Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 14/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai parroci romani: vivrò in preghiera ma nascosto al mondo, certezza che vince il Signore
  • Commozione, tristezza, speranza, ammirazione: le emozioni dei sacerdoti presenti all'incontro con il Papa
  • Superare individualismi e rivalità che deturpano il volto della Chiesa: così il Papa nel Mercoledì delle Ceneri
  • Il cardinale Ravasi: Papa da ammirare, mostra grandezza del ministero petrino
  • Padre Lombardi: continueremo a chiamarlo Benedetto XVI
  • Nomina
  • Firmato Protocollo d'intesa Italia-Vaticano per il restauro del Passetto di Borgo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Mons. Zenari: camminiamo sul sangue, la comunità internazionale se ne lava le mani
  • Stati Uniti ed Europa al lavoro per un'area di libero scambio
  • A Torino, i senzatetto in marcia per chiedere diritti e dignità
  • La Lev presenta la prima Guida generale della Città del Vaticano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il card. Tong ricorda il grande impegno del Papa per la Cina
  • Il card. Robles: i cattolici sostengano il Papa con fede e amore
  • Il card. Pengo: grande umiltà di Benedetto XVI
  • Il cardinale Bagnasco: Benedetto XVI mostra la via della fede, Gesù è il Signore della storia
  • I vescovi dell’Uruguay: il Papa ha messo in luce il cuore della fede
  • La stampa cattolica italiana si stringe intorno al Papa: “Ci ha dato una lezione di vita”
  • I vescovi del Myanmar ringraziano il Papa per il suo servizio alla Chiesa
  • I vescovi coreani: Benedetto XVI, pastore buono e amorevole
  • Don Ciotti: “La rinuncia del Papa grande atto di umiltà”
  • Il Celam ricorda la visita del Papa in Messico
  • L’India dedica una giornata a Benedetto XVI e al suo Pontificato
  • La Chiesa dell’America Latina offre sostegno e preghiera al Papa
  • Sì dei medici francesi alla sedazione terminale per pazienti in fin di vita
  • Giornata di sangue in Pakistan: almeno 17 morti
  • Tibet: ancora due auto-immolazioni, morto il monaco che si è dato fuoco ieri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai parroci romani: vivrò in preghiera ma nascosto al mondo, certezza che vince il Signore

    ◊   Momento di grande commozione stamani in Aula Paolo VI. Benedetto XVI ha incontrato per l’ultima volta i sacerdoti della sua diocesi di Roma, guidati dal cardinale vicario Agostino Vallini. A due settimane dalla fine del suo ministero petrino, il Pontefice ha svolto un'ampia riflessione sulla sua esperienza al Concilio Vaticano II. Prima del suo intervento, a braccio, il Papa ha affermato che, dopo il 28 febbraio, rimarrà vicino ai sacerdoti nella preghiera, ma vivrà nascosto al mondo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un grande, commosso e lunghissimo applauso ha accolto Benedetto XVI in Aula Paolo VI. Intensa l’emozione tra i sacerdoti romani per questo ultimo incontro con il loro vescovo. Sentimenti che sono stati sintetizzati dal cardinale vicario Agostino Vallini. Il porporato ha affermato che la diocesi di Roma gli sarà sempre grata per il suo esempio e la sua visione alta della vita sacerdotale. Il Papa ha, quindi, iniziato il suo intervento esprimendo la gioia di vedere come la Chiesa di Roma è una Chiesa viva e il suo clero è realmente cattolico, universale pur mantenendo una propria forte e robusta identità. Poi, in un momento di intensa commozione, ha confidato ai suoi sacerdoti come vivrà dopo la fine del suo ministero petrino:

    “Anche se mi ritiro adesso, in preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche tutti voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimarrò nascosto”.

    Benedetto XVI ha, così, espresso quella che, con grande umiltà, ha definito “una piccola chiacchierata sul Concilio Vaticano II”. Un discorso, a braccio, che è iniziato con il racconto del suo impegno di giovane professore accanto al cardinale di Colonia, Frings, uno dei protagonisti della stagione conciliare. Il Papa è tornato con la memoria agli anni ’60 ed ha ricordato i suoi sentimenti e le sue speranze per il Concilio:

    “Noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C'era un’aspettatava incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, veramente che venisse una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa”.

    Speravamo, ha proseguito, che la Chiesa fosse di nuovo “la forza del domani e la forza dell’oggi”. E si sperava di trovare di nuovo “l’insieme tra la Chiesa e le forze migliori del mondo, per aprire il futuro dell’umanità”, per il “vero progresso”. Eravamo, ha detto ancora, “pieni di speranza, di entusiasmo e anche di volontà di fare il nostro” perché ciò avvenisse. Il Papa ha messo l’accento sullo spirito ecclesiale, universale che permise ai Padri Conciliari di superare alcune difficoltà iniziali nell’organizzazione dei lavori. In particolare, ha ricordato che l’episcopato francese e quello tedesco, particolarmente attivi al Concilio, avevano diversi interessi in comune: dalla riforma della liturgia all’ecclesiologia, dalla Parola di Dio all’ecumenismo:

    “Io trovo adesso retrospettivamente che era molto bene cominciare con la liturgia, così appare il primato di Dio, il primato dell’Adorazione”.

    Era “realmente un atto di Provvidenza”, ha rimarcato, che “agli inizi del Concilio sta la liturgia, sta Dio, sta l’Adorazione”. Di qui, ha offerto anche una riflessione sul mistero pasquale come “centro dell’essere cristiano, e quindi della vita cristiana”, espresso nel tempo pasquale e nella domenica:

    “In questo senso è peccato che oggi si sia trasformata la domenica in fine settimana, mentre è la prima giornata, è l’inizio: interiormente dobbiamo tener presente questo, è l’inizio, è l’inizio della Creazione, della ricreazione della Chiesa, incontro con il Creatore e con Cristo Risorto”.
    Ha poi rivolto il pensiero all’importanza che il Concilio ha dato all’intellegibilità dei testi e alla partecipazione attiva. Purtroppo, ha però constatato, “questi principi sono stati anche male intesi” perché “intellegibilità non dice banalità, perché i grandi testi della liturgia” hanno bisogno di una formazione permanente del cristiano, perché cresca ed entri sempre più in profondità del mistero e così possa comprendere”. Non si capisce un testo “solo perché è nella propria lingua”:
    “Solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo”.

    Sul tema della Chiesa, il Papa ha quindi affermato che il Concilio ha mostrato che “non è un’organizzazione, qualcosa di strutturale”. E’ anche questo, certo, ma pure “un organismo, una realtà vitale, che entra nella mia anima, così che io stesso” sono “elemento costruttivo della Chiesa come tale”. Al contempo, ha aggiunto non si può accettare che un gruppo “si dichiara Chiesa”:

    “No, questo ‘noi siamo Chiesa’ esige proprio il mio inserimento nel grande ‘noi dei credenti di tutti i tempi e luoghi”.

    Il Concilio ci insegna così che entrando in comunione con Cristo "siamo davvero popolo di Dio". Il Papa ha così ricordato il confronto sul tema della collegialità e si è soffermato sull’ecumenismo e il dialogo interreligioso affrontato dal Concilio in particolare nel documento “Nostra Aetate”. Il Pontefice ha tenuto a ribadire che c’è molto da fare per “arrivare ad una lettura realmente nello spirito del Concilio” la cui applicazione “ancora non è completa”. Ed ha dedicato la parte conclusiva del suo discorso al ruolo dei mezzi di comunicazione. “C’era il Concilio dei Padri, il vero Concilio – ha avvertito – ma c’era anche il Concilio dei media” che dava un’interpretazione politica e non di fede di quanto accadeva:

    “Per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa (…) c’erano quelli che cercavano la decentralizzazione della Chiesa, il potere per i vescovi e poi, tramite la parola ‘popolo di Dio’, il potere del popolo dei laici”.

    E così, ha lamentato, anche per la liturgia: “Non interessava la liturgia come atto della fede”, ma “come una cosa di attività della comunità, una cosa profana”. Benedetto XVI parla di “banalizzazioni dell’idea del Concilio”, anzi di un “Concilio virtuale” che “era più forte del Concilio reale”:

    “Mi sembra che 50 anni dopo il Concilio vediamo come questo Concilio virtuale si rompe, si perde e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della Fede, lavorare perché il vero Concilio, con la forza dello Spirito Santo si realizzi e sia rinnovata la Chiesa”.

    Alla fine della sua monumentale riflessione sul Concilio Vaticano II, Benedetto XVI ha quindi salutato, commosso, per l’ultima volta i suoi sacerdoti:

    “Speriamo che il Signore ci aiuti. Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: vince il Signore. Grazie”

    inizio pagina

    Commozione, tristezza, speranza, ammirazione: le emozioni dei sacerdoti presenti all'incontro con il Papa

    ◊   L’incontro di Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI con i parroci e con il clero della diocesi di Roma, apertosi con un lungo e toccante applauso, è stato scandito da intensi momenti di profonda commozione e gratitudine. Ascoltiamo alcuni sacerdoti intervistati da Paolo Ondarza:

    R. – Ci affidiamo alla preghiera perché davvero questa scelta pesante, che ha segnato la storia, possa essere accompagnata dalla preghiera della Chiesa.

    R. – E’ stato un momento molto importante. Il Papa è una persona autentica che ci ha donato il suo cuore.

    R. - L’impressione è stata bellissima e penso che sia stato un momento importante anche per lui, questo congedo dal suo clero romano.

    R. – Vuole bene alla Chiesa e quindi il fatto stesso che lasci il ministero, ci rattrista.

    R. - E’ stato commovente, è un papà che lascia. C’è tanta tristezza, tanto rimpianto e tanta preghiera per lui.

    R. - Sentendolo e vedendolo sereno, rasserena un po’ anche noi sulla sua decisione. Si vede che è la decisione di un pastore della Chiesa, di un uomo di fede. Poi, è stato bello il momento in cui ha detto che lui si ritirerà nel silenzio a pregare per noi. Non è indifferente sapere che un uomo di fede come lui continua a pregare per il suo successore e per la sua diocesi.

    R. – Il suo discorso a braccio l’ho interpretato come un testamento: ritornare alle fonti più importanti di questi ultimi anni, cioè il Concilio, non letto banalmente, non letto attraverso le riduzioni o i mass media…

    D. – Ma un sacerdote come vive la scelta del Papa?

    R. – All’inizio con grande emozione, sorpresa, ma poi con grande rispetto. Penso che abbia indicato a tutti noi la strada e il luogo delle decisioni, cioè la preghiera e il silenzio, ho sentito il dovere di un profondo rispetto per il suo cuore.

    R. - E’ una scelta personale di una libertà di coscienza che posso soltanto affidare a Dio e ringraziare per la figura di Benedetto XVI.

    R. – Nessuno di noi è Cristo, solo Gesù è il Cristo. Questo appare chiaro dalla assoluta libertà con cui il Papa ci ha parlato con la frase finale “Gesù vince”. E’ una scelta che mi è sembrata bella: ha focalizzato l’importanza sul ministero petrino, più che sulla persona. E’ un atto di grande umiltà.

    R. – Ho provato sorpresa, imbarazzo, ammirazione e riconoscimento per la sua correttezza e per la sua integrità.

    R. - All’inizio l’emozione prevalente è stata lo sconcerto, poi però vederlo anche oggi con la sua serenità, con la sua fede, rimettere tutto nelle mani di Dio, ci dà la fede e anche la serenità di poter accogliere la volontà di Dio e gli eventi che accadono. Abbiamo visto il Santo Padre che ha vissuto nella fede anche questa decisione, come del resto ha vissuto nella fede tutti questi anni di pontificato e tutte le difficoltà che ci sono state e che abbiamo conosciuto. Non solo il Santo Padre, ma gran parte dei cristiani vive nella fede questi eventi.

    inizio pagina

    Superare individualismi e rivalità che deturpano il volto della Chiesa: così il Papa nel Mercoledì delle Ceneri

    ◊   “Ritornare a Dio con tutto il cuore”: è il forte richiamo che il Papa ha rivolto nell’omelia della Messa celebrata per l'inizio della Quaresima, nella Basilica di San Pietro, con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. La liturgia quest’anno non si è tenuta, come da tradizione, nella Basilica di Santa Sabina per poter accogliere i tanti fedeli che hanno voluto prendere parte all’ultima grande celebrazione con Benedetto XVI. Il servizio di Debora Donnini:

    “Per me è un’occasione propizia per ringraziare tutti, specialmente i fedeli della Diocesi di Roma, mentre mi accingo a concludere il ministero petrino, e per chiedere un particolare ricordo nella preghiera”.

    Così il Papa apre la sua omelia nella Messa per il Mercoledì delle Ceneri. Nella Basilica vaticana si respira un clima di commozione in quella che, di fatto, è l’ultima grande celebrazione con Benedetto XVI. A testimonianza del forte affetto per il Papa, la grande presenza dei fedeli e la lunga processione di cardinali e vescovi, che entra nella Basilica vaticana seguita dallo stesso Benedetto XVI sulla pedana mobile. Il Papa si richiama alle circostanze che hanno suggerito di radunarsi nella Basilica di San Pietro e non in quella di Santa Sabina. “Siamo numerosi intorno alla Tomba dell’Apostolo Pietro – dice – anche a chiedere la sua intercessione per il cammino della Chiesa in questo particolare momento” rinnovando “la nostra fede” in Cristo Signore. A risuonare nella liturgia del Mercoledì delle Ceneri, il richiamo del profeta Gioele al popolo di Israele a ritornare a Dio con tutto il cuore, cioè dal centro dei nostri pensieri, sentimenti e azioni. Questo è possibile – spiega il Papa - grazie alla forza della misericordia di Dio e diventa realtà concreta “solo quando la grazia del Signore penetra nell’intimo e lo scuote donandoci la forza di ‘lacerare il cuore’”. Il profeta fa anche risuonare da parte di Dio l’invito a lacerarsi il cuore e non le vesti:

    “In effetti, anche ai nostri giorni, molti sono pronti a 'stracciarsi le vesti' di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”.

    Questo richiamo alla conversione profonda del cuore ha anche una dimensione comunitaria: “la fede è necessariamente ecclesiale”, ricorda il Pontefice, e il cammino penitenziale non lo si affronta da soli ma con tanti fratelli, nella Chiesa. La riflessione di Benedetto XVI si sofferma ancora sulla lettura tratta dal profeta Gioele, che parla della preghiera dei sacerdoti che chiedono a Dio con le lacrime agli occhi: “non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti”. "Questa preghiera - dice - ci fa riflettere sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato:

    “Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”.

    “Ecco ora il momento favorevole”. Con l’Apostolo Paolo, Benedetto XVI invita quindi a cogliere queste parole “con un’urgenza che non ammette assenze o inerzie”. Il Papa si sofferma su “Gesù, l’innocente, il Santo,‘Colui che non aveva conosciuto peccato’” che, dice, “si fa carico del peso del peccato condividendone con l’umanità l’esito della morte, e della morte di croce”:
    “La riconciliazione che ci viene offerta ha avuto un prezzo altissimo, quello della croce innalzata sul Golgota, su cui è stato appeso il Figlio di Dio fatto uomo. In questa immersione di Dio nella sofferenza umana e nell’abisso del male sta la radice della nostra giustificazione. Il «ritornare a Dio con tutto il cuore» nel nostro cammino quaresimale passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé”.

    Un cammino, questo, in cui imparare ad uscire dall’egoismo e dalle chiusure per fare spazio a Dio che trasforma il cuore e ad ascoltare più assiduamente la Parola di Dio. Il Papa ricorda le tre pratiche fondamentali della legge mosaica e indicazioni del cammino quaresimale: elemosina, preghiera e digiuno. Gesù “denuncia l’ipocrisia religiosa”, “gli atteggiamenti che cercano l’applauso” e sottolinea invece come sia “la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità di ogni gesto religioso”, nota Benedetto XVI evidenziando che “il vero discepolo non serve se stesso o il ‘pubblico’, ma il suo Signore”:

    “La nostra testimonianza allora sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con Lui per sempre”.

    “Risuoni forte in noi l’invito alla conversione”, a "ritornare a Dio con tutto il cuore": “nessuno di noi” – dice il Pontefice – “sia sordo a questo appello” che ci viene rivolto anche nel rito delle ceneri.

    Dopo l’omelia, infatti, il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di San Pietro, ha imposto le ceneri sul capo di Benedetto XVI che, a sua volta, ha fatto lo stesso con alcuni cardinali, vescovi, sacerdoti e semplici fedeli.

    Questa sera “c’è un velo di tristezza sul nostro cuore”, ha detto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nell’indirizzo di saluto, ricordando la commozione e il profondo rispetto con cui la Chiesa e il mondo hanno appreso la notizia della sua decisione di rinunciare al ministero petrino. Il pensiero del porporato va al Magistero di Benedetto XVI che, dice, ha fatto filtrare “i raggi della verità e dell’amore di Dio” per dare luce “al nostro cammino, anche e soprattutto nei momenti in cui le nubi si addensano nel cielo”. Quindi il cardinale Tarcisio Bertone rivolge un commosso ringraziamento al Papa:
    “Questa sera noi vogliamo ringraziare il Signore per il cammino che tutta la Chiesa ha fatto sotto la guida di Vostra Santità e vogliamo dirLe dal più intimo del nostro cuore, con grande affetto, commozione e ammirazione: grazie per averci dato il luminoso esempio di semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore, un lavoratore, però, che ha saputo in ogni momento realizzare ciò che è più importante: portare Dio agli uomini e portare gli uomini a Dio”.

    Un saluto che strappa, alla folla di fedeli, un lungo, commosso, interminabile applauso.

    inizio pagina

    Il cardinale Ravasi: Papa da ammirare, mostra grandezza del ministero petrino

    ◊   Nell'omelia del Mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI ha ricordato che le divisioni nel corpo ecclesiale deturpano il volto della Chiesa. Il Papa ha invitato a vivere la Quaresima in una più intensa comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità. Sono parole particolarmente significative in questi ultimi giorni di Pontificato, come commenta il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – Sicuramente, in questo contesto, hanno un significato particolare, perché tutta la società registra delle sofferenze, delle difficoltà. In questa luce, io direi che le parole del Papa sono certamente un grande monito da raccogliere, in primo luogo e soprattutto da parte della comunità ecclesiale. Devo anche dire che esse sono un po’ nel cuore stesso del messaggio della Quaresima. Erano da pronunciare in qualsiasi Quaresima possibile di questi anni, perché fanno parte proprio della scelta fondamentale che la comunità ecclesiale deve fare di un’auto purificazione.

    D. – Eminenza, lei si trovava nella Sala del Concistoro, quando il Papa ha annunciato la sua rinuncia in latino. Qual è stato il suo stato d’animo?

    R. – La sorpresa, evidentemente, l’hanno dichiarata tutti accanto alla sorpresa. Devo dire che ho sentito soprattutto l’ammirazione, perché il Papa ha manifestato la grandezza della missione petrina, proprio dichiarando che la sua fragilità fisica rendeva questo servizio più arduo. Ecco, in questa luce, penso che sia da ammirare, perché ha fatto, in un certo senso, un atto teologico: ha dimostrato in maniera incisiva che cosa sia veramente il ministero petrino, proprio nel momento in cui dichiarava che non era più in grado fisicamente di poterlo continuare.

    D. – All’udienza generale del 13 febbraio, il Papa ha detto di aver compiuto questo gesto di grande gravità per il bene della Chiesa...

    R. – Il fatto che proprio il ministero sia un ministero e questa parola che noi usiamo, che ormai è stata trasfigurata in senso anche negativo dalla tradizione politica, questa parola ha nel suo cuore il “minus”, cioè l’essere al servizio di, l’essere meno, non l’essere dominatori. Una persona che è imperiale e che esercita questo potere, lo può tenere in mano esclusivamente come suo possesso. Quando, invece, è un atto di ministero bisogna essere capaci anche di diventare “minus”, cioè di sottrarsi per lasciare più spazio a chi riesce a compierlo in maniera più piena.

    D. – Lei si accinge a predicare gli esercizi spirituali quaresimali per il Papa e per la Curia, proprio per scelta di Benedetto XVI. In questa contingenza particolare con che stato d’animo si prepara a questo compito?

    R. – Devo dire che l’emozione è superata almeno da due ragioni: la prima è perché il Papa stesso ha confermato questi esercizi, volendoli quasi come una sorta di oasi serena, dopo questa bufera mediatica, che è avvenuta in seguito alla sua scelta. Da questo punto di vista, allora, sarà un momento di serenità. Dall’altra parte, gli esercizi sono sempre un’esperienza di famiglia, perché non sono presenti solo i miei colleghi, ma anche persone che fanno parte della vita quotidiana della Curia Romana, quindi della vita quotidiana del Papa. E’ un mondo interno che ha una funzione importante nell’interno della Chiesa e che si trova in un momento di silenzio, di riflessione. Forse mai come in questo momento anche la nostra comunità, di coloro che sono più vicini al Papa nella collaborazione, hanno bisogno di avere questo spazio assoluto, bianco direi, in cui si è soli con la propria coscienza e con Dio.

    inizio pagina

    Padre Lombardi: continueremo a chiamarlo Benedetto XVI

    ◊   “Una testimonianza unica del Concilio Vaticano II”. Così padre Federico Lombardi nell’odierno briefing con i giornalisti, dopo l’incontro tra il Papa e il clero romano in Aula Paolo VI. Poi parlando degli spostamenti di Benedetto XVI dopo il 28 febbraio, ha spiegato che sarà accompagnato dal “nucleo fondamentale della Casa Pontificia”. Massimiliano Menichetti:

    E’ l’ampiezza e la storicità che ha portato oggi il Papa in Aula Paolo VI, parlando del Concilio Vaticano II, vissuto in prima persona, che padre Lombardi, incontrando i giornalisti, ha subito messo in evidenza; poi ha parlato del clima di distensione, “del sorriso” di Benedetto XVI e degli applausi, ieri, in San Pietro, nel Mercoledì delle Ceneri, nell'ultima grande celebrazione presieduta dal Papa:

    “La padronanza, la lucidità e la serenità del suo discorso ci ha colpito molto, così come anche a me, ieri sera, mi aveva colpito il suo sorriso, mentre usciva dalla celebrazione. Credo che lo abbiano notato tutti. Il sorriso con cui il Papa ha concluso la celebrazione, dopo quello straordinario applauso… Anche questo in un tempo in cui ci si dice di non applaudire in Chiesa, invece, c’è stato ed è sembrato un applauso che non sarebbe finito più!”.

    Parlando degli spostamenti dopo il 28 febbraio, padre Lombardi, ha spiegato che saranno mons. Georg Gaenswein, che rimane prefetto della Casa Pontificia, e le “Memores”, che già ora si occupano della vita quotidiana del Papa, a seguirlo prima a Castel Gandolfo, poi in Vaticano.

    Ha quindi precisato che “i cardinali che arriveranno in Vaticano” staranno dal primo marzo, non prima, presso la Casa Santa Marta. Ha confermato che il conclave inizierà tra il 15 e il 20 marzo, “la data esatta sarà comunicata durante la sede vacante” e che sia il cardinale Walter Kasper sia il cardinale Severino Poletto vi parteciperanno, poiché entrambi compiranno ottant’anni proprio a marzo. Il limite previsto, per il voto, è per chi ha già compiuto questa età il primo giorno della sede vacante.

    Sollecitato dai giornalisti su come rivolgersi al Papa in futuro, padre Lombardi, ha spiegato che “non c’è ancora chiarezza”se sarà “Vescovo emerito di Roma” e sulla questione del nome “Benedetto XVI” ha chiarito:

    “Penso di poter ribadire che Benedetto XVI è un titolo a cui non può rinunciare: è il suo nome come Papa, che ha portato per tutta la Chiesa e per tutto il mondo ufficialmente per otto anni. Quindi certamente noi continueremo a poter dire che è Benedetto XVI. Questo non cambia e non può evidentemente cambiare!"

    Ancora una volta poi è tornato a ribadire che la rinuncia del Pontefice è legata a motivi d’invecchiamento e che né la caduta durante il viaggio in Messico, non smentita e diffusa a mezzo stampa, né altre motivazioni hanno influito sulla decisione. Non confermate poi le indiscrezioni relative al nome del nuovo presidente dello Ior, indicato da vari media nel prof. De Corte.

    inizio pagina

    Nomina

    ◊   In Francia, il Santo Padre ha nominato Vescovo di Moulins, in Francia, il Reverendo Monsignore Laurent Percerou, finora Vicario Generale della diocesi di Chartres.

    inizio pagina

    Firmato Protocollo d'intesa Italia-Vaticano per il restauro del Passetto di Borgo

    ◊   E’ stato sottoscritto, oggi, il Protocollo d'intesa tra il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e il Ministero per i beni e le attività culturali della Repubblica Italiana per l'utilizzazione del "Passetto di Borgo", il camminamento che collega il Vaticano con Castel Sant’Angelo, e del ‘Torrino di Avvistamento’. Considerando il comune interesse ad una collaborazione al fine della tutela e valorizzazione del patrimonio storico ed artistico - sottolinea un comunicato - il Protocollo “definisce l'uso del ‘Torrino di Avvistamento’ al fine di consentire il deflusso del pubblico per il camminamento interno ed esterno al monumento, anche con riguardo alla necessità di predisporre idonee infrastrutture per le persone disabili”. L'accordo si inserisce nel progetto generale di restauro e valorizzazione del ‘Passetto di Borgo’ ad opera del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per consentire la riapertura al pubblico del prestigioso camminamento, con accesso dal Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo. A firmare il documento per la Santa Sede il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e, per la Repubblica Italiana, Lorenzo Ornaghi, Ministro per i Beni e le Attività Culturali.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Lontano dal mondo ma accanto alla Chiesa: ai preti di Roma Benedetto XVI parla della sua esperienza al Vaticano II e assicura la sua vicinanza spirituale.

    Ritorno a Dio per superare rivalità e divisioni: il Papa celebra in San Pietro la Messa del mercoledì delle Ceneri.

    Una scelta compiuta con coraggio: la vicinanza degli episcopati europei a Benedetto XVI. Per "Civiltà Cattolica" vi sono in gioco sfide che richiedono energie fresche.

    Ottanta milioni di poveri in meno: in rilievo, nell'informazione internazionale, l'obiettivo fissato per il 2015 dal fondo internazionale delle Nazioni Unite per lo sviluppo rurale.

    Conflitti postconciliari: in cultura, Walter Brandmuller, cardinale diacono di San Giuliano dei Fiamminghi, riguardo al dibattito sul Vaticano II rivisto alla luce di quanto accadde in Germania dopo l'assise del 1869-1870.

    Articolo di ragione: Eugenio Mazzarella, su vincolo matrimoniale e differenza tra i sessi.

    L'artista che pensava in rilievo: Sandro Barbagallo recensisce la mostra, a Parigi, "Rodin. La chair, le marbre".

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Siria. Mons. Zenari: camminiamo sul sangue, la comunità internazionale se ne lava le mani

    ◊   La guerra in Siria prosegue senza tregua col suo carico di morti quotidiano. L’opposizione sta valutando la possibilità di un dialogo con il regime di Assad: dopo quasi due anni di crisi sono 70mila le vittime, migliaia gli sfollati e i profughi. Sulla situazione, Sergio Centofanti ha intervistato il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari:

    R. - Purtroppo è la terza Quaresima che abbiamo iniziato in questo clima di terribile sofferenza di tutta la popolazione siriana. Più che la Quaresima, vorrei dire che qui stiamo vivendo il Venerdì Santo, il terzo Venerdì Santo, che dura, dura … e che ancora non lascia intravvedere le luci della Pasqua. Ecco, purtroppo temo che si abbia l’impressione che si ripeta quel gesto del Venerdì Santo, che sentiamo nel Vangelo, di lavarsene le mani. Sotto certi aspetti si ha l’impressione che anche la Comunità internazionale, come recentemente diceva il mediatore internazionale Brahimi, stia lì a guardare questa Siria che va in rovina: va in rovina sotto gli occhi della Comunità internazionale, che non sa che cosa fare! Il numero delle vittime, che viene continuamente aggiornato, è veramente impressionante: si ha l’impressione di camminare sul sangue di queste vittime della violenza. Anche qui a Damasco, quante esplosioni in questi due anni… Questo sangue che anche fisicamente si attacca sotto la suola delle nostre scarpe, camminando qui per la Siria! Questa violenza è ormai diffusa dappertutto!

    D. - Come vive la gente?

    R. - La gente è ormai molto stanca, molto delusa… Sono anche molto abbattuti sotto l’aspetto del vivere quotidiano: la mancanza di cibo, la mancanza di quelle cose normali di cui c’è bisogno in inverno, come il riscaldamento, la mancanza di lavoro e la mancanza delle scuole per i bambini…. In più, tante sono le famiglie provate soprattutto da sofferenze e da lutti. Si vede una popolazione accasciata e stanca. Si ha l’impressione che questo conflitto, che dura ormai così a lungo, non riesca più a suscitare l’impegno di chi potrebbe - soprattutto la Comunità internazionale - agire e fare qualcosa per una soluzione pacifica e rapida.

    D. - Dai microfoni della Radio Vaticana, quale appello vuole lanciare?

    R. - Io farei un appello a tutti coloro che hanno qualche possibilità o che hanno, per autorità, il dovere di intervenire e di non lavarsene le mani, ma di intervenire presto e subito affinché si arrivi ad una soluzione pacifica della crisi.

    D. - In questa situazione, come vive la comunità cristiana?

    R. - Le varie comunità dei differenti riti hanno cominciato o stanno per cominciare la Quaresima. Devo dire, da quello che ho visto anche nei mesi passati, che i cristiani frequentano con ancora più fervore le Chiese, pregano il Signore. Bisogna accomodare un po’ gli orari, perché non si può fare una liturgia, per esempio, alla sera e quindi si anticipano gli orari, ma ugualmente le chiese sono piene e si nota una grande affluenza: i cristiani sentono che c’è bisogno veramente dell’aiuto di Dio in questa situazione!

    inizio pagina

    Stati Uniti ed Europa al lavoro per un'area di libero scambio

    ◊   Stati Uniti ed Unione Europea accorciano le distanze, almeno dal punto di vista economico e commerciale. I due continenti, infatti, proveranno a costruire una zona di libero scambio. Numerosi ed ambiziosi gli obiettivi: eliminare i dazi e le barriere tariffarie, armonizzare quanto possibile i regolamenti sui servizi finanziari, aprire reciprocamente gli appalti pubblici, garantire protezione compatibile agli investimenti, trovare standard comuni per l'industria. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    L’Ocse già parla di ''accordo del secolo'', che potrebbe creare la più grande area di libero commercio del mondo. L'annuncio del via libera politico al negoziato è arrivato dal presidente Usa, Barack Obama, durante il suo discorso sullo Stato dell'Unione, il primo dalla sua rielezione. “Un commercio libero ed equo attraverso l'Atlantico - ha detto il capo della Casa Bianca – potrebbe sostenere milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti”. Una possibilità colta al volo dai vertici europei. Poche ore dopo, infatti, Bruxelles e Washington hanno pubblicato la dichiarazione congiunta di conferma firmata da Obama, Van Rompuy e Barroso. Un’unità di intenti che potrebbe concretizzarsi a breve. Secondo il capo della Commissione Ue potrà cominciare già “prima dell'estate”, ancora sotto la presidenza di turno irlandese. Per concluderla, però, si prevedono almeno due anni. In caso positivo potrebbe far aumentare ilPil europeo dello 0,5% l'anno e quello americano dello 0.4%. Visto in termini numerici, ci sarebbe un'iniezione di 86 miliardi di euro l'anno nell'economia Ue e di 65 miliardi per quella Usa. Da non sottovalutare, poi, che America ed Europa rappresentano insieme quasi la metà del Pil mondiale (47%) e la quota del commercio Ue-Usa è un terzo degli scambi globali: un affare da 2 miliardi di euro al giorno. Non mancano certo le criticità: dal settore aeronautico (con la controversia Boeing-Airbus) all’industria della difesa fino al comparto agroalimentare. Tutto questo potrebbe rendere la trattativa ''difficile'', ammette Barroso, ma la crisi economica abbattutasi pesantemente sulle due sponde dell’Atlantico potrebbe, di fatto, allentare le tensioni. “Ci sono elementi per trovare soluzioni”, dice Barroso, spiegando che “entrambi abbiamo bisogno di crescita e tutto questo aiuta a stimolarla''. Al via libera per quella che potrebbe essere una rivoluzione epocale si è arrivati dopo oltre un anno di contatti e lavori del cosiddetto “Gruppo di alto livello”. Il problema per l'Europa sarà quello di non cedere sulle legislazioni in cui è più severa degli Stati Uniti. Ma oggi un accordo del genere conviene maggiormente agli Stati Uniti o all’Europa? Risponde l’economista Carlo Altomonte:

    R. - In realtà conviene a entrambi, perché il vero punto è quello di mettersi d’accordo sugli standard normativi e di regolamentazione delle diverse industrie, più che sulle tariffe che sono già molto basse. Se gli Stati Uniti e l’Europa trovano un modus operandi comune sulla definizione di regole e standard ambientali e industriali di sicurezza, del lavoro e etc, questi diventano standard globali. Questo darebbe, quindi, un vantaggio immenso alle due aree rispetto al resto del mondo.

    D. - Da non sottovalutare che Usa ed Europa rappresentano insieme quasi la metà del Pil mondiale, siamo intorno al 47 per cento. Se si avverasse questa ipotesi, cosa accadrebbe a livello mondiale? Possiamo immaginare, ad esempio, che la Cina non ne sarebbe molto contenta…

    R. - Però la Cina sarebbe, in qualche modo, poi coinvolta nell’altro grande accordo che gli Stati Uniti stanno provando a chiudere, che è la Transatlantic Partnership con l’Asia: un’operazione rispetto alla quale evidentemente loro si porrebbero al centro dei due grandi Oceani. Questo darebbe, in generale, una sistemazione - anche abbastanza stabile - alle aree di influenza nel mondo. Per cui Europa e Stati Uniti, da un lato; Stati Uniti e Cina, dall’altro; e poi il link finale Cina-Europa, anche se noi con loro abbiamo già i principali scambi commerciale: in qualche modo chiuderebbero - passando dalla strada regionale - un accordo globale sugli scambi. Quindi, secondo me, in realtà la Cina non sarebbe contenta all’inizio, ma in prospettiva vedrebbe qual è poi la strada da percorrere: quindi, probabilmente da questo punto di vista, continuerebbe ad avere un atteggiamento positivo.

    D. - Bisogna dire che non mancano certo le criticità, dal settore aeronautico all’industria della difesa, fino al comparto agroalimentare. La crisi economica, che si è abbattuta pesantemente sulle due sponde dell’Atlantico potrebbe, di fatto, allentare queste tensioni?

    R. - Sì, evidentemente potrebbe ed è probabilmente la ragione per la quale oggi si inizia a guardare più ai guadagni di un accordo che non ai numerosi punti di contrasto: il settore aeronautico ne è uno; il settore alimentare è un altro e quello dell’agricoltura è un altro ancora - che questo accordo porterebbe con sé. Evidentemente si tratta di un accordo difficile da chiudere, proprio perché ci sono tali e tanti interessi in gioco che i punti di contrasto sono davvero numerosi. Però è anche vero che, proprio perché noi stiamo ragionando in un mondo che, dal dopo crisi, guarderà sempre di più ai Paesi emergenti, è fondamentale che i Paesi avanzati segnino la strada da questo punto di vista, in tema proprio di integrazione economica e commerciale. E’ probabilmente questa la ragione politica per la quale oggi si può parlare seriamente di una possibilità di accordo: cinque anni fa questa cosa non sarebbe stata possibile, perché ci separavano più differenze che punti in comune.

    D. - Insomma questo potrebbe essere uno straordinario precedente su cui edificare veramente una nuova economia mondiale?

    R. - Sì, secondo me è il primo passaggio di quella che io considero la nuova fase della globalizzazione dopo la crisi. La crisi, da questo punto di vista, ci ha detto che un vecchio modello di globalizzazione non è più possibile. Mi chiedono sempre quando usciremo dal tunnel: posso dire che la data non la so precisamente, ma so che quando usciremo dal tunnel non troveremo più il mondo che abbiamo lasciato all’inizio del tunnel. Questo è, forse, il primo segnale in questa direzione...

    inizio pagina

    A Torino, i senzatetto in marcia per chiedere diritti e dignità

    ◊   Diritti e dignità, è quanto hanno chiesto stamane i senzatetto di Torino alle autorità del Comune, a margine di una marcia che si è snodata per le vie della città. La manifestazione è partita davanti al portone delle suore vincenziane di via Nizza, uno degli ultimi posti, dopo i tagli alle spese sociali, dove ancora si può fare gratuitamente colazione ogni mattina e lavarsi. Marco Guerra ha sentito uno dei promotori dell’iniziativa, Roberto Ferrucci, finito in strada dopo aver perso il lavoro:

    R. – Lo scopo di questa iniziativa è portare alle autorità cittadine una serie di richieste che varia dalla riduzione dei tempi per avere documenti anagrafici – indispensabili per la richiesta del medico di base, sussidi, ed altre cose, e senza i quali il percorso diventa lungo - al poter usufruire degli alloggi vuoti delle case popolari di Torino. Chiediamo perlomeno di essere integrati in qualche forma di lavoro con una retribuzione anche minima, in modo da non passare le giornate senza fare nulla e riuscire a sentirsi utili. Al fine di non incrementare numericamente il popolo dei senzatetto, un’altra richiesta è quella di bloccare lo sfratto per morosità alle persone con gravi problemi occupazionali. Molto probabilmente è la prima volta che accade una cosa del genere, dove persone senzatetto chiedono un po’ di dignità. Mi auguro che questo sia un focolare e spero che tutta Italia prenda esempio da questa iniziativa e magari un giorno di riunirci e fare una grande manifestazione.

    D. – Che risposta avete avuto dalle istituzioni?

    R. – Sono ben propensi a venirci incontro su un adeguamento e soprattutto per una civilizzazione dei dormitori, più puliti e più funzionali. Poi, chiaramente, per le case il discorso diventa un po’ più complicato, però su alcuni punti sono ben propensi a venirci incontro.

    D. – Esservi uniti dopo aver preso coscienza dei vostri problemi e delle possibili soluzioni, questo significa che i senzatetto oggi rappresentano un blocco sociale in drammatica espansione?

    R. - Una volta un senzatetto era un senzatetto per sua decisione, oggi perché è senza lavoro. Di conseguenza perde tutto, casa, affetti o se hai una famiglia diventa già un problema poter sistemare figli, moglie e tante volte si raggiunge la separazione se non la perdita anche dei figli.

    D. – Quanto pesa il fenomeno delle separazioni e della disgregazione della famiglia e della rete parentale?

    R. – Tantissimo perché tante mogli e tanti figli non sono disposti a buttarsi per strada, come è giusto che sia. Di conseguenza tante persone si sentono colpevoli del fatto di aver fallito, di aver perso il lavoro e lì subentra una divisione familiare. Ce ne sono molti per strada che sono così.

    D. – Il profilo dei nuovi clochard sta riflettendo la drammaticità di una crisi che ha portato sul lastrico persone che conducevano una vita normalissima, vero?

    R. – Ce ne sono parecchi, come me, che avevano un lavoro dignitoso, una casa dignitosa, e avendo perso quella e non riuscendo a ritrovare un altro lavoro, col tempo, non sono più riusciti a pagare l’affitto… Ti ritrovi in mezzo alla strada. Il problema è che non si riesce a trovare lavoro. Ci sono persone a cui magari manca solo qualche anno di lavoro per andare in pensione, però l’età avanzata gli proibisce di portare a compimento questi anni e, di conseguenza, di percepire la pensione.

    inizio pagina

    La Lev presenta la prima Guida generale della Città del Vaticano

    ◊   Oltre 30 autori, tutti esperti di eccellenza, per un volume che è già pronto in 6 lingue: si tratta della prima Guida generale della Città del Vaticano, edita dalla Lev, Libreria Editrice Vaticana, da "Jaca Book" e Musei vaticani e presentata stamane presso i Musei Vaticani. Il servizio di Fausta Speranza:

    La guida offre storia e curiosità del patrimonio artistico e culturale racchiuso nelle mura vaticane, in un percorso di visita ideale in cui non mancano segnalazioni di ordine pratico. Non tratta di zone extraterritoriali o delle Basiliche a Roma perché viene pubblicata proprio per colmare la lacuna sulla parte dietro le Mura del Vaticano su cui finora si potevano leggere solo singoli studi specializzati per ogni settore: palazzi, giardini, monumenti. Il commento del direttore della Lev, don Giuseppe Costa:

    “E’ una guida di valore culturale, di notevole spessore culturale, sia per i curatori, sia anche per i destinatari. In questo senso è il risultato anche dell’impulso e della spinta che il Santo Padre ha dato sempre alla cultura. Il Vaticano non aveva una guida di questo tipo e, per la prima volta, siamo riusciti a prepararla. Si affianca ora alle grandi guide che sono in giro per il mondo. Si può parlare di un vero e proprio 'Baedeker' vaticano. Il Santo Padre ci ha sempre richiamato all’attenzione al Bello, all’arte, perché l’arte e il Bello ci avvicinano a Dio. Il fatto che noi attraverso questa guida presentiamo il patrimonio della Città del Vaticano alla grande massa dei turisti ci riempie anche - direi - di un pizzico di orgoglio”.

    Il prof. Roberto Cassanelli, che ha curato la prima parte della guida, sottolinea la gestazione lunga e complessa del volume e l’obiettivo preciso di evitare contributi troppo specializzati ma senza trascurare nulla:

    “All’interno, quindi, delle Mura vaticane abbiamo censito tutto, e questo credo sia il principale merito, il principale elemento di interesse del volume: cioè, quello di aver tentato per la prima volta di fare un inventario del patrimonio, senza introdurre elementi di discriminazione qualitativa. E’ censito tutto, e naturalmente a ciascun monumento è dato il suo valore. Però, c’è tutto”.

    Tra gli altri, la studiosa Alberta Campitelli, si è occupata della sezione giardini, che corrisponde a 22 ettari sul totale di 44 ettari di tutta la Città del Vaticano:

    "C’è una parola, che è stata più volte ripetuta che caratterizza tutta la città di Roma, ma lo Stato della Città del Vaticano in modo particolare, ed è stratificazione. Il Vaticano è proprio un concentrato di stratificazioni. Stratificazioni – tra l’altro – molto complesse perché, come emerge un po’ in tutto il percorso della guida e già viene delineato nell’introduzione di Daniela Ponti che presenta proprio la nascita di questa cittadella, i Pontefici non avevano una "continuità dinastica", e quindi ognuno di loro ha lasciato una traccia particolare, individuale, molto chiara del proprio operato e della propria presenza. Ovviamente, questa stratificazione ed eterogeneità caratterizza anche la parte della quale mi sono occupata in modo specifico, e cioè i Giardini, che non è una parte piccola perché è la metà dello Stato: 22 ettari che sono stati modificati nel corso di un millennio in modo veramente sostanziale. Ripercorrendo la storia dei giardini, si ripercorre veramente la storia della Chiesa, la storia dei vari Pontefici che si sono succeduti sul Soglio di Pietro. Il Giardino era in diretta connessione con gli edifici, quindi è stato sempre un elemento a complemento e a decoro degli edifici. Ogni Pontefice ha lasciato una traccia “individuale”: dal giardino segreto di Paolo III, del quale oggi non resta quasi più nulla; il Giardino quadrato, quello su cui si affaccia la Pinacoteca, che era un giardino, pensate – lo sappiamo dai documenti, dalle vedute – che aveva dei pergolati meravigliosi, sotto i quali passeggiare all’ombra godendo del profumo e della vista da tante finestrelle aperte in questi tunnel vegetali. Un altro giardino scomparso è il Giardino fatto realizzare da Clemente VII, che non esiste più perché c’è tutta l’ala dei Musei Vaticani fatta da Passarelli, il Museo voluto da Paolo VI negli anni Sessanta. Questo giardino affacciava su Monte Mario. Clemente VII era stato il committente di Villa Madama, che aveva dovuto abbandonare quando è diventato Papa. Queste sono alcune delle scoperte che i Giardini Vaticani ci possono rivelare: nel 1561 un Pontefice rigoroso come Pio V, passato alla storia per essere il Pontefice dai costumi severissimi, ha impiantato intorno alla Casina di Pio IV, voluta dal suo predecessore, un Giardino botanico, in cui Michele Mercati, grandissimo botanico, scambiava fiori con Ulisse Aldrovrandi che li faceva venire addirittura dalle Indie, come allora venivano chiamate le Americhe, attraverso il re di Spagna, Filippo II. Quindi, la guida parla di tutte queste presenze incredibili delle quali in gran parte le tracce sono faticosamente leggibili, se non si conosce la storia e se non si ricostruiscono i documenti".

    Al momento sono pronte 22 mila copie della Guida; in vista c’è anche una versione elettronica, ma non nell’immediato. Ad arricchire il volume cartaceo ci sono foto a colori, piantine e mappe.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Il card. Tong ricorda il grande impegno del Papa per la Cina

    ◊   Benedetto XVI "ha sempre amato la Chiesa e ha sempre messo tutto il suo cuore e le sue energie nel servizio pastorale a favore del gregge di Dio”. Sono le parole del cardinale John Tong, vescovo di Hong Kong, riportate da AsiaNews. Il porporato ha sottolineato l’impegno del Papa in Cina, culminato nella lettera inviata ai cattolici cinesi nel 2007 e ha ricordato l’istituzione della Commissione per la Chiesa cattolica nel Paese. “Alla fine di ogni incontro, andava di persona a incontrare e incoraggiare noi membri”, ha aggiunto. Il giorno prima della rinuncia al ministero petrino – ricorda ancora - ha inviato una benedizione e i suoi auguri alle popolazioni che celebravano il Nuovo Anno lunare, rivolgendosi in particolare ai cinesi in ogni nazione. Il cardinale ha definito Benedetto XVI come “un uomo di fervente preghiera”: “Proprio per questo – ha affermato - nell’annuncio ddella rinuncia ha rimarcato che egli ha preso questa decisione dopo un lungo periodo di preghiera e di profonda riflessione. Il porporato ha, infine, ringraziato il Santo Padre per la sua guida e il suo esempio. (V.C.)

    inizio pagina

    Il card. Robles: i cattolici sostengano il Papa con fede e amore

    ◊   “La Chiesa non è alla deriva” e i fedeli cattolici devono sostenere il Pontefice con fede e amore. Così il cardinale José Francisco Robles, arcivescovo di Guadalajara, in Messico, e presidente della Conferenza episcopale messicana, durante un incontro con la stampa locale. Il porporato ha elogiato l’operato di Benedetto XVI che - ha detto - “ha servito la Chiesa con assoluta chiarezza, nitidezza e coerenza”. Ha poi sottolineato il lavoro del Santo Padre in merito agli scandali degli abusi sessuali: Benedetto XVI ha agito fino in fondo, non solo su questo, ma anche su altri temi cruciali per la Chiesa. Il cardinale ha definito, inoltre, “storico, umile e inatteso” l’annuncio delle dimissioni. (V.C.)

    inizio pagina

    Il card. Pengo: grande umiltà di Benedetto XVI

    ◊   L’arcivescovo di Dar es Salaam, in Tanzania, cardinale Polycarp Pengo, in un incontro con i giornalisti, invita i fedeli a non farsi prendere dal panico per la decisione di Benedetto XVI di rinunciare al Pontificato. “Ha mostrato una grande umiltà nel guardare profondamente dentro di sé e poi nell’annunciare pubblicamente la decisione di rinunciare al Ministero petrino”, ha detto. “L’unico da temere è il Signore, ma Egli ci guiderà sempre e sarà sempre con noi se rimarremo nella sua Parola, nella consapevolezza di appartenere solo a Lui”. Anche se la notizia è giunta inaspettata, l’arcivescovo assicura che i cattolici resteranno uniti e forti come non mai. Il porporato ha poi rilevato che la decisione del Santo Padre potrebbe essere da esempio ai leader della terra, affinché si misurino con le loro forze reali e, qualora si rendessero conto delle proprie incapacità, prendano la decisione di dimettersi: “È una lezione ai grandi della terra che hanno dato eccessiva importanza al proprio potere, fallendo perché hanno dimenticato di servire i poveri”. A chi gli chiedeva, infine, se possa essere il tempo di un Papa africano, ha risposto: “Nel convergere nella Città del Vaticano non saremo guidati dal colore della nostra pelle – ha detto – ma dallo Spirito Santo, che determinerà l’intero conclave; noi semplicemente ci abbandoneremo alla volontà di Dio”. (R.B.)

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco: Benedetto XVI mostra la via della fede, Gesù è il Signore della storia

    ◊   L'arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, ha invitato ieri sera i fedeli ad accogliere “con fede e somma venerazione” la “rinuncia” di Benedetto XVI “ad essere vescovo di Roma e quindi successore di San Pietro”. Nell'omelia pronunciata nella Cattedrale di San Lorenzo in occasione della ricorrenza delle Ceneri, Bagnasco ha detto: “abbiamo avvertito un repentino senso di sconcerto e di profondo rincrescimento” di fronte alla volontà espressa dal Papa. “Benedetto XVI - ha proseguito - è entrato nel cuore di tutti non solo perché‚ Pastore universale e voce autorevole per il mondo, ma anche perché‚ è diventato parte dei nostri affetti più cari, come colui al quale il Signore ha conferito una paternità senza confini”. "Anche con questo atto inatteso e libero, umile e coraggioso - ha proseguito il presidente della Cei - il Santo Padre ci mostra la via della fede in un modo assolutamente nuovo. Gesù il Signore della storia e del cosmo. Egli è il Pastore dei Pastori, e la Chiesa è salda e serena nelle sue mani”. Il cardinale Bagnasco ha annunciato che domenica 24 febbraio in Cattedrale a Genova sarà celebrata “la Santa Eucaristia per lui: per ringraziare Gesù che ce lo ha dato per otto anni, per abbracciarlo, per dirgli che gli vogliamo bene. Certi di corrispondere alle sue intenzioni, pregheremo anche per il Conclave, affinché‚ lo Spirito Santo illumini i Cardinali elettori per scegliere secondo il cuore di Dio”.

    inizio pagina

    I vescovi dell’Uruguay: il Papa ha messo in luce il cuore della fede

    ◊   I vescovi dell’Uruguay si stringono intorno a Benedetto XVI dopo l’annuncio della sua rinuncia al ministero petrino. In un comunicato a firma del Consiglio permanente della Conferenza episcopale locale, con affetto filiale e a nome dell’intero popolo dei fedeli uruguayani, si rivolgono al Papa ringraziandolo per il suo Magistero che ha sempre messo in luce il cuore della fede; per le valide decisioni e i suoi interventi per sanare la Chiesa dall’interno, come la richiesta di perdono quando si è mostrata necessaria. I presuli, inoltre, esprimono la loro gratitudine anche per la vicinanza pastorale che il Papa ha dimostrato con la sua partecipazione alla Conferenza di Aparecida e con la recente visita nel continente, in Messico e a Cuba, e per la convocazione dell’Anno della Fede in corso. “In occasione della Quaresima che sta iniziando – scrivono ancora – esortiamo i cattolici dell’Uruguay a unirsi alla Chiesa universale nella preghiera per Benedetto XVI, che il Signore lo aiuti a continuare a servire la Chiesa nella preghiera come egli stesso si propone, e preghiamo insieme lo Spirito Santo affinché illumini coloro che avranno il delicato compito di eleggere il prossimo Papa”. (R.B.)

    inizio pagina

    La stampa cattolica italiana si stringe intorno al Papa: “Ci ha dato una lezione di vita”

    ◊   Dal nord al sud dell’Italia, la notizia della rinuncia al Ministero di Papa Benedetto è ripresa e commentata da molti periodici cattolici, diocesani: sul Cittadino di Genova, il direttore Silvio Grilli, ha ripreso le parole del cardinale Bagnasco, arcivescovo della città: “Un esempio di profonda libertà interiore, un pontificato svolto con stile mite ma nello stesso tempo coraggioso, dando il buon esempio nella testimonianza della verità”. Nell'agenzia Sir si legge: “Una preoccupazione perché la grazia di Dio faccia il suo corso nell’ora dell’impegno da assumere e nell’ora di farsi da parte, restando sempre al servizio”. Di Papa Benedetto, afferma, si ricorda “la testimonianza, la lucidità della sua parola, la sapienza dei suoi gesti e la paziente fermezza nel cercare di non perdere nessuno per strada”. Significative le riflessioni in Calabria: nel settimanale cattolico Parola di Vita, pubblicato a Cosenza-Bisignano, il direttore Enzo Gabrielli sottolinea come con questa scelta il Santo Padre abbia “mostrato che l’amore per la Chiesa non si manifesta solo nel servizio, nell’organizzazione, nel governo, ma anche nel ritirarsi per stare davanti a Dio”. “Aveva riconosciuto di essere un umile lavoratore nella vigna del Signore e con umiltà ha lasciato la cattedra per passare all’inginocchiatoio – si legge – anche così si ama la Chiesa”. Gli fa eco l’editoriale firmato da Filippo Curatola e apparso su L’Avvenire di Calabria, settimanale delle diocesi di Reggio Calabria-Bova e Locri-Gerace: “Una lezione di vita che entra di diritto tra i momenti più alti della storia umana e cristiana – ha scritto – di un grande che è rimasto sempre piccolo e che ora sceglie di scomparire come il chicco che muore per dare vita alla spiga”. (R.B.)

    inizio pagina

    I vescovi del Myanmar ringraziano il Papa per il suo servizio alla Chiesa

    ◊   I vescovi del Myanmar, attraverso il segretario generale della Conferenza episcopale e arcivescovo di Yangon, Charles Maung Bo, hanno voluto esprimere vicinanza e sostegno al Papa. “Siamo sicuri – ha scritto in un messaggio pubblicato dall'agenzia Fides – che le sue preghiere continueranno a purificare la Chiesa per i secoli a venire" e che "nelle acque turbolente della dittatura del relativismo, il Santo Padre ha guidato l’arca della fede con coraggio e zelo instancabile”. “Dal Concilio Vaticano II – ha aggiunto – ha donato la sua vita e i suoi carismi mettendo la sua fede, solida come roccia, a servizio della Chiesa cattolica, proteggendola dalle insidie del tempo e dagli attacchi del relativismo”. Infine, il presule ha ricordato le visite ad limina, le numerose benedizioni impartite dal Pontefice e la sua generosità dopo il ciclone Nargis che colpì il Paese: “Siamo grati al Papa per i grandi doni che abbiamo ricevuto – ha concluso – per la sua fede profonda, per il suo impegno costante a diffondere gli insegnamenti del Signore, per la sua certezza morale, la sua misericordia e il suo coraggio”. (R.B.)

    inizio pagina

    I vescovi coreani: Benedetto XVI, pastore buono e amorevole

    ◊   Lo ricorderanno nei propri cuori come un Pastore buono e amorevole: così all'agenzia AsiaNews la Conferenza episcopale coreana esprime i propri sentimenti dopo l’annuncio della rinuncia di Benedetto XVI. Una decisione inaspettata che ha preso tutti alla sprovvista ma - dicono i vescovi coreani - “possiamo sentire il suo amore e la sua cura per la Chiesa, che riempiono del tutto il suo cuore”. I presuli sottolineano come Benedetto XVI si sia impegnato al massimo per la Chiesa dei sofferenti, la pace in Africa e in Medio Oriente e abbia aperto canali di dialogo interreligioso molto positivi. In conclusione, i vescovi hanno voluto ricordare la preoccupazione mostrata dal Papa per la Corea del Nord. (R.B.)

    inizio pagina

    Don Ciotti: “La rinuncia del Papa grande atto di umiltà”

    ◊   Don Luigi Ciotti ha definito la rinuncia del Papa “un atto di grande generosità, di grande umiltà, un atto d’amore per la Chiesa”. A suo parere, questo gesto “inatteso” va interpretato come una “presa di coscienza delle forze necessarie per servire la Chiesa, perché, per farlo, bisogna avere le condizioni fisiche, mentali e spirituali”. La richiesta del Papa di essere perdonato “per i suoi tanti difetti”, ha “particolarmente colpito” il presidente di Libera: lo considera “un atto di profonda umiltà”, che ognuno dovrebbero fare proprio. La Chiesa, per essere veramente tale, deve avere una natura “profetica” e deve essere “libera, povera, pastorale in mezzo alla gente”, afferma il sacerdote. (V.C.)

    inizio pagina

    Il Celam ricorda la visita del Papa in Messico

    ◊   “Il Papa ha mostrato come si devono affrontare i problemi della Chiesa attraverso il dialogo costruttivo e permanente con tutte le correnti di pensiero, tutte le nazioni, tutte le Chiese e tutte le confessioni religiose”. Così mons. Carlos Aguilar Retes, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e arcivescovo di Tlalnepantla, in Messico, ha lodato il Pontificato di Benedetto XVI che si concluderà il 28 febbraio prossimo. Il Celam afferma che ricorderà il Santo Padre come “un uomo di fede, che ha dimostrato di tenere molto da conto le esigenze del ministero petrino, tanto da saper riconoscere con grande realismo la costante diminuzione delle proprie forze fisiche, a causa dell’età che avanza, e rinunciare”. In particolare mons. Retes, a quasi un anno dal viaggio del Papa in Messico, ricorda le parole che egli rivolse ai bambini: “Miei piccoli amici, non siete soli, potete contare sull’aiuto di Cristo e della sua Chiesa”. E si fa portavoce del sentimento che la visita suscitò nei fedeli messicani: la garanzia che il bene vincerà sempre nel progetto di salvezza di Cristo, morto sulla croce e poi risorto per l’umanità intera. (R.B.)

    inizio pagina

    L’India dedica una giornata a Benedetto XVI e al suo Pontificato

    ◊   La comunità cristiana dell’India esprimerà la sua gratitudine al Santo Padre con una giornata a lui dedicata, il prossimo 22 febbraio. Come riporta AsiaNews, l’iniziativa è stata promossa dal cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana. Il giorno dell’evento, alle ore 18.30, ogni istituto cristiano, casa generalizia, convento e monastero dedicherà un’ora di adorazione eucaristica e di preghiera per Benedetto XVI. Negli otto anni di pontificato, il Santo Padre ha più volte affrontato temi che riguardano l’India e, più in generale, l’Asia. Per esempio, le encicliche “Deus Caritas Est”, “Spe Salvi” e “Caritas in Veritate” individuano alcune delle sfide più importanti del continente. “Oltre al dialogo tra le culture, con i poveri e con le religioni – spiega il porporato, che è anche segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) - Benedetto XVI sottolinea il bisogno di attuare la dottrina sociale della Chiesa alle realtà di oggi: economia, globalizzazione, divario tra ricchi e poveri, ecologia e fondamentalismo”. In questo modo, rimarca, ”lo sviluppo è al centro delle azioni umane e globalizzazione e progresso possono servire l’umanità”. Non sono solo i documenti a manifestare l’interesse del Papa verso il mondo asiatico. Come ha rilevato il cardinale Gracias, in Asia si trova la più grande comunità islamica del mondo: “I ripetuti tentativi di Benedetto XVI di comunicare con i musulmani - ha aggiunto - hanno rappresentato una sfida davvero importante. Con chiarezza intellettuale e brillantezza accademica, egli ha creato le basi per comprendere le reciproche differenze e invocare un fronte unito contro la secolarizzazione”. Secondo il porporato, le ultime due Giornate mondiali per la pace sono state fondamentali in questa direzione. Nel 2011, il Pontefice ha affermato che, “dove è presente, la libertà religiosa è un’autentica arma di pace che può cambiare il mondo e renderlo migliore.” Nel 2012, Benedetto XVI ha sottolineato che “la pace non è la semplice assenza di guerra”, ma, soprattutto, ribadisce il cardinale indiano, “è esperienza universale di giustizia e amore, che si confronta con i mali personali e strutturali dell’avidità, la disuguaglianza e la violenza”. (V.C.)

    inizio pagina

    La Chiesa dell’America Latina offre sostegno e preghiera al Papa

    ◊   La rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI ha avuto grande eco in tutto il mondo, specialmente in America Latina, continente dove la presenza della Chiesa cattolica è molto forte. Il presidente della Conferenza episcopale della Colombia e arcivescovo di Bogotà, cardinale Rubén Salazar Gómez ha sottolineato l’immensa eredità che lascia il Papa, così come le sue catechesi e le sue omelie che invitano all’incontro personale con Cristo. L’arcivescovo di Panama, mons. Ulloa Mendieta, ha affermato che lo ricorderà sempre nelle sue preghiere. L’arcivescovo di Santo Domingo e Primate d’America, il cardinale Nicolás de Jesus López Rodríguez parla di “un testimone ammirevole di sincerità, libertà e coraggio”. Ringrazia il Signore che ha donato all’umanità il Santo Padre anche la Conferenza episcopale del Nicaragua, che ha dato il via a 40 giorni di preghiera in comunione con tutti i fedeli del Paese e con l’arcivescovo metropolitano di Managua, mons. Leopoldo José Brenes. In un comunicato, il segretariato della Conferenza episcopale cubana ricorda il recente viaggio di Benedetto XVI, “pellegrino della carità”, nell’isola. L’arcivescovo di Caracas, il cardinale Urosa Savino, ha espresso una grande ammirazione nei confronti del Papa per questo gesto di “profondo amore verso la Chiesa” e ha ripercorso i momenti salienti del suo Pontificato: la promozione della dignità umana e della vita contro aborto ed eutanasia; la difesa della famiglia fondata sul matrimonio; le iniziative pastorali quali l’Anno Paolino, l’Anno sacerdotale e l’Anno della fede in corso, ma anche i vari Sinodi, la promozione del dialogo ecumenico e interreligioso, e la promozione della nuova evangelizzazione. La chiarezza e la sapienza del Papa, “umile servitore nella vigna del Signore”, è rimarcata anche dai vescovi boliviani, mentre sulla fermezza della sua fede e sul profondo amore per la Verità che ha sempre mostrato si sono soffermati i presuli del Guatemala. I vescovi cileni lo ringraziano per la sua speciale vicinanza in momenti particolarmente difficili vissuti dalla Chiesa locale. (R.B.)

    inizio pagina

    Sì dei medici francesi alla sedazione terminale per pazienti in fin di vita

    ◊   Il Consiglio nazionale francese dell'ordine dei medici ha acconsentito, per la prima volta, alla "sedazione terminale" per pazienti in fin di vita che abbiano fatto "richieste persistenti, lucide e ripetute" e che riguarderebbe 'casi eccezionali": "agonie prolungate e dolori incontrollabili". Tali tipe di richieste sarebbero prese in considerazione quando "le cure sono diventate inoperanti". La decisione medica per essere ritenuta legittima - afferma il Consiglio nazionale francese dell'ordine dei medici - "deve essere presa di fronte a situazioni cliniche eccezionali, a condizione che siano state identificate come tali, non da un solo medico, ma da una formazione collegiale". Per la prima volta – sottolinea Avvenire - i medici francesi permettono l'eutanasia per pazienti in fin di vita, senza tuttavia utilizzare questo termine, ma parlando di "sedazione terminale" e invocando un presunto "dovere di umanità". In Francia vige dal 2005 la legge Leonetti contro l'"accanimento terapeutico", ma l'eutanasia resta illegale. (A.L.)

    inizio pagina

    Giornata di sangue in Pakistan: almeno 17 morti

    ◊   Nuove violenze in Pakistan. Almeno 13 persone sono morte oggi nella Orakzai Agency, territorio tribale nel nord-ovest del Paese. Lo hanno reso noto fonti locali. Sette persone sono morte ed altre 13 sono rimaste ferite quando un rudimentale ordigno esplosivo è stato attivato al passaggio, nel villaggio di Hassanzo, di un autobus con a bordo 20 membri di una milizia tribale privata anti-talebana. Sei talebani, invece, sono rimasti uccisi nel corso di un bombardamento condotto da caccia pachistani contro un base di estremisti legati ad Al Qaeda. Stamattina, invece, un gruppo di militanti islamici ha attaccato la stazione di polizia di Bannu, nel nord ovest del Paese. Secondo fonti d’intelligence l’attentato sarebbe stato condotto da 4 kamikaze, forse 5, e avrebbe ucciso almeno 4 agenti di polizia. Il portavoce dei talebani, Ahsanullah Ahsan, ha già rivendicato l’attentato, parlando di una risposta all’uccisione di otto militanti islamici nella confinante area del Nord Waziristan, una delle roccaforti dei ribelli islamici affiliati ad Al Qaida. Il penitenziario di Bannu non è, purtroppo, nuovo a questo tipo di attacchi; già lo scorso anno era stato assaltato da un gruppo talebano, che aveva liberato diversi detenuti.

    inizio pagina

    Tibet: ancora due auto-immolazioni, morto il monaco che si è dato fuoco ieri

    ◊   L’agenzia AsiaNews riporta che oggi altri due giovani tibetani si sono dati fuoco per protestare contro Pechino. Dendup Gopchep, 30 anni, monaco della comunità tibetana in esilio in Nepal, ha compiuto il drammatico gesto di protesta durante le manifestazioni per il capodanno lunare, organizzate davanti alla Stupa di Boudhanath, uno dei siti religiosi buddisti più venerati al mondo. Il giovane è morto nella notte nell’ospedale di Tribhuwan a Kathmandu, capitale del Paese. Nella serata di ieri, inoltre, è deceduto il monaco che si era auto-immolato davanti alla Stupa. Solo oggi è stata diffusa la notizia che lo scorso 3 febbraio, un ex monaco del monastero di Kirti, Lobsang Namgayl di 37 anni, si è immolato davanti a una stazione di polizia nella prefettura di Aba, nello Sichuan, Cina meridionale, ed è morto subito dopo a causa delle ustioni. Nel 2012 era stato arrestato e picchiato dalla polizia per aver partecipato a una manifestazione contro il governo cinese. Secondo fonti locali, l’uomo, prima di suicidarsi, ha chiesto il ritorno del Dalai Lama, augurandogli lunga vita. Sempre fonti del luogo affermano che i tibetani nascondono le auto-immolazioni per timore di ritorsioni da parte delle autorità cinesi. Dopo la morte di Namgyal, le forze dell’ordine hanno arrestato il fratello minore, mentre i familiari sono stati messi sotto stretta sorveglianza, per paura di proteste. L’8 febbraio scorso, il tribunale del Popolo della provincia nord-occidentale del Qinghai ha condannato a 13 anni di carcere un tibetano, accusato di aver “incitato” un monaco buddista a darsi fuoco in segno di protesta contro la Cina, per chiedere il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Con questi ultimi due episodi, i casi di auto-immolazione salgono a 101 dal 2009, di cui 85 fatali. (V.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 45

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.