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Sommario del 08/06/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Napolitano: difendere istituzioni democratiche e libertà religiosa, contrastare la crisi
  • Il Papa: impariamo da Maria a leggere la vita con la Parola di Dio, a riceverla e custodirla
  • Il Papa nomina mons. Petrocchi nuovo arcivescovo dell’Aquila
  • Altre udienze e nomine di Papa Francesco
  • Il Pellegrinaggio Macerata-Loreto: stasera il saluto del Papa ai partecipanti in diretta telefonica
  • A Marsiglia, la conclusione del "Cortile dei Gentili". Il card. Ravasi: esperienza di grande intensità
  • Colonia, Congresso eucaristico. Il card. Kasper: non ci sono alternative alla fede
  • Mons. Tomasi all'Onu: la pace, diritto di tutti, rende possibile lo sviluppo umano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Appello di Caritas Libano per la Siria: drammatica situazione a Qusayr, distrutte chiese e moschee
  • Vertice Usa-Cina: cooperare per la stabilità nel mondo
  • Svizzera, domani referendum sul diritto d'asilo: verso una conferma di norme severe
  • Afghanistan. Morto un militare italiano a Farah, altre 3 vittime Nato a Paktik
  • "Un altro viaggio è possibile": manifestazione dell'Ecpat contro il turismo sessuale
  • Il commento al Vangelo della Domenica di don Ezechiele Pasotti
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Allarme Unicef: quattro milioni di bambini vittime
  • Giordania: conferenza sul ruolo dei media cristiani arabi
  • Egitto: autorizzata la costruzione della prima chiesa copta nell'era Morsi
  • Nord Corea: circa 10 mila persone continuano a coltivare la fede cattolica
  • Sud Sudan: nuovo raid dell’aviazione sudanese sui Monti Nuba
  • Perù: Campagna di solidarietà dei vescovi sul tema della tratta delle persone
  • Svizzera. L'Assemblea dei vescovi: "Costruire insieme la pace"
  • Il card. Bagnasco: "Gli esuberi non diventino un incremento dei disoccupati"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Napolitano: difendere istituzioni democratiche e libertà religiosa, contrastare la crisi

    ◊   Libertà religiosa e sviluppo delle istituzioni democratiche al centro delle parole di Papa Francesco rivolte al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in visita ufficiale questa mattina nel Palazzo apostolico, con la consorte e il seguito, comprendente tra gli altri il ministro degli Esteri, Emma Bonino, e l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Maria Greco. Da parte sua, Napolitano ha sottolineato quanto sia già diventata familiare agli italiani la figura di Papa Francesco e ha rivolto un pensiero a Benedetto XVI. Oltre al colloquio privato con il Papa in Biblioteca, il presidente italiano ha avuto un colloquio privato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Due colli che si guardano con stima e simpatia”: con questa suggestiva immagine Papa Francesco riassume “la normalità e l’eccellenza delle relazioni tra Italia e Santa Sede”, dopo quelle che ricorda come “vicende anche travagliate e dolorose”. E parla di “dialogo che ha come fine principale il bene del popolo italiano e come sfondo ideale il suo ruolo storicamente unico in Europa e nel mondo”. Papa Francesco in questa prima visita ufficiale da parte di un capo di Stato, durante la quale sul cortile di San Damaso sventola la bandiera italiana, prende spunto dal XVII centenario dell’Editto di Milano, simbolo della prima affermazione del principio di libertà religiosa, per affermare che “oggi la libertà religiosa è più spesso affermata che realizzata”, “è costretta a subire minacce di vario tipo e non di rado viene violata”:

    “Nel mondo di oggi la libertà religiosa è più spesso affermata che realizzata. Essa, infatti, è costretta a subire minacce di vario tipo e non di rado viene violata. I gravi oltraggi inflitti a tale diritto primario sono fonte di seria preoccupazione e devono vedere la concorde reazione dei Paesi del mondo nel riaffermare, contro ogni attentato, l’intangibile dignità della persona umana”.

    “E’ un dovere di tutti – sottolinea Papa Francesco – difendere la libertà religiosa e promuoverla per tutti”. E parla di “garanzia di crescita e di sviluppo dell’intera comunità”. Poi, lo sguardo alla crisi:

    “Il momento storico che stiamo vivendo è segnato anche in Italia, come in molti altri Paesi, da una crisi globale profonda e persistente, che accentua i problemi economici e sociali, gravando soprattutto sulla parte più debole della società”.

    E Papa Francesco dà un nome preciso ai problemi:

    “Preoccupanti appaiono soprattutto i fenomeni quali l’indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro, l’insufficiente attenzione alle generazioni più giovani e alla loro formazione, in vista anche di un futuro sereno e sicuro”.

    La prima raccomandazione di Papa Francesco è difendere i rapporti democratici:

    “In questo contesto, certo non facile, è fondamentale garantire e sviluppare l’impianto complessivo delle istituzioni democratiche, alle quali nei decenni trascorsi hanno contribuito in modo determinante, leale e creativo i cattolici italiani”.

    Raccomandazione nella raccomandazione, pensare ai giovani e al bene comune:

    “In un momento di crisi come l’attuale è dunque urgente che possa crescere, soprattutto tra i giovani, una nuova considerazione dell’impegno politico, e che credenti e non credenti insieme collaborino nella promozione di una società dove le ingiustizie possano essere superate e ogni persona venga accolta e possa contribuire al bene comune secondo la propria dignità e mettendo a frutto le proprie capacità”.

    Dopo la denuncia, la parola forte come Pastore, ovvero l’incoraggiamento alla speranza con il pensiero quasi familiare a quanti ci hanno preceduto:

    “Anche in ambito civile è vero ciò che la fede ci assicura: non bisogna mai perdere le speranze. Quanti esempi in questo senso ci hanno dato i nostri genitori e i nostri nonni, affrontando ai loro tempi dure prove con grande coraggio e spirito di sacrificio!”

    Papa Francesco si rivolge al popolo italiano facendo appello ai valori più veri, religiosi e laici: ricorda la ricchissima tradizione cristiana, figure laiche e donne e uomini testimoni nel silenzio. Incoraggia a “superare ogni divisione e crescere nella giustizia e nella pace”:

    “Anche il popolo italiano, attingendo con fiducia e creatività dalla sua ricchissima tradizione cristiana e dagli esempi dei suoi Santi patroni Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, come pure di numerose figure religiose e laiche, e dalla testimonianza silenziosa di tante donne e tanti uomini, può e deve superare ogni divisione e crescere nella giustizia e nella pace, continuando così a svolgere il suo ruolo peculiare nel contesto europeo e nella famiglia dei popoli.”

    Da parte sua, Napolitano ha portato al Papa l’affetto degli italiani:

    “La sentiamo, Santità, profondamente vicino, permettendoci di cogliere nella stessa scelta che ha compiuto del nome di Francesco l’eco delle sue radici familiari e l’amore per questo nostro Paese che ha per patrono il Santo di Assisi. A breve distanza da quell’inizio così essenziale del suo nuovo e più alto cammino pastorale, Ella è già divenuto figura familiare e cara agli italiani e innanzitutto ai fedeli e ai cittadini romani ai quali ha voluto significativamente presentarsi innanzitutto quale loro vescovo."

    Il capo di Stato italiano ha parlato delle ''aree di povertà”, che ha definito “sempre più estese anche in Italia”, affermando che è ''tempo di riflessione e cambiamento'' per esprimere quella ''solidarietà e giustizia'' che i disagi specie quello giovanile richiedono”. Poi, nel corso del suo discorso in Vaticano, Napolitano ha rivolto “un grato, sentito pensiero ed augurio per Benedetto XVI''.

    Nel comunicato relativo al colloquio privato tra il Papa e Napolitano, si legge che "è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni intercorrenti tra la Santa Sede e l’Italia; in particolare, si sono affrontati temi che riguardano la situazione sociale italiana e il contributo della Chiesa cattolica alla vita del Paese". E che "c'è stato, pure, un esame di aspetti che caratterizzano l’attuale quadro internazionale, come il preoccupante deterioramento dei conflitti che interessano l’area mediterranea orientale e l’instabilità dell’area nord-africana, che gravano anche su antiche comunità cristiane". Le due Parti hanno confermato la volontà di continuare la costruttiva collaborazione a livello bilaterale e nel contesto della comunità internazionale, soprattutto a riguardo della promozione e della protezione della libertà religiosa.

    E’ stato il card. Bertone, a presentare al Presidente della Repubblica Italiana Napolitano gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Il cardinale ha sottolineato che “consapevoli dell’importante momento, sono lieti di porgerLe il più sentito benvenuto e desiderano formularLe i sensi della loro stima per la prestigiosa e onerosa missione che poche settimane fa Ella ha nuovamente accettato di svolgere a beneficio della cara Nazione italiana". Il cardinale Bertone ha ringraziato “le Autorità italiane, civili e militari, che con solerte professionalità facilitano il compito e l’attività delle Missioni Diplomatiche presso la Sede Apostolica. Ne abbiamo fatto esperienza proprio in occasione della celebrazione dell’inizio solenne del ministero di Papa Francesco. Ad essa parteciparono più di 140 Missioni Straordinarie e Delegazioni internazionali e religiose. Tutte manifestarono la propria soddisfazione per la perfetta accoglienza loro riservata”.

    Papa Francesco e il presidente della Repubblica italiana si erano già incontrati il 19 marzo scorso nella Basilica di San Pietro, a conclusione della Messa per l'inizio del ministero petrino. L'incontro ufficiale di oggi è avvenuto dopo che il 20 aprile scorso, Giorgio Napolitano è stato rieletto per un nuovo settennato. Il presidente ha donato al Papa un’incisione su rame del 1850 circa a colori d’epoca, dal titolo: “Arrivo di Nostro Signore Pio IX al Palazzo Pontificio del Quirinale”. E poi alcuni volumi dell’Enciclopedia Treccani. Da parte sua, il Papa ha donato al presidente un trittico di monete della Sede Vacante e medaglie ai membri del seguito.

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    Il Papa: impariamo da Maria a leggere la vita con la Parola di Dio, a riceverla e custodirla

    ◊   Come Maria, impariamo a ricevere e custodire la Parola di Dio. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta, nell’odierna memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria. Il Papa ha sottolineato che Maria leggeva la vita con la Parola di Dio e questo significa proprio custodire. Alla Messa, ha preso parte un gruppo di collaboratori di Caritas Internationalis, accompagnati dal segretario generale, Michel Roy. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Stupore e custodia: Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo da questo binomio. L’occasione l’ha offerta il Vangelo odierno, che narra dello stupore dei dottori nel Tempio nell’ascoltare Gesù e del custodire di Maria, nel suo cuore, la Parola di Dio. Lo stupore, ha osservato il Papa, “è più della gioia: è un momento nel quale la Parola di Dio viene, è seminata nel nostro cuore”. Ma, ha avvertito, “non si può vivere sempre nello stupore”, questo infatti va portato “nella vita con la custodia”. Ed è proprio quello che fa Maria, di cui si dice che è “meravigliata” e che custodisce la “Parola di Dio”:

    “Custodire la Parola di Dio: cosa vuol dire questo? Io ricevo la Parola e poi prendo una bottiglia, metto la Parola nella bottiglia e la custodisco? No. Custodire la Parola di Dio vuol dire che il nostro cuore si apre, si è aperto a quella Parola come la Terra si apre per ricevere i semi. La Parola di Dio è un seme e viene seminata. E Gesù ci ha detto che cosa succede con il seme: alcuni cadono lungo il cammino e vengono gli uccelli e li mangiano; questa Parola non è custodita, questi cuori non sanno riceverla”.

    Altri, ha proseguito, cadono in una terra con tante pietre e il seme muore. E Gesù dice che costoro “non sanno custodire la Parola di Dio perché non sono costanti: quando viene una tribolazione si dimenticano”. La Parola di Dio, ha detto ancora, cade in una terra non preparata, non custodita, dove sono le spine. E cosa sono le spine? Gesù, ha sottolineato, parla dell’“attaccamento alle ricchezze, i vizi”. Ecco allora che “custodire la Parola di Dio significa sempre meditare cosa dica a noi questa Parola con quello che succede nella vita”. E questo “Maria lo faceva”, “meditava e faceva la comparazione”. Questo, “è un lavoro spirituale grande”:

    “Giovanni Paolo II diceva che Maria aveva, con questo lavoro, una particolare fatica nel suo cuore: aveva il cuore affaticato. Ma questo non è un affanno, è una fatica, è un lavoro. Custodire la Parola di Dio si fa con questo lavoro: il lavoro di cercare cosa significhi questo in questo momento, cosa mi voglia dire il Signore in questo momento, questa situazione in confronto con la Parola di Dio come si capisce. E’ leggere la vita con la Parola di Dio e questo significa custodire”.

    Ma anche ricordare. “La memoria – ha detto il Papa – è una custodia della Parola di Dio. Ci aiuta a custodirla, a ricordare tutto quello che il Signore ha fatto nella mia vita”. Ci ricorda, ha detto ancora, “tutte le meraviglie della salvezza nel suo popolo e nel mio cuore. La memoria custodisce la Parola di Dio”. Il Papa ha quindi concluso l’omelia invitando tutti a pensare “a come custodiamo la Parola di Dio, come conserviamo questo stupore, perché gli uccelli non la mangino, i vizi non la soffochino”:

    “Ci farà bene domandarci: 'Con le cose che accadono nella vita, io mi faccio la domanda: cosa mi dice il Signore con la sua Parola, in questo momento?'. Questo si chiama custodire la Parola di Dio, perché la Parola di Dio è proprio il messaggio che il Signore ci dà in ogni momento. Custodirla con questo: custodirla con la nostra memoria. E anche custodirla con la nostra speranza. Chiediamo al Signore la grazia di ricevere la Parola di Dio e custodirla, e anche la grazia di avere un cuore affaticato in questa custodia. Così sia”.

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    Il Papa nomina mons. Petrocchi nuovo arcivescovo dell’Aquila

    ◊   Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana dell’Aquila, presentata da mons. Giuseppe Molinari, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato come suo successore mons. Giuseppe Petrocchi, finora vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno. Mons. Petrocchi è nato ad Ascoli Piceno il 19 agosto del 1948 ed è stato ordinato sacerdote nel 1973. Fino al 1998 ha intensamente lavorato, in campo diocesano, nell’ambito della pastorale giovanile e della pastorale familiare. Nel 1998 è stato quindi eletto alla sede vescovile di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, ricevendo l’ordinazione episcopale il 20 settembre successivo.

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    Altre udienze e nomine di Papa Francesco

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto stamani il card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.
    Il Santo Padre ha accolto la rinuncia presentata da S.E. Mons. Grégoire Ghabroyan, in conformità al CCEO can. 210 § 1 dall’ufficio di Visitatore Apostolico per gli Armeni residenti in Europa Occidentale. Il Papa ha nominato S.E. Mons. Jean Teyrouz, Vescovo dell’Eparchia Sainte-Croix-de-Paris (Francia), all’ufficio di Visitatore Apostolico per gli Armeni residenti in Europa Occidentale.
    Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Gambia S.E. Mons. Mirosław Adamczyk, Arcivescovo tit. di Otricoli, Nunzio Apostolico in Liberia.

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    Il Pellegrinaggio Macerata-Loreto: stasera il saluto del Papa ai partecipanti in diretta telefonica

    ◊   Appuntamento per migliaia di giovani alle 20.30 di questa sera nello Stadio Helvia Recina di Macerata, in occasione della 35.ma edizione del Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. Ad attenderli una sorpresa: il saluto in diretta di Papa Francesco attraverso un collegamento telefonico. Promossa da Comunione e Liberazione, l’iniziativa prevede la Messa, presieduta dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e al termine, alle 22.30, l’avvio della marcia con arrivo al Santuario di Loreto alle 6.30 del mattino dopo. Il percorso, circa 27 chilometri, attraverserà vari centri del maceratese e sarà scandito da momenti di preghiera, canti, letture e testimonianze. L’evento quest’anno ha per tema: “Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?”. Ci spiega il significato di questa scelta il vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, intervistato da Federico Piana:

    R. - E’ una frase, una domanda, di Benedetto XVI in un discorso sull’Anno della Fede, perché vogliamo vivere questa esperienza. La domanda tocca tutti, credenti e non credenti, perché tocca il cuore, cioè il desiderio profondo dell’essere umano. Questa domanda bruciante sul senso della vita c’è in tutti. Poi, noi faremo in modo di offrire le possibili risposte che vengono dall’incontro con Gesù. Abbiamo il Magistero luminoso, straordinario, entusiasmante, di Papa Francesco che darà risposte veramente belle, come lui ha dato ultimamente, all’incontro dei movimenti ecclesiali dicendo: l’importante è Gesù, è lasciarsi guidare da Lui, perché con Lui non c’è problema.

    D. - Secondo lei, questo successo straordinario tra i giovani a che cosa è dovuto?

    R. - Racconto un episodio che racconto spesso. Nel 2004, un parroco di Fermo mi ha detto: io ho visto al pellegrinaggio giovani sbandati che non sono venuti mai in parrocchia e che frequentano un bar davanti alla Chiesa. Allora ho detto: vai a chiedere perché. Lui è andato e dopo un silenzio imbarazzante, uno ha dato questa risposta: perché lì ci sentiamo coinvolti. I giovani hanno bisogno di essere presi per il cuore, per questa domanda: che cosa può saziare veramente il cuore dell’uomo? Quindi, fare in modo che l’esperienza cristiana non sia un discorso ma sia un incontro, sia una vera esperienza. Allora, una notte che si vive insieme, che si canta, si prega, si raccontano testimonianze, è una notte in cui tutti si sentono coinvolti con i gesti, con i canti, con le azioni che si compiono. I giovani hanno bisogno di essere accompagnati all’esperienza cristiana. Dovrei dare una novità, una novità che il segretario del Papa mi ha detto che posso comunicare: Papa Francesco ha aderito a una richiesta che io ho fatto mercoledì scorso, quando ho acceso la fiaccola del pellegrinaggio, la fiaccola della pace in piazza San Pietro. Gli ho dato il mio cellulare chiedendo che il Papa ci potesse fare la grazia di un saluto, un messaggio, per telefono che io potrò trasmettere a tutti.

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    A Marsiglia, la conclusione del "Cortile dei Gentili". Il card. Ravasi: esperienza di grande intensità

    ◊   La giornata più intensa del "Cortile dei Gentili" di Marsiglia si è chiusa ieri sera, nella festa del Sacro Cuore, con una Messa solenne e una processione eucaristica presiedute dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Nel pomeriggio, si era svolto un Convegno filosofico dedicato ai due filosofi francesi, Camus e Ricoeur. Da Marsiglia, il servizio del nostro inviato Fabio Colagrande:

    Il popolo di Dio sfila cantando per le strade del caotico capoluogo della Provenza. Fedeli dai tratti europei e magrebini, mescolati, molti con gli abiti colorati delle confraternite, seguono la croce intonando le litanie del Sacro Cuore. E’ la religione che irrompe nello spazio pubblico, tra gli sguardi curiosi dei passanti. Succede nella laica Francia, a Marsiglia, città multietnica, in cerca di riscatto, teatro di questa nuova edizione del "Cortile dei Gentili". Nella basilica del Sacro Cuore, la Messa è animata da splendidi canti e partecipata con grande devozione. Il cardinale Ravasi porta i saluti di Papa Francesco all’assemblea e nell’omelia descrive i quattro raggi irradiati dalla lampada della parola per illuminarci la via: tenerezza, intimità, amore e gioia. Quella tenerezza, umiliata oggi dalla brutalità e dal materialismo, che può nascere solo dal cuore.

    Nel pomeriggio, nel centro diocesano "Le Mistral", il "Cortile del Cuore" aveva dato vita a un altro confronto tra fede e laicità, religione e umanesimo, attraverso un inedito incontro tra due pensatori francesi coetanei, Camus e Ricoeur. Due autori con cammini diversi, ma capaci entrambi di sviluppare un pensiero che può dare fondamento a una resistenza razionale all’arrembante nichilismo. Il cardinale Ravasi ha individuato in apertura di dibattito le scintille di trascendenza nell’opera, apparentemente disperata, di Camus. Ma i partecipanti, laici e religiosi, sono andati oltre definendolo esponente ideale del vero ateismo, profondo, spirituale e preoccupato del futuro dell’uomo. In fondo, da queste giornate di studi emerge che il legame tra fede e ragione è proprio nell’inquietudine, che accomunava Camus e Ricoeur. "E’ ciò che mi disse un altro scrittore francese, Julien Green – ricorda il cardinale Ravasi in chiusura – finché si è inquieti, si può stare tranquilli”.

    Per un primo bilancio dell’evento, il nostro inviato a Marsiglia, Fabio Colagrande ha intervistato proprio il cardinale Gianfranco Ravasi:

    R. - Ci sono stati due volti differenti. Da una parte l’aspetto del credente che si è presentato con una particolare intensità: pensiamo a questa grande celebrazione, questa processione all’interno di una metropoli moderna così come è Marsiglia. Dall’altra parte, questo incontro del Cortile dei Gentili di grande intensità, di grande dinamismo intellettuale, perché riuscire a tenere un orizzonte di persone molto diverse, che ha di fronte due autori di grande rilievo come Ricoeur e Camus, è certamente un’esperienza di grande rilievo per il Cortile dei Gentili.

    D. - In particolare il confronto su questi due autori francesi Camus e Ricoeur ha dimostrato che lo stile del Cortile è uno stile che ormai ha fatto scuola…

    R. - E’ curioso vedere che proprio il Cortile dei Gentili di Marsiglia - che non è stato organizzato in senso stretto da noi, noi abbiamo dato la nostra consulenza, la nostra presenza - abbia però le caratteristiche che sono state volute nel momento iniziale di questo momento di dialogo, soprattutto con l’originalità del riuscire a scegliere per la prima volta due personaggi che, naturalmente, hanno un legame tra di loro dato esternamente dal fatto che sono nati nello stesso anno, 100 anni fa, ma legati tra di loro perché si sono interrogati sulle grandi questioni umane, soprattutto quelle del senso della vita, del bene e del male, del mistero dell’essere e dell’esistere da angolature completamente diverse. Camus, da una parte, con la sua domanda che si spegne alla fine nella polvere, forse del silenzio, della storia. Dall’altra parte, quella di Ricoeur che invece si affaccia sull’orizzonte ulteriore, sull’ultraterreno, sul trascendente, sul mistero, sulla gloria. Questo è veramente il Cortile dei Gentili: riuscire a trovare voci diverse che però si interrogano sulle questioni che sono pur sempre dentro il cuore di tutti gli uomini.

    D. - La “laica Francia” si conferma territorio ideale per i dialoghi del Cortile?

    R. - Questa è una cosa abbastanza impressionante. Io ho trovato veramente grande apertura e sensibilità. E poi soprattutto l’esperienza è sempre molto affascinante quando, come in un grande porto che in passato aveva piuttosto l’insegna quasi del crimine, i famosi “marsigliesi”, ci siano ancora tutti i problemi ma sono i problemi della multi-etnicità e quindi un altro terreno molto fertile per poter lavorare ai fini di una interculturalità. Ed è per questo che è stato significativo l’evento, con questi giovani, più di 50 giovani che vengono da tutte le regioni del Mediterraneo anche in lotta tra di loro, che si sono ritrovati per stringersi la mano e affermare la possibilità di camminare insieme.

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    Colonia, Congresso eucaristico. Il card. Kasper: non ci sono alternative alla fede

    ◊   Si è celebrata ieri, nell’ambito del Congresso eucaristico nazionale tedesco in corso a Colonia, la giornata dei preti e delle congregazioni. Il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontifico Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ha inaugurato la giornata con una catechesi e con la celebrazione di una Messa, cui hanno partecipato numerosi clerici e sorelle. Durante la catechesi, il cardinale ha sottolineato che le crisi, come quella che la Chiesa cattolica sta vivendo in questo momento storico, non sono “niente di nuovo per la Chiesa” e che conseguentemente non sia corretto dar loro eccessivo peso, pur senza minimizzare gli atteggiamenti sbagliati. L'inviata della Radio Vaticana, Christine Seuss, ha chiesto al porporato quale significato possa avere un evento come il Congresso eucaristico nazionale per il clero, ma anche per un rinnovamento della Chiesa:

    R. – Also, der Kongress hatte mal die Aufgabe der Vergewisserung: Man erlebt…
    Una delle intenzioni del Congresso era quello di rassicurare: si condivide, non si è isolati, si appartiene a una grande comunità, si percepisce un’atmosfera positiva, e questo fa sì che poi il Congresso ingeneri una funzione di irradiazione verso l’esterno, verso le parrocchie, nella società. Questo perché ci si possa chiedere: a che punto ci troviamo, in questo momento, in quanto Chiesa? Non vogliamo tornare indietro, ma in questo momento chiediamo un approfondimento. Ecco, questo è il senso del Congresso eucaristico: l’approfondimento di quello che, grazie al Concilio, abbiamo già raggiunto.

    D. – Nella sua catechesi, lei ha messo in guardia dal sopravvalutare le crisi nell’ambito della Chiesa, perché queste ci sono sempre state. Ma lei pensa che, nella situazione attuale che vive la Chiesa in Germania, il Congresso eucaristico possa contribuire ad un rafforzamento della coscienza di sé della Chiesa cattolica?

    R. – Das ist sogar sehr notwendig. Durch eine Krise wird man ja auch verunsichert…
    Direi che è proprio necessario. Una crisi porta insicurezza: molti sacerdoti sono più insicuri, ce ne sono di meno, le stesse comunità sono insicure perché non ricevono più un sacerdote e spesso vengono unificate… In questi casi, uno dei compiti del Congresso eucaristico e di rincuorare: si va avanti, in modo nuovo, non si può semplicemente tornare indietro. Si va avanti con le parrocchie, ci sono degli aspetti positivi... tutto questo va spiegato. Ma, per arrivare al cuore della questione, bisogna anche chiedersi: dove altro potremmo andare? Dov’è l’alternativa? Io credo che nella nostra società non ci siano vere alternative alla fede cristiana. Noi rispettiamo chiunque non condivida la nostra fede, anche se – con una certa fiducia – diciamo: “Noi abbiamo parole di vita: non sono parole nostre, ma le parole di Cristo”.

    D. – A tutt'oggi, come valutare l’atmosfera che si repsira?

    R. – Also, die Stimmung ist überraschend positiv: Sonst sagt man ja, die Deutschen…
    Direi che l’atmosfera è sorprendentemente positiva: in genere si dice che i tedeschi si lamentino sempre. Invece, qui colgo un’atmosfera molto positiva. Questo potrebbe dipendere anche dal “colore” locale, tipico di Colonia: i suoi abitanti sono persone gioiose, aperte… Ma ho l’impressione che in questo momento l’atmosfera stia tanto cambiando anche a livello globale. Forse contribuisce anche l’elezione del nuovo Papa: anche a Roma c’è un clima completamente diverso e questo fa bene. Quanto durerà? Chi lo sa. Ma io ho l’impressione che tutto questo sia più profondo, che non sia soltanto l’interesse superficiale per un Papa nuovo, ma sembra che quasi la gente pensi: “Sì, facciamo un passo verso il futuro. Non sarà sempre facile, ma l’atmosfera è positiva e questo aiuta ad andare avanti”.

    D. – Come questo evento che si svolge in Germania, il Congresso eucaristico, sarà percepito a Roma?

    R. – Die wird gar nicht wahrgenommen, das ist klar. Deutschland ist ein wichtiges…
    Non credo che se ne parli mondo, evidentemente. E’ vero, la Germania in ambito europeo è un Paese importante, ma è vero anche che non dobbiamo prenderci troppo sul serio. Siamo soltanto una piccola percentuale nell’ambito della Chiesa universale e la Chiesa universale si trova per tre quarti, quindi nella sua parte maggiore, nell’emisfero meridionale della terra. Ora, abbiamo anche il Papa che viene da questo emisfero: lì hanno un’agenda diversa, con questioni diverse, ma anche entusiasmi e impulsi diversi… Però, si prende atto del fatto, e anche con gratitudine, che anche nell’ambito della Chiesa tedesca ci si sta impegnando per superare una crisi in senso positivo. Ma non dobbiamo neanche sopravvalutarci, pensando che siamo l’ombelico del mondo: perché semplicemente non è più così.

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    Mons. Tomasi all'Onu: la pace, diritto di tutti, rende possibile lo sviluppo umano

    ◊   “La pace è un diritto di cui ciascuno dovrebbe godere e una condizione che rende possibile lo sviluppo umano integrale”: lo afferma mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, intervenuto ieri alla 23.ma sessione del Consiglio dei Diritti umani, incentrata sul “Diritto alla pace”. “La pace è la condizione che rende tutti gli altri diritti possibili – sottolinea mons. Tomasi – e la realizzazione dei diritti fondamentali porta alla vera pace, basata su libertà, giustizia e fraternità”. Quindi, mons. Tomasi ricorda che “definire la pace come assenza di guerra significherebbe ridurla ad un valore negativo”, mentre invece “l’altro nome della pace è lo sviluppo”, che implica la costruzione di scuole, la realizzazione di strutture sanitarie e l’esistenza di prospettive future per le giovani generazioni. Ribadendo, poi, l’interdipendenza che oggi vige su tutto il pianeta, l’Osservatore della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra richiama l’importanza della dignità della persona ed evidenzia che “la pace e la sicurezza di alcuni non possono essere garantiti senza la pace e la sicurezza di altri”. Di qui, il richiamo forte al fatto che “il nostro mondo non manca di risorse, ma soffre di ingiustizia”. Ed è per questo – dice ancora mons. Tomasi – che oggi “il contrario della pace è, più che la guerra, la paura”, divenuta “denominatore comune tra ricchi e poveri, tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo”. Definendo, inoltre, la guerra come “fallimento degli umani e dell’umano”, “l’illusione che si possa difendere o costruire una società sana o migliore infliggendo agli altri sofferenze indescrivibili”, mons. Tomasi mette in guardia: “Distruggendo l’altro, si distrugge l’umanità in sé”. Al contrario, solo i valori della pace, in quanto “meno spettacolari, più pazienti, più rispettosi dell’altro, più modesti”, sono capaci di costruire una società veramente umana. Infine, il presule esprime apprezzamento per la scelta di istituire un gruppo di lavoro intergovernativo aperto con l’obiettivo di mettere in atto la codifica ufficiale del diritto umano alla pace: “Una decisione saggia – conclude – che speriamo porti i suoi frutti in una dichiarazione efficace e condivisa da tutti”. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nella vita e nella storia: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, a Papa Francesco.

    Un po’ più poveri, un po’ più cristiani: il colloquio informale di venerdì scorso tra il Papa e i giovani allievi delle scuole dei gesuiti.

    Tra stupore e memoria: messa del Pontefice a Santa Marta.

    Per mettere fine alle violenze contro i cristiani: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Ginevra.

    Anticipazione di stralci dal volume di Manuel Nin “Il soffio d’Oriente antico. L’anno liturgico siro occidentale” in uscita la prossima settimana: un estratto dall’introduzione di Sabino Chialà, monaco di Bose; la prefazione di Sebastian Brock, uno dei maggiori studiosi dell’argomento; una nota dell’autore del libro.

    Un articolo di Ritanna Armeni dal titolo “La donna che scardinò i tabù”: nel suo ultimo film Margarethe von Trotta racconta la filosofa Hannah Arendt.

    Se i padri imparano dai figli: Silvia Guidi sul fumetto di David Ratte, che racconta il Vangelo da un inedito punto di vista.

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    Oggi in Primo Piano



    Appello di Caritas Libano per la Siria: drammatica situazione a Qusayr, distrutte chiese e moschee

    ◊   Nuova giornata di violenza in Siria. Almeno 7 persone hanno perso la vita ad Homs per l’esplosione di un’autobomba. Sei i razzi sparati stamani dall'aviazione siriana nella valle della Bekaa, in Libano. E intanto nel Paese la situazione umanitaria è sempre più drammatica in particolare nella zona di Qusayr, dove Hezbollah avrebbe sconfitto anche l’ultima sacca di resistenza. Le Tv di tutto il mondo hanno mostrato immagini di devastazione soprattutto di chiese e moschee. “Da almeno un anno – ha affermato padre Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano - non si hanno più notizie della comunità cristiana”. Benedetta Capelli lo ha intervistato:

    R. – The problem in Qusayr is not only...
    Il problema a Qusair non è solo quello delle Chiese. A Qusayr, tutta la situazione è tragica, è un disastro: nella zona di guerra molte persone hanno perso la vita e tutti hanno perso le loro cose, le loro case, tutto. Molti sono potuti fuggire, mentre molti altri sono rimasti bloccati a Qusair e hanno urgente bisogno di assistenza, di aiuto e conforto. Dai notiziari di oggi abbiamo saputo che la comunità internazionale intende chiedere alle parti in conflitto il permesso di far arrivare cibo e generi di conforto, in modo che la gente non muoia di fame. Ecco, la situazione a Qusayr è una tragedia totale e aspettiamo di vedere quello che succederà.

    D. – Com’è la situazione dei cristiani in Siria, che in passato vivevano insieme ai musulmani?

    R. – They’re still living together…
    I cristiani continuano a vivere insieme ai musulmani e non ci sono problemi per quanto riguarda la convivenza. Non c’è una persecuzione vera e propria ai danni dei cristiani, ci sono stati diversi episodi di aggressione da parte di alcuni fanatici: i cristiani sono stati uccisi o rapiti, hanno sequestrato i vescovi e i sacerdoti. Ma questi sono attacchi da parte di frange estremiste islamiche, non da parte della popolazione siriana. I siriani vivono insieme, cristiani e musulmani, il problema sono i fondamentalisti!

    D. – E qual è la situazione dei rifugiati siriani in Libano?

    R. – It is a amounting, deteriorating situation...
    E’ una situazione che sta gravemente peggiorando. I bisogni crescono ogni giorno e le risorse diminuiscono sempre più. I numeri stanno diventando ingestibili: parliamo di 2 milioni e 400 mila di rifugiati in Libano! Sono troppi, molti più di quanti ne possiamo gestire.

    D. – Caritas Libano vuole fare un appello?

    R. – Yes, we are launching a third appeal now…
    Sì: questo è il nostro terzo appello. Ora per l’emergenza e stiamo cercando di mettere insieme i vari progetti in modo da aiutare di più.

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    Vertice Usa-Cina: cooperare per la stabilità nel mondo

    ◊   Porre le basi per un “nuovo modello di cooperazione” tra due ''grandi Paesi''. Così il presidente americano, Barack Obama ed il suo omologo cinese, Xi Jinping, durante il primo giorno del loro storico summit informale a Palm Springs, in California. Attraverso le relazioni tra gli Usa e la Cina – hanno detto i due capi di Stato – passa la stabilità non solo dell'Area del Pacifico, ma di tutto il mondo. Ma che cosa significa questo incontro, soprattutto per Pechino? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Valeria Zanier, docente dell’Economia della Cina contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia:

    R. – Sicuramente segna un passo avanti nell'obiettivo della Cina di avere un ruolo a livello geopolitico globale più consono alla potenza economica che è diventata in questi ultimi anni. In realtà non è ben chiaro su che cosa si fonderà questo nuovo accordo tra Cina e Stati Uniti. Sicuramente, però, ci sono le tematiche molto importanti della sicurezza nucleare internazionale e sappiamo che la questione della Corea del Nord è un punto caldo già da diversi mesi. In generale possiamo dire che la Cina ha molto ampliato il raggio delle sue relazioni dirette e, quindi, potrebbe anche essere un modello di sviluppo alternativo, rispetto a quello degli Stati Uniti, che è stato vincente fino a poco tempo fa.

    D. – Che cosa di concreto potrà venire fuori da questo incontro?

    R. – Probabilmente potrà venire fuori un diverso equilibrio dei rapporti in alcune istituzioni mondiali come ad esempio il Fondo Monetario Internazionale. La Cina si aspetta di avere un ruolo più forte in questa istituzione internazionale, come anche in altre.

    D. – Come faranno Washington e Pechino a superare quelle diversità ideologiche, che sinora hanno rappresentato un ostacolo insormontabile a qualsiasi tentativo di dialogo?

    R. – Il Partito comunista cinese non ha mai finora proposto una modernizzazione in chiave democratica, oltretutto ci sono stati diversi scontri tra le fazioni politiche all’interno del partito stesso e non sembra adesso il momento ideale per un cambiamento in questo senso.

    D. – Per gli Stati Uniti avvicinarsi alla Cina vuol dire rinunciare a dialoghi più stretti con altre grandi potenze, come la Russia, i Paesi europei...

    R. – Non so se l’avvicinamento degli Stati Uniti alla Cina debba per forza precludere o modificare le relazioni tra Stati Uniti ed altri Stati, anche perché credo che ci siano anche altre potenze che devono modificare il proprio atteggiamento nei confronti della Cina. Credo, quindi, che questo avvicinamento tra Stati Uniti e Cina possa riflettersi in un cambiamento anche nelle relazioni bilaterali tra la Cina e altre potenze.

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    Svizzera, domani referendum sul diritto d'asilo: verso una conferma di norme severe

    ◊   Svizzera al voto domani per il referendum sulla riforma in senso restrittivo del diritto d’asilo. I sondaggi indicano che la maggioranza dei cittadini è favorevole alle restrizioni, come già accaduto in tutte le consultazioni simili degli ultimi 30 anni. I partiti e i movimenti contrari alle nuove norme, però, parlano del pericolo di uno “smantellamento” del diritto d’asilo. Davide Maggiore ha chiesto a Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, se si tratta di un rischio concreto:

    R. – Sì. Esiste effettivamente e devo dire che anche noi vediamo con preoccupazione questa nuova legislazione svizzera. Con questa nuova riforma che è già approvata dal parlamento e adesso è soggetto del referendum, viene purtroppo anche abolita la possibilità di richiedere asilo presso una rappresentanza diplomatica svizzera all’estero. La Svizzera era rimasta l’unico Paese in Europa che prevedeva, quindi, il meccanismo di un ingresso regolare in Svizzera, dove poi sarebbe stata espletata la procedura vera e propria di asilo.

    D. – Impedendo questa richiesta direttamente all’ambasciata svizzera, aumentano i rischi?

    R. – Non si entra facilmente in Svizzera, se non attraverso l’Italia, la Francia o la Germania quindi via terra, perché arrivare all’aeroporto di Zurigo o di Ginevra con un visto è estremamente difficile per persone che provengono da Paesi “a rischio”, come si dice, quindi da Paesi dove effettivamente per le persone c’è un problema di sicurezza, di persecuzione o di guerra. Di conseguenza, quelli che vengono dal Nordafrica devono per forza attraversare il Mediterraneo in barcone, sbarcare in Italia, attraversarla ed entrare in Svizzera per poi però vedersi soggetti a una "restituzione" all’Italia perché la Svizzera, pur non essendo Paese membro dell’Unione Europea, ha aderito al sistema Schengen e anche al sistema Dublino.

    D. – Un altro punto di questa legislazione è l’esclusione della diserzione come motivo per richiedere il diritto d’asilo: anche questo ha conseguenze importanti…

    R. – Sì, siamo preoccupati perché già la Convenzione di Ginevra sui rifugiati prevede clausole di esclusione, però molto limitate e circoscritte. La nuova legge svizzera va ben oltre e quindi potrebbe dare luogo a un’esclusione automatica di chi effettivamente ha bisogno di protezione.

    D. – Qual è il contesto internazionale, dal punto di vista della protezione dei diritti ai rifugiati, in cui questo avviene? La tendenza svizzera trova riscontro in altri Paesi europei?

    R. – In quanto alla misura di abolire la possibilità di presentare una richiesta d’asilo alle ambasciate, è certamente un precedente preoccupante perché frena le possibilità che, a livello di Unione Europea, un tale sistema sia introdotto. Si dirà: ma perfino la Svizzera l’ha abolito! Proprio in questi giorni, l’Unione Europea approverà in via definitiva il cosiddetto “Sistema europeo comune di asilo”, norme che – tutto sommato – certamente vanno nella direzione di rafforzare i diritti dei rifugiati, i diritti dei richiedenti asilo, anche se con grandi lacune. Rimane comunque nel nuovo sistema di asilo il regolamento Dublino e quindi spinge le persone da un Paese all’altro contro la loro volontà, solamente seguendo la logica del primo Paese d’ingresso nell’Unione Europea.

    D. – Comunque, un nuovo diritto d’asilo più inclusivo è possibile?

    R. – Dopo l’11 settembre 2001, anche per quanto riguarda il diritto d’asilo, la priorità è stata data a considerazioni di sicurezza e di antiterrorismo. Poi, si è visto che i terroristi non entrano come rifugiati o come richiedenti asilo, perché hanno ben altri mezzi di ingresso. Quanto alla criminalità diffusa, si può constatare che una restrizione sul diritto d’asilo va proprio nella direzione contraria: chi non è in regola, ricorre alla microcriminalità, a volte anche per sopravvivere. Maggiore sicurezza si ottiene con maggiore regolarizzazione delle persone che, comunque, si trovano nei nostri territori.

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    Afghanistan. Morto un militare italiano a Farah, altre 3 vittime Nato a Paktik

    ◊   Un soldato è morto e tre sono rimasti feriti oggi in un attacco al contingente italiano di stanza in Afghanistan, nei pressi di Farah, mentre altre tre vittime tra i militari dell’Isaf si contano in un attentato a Paktik, al confine con il Pakistan. L’attentatore pare indossasse un’uniforme militare afghana. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:

    L’Italia paga oggi un altro grande tributo di sangue in Afghanistan. In un attacco a un mezzo Lince che stava tornando alla base di Farah dopo un’attività svolta congiuntamente con i militari afghani, è rimasto ucciso il capitano Giuseppe La Rosa, siciliano, 31 anni, effettivo al terzo reggimento Bersaglieri. Si contano anche tre feriti, non in pericolo di vita, appartenenti rispettivamente al 82.mo Reggimento fanteria “Torino” di Barletta e all’ottavo Reggimento Bersaglieri, che sono stati trasferiti all’ospedale della città. Sale così a 53 il numero dei soldati italiani morti in Afghanistan dal 2004, anno in cui iniziò la missione Isaf. Il primo a esprimere il proprio cordoglio, in cui ha compreso quello di tutti gli italiani, è stato il Presidente Napolitano, che ha manifestato la propria vicinanza alla famiglia. A fargli eco anche il presidente del Consiglio Letta, che ha parlato di “dolore lancinante” e, tra gli altri, il ministro degli Esteri Bonino e quello della Difesa, Mauro, che assicura per le missioni internazionali un futuro “no combat”. Le condoglianze alla famiglia sono giunte anche dal presidente della Camera Boldrini e dal presidente del Senato Grasso che ha aggiunto un ringraziamento ai militari italiani che operano a Herat e Kabul.

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    "Un altro viaggio è possibile": manifestazione dell'Ecpat contro il turismo sessuale

    ◊   Da Giulianova a Benevento, da Napoli a Catania, da Padova a Cremona: in marcia contro il turismo sessuale a danno dei minori. Domani, in molte città italiane e del Brasile, migliaia di persone scenderanno in strada in sella alla loro bicicletta per la seconda edizione di “Un altro viaggio è possibile”, manifestazione organizzata da Ecpat-Italia, realizzata in previsione di due eventi che vedranno il Brasile protagonista dal 2014 al 2016: i mondiali di calcio e le Olimpiadi. L'obiettivo dell'iniziativa è di sensibilizzare l'opinione pubblica, le istituzioni e la società civile sul dramma dello sfruttamento sessuale dei bambini. Francesca Sabatinelli ha intervistato Yasmin Abo Loha, coordinatrice dei programmi Ecpat-Italia.

    R. - Oramai si tratta di un fenomeno che ha colpito tutto quanto il mondo, quindi quasi tutti i Paesi sono Paesi di destinazione per commettere questo genere di reato, e ovviamente anche Paesi di origine. E’ quindi difficilissimo riuscire a identificare una vera e propria mappa. Sicuramente i territori verso i quali si spingono, o continuano a spingersi gli italiani, restano il Sud-est asiatico e il Sud America, con presenze ormai consolidate in Africa e soprattutto in Kenya.

    D. – Solo in Brasile si quantifica in circa 500 mila il numero di minori sfruttati dal punto di vista sessuale…

    R. - Questo è il dato, che in realtà poi è una stima, essendo sempre un fenomeno sommerso. Gli unici dati certi che abbiamo sono quelli legati alle condanne definitive. E’ veramente difficile riuscire a dare contorni reali al fenomeno.

    D. - Sfruttamento sessuale è inteso come turismo sessuale e come cos’altro?

    R. - In realtà quella del turismo è semplicemente una modalità per andare a "consumare" poi prostituzione minorile, che quindi viene messa a disposizione dalle città e dai locali stessi. Non dimentichiamo che in realtà la maggior parte dei fruitori sono sempre persone locali. Questa è un’altra cosa che va riconsiderata. Però, gli ambiti, alla fine, sono quelli della prostituzione minorile e la prostituzione minorile è tesa a produrre materiale pornografico, magari da mettere in circolo su Internet. Ovviamente, questi bambini sono bambini, residenti ma possono anche essere bambini che sono stati trafficati appositamente per questo scopo. Insomma, il fenomeno non si riesce a definire, se non per una questione di reati, nelle aule di tribunali. In realtà, i fenomeni sono tutti connessi tra di loro. Si parla di sfruttamento a fini commerciali a 360 gradi.

    D. - Dal punto di vista della prevenzione Ecpat che cosa pensa sia opportuno fare ancora che non è stato fatto? Voi spesso sottolineate la necessità della cooperazione tra i Paesi…

    R. - Assolutamente sì, è l’anello mancante di questa catena. Se parliamo di leggi, l’Italia ha predisposto in tutti questi anni tra le migliori leggi al mondo. Quello che manca è proprio la cooperazione giudiziaria e investigativa. Per esempio, in passato ci sono stati arresti d’italiani in Paesi come la Thailandia, la Cambogia o anche il Brasile. Di questi arresti non si aveva notizia in Italia e non si trattava di cittadini italiani trasferitisi lì e residenti lì, si trattava appunto di viaggiatori. E’ questa la tipologia di comunicazione che manca tra gli Stati: manca una banca dati, dove inserire tutta questa serie di soggetti che commettono questo reato.

    D. - L’evento del 9 di giugno è un campanello d’allarme in vista d’importanti appuntamenti che nei prossimi due anni coinvolgono un Paese simbolo, che è il Brasile…

    R. - Sì, assolutamente. Noi, in primo luogo, quello che faremo sarà accentuare ed evidenziare l’esistenza del problema. In secondo luogo, ricordare a tutti quanti che chiunque decida di avere rapporti sessuali con un minore ovunque nel mondo commette un reato. Terza questione, è quella di ribadire che in occasioni di euforia, proprio perché ci sono eventi sportivi, si pensa di andar lì ed eventualmente ci può essere la possibilità che qualcuno proponga di consumare sesso con un minore. Sappiamo per certo che queste cose accadono, accadono già nella normalità dei viaggi, figuriamoci in contesti così, dove l’euforia è all’ennesima potenza... Perciò, cercheremo di riportare l’attenzione su questi tre elementi, cercando di sensibilizzare tutti quanti a porre maggiore attenzione e nel caso in cui notino qualcosa che effettivamente è strano, che non rientra nella norma, ad esempio come persone che si conoscono, che si sono viste in viaggio, che magari in quel momento stanno con dei minori, fare attenzione perché potrebbe essere il caso di segnalarle.

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    Il commento al Vangelo della Domenica di don Ezechiele Pasotti

    ◊   Nella decima Domenica “per annum” la liturgia, per bocca dell’evangelista Luca, ci annuncia la presenza tra di noi della “compassione divina”: il Signore Gesù ha potere sulla morte dell’uomo:

    «Ragazzo, dico a te: alzati!».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di Don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Il Vangelo si apre oggi con un corteo funebre: “Veniva portato alla tomba un morto, figlio unico di madre vedova”. Siamo posti davanti al mistero della morte, alla ineluttabilità della morte: tutti moriamo. Davanti a questa divoratrice insaziabile sembra che Dio stesso debba come ritrarsi e darle passo. Ma oggi, di fronte ad essa, s’innalzano tre gesti divini (che si rinnovano nei sacramenti della Chiesa):

    – la commozione di Gesù: il Figlio di Dio, venuto con potere divino proprio sulla morte, si commuove davanti alla sofferenza dell’uomo. Il verbo greco richiama direttamente le viscere materne, la tenerezza di Dio che dà la vita e difende la vita. “Gloria di Dio – esclama S. Ireneo – è l’uomo che vive”. “Non piangere”, dice Gesù alla madre. “Non piangere”, ripete Gesù ad ogni uomo: non è la morte l’ultima parola.

    – Gesù si avvicina alla bara e la tocca: la legge ebraica dichiara impuro chiunque si avvicini ad un morto, chiunque abbia contatto con esso. Cristo, Signore della vita, non ha timore di attirare su di sé la contaminazione della morte, di tutte le morti: entrerà lui stesso nella morte per annientarla definitivamente.

    –“Ragazzo, dico a te, alzati”: è la parola potente di Gesù che ridà vita al giovane. È la stessa parola creatrice di Dio. E il giovane viene restituito vivo alla madre attonita, che nulla ha chiesto, ma che si ritrova riempita della tenerezza materna di Dio. Questa vittoria di Cristo sulla morte è la buona notizia che la Chiesa porta al mondo – e Dio sa quanto bisogno c’è di essa! – è ciò che l’Eucaristia annuncia, celebra e dona ad ognuno di noi oggi. Accogliamola!

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Allarme Unicef: quattro milioni di bambini vittime

    ◊   Vittime numero uno del conflitto che ha colpito la Siria sono i più piccoli. A lanciare l’allarme è L’Unicef che stila le prime cifre inquietanti: quattro milioni di bambini vittime ed un’intera generazione completamente a rischio. Oggi il conflitto siriano secondo l’Unicef rappresenta una delle più gravi crisi al mondo che i bambini devono affrontare. Nell’appello dell’organizzazione umanitaria la prima priorità è quella di provvedere all’acqua pulita, ad adeguati servizi igienici e alle vaccinazioni per proteggere i bambini contro le malattie. Il sostegno poi per recuperare il ritardo scolastico accumulato e la protezione contro violenze e abusi sono le altre priorità. Nonostante l’Unicef sia molto riconoscente a coloro che hanno dimostrato sin dall’inizio della crisi generosità con donazioni per finanziare la risposta all’emergenza sottolinea tuttavia che c’è ancora molto da fare. L’Unicef ha lanciato quindi un appello per salvare la vita dei bambini, chiedendo ulteriori risorse. Attualmente mancano fondi per 300 milioni di dollari, utili a mantenere il livello di assistenza umanitaria allo stato attuale e ad aumentarlo per rispondere alle sempre crescenti necessità dei bambini e delle loro famiglie, in Siria e nella regione. Nonostante le difficoltà incontrate, l’UNICEF e i suoi partner hanno significativamente ampliato la risposta alla crisi all’interno della Siria. Dall’inizio del 2013, più di 10 milioni di persone all’interno del territorio siriano hanno avuto accesso all’acqua potabile. Un milione di bambini è stato vaccinato contro il morbillo e 600.000 nei paesi vicini. L’UNICEF sta provvedendo a garantire inoltre ai bambini siriani in Giordania, Libano e Iraq accesso ad acqua pulita, vaccinazioni contro malattie letali, la possibilità di recuperare i ritardi nell’istruzione e di riprendersi dagli orrori cui hanno assistito in Siria. Ma questo purtroppo non basta. La crisi in Siria peggiora giorno per giorno e l’arrivo del caldo estivo e delle alte temperature unito alle gravi condizioni igienico sanitarie sta portando inevitabilmente nuovi pericoli. L’Unicef ha lanciato quindi l’appello: Emergenza Siria a tutte le parti coinvolte nel conflitto, ribadendo il principio secondo il quale i bambini non devono essere coinvolti nelle guerre e dovrebbero essere protetti dalla violenza in ogni situazione. (F.B.)

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    Giordania: conferenza sul ruolo dei media cristiani arabi

    ◊   Il Catholic Center for Studies and Media, in collaborazione con il Pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali del Vaticano, terrà una conferenza lunedì 10 giugno dal titolo: "I media arabi cristiani nel servizio della giustizia, della pace e dei diritti umani". L'incontro, della durata di due giorni, ha come ospite il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, e l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Consiglio pontificio per le Comunicazioni Sociali. Parteciperanno alla conferenza anche Mohammad Momani, ministro per Media e comunicazioni, e il Primo ministro Faisal Fayez, accompagnato da religiosi di diverse parrocchie, studiosi islamici e personalità del mondo dei media arabo e estero. In un comunicato stampa, padre Rifat Bader, direttore del Catholic Center for Studies and Media, dichiara che l'incontro si pone in continuità con un ciclo di conferenze tenute a Beirut nell'aprile del 2012, organizzate dallo stesso Pontificio consiglio e che hanno registrato la presenza di alcuni patriarchi mediorientali. La felice esperienza di quel seminario ha spinto il Consiglio a promuovere la stessa iniziativa in altri Paesi della regione. Padre Bader spiega che la Giordania è stata scelta come modello dai media arabi e cristiani, per il sensibile miglioramento registrato con l'istituzione del Catholic Center for Studies and Media, ponte tra la società locale e le agenzie d'informazione internazionali, soprattutto quelle appartenenti alle chiese cattoliche nel mondo. L'iniziativa ha come obiettivo il coordinamento e la cooperazione tra tali media, al fine di organizzare futuri pellegrinaggi e viaggi turistici nel Paese e diffondere il modello e il messaggio giordano in tutto il mondo. La conferenza di Amman sarà focalizzata sul ruolo che i media arabi cristiani stanno ricoprendo nella regione in questo particolare momento storico, con una speciale attenzione verso il loro contributo civile e sociale. Secondo padre Rifat Bader, questo incontro metterà in evidenza lo sviluppo dei media giordani, mostrando come questi possano influire sul dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani e come Amman possa rappresentare un ponte tra Oriente e Occidente. Nella difesa della giustizia, della pace e dei diritti umani. (R.P.)

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    Egitto: autorizzata la costruzione della prima chiesa copta nell'era Morsi

    ◊   Sorgerà a Nubaria, nel nord del Paese, la prima chiesa copta ortodossa autorizzata in Egitto dal governo islamista del Presidente Mohamed Morsi. Il decreto presidenziale che autorizza la costruzione è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale giovedì 6 giugno. L'edificio di culto - riporta l'agenzia Fides - sarà dedicato ai Santi Apostoli Pietro e Paolo e sarà costruito su una superficie di 300 mq. Fonti egiziane consultate dalla Fides confermano che la richiesta di costruire una chiesa nell'area, ricca di risorse agricole e energetiche, era stata sottoposta alle autorità civili competenti ben 17 anni fa. Padre Makari Habib, segretario del Patriarca dei copti ortodossi Tawadros II, ha espresso soddisfazione e apprezzamento per l'autorizzazione venuta dal Presidente Morsi. (R.P.)

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    Nord Corea: circa 10 mila persone continuano a coltivare la fede cattolica

    ◊   “Riteniamo che almeno diecimila nordcoreani continuino a coltivare la fede cattolica nel profondo del loro cuore. Ma è difficile credere che possa esistere una chiesa sotterranea in Corea del Nord”. Padre Lee Eun-hyung è il segretario generale della Commissione per la riconciliazione del popolo coreano, organismo nato nel 1999 in seno alla Conferenza episcopale coreana. In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che soffre - riferisce l'agenzia Sir - il sacerdote descrive le tragiche condizioni della popolazione in Corea del Nord e racconta dei suoi tre viaggi, l’ultimo nel 2011, nella capitale nordcoreana. Il numero di cattolici rimasti nel Paese asiatico è pressoché impossibile da determinare. Oggi la Corea del Nord è tra i Paesi in cui la libertà religiosa è maggiormente negata, ma nonostante i lunghi anni di persecuzioni religiose almeno diecimila persone continuano in segreto a coltivare la fede cattolica. Una tesi che sembra trovare conferma in molte delle testimonianze dei rifugiati nordcoreani, che raccontano di “donne anziane sedute in cerchio intente a contare i fagioli mormorando come se stessero recitando il rosario”. “Quando si oltrepassa la 'cortina di bambù’ - riferisce padre Lee - si ha l’impressione di tornare indietro nel tempo di almeno quaranta o cinquanta anni. Oltre alla grave mancanza di cibo, la popolazione non ha neanche di che riscaldarsi”. (R.P.)

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    Sud Sudan: nuovo raid dell’aviazione sudanese sui Monti Nuba

    ◊   Due cacciabombardieri Mig dell’aviazione di Khartoum hanno sganciato 4 bombe sul villaggio di Kauda, nei Monti Nuba. Lo riporta il Sudan Catholic Radio Network - ripreso dall'agenzia Fides - secondo il quale il raid, che non avrebbe causato vittime, è stato condotto il 6 giugno nei pressi della pista aeroportuale della cittadina. La radio sottolinea che l’attacco è stato compiuto esattamente a due anni e un giorno dall’inizio della guerra nello Stato sudanese del Sud Kordofan. L’Spla-N (Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese-Nord) ha avviato il conflitto il 5 giugno 2011, a seguito dei contestati risultati delle elezioni dello Stato che proclamarono Governatore Ahmed Haroun. Secondo fonti sentite dal Sudan Catholic Radio Network gli aerei sudanesi avrebbero preso di mira una possibile celebrazione dello SPLA-N in occasione dell’anniversario della ribellione. I due anni di guerra hanno colpito pesantemente gli abitanti dei Monti Nuba, dove insicurezza, fame e morti hanno spinto almeno 70.000 persone a trovare rifugio a Yida, nel Sud Sudan. (R.P.)

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    Perù: Campagna di solidarietà dei vescovi sul tema della tratta delle persone

    ◊   “La tratta delle persone ed il traffico illegale dei migranti – Una sfida per la Nuova Evangelizzazione” è il tema scelto dalla Conferenza episcopale del Perù per la Campagna di solidarietà “Condividere” del 2013. L’iniziativa, portata avanti dalla Pastorale per la mobilità umana, è stata presentata nel corso di una conferenza stampa, alla presenza di mons. Hèctor Vera Colona, vescovo di Ica e presidente della Commissione episcopale per la Pastorale sociale. “L’obiettivo dell’evento – informa una nota – è quello di sensibilizzare la popolazione sulla questione della tratta e del traffico dei migranti, una forma di schiavitù contemporanea legata allo sfruttamento dell’essere umano”. Una speciale raccolta fondi è stata quindi annunciata per il 23 ed il 25 agosto. Molto intenso il manifesto scelto per la Campagna che riporta una foto in bianco e nero di una donna nascosta in un container, l’immagine di un paio di scarpe rosse con il tacco a spillo indossate da una bambina e il disegno del volto di una persona spaventata, a cui due mani tappano forzatamente la bocca. Nell’ambito dell’iniziativa, domani, il card. Juan Luis Cipriani Thorne, primate del Perù, celebrerà una Messa nella cattedrale di Lima. La Campagna “Condividere” è nata nel 1990 ed ogni anno viene dedicata ad un settore bisognoso della popolazione. All’origine dell’iniziativa, c’è l’auspicio di infondere in ogni persona, come atteggiamento permanente, “il dovere solidale, fraterno e comunitario di condividere i beni con il fratello che soffre”. I fondi raccolti durante la Campagna servono a sostenere numerosi progetti sociali in Perù. (I.P.)

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    Svizzera. L'Assemblea dei vescovi: "Costruire insieme la pace"

    ◊   “Noi costruiamo insieme la Chiesa”: è quanto affermano i vescovi svizzeri al termine della loro 300.ma Plenaria, svoltasi dal 2 al 5 giugno ad Einsielden. Un incontro che ha conciso con due importanti anniversari: il 150.mo anniversario di fondazione sia della Conferenza episcopale (Ces) che della Missione Interna. Per l’occasione, una Messa solenne è stata celebrata nell’Abbazia della città, in un clima – si legge nella nota finale della Plenaria – “di gratitudine e di gioia”. Nella sua omelia, mons. Markus Büchel, presidente dei vescovi, ha sottolineato: “La Chiesa è il segno, nella nostra società, di un’altra realtà, è il segno che Dio è in mezzo a noi”. Di qui, il richiamo forte alla “interazione” tra Dio e gli uomini, laici e consacrati, credenti e non credenti, che tutti insieme “costruiscono la Chiesa”. Ma la Plenaria ha affrontato anche altri temi: in particolare, la Commissione Giustizia e Pace ha presentato un rapporto su “L’alleanza per la domenica”, l’iniziativa promossa, a livello europeo, per tutelare il diritto al riposo domenicale. “Il riposo domenicale – si legge ancora nella nota – è una delle istituzioni preziose della nostra società: la domenica colloca l’essere umano in un contesto più ampio e dimostra che le attività economiche hanno la loro importanza, ma non sono prive di limiti”. All’ordine del giorno della Conferenza episcopale elvetica c’è stata poi la questione degli abusi commessi in ambito ecclesiale: annunciata, a tal proposito, la decisione di redigere una nuova edizione delle Direttive sui casi di abusi, che sarà elaborata per la prima volta insieme dalla Conferenza episcopale e dall’Unione dei Superiori maggiori della Svizzera. Questa nuova edizione sarà pubblicata ed entrerà in vigore solo dopo l’approvazione da parte della Santa Sede. In ogni caso, la Ces ha evidenziato che nel 2012 il numero degli abusi è fortemente diminuito, passando dai 23 del 2011 ai 9 dello scorso anno, di cui quattro riguardavano minori, e cinque concernevano persone adulte. Infine, la Ces ha riflettuto sulla prossima Giornata mondiale della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio, ed ha annunciato che saranno 300 i giovani svizzeri che vi prenderanno parte. L’auspicio della Chiesa elvetica è che la Gmg sia “un’esperienza di arricchimento per la fede”. Al termine della Plenaria, i vescovi hanno incontrato anche i membri della “Action de Carême”, che porta avanti le opere di carità della Chiesa svizzera. (A cura di Isabella Piro)

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    Il card. Bagnasco: "Gli esuberi non diventino un incremento dei disoccupati"

    ◊   “Gli esuberi non diventino un incremento intollerabile dei disoccupati e della disoccupazione”. È l’auspicio del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Rispondendo ad una domanda sugli esuberi annunciati dalla Selex Es, il cardinale ha affermato: “Purtroppo le riorganizzazioni delle grandi aziende, per certi versi anche necessarie, prevedono anche degli esuberi a diversi livelli. Se questo sta dentro ad un processo di riorganizzazione, che tutto il mondo occidentale sta facendo, dall’altra parte io penso che le diverse forze in campo - i sindacati, gli imprenditori, il governo - debbano fare sempre di più e sempre meglio per un’intesa, per affrontare in modo ragionevole queste situazioni perché gli esuberi non diventino poi un incremento intollerabile dei disoccupati e della disoccupazione”. Il porporato - riporta l'agenzia Sir - ne ha parlato al suo arrivo al convegno "Superare la crisi. Nuovi percorsi di responsabilità imprenditoriale per il bene comune" organizzato ieri a Genova dall’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) nell’ambito della IV sessione delle “Giornate cardinale Siri”. In merito all’allarme lanciato dai giovani di Confindustria, il cardinale ha detto che “quello sulla tenuta sociale non è un allarme di adesso”. “Questa giornata - ha aggiunto riferendosi al tema del convegno - credo voglia offrire degli esempi concreti di come alcune aziende, con molta buona volontà, fantasia, riescono a mettere in campo iniziative e accorgimenti affinché questi esuberi non solo non debbano avvenire ma le aziende stesse si possano rilanciare. Questa giornata è quindi un segnale di fiducia, di speranza”. E in margine al convegno, parlando sul dibattito a livello nazionale sui costi della politica e sul tema del presidenzialismo, il porporato ha risposto che “nessuno esclude che questi problemi non siano importanti per il bene del Paese” ma “la gente sente nella propria carne, non tanto questi problemi, che sono reali e che devono essere affrontati nel modo migliore ma, soprattutto, quello della occupazione e del lavoro per tutti, in particolare per il mondo giovanile”. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 159

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