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Sommario del 28/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI saluta i cardinali: la Chiesa vive in Cristo, prometto obbedienza al futuro Papa
  • Padre Lombardi: Benedetto XVI verrà a sapere del nuovo Pontefice solo all'annuncio del Protodiacono
  • Castel Gandolfo si prepara ad accogliere Benedetto XVI
  • L'attesa e l'affetto dei fedeli di Castel Gandolfo per Benedetto XVI
  • Il comandante delle Guardie Svizzere: il Papa un esempio per ognuno di noi
  • Terra Santa: preghiere per il Papa nel suo ultimo giorno di ministero. P. Pizzaballa: "Una figura straordinaria"
  • Un amico del Papa: "Benedetto XVI, un credente senza limiti né condizioni"
  • Lettera al Papa di membri del clero e di fedeli cinesi: "Grazie per aver alleviato la nostra croce"
  • Si è spento il cardinale francese Honoré. Il cordoglio di Benedetto XVI
  • Rinuncia e nomina episcopale in Vietnam
  • Alle 20.00 inizia la sede vacante. Mons. Sigalini: nessuno sconcerto, Cristo guida la sua Chiesa
  • Napolitano saluta il Papa: gesto storico e umano, resta nel cuore dell'Italia
  • Il segretario generale del Cec: enorme contributo di Benedetto XVI all’unità dei cristiani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il tributo del Movimento ecumenico a Benedetto XVI
  • Mosca: il card. Rai e il patriarca Kirill insieme nella cattedrale dell’Annunciazione
  • Egitto: le Chiese cristiane abbandonano "l'inutile" dialogo con il presidente
  • Santa Sede e Nicaragua insieme per il bene comune e per la famiglia
  • Bogotà. Conferenza Obiettivi del Millennio: ancora molto da fare prima del 2015
  • Zambia: i leader cristiani "turbati e addolorati per le violenze elettorali”
  • Kenya. Appello di mons. Lele per le elezioni: “no a violenza e discriminazioni etniche”
  • Filippine: la Chiesa vicina ai tribali, per i soprusi nel paradiso turistico di Boracay
  • Sud Corea. Evangelizzazione: una priorità nell’Anno della Fede
  • Trapani: domani i funerali del parroco ucciso nella sua canonica
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI saluta i cardinali: la Chiesa vive in Cristo, prometto obbedienza al futuro Papa

    ◊   “La vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto”, prego per il nuovo Papa e gli prometto fin d’ora “reverenza ed obbedienza”. Con queste parole Benedetto XVI ha ringraziato e si è congedato questa mattina dal Collegio cardinalizio, nell’ultima udienza del Pontificato che terminerà questa sera alle 20.00. Ai 144 porporati presenti, il Papa ha ribadito che la Chiesa non è un’organizzazione “costruita a tavolino”, ma il suo “cuore” è Cristo ed è Lui a renderla viva. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il più straordinario atto di congedo nella storia della Chiesa non solo contemporanea si consuma in meno di un'ora. Ma tanto basta a Benedetto XVI per compiere un gesto che nessun protocollo poteva stabilire: inchinarsi fin d’ora, in segno di obbedienza, davanti al nuovo Papa, che tra non molti giorni verrà scelto dal gruppo dei cardinali che in quel momento gli siede davanti, e che tra breve si completerà in vista del Conclave:

    “Continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio dei cardinali, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”.

    Sono le 11.06 quando Benedetto XVI siede al suo posto. Il colpo d’occhio che gli si presenta è per certi versi simile a quello dell’11 febbraio, anche se la Sala del Palazzo apostolico dove si svolge l’incontro è la Clementina e il numero dei presenti è certamente maggiore e diversamente disposto. Ma stavolta i sentimenti dominanti sono commozione e affetto, non più sorpresa e stupore. E spetta ancora al cardinale decano, Angelo Sodano, trovare le parole per dire il grazie delle porpore al Papa:

    “Amato e venerato Successore di Pietro, siamo noi che dobbiamo ringraziare Lei per l'esempio che ci ha dato in questi otto anni di Pontificato (...) Con profondo amore noi abbiamo sempre cercato di accompagnarla nel Suo cammino, rivivendo l'esperienza dei discepoli di Emmaus, i quali, dopo aver camminato con Gesù per un buon tratto di strada, si dissero l'un l'altro: ‘Non era forse ardente il nostro cuore, quando ci parlava lungo il cammino?’. Sì, Padre Santo, sappia che ardeva anche il nostro cuore quando camminavamo con Lei in questi ultimi anni. Oggi, vogliamo ancora una volta esprimerle tutta la nostra gratitudine”.

    E Benedetto XVI ricambia, abbracciando affettuosamente il cardinale Sodano e, al termine del suo discorso, uno a uno tutti i presenti, e rileggendo la storia degli ultimi otto anni della Chiesa con chi, accanto a lui, ne ha portato la responsabilità:

    “La vostra vicinanza, il vostro consiglio, mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi 8 anni abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa assieme a momenti in cui qualche nube si è addensata nel cielo. Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo e che solo può illuminare il cammino”.

    L’eco con quanto affermato in Piazza San Pietro, davanti ai 150 mila e più dell’ultima udienza generale, è evidente. Nel cuore del Papa quell’esperienza è impressa a fuoco, perché gli ha mostrato in modo “fisico” quei due capisaldi del suo magistero, emersi in modo plastico specie in questi ultimi giorni di Pontificato, ovvero che la Chiesa “è di Cristo” e che la Chiesa “è viva”:

    “La Chiesa non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente. Essa vive lungo il corso del tempo in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi, eppure nella sua natura rimane sempre la stessa. Il suo cuore è Cristo. Era la nostra esperienza ieri, mi sembra, in piazza. Vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo, e vive realmente dalla forza di Dio.”

    Benedetto XVI prende a prestito le parole di un teologo amato e tante volte citato, Romano Guardini, perché portano in sé la sapienza del Concilio. Ed è su questa sapienza che il Papa innesta la propria visione di Chiesa, espressa per l’ultima volta come capo e servitore. È la sua anima a parlare sommessamente nel silenzio della Sala Clementina. E chi ascolta non può non cogliere in quelle parole la roccia dell’eredità lasciata dal Pontefice teologo, e umile lavoratore della Vigna del Signore, a chi su di essa costruirà la storia della Chiesa di domani:

    “’La Chiesa si risveglia nelle anime’. La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime che come la Vergine Maria accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo (...) Attraverso la Chiesa il mistero dell’incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi in tutti i luoghi. Rimaniamo uniti, cari fratelli, in questo mistero, nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia quotidiana, e così serviamo la Chiesa e l’intera umanità. Questa è la nostra gioia che nessuno ci può togliere”.

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    Padre Lombardi: Benedetto XVI verrà a sapere del nuovo Pontefice solo all'annuncio del Protodiacono

    ◊   Benedetto XVI pubblicherà il suo ultimo tweet al momento di lasciare alle 17 di oggi il Vaticano per ritirarsi a Castel Gandolfo. Lo ha comunicato ai giornalisti, direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel corso del briefing tenuto in tarda mattinata. Ogni giorno è previsto un briefing alle ore 13. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    Un briefing per ripercorrere l’udienza dei cardinali con il Papa e per far comprendere alcune procedure per i prossimi giorni e per oggi, fine del pontificato. In proposito padre Lombardi ha ricordato che Benedetto XVI tra qualche ora lancerà il suo ultimo tweet:

    “Poi, come il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali aveva messo a punto, rimane in stand by la possibilità, dato che l’account Pontifex potrà essere ripreso dal nuovo Papa, se lo ritiene opportuno, se lo desidera. Durante, però, la sede vacante l’account Pontifex rimane dormiente: finisce oggi pomeriggio il suo servizio”.

    Ci sono poi altri momenti salienti che saranno trasmessi dalle telecamere del Centro Televisivo Vaticano:

    “Il Ctv trasmetterà in diretta anche le immagini della chiusura della porta, da Castel Gandolfo. Le potrete, quindi, vedere sul canale di TelePace o sul web. Potrete seguire quel momento. In Vaticano non si prevede nulla di molto particolare, se non l’apposizione di alcuni semplici sigilli all’appartamento del Papa e all’ascensore che va direttamente a questo appartamento alle ore 20.00 e nei minuti seguenti”.

    Esclusa invece una telecamera all’interno dell’elicottero del Papa ma si potranno avere delle immagini del volo. All’inizio del briefing, padre Lombardi ha ricordato che sono stati 144 i cardinali presenti nella Sala Clementina, ed ha evidenziato alcuni passaggi del discorso di Benedetto XVI ai porporati. Una particolarità – ha evidenziato - è stato l’atto di obbedienza che il Papa ha fatto già al suo successore:

    “E’ molto bello, è anche molto originale. Giustamente, quindi, ci ha colpito e dice l’atteggiamento con cui il Papa vive e vivrà questa elezione”.

    Non un passaggio obbligato – ha chiarito ancora padre Lombardi – ma un atto non previsto ed estremamente espressivo dell’atteggiamento del Papa. Importante anche la spiegazione sul criterio della precedenza del Collegio cardinalizio in vista dei prossimi riti che i porporati saranno chiamati a presiedere:

    “I cardinali vescovi sono quelli che hanno i titoli delle diocesi suburbicarie, cioè le antiche diocesi intorno a Roma. I presbiteri sono quelli che hanno titoli di chiese di Roma, in particolare di chiese parrocchiali, e che sono pastori di diocesi nel mondo, in particolare. Mentre i cardinali diaconi hanno titoli di chiese anche qui di Roma, che a volte non sono neppure chiese parrocchiali e che svolgono servizi nella Chiesa come capi di dicasteri nella Curia Romana e non compiti direttamente pastorali per il governo di grandi diocesi. Quindi, c’è questo ordine dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi, che incide poi anche sulla precedenza all’interno del Collegio cardinalizio”.

    Tra i tanti messaggi che il Papa ha ricevuto, in questi giorni, anche una lettera dei sacerdoti, vescovi, religiosi e laici della Cina:

    “Molto bella, che ricorda con gratitudine tutte le volte in cui Papa Benedetto si è rivolto con amicizia, con attenzione, e con incoraggiamento alla Cina, anche nei momenti difficili del terremoto e così via. E’ una lettera molto bella, di gratitudine”.

    Sulla presenza dei giornalisti in questi giorni particolari, è stato reso noto che sono 3.641 quelli accreditati e appartengono a 968 testate, di 24 lingue diverse e di 61 Paesi differenti. Sollecitato dalle domande, padre Lombardi ha nuovamente ribadito che Benedetto XVI verrà a sapere dell’elezione del nuovo Papa solo dall’annuncio del Protodiacono dalla Loggia vaticana e sull’anello piscatorio ha aggiunto che sarà reso inutilizzabile:

    “Per quanto mi risulta, in passato, sia il timbro, il sigillo di piombo, sia l’anello non dovevano venire distrutti in modo che non ne restasse neanche un pezzo. Basta che vengano danneggiati in modo tale che non siano più funzionali al loro servizio”.

    Infine sull’articolo di “Panorama” riguardo alle attività di intercettazione e sorveglianza in Vaticano, padre Lombardi ha affermato che la ricostruzione non corrisponde al vero e che la magistratura vaticana, nel contesto di Vatileaks, ha disposto il controllo di sole due o tre utenze. Ma questo non ha creato alcuna “atmosfera di timore e diffidenza” in grado di condizionare il Conclave.

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    Castel Gandolfo si prepara ad accogliere Benedetto XVI

    ◊   Si avvia dunque alla conclusione il Pontificato di Benedetto XVI. Alle 20.00 di questa sera l’inizio della sede vacante, quando il Papa sarà già a Castel Gandolfo. E’ lì infatti che ha scelto di trascorrere i prossimi due mesi. La partenza da Roma è prevista intorno alle 17.00. Ad accoglierlo tra gli altri troverà il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, e il vescovo di Albano mons. Marcello Semeraro. Quindi, Benedetto XVI si recherà nel Palazzo Apostolico, per ritirarsi in preghiera, non prima però di aver rivolto le sue ultime parole da Pontefice, alle migliaia di persone che stanno già arrivando da tutta la diocesi per salutarlo. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso:

    Tra poco gli occhi del mondo saranno puntati su questa cittadina dei Castelli romani che sin dal XVII secolo ha il privilegio di essere la residenza estiva dei Pontefici. Era il 5 maggio del 2005 quando Benedetto XVI, neoeletto, arrivando qui proprio alle ore 17.00 incontrava per la prima volta i “cari amici di Castel Gandolfo” con cui anno dopo anno il rapporto è cresciuto in affetto e vicinanza. “Qui trovo tutto: la montagna, il lago e vedo anche il mare ... e gente buona”: le parole pronunciate l’estate 2011 sono rimaste impresse su una targa nella piazza antistante il Palazzo apostolico. Hanno caratterizzato circa 8 anni di presenza del Papa qui, nei giorni di festa e di riposo. Eppure oggi al suo arrivo nulla sarà come prima. Con l’ultimo saluto di questo pomeriggio terminerà l’esteriore visibile comunione, come l’ha chiamata il Papa stesso, e ne inizierà una più profonda nella preghiera. Ed è proprio in preghiera che la comunità si farà trovare: in piazza dove sono attese fino a 8.000 persone dalle 17 avrà inizio la recita del rosario. Il parroco di Castel Gandolfo, don Pietro Diletti:

    R. - Sappiamo che il Papa si trova bene con noi e noi ci sentiamo bene con lui. Averlo qui come concittadino, e non da Papa, ci inorgoglisce. Siamo veramente contenti e lo accogliamo con tanto affetto e stima, anche per quello che ha fatto, che è un atto di governo, infatti. Ha espresso grande amore verso la Chiesa e un grande atto di umiltà e di umanità, che ha riportato la Chiesa a tanti, che si erano un tantino allontanati.

    D. – Lei andrà ad accoglierlo. Che cosa vorrebbe dirgli?

    R. – Già so quello che gli devo dire: “Grazie Santità per la sua fede incrollabile; grazie per il suo grande amore per la Chiesa; siamo sempre con lei”.

    Andrà ad accogliere il Papa con particolare emozione anche il sindaco di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi:

    R. - Le parole non le so, perché mi usciranno in quel momento. Lo spirito è quello di tanto, tanto affetto e comprensione per la sua sofferenza e per il suo coraggio.

    D. - Da ora in poi Castel Ganfoldo non sarà più la stessa: i prossimi due mesi saranno mesi speciali?

    R. - Saranno mesi speciali perché la sua presenza, anche se non lo vedremo, si sentirà forte! Noi lo stringiamo veramente in un abbraccio protettivo. Sembra assurdo per un Papa, però io mi sento proprio di proteggerlo… Ha dimostrato di essere forte, ma anche di essere tanto, tanto umano. E questa è una cosa bellissima!

    Intanto fervono i preparativi in una piazza piena di sole: ci sono giornalisti da tutto il mondo mescolati ai primi fedeli che arrivano a gruppetti, intorno fiori sui bordi delle strade, bandiere e manifesti con i colori giallo e bianco del vaticano. La parola che campeggia ovunque è grazie Il segno più atteso sarà il suono delle campane dell’intera diocesi di Albano: significherà l’arrivo del Papa, l’addio a Roma.

    “E’ in preghiera che vogliamo farci trovare, ci saranno canti e meditazioni”: è quanto afferma il vicario della diocesi di Albano, mons. Franco Marando:

    R. - Lo spirito è quello di dare un saluto veramente affettuoso nel momento in cui Benedetto XVI concluderà il suo impegno di vescovo di Roma, Successore di San Pietro. Egli “sale al monte” - così come ha detto - e in maniera discreta, ma molto affettuosa, vogliamo essere vicini a Lui per salutarlo, ma anche per dirgli grazie per tutta l’attenzione che in tutti questi anni di Pontificato ha voluto manifestare concretamente verso la nostra diocesi. Allora, invitiamo tutti fedeli della diocesi a ritrovarsi insieme in piazza a Castel Gandolfo. Chi vuole, da Albano, potrà fare un percorso a piedi, impegnandosi in una sorta di piccolo pellegrinaggio. Poi, alle ore 17 è previsto il Santo Rosario, le meditazioni sono proprio tratte dai discorsi del Papa.

    D. - È Maria, come ha ribadito sempre tante volte anche in questi ultimi giorni, il punto di riferimento…

    R. - Maria non è solo il punto di riferimento e vera costante del Magistero del Papa ma lo è stata anche nel momento stesso in cui ha annunciato la sua volontà di rinunciare al suo mandato. Lui stesso ha detto: “Affidiamo la Chiesa tutta a Maria”. In questo si intravede il desiderio di fare la volontà del Signore. Non si tratta quindi di allontanarsi da un impegno, ma di continuare a servire la Chiesa in una forma differente.

    D. - Secondo lei, è anche un momento forte della nostra Quaresima?

    R. - Sicuramente. Io credo che quello che ha compiuto il Papa sia un serio discernimento della volontà del Signore e la Quaresima ci chiama veramente a scrollarci di dosso quella polvere che si addensa sulle pareti della nostra anima per recuperare quella che, nella stessa Liturgia, viene chiamata “la primavera dello Spirito”.

    Tra le migliaia di persone che attenderanno questo pomeriggio il Papa nella Piazza di Castel Gandolfo ci saranno anche tanti ragazzi, e per chi non potrà essere presente, l’appuntamento è sul web. Il sito della Diocesi ha pensato, infatti, di pubblicare una preghiera da pronunciare insieme quando l’elicottero papale atterrerà sul comune dei Castelli romani. Ma quanto i giovani amano Benedetto XVI e come hanno reagito alla sua decisione? Lo abbiamo chiesto al responsabile della Pastorale giovanile di Albano don Antonio Scigliuzzo:

    R. - All’inizio, i nostri giovani sono stati un po’ disorientati. Si attendevano di poter celebrare la Giornata mondiale dei Giovani con “il nostro Papa”. Lo chiamiamo con affetto “il nostro Papa” perché, in questi anni, nel loro cuore i giovani si sono affezionati a Benedetto XVI. I messaggi che a loro ha lasciato li hanno davvero coinvolti, in modo particolare, li ha coinvolti poi quest’ultima sfida che ha rivolto ai giovani di tutto il mondo: annunciare il Vangelo e annunciarlo a tutti quei ragazzi che si sentono ancora lontani.

    D. - Lei ha parlato della Giornata mondiale della Gioventù. Quanti ragazzi ci sono stati, e che cosa custodiscono? Cosa li ha segnati di più di questo Pontificato e dell’esperienza con Benedetto XVI?

    R. - Nella Giornata mondiale di Madrid, abbiamo portato circa 300 giovani. È stato molto bello poter condividere con loro questo desiderio di poter incontrare il Papa, soprattutto in quella notte tempestosa. La cosa che hanno apprezzato di più del Santo Padre è il fatto che sia rimasto con loro. I giovani cercano un punto di riferimento forte. Di Papa Benedetto XVI ricorderanno sicuramente l’affetto e la gioia di annunciare la fede.

    D. - In questi ultimi giorni Benedetto XVI sta insistendo tanto su questa scelta di Dio che dà pace al di là del male che c’è nel mondo, anche questa è una sfida! Pensa che loro l’abbiano sentita, l’abbiano fatta propria?

    R. - In questo periodo, per i giovani, la vita non è molto facile soprattutto per le tante difficoltà che ci sono dal punto di vista del lavoro, della famiglia, sono tante le difficoltà che incontrano per inserirsi nella società, per far sentire la loro voce. Queste sono le cose che più li disorientano, rendendoli veramente vulnerabili di fronte ai tanti messaggi contrari al cammino di fede. Queste cose, delle quali sono più o meno consapevoli, certamente li stimolano a diversi interrogativi soprattutto di fronte ad un Papa che lascia il proprio Ministero per vivere una vita di preghiera. Quale tipo di vita ci chiede oggi il Papa? È questa la loro domanda! La preghiera è un punto fondamentale. I giovani hanno il desiderio di mettere ordine nella propria vita, talvolta di trovare dei punti di riferimento saldi che li rendano più consapevoli e considerano questa scelta di preghiera una scelta “rivoluzionaria”.

    D. - La loro presenza è assicurata a Castel Gandolfo. Come vi state organizzando?

    R. - Nell’orario in cui il Santo Padre arriverà a Castel Gandolfo, la maggior parte dei ragazzi starà lavorando. Per cui, attraverso il nostro sito internet, abbiamo pensato di vivere insieme un momento. Nel sito lasceremo un messaggio di preghiera in modo che essi possano pregare ovunque si trovino nel momento in cui il Papa lascerà Roma per venire a Castel Gandolfo. Con il resto della diocesi invece ci ritroveremo proprio a Castel Gandolfo, pregheremo insieme il Santo Rosario e vivremo un momento di preghiera e di veglia con il Papa.

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    L'attesa e l'affetto dei fedeli di Castel Gandolfo per Benedetto XVI

    ◊   Sarà la piazza di Castel Gandolfo lo sfondo dell’ultimo atto pubblico di Benedetto XVI come Papa con il saluto dalla loggia centrale del Palazzo Apostolico rivolto ai fedeli presenti. “E’ in preghiera che vogliamo farci trovare, ci saranno canti e meditazioni” così al microfono della nostra inviata a Castel Gandolfo, Gabriella Ceraso, il vicario della diocesi di Albano, mons. Franco Marando:

    R. - Lo spirito è quello di dare un saluto veramente affettuoso nel momento in cui Benedetto XVI concluderà il suo impegno di vescovo di Roma, Successore di San Pietro. Egli “sale al monte” - così come ha detto - e in maniera discreta, ma molto affettuosa, vogliamo essere vicini a Lui per salutarlo, ma anche per dirgli grazie per tutta l’attenzione che in tutti questi anni di Pontificato ha voluto manifestare concretamente verso la nostra diocesi. Allora, invitiamo tutti fedeli della diocesi a ritrovarsi insieme in piazza a Castel Gandolfo. Chi vuole, da Albano, potrà fare un percorso a piedi, impegnandosi in una sorta di piccolo pellegrinaggio. Poi, alle ore 17 è previsto il Santo Rosario, le meditazioni sono proprio tratte dai discorsi del Papa.

    D. - È Maria, come ha ribadito sempre tante volte anche in questi ultimi giorni, il punto di riferimento…

    R. - Maria non è solo il punto di riferimento e vera costante del Magistero del Papa ma lo è stata anche nel momento stesso in cui ha annunciato la sua volontà di rinunciare al suo mandato. Lui stesso ha detto: “Affidiamo la Chiesa tutta a Maria”. In questo si intravede il desiderio di fare la volontà del Signore. Non si tratta quindi di allontanarsi da un impegno, ma di continuare a servire la Chiesa in una forma differente.

    D. - Secondo lei, è anche un momento forte della nostra Quaresima?

    R. - Sicuramente. Io credo che quello che ha compiuto il Papa sia un serio discernimento della volontà del Signore e la Quaresima ci chiama veramente a scrollarci di dosso quella polvere che si addensa sulle pareti della nostra anima per recuperare quella che, nella stessa Liturgia, viene chiamata “la primavera dello Spirito”.

    Tra le migliaia di persone che attenderanno questo pomeriggio il Papa nella Piazza di Castel Gandolfo ci saranno anche tanti ragazzi, e per chi non potrà essere presente, l’appuntamento è sul web. Il sito della Diocesi ha pensato, infatti, di pubblicare una preghiera da pronunciare insieme quando l’elicottero papale atterrerà sul comune dei Castelli romani. Ma quanto i giovani amano Benedetto XVI e come hanno reagito alla sua decisione? La nostra inviata a Catel Gandolfo, Gabriella Ceraso, lo ha chiesto al responsabile della Pastorale giovanile di Albano don Antonio Scigliuzzo:

    R. - All’inizio, i nostri giovani sono stati un po’ disorientati. Si attendevano di poter celebrare la Giornata mondiale dei Giovani con “il nostro Papa”. Lo chiamiamo con affetto “il nostro Papa” perché, in questi anni, nel loro cuore i giovani si sono affezionati a Benedetto XVI. I messaggi che a loro ha lasciato li hanno davvero coinvolti, in modo particolare, li ha coinvolti poi quest’ultima sfida che ha rivolto ai giovani di tutto il mondo: annunciare il Vangelo e annunciarlo a tutti quei ragazzi che si sentono ancora lontani.

    D. - Lei ha parlato della Giornata mondiale della Gioventù. Quanti ragazzi ci sono stati, e che cosa custodiscono? Cosa li ha segnati di più di questo Pontificato e dell’esperienza con Benedetto XVI?

    R. - Nella Giornata mondiale di Madrid, abbiamo portato circa 300 giovani. È stato molto bello poter condividere con loro questo desiderio di poter incontrare il Papa, soprattutto in quella notte tempestosa. La cosa che hanno apprezzato di più del Santo Padre è il fatto che sia rimasto con loro. I giovani cercano un punto di riferimento forte. Di Papa Benedetto XVI ricorderanno sicuramente l’affetto e la gioia di annunciare la fede.

    D. - In questi ultimi giorni Benedetto XVI sta insistendo tanto su questa scelta di Dio che dà pace al di là del male che c’è nel mondo, anche questa è una sfida! Pensa che loro l’abbiano sentita, l’abbiano fatta propria?

    R. - In questo periodo, per i giovani, la vita non è molto facile soprattutto per le tante difficoltà che ci sono dal punto di vista del lavoro, della famiglia, sono tante le difficoltà che incontrano per inserirsi nella società, per far sentire la loro voce. Queste sono le cose che più li disorientano, rendendoli veramente vulnerabili di fronte ai tanti messaggi contrari al cammino di fede. Queste cose, delle quali sono più o meno consapevoli, certamente li stimolano a diversi interrogativi soprattutto di fronte ad un Papa che lascia il proprio Ministero per vivere una vita di preghiera. Quale tipo di vita ci chiede oggi il Papa? È questa la loro domanda! La preghiera è un punto fondamentale. I giovani hanno il desiderio di mettere ordine nella propria vita, talvolta di trovare dei punti di riferimento saldi che li rendano più consapevoli e considerano questa scelta di preghiera una scelta “rivoluzionaria”.

    D. - La loro presenza è assicurata a Castel Gandolfo. Come vi state organizzando?

    R. - Nell’orario in cui il Santo Padre arriverà a Castel Gandolfo, la maggior parte dei ragazzi starà lavorando. Per cui, attraverso il nostro sito internet, abbiamo pensato di vivere insieme un momento. Nel sito lasceremo un messaggio di preghiera in modo che essi possano pregare ovunque si trovino nel momento in cui il Papa lascerà Roma per venire a Castel Gandolfo. Con il resto della diocesi invece ci ritroveremo proprio a Castel Gandolfo, pregheremo insieme il Santo Rosario e vivremo un momento di preghiera e di veglia con il Papa.

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    Il comandante delle Guardie Svizzere: il Papa un esempio per ognuno di noi

    ◊   Dalle 21 di questa sera, come annunciato, la Guardia Svizzera pontificia cesserà dal suo servizio di protezione della persona del Papa. Ma un incarico che finisce per motivi statutari non cancella certamente gli anni di vicinanza durante i quali, dai vertici alla base del Corpo militare vaticano, tutti hanno imparato a stimare Benedetto XVI, per la sua testimonianza di fede e per il tratto gentile dei modi. Ne parla il comandante della Guardie Svizzere, Daniel Rudolf Anrig, intervistato dal Mario Galgano della redazione tedesca della Radio Vaticana:

    D. – Nel corso del Pontificato di Benedetto XVI, lei è stato a fianco del Pontefice per poco più di quattro anni: quale è stata la sua esperienza?

    R. – Benedikt XVI. ist sicher für uns Katholiken…
    Per noi cattolici, ma credo per tutti i cristiani, Benedetto XVI è un esempio da seguire nella ricerca della verità. Le sue omelie, i suoi discorsi, sono stati sempre caratterizzati dalla sua sensibilità e dalla sequela della Parola di Dio.

    D. – La Guardia Svizzera è composta essenzialmente da giovani: come descrivere questo rapporto, tra il Papa e i giovani della Guardia Svizzera?

    R. – Die päpstliche Schweizergarde hat das Privileg…
    La Guardia Svizzera pontificia ha il privilegio di reclutare in Svizzera persone aperte innanzitutto al servizio militare, ma poi anche al messaggio della Chiesa. Si è sempre percepita la cordialità del Santo Padre quando incontrava le Guardie svizzere, sia durante il loro servizio ma anche al momento del loro congedo.

    D. – Come ha vissuto nelle ultime settimane e negli ultimi giorni il Pontefice? Ha percepito qualche cambiamento nella persona di Benedetto XVI?

    R. – Benedikt XVI. ist ganz klar ein Mann der Bescheidenheit…
    Indubbiamente, Benedetto XVI è un uomo umile, un uomo esemplare per noi tutti. Abbiamo sentito come la simpatia che il popolo, i pellegrini gli hanno dimostrato lo abbiano molto commosso. Standogli vicino, l’abbiamo potuto percepire chiaramente.

    D. – Cosa gli augura per il futuro?

    R. – Ich denke, ich spreche im Namen aller Gardisten…
    Credo di poter parlare a nome di tutte le Guardie Svizzere: che lo accompagnano con la preghiera e che il Signore lo benedica per il tempo che seguire la rinuncia alla Sede apostolica.

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    Terra Santa: preghiere per il Papa nel suo ultimo giorno di ministero. P. Pizzaballa: "Una figura straordinaria"

    ◊   Oggi, ultimo giorno del pontificato di Benedetto XVI, in tutto il mondo si svolgono celebrazioni liturgiche e momenti di preghiera per accompagnare e sostenere la Chiesa e il suo Pastore. Anche in Terra Santa sono “tante le comunità coinvolte con uno spirito fraterno”, come spiega padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. A lui Gabriella Ceraso ha chiesto in che modo vivono questo particolare momento:

    R. – Nello spirito innanzitutto di preghiera, che deve essere lo spirito che deve accompagnare tutta la Chiesa, quindi anche la Terra Santa. Un po’ in tutti i luoghi, soprattutto i più significativi – Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, anche Cafarnao, la casa di Pietro, e Tagal, il luogo del primato di Pietro – sarà una giornata di preghiera, pensata proprio per il Santo Padre.

    D. – Le parole del Papa, le ultime, sono veramente significative in questo momento. Il Papa si sofferma sulla scelta di Dio, scelta di Dio prioritaria al di là di tutte le difficoltà. Questo com’è vissuto da voi?

    R. – Siamo sempre immersi in tantissimi problemi, piccoli e grandi, e corriamo il rischio di perderci in questi problemi, di perdere anche il senso di tutto quello che facciamo, che è Dio. Quindi richiamarci alla scelta di Dio, richiamarci a ciò che è essenziale è un richiamo per tutti, Dio deve illuminare tutte le nostre altre scelte.

    D. – Nella certezza che non ci abbandona mai, ha detto il Papa...

    R. – Anche noi in Terra Santa ne abbiamo fatto esperienza, l’abbiamo toccato con mano. Benedetto XVI con i suoi viaggi, con i suoi discorsi, ce lo ha richiamato continuamente.

    D. – Si chiude un Pontificato con questa giornata, cosa si porta lei nel cuore e come guarda ai prossimi giorni?

    R. – Mi porto nel cuore tanti bellissimi ricordi, anche personali, d’incontro con questa figura straordinaria. E per il futuro siamo certi che la "barca di Pietro", per usare un’immagine che ha usato il Papa nel suo ultimo discorso, sarà sempre in buone mani.

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    Un amico del Papa: "Benedetto XVI, un credente senza limiti né condizioni"

    ◊   Mi ha sempre colpito la sua fede, limpida come quella di un bambino nonostante la sua intelligenza teologica. Mons. Thomas Frauenlob, officiale della Congregazione per l’Educazione Cattolica, è un amico bavarese di Benedetto XVI di vecchia data. Al microfono di Fabio Colagrande, parla dei tratti della personalità del Papa e dell'eredità spirituale che lascia alla Chiesa:

    R. – Sicuramente, si deve constatare una vera semplicità e umiltà del comportamento e delle pretese. Il ritmo fra lavoro, tempo libero, anche per la vita comunitaria, una passeggiata e la preghiera mi hanno fatto grande impressione. La sua fede è la fede di un vero credente, dovrei dire addirittura di un uomo che crede come un bambino, nel senso positivo della parola. Questa combinazione della fede, molto semplice e profonda, e la sua intellettualità, filosofica e teologica, si completano.

    D. – Quali parole della sua catechesi, all’ultima udienza generale, l’hanno colpita di più?

    R. – La sua fiducia nella guida e protezione del Signore per la sua Chiesa. Siamo come comunità ecclesiale davanti a una sfida enorme, ma abbiamo nello stesso tempo questa sicurezza della presenza del Signore, come gli apostoli nella barca: il Signore è presente anche quando dorme. Un altro aspetto che mi piace molto è che Benedetto XVI continuerà nel suo ministero petrino, lui ha detto per sempre, però ora sarà nascosto. Il suo servizio per la Chiesa consiste nella preghiera per la Chiesa e per tutto il mondo.

    D. – Qual è, secondo lei, l’eredità più importante che ha lasciato alla Chiesa cattolica, con il suo magistero, Benedetto XVI?

    R. – Ci sono diversi aspetti, ma il suo esempio di un credente senza limiti e condizioni, di una vita umile e sempre orientata a servire gli altri, di un teologo che analizza precisamente la realtà e interpreta i risultati, secondo la prospettiva di Dio. Il suo magistero così profondo, intelligente e luminoso, è un frutto preziosissimo e un’eredità sia per la Chiesa, per il mondo che per ognuno di noi.

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    Lettera al Papa di membri del clero e di fedeli cinesi: "Grazie per aver alleviato la nostra croce"

    ◊   Per la fine del Pontificato di Benedetto XVI è arrivata anche la lettera di un gruppo di membri del clero e di fedeli cinesi, lettera che il Papa ha ricevuto e molto apprezzato. Nel messaggio, il grazie al Pontefice per il suo impegno nella promozione del dialogo e per il sostegno costante e l’attenzione alla Chiesa cattolica in Cina. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Sono parole commosse e sentite quelle che alcuni vescovi, sacerdoti, religiosi e laici cinesi hanno voluto rivolgere al Papa, dopo aver appreso la notizia della sua rinuncia al Ministero Petrino, notizia che, scrivono ha subito fatto pensare all’affetto e all’amore mostrato da Benedetto XVI a tutto il Popolo cinese e ai cattolici della Cina. “Vostra Santità - si legge nel messaggio - ha cercato di promuovere il dialogo e alleviare quella croce che portiamo, mostrando preoccupazione ma sempre benedicendo il Paese”. Forte in queste righe l’eco di un grazie che vuole arrivare al cuore del Papa. Grazie per le benedizioni e gli auguri in occasione del Capodanno lunare, e dei Giochi olimpici di Pechino 2008; grazie per il messaggio, inviato dal Papa lo scorso Natale, per i complimenti dopo la pubblicazione dei messali in cinese semplificato, per gli indirizzi di saluto ai nuovi leader politici e ancora grazie, dicono, per la lunga, storica, lettera al clero e ai fedeli cinesi e la preghiera che Benedetto XVI ha scritto per la Cina, poco dopo essere salito al Soglio pontificio. Non mancano i ringraziamenti per il sostegno concreto del Papa attraverso le opere e gli enti caritativi, come le locali Jinde Charities e il Pontificio Consiglio “Cor unum”, durante tutte le catastrofi naturali che hanno colpito e devastato il Paese: le inondazioni nel Gansu, il terremoto a Yushu e quello del Sichuan nel 2008. In particolare, si sottolinea, non solo la preghiera per le vittime, ma l’appello agli altri Paesi perché offrissero aiuto alla Cina. Ancora il ringraziamento per l’impegno universale del Papa nel salvaguardare la dignità umana, perseguire la verità, difendere i valori della fede e promuovere la nuova evangelizzazione. “L’atteggiamento libero e aperto che avete mostrato – scrivono - di fronte al potere, l’onore e lo status, e la vostra risposta forte e perseverante di fronte alle varie sfide, hanno conquistato il rispetto di tutti e commosso il mondo intero”. A commuovere, tra queste pagine, è anche la richiesta di perdono al Papa, per ogni loro eventuale mancanza e debolezza, per i conflitti e le difficoltà, per le delusioni, di fronte alle quali – affermano- il Papa ha sempre risposto con amore paterno, compassione e sollecitudine. Quindi la certezza di trovarsi uniti nella preghiera e la promessa di un amore reciproco che non finirà mai.

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    Si è spento il cardinale francese Honoré. Il cordoglio di Benedetto XVI

    ◊   Si è spento stamani il cardinale francese Jean Honoré, arcivescovo emerito di Tours: aveva 92 anni. Benedetto XVI ha espresso in un messaggio il suo profondo cordoglio per la scomparsa di un pastore – ha affermato – che “ha servito con dedizione la Chiesa”, ricordando in particolare il suo “desiderio di annunciare il Vangelo a tutto il mondo” e la sua opera appassionata per la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il cardinale Honoré era nato il 13 agosto 1920 a Saint-Brice-en-Coglès, nel territorio dell'Arcidiocesi di Rennes. Cresciuto in un famiglia di otto figli, dopo la morte precoce dei genitori è costretto a entrare in convitto. Studia nel collegio di Saint-Malo. Poi entra nel Seminario Maggiore di Rennes. Viene inviato a terminare la sua formazione teologica nell'Istituto Cattolico di Parigi. È allora che inizia a preparare, sotto la guida di Padre Daniélou, la sua tesi sulla spiritualità di Newman, che espone nel 1949. È il primo di una serie di studi sulle opere del celebre cardinale convertito dall’anglicanesimo.

    Il 29 giugno 1943 riceve l'ordinazione sacerdotale. Giovane sacerdote, viene nominato professore di lettere prima nel collegio Saint Vincent di Rennes e poi a Saint-Malo, dove è chiamato a sostituire il suo ex professore. Nel 1948 insegna dogmatica nel Seminario Maggiore, in attesa di rispondere alla sfida pastorale dei suoi studenti, scoraggiati per ciò che veniva allora definito il disordine e l'empirismo della pratica del catechismo. L'iniziazione a una catechesi che armonizzi il possesso delle formule della fede con la Scrittura e la Liturgia contribuisce a conferire un reale impulso alla pastorale catechetica. Allo stesso tempo, diviene l'apostolo della partecipazione dei laici e dei genitori degli studenti alla trasmissione della fede.

    Nell'estate del 1957, di fronte alla crisi dell'insegnamento religioso, è chiamato a raccogliere la difficile eredità del canonico Colomb, guida intellettuale del rinnovamento catechetico. I suoi sei anni nel «Centre National de l'Enseignement Religieux» (CNEC), il Centro Nazionale dell'Insegnamento Religioso, sono fecondi di opere e di iniziative, come testimonia la creazione della rivista «Catéchèse» e come dimostrano i grandi congressi dell'epoca, a cui partecipano più di seimila catechisti provenienti dalle Diocesi della Francia e dall'estero. Assume poi il Rettorato presso l'Università Cattolica di Angers.

    Il 24 ottobre 1972 Paolo VI lo nomina vescovo di Evreux, in Normandia. Il 17 dicembre successivo riceve l'ordinazione episcopale. Il 13 agosto 1981 viene nominato arcivescovo di Tours. Le sue competenze nell'ambito dell'insegnamento lo destinano alla Commissione Episcopale del Mondo scolastico e universitario di cui è eletto presidente nel 1989. Svolge così un ruolo attivo nel dibattito nevralgico sulla difesa della libertà d'insegnamento negli anni 1991-1994. Solidale con gli organismi qualificati per negoziare con il Ministero dell'Istruzione nazionale, in particolare con il Segretariato Nazionale dell'Insegnamento Cattolico e le Associazioni dei Genitori degli Studenti, è il vescovo responsabile e il testimone della risoluzione di un Episcopato unanime nel preservare il diritto alla libertà delle famiglie.

    Nel 1996, dopo che la II Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi (1985) aveva postulato la redazione di un Catechismo Universale, è chiamato a far parte di un gruppo di vescovi incaricati di redigere il testo sotto la direzione dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il 22 luglio 1997 rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Tours. Giovanni Paolo II lo aveva creato cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001, del Titolo di Santa Maria della Salute a Primavalle.

    Con la morte del cardinale Honoré, il Collegio cardinalizio risulta composto di 207 membri, dei quali 117 elettori e 90 non elettori.

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    Rinuncia e nomina episcopale in Vietnam

    ◊   In Vietnam, Benedetto XVI ha nominato ausiliare della diocesi di Xuân Lôc, mons. Joseph Dinh Duc Dao, finora rettore del Seminario maggiore della medesima diocesi. Mons. Dinh Duc Dao, è nato il 2 marzo 1945 a Thuc Hoa, Diocesi di Bui Chu. Ha studiato nel Seminario Minore San Francisco Saverio di Bui Chu (1961-1964), nel Seminario Maggiore di Saigon (1964-1965), e poi ha completato la formazione sacerdotale presso il Pontificio Collegio Urbano, a Roma (1965-1971). È stato ordinato sacerdote il 27 marzo 1971, incardinato nell’Arcidiocesi di Saigon. Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: studi a Roma, per il Dottorato in Teologia Morale presso l’Alfonsianum, risiedendo presso il Pontificio Collegio S. Pietro; vice Direttore e poi Direttore del C.I.A.M.; professore alla Pontificia Università Urbaniana, Facoltà di Missiologia e Istituto di Catechesi e Spiritualità Missionaria; Direttore spirituale del Foyer Paolo VI; Studi per il Dottorato in Missiologia presso la Pontificia Università Gregoriana, risiedendo presso il Pontificio Collegio Urbano; Membro del Consiglio Internazionale per la Catechesi (Coincat) della Congregazione per il Clero; Membro della Fondazione “Nostra Aetate” del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; Membro della Commissione Pastorale del Grande Giubileo dell’Anno Santo 2000; Direttore dell’Ufficio di Coordinamento dell’Apostolato per i Vietnamiti della Diaspora, presso la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; Consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; Rettore del Seminario Maggiore di Xuan Loc.

    In Argentina, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Villa María (Argentina), presentata per raggiunti limiti di età da mons. José Angel Rovai. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Samuel Jofré, del clero dell’arcidiocesi di Córdoba, finora parroco della Parrochia del Santo Cristo. Mons. Samuel Jofré è nato l’8 giugno 1957 in Córdoba. Dopo aver studiato nella Facoltà di Scienze Economiche dell’Università Nazionale di Córdoba, ha seguito gli studi ecclesiastici nel Seminario Maggiore di Córdoba, “N.S. di Loreto”. Nel 1993 ha conseguito la Licenza in Diritto Canonico presso l’Università di Navarra (Spagna) e nel 2009 ha ottenuto la Laurea presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma, con una tesi intitolata “Defensa de la vida por nacer en el Derecho argentino”. Ordinato sacerdote l’8 dicembre 1983 in Córdoba, ivi ha lavorato come Vicario parrocchiale di N.S. del Pilar (1984), Parroco di San Roque (1985-1990) e di N.S. di Fátima (1992-2005), Vicario Giudiziale aggiunto del Tribunale Interdiocesano di Córdoba (2002-2005). Al presente era, simultaneamente, Giudice del Tribunale Interdiocesano di Córdoba e Parroco della Parrocchia del Santo Cristo.

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    Alle 20.00 inizia la sede vacante. Mons. Sigalini: nessuno sconcerto, Cristo guida la sua Chiesa

    ◊   Alle ore 20.00 di questa sera, come stabilito dallo stesso Benedetto XVI, inizierà la sede vacante. Il Papa non sarà più a capo della Chiesa, anche se continuerà a pregare instancabilmente per essa. La Cattedra di Pietro resterà dunque vuota fino all'elezione del nuovo Pontefice. Sul significato spirituale di questo tempo, Massimiliano Menichetti ha intervistato il vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini:

    R. - E’ un tempo di attesa e di grande preghiera, nel senso che siamo nella Chiesa e la Chiesa che resta senza il suo capo, senza colui che a nome di Dio orienta, è sempre la barca del Signore. Quindi nessuno di noi può esprimere smarrimento, perché il Signore tiene in mano la sua Chiesa, per la quale è morto e risorto, che ama e di cui è lo Sposo impareggiabile.

    D. - Vengono in mente le parole che il Papa ha pronunciato nell’ultima udienza generale, in Piazza San Pietro, quando ha detto: “Ho sempre saputo che in quella barca - riferendosi alla barca di Pietro - c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è Sua”. Quindi, un grande conforto da questo punto di vista…

    R. - Molto bello! Certo e non solo: è proprio Gesù su questa famosa barca, sulla quale ogni tanto portava gli Apostoli per il lago, continuava a dire: “Guardate che io ci sono. Perché dubitate?”. C’è il mare in burrasca, svegliano Gesù, che dice: “Voi, gente di poca fede”… Tante volte li ha anche rimproverati, proprio perché non sono capaci di fidarsi di Dio.

    D. - E’, quindi, questo un tempo che deve essere vissuto non nello smarrimento, ma nella preghiera, nella certezza, nell’affidamento...

    R. - Di attesa, di preghiera, di fiducia, di rinnovamento del nostro abbandono nelle mani di Dio, di chiarezza e anche di consapevolezza che tutto quello che avviene nelle funzioni grandi della Chiesa, nelle Messe e l’ingresso nel Conclave, sono tutti gesti che debbono esprimere la fiducia nel Signore e la preghiera allo Spirito Santo, perché illumini le menti di tutti e dia forza alla volontà di seguire queste illuminazioni.

    D. - Si può dire che questo sia il tempo dello Spirito Santo, la sede vacante?

    R. - Sicuramente. E’ il tempo dello Spirito Santo, come lo è sempre, ma in questo momento è particolarmente invocato ad essere presente, a suggerire agli uomini la sua volontà. Questo suggerimento - bisogna chiarirlo - non è fatto di uno che mette in bocca ad un altro una parola o di qualcuno che suggerisce nell’orecchio quello che deve fare: è dentro la grande umanità, la dignità umana di tutti i cardinali, i quali cercheranno di farsi qualche idea su come deve essere governata la Chiesa, di qual è la persona più adatta per fare questo, che qualità deve avere. Sono tutti ragionamenti molto umani, ma noi sappiamo che se sono collocati dentro una prospettiva di fede, hanno un esito spirituale.

    D. - Storicamente è un momento molto particolare: Benedetto XVI accompagnerà con la preghiera l’incontro dei cardinali…

    R. - Scuote la nostra coscienza, scuote la Chiesa e dà anche più energia e più amore alla stessa Chiesa. Noi arriviamo a questo cambio non da un lutto, ma da un gesto di grande coraggio, di grande responsabilità, di grande umiltà, che ci ha messo tutti - direi - un po’ in crisi, perché dobbiamo imparare questo atteggiamento di amore che per sé hanno avuto sempre tutti i Pontefici. Ricordo la bellissima preghiera di Paolo VI di fronte alla Chiesa, che con grande umiltà, si mette a servirla, ad amarla e a sacrificarsi per lei. Ecco, questo gesto lo ha ripetuto Benedetto XVI, lo ha fatto Giovanni Paolo II… Però siamo in un momento nuovo, perché è la prima volta che noi salutiamo un Papa da vivo, lo vogliamo ringraziare e siamo contenti di fargli compagnia in questo “trapasso”, che altrimenti sarebbe stato soltanto un trapasso anche della vita. E’ un’immagine bella che dobbiamo avere: questa Chiesa è qualcosa che continua, perché il suo conduttore è lo Spirito e lo Spirito non la molla, non le lascia mancare niente e ha bisogno degli uomini che ascoltino la sua voce e incarnino la sua ispirazione.

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    Napolitano saluta il Papa: gesto storico e umano, resta nel cuore dell'Italia

    ◊   Sono stati tutt’altro che rari, in questi quasi otto anni di Pontificato, i gesti di reciproca stima fra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. E nel giorno in cui il Papa ha deciso di porre fine al suo servizio attivo al Soglio di Pietro, il capo dello Stato italiano non ha voluto far mancare un ultimo messaggio di saluto e di ringraziamento attraverso le colonne de L’Osservatore Romano. “Ho sentito e sento di poterlo fare – scrive – a nome del popolo e della nazione, che questo Pontefice non italiano ha sinceramente amato, e ha accompagnato con costante simpatia e benevolenza. Anche i più lontani dalla Chiesa e dalla pratica religiosa hanno apprezzato – afferma Napolitano – l’elevatezza della ricerca e degli apporti di pensiero di Benedetto XVI, e insieme la sua semplicità e la sua discrezione. Gli anni del suo pontificato sono stati tra i più sereni nei rapporti tra la Chiesa e lo Stato nel nostro Paese: nel segno del rispetto reciproco e della volontà di collaborazione. La dimensione sociale e pubblica – per comune riconoscimento – del fatto religioso, è stata in questi anni sempre vissuta col giusto senso del limite”.

    Poi, il presidente della Repubblica si sofferma sul suo più recente ricordo, il commiato da Benedetto XVI avuto sabato scorso. “È stato segnato da un’intima commozione”, confida, poiché “fin dalla mia iniziale visita di Stato in Vaticano e dalla sua, in restituzione, al Quirinale, si era stabilito tra noi un senso di affinità che ci spingeva ad andare al di là di ogni ufficialità e formalità. Non potevo tuttavia prevedere il livello di attenzione e confidenza cui sarebbero giunti il rapporto e gli incontri tra noi”. Grazie a questa vicinanza con Benedetto XVI, il capo dello Stato italiano sostiene di aver potuto cogliere “la sofferenza e il travaglio” del Papa “in momenti difficili e amari per la Chiesa”, come pure “la serena determinazione nell’affrontare le prove che gli si presentavano”. Insieme, soggiunge, “abbiamo avuto modo di verificare una schietta comunanza di preoccupazioni e di vedute sui fatti dell’Europa e del mondo. Gli sono grato per la stima e fiducia che mi ha dimostrato, e per la così sensibile sintonia in cui egli si è posto col mio fondamentale impegno per l’unità nazionale”.

    Benedetto XVI, conclude Giorgio Napolitano, “lascia – con un gesto di straordinario significato storico e umano – il soglio pontificio, ma non Roma. Non si allontana dall’Italia. E noi continueremo a sentirlo vicino, e ad essergli vicini con animo beneaugurante”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Il segretario generale del Cec: enorme contributo di Benedetto XVI all’unità dei cristiani

    ◊   Profonda gratitudine a Benedetto XVI per il suo contributo all'unità dei cristiani e per il ministero petrino fin qui svolto è stata espressa dal segretario generale del World Council of Churches (Consiglio ecumenico delle Chiese, Cec o Wcc) reverendo Olav Fykse Tveit, in una lettera indirizzata al Papa in occasione dell'ultima udienza generale del svoltasi mercoledì. «In occasione delle Sue dimissioni dalla Sede Apostolica di Roma e del ministero petrino — scrive Fykse Tveit, che è alla guida di una organizzazione di 349 fra Chiese e comunità religiose per una rappresentanza di milioni di cristiani di un centinaio di Paesi, ricorda L’Osservatore Romano — noi del movimento ecumenico ci soffermiamo a ricordare i Suoi numerosi contributi alla vita della Chiesa e del mondo e Le auguriamo ogni bene mentre prosegue il suo ministero di preghiera e di meditazione». Rendendo omaggio all’immenso contributo offerto dal Papa all'unità dei cristiani, Tveit ha ricordato come Benedetto XVI conosca molto bene il Consiglio ecumenico delle Chiese essendo stato membro tra la fine degli anni ‘60 e agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso della commissione del Cec, Fede e Costituzione, come professore cattolico di teologia all’università di Tubinga. «Analizzando tutto il suo servizio alla Chiesa da una prospettiva ecumenica — prosegue Tveit — il World Council of Churches è estremamente grato per la Sua immensa e profonda dedizione alla ricerca dell’unità dei cristiani come un modello per l’unità di tutta l’umanità».

    Nella lettera, ricordando i benefici ricevuti dal Cec per mezzo del ministero di Benedetto XVI, si esprime anche ringraziamento per il sostegno dato agli incontri fra rappresentanti cattolici e il Cec, in particolare, al gruppo misto di lavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle Chiese, alla commissione Fede e Costituzione, alla commissione sulle Missioni nel mondo e l’evangelismo, così come alle numerose iniziative indipendenti promosse dal Global Christian Forum. Il segretario generale del Cec ha anche fatto riferimento ai suoi precedenti incontri con Benedetto XVI a Roma, nel 2010, e in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi, nel 2011. «Le nostre conversazioni — prosegue la lettera di Fykse Tveit — mi hanno lasciato con la convinzione dell’importanza di rafforzare le relazioni già forti che consentono ai cristiani di varie confessioni di pregare insieme, lavorare e dedicarsi insieme all’unità nella fede».

    Inoltre, il segretario generale del Cec ha tenuto a sottolineare che la stretta collaborazione di Benedetto XVI con l’allora presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, cardinale Walter Kasper, abbia ispirato importanti capitoli nel pensiero ecumenico e la raccolta dei frutti del dialogo è proseguita nella sua cooperazione con l’attuale presidente del dicastero, il cardinale Kurk Koch. «È stato durante il Suo pontificato — si legge ancora nella lettera — che la commissione Fede e Costituzione nel suo testo condiviso “La Chiesa verso una visione comune” ha posto la seguente domanda: “Se secondo la volontà di Cristo le attuali divisioni vengono superate, come si può intendere ed esercitare un ministero che serva ad alimentare e promuovere l’unità della Chiesa a livello universale?”. Per tutto il suo pontificato Lei ha cercato di vivere quotidianamente in risposta a tale domanda». «La Chiesa: verso una visione comune» è il secondo documento detto di "convergenza" nella storia ultracentenaria della commissione Fede e Costituzione, composta non solo da rappresentanti delle comunità membro del Cec, ma anche da chi non ne fa parte, come la Chiesa cattolica. Anche in occasione della rinuncia al papato, annunciata l’11 febbraio scorso, il reverendo Tveit aveva espresso l’apprezzamento per l’impegno profuso in questi anni dal Papa. «Dobbiamo rispettare pienamente la decisione di Sua Santità. Con profondo rispetto — aveva dichiarato il segretario generale del Cec — abbiamo visto come egli abbia preso la responsabilità e i pesi del suo ministero in età avanzata, in un momento molto impegnativo della Chiesa. Esprimo tutto il mio apprezzamento per il suo amore e per l’impegno speso per la Chiesa e il movimento ecumenico. Chiediamo a Dio che lo benedica in questo momento e in questa fase della sua vita e che guidi e benedica anche la Chiesa cattolica romana in questo tempo importante di transizione».

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gesto di straordinario significato storico e umano: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprime il saluto riconoscente e affettuoso degli italiani al Pontefice che lascia il soglio pontificio ma non Roma.

    In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "In modo nuovo".

    La Chiesa si risveglia nelle anime: nell'ultima udienza del pontificato Benedetto XVI saluta il collegio cardinalizio.

    Inserto speciale a colori sugli otto anni di pontificato.

    Un articolo di Manuel Nin dal titolo "Da umile lavoratore a umile pastore": crocifissi insieme a Colui che per noi è stato crocifisso.

    Enorme contributo all'unità dei cristiani: lettera del segretario generale del World Council of Churches, Olav Fykse Tveit.

    La morte del cardinale Jean Honoré, acivescovo emerito di Tours.

    Carità intellettuale, un'espessione di probabile ascendenza agostiniana che ricorre in Giovanni Battista Montini: il testo scritto dal direttore per il libro "Praedica verbum", raccolta di scritti realizzata come omaggio per i settant'anni del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

    Viaggiatori con una domanda dentro: Tomasz Trafny, sul libro "Passioni romane. Le chiese stazionali della Città Eterna", dell'ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, Hanna Suchocka.

    Tragedia disoccupazione: in rilievo, nell'informazione internazionale, il grido d'allarme lanciato dal presidente della Bce, Mario Draghi.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il tributo del Movimento ecumenico a Benedetto XVI

    ◊   Una lunga lettera di tributo del Movimento ecumenico mondiale al contributo che Benedetto XVI ha dato all’unità dei cristiani. A scriverla è il rev. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, organismo con sede a Ginevra che dal 1948 ad oggi riunisce 349 Chiese di tradizione protestante, ortodossa, anglicana e di altre Chiese e comunità ecclesiali per una rappresentanza di oltre 560milioni di cristiani nel mondo. “In occasione delle vostre dimissioni dalla Sede apostolica di Roma e dal ministero petrino - scrive Tveit - noi nel Movimento ecumenico ci fermiamo per ripercorrere i vostri tanti contributi alla vita della Chiesa e del mondo”. Guardando dunque al pontificato di Benedetto XVI da “una prospettiva ecumenica, il Consiglio ecumenico delle Chiese è grato” per la devozione con cui il Papa ha lavorato in questi anni alla “ricerca dell’unità dei cristiani come modello di unità per l’intera umanità”. A Benedetto XVI - riporta l'agenzia Sir - Tveit esprime la gratitudine delle Chiese cristiane per come il Santo Padre ha saputo incoraggiare “una visione dell’unità nella diversità, apprezzando le particolarità delle Chiese e delle culture senza sacrificare la comune verità che sta alla base della varietà di espressione”. Tveit ringrazia quindi il Papa anche per il lavoro “di stretta collaborazione” compiuto dalla Santa Sede nel Movimento ecumenico prima con il cardinale Walter Kasper e poi con il cardinale Kurt Koch, in qualità di presidenti del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. “Da quando siete divenuto Papa - aggiunge Tveit - il Consiglio ecumenico delle Chiese ha beneficiato della vostra partnership e del vostro supporto”. E conclude: “Sarete nelle nostre preghiere e vi chiediamo di pregare per l’avanzamento del Regno di Dio nel mondo e per l’unità della Chiesa di Cristo”. (R.P.)

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    Mosca: il card. Rai e il patriarca Kirill insieme nella cattedrale dell’Annunciazione

    ◊   Nel corso di una cerimonia religiosa celebrata ieri, festa di San Marone secondo il calendario liturgico ortodosso, nella cattedrale dell'Annunciazione a Mosca, il patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie Kirill I e il patriarca maronita di Antiochia e di tutto l'Oriente, il card. Bechara Rai, hanno collocato all'interno del luogo di culto una reliquia di questo grande santo del IV secolo. Dono della Santa Sede, la reliquia è stata affidata al patriarca Rai dal nunzio apostolico a Mosca il giorno stesso del suo arrivo nella capitale russa, dove è impegnato in questi giorni in una visita pastorale. Si tratta di un frammento osseo prelevato dal cranio del grande santo, che ha dato il suo nome alla comunità maronita. Il cranio nella sua interezza è conservato in un reliquiario, situato nel duomo di Milano, in Italia. Posto dentro una scatola in legno pregiato, la reliquia è stata dapprima portata in processione all'esterno della cattedrale, poi al suo interno prima di essere esposta alla venerazione dei fedeli, tra i quali vi era un nutrito gruppo di persone appartenenti alla comunità libanese locale. Anche l'arcivescovo metropolita Hilarion, responsabile delle Relazioni esterne del Patriarcato ortodosso di Mosca, ha partecipato alla celebrazione. La cerimonia ha suggellato una tradizione consolidata di incontri bilaterali tra la Chiesa maronita e il patriarcato di Mosca, inaugurati dal patriarca emerito Nasrallah Sfeir, e confermata da una visita in Libano del patriarca di Mosca nel novembre 2011. Per il Vaticano, questo ecumenismo della santità è parte di un processo di riavvicinamento con le Chiese orientali del quale è oggi investito il patriarca Rai, in qualità di membro della Congregazione per le Chiese orientali. Ed è proprio in qualità di membro della congregazione pontificia che il capo della Chiesa maronita ha già compiuto, in passato, diverse visite pastorali a Cipro, ad Antiochia (Turchia), Iraq, Egitto, Giordania, Romania, India e, più di recente, a Damasco in Siria. Oggi il patriarca Rai sarà ricevuto da Sergei Naryshkine, presidente della Duma (la Camera bassa russa); al centro dei colloqui la questione siriana. Domani, 1° marzo, il patriarca Rai celebrerà la messa nella cattedrale cattolica dell'Immacolata concezione, dove incontrerà mons. Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca. Il giorno stesso farà ritorno in Libano, in attesa della convocazione della data del Conclave per eleggere il successore di papa Benedetto XVI. (R.P.)

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    Egitto: le Chiese cristiane abbandonano "l'inutile" dialogo con il presidente

    ◊   "Le Chiese ortodossa, cattolica ed evangelica hanno declinato l'invito all'ottava sessione di dialoghi organizzata dal presidente Mohamed Morsi". Lo conferma all'agenzia AsiaNews padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana. La riunione si è svolta lo scorso 26 febbraio al Cairo. Ad essa hanno partecipato solo alcuni leader dell'opposizione. I colloqui fanno parte dei tentativi del leader islamista di cercare consensi fra i rappresentanti della minoranza cristiana e l'opposizione non islamica. In un comunicato pubblicato sul quotidiano egiziano Le Messager i delegati delle tre Chiese si "scusano per la mancata partecipazione alla sessione di incontri, ma per ora desiderano evitare qualsiasi ruolo attivo nella vita politica e come richiesto dallo stesso presidente offrono i loro digiuni e preghiere per il successo dei dialoghi". Padre Greiche, autore del comunicato, spiega che le la minoranza cristiana non "vuole boicottare l'offerta del presidente", ma si avvale del diritto a non partecipare alle sessioni, giudicate già in passato "prive di spunti utili" a un vero dialogo fra le parti. Gli incontri organizzati dal presidente islamista sono iniziati nel settembre 2012 dopo le oceaniche manifestazioni contro i Fratelli Musulmani accusati di voler instaurare un nuovo regime, islamizzando la società e permettendo ai salafiti, ma anche a semplici criminali, di compiere soprusi contro la comunità cristiana. L'ultimo caso di riguarda una sparatoria avvenuta ieri davanti alla chiesa di San Giorgio nel quartiere cristiano di Dishna nella città di Qena (Alto Egitto). Un uomo ha sparato con un'arma automatica contro l'edificio religioso crivellandolo di proiettili. Per il momento non si registrano feriti, ma il caso ha scatenato il panico fra i residenti cristiani. Questi era pregiudicato e condannato a 25 anni di carcere. (R.P.)

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    Santa Sede e Nicaragua insieme per il bene comune e per la famiglia

    ◊   Il nuovo nunzio apostolico in Nicaragua, l'arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, ha detto durante la presentazione delle sue credenziali al presidente Daniel Ortega, che la Santa Sede intende “lavorare per il bene del popolo del Nicaragua”. "Il nunzio apostolico opera, come rappresentante del Santo Padre, per il bene del popolo. Non abbiamo interessi politici, ma solo gli interessi del popolo”, ha detto l'arcivescovo nigeriano. Come appreso dall'agenzia Fides, l'arcivescovo Nwachukwu ha espresso anche apprezzamento a nome di Benedetto XVI per il lavoro del governo nelle politiche familiari. Il presidente Ortega ha accolto con favore il nuovo nunzio che, ha detto, “ha tutto il nostro sostegno e rispetto”, dichiarandosi “aperto alle osservazioni” che il nuovo nunzio desidera porre. Ortega ha rimarcato che il suo governo è impegnato, secondo i principi del cristianesimo, “a mettere la famiglia al primo posto”. “In questo impegno chiediamo il sostegno della Chiesa cattolica e anche delle altre chiese evangeliche. Siamo aperti al dialogo, ad ascoltare, proprio per nutrire e rafforzare i programmi a favore delle famiglie del Nicaragua”, ha concluso il leader sandinista. Proprio in questi giorni, il Parlamento del Nicaragua, ha approvato la creazione di un “Ministero per la Famiglia, salute e vita”. Alcuni settori dell'opposizione rifiutano il sistema di organizzazione statale nel settore, considerandolo come un'intrusione del governo nelle questioni interne delle famiglie. (R.P.)

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    Bogotà. Conferenza Obiettivi del Millennio: ancora molto da fare prima del 2015

    ◊   A due anni dalla scadenza per la realizzazione degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio, fissati dall’Onu nel 2000, il bilancio non è confortante. Stando alle stime delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale (Bm), nel 2015 un miliardo di persone continuerà a vivere in condizioni di estrema povertà e dovrà sopravvivere con meno di 1.25$ al giorno. Questi i dati rilasciati in occasione della conferenza globale per la valutazione del programma di sviluppo del Millennio, dal titolo “Making the MDGs work”, che si concluderà oggi a Bogotà, secondo quanto riportato dall’agenzia Misna. Rispetto a quanto la stessa Bm aveva previsto nel 2011, 117 milioni di persone in più si troveranno in condizioni di totale indigenza. Sebbene quindi la situazione sia allarmante, l’Onu ha comunque raggiunto il primo degli obiettivi, poiché ha già dimezzato il livello di povertà estrema registrata nel 1990. Come ha ricordato il direttore della Bm, Mahmoud Mohieldin, la percentuale è passata dal 43 del 1990 al 22.4% del 2004. In questo senso, Helen Clark, amministratrice dell’Undp, ha sottolineato il ruolo dei Paesi dell’Asia Orientale, in particolare quello della Cina, che “ha innalzato la media mondiale”, togliendo dalla povertà 660 milioni di persone. Ha poi aggiunto che anche l’America Latina – specialmente Brasile e Messico - ha registrato progressi “incredibili” per quella che viene considerata la regione con il maggior livello di disuguaglianza al mondo. Clark ha invitato la comunità internazionale a prestare maggiore attenzione a sfide ancora aperte. Ha infatti ribadito che per alcuni obiettivi, quali la riduzione della mortalità materna, l’accesso universale alla salute riproduttiva e alla sanità, “è stato fatto troppo poco”. (V.C.)

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    Zambia: i leader cristiani "turbati e addolorati per le violenze elettorali”

    ◊   “Siamo estremamente turbati e molto addolorati per la violenza e la perdita di vite preziose negli incidenti che hanno caratterizzato la campagna elettorale il Parlamento a Livingstone” afferma un comunicato inviato all’agenzia Fides, firmata dai leader delle principiali confessioni cristiane dello Zambia, Council of Churches in Zambia, Evangelical Fellowship of Zambia e la Conferenza dei vescovi dello Zambia. La campagna per il rinnovo parziale del Parlamento (le elezioni si tengono oggi) è stata segnata da tensioni e violenze che sono sfociate nell’omicidio di un esponente politico, Harrison Chanda, ucciso a Livingstone il 25 febbraio. “I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alla famiglia del defunto e a tutte le vittime della violenza. Allo stesso tempo, condanniamo vivamente ogni forma di violenza elettorale e politica” continua il comunicato. “Rinnoviamo il nostro appello alla calma e al massimo autocontrollo da parte dei diversi partiti politici di Livingstone ed anche da parte della polizia. È imperativo per tutti noi fare o dire nulla che possa peggiorare una situazione già esplosiva”. “Non è il tempo delle accuse. Quello che occorre ora fare da parte di tutti è un esame di autocoscienza: è questo il livello della nostra politica? È questo il percorso che vogliamo seguire nella nostra democrazia?” conclude il documento. (R.P.)

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    Kenya. Appello di mons. Lele per le elezioni: “no a violenza e discriminazioni etniche”

    ◊   "Scegliete la pace per il nostro amato Kenya, prima, durante e dopo le elezioni generali. Lo si può fare solo trascendendo le nostre affiliazioni etniche, votando buoni leader capaci di servire le persone senza discriminazioni, e ripudiando ogni forma di violenza sia prima che dopo le elezioni” ha affermato mons. Boniface Lele, arcivescovo di Mombasa, in un comunicato inviato ai diversi organi nazionali di informazione, in occasione delle elezioni presidenziali e parlamentari del 4 marzo. Mons. Lele ha in particolare sottolineato la necessità di superare le divisioni etniche e di accettare chiunque vincitore senza curarsi della sua origine locale o etnica: “La nostra nazione - scrive il presule - appartiene a tutte le diverse comunità etniche presenti nel Paese e chi emerge vincitore dalle elezioni generali deve essere accettato e rispettato da tutti, come espressione della volontà della maggioranza dei keniani”. Mons. Lele ha infine sottolineato che qualsiasi controversia post elettorale deve essere risolta per via giudiziaria, evitando il ricorso alla violenza. "La violenza politica non è in grado di risolvere le controversie elettorali e non può essere giustificata in nessun caso", ha concluso l’arcivescovo di Mombasa. (R.P.)

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    Filippine: la Chiesa vicina ai tribali, per i soprusi nel paradiso turistico di Boracay

    ◊   L’isola filippina di Boracay è un paradiso turistico, un’isola che annovera spiagge fra le più belle e ricercate del Sudest asiatico. Ma è anche teatro di abusi e soprusi che subiscono le popolazioni indigene dell’isola, i tribali Ati: al loro fianco è schierata la Chiesa delle Filippine, per difenderne prerogative, diritti, e tutelarne la stessa esistenza. E’ quanto dice all’agenzia Fides il vescovo Sergio Utleg, presidente della Commissione dei vescovi filippini per i popoli indigeni, all’indomani dell’assassino di Dexter Condez, leader tribale e portavoce della comunità Ati di Boracay, ucciso il 22 febbraio scorso: La polizia locale ha arrestato con l’accusa di omicidio Daniele Celestino, guardia di sicurezza di una catena di hotel a Boracay. Interpellato da Fides, sull’episodio il vescovo Utleg rimarca: “E’ uno degli episodi che mettono in luce cosa sta accadendo in quell’area: in seguito alla vasta commercializzazione turistica, queste popolazioni tribali, che erano i primi coloni di quell’isola, vengono minacciate, maltrattate, private dei diritti. La loro terra viene occupata e il fine è espellerli del tutto”. “Come Chiesa – prosegue il vescovo – siamo vicini agli indigeni tramite gruppi di apostolato, di pastorale e di azione sociale nella diocesi di Kalibo, a cui appartiene Boracay. Cerchiamo di difendere i loro diritti e la loro vita. Sono nostri fratelli e sorelle, gente innocente e indifesa di fronte ai soprusi. Episodi come questi accadono anche a leader di altre tribù, in altre parti del Paese, come l’isola di Mindanao. Siamo al loro fianco e chiediamo al governo di Manila di tutelare la dignità e i diritti di queste popolazioni”. Gli indigeni Ati a Boracay sono circa 2.000 e rivendicano il “dominio ancestrale” sulle terre, lamentando la distruzione del paesaggio e dell’ambiente a causa di piani edilizi promossi da compagnie straniere e supportati dalle istituzioni. Nel gennaio 2011 la Commissione nazionale per i Popoli indigeni del governo filippino ha assegnato agli Ati due ettari di terreno a Boracay, certificandoli come “dominio ancestrale”, rispetto agli oltre mille ettari assegnati a resort turistici. Nel territorio dell’isola sono avviate opere pubbliche, strade o costruzioni private. La questione è stata portata all’attenzione del Congresso filippino ma, a distanza di due anni, non si registrano risposte. (R.P.)

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    Sud Corea. Evangelizzazione: una priorità nell’Anno della Fede

    ◊   Nell’Anno della Fede la priorità per la Chiesa è l’evangelizzazione. Lo ha ribadito mons. Yeom Soo-jung, arcivescvovo di Seul, in un incontro con il clero della sua arcidiocesi. Davanti a un’assemblea di oltre 550 sacerdoti (sul un totale di 700 preti in servizio nel nella diocesi), l’arcivescovo ha rimarcato: “La cosa più importante oggi è l'evangelizzazione della nostra Chiesa. Se non si parte da noi stessi, quello che cerchiamo di predicare perde significato. E’ essenziale per la nostra stessa Chiesa cambiare e riformarsi continuamente in Cristo”. Come riferisce una nota inviata all'agenzia Fides dal Segretariato dell’arcidiocesi, l’incontro si è tenuto marted' ed era incentrato sul tema della “comunicazione all'interno della diocesi”, ritenuta un passaggio cruciale per la vita della Chiesa locale. L’incontro si inscrive fra le iniziative che la Chiesa in Corea del Sud ha attivato per l’Anno della Fede. Come afferma alla Fides padreThaddaeus Lee Ki-rak, Segretario esecutivo della Conferenza Episcopale, il motto che la Chiesa coreana ha scelto per vivere l’Anno della Fede è “Principium quidam fides, finis vero caritas”, frase di S. Ignazio di Antiochia che significa “Il principio è certo la fede, ma il fine è la carità”. “Speriamo che questo motto possa essere una guida per la vita della nostra Chiesa”, afferma in una nota inviata a Fides padre Thaddaeus Lee Ki-rak. “Abbiamo bisogno di sviluppare un atteggiamento che ci aiuti a portare avanti la nostra missione con gioia e fedeltà: questo sarà una risposta auspicabile all’Anno della Fede,in cui siamo chiamati a fare del nostro meglio per la Nuova evangelizzazione, nuova in ardore, metodi ed espressione”, conclude la nota. (R.P.)

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    Trapani: domani i funerali del parroco ucciso nella sua canonica

    ◊   Si terranno domani, venerdì 1° marzo, alle ore 9.30, presso la chiesa del Crocifisso a Calatafimi-Segesta, i funerali di don Michele Di Stefano, il sacerdote parroco di Ummari, ucciso mentre dormiva nella canonica della sua chiesa. “La diocesi di Trapani nell’invitare tutti i fedeli a partecipare alle esequie - si legge in una nota ripresa dall'agenzia Sir - esprime con dolore il rammarico del corpo ecclesiale per la modalità con cui alcuni mezzi d’informazione hanno usato la tragica notizia della morte di don Michele richiamando vicende passate della diocesi, componendo dietrologie e collegamenti tra l’altro smentiti dalle evidenze, e che nulla hanno a che fare con il fatto in sé”. “Vorremmo ricordare don Michele - prosegue la nota - per quello che egli è stato: un uomo e un sacerdote ricco di relazioni e interessi, vicino alla gente, che ha rinunciato anche a tante comodità per restare vicino al suo popolo, scegliendo di vivere in canonica”. Questa sua testimonianza è “il suo testamento soprattutto ai presbiteri della diocesi e a tutti i presbiteri che, nel quotidiano esercizio del loro ministero pastorale, diventano parafulmine del disagio sociale ed esistenziale e che spesso, soprattutto nei luoghi più isolati come nei quartieri cosiddetti ‘difficili’, si confrontano con realtà complesse in cui spesso rimangono isolati o, comunque, alla mercé della violenza”. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 59

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.