sangue, perché viviamo liberi. Vivere da uomini, vivere dall’amore, perché l’uomo senza amore muore. Il futuro della Chiesa, il futuro del mondo è nell’Eucaristia: siamo in comunione con Lui, con Cristo. Questo è possibile per l’Eucaristia: è amare come ci ha amato il Signore. Questo è impossibile per l’uomo: amare come Cristo ha amato, è impossibile. Possiamo fare ogni sforzo, è impossibile! Ma ci dona il suo Corpo e il suo Sangue, vive in noi e per questo amiamo con il suo amore, come Lui ama gli uomini. Questo è possibile. Questo trasforma veramente non solo il cuore di un uomo particolare, ma questo trasforma il mondo".

    Don Ricardo Reyes spiega perché ha pensato un libro sulla Messa:

    R. – Cercare di trovare il linguaggio appropriato per arrivare all’uomo di oggi: questo penso che sia la cosa più importante. Perché alla fine, la fede che noi crediamo e che si realizza nell’Eucaristia, è la Verità. L’uomo, anche il più lontano, anche il più individualista, anche il più sofferente oggi, di fronte alla verità si interroga. Il punto è portare quell’uomo di fronte alla Verità, o dare le chiavi di lettura necessarie per poter entrare nella profondità di questa Verità che noi annunciamo, e che è il senso della vita.

    D. – Papa Francesco l’ha ribadito: questa che attraversa la società oggi è una crisi dell’uomo prima ancora che economica. Come pensare a questo in relazione alla Messa?

    R. – Innanzitutto, dicendo che è molto più facile almeno interrogarsi di fronte a questa crisi. Io penso che la crisi possa essere anche uno strumento: è certamente una crisi generale, come dice il Papa, a tutti i livelli: economico, morale, politico, religioso, in tutti gli aspetti del vivere umano. Ma è proprio questo trovarsi di fronte alla nullità del tutto che può essere lo strumento necessario perché l’uomo si interroghi e vada veramente alla ricerca. L’uomo, in fondo, ha sete. Anche i ragazzi che oggi si perdono in diverse forme di sballo: in fondo, il loro è un modo di cercare una risposta alla vita, alla verità, cercare un senso. Perciò, io vedo che il campo si sta preparando proprio per una migliore evangelizzazione, per arrivare in maniera più profonda alla persona.

    D. – Cristo ha voluto l’Eucaristia perché fosse un modo di comunione intensa con Dio, ma anche di comunione con i fratelli…

    R. – L’Eucaristia non è importante perché Cristo è lì, ma perché Cristo è Colui che permette all’uomo di aprirsi. L’Eucaristia è il Sacramento che dà all’uomo l’apertura verso Dio e verso l’altro. Perciò, tutto sgorga dall’Eucaristia e vivere e scoprire la vera profondità di quell’essere con Cristo è proprio ciò che ci permette di aprirci all’altro e di aprire me stesso – e questa è la cosa più difficile – a me stesso e a Dio, per poi incontrarmi con gli altri. E’ tutto un processo che parte, che si vive nell’Eucaristia, che si localizza lì.

    D. – Perché è più difficile oggi andare a Messa? Perché si è più distratti? Perché ci si dimentica?

    R. – Io penso che la difficoltà risieda nel fatto che non si conosce l’Eucaristia. Difatti, la mia intenzione, quando ho scritto questo piccolo libro, in fondo, era quella di fornire gli strumenti per poter comprendere il linguaggio di ciò che si celebra. Noi abbiamo perso di vista proprio l’"abc" della nostra fede, e anche come studiosi ci smarriamo molte volte nei grandi concetti perdendo di vista il modo di celebrare. Che cosa significa dire: “Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”? Perché si fa il segno della Croce in quel momento? Cosa significa che il sacerdote dice: “Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio Onnipotente?”. Che cosa vogliono dire questi concetti? Allora, capire questo linguaggio è ciò che mi può permettere di vivere in modo più profondo l’Eucaristia. Un’educazione liturgica: è questo che manca. Una rievangelizzazione che ci miri a rieducare le persone alla fede. Questo è il grande problema, è la grande mancanza di oggi: l’uomo, non comprendendo il perché dei gesti e delle formule della Messa, non li segue più. Allora, quello di cui ha bisogno è proprio di ricevere gli strumenti per comprendere; una volta che abbia compreso, quello stesso uomo è capace di andare molto oltre.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Nuove proteste in varie città del Brasile, 25 feriti a Belo Horizonte

    ◊   In Brasile è di 25 feriti, tra cui cinque poliziotti, e 22 arresti il bilancio degli scontri avvenuti nella notte a Belo Horizonte, dove si è giocata la partita di calcio Giappone-Messico per la Confederations Cup. Nonostante l'appello alla calma della presidente brasiliana, Dilma Rousseff, le proteste contro gli sprechi legati ai mondiali di calcio e l’insufficienza dei servizi pubblici sono proseguite in una ventina di città, sebbene con una partecipazione inferiore rispetto ai giorni scorsi. Alcuni feriti anche a Salvador de Bahia. All’esterno dello stadio, dove hanno giocato Brasile e Italia, centinaia di manifestanti hanno lanciato petardi contro le forze dell’ordine che hanno caricato la folla. A ovest di Rio, vicino al carcere di Bangu, la polizia ha confiscato bottiglie molotov e ha arrestato una trentina di persone per saccheggi e atti di vandalismo. A San Paolo sono scese in strada 35 mila persone e a Uruguaiana, nel sud, i manifestanti hanno occupato pacificamente per quattro ore il ponte che collega il Brasile all’Uruguay.

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    Turchia: nottata di scontri ad Istanbul, la polizia sgombera piazza Taksim

    ◊   In Turchia, nella notte la polizia ha ripreso il controllo di piazza Taksim a Istanbul e delle strade limitrofe, dopo diverse ore di scontri con gruppi di manifestanti. Centinaia di agenti in tenuta antisommossa hanno disperso la folla che ieri sera si era radunata pacificamente lanciando garofani rossi contro le forze dell’ordine. Impiegati idranti e gas lacrimogeni, dopo una settimana di relativa calma. Gli scontri sono proseguiti fino alle due di notte. Ci sono stati feriti e arresti. Ora, la polizia sorveglia tutte le arterie di collegamento alla zona. In giornata a Erzurum, nell'Anatolia orientale, è in programma un nuovo comizio del premier Erdogan davanti a migliaia di simpatizzanti del partito islamico Akp.

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    Monsone in India: si temono mille morti in Uttarakhand

    ◊   Sempre più difficile la situazione nello stato indiano di Uttarakhand colpito da frane, smottamenti e inondazioni a causa delle forti piogge di questi giorni. Le squadre di soccorso sono impegnate in una lotta contro il tempo nel tentativo di trarre in salvo migliaia di persone ancora isolate. Il bilancio ufficiale è fermo a 557 vittime e 412 feriti. Tuttavia, le autorità locali temono almeno un migliaio di morti e parlano di una tragedia senza precedenti per la regione. Di certo, c’è una lista di 13 mila persone considerate disperse, mentre 22 mila risultano ancora bloccate nelle vallate. Le operazioni di soccorso, che impegnano da giorni unità militari e mezzi aerei, rischiano di essere ostacolate da una nuova ondata di maltempo in arrivo nelle prossime ore. Gli esperti, infatti, prevedono piogge consistenti a partire da domani. Infine, responsabili di alcune Ong hanno segnalato il rapido aumento dei decessi per fame e sete e delle malattie legate alla mancanza di acqua potabile.

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    Pakistan: attacco dei talebani, uccisi nove turisti stranieri

    ◊   In Pakistan, un gruppo vicino ai talebani locali ha rivendicato l’attacco compiuto in queste ore contro un rifugio nella regione himalayana, nel nord del Paese. Il raid ha provocato l’uccisione di nove turisti, cinque ucraini, tre cinesi e un russo più la loro guida pakistana. Tutti erano in procinto di effettuare una scalata sul monte Nanga Parbat, la nona vetta più alta del mondo. Il commando, con uniforme della Guardia di Frontiera di Islamabad, ha fatto irruzione nella struttura, ha radunato e derubato il gruppo di turisti sparando successivamente a ciascuno di loro. “Simili atti crudeli e disumani non saranno tollerati”, ha affermato in una nota premier pakistano Nawaz Sharif promettendo ogni sforzo per rendere il Paese un posto sicuro per i turisti.

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    Grecia: possibile rimpasto di governo dopo l’uscita di Sinistra democratica

    ◊   C’è attesa in Grecia per il possibile rimpasto di governo previsto dalla stampa locale dopo l’uscita del partito Dimar, Sinistra democratica. A questo punto, al massimo entro martedì prossimo, i socialisti e i conservatori del premier Samaras potrebbero annunciare la nascita di una nuova coalizione a due, evitando il ricorso alle urne. Sullo sfondo, c'è l'accordo sulla tv pubblica raggiunto ieri dall’esecutivo di Atene. Prevista la riassunzione di duemila dipendenti per un periodo transitorio di due mesi rinnovabili.

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    Tensione in Albania per le elezioni politiche: un morto in una sparatoria a un seggio

    ◊   Diversi incidenti hanno caratterizzato in Albania l'odierno voto per il rinnovo del parlamento. L’episodio più grave è avvenuto nei pressi di un seggio di Lac, nel nord, dove un simpatizzante del Partito socialista ha perso la vita durante una sparatoria che ha provocato anche il ferimento di un candidato dello stesso partito. La tornata, che interessa più di tre milioni e 200 mila elettori, si profila come un testa a testa tra il tra il Partito democratico del premier conservatore, Sali Berisha, e l'opposizione socialista guidata dall'ex sindaco di Tirana, Edi Rama. In palio c’è anche la credibilità del Paese chiamato a garantire un voto trasparente e pacifico, se vuole avviare un cammino per l'adesione all'Unione Europea. Tuttavia, le denunce di brogli e le violenze che hanno animato la vigilia e le prime ore del voto fanno temere una ripetizione del caos politico seguito alle elezioni del 2009. Per l’occasione, sono stati mobilitati circa seimila poliziotti e oltre 350 osservatori Osce. I seggi coinvolti sono oltre cinquemila, molti dei quali a metà mattinata erano ancora chiusi, soprattutto nelle zone rurali.

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    I vescovi inglesi: ingiusto privare del diritto di voto i detenuti condannati

    ◊   "Chi ha commesso un crimine può essere, ed a ragione, privato della libertà e detenuto in prigione, ma non smette mai di essere un cittadino”. Scrive così mons. Peter Smith, vicepresidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in una lettera pubblicata sul quotidiano The Guardian. Al centro della missiva del presule, la questione del voto per i detenuti: attualmente è, infatti, al vaglio del Parlamento inglese la proposta di revocare ai carcerati il divieto di votare, puntando invece al loro essere “parte del processo democratico”. “Riconosciamo – scrive mons. Smith – che le persone in prigione siano in grado di esercitare la loro responsabilità civica”. Definendo, quindi, la privazione del diritto di voto come una decisione “ingiusta ed obsoleta” che viola, per di più, “gli obblighi del Regno Unito nei confronti della Convenzione europea sui diritti umani”, il vicepresidente dei vescovi inglesi afferma che tale decisione “mina gli sforzi di aiutare i detenuti a cambiare le loro vite, dando l’idea che le loro opinioni non siano desiderate e che le loro voci non contino”. Senza dimenticare, continua il presule, che “molti detenuti, prima di essere spediti in prigione, già erano emarginati a causa della povertà o di abusi; rimuovere il loro basilare e democratico diritto di voto rende ancora più dannosa questa emarginazione”. Di qui, l’appello lanciato alle istituzioni affinché il regolamento carcerario venga ripensato sotto questo aspetto. (I.P.)

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    Perù. La Fondazione Popolorum Progressio finanzierà 30 opere sociali nel Paese

    ◊   La Fondazione Popolorum Progressio finanzierà due progetti sociali nella città peruviana di Arequipa. Lo ha detto alla Fides il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” e presidente ex officio della Fondazione. Ogni anno la Fondazione creta da Giovanni Paolo II riesce a finanziare tra i 160 e i 180 progetti in America Laina: quest’anno, ad esempio, si è riusciti a stanziare un milione e 500mila dollari – ottenuti grazie alla generosità dei fedeli – che serviranno per circa 30 opere sociali in tutto il Perù. Proprio ieri, infatti, si è concluso l’incontro ad Arequipa tra la Fondazione e la diocesi. Quest’anno sono stati presentati in tutto 225 progetti da parte di 18 Paesi, in particolare da Colombia, Brasile, Perù ed Ecuador. A questi progetti, in genere, partecipano attivamente tutte le comunità locali nelle fasi dall’ideazione alla realizzazione concreta in caso di approvazione. (R.B.)

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    Un mese alla Gmg di Rio. Il card. Ryłko: “Una cascata di luce e di speranza”

    ◊   Il countdown è già avviato: manca ormai un mese alla 28.ma Giornata mondiale della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio, sul tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. In vista di questo importante evento – definito dall’allora Papa Benedetto XVI “una cascata di luce e di speranza” – il card. Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, dicastero preposto all’organizzazione delle Gmg, ha diffuso una sua riflessione. Nel testo, il porporato mette in luce innanzitutto le novità dell’imminente incontro di Rio: il ritorno della Gmg in America Latina, a 26 anni dall’edizione di Buenos Aires, in Argentina; la presenza di un Papa per la prima volta latinoamericano; il vasto orizzonte in cui si inserisce questo incontro mondiale dei giovani. E qui il card. Ryłko cita il 13.mo Sinodo generale dei vescovi, svoltosi lo scorso ottobre sul tema della nuova evangelizzazione, ma anche la Conferenza di Aparecida, tenutasi in Brasile nel 2007 e dedicata alla “missione continentale”; infine, l’Anno della Fede, indetto nel 2012 da Benedetto XVI per commemorare i 50 anni del Concilio Vaticano II. Tutti avvenimenti, sottolinea il porporato, che evidenziano “il dinamismo missionario” tipico delle Gmg. Esse, vere e proprie “laboratori di fede”, come le definì Papa Wojtyła, sono anche “un potente strumento di evangelizzazione del mondo dei giovani e di dialogo con le giovani generazioni”, ribadisce il presidente del Pontificio Consiglio per i laici, ricordando come le Gmg siano “il luogo della riscoperta di una religiosità che non è in contrasto con l’essere giovani”, tanto che grazie a loro fioriscono anche molte vocazioni. Infine, dopo aver ricordato gli eventi principali dell’incontro di Rio – tra cui la Via Crucis, la Veglia e la Santa Messa conclusiva in programma rispettivamente il 26, il 27 ed il 28 luglio – il card. Ryłko auspica che “i giovani provenienti dal mondo occidentale, così fortemente secolarizzato” possano trovare in Brasile “una testimonianza di fede giovane e piena di entusiasmo, tipica dei Paesi latinoamericani”, perché, come diceva Benedetto XVI, “le Gmg sono veramente una medicina efficace contro la stanchezza del credere” (Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2011). (I.P.)

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    Filippine. I vescovi: la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria opinione, per il bene comune

    ◊   La Chiesa ha il diritto di parlare e di esprimere la propria opinione su politiche che toccano il bene comune della maggioranza della popolazione: è quanto afferma il vescovo ausiliare di Manila, mons. Broderick Pabillo, parlando al Seminario San Carlos. Ribadendo che “la partecipazione al dibattito pubblico rientra nella responsabilità dei membri della Chiesa come cittadini della nazione”, il presule sottolinea: “La separazione tra Stato e Chiesa non implica che i sacerdoti non siano autorizzati a criticare gli aspetti negativi della politica del governo”. Al contrario, dice ancora mons. Pabillo, “i sacerdoti hanno il diritto di critica in quanto cittadini del Paese e, in quanto filippini, è giusto e conveniente che portino alla luce quanto c’è di sbagliato nel governo”. Se, invece, “rimanessero in silenzio, non compirebbero il loro dovere di cittadini”. La riflessione di mons. Pabillo arriva in un momento particolare per i rapporti tra Stato e Chiesa di Manila: proprio in questi giorni, infatti, è attesa la decisione del governo riguardo alla legge sulla salute riproduttiva che impegna lo Stato a finanziare l’uso degli anticoncezionali tra le categorie meno abbienti. Inoltre, il provvedimento, pur rifiutando l’aborto clinico, promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria, contro gli insegnamenti della Chiesa che sostiene invece la pianificazione naturale delle nascite e la promozione di una cultura di responsabilità e amore basata sui valori naturali. Approvata nel dicembre scorso e fortemente osteggiata dalla Chiesa, la legge è stata momentaneamente sospesa, fino a nuovo ordine. E non solo: a inasprire i contrasti tra Stato e Chiesa potrebbe essere un nuovo progetto di legge che vuole legalizzare il divorzio nel Paese, tramite un emendamento al Codice di Famiglia che giace al Congresso dal 2010. Il testo proposto prevede la possibilità di divorziare in cinque casi, tra i quali la totale incompatibilità dei due coniugi, una separazione di fatto di cinque anni, o una separazione legale di almeno due anni. Da ricordare che le Filippine sono l’unico Paese rimasto al mondo a non avere legalizzato il divorzio. Proprio in quest’ottica, quindi, il vescovo ausiliare di Manila esorta i governanti “ad agire secondo coscienza, soprattutto se sono cristiani”, perché “non si può essere cristiani lontani dalla Chiesa”. (I.P.)

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    In Rwanda un incontro per l’unità e la riconciliazione nazionale

    ◊   L’unità nazionale del Rwanda è un processo lungo, ma lo sviluppo duraturo del Paese deve assolutamente fondarsi sulla riconciliazione: è quanto è emerso dall’incontro, svoltosi in questi giorni, tra la diocesi di Butare e una delegazione della Commissione nazionale per l’unità e la riconciliazione (Cnur) del Paese, creata dopo il genocidio dei tutsi del 1994. A rappresentare la Chiesa cattolica è stato mons. Philippe Rukamba, vescovo di Butare, mentre i delegati della Cnur erano guidati dal segretario generale, Jean Baptiste Habyarimana. Aprendo i lavori, mons. Rukamba ha ribadito l’importanza dell’incontro per “comprendere quale società si voglia costruire”, auspicando che questa sia “una società in cui gli uomini convivano nel rispetto reciproco”. Quindi, citando Sant’Agostino, il presule ha evidenziato tre facoltà principali che permettono all’uomo di progredire nella storia: “La memoria, l’intelligenza e la volontà”, principi portati avanti, già da molto tempo, dalla Commissione episcopale Giustizia e pace. Dal canto suo, Habyarimana ha affermato che “la Chiesa e la Cnur hanno entrambe lo stesso ruolo nel costruire l’unità e la riconciliazione nazionale, poiché entrambe devono, insieme, trovare la direzione giusta per la società”. “Uniamo le nostre forze per cambiare la mentalità della popolazione – ha aggiunto Habyarimana – perché ce n’è bisogno”. A conclusione dell’incontro, i partecipanti hanno chiesto alla Chiesa di rafforzare il suo insegnamento sull’amore fraterno, la verità, l’unità e la giustizia, secondo la dottrina evangelica, mentre ai responsabili politici è stata ricordata la necessità di garantire la sicurezza e la libertà di espressione della popolazione. (I.P.)

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    Messico. Al via le trasmissioni di Radio Maria a Culiacán

    ◊   “Una sola radio, una sola missione”: con questo motto, Radio Maria Messico ha dato il via, in questi giorni, alle sue trasmissioni nella diocesi di Culiacán. Nella nota diffusa dall’ufficio diocesano per la Pastorale della comunicazione, si legge: “Abbiamo aperto le porte a una radio specializzata nei contenuti cattolici, sia nella trasmissione del Vangelo e nella diffusione dell’amore per la Vergine Maria, sia nei programmi che contribuiscono allo sviluppo integrale dell’uomo attraverso la prospettiva offerta dal ministero del Santo Padre Francesco”. La frequenza assegnata all’emittente radiofonica è 90.3 FM e la programmazione, suddivisa nell’arco di 24 ore, si pone l’obiettivo di “presentare il messaggio evangelico” a livello nazionale. Alla cerimonia d’inaugurazione dei locali radiofonici era presente il vescovo di Culiacán, mons. Jonás Guerrero Corona, il quale ha presieduto una solenne Eucaristia nella cappella annessa alla sede di Radio Maria. All’evento hanno partecipato anche numerose autorità civili e, soprattutto, i volontari dell’emittente, incaricati della messa in onda del palinsesto di Radio Maria Messico. Da notare che, nei 20 Paesi che compongono l’America Latina, le emittenti cattoliche sono numerose: solo in Argentina, ad esempio, patria di Papa Francesco, le radio sono oltre 130 e ogni diocesi ne può avere fino a sei. Molte emittenti cattoliche latinoamericane, inoltre, riprendono le trasmissioni della Radio Vaticana e circa 600 tra loro ricevono una newsletter settimanale d’informazione sulla regione. (I.P.)

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    Datagate: Snowden a Mosca in attesa di trasferirsi a Caracas

    ◊   E' atterrato a Mosca in arrivo da Hong Kong l’ex analista del National Security Agency (Nsa) di Washington, Edward Snowden, protagonista del cosiddetto "datagate" e su cui pende un mandato di cattura da parte degli Stati Uniti, che lo accusano di aver svelato i programmi della stessa agenzia. Fonti russe affermano che Snowden verrà prelevato da autorità di Caracas e scortato in Venezuela via Cuba. Hong Kongha permesso a Snowden di partire a bordo di un aereo nonostante richiesta di estradizione dagli Stati Uniti perché – si legge in una nota - i documenti forniti non “rispettavano completamente i requisiti legali”. Le autorità di Hong Kong hanno precisato che gli Stati Untiti sono stati avvertiti in anticipo. Wikileaks attraverso il proprio sito Internet ammette di aver aiutato Snowden a lasciare Hong Kong per ''trovare asilo in un paese democratico''. Infine, l’agenzia di stampa Nuova Cina risponde alle accuse americane di pirateria informatica contro Pechino dei giorni scorsi definendo gli Stati Uniti "i più grandi fuorilegge dei nostri tempi" in materia di attacchi informatici.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 174

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.