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Sommario del 12/01/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Sviluppo dei popoli e protezione dell’ambiente al centro del colloquio tra il Papa e Alberto di Monaco
  • Il Papa alla Gendarmeria vaticana: promuovere rapporti di fiducia anche nei momenti difficili
  • Festa del Battesimo del Signore: il Papa battezza nella Cappella Sistina 20 bambini
  • Altre udienze e nomine
  • Anno Giudiziario: Vaticano sempre più integrato nella legislazione internazionale
  • Mons. Paglia: famiglia, bene dell'umanità. Francesi in piazza contro il "matrimonio per tutti"
  • Padre Lombardi: contraddire gli orientamenti dominanti con coraggio e umiltà
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Francia: Hollande convoca d’urgenza il Consiglio di difesa su Mali e Somalia
  • Tre anni fa il terremoto ad Haiti. La testimonianza di suor Luisa dell'Orto
  • Sentenza Cassazione: bimbo affidato a coppia gay. Garancini: giudici oltre le loro competenze
  • Un anno fa il naufragio della Costa Concordia. Greenaccord: aumentano i rischi ambientali
  • Rapporto sul volontariato della Croce Rossa Italiana: quando dare vuol dire ricevere
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Giordania. Mons. Lahham: apriamo le nostre chiese ai profughi siriani
  • Impegno della Chiesa per gli immigrati haitiani
  • Adozioni: il Cremlino garantisce quelle verso gli Usa già approvate dal giudice
  • Laos: ancora preoccupante il fenomeno dei cristiani scomparsi
  • Germania: no della Chiesa al progetto di legge sul suicidio assistito
  • Bangladesh: un bambino su due lascia la scuola per trovare un lavoro
  • Messico: appello della diocesi di Zamora per il sacerdote scomparso a fine dicembre
  • Le reliquie di San Giovanni Bosco esposte in 11 città della Repubblica Ceca
  • Estonia: a Tallin mezzi pubblici gratis per i residenti
  • Brasile: morto a 104 anni il missionario padre Michelangelo Serafini
  • Il Papa e la Santa Sede



    Sviluppo dei popoli e protezione dell’ambiente al centro del colloquio tra il Papa e Alberto di Monaco

    ◊   Stamani, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza, in Vaticano, il principe Alberto II di Monaco, accompagnato dalla consorte, la principessa Charlène. Nel corso del colloquio, informa una nota della Sala Stampa vaticana, ci si è soffermati "sul contributo significativo della Chiesa Cattolica alla vita sociale del Principato" e su alcuni temi di attualità internazionale, come "lo sviluppo integrale dei popoli e la protezione delle risorse naturali e dell’ambiente".

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    Il Papa alla Gendarmeria vaticana: promuovere rapporti di fiducia anche nei momenti difficili

    ◊   In ogni pellegrino sappiate riconoscere “il volto di un fratello che Dio pone sulla vostra strada”. E’ l’invito che Benedetto XVI ha rivolto al Corpo della Gendarmeria vaticana e dei Vigili del Fuoco, ricevuti ieri pomeriggio in udienza nella Sala Clementina, in Vaticano. Il Papa, spiega la Sala Stampa della Santa Sede, “ha desiderato concedere questa udienza per manifestare al Corpo il suo incoraggiamento e la sua gratitudine dopo un periodo in cui ha dovuto rispondere a sfide particolarmente impegnative”. Benedetto XVI ha rivolto, fra gli altri, anche un saluto al segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, e al comandante della Gendarmeria, Domenico Giani. Il servizio di Debora Donnini:

    Il Corpo della Gendarmeria è chiamato a svolgere, fra i diversi compiti, quello di accogliere i pellegrini e i visitatori del Vaticano; un’opera che richiede disponibilità all’ascolto, sottolinea Benedetto XVI:

    “In ogni pellegrino o visitatore, sappiate vedere il volto di un fratello che Dio pone sulla vostra strada; pertanto accoglietelo con gentilezza e aiutatelo, sentendolo parte della grande famiglia umana”.

    “La vostra attività sarà tanto più efficace per la Santa Sede e arricchente per voi – afferma ancora il Papa – quanto più si potrà svolgere in un contesto di serenità e armonia”:

    “A tale proposito, è necessario che i Gendarmi che garantiscono da lungo tempo il loro servizio in seno al Corpo e i responsabili del Comando, favoriscano sempre più rapporti di fiducia in grado di sostenere e di incoraggiare tutti i membri della Gendarmeria Vaticana, anche nei momenti difficili”.

    Benedetto XVI esprime, quindi, la sua stima e la sua riconoscenza per "il generoso lavoro" svolto dai gendarmi "con discrezione, competenza ed efficenza e non senza sacrificio". “Quasi ogni giorno ho l’opportunità di incontrare qualcuno di voi nei vari posti di servizio – afferma – e di constatare di persona la vostra professionalità nel collaborare a garantire la sorveglianza al Papa”. L’auspicio di Benedetto XVI è che la loro peculiare presenza nel cuore della cristianità, dove giungono folle di fedeli per incontrare il Successore di Pietro e per visitare le tombe degli Apostoli, susciti sempre più in ciascuno di loro “il proposito di intensificare la dimensione spirituale della vita, come pure l’impegno ad approfondire la vostra fede cristiana”, testimoniandola in ogni ambiente con una coerente condotta di vita. A tale scopo è di aiuto l’Anno della fede:

    “Esso costituisce un’occasione privilegiata per riscoprire quanta gioia c’è nel credere e nel comunicare agli altri che l’incontro salvifico e liberante con Dio realizza le aspirazioni più profonde dell’uomo, i suoi aneliti di pace, di fraternità, di amore”.

    Come Maria, “custodiamo nel cuore le grandi cose che Dio compie ogni giorno nella storia” - è l’invito del Papa - per poter “riconoscere, nella trama della vita quotidiana, l’intervento costante della divina Provvidenza, che tutto guida con saggezza e amore”. Benedetto XVI prega perché il Signore “vi aiuti – dice al Corpo della Gendarmeria e ai Vigili del Fuoco – a svolgere la vostra professione, fedeli sempre a quegli ideali che essa richiede. Più sono saldi i principi morali che vi ispirano – conclude – più autorevoli saranno i vostri interventi”.

    Ultimo aggiornamento: 12 gennaio 2013

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    Festa del Battesimo del Signore: il Papa battezza nella Cappella Sistina 20 bambini

    ◊   Domani, nella Festa del Battesimo del Signore, il Papa presiederà nella Cappella Sistina la Santa Messa e battezzerà 20 bambini. Durante la celebrazione, che inizierà alle 9.45, si pregherà per la famiglia come piccola Chiesa domestica, in particolare con riferimento al dono per i genitori di essere capaci di educare i figli alla fede. Poi un’intenzione particolarissima per tutti i bambini che soffrono maltrattamenti, fame o malattie perché ci siano sempre uomini e donne in grado di chinarsi su di loro con carità instancabile e speranza tenace.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    In Ecuador, Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Riobamba S.E. Mons. Julio Parrilla Díaz, trasferendolo dalla diocesi di Loja.

    Il Papa ha nominato Visitatore Apostolico per i fedeli Ucraini di rito bizantino residenti in Uruguay, Paraguay, Cile e Venezuela S.E. Mons. Daniel Kozelinski Netto, Vescovo titolare di Eminenziana, Amministratore Apostolico sede vacante di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires degli Ucraini (Argentina).

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    Anno Giudiziario: Vaticano sempre più integrato nella legislazione internazionale

    ◊   “L’armonia, la giustizia e la pace non sono pienamente raggiungibili senza l’adesione a Dio”: è quanto affermato stamani dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella Messa al Palazzo del Governatorato per l’apertura dell’Anno Giudiziario vaticano. L’esempio di Giovanni Battista, ha poi aggiunto commentando il Vangelo di oggi, è “un richiamo ai credenti a mettere da parte il protagonismo” per far crescere in noi l’amore per Gesù. Il porporato ha, inoltre, auspicato che si adempia “con umiltà e nella verità” il servizio nell’amministrazione della giustizia in Vaticano. Dopo la celebrazione, è seguita la relazione dell’avvocato Pierfrancesco Grossi, promotore di Giustizia aggiunto. All’evento era presente anche il ministro della Giustizia italiano, Paola Severino. Sulla relazione del promotore di Giustizia, ci riferisce Alessandro Gisotti:

    Il 2012, ha riconosciuto con franchezza l’avvocato Grossi, è stato “particolarmente impegnativo” per gli uffici giudiziari vaticani, in particolare per le note vicende legate al cosiddetto “Vatileaks”. Il promotore di Giustizia aggiunto ha quindi sottolineato che rispetto al passato, quando lo Stato vaticano “appariva” come una realtà “quasi impenetrabile”, oggi il suo piccolo territorio è attraversato da 18-20 milioni di persone a cui si aggiungono i residenti. Né meno importante, soggiunge, è il fenomeno della “globalizzazione della vita giuridica”. Per questo, è stata la sua riflessione, la Città del Vaticano da “enclave dell’Italia tende progressivamente a divenire enclave dell’Unione Europea”. E ciò con “conseguenti inevitabili contatti tra ordinamento vaticano” e quello europeo. Il promotore si è così soffermato sulle innovazioni introdotte nell’ordinamento giuridico vaticano “riguardo alla prevenzione del riciclaggio di denaro”, alla frode e alla falsificazione dei mezzi di pagamento:

    “Il 2012 è stato l’anno dei lavori di verifica e di adeguamento della legislazione vaticana alla normativa sia internazionale che comunitaria, in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo nonché per quanto concerne la frode e la contraffazione”.

    L’avvocato Grossi ha enumerato quei provvedimenti, decreti e leggi, che nel 2012 hanno aumentato il numero degli illeciti sanzionabili penalmente come anche le nuove norme penali su “finanziamento del terrorismo” e “pirateria”. D’altro canto, è stato richiamato il provvedimento per l’introduzione della “responsabilità amministrativa delle persone giuridiche” come da tempo auspicato dalla Commissione Europea. Con l’emanazione del Regolamento in materia monetaria da parte della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, entrato in vigore il 30 dicembre scorso, ha rilevato, è stata data attuazione ai provvedimenti comunitari in materia monetaria. Ha così rivolto il pensiero alla struttura di fondo dell’ordinamento giudiziario vaticano che, ha detto, denota “alcune esigenze di revisione ed aggiornamento”. In particolare, ha auspicato che venga “soppressa la figura dei magistrati supplenti ed introduca formalmente quella degli aggiunti”, magari determinando con certezza “la durata del loro mandato”. Altro problema, ha affermato, è quello degli avvocati: l’esperienza infatti mostra che in “molti casi non hanno adeguata conoscenza del diritto vaticano”. E a ciò, ha lamentato, si aggiunge “l’assoluta ignoranza del diritto canonico” che è “la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo”. La relazione ha quindi messo in luce che nel 2012 nello Stato vaticano, vi sono stati 807 procedimenti civili e 163 penali. Le rogatorie penali provenienti lo scorso anno dall’Italia sono state 5, una dalla Polonia. A tutte è stata data esecuzione:

    “Come già rilevato altre volte, la cooperazione internazionale non può, però, limitarsi all’ambito processuale, ma dovrebbe estendersi sempre più a quello informativo, investigativo e di polizia giudiziaria”.

    Al riguardo, ha affermato, molti passi in avanti sono stati fatti dopo l’adesione dello Stato vaticano all’Interpol nel 2008. Ed ha osservato che un ulteriore passo importante “potrebbe essere rappresentato dall’adesione dello Stato vaticano” a Europol e ad Eurojust, l’agenzia di cooperazione giudiziaria dell’Unione Europea. Sempre riguardo all’attività degli uffici giudiziari si sono registrati, nel 2012, 190 vidimazioni sui registri matrimoniali e due su quelli di nascita. Molti non cittadini vaticani, dunque, contraggono matrimonio in Vaticano, ponendo questioni di diritto ecclesiastico e di diritto internazionale privato. L’avvocato Grossi ha constatato nella relazione un “moltiplicarsi di fatti civilmente e penalmente rilevanti che finiscono per incidere” sull’attività giudiziaria in Vaticano. Ma ha osservato che la consistente percentuale di procedimenti civili e penali “non dipende da una maggiore litigiosità degli abitanti”, ma da dal gran numero di persone che annualmente entrano nel territorio vaticano. L’avvocato Grossi non ha infine mancato di ringraziare il Corpo della Gendarmeria e la magistratura italiana per il supporto agli uffici giudiziari nello svolgimento delle proprie attività.

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    Mons. Paglia: famiglia, bene dell'umanità. Francesi in piazza contro il "matrimonio per tutti"

    ◊   Domani si svolgerà a Parigi una grande manifestazione in difesa della famiglia e contro il progetto di legge del presidente socialista Hollande che vuole introdurre le nozze gay con diritto all’adozione, il cosiddetto “matrimonio per tutti”. L’appuntamento supera steccati ideologici e confessionali: alla marcia parteciperanno, infatti, cattolici, esponenti di altre fedi religiose e del mondo laico. Ascoltiamo il commento di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – Mi pare molto intelligente, innanzitutto, l’atteggiamento dell’Episcopato francese, e cioè far comprendere che il matrimonio e la famiglia non sono la realtà di qualcuno: è la realtà dell’umanità. In questo senso, che la Chiesa promuova assieme a tanti altri - ma senza che i vescovi siano loro in prima persona i promotori dell’evento - mi pare molto saggio; ed è anche il motivo per cui la Chiesa deve interessarsene: perché – appunto – non è una questione di un gruppo, ma è patrimonio dell’umanità intera! E fiaccare o inficiare la robustezza del matrimonio e della famiglia, è assolutamente cruciale per il futuro dell’umanità.

    D. – Oggi alcune correnti sembrano volere far prevalere sempre di più il desiderio egoistico degli adulti – cioè, dei più forti – rispetto ai sacrosanti diritti del bambino - cioè dei più deboli - ad avere, come è naturale, un papà e una mamma …

    R. – Esatto. E anche qui il problema è che noi viviamo in un mondo in cui sta prevalendo l’io che vuole imporre tutti i suoi diritti, al di là di qualsiasi regola. Ora, ad esempio l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce, cioè: come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell’altro. In realtà, il bambino deve nascere e crescere all’interno di quella che – da che mondo è mondo – è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre. Il bambino deve crescere in questo contesto. Ora, purtroppo, accade in effetti che a volte ci siano situazioni drammatiche, ma attenzione: la patologia è una cosa, e inficiare questo principio è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l’intera società. Faccio un solo esempio: che un padre e una figlia debbano volersi bene, è ovvio, e questo amore deve crescere. Ma non posso pretendere che questo amore diventi amore coniugale, perché altrimenti squilibriamo tutto e andremmo nella Babele delle parole che è la spiaggia del baratro per la stessa società.

    D. – C’è oggi una ideologia che cerca di promuovere sempre di più anche un linguaggio neutro. Si parla, ad esempio, di genitore A e di genitore B …

    R. – Esatto! Io credo che davvero qui, purtroppo, rischiamo solo il ridicolo, ma è amara la condizione di quello che sta accadendo. Anche perché anzitutto mi chiedo perché uno sia A e l’altro B, e non viceversa, se proprio si vuole obbedire al discorso dell’uguaglianza. Ma, attenzione: negare la diversità porta a dire che alla fine uno è uguale solo a sé stesso, anzi: non è neppure uguale al suo clone, perché c’è una differenza. L’uguaglianza è una cosa, il rispetto della diversità è altro perché proprio per avere un’uguaglianza robusta è necessario rispettare le diversità. Che tristezza sarebbe un mondo tutto grigio! Grazie a Dio, c’è l’arcobaleno che ha, appunto, una serie di colori che fanno la luce. L’uguaglianza senza diversità è la tristezza del grigio e purtroppo la miopia dell’intelligenza sta portando a questa incredibile deriva che, quando dovesse arrivare, sarebbe drammatica perché sarebbe troppo tardi poi per porvi riparo. In questo senso, la teoria del gender che appunto vuole dire che le differenze – lo diceva il Papa nel saluto alla Curia – sono solo frutto della cultura, è veramente non saper leggere la realtà nella quale viviamo. Che l’uomo possa ovviamente aiutarsi e promuovere la cultura, è un conto; ma a scapito della natura? Perché allora – mi chiedo – siamo tanto solerti nel combattere le manipolazioni nella natura, a proposito di ecologia e di ambiente, e siamo invece così poco attenti alle manipolazioni all’interno dell’antropologia? Non è che questo è invece un piegarsi all’individualismo absolutus, appunto, alla crescita di un ‘io’ senza più nessun legame? E questo è, purtroppo, a mio avviso il rischio che stiamo correndo.

    D. – Dopo il “matrimonio per tutti” si potrebbero aprire anche altri scenari come la poliandria o la poligamia…

    R. – Appunto! Diventa possibile tutto. Se il metro è l’‘io’ e la soddisfazione di tutti i suoi desideri, è chiaro che può accadere di tutto: appunto, la distruzione della civiltà. E questo è il nodo nel quale noi oggi ci troviamo. In effetti, gli ultimi “no” che ancora un po’ resistono sono quelli alla poligamia e all’incesto: ma resistono ancora per quanto? E li stiamo già intaccando per una dittatura dell’‘io’ che certamente come prima conseguenza ha la distruzione della famiglia e poi della città, della società e del concerto delle nazioni. Ecco perché la Chiesa, conoscendo – lei, esperta in umanità – la forza anche sociale e antropologica della famiglia, la difende in ogni modo: perché ama l’uomo, ama la donna, ama tutti, e non vuole che venga distrutta la culla dove nasce e si irrobustisce la stessa società.

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    Padre Lombardi: contraddire gli orientamenti dominanti con coraggio e umiltà

    ◊   Il messaggio della Chiesa appare oggi più che mai controcorrente. Il Papa lo ha ricordato in questi giorni invitando i cristiani a rendere ragione della propria fede con coraggio e umiltà. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il Settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “La ricerca della verità era per loro più importante della derisione del mondo, apparentemente intelligente”. Così diceva il Papa nell’omelia dell’Epifania, riflettendo sul coraggio dei magi, e applicava questa riflessione alla missione dei nuovi vescovi, che oggi devono spesso andare contro corrente perché “l’umiltà della fede, del credere insieme con la fede della Chiesa di tutti i tempi, si troverà ripetutamente in conflitto con l’intelligenza dominante”. Nulla impedisce di allargare la portata del discorso. Il Papa continuava, infatti, spiegando che “l’agnosticismo oggi largamente dominante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione”. Contraddire gli orientamenti dominanti richiede di essere coraggiosi - “valorosi” dice Papa Benedetto. L’attualità di queste parole non ha bisogno di molti commenti, data la molteplicità degli esempi possibili. Ma non meno significativo è quanto il Papa aggiunge ancora: “tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti”. Anche se i modi concreti con cui i diversi membri e componenti delle comunità ecclesiali dovranno cercare ogni volta il modo migliore per situarsi e agire secondo i loro compiti nelle situazioni specifiche in cui si troveranno, il Papa dà a tutti una lezione fondamentale di spirito evangelico, premessa essenziale della testimonianza cristiana. Occorre infatti fare veramente tutto il possibile perché si comprenda, dalle parole come dagli atti, che ciò che la Chiesa cerca, al seguito della verità, non è il prevalere di un proprio interesse o visione particolare, ma il vero bene di ognuno e di tutti. Perché Dio - e quindi la Chiesa -, ama tutte le sue creature e vuole che esse vivano in pienezza. E questo va annunciato senza paura. Conclude il Papa: “Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende liberi!”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il pericolo della logofobia: in prima pagina, Adriano Pessina a proposito del dibattito sui diritti delle coppie omosessuali.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’intervento francese in Mali contro i gruppi jihadisti.

    Ad ali dispiegate sull’acqua: in cultura, Fabrizio Bisconti sull’iconografia del Battesimo di Cristo dagli affreschi delle Catacombe di San Callisto, ai mosaici del V secolo, con un articolo di Giorgio Alessandrini sul “simbolo che svela la rinascita” in una icona greca del XIV secolo e nella celebre tavola di Piero della Francesca.

    Accoglienza e cooperazione: nell’informazione religiosa, Giancarlo Perego sulla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

    Al servizio del successore di Pietro: nell’informazione vaticana, Benedetto XVI al Corpo della Gendarmeria e ai Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano.

    Con umiltà e nella verità: il cardinale segretario di Stato alla Messa per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario dello Stato della Città del Vaticano, con un articolo di Mario Ponzi dal titolo: “Per una giustizia al passo con i tempi”.

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    Oggi in Primo Piano



    Francia: Hollande convoca d’urgenza il Consiglio di difesa su Mali e Somalia

    ◊   Il presidente francese Hollande ha convocato d’urgenza il Consiglio di difesa per discutere della situazione in Africa. Al centro della riunione il fallito raid dell’esercito in Somalia per la liberazione di un connazionale rapito nel 2009, e soprattutto l’intervento militare in Mali – iniziato la notte scorsa – al fianco dell’esercito locale contro gli estremisti islamici che controllano il Nord. Ringraziamenti all’Eliseo da parte del capo dello Stato maliano, Traoré. Sul terreno, morto un soldato francese per le ferite riportate durante un attacco aereo. Testimoni riferiscono di decine di vittime tra i ribelli e di almeno un paio di elicotteri francesi abbattuti. Sui motivi dell’attacco in Mali, che ha già portato alla liberazione della città di Konna, nella parte centrale del Paese, Eugenio Bonanata ha intervistato Domenico Quirico, inviato del quotidiano la Stampa, in partenza per il Mali:

    R. - Se qualcuno non interveniva, l’esercito maliano sarebbe probabilmente crollato e la possibilità che gli uomini di Al Qaeda e i loro alleati, i touareg salafiti, potessero prendere Mopti, l’ultima grande città del Paese prima di Bamako era assolutamente concreta. L’intervento della Francia è diventato necessario perché, dall’aprile dello scorso anno, cioè da quando gli integralisti hanno preso il Nord del Paese, nessuno ha fatto nulla se non chiacchiere.

    D. - In campo anche l’Ecowas – la Comunità economica dell’Africa occidentale, con oltre tremila uomini nella regione...

    R. - Ci sono Paesi - parlo soprattutto dell’Algeria - che non vogliono nessun intervento occidentale nella zona. Non lo vogliono perché si considerano delle potenze regionali e perché trovano che aver raccolto tutti i fondamentalisti nel Nord del Mali è un sistema molto comodo per evitare che operino nel loro territorio. Se aspettavamo la formazione di questa ‘presunta armata’ che avrebbe dovuto liberare il Nord, avremmo dovuto aspettare degli anni. Invece, ci sono dei Paesi come il Niger e la Nigeria che erano pronti ad intervenire perché anche loro avevano dei problemi con i fondamentalisti. Quindi diciamo che è stato l’attacco dei "nordisti" a determinare la necessità di fare la guerra, una guerra che nessuno voleva fare.

    D. - Quali sono i rischi nello scenario africano, a cominciare dalla situazione in Mauritania, ad esempio...

    R. - Questo è il "nuovo Afghanistan": è il nuovo terreno di lotta scelto dal radicalismo islamico per battersi contro l’Occidente. Al contrario dell’Afghanistan, però, il Nord del Mali è al centro di un territorio in cui ci sono immense riserve di petrolio e di gas - parlo dell’Algeria, dei nuovi giacimenti che sono stati scoperti in Niger, nello stesso Mali, in Mauritania. Si trova a fianco delle maggiori riserve mondiali di uranio che muovono le centrali occidentali, che è costituito dal Niger. Ed è al centro del passaggio dei clandestini che vengono verso l’Europa e del passaggio della droga. Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) controlla, dall’aprile dello scorso anno, questo territorio. Lo controlla direttamente e da lì può determinare, ad esempio, la trasformazione radicale di tutte le rivoluzioni della "primavera araba". È evidente che, a circa un’ora di aereo dal Mediterraneo e dall’Europa, questo rappresenta il maggiore pericolo che l’Occidente sta correndo da qualche anno a questa parte.

    D. - In Francia qual è il clima di opinione che si è sviluppato attorno alla situazione in Mali?

    R. - Ci sono delle parti del Paese, come l’estrema sinistra, che contestano. La Destra, invece, almeno in parte, è sostanzialmente d’accordo per i vecchi riflessi condizionati della ‘France Afrique’. Il problema è che la Francia da qualche anno sta - non solamente dalla presidenza di Hollande che si è appena insediato – perdendo il suo entroterra africano. Ricordiamo la vecchia frase di De Gaulle: “La Francia senza l’Africa è una potenza di quarto ordine”. Progressivamente, però, i francesi sono stati espulsi da molte zone dove la Francia, una volta, era la potenza dominante e sostituiti dagli Stati Uniti, dalla Cina e quindi da attori che hanno maggiore peso di quanto possano averne i francesi. Lasciare che anche il Mali andasse in malora, sarebbe stato veramente un po’ troppo per loro.

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    Tre anni fa il terremoto ad Haiti. La testimonianza di suor Luisa dell'Orto

    ◊   Haiti ricorda oggi il terzo anniversario del terremoto del 12 gennaio 2010. Allora furono 230mila le vittime e 300mila i feriti, un milione le persone senza casa e un milione quelle che ancora necessitano di aiuti. Ieri in proposito l’Unione Europea ha sbloccato finanziamenti per 30,5 milioni di euro mentre oggi nella capitale Port-au-Prince, il presidente Michel Martelly presiederà ad una cerimonia di commemorazione. Benedetta Capelli ha raggiunto telefonicamente ad Haiti suor Luisa dell’Orto delle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld, già presente sull’isola ai tempi del sisma. Ascoltiamo la sua testimonianza:

    R. - Tre anni fa ero qui, nella capitale Port-au-Prince quindi ho vissuto in prima persona il terremoto. La grossa difficoltà e la grossa sofferenza era visibile soprattutto nella capitale e nei dintorni, dove il terremoto ha colpito fortemente. A tre anni di distanza, il grande cambiamento è che non ci sono più i campi di tende vicino all’aeroporto e i campi di tende nelle piazze pubbliche: c’è stato uno sforzo enorme di ritorno alla normalità, cercando di offrire a queste persone che erano nelle tende un aiuto finanziario per trovare un affitto o per poter costruire o ricostruire qualcosa su uno spazio che possedevano prima del terremoto. A parte questo, la città sembra ancora un po’ bombardata, ma si sta già preparando al carnevale. Questo per dire come la voglia di vivere del popolo haitiano continua e come la musica, intesa come espressione di vita, sia il segno di un superamento della sofferenza e della morte.

    D. - Lei di cosa si occupa e come vive con le sue consorelle?

    R. - Noi abitiamo in un quartiere abbastanza popolare. Abbiamo una scuola elementare, una delle prime scuole elementari del quartiere, perché non c’è ancora la presenza delle scuole statali. Dopo il terremoto, vista la situazione, abbiamo creato un piccolo centro per aiutare i bambini che - subito dopo il terremoto - abitando nelle tende, non avevano luogo di incontro e non avevano soprattutto un luogo dove giocare, fare i compiti e stare un po’ insieme; così, abbiamo creato questo centro che continua a esistere ancora oggi. E’ un’attività educativa diciamo “alternativa” rispetto alla scuola, nella quale vorremmo far passare l’idea che è possibile costruire insieme diventare solidali l’uno con l’altro, fare qualcosa di nuovo. Questo centro e le altre attività di formazione che facciamo nel quartiere vogliono, tentano - molto modestamente - di dare una mano a ricostruire i valori, a ricostruire la volontà di avere una dignità forte, di far capire che non si è maledetti nonostante le avversità vissute e che, con la Buona Notizia - con il Vangelo - Dio ama il popolo haitiano.

    D. - Nei bambini qual è il segno, secondo lei, più evidente che ha lasciato il terremoto?

    R. - Quando un camion passa su una strada e provoca rumori, i bambini in classe - ancora dopo tre anni - hanno paura e hanno la reazione di uscire. Quindi, questo è il primo trauma che resta: il ricordo di questo rumore che il terremoto aveva provocato, resta ancora dentro fisicamente. Questi tre anni hanno abituato i bambini ed anche le famiglie a vivere in condizioni minimali, questo “stare in modo provvisorio” sta diventando qualcosa di così normale che uno pensa che non valga la pena fare altri sforzi. Allora, su questo punto si può aiutare ed accompagnare perché si possa dire: “posso intervenire per migliorare; per migliorare il modo in cui tengo il quaderno, il modo in cui tengo la mia cartella e nel modo di pulire il cortile della scuola”. Piccoli elementi che possiamo trasmettere ai bambini ma che aiutano anche a vivere e a ritrovare energie utili alla vita sociale. La speranza c’è: è l’uscita da queste condizioni che è veramente faticosa - dopo il terremoto c’è stato il colera, ci sono stati cicloni - quindi, il Paese, in questi tre anni, ha sofferto. I prezzi sono saliti tantissimo anche per la produzione locale, per comprare le banane e le patate; tutto questo rende la vita faticosa. Ci vuole un progetto generale di ricostruzione della società: aiutare la persona a ritrovare i valori.

    D. - Lei perché ha deciso di restare?

    R. - Il fatto di non avere avuto la casa distrutta e che nessuno di noi sia stato ferito ha fatto sì che ci fosse subito aggregazione attorno a noi. Non c’è mai venuto in mente di lasciare, proprio perché abbiamo condiviso con la gente il momento difficile ed il momento anche di ripresa, abbiamo cercato di capire insieme come intervenire, come si poteva cercare l’acqua, come si poteva mangiare, come ci si poteva organizzare nei campi. Quindi, questa idea di partire non c’è mai stata, piuttosto è stata forte l’idea di continuare a vivere con la gente: se qualcuno della tua famiglia è malato, non lo lasci solo, è proprio lì il momento in cui uno sta più vicino alle persone. Questo popolo diventa la nostra grande famiglia, la famiglia anche dei figli di Dio ed in questa famiglia si condividono gioie e sofferenze.

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    Sentenza Cassazione: bimbo affidato a coppia gay. Garancini: giudici oltre le loro competenze

    ◊   Fa discutere la sentenza della Cassazione secondo la quale un minore può crescere in modo equilibrato anche all'interno di una coppia omosessuale. Per la Corte Suprema ogni pensiero contrario è “un mero pregiudizio” , senza “certezze scientifiche”. I giudici hanno bocciato il ricorso di un uomo che riteneva l’affidamento esclusivo del figlio alla madre, convivente con un’altra donna, lesivo dell’ “equilibrato sviluppo del minore” . Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Per la Cassazione è un “mero pregiudizio” sostenere che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino avere come riferimento genitoriale una coppia gay: a sostegno di questa tesi – spiegano i giudici – “mancano certezze scientifiche e dati di esperienza”. Non è stato quindi accolto il ricorso di un uomo, di religione islamica, che citando l’art. 29 della Costituzione sui diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e il diritto del minore di essere educato secondo i principi di entrambi i genitori, contestava l’affidamento esclusivo del proprio figlio alla madre legata da una relazione affettiva ad un’altra donna. Gianfranco Garancini docente di storia del diritto alla Statale di Milano:

    “L’affidamento è un’ottima cosa. In questo caso, credo che dal punto di vista giuridico sia venuto in primo piano soprattutto l’affidamento al genitore che il giudice credeva più importante ai fini del bene del minore. Si può sostenere tutto, ma che la prima sezione della Corte di Cassazione abbia affidato questo bambino in questa maniera perché così andava in un ambiente di quel tipo, mi sembrerebbe abbastanza eccessivo”.

    I giudici però vanno oltre, e definiscono un mero pregiudizio ritenere dannoso per un minore essere cresciuto da una coppia gay:

    “Per il giurista, il modello di famiglia è quello della Costituzione: non se ne esce. E’ la famiglia come società naturale, fondata sul matrimonio. Se hanno voluto sfruttare l’occasione per mettere le mani – in una frase di una riga – in una questione complessa sul piano culturale, educativo, anche sul piano morale, e se hanno voluto fare questo secondo me sono andati un pochino al di là dei limiti: hanno travalicato le loro funzioni, che sono quelle di dire e di tutelare il diritto e la legge. Potranno essere bravissimi, ma scienziati ed educatori su questi temi non sono quelli che siedono in Cassazione”.

    Al contrario studi scientifici dimostrano i gravi rischi psichiatrici a cui sono esposti bambini che vivono con una coppia omosessuale. Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di pediatria preventiva e sociale:

    R. – Il bambino, per avere una crescita ed un’affettività equilibrata, deve incontrare un ambiente – la famiglia – in cui ci sia un padre e una madre e che, se possibile, siano anche uniti stabilmente, quanto più a lungo sia possibile, perché questo è il dna di cui è fatto un bambino, e questo è il suo habitat migliore. Esistono studi scientifici, come ad esempio quello del sociologo dell’Università del Texas, Mark Regnerus, che ha interpellato nientemeno che seimila bambini vissuti in coppie omosessuali, ed ha dimostrato che il 12 per cento di questi bambini pensa di più al suicidio rispetto al 5 per cento di bambini che vivono con coppie etero; sono più propensi al tradimento – il 40 per cento contro il 13 per cento; ricorrono più facilmente alla psicoterapia, sono più spesso seguiti dall’assistente sociale e hanno anche problemi di identità …

    D. – Cioè, di identità e di orientamento sessuale?

    R. – Di orientamento sessuale. Quindi, sono sicuramente statisticamente più svantaggiati.

    D. – Di contro, va detto che esistono studi che dicono esattamente l’opposto …

    R. – Dicevano esattamente l’opposto. Ma proprio la scorsa estate 2012, contemporaneamente all’uscita dello studio di Regnerus, di cui dicevo poco fa, venivano sconfessati ben 59 studi che non erano stati condotti nel modo corretto e giusto.

    D. - Cioè, lei sta dicendo che questi studi secondo i quali non ci sono rischi per bambini che vivono all’interno di copie gay, sono stati condotti in maniera non corretta?

    R. – Esatto: non corretta da un punto di vista statistico, perché non possiamo fare uno studio per alzata di mano, oppure facendo un’indagine. L’indagine è una cosa; uno studio scientifico è un’altra cosa. Si voleva far vincere la potenza politica rispetto alla scienza. Poi, che siano degli ottimi genitori, che facciano mangiare bene i bambini, li vestano bene, li accudiscano, diano loro affetto e amore …

    D. - … il bambino ha bisogno di altro, per crescere …

    R. - … hanno bisogno di un uomo e di una donna. Anche bambini di coppie eterosessuali possono avere problemi, possono andare incontro all’esperienza di stupefacenti, dell’alcol, di abusi eccetera. Ma questo è qualcosa che può accadere. Ma staticamente i figli di genitori gay o lesbiche partono già svantaggiati.

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    Un anno fa il naufragio della Costa Concordia. Greenaccord: aumentano i rischi ambientali

    ◊   Domani sera ricorre un anno dal tragico naufragio della nave Costa Concordia vicino all’isola del Giglio, nel quale persero la vita 32 persone. Due corpi sono ancora dispersi. Per commemorare le vittime, oggi sull’isola dell’arcipelago toscano il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha incontrato i cittadini. Domani una Messa di suffragio. Il servizio di Debora Donnini:

    Era la sera del 13 gennaio dello scorso anno quando la Costa Concordia si avvicinò troppo all’isola del Giglio per fare il cosiddetto “inchino” e urtò contro uno scoglio. La magica nave da crociera riportò una falla di 70 metri sul lato sinistro dello scafo e si adagiò su un fianco. Morirono 32 persone e centinaia rimasero ferite. 12 gli indagati. Al primo posto il comandante Francesco Schettino, accusato di omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e danno ambientale. L’inchiesta dovrebbe essere chiusa entro i primi mesi del 2013. Potrebbero esserci nuovi filoni di indagine che potrebbero riguardare le condizioni della nave. Intanto il relitto giace ancora lì. ''E' stato detto che la nave verrà messa in galleggiamento a settembre per poi essere trainata via. Noi speriamo che il galleggiamento avvenga entro luglio”, dice in un’intervista alla Stampa il direttore generale di Costa Crociere, Gianni Onorato. Da diverse parti si lancia l’allarme sui pericoli ambientali causati dalla mancata rimozione della Concordia. Sentiamo Andrea Masullo, responsabile scientifico di Greenaccord:

    “Più tempo passa e, ovviamente, più aumentano i rischi che vengano rilasciate sostanze tossiche e nocive per l’ambiente, soprattutto combustibili contenuti in questa vera e propria città galleggiante, oltre a tutti gli altri materiali di servizio. Non dimentichiamoci che si tratta di una nave che ha veramente le dimensioni di un grande albergo. Poi si trova anche in una posizione non certo normale, parliamo di una nave coricata, ed è chiaro che più tempo passa, maggiori sono i rischi: pensiamo a quante sostanze anche chimiche, usate per le pulizie, siano tutt’ora a bordo. Secondo me, pensando a quando è avvenuto l’incidente, si tratta di un tempo troppo lungo, estremamente lungo e bisognerebbe agire con molta più celerità. Per fortuna non stiamo parlando di una petroliera o di navi con altri rischi, però in questo caso, anche se i rischi sono inferiori, non mancano assolutamente, anche perché ci troviamo in un tratto di mare, con un ecosistema marino estremamente delicato ed estremamente prezioso”.

    Intanto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli rassicura: fino a questo momento l'impatto del naufragio della Costa Concordia sull'ambiente è stato ''minimale'' o ''inesistente''. Domani al Giglio verranno ricordate le vittime con una Messa di suffragio. Alle 21.45, ora della collisione, sarà osservato un minuto di silenzio. E subito dopo, suoneranno le sirene delle imbarcazioni in porto e verranno lanciate lanterne luminose.

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    Rapporto sul volontariato della Croce Rossa Italiana: quando dare vuol dire ricevere

    ◊   Un questionario on line per conoscere meglio il profilo socio-demografico dei volontari, le modalità e i contenuti delle loro attività, ma anche opinioni e aspettative di quanti scelgono la “professione” dell’altruismo. Lo hanno realizzato Croce Rossa Italiana e Censis e i dati sono confluiti in un Rapporto presentato a Roma. Protagonisti,oltre 3000 volontari, dai 15 ai 93 anni di tutta Italia. Un campione significativo specchio di una comunità coesa ed entusiasta, come racconta al microfono di Gabriella Ceraso, Beatrice Mariani che per la Croce Rossa ha redatto il rapporto:

    R. - Già il fatto che ci abbiano risposto oltre tre mila persone, per noi è un grande successo. Soprattutto, dimostra che sono persone che hanno voglia di partecipare, di raccontare e dare suggerimenti.

    D. - Ne esce fuori un’immagine basata su un impegno costante ed anche significativo, ma un impegno che dà entusiasmo e che appaga...

    R. - Tantissimo. Ne esce l’immagine di persone che sono, innanzitutto, felici di quello che fanno. Le parole più ricorrenti che usano sono: “Il farlo mi dà un senso di soddisfazione e di utilità, che nient’altro mi dà”. Raccontano di farlo perché è uno scambio: fare del bene, fa del bene a chi lo fa. Nelle loro parole sembra quasi qualcosa di cui non si può fare a meno, infatti, in una domanda chiediamo se pensano di rimanere in Croce Rossa e, sostanzialmente, dicono tutti di sì.

    D. - Nasce da esigenze quotidiane e nasce da una spinta che è del territorio e dell’ambiente più prossimo…

    R. - Sì, hanno cominciato a farlo per delle piccole esigenze quotidiane, perché hanno visto un problema nella loro comunità, perché ne hanno sentito parlare da amici, a volte anche da famigliari. Qualcuno racconta di considerare volontariato - e questo è giusto - anche dei gesti minuscoli, eppure sono consapevoli di come questo piccolo gesto possa invece migliorare la vita degli altri. Ci sono poi situazioni estreme ed importanti: in quelle situazioni, naturalmente, loro sentono un’enorme responsabilità di rappresentare qualcuno di cui la gente si fida; quindi, sono anche consapevoli di dover essere preparati, seri e formati.

    D. - Un lavoro, che non è un lavoro di “super-eroi”, ma comunque è il profilo di persone che si sono volute mettere in gioco e lo fanno con coraggio ed impegno…

    R. - Loro hanno detto proprio questo: questo lavoro lo può fare chiunque, non occorre essere un super-eroe. Loro non si sento super-eroi, si sentono persone normali, che alla domanda: “Cosa posso fare”, hanno risposto “Posso fare questo” e quindi hanno cominciato a farlo. Questo è un messaggio, ovviamente, di incoraggiamento per tutti, perché questa risposta fa capire a tutti di come in ognuno di noi ci sia questa possibilità e di questo loro sono convinti. Naturalmente, poi puntano soprattutto sui giovani.

    D. - Il fatto che sia un impegno, ma non sia un lavoro retribuito, in qualcuno - anche nel sondaggio che voi avete fatto - pesa, oppure, potrebbe essere qualcosa di scoraggiante per diffondere il messaggio del volontariato?

    R. - No, affatto, tutto il contrario. Spesso loro si sentono chiedere dagli altri: “Ma chi te lo fa fare?”, oppure, gli chiedono proprio “Ma ti pagano per fare questo?”. Loro rispondono: “Lo faccio perché quello che mi dà è più di qualsiasi cifra, è più del denaro, è qualcosa che non potrei avere in altro modo”. Sono convinti di avere qualcosa dal volontariato e anche quando ci sono dei problemi, perché sicuramente ci sono e loro li mettono anche in evidenza - a volte è la mancanza di mezzi, raccontano di non avere le divise a disposizione, di avere mezzi vecchi che andrebbero aggiustati - però, non si scoraggiano mai. Spesso dicono: “In fondo, sono venuto per aiutare e, a questo punto, aiuto anche in queste condizioni. Non mi spavento”.

    D. - Quali sono i modi per migliorare questo ambito che avete raccolto attraverso il questionario?

    R. - Sicuramente, quello che più hanno sottolineato è, appunto, l’inadeguatezza dei mezzi - che però è qualcosa che possiamo immaginare anche a livello più ampio - e qualche difficoltà di comunicazione, essendo la Croce Rossa molto ramificata sul territorio. Manifestano soprattutto questo tipo di esigenza, di essere in qualche modo maggiormente una rete.

    D. - Conferme che le sono arrivate dalle voci, da questo rapporto stesso e delle sorprese…

    R. - La sorpresa è forse l’unicità del linguaggio: parlano tutti allo stesso modo, perché vivono tutti allo stesso modo il volontariato. È una coesione forte.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Festa del Battesimo del Signore, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Giovanni Battista risponde a quanti si domandano se non sia lui il Cristo:

    «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

    Su questa festa ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    La prima scena del Vangelo sembra riprendere i temi dell’Avvento, con l’ansia del popolo di sapere se i cieli donano il sospirato Messia, e Giovanni che si schernisce: no, non è lui il Messia atteso. Ma ormai ne è prossima l’apparizione tanto sognata: egli battezzerà con potenza e fuoco, per una purificazione profonda, non solo rituale. Non c’è paragone fra il Messia e Giovanni, il primo è ben più forte e pieno di dignità. Giovanni è solo voce, rude certo, ma solo voce che scuote timpani e coscienze. Ed ecco apparire Gesù, e siamo alla seconda scena. Con poche parole Luca ci dice tante cose: anche Gesù ha fatto la fila, ha condiviso l’ansia per una nuova fase religiosa. Solidarietà coraggiosa e audace con tutti. E poi il silenzio e la preghiera: mentre dal cielo giunge una voce che riconosce in Gesù, orante e solidale, il Figlio amato. La scena si anima di un simbolo classico, la colomba, che allude allo Spirito Santo che scende e feconda, illuminando la mente e dando forza al cuore. Anche noi siamo diventati col battesimo figli amati, rigenerati nello Spirito a vita nuova. Mai manchi la solidarietà generosa con chi cerca e implora e la preghiera del cuore con il Padre che ci ama.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Giordania. Mons. Lahham: apriamo le nostre chiese ai profughi siriani

    ◊   L'arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di Gerusalemme, apre le porte delle chiese e dei complessi parrocchiali per accogliere i rifugiati siriani. “Tutte le nostre chiese e le sale parrocchiali, a partire dai locali del centro Notre Dame de la Paix di Amman – dichiara all'Agenzia Fides – sono pronte ad accogliere i nostri fratelli siriani cristiani e musulmani, finora tenuti nel campo di Zaatari. Ci prenderemo cura di tutti quelli che riusciremo a ospitare”. Nel campo profughi di Zaatari la situazione è drammatica: le tempeste di neve e la pioggia gelida degli ultimi giorni hanno spazzato via centinaia di tende. Ieri, alcuni rappresentanti della comunità assira legati all'Assyrian Human Rights Network, avevano chiesto di aprire le porte delle chiese presenti in Giordania per accogliere i profughi di Zaatari. Le piogge torrenziali e il gelo avrebbero già causato alcune vittime, soprattutto bambini e anziani. L'appello era stato sottoscritto anche da esponenti dell'opposizione siriana, come l'attivista curdo Abdul Basit Sida. Nei giorni scorsi, il direttore di Caritas Giordania, Wael Suleiman, aveva auspicato la chiusura del campo profughi di Zaatari, dove le tormente hanno reso insostenibili le già precarie condizioni di vita, provocando rivolte tra i 60 mila profughi. Complessivamente, i profughi siriani che hanno trovato rifugio in Giordania sono oltre 280 mila. L'Arabia Saudita ha annunciato ieri di aver stanziato 10 milioni di dollari in loro favore, per finanziare iniziative d'emergenza. In totale, i profughi siriani nei Paesi del Medio Oriente sono più di 600 mila. Secondo le proiezioni fornite dall'Onu, se il conflitto continuerà, da qui a giugno potrebbero diventare oltre un milione. (A.L.)

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    Impegno della Chiesa per gli immigrati haitiani

    ◊   Sulla crisi e sulle tensioni che si registrano alla frontiera fra Haiti e la Repubblica Domenicana “solo i governi di ambedue le parti possono trovare una soluzione all'impasse presente” e dovrebbero farlo “senza interferenze di nessuno”: è quanto afferma, in una nota pervenuta all'Agenzia Fides, il cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, arcivescovo di Santo Domingo, intervenendo sulla vicenda del gruppo di haitiani fermati da una settimana alla frontiera. Il porporato ricorda che né governi stranieri né sacerdoti o organizzazioni non governative possono interferire in una questione che riguarda solo le autorità di governo. “E’ il governo dominicano – sottolinea - a stabilire le proprie politiche migratorie”. “Capisco – aggiunge - che è necessario chiedere al governo haitiano di collaborare sulla regolarità dei documenti dei cittadini che si presentano alla frontiera dominicana a chiedere di poter entrare”. Secondo informazioni raccolte dall’agenzia Fides, il presidente della Repubblica Dominicana, Danilo Medina, ha convocato una riunione con i suoi funzionari per trattare la crisi della frontiera dove, da circa una settimana, migliaia di haitiani senza documenti hanno provato ad entrare nella Repubblica Domenicana. La situazione nella frontiera è diventata molto tesa, e a Oanaminthe, città in territorio haitiano, il consolato domenicano ha dovuto chiudere i battenti per le costanti minacce ai dipendenti, che non concedono il visto per poter viaggiare nel Paese vicino. Ogni anno migliaia di haitiani entrano nella Repubblica Dominicana per provare a partire verso altre mete, sia in Sudamerica sia in Europa. (A.L.)

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    Adozioni: il Cremlino garantisce quelle verso gli Usa già approvate dal giudice

    ◊   Le adozioni di orfani russi da parte di cittadini Usa già approvate dal giudice non verranno bloccate, nonostante l’entrata in vigore della legge che vieta l'affido di bambini a coppie americane. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ridimensionando le preoccupazioni sollevate dai difensori per i diritti umani circa la sorte incerta dei piccoli a cui mancava poco per raggiungere le nuove famiglie negli Usa. Partiranno quelli – ha dichiarato - che hanno ottenuto l'autorizzazione del giudice. Secondo dati ufficiali, sono 52 i bambini le cui pratiche per l'adozione negli Stati Uniti erano ormai in uno stadio avanzato, prima che a fine dicembre fosse approvata la legge "anti-Magnitsky". Di questi, solo alcuni avrebbero già ricevuto il necessario via libera del giudice. La legge che vieta l’adozione di bambini a coppie americane è stata varata a fine dicembre ed entrata in vigore il primo gennaio. (A.L.)

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    Laos: ancora preoccupante il fenomeno dei cristiani scomparsi

    ◊   In Laos famiglie cristiane, all’improvviso, “scompaiono nel nulla”. Quello che riguarda, fra i vari casi, la famiglia Boontheong, della provincia di Luang Namtha, è un fenomeno grave e preoccupante. Per questo il governo del Laos dovrebbe fasi carico di un’inchiesta e fare chiarezza. E’ quanto chiede l’Ong “Christian Solidarity Worldwide” in una lettera aperta inviata al presidente del Laos, Choummaly Sayasone, ricordando la precarietà in cui vivono le comunità cristiane nel Paese asiatico. Sono storie - riferiscono fonti di Fides – che provocano laceranti sofferenze nelle comunità. Nel caso di Boontheong, non si hanno notizie da oltre 8 anni. Cristiano di etnia khmu, è scomparso il 3 luglio 2004 insieme con la moglie e suo figlio di sette anni. Prima della sua scomparsa, era stato minacciato e imprigionato dalla polizia locale. Khamsone Baccam, convertitosi al cristianesimo, è scomparso nel gennaio 2007, quando la moglie lo ha visto salire su un veicolo di agenti di polizia. Negli ultimi anni - sottolineano le Ong “Christian Solidarity Worldwide” e “Human Rights Watch for Lao Religious Freedom” - il Laos ha fatto registrare miglioramenti nella libertà religiosa. Tuttavia, esistono tuttora notevoli restrizioni e detenzioni arbitrarie verso i cristiani. Il cristianesimo, inoltre, è spesso percepito come “una religione straniera”. In Laos vivono circa 45 mila cattolici e, secondo la “Lao Evangelical Church” oltre 100 mila cristiani protestanti di diverse denominazioni. (A.L.)

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    Germania: no della Chiesa al progetto di legge sul suicidio assistito

    ◊   Non è sufficiente vietare l’assistenza al suicidio come attività professionale. Piuttosto, “va sanzionata l’assistenza al suicidio in quanto tale”. E’ quanto sottolinea il vescovo di Fulda, mons. Heinz Josef Algermissen, criticando il progetto di legge sull’aiuto al suicidio presentato dal ministro tedesco della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger. Il presule, ribadendo la ferma opposizione della Chiesa ad una pratica che risponde con l’uccisione alla disperazione di una persona, ha definito “allarmante” il fatto che la legge venga discussa dal Parlamento già a fine gennaio. Il progetto di legge – ricorda l’agenzia Sir - ha suscitato polemiche non solo in ambienti cristiani, ma anche da parte dell’Ordine federale dei medici. Si teme che con il provvedimento venga a crearsi una “zona grigia”, che consenta alle associazioni per l’assistenza al suicidio di offrire i propri servizi a fronte del pagamento della quota di adesione. (A.L.)

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    Bangladesh: un bambino su due lascia la scuola per trovare un lavoro

    ◊   In Bangladesh, l’istruzione è penalizzata dalla povertà. E’ questa la situazione di quasi il 50% degli studenti delle scuole elementari del Bangladesh che sono costretti, dalla schiacciante povertà, ad abbandonare gli studi e a trovare un lavoro. Solamente una piccola parte della forza lavoro, lo 0.4%, riceve una preparazione professionale. La situazione è particolarmente grave per i bambini di strada del Paese che arrivano dalle baraccopoli urbane e lavorano in nero, da 10 a 12 ore al giorno. Un rapporto dell’ufficio statistico bengalese – ricorda l’Agenzia Fides - ha rivelato che 5.8 milioni di bambini di età compresa tra 10 e 14 anni lavorano nel settore “informale”, non regolato cioè da norme o contratti. Ambito che comprende l’11.3% della complessiva forza lavoro. Non mancano comunque iniziative lodevoli. Con l’ausilio di programmi destinati a sfruttare le capacità e le potenzialità dei giovani poveri, almeno 45 mila studenti tra 15 e 18 anni si stanno per diplomare. Verranno impiegati in lavori dignitosi, con una paga iniziale di circa 62 dollari al mese. Oltre 140 mila giovani diplomati, grazie ad uno di questi programmi, hanno già trovato un lavoro permanente. (A.L.)

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    Messico: appello della diocesi di Zamora per il sacerdote scomparso a fine dicembre

    ◊   La diocesi messicana di Zamora ha lanciato un appello a pregare per padre Santiago, di cui non si sa più nulla. Padre Santiago Álvarez Figueroa, 27 anni, il 27 dicembre era andato a celebrare una Messa a Jacona, vicino Jiquilpan. Dopo la celebrazione - riferisce l'agenzia Fides - aveva telefonato a casa dei genitori per avvertire che li avrebbe raggiunti, ma non vi è mai arrivato. La polizia ha perlustrato il percorso fatto dall'automobile del sacerdote, scartando la possibilità di un incidente. "Le autorità competenti – si legge in un comunicato della diocesi - hanno fatto il loro lavoro di ricerca dal 29 dicembre, data in cui è stata depositata la denuncia alla procura di Zamora”. Ma finora tutto è stato inutile: non si sa nulla. Sono diverse le famiglie, come quella di padre Santiago, che hanno subito situazioni analoghe: “Quanto dolore hanno sperimentato e quante lacrime sono state versate – si legge nel documento - senza avere risposte soddisfacenti”. “A coloro che sono responsabili della scomparsa di padre Santiago chiediamo: per amore del cielo, restituiscano sano un figlio a sua madre, un fratello ai suoi fratelli, un sacerdote alla comunità, un amico ai giovani!”. Padre Santiago, sacerdote della diocesi di Zamora, è stato ordinato il 16 dicembre 2011. E’ uno dei tre sacerdoti che si dedicano alla promozione delle vocazioni sacerdotali nelle famiglie e negli ambienti frequentati da giovani e adolescenti. L’area in cui opera si trova in una zona molto coinvolta nel conflitto tra i “cartelli” in Messico. Proprio il paesino di Jacona è al confine fra Michoacán e Jalisco, dove il Cartello di Jalisco Nueva Generación si contende il potere con Los Caballeros Templarios. Questo conflitto ha causato la morte di molte persone, coinvolte nelle bande, ma anche di molti innocenti, oltre a centinaia di “desaparecidos”. (A.L.)

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    Le reliquie di San Giovanni Bosco esposte in 11 città della Repubblica Ceca

    ◊   Una statua di don Giovanni Bosco con le reliquie del Santo raggiungerà la Repubblica Ceca il prossimo primo febbraio, durante il pellegrinaggio internazionale per i preparativi del 200.mo anniversario della sua nascita. Fino al 13 febbraio, i fedeli di 11 città della Boemia e della Moravia – riferisce l’agenzia Sir - avranno la possibilità di venerare le reliquie del santo. I preparativi per la celebrazione dell’anniversario, che si terrà nell’agosto del 2015, prevedono varie iniziative ed eventi, col patrocinio dei salesiani della Repubblica Ceca. Nell’autunno dello scorso anno, si è svolto un concorso d’arte e letteratura le cui opere vincitrici accompagneranno il pellegrinaggio. Il vincitore di un concorso musicale avrà la possibilità di comporre l’inno ufficiale degli eventi associati alla vita di San Giovanni Bosco, mentre nei prossimi mesi si terrà un pellegrinaggio nei luoghi di venerazione del Santo. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.sdb.cz (A.L.)

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    Estonia: a Tallin mezzi pubblici gratis per i residenti

    ◊   Dal primo gennaio, gli oltre 400 mila abitanti di Tallin, capitale dell'Estonia, possono usufruire gratuitamente dei mezzi pubblici. Il provvedimento, del sindaco Edgar Savisaar, è finalizzato a ridurre le emissioni inquinanti. Le ripercussioni economiche sono ingenti. La decisione provocherà una perdita di circa 12 milioni di euro per le casse comunali. Ma i benefici non mancano. “Con questa scelta – sottolinea il sindaco Edgar Savisaar - Tallinn salvaguarderà la coesione sociale garantendo pari opportunità di muoversi ai cittadini di ogni strato sociale”. “Per molti automobilisti – aggiunge - il trasporto pubblico gratuito sarà un forte incentivo a lasciare a casa la propria vettura. Ciò permetterà di ridurre l’inquinamento e il rumore e sul lungo periodo miglioreranno gli standard di vita di tutti i cittadini”. Inoltre l'intero parco dei mezzi pubblici sarà convertito con sistemi di alimentazione rispettosi dell'ambiente, come il metano e l’energia elettrica. Per utilizzare gratuitamente i mezzi pubblici, i residenti devono richiedere una tessera verde al prezzo simbolico di due euro. Il progetto, avviato a Tallin, non è isolato. Altre città, tra cui Seattle, Portland e Sydney, stanno offrendo servizi di mobilità ecosostenibile. (A.L.)

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    Brasile: morto a 104 anni il missionario padre Michelangelo Serafini

    ◊   Il 9 gennaio è morto ad Aracajù, capitale dello Stato di Sergipe, in Brasile, padre Michelangelo Serafini da Cingoli (Macerata), cappuccino. Aveva 104 anni ed era, ovviamente, il decano della Provincia cappuccina di Nossa Senhora da Piedade e Sergipe. Dei 77 anni vissuti in Brasile, dove arrivò sul finire del 1935, padre Michelangelo ne ha passati quasi 50 ad Aracaju, dove ha costruito il santuario dell’apostolo S. Giuda Taddeo, veneratissimo in tutto il Brasile. Preoccupato per la condizione dei bambini abbandonati, fondò Gurilandia (Città del bambino), una scuola destinata particolarmente a loro. Costruì anche varie chiese, quasi tutte su suo disegno. Stimato in tutto lo Stato per l’esempio di una vita dedicata completamente alla preghiera e all’apostolato, Frei Miguel (com’era affettuosamente chiamato dal popolo) fece del convento di Aracaju una probatica piscina in cui la città si riversava per confidargli pene, dubbi, angosce nel Sacramento della confessione, cui il santo cappuccino dedicava molte ore al giorno. La sua popolarità era così radicata nella gente, che la TV di Stato ha seguito le fasi della lunga malattia con bollettini pressoché quotidiani della sua malattia, attesi con trepida emozione. Il funerale è stato un’apoteosi per la gente che vi ha partecipato, per l’emozione che ha suscitato in tutti e per la caratteristica devozione con cui è stato accompagnato dalla devotissima “gente nordestina” fino al momento della sepoltura, nel santuario da lui costruito. A cura di padre Egidio Picucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 12

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.