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Sommario del 13/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: Cristo è guida della Chiesa, grazie a tutti per l'amore e la preghiera
  • Tweet di Benedetto XVI: rinnovare impegno alla conversione dando più spazio a Dio
  • Affetto ed emozione tra i tanti pellegrini presenti all'udienza generale
  • Il Papa alla “Campagna di Fraternità”: dai giovani occasioni di rinnovamento per la Chiesa
  • Il cardinale Scherer: sentimento di vuoto in Brasile, ma ammirazione per il Papa
  • La crisi non fermi la solidarietà. Lo chiede il Papa in un messaggio all'Ifad
  • Il calendario degli ultimi impegni di Benedetto XVI. Padre Lombardi: il 27 febbraio il grande abbraccio dei fedeli
  • Il Papa nomina mons. Sciacca segretario generale del Governatorato
  • Il rabbino Rosen: Benedetto XVI ha consolidato le conquiste nei rapporti tra ebrei e cattolici
  • Il priore di Bose, Enzo Bianchi: scelta del Papa rafforzerà la fede della Chiesa
  • Il Papa riceverà il presidente Napolitano. Ieri tradizionale incontro per i Patti Lateranensi
  • Zygmunt Bauman: gesto di Benedetto XVI profondamente umano e coraggioso
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria, 70 mila morti dall'inizio del conflitto. Appello di Pax Christi per la Quaresima
  • Iniziativa della Fondazione Adenauer-Institut français su "La forza delle donne"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il cardinale Scola: vivere la decisione del Papa con fede e serenità
  • Propaganda Fide: il Papa ha riportato l'evangelizzazione nel cuore della Chiesa
  • Mons. Pelvi: “Il Papa ha dimostrato di amare la Chiesa più di se stesso”
  • La vicinanza dei vescovi siciliani al Santo Padre dopo l’annuncio delle dimissioni
  • Le diocesi italiane solidali con Benedetto XVI: è stato un grande Papa
  • Nepal: commozione tra cristiani e non per la rinuncia di Benedetto XVI
  • I cattolici della Thailandia pregano per il Papa e per il nuovo Conclave
  • Il Fiac prega per il Papa: il mondo lo accompagna nel suo coraggioso cammino
  • Usa: Obama, nel discorso alla Nazione, punta su economia, lavoro, ambiente e armi
  • Test nucleare nordcoreano: condanna del Consiglio di Sicurezza dell'Onu
  • Iran. Al via nuovi colloqui sul nucleare tra Teheran e l’Aiea
  • Tibet: non si ferma protesta contro Pechino, un altro monaco si è dato fuoco
  • Thailandia. Assalto dei separatisti islamici contro base militare di Bacho, 17 morti
  • Berlinale, proiettato "Camille Claudel" di Bruno Dumont
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: Cristo è guida della Chiesa, grazie a tutti per l'amore e la preghiera

    ◊   “Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa”. Con queste parole Benedetto XVI ha annunciato questa mattina anche alle migliaia di fedeli che gremivano l’Aula Paolo VI per l’udienza generale la sua intenzione di lasciare il ministero petrino. Più volte interrotto da applausi carichi di affetto, il Papa ha poi svolto la catechesi parlando della Quaresima e del bisogno di conversione che, anche chi è cristiano – ha detto – deve “rinnovare” continuamente davanti a Dio. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    “Cari fratelli e sorelle, come sapete, ho deciso…” (applausi)

    Sono le 11.45 circa, quando Benedetto XVI pronuncia “le” parole all’inizio di un’udienza generale che non è come le altre, come nessun’altra. E i 15 secondi di applausi che subito gli troncano la parola sferzando l’Aula Paolo VI sono l’espressione sonora più immediata che i fedeli comuni trovano per liberare emozioni trattenute a fatica da 48 ore. In quel lungo battimani, si concentra in forma d’energia un sentimento che Benedetto XVI coglie e rende esplicito:

    “Grazie per la vostra simpatia…”

    Poi, il Papa riprende, la voce ferma, per ripetere guardando negli occhi il popolo di Dio, l’atto straordinario che lo Spirito gli ha suggerito per amore della Chiesa:

    “Ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato ne 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede. Mi sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e la preghiera con cui mi avete accompagnato…” (applausi)

    In un’udienza generale che non è né può essere come nessun’altra, tutto di ciò che Benedetto XVI dice acquista gioco forza un peso particolare. Lo dimostrano i visi di chi lo guarda e pende dalle sue labbra – seri, sorridenti, sereni, turbati. E la parola del Papa non tradisce le attese. La Chiesa che tra 15 giorni andrà incontro a un rinnovamento epocale è richiamata da subito, da oggi, da lui, ai 40 giorni di lotta senza quartiere contro le tentazioni, e alla conversione. La lotta di ogni Quaresima. Le tentazioni sono quelle di Gesù nel deserto solo, accerchiato da Satana e dalle sue seduzioni: fame di pane piuttosto che della verità di Dio, di potere mondano invece che di quello dell’amore, voglia di tentare Dio e imporre, dice Benedetto XVI “le nostre condizioni” a Lui che è “il Signore di tutto”:

    “Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?”.

    Nessuno, incalza, è immune dalla tentazione di mettere Dio “in un angolo”. Non lo sono nemmeno i cristiani – sostiene – perché oggi è l’epoca in cui domina “l’eclissi del senso del sacro” e quindi anche chi crede deve ridirlo ogni giorno davanti a Dio:

    “Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei”.

    Oggi non ci sono pietre trasformate in pane o pinnacoli del tempio da cui buttarsi e planare sulle braccia degli angeli a tentare gli esseri umani. Ma comunque – è consapevole il Papa – le “prove a cui la società attuale sottopone il cristiano” sono “tante e toccano la vita personale e sociale”:

    “Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita”.

    E chi può convertirsi allora?, sembra chiedersi l’Aula Paolo VI. Benedetto XVI ricorda che nella nostra epoca “non sono poche” le conversioni di gente tornata a Dio, anche dopo anni di lontananza dalla fede. Il Papa cita il caso di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese che scopre Dio nell’inferno di Auschwitz, dove morirà. O dell’americana Dorothy Day, militante marxista che scopre che entrare in chiesa e “piegare la testa in preghiera” influenza più che mille slogan strillati in corteo. Tutta gente, indica il Pontefice, che ha fatto “spazio a Dio” e che è un esempio da imitare nell’Anno della Fede:

    “L’alternativa tra la chiusura nel nostro egoismo e l’apertura all’amore di Dio e degli altri, potremmo dire che corrisponde all’alternativa delle tentazioni di Gesù: alternativa, cioè, tra potere umano e amore della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio, cui diamo il primato nell’esistenza. Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante”.

    Le nove lingue che Benedetto XVI usa a seguire sono suggellate tutte di rimando dall’universale “lingua” dell’applauso, anch’esso non uguale agli altri né potrebbe esserlo in questa udienza. E richiamano quel “grazie” iniziale alla folla da parte del Papa, che non dimenticherà mai, come noi, questi giorni e quelli a venire:

    “Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni per me non facili, la forza della preghiera che l’amore della Chiesa, la preghiera vostra, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà”. (applausi)

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    Tweet di Benedetto XVI: rinnovare impegno alla conversione dando più spazio a Dio

    ◊   Al termine dell’udienza generale, il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “Nel Tempo di Quaresima che iniziamo, rinnoviamo il nostro impegno di conversione dando più spazio a Dio”. Nelle nove lingue dell'account @pontifex, Benedetto XVI ha superato i 2 milioni e 826mila follower. In lingua inglese i follower superano il milione e 549mila, in lingua spagnola i 678mila, in italiano i 320mila. L’account in lingua latina ha superato i 19 mila follower.

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    Affetto ed emozione tra i tanti pellegrini presenti all'udienza generale

    ◊   Commozione, serenità e tanto affetto: sono i sentimenti provati dai tanti pellegrini che oggi hanno preso parte all’’udienza generale in Aula Paolo VI, penultima di Benedetto XVI. Benedetta Capelli ha raccolto le voci di alcuni dei presenti:

    R. - E’ emozionante sì, perché sappiamo che è stata l’ultima volta che lo abbiamo visto qui, nella Sala Nervi. Quindi, siamo molto, molto dispiaciuti.

    R. - E’ la prima volta che vedo un Papa, quindi mi dispiace che in questo caso sia pure l’ultima. Ci dispiace veramente tanto.

    R. - Questo Papa mi piace molto quando parla, perché entra profondamente nello spirito evangelico, quello di Cristo. Questo mi piace. Ecco perché sono venuta. Il Signore benedica tutte le cose che il Santo Padre vuole fare e la Vergine lo protegga.

    R. - E’ stato molto commovente. Umanamente mi dispiace che se ne vada, però penso sia giusto, ha fatto la scelta giusta.

    R. - A me sono rimaste impresse due cose: all’inizio, quando ha detto che chi crede non è mai solo, e poi che nulla si anteponga a Cristo. Voglio dire questo: sono molto grata al Signore perché ce lo ha donato. E’ stato per me una guida grandissima, una guida spirituale. Io l’ho sempre seguito. Sempre, sempre, sempre. Gli sono stata sempre fedele. E adesso lo accompagno con la preghiera…

    R. - E’ un uomo di grandissimo discernimento. Ha preso questa decisione e noi abbiamo fiducia nello Spirito Santo, che tutto andrà bene per la Chiesa.

    R. - E’ un Papa grande e noi gli siamo grati. Siamo, infatti, venuti proprio per dirgli “grazie”. E a lui mi vorrei rivolgere per dirgli: “Dio benedica ancora lungamente la tua vita”.

    R. - Ho un grande rispetto ed amore per lui e voglio pregare molto per lui.

    R. - E’ troppo bello. Tutto quello che sta facendo, secondo me, è una grande prova di coraggio per farci vedere che dobbiamo ritornare all’umiltà di Cristo. E’ stato bellissimo. Questo Papa sarà ricordato per sempre per questa prova di umiltà che ha dato. Che tutti noi possiamo imparare qualcosa da lui. Mi emoziona veramente.

    R. - Io mi sono convertita nel tempo in cui lui era Papa. All’inizio non l’avevo compreso… E’ un teologo straordinario e ha veramente trasformato la mia fede.

    R. - Sono stato contento di vederlo per l’ultima volta. Sono venuto con un gruppo di belgi. Siamo 53 persone, giunte apposta qui per vedere per l’ultima volta il Papa che se ne va. Speriamo che stia bene in salute.

    R. - Commossi! Siamo commossi!

    R. - E’ stato molto emozionante. E’ stata un’emozione nuova.

    R. - A me dispiace che tra un po’ non sarà più il Papa.

    R. - Ciao Papa! Ciao!

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    Il Papa alla “Campagna di Fraternità”: dai giovani occasioni di rinnovamento per la Chiesa

    ◊   Benedetto XVI non sarà a Rio de Janeiro per la Gmg, se non spiritualmente. Ai giovani brasiliani, il Papa si rivolge però direttamente in un Messaggio indirizzato alla Campagna di Fraternità, promossa dalla conferenza episcopale brasiliana e pubblicato oggi. “I segni dei tempi nella società e nella Chiesa – scrive il Papa – si manifestano anche attraverso i giovani”. E aggiunge che “disprezzare questi segni o non saperli discernere significa perdere occasioni di rinnovamento”. Esorta dunque la Chiesa a far sì che i “giovani siano protagonisti nella comunità che li accoglie”, dimostrando la fiducia in loro. Per fare questo, aggiunge, servono guide “padri, consacrati o laici” che siano capaci di indicare il cammino senza imporre direzioni, di solidarietà ed empatia e ancora “di dare testimonianza di salvezza” che la fede e la sequela di Cristo alimentano ogni giorno. Per questo, scrive il Papa, incoraggio i giovani a confidare sempre di più nel Vangelo di Gesù. Che il Signore, è la sua esortazione finale, “conceda a tutti la felicità di credere in Lui, di crescere nella sua amicizia, di seguirLo nel cammino della vita e testimoniarlo in tutte le situazioni per trasmettere alle prossime generazioni l’immensa ricchezza e bellezza della fede in Gesù Cristo”. (A.G.)

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    Il cardinale Scherer: sentimento di vuoto in Brasile, ma ammirazione per il Papa

    ◊   La “Campagna di Fraternità” che inizia oggi in Brasile è volutamente collegata, quest’anno, alla prossima Gmg che si terrà a luglio a Rio de Janeiro. Nel messaggio per la Campagna, Benedetto XVI esorta la Chiesa ad aver fiducia nei giovani e chiede agli adulti di essere per loro testimonianza della salvezza portata da Cristo. Anche le comunità cattoliche del Brasile sono vicine in questi giorni al Papa con la preghiera e l’affetto. Al microfono del collega Silvonei Protz sentiamo come l’arcivescovo di San Paolo, cardinale Odilo Pedro Scherer, ha accolto l’annuncio delle dimissioni del Papa:

    R. – Anzitutto, da una parte, un sentimento di stupore, di sorpresa perché la gente non se l’aspettava e, dall’altra, un sentimento di ammirazione, di vera ammirazione, per il Santo Padre che ha avuto il coraggio di decidere dinanzi alla propria condizione di salute, di anzianità, di fragilità, per il bene della Chiesa: cioè, un atteggiamento veramente di distacco del Santo Padre nei confronti di tutto quello che potrebbe significare umanamente, in termini di onore, etc., la condizione di Pontefice. Lui rinuncia a tutto questo per il bene della Chiesa, perché la Chiesa sia servita bene. E’ questo che traspare.

    D. – Possiamo dire che il popolo brasiliano è rimasto un po’ triste?

    R. – Triste, forse, un po’ sconvolto, sì. C’è un sentimento di vuoto ed è normale perché per tutti i cattolici, e non solo, il Santo Padre rappresenta qualcuno di importante, un riferimento per la Chiesa, per la fede, e Benedetto XVI si è fatto voler bene per la sua grandezza d’animo, la sua intelligenza, la sua fede, la sua umiltà, la sua semplicità, e per il suo servizio e il suo amore alla Chiesa, per la quale ha sofferto tanto. Quindi, quando il Santo Padre annuncia di rinunciare, per la gente, in un momento, è come se scomparisse un punto di riferimento importante. Certo che questo cambia immediatamente quando la gente si rende conto che la Chiesa va avanti. La gente si mette a pregare, a ringraziare Dio per il Santo Padre, a comprendere il suo gesto, ad ammirare il suo gesto.

    D. - Oggi inizia in Brasile la tradizionale Campagna di fraternità. Questa volta c’è come tema centrale la gioventù ricordando che il prossimo mese di luglio avremmo anche la Giornata mondiale della gioventù in Brasile, a Rio de Janeiro…

    R. – Fraternità e gioventù è il collegamento con l’incontro mondiale dei giovani, è inevitabile ed è anche voluto. Il mondo degli adulti, la Chiesa, la società, dovrebbero chiedersi: quali sono i nostri atteggiamenti dinanzi alla gioventù? Siamo davvero impegnati per il bene della gioventù? Impegnati per il bene della gioventù vuol dire per il bene dell’umanità. Cosa offriamo oggi ai giovani? Come li prepariamo per il domani? Quali orizzonti diamo loro per la loro vita, il loro futuro? Quali basi diamo loro per costruire una vita: basi salde, sicure, vere? La campagna di fraternità sui giovani interroga tutta la Chiesa e la società.

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    La crisi non fermi la solidarietà. Lo chiede il Papa in un messaggio all'Ifad

    ◊   La cooperazione è più efficace se diretta dai principi etici fondativi della convivenza umana. Il Papa, in un messaggio inviato al presidente dell’Ifad, Kanayo F. Nwanze, incoraggia l’azione dell’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dello sviluppo agricolo in occasione, oggi e domani a Roma, della 36.ma sessione del suo Governing Council. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    L’azione dell’Ifad antepone lo sviluppo continuativo alla sola assistenza, affianca la dimensione del gruppo a quella esclusivamente individuale, scegliendo quali primi beneficiari i più poveri tra i poveri, e indirizzandosi verso l’eliminazione della povertà grazie anche alla creazione di opportunità di lavoro e di strutture istituzionali e decisionali.

    Nel suo messaggio Benedetto XVI spiega il suo apprezzamento per i due orientamenti “attuati dall’Organizzazione”. Il primo: “è la costante attenzione rivolta all’Africa, dove, il Fondo mira a dotare di mezzi finanziari, esigui ma essenziali, i piccoli agricoltori, e a renderli protagonisti anche nella fase decisionale e gestionale”. Il secondo: “è il sostegno alle comunità indigene, che hanno una particolare cura a favore della conservazione delle biodiversità, riconosciute quali beni preziosi posti dal Creatore a disposizione dell’intera famiglia umana”. Benedetto XVI, nel suo messaggio, riconosce nell’operato dell’Ifad l’attenzione verso il settore agricolo, componente primaria della crescita economica e del progresso sociale. L’organizzazione dà all’agricoltura e alla gente dei campi, scrive, il posto che loro compete, in considerazione anche dell’insegnamento della Chiesa cattolica che nelle sue opere “ha sempre sostenuto la centralità del lavoratore della terra, auspicando concretezza nell’azione politica e d economica che lo riguarda”. “L’attenzione alla persona, nella dimensione individuale e sociale, sarà maggiormente efficace se realizzata attraverso forme di associazione, cooperative e piccole imprese familiari che siano messe in grado di produrre un reddito sufficiente per un dignitoso tenore di vita”.

    Il Papa, ricordando poi che le Nazioni Unite hanno dedicato alla famiglia rurale il prossimo Anno internazionale, invita l’Ifad a non dimenticare che “il cuore dell’ordine sociale è la famiglia” “la cui vita è regolata, ancor prima che dalle leggi di uno Stato, o da norme internazionali, da principi morali inseriti nel patrimonio naturale di valori che sono immediatamente riconoscibili anche nel mondo rurale”. Disconoscere quindi o trascurare la famiglia significherebbe minare le fondamenta dell’intera comunità rurale. Nell’attuale contesto, è dunque “indispensabile offrire agli agricoltori solida formazione, costante aggiornamento ed assistenza tecnica nella loro attività, come pure appoggio ad iniziative associative e cooperativistiche in grado di proporre modelli di produzione efficaci.”. Così si avrà “un aumento della produzione e un’efficace spinta verso legittime riforme agrarie per garantire la coltivazione dei terreni, quando questi non sono adeguatamente utilizzati da coloro che ne hanno la proprietà”. Benedetto XVI conclude quindi il suo messaggio invitando l’Ifad a continuare la sua opera a favore dello sviluppo rurale, e chiedendo ai Paesi più avanzati un maggiore sforzo di solidarietà, perché “interrompere lo sforzo di solidarietà a motivo della crisi può nascondere una certa chiusura verso le necessità altrui”.

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    Il calendario degli ultimi impegni di Benedetto XVI. Padre Lombardi: il 27 febbraio il grande abbraccio dei fedeli

    ◊   Il Papa ha sentito in questi anni e in questi giorni il sostegno della preghiera del popolo di Dio. Lo ha ribadito padre Federico Lombardi nel terzo briefing dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha dettagliato il programma del Papa fino al prossimo 28 febbraio, nel pomeriggio andrà a Castel Gandolfo e dalle 20 inizierà la sede vacante. A metà marzo si terrà il conclave. Massimiliano Menichetti:

    Sottolineando ancora una volta che la rinuncia di Benedetto XVI è avvenuta in piena libertà e per il bene della Chiesa, padre Federico Lombardi ha evidenziato subito, incontrando i giornalisti che affollavano la Sala Stampa della Santa Sede, in che modo tale decisione, che può anche “disorientare”, debba essere vissuta:

    “Va vista in un clima di fede, di certezza del sostegno di Cristo per la sua Chiesa. Il Papa sa che anche il suo ministero è un ministero che viene sostenuto dalla grazia di Cristo e così continua a essere sostenuta la Chiesa anche quando ci sia il suo successore e anche nel momento della scelta del suo successore”.

    Sollecito dalla domande, il direttore della Sala Stampa Vaticana, ha comunque confermato che lo stato d’animo in Vaticano è di “sorpresa e di riflessione sul significato della decisione”; da parte sua padre Lombardi ha puntualizzato il suo personale sentimento di “grande ammirazione” per Benedetto XVI:

    “Io sono ammirato del fatto che il Papa ha fatto questa sua valutazione avendo vissuto pienamente, lucidamente ed efficacissimamente il suo ministero fino ad oggi. Quindi, è ammirabile che egli valuti: 'Ho fatto bene il mio ministero finora, adesso sento che, perché continui a essere svolto adeguatamente nel mondo di oggi, con le sue esigenze, con il suo dinamismo, e così via, ci voglia un maggior vigore'”.

    Il Papa lascerà il Vaticano, trasferendosi a Castel Gandolfo, nel pomeriggio del 28 febbraio, verso le 17; alle 20 inizierà la sede vacante. Annullati tutti gli appuntamenti previsti dopo questa data. Tra il 15 e il 20 marzo prenderà avvio il conclave per l’elezione del nuovo Pontefice.

    Padre Lombardi ha declinato tutti gli impegni del Santo Padre fino alla fine di febbraio: sostanzialmente tutti confermati, tranne la visita ad limina dei vescovi delle Marche.

    Domani l'incontro con il clero di Roma, venerdì prossimo l'udienza al presidente della Romania e ai vescovi liguri in visita ad limina, sabato 16 febbraio in mattinata il colloquio con il presidente del Guatemala e i vescovi lombardi, poi alle 18.00 l'udienza privata con il senatore Mario Monti. Domenica 17, alle 12 l’Angelus. Alle 18.00 iniziano gli esercizi spirituali guidati dal cardinale Ravasi. Durante la settimana prossima saranno dunque sospese tutte le attività, compresa l’udienza generale del mercoledì. Sabato 23 febbraio, in mattinata, la conclusione degli esercizi con le parole del Papa. Alle 11.30, Benedetto XVI incontrerà il presidente Giorgio Napolitano. Domenica 24, alle 12.00, l’ultimo Angelus del pontificato con i fedeli radunati in Piazza San Pietro. Lunedì 25 febbraio incontrerà alcuni cardinali in udienze singole. Mercoledì 27 febbraio l’ultima udienza generale si svolgerà in Piazza San Pietro. E’ prevista la presenza di molti fedeli. Giovedì 28 febbraio alle 11.00 i cardinali saluteranno il Papa nella Sala Clementina. Alle 17.00 il Papa si trasferirà in elicottero a Castel Gandolfo. Alle 20.00 inizia la sede vacante. Annullate le prediche di Quaresima e tutti gli impegni successivi.

    Padre Lombardi ha poi sottolineato, ancora una volta, che il Papa non avrà ruolo in conclave, che tonerà in Vaticano per studiare e pregare e che assicurerà la sua vicinanza e sostegno spirituale al suo successore, attraverso una presenza discreta. Smentita la notizia di un suo trasferimento a Montecassino o altre località, dopo il periodo della sede vacante.

    Ha quindi spiegato il significato della nomina di questa mattina, a uditore generale della Camera Apostolica, di mons. Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato. Ha detto che si tratta di una nomina pontificia pertinente alla sede vacante, la cosiddetta Camera Apostolica, che ha funzioni di carattere logistico-amministrativo.

    Confermato che tutte le attività in Vaticano, comprese quelle dei Tribunali, stanno proseguendo con regolarità e che a breve sarà nominato il nuovo presidente dello Ior, procedimento questo – ha specificato - già avviato da tempo. Sollecitato sulla riattivazione del servizio di pagamento a mezzo carte di credito nello Stato della Città del Vaticano e la reazione della Banca D’Italia, padre Lombardi ha parlato di un “clima d’intesa e buoni rapporti”.

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    Il Papa nomina mons. Sciacca segretario generale del Governatorato

    ◊   Benedetto XVI ha nominato uditore generale della Camera Apostolica il vescovo Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

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    Il rabbino Rosen: Benedetto XVI ha consolidato le conquiste nei rapporti tra ebrei e cattolici

    ◊   Una decisione coerente e un Pontificato che nel dialogo interreligioso come nella difesa della pace lascia un segno indelebile: è quanto afferma da Gerusalemme il rabbino David Rosen, consigliere del Gran Rabbinato di Israele e direttore dell'Istituto Heilbrunn per la comprensione religiosa internazionale. Ascoltiamolo al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – I’m greatly surprised...
    Sono rimasto fortemente sorpreso dall’annuncio di Papa Benedetto XVI, anche se riflettendoci non mi è sembrata una cosa lontana da lui, perché lo aveva già detto in passato che pensava che se un Papa non fosse nelle condizioni di poter esercitare il suo dovere in modo adeguato, dovrebbe potersi dimettere. Pur essendo stata espressa già in passato, pure è arrivata come una sorpresa, quando l’ha annunciata.

    D. – Molte persone nel mondo hanno parlato di coraggio ed umiltà da parte del Papa. Cosa ne pensa lei?

    R. – It is a courageous decision and it does show...
    E’ una decisione coraggiosa e mostra davvero un approccio genuino al Pontificato come servizio: quindi, non un approccio autoritario, ma un approccio che vede la responsabilità del servizio alla sua comunità, dei suoi fedeli e al mondo. E penso che Papa Benedetto abbia cercato in maniera suprema di essere coerente, da questo punto di vista.

    D. - Che impulso ha dato il Papa nel dialogo interreligioso?

    R. – In the Jewish community...
    Nella comunità ebraica sarà sempre ricordato come l’uomo che ha consolidato le innovazioni di Giovanni Paolo II. Penso che sia molto importante. Lo disse sin dall’inizio, nelle sue prime parole, che avrebbe continuato il cammino di Giovanni Paolo II. La sua prima visita ad un luogo di preghiera diverso è stata la Sinagoga in Colonia; poi ha ricevuto delegazioni ebree e poi, soprattutto, ha seguito le orme di Giovanni Paolo II con la sua prima visita alla Sinagoga di Roma, e con la sua visita in Terra Santa dove aveva incontrato i leader politici e religiosi israeliani. Questo è stato molto importante, perché prima si poteva dire che le azioni di Giovanni Paolo II fossero idiosincratiche, di un uomo che aveva una storia personale particolare, di coinvolgimento con la comunità ebraica fin dall’infanzia. Ora, Benedetto XVI che ha fatto le stesse cose che aveva fatto Giovanni Paolo II, e forse per alcuni aspetti addirittura andando oltre, certamente in fatto di quantità e forse anche di qualità del suo impegno personale, ha quasi intessuto le sue azioni nella struttura della Chiesa. Infatti, non sono state le azioni di un individuo, ma l’opera della Chiesa. E penso che, da questo punto di vista, egli abbia costituito una sorta di modello per il suo successore. Quindi, penso che guarderemo indietro al Pontificato di Papa Benedetto XVI come molto significativo per aver consolidato le conquiste straordinarie nell’ambito dei rapporti tra ebrei e cattolici.

    D. – Il Papa - un Papa tedesco - ha visitato Auschwitz. Una presenza fortemente simbolica per la sua comunità, un segno importante per quelli che verranno dopo di lui...

    R. – Well, again he was going in the footsteps of John Paul II ...
    Anche in questo caso, egli ha ricalcato le orme di Giovanni Paolo II, e in questo senso io non credo che né lui né la comunità ebraica la abbiano considerato come una grande, nuova frontiera raggiunta. Certamente il fatto che egli fosse un Papa tedesco non era indifferente, ma credo che fosse piuttosto una conferma di Giovanni Paolo II piuttosto che una grande novità. Certamente, una grande differenza è rappresentata dalle loro personalità: Giovanni Paolo II era molto estroverso, un grande comunicatore, l’uomo del popolo. Papa Benedetto XVI è un professore, è più a suo agio nel mondo delle idee e dei libri che nei convegni sociali. E penso spesso che da parte sua ci sia una mancanza d’interesse nei confronti dei gesti “eclatanti”: spesso le azioni di Giovanni Paolo II sono passate in maniera più visibile e potente, ma non credo che Benedetto XVI si sia sentito meno coinvolto e sincero nelle azioni, pur essendo queste compiute in termini più modeste e in tono minore.

    D. – Il Papa ha visitato anche Israele: cosa è rimasto, nel suo Paese, di questa presenza in quanto a pace e dialogo?

    R. – In his visit to Israel, Pope Benedict went further …
    Nella sua visita in Israele, Papa Benedetto è andato oltre nella questione dei rapporti interreligiosi, nell’incoraggiamento della collaborazione interreligiosa, e questo è stato molto importante. Ma nonostante il suo pur importante messaggio di pace, la realtà sul terreno non è cambiata: la realtà sul terreno richiede una visione politica che determini un cambiamento.

    D. – Qual è il suo augurio personale per questo periodo di transizione, ma anche per il futuro della Chiesa nel mondo?

    R. – There are two wishes...
    Sono due gli auguri. Da amico della Chiesa, il primo augurio è che la Chiesa sia guidata con lo stesso impegno di cui ha potuto godere negli ultimi tempi. Dal mio punto di vista specifico, come rabbino e come persona coinvolta nei rapporti tra ebrei e cattolici, io prego che il successore di Benedetto XVI sia una persona che senta, in questo campo, lo stesso impegno che ha sentito lui e che ha sentito Giovanni Paolo II.

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    Il priore di Bose, Enzo Bianchi: scelta del Papa rafforzerà la fede della Chiesa

    ◊   “Benedetto XVI ha sempre messo al primo posto Cristo piuttosto che il suo ministero e la sua persona”: è ciò che riconosce il priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi secondo cui anche con questo gesto straordinario il Papa continua nella sua missione di “confermare i fratelli nella fede”. Il pensiero di Enzo Bianchi al microfono di Antonella Palermo:

    R. - Certamente ho accolto la notizia con trepidazione data la novità di queste improvvise dimissioni, ma allo stesso tempo - per la conoscenza che ho di Benedetto XVI - mi ha fatto capire che è un gesto coerente con la sua persona, con il suo ministero, con la parola che aveva scritto, dicendo che era disponibile, che era giusto che un Papa, in certe condizioni, lasciasse il ministero petrino. Quindi, devo dire che l’ho accolto con uno spirito di obbedienza: ma non un’obbedienza obbligata, ma un’obbedienza stupita, cordiale. In fondo, è più che mai successore di Pietro anche in quest’atto, perché decentra se stesso rispetto al ministero che lui ha. Questo decentramento Benedetto XVI lo ha sempre mostrato: ha sempre indicato Gesù Cristo più che lui, più che il suo ministero. In questo momento, mi sembra che sia davvero importante agli occhi di tutta la Chiesa, vedere l’umiltà del Papa, il suo amore per la Chiesa, fino a rinunciare a quello che per molti è semplicemente un posto di potere, un posto di grande rilievo nella storia del mondo. Per lui, è semplicemente la risposta a una vocazione del Signore e, finché ha potuto, questa vocazione l’ha assecondata. Adesso che non sente più le forze, rimette tutto in mano alla Chiesa. E’ un gesto esemplare, straordinario: dovrebbe essere di insegnamento per tutti, per tutti.

    D. - Dunque, la figura del Pontefice, del Successore di Pietro che guida la barca dei fedeli, non è indebolita ma forse è rafforzata?

    R. - Per me è rafforzata, perché - ripeto - emerge sempre di più che non è tanto la persona del Papa - come pure non è tanto la persona di un vescovo, come non è tanto la persona di un priore nella vita monastica - ma è importante che il ministero, quello che a cui siamo chiamati, resti. Che il ministero sia svolto sempre con la grazia di Dio, ma anche con sufficienti forze umane.

    D. - Possiamo considerare questo un gesto di sacrificio?

    R. - Sì di sacrificio, di chi ama di più la Chiesa che se stesso.

    D. - Che effetto le ha fatto ascoltare Benedetto XVI chiedere perdono per tutti i suoi difetti?

    R. - Questo il Papa l’ha sempre fatto. Devo dire che Benedetto XVI è sempre stato umile: non ha mai sacralizzato la sua persona, come se potesse essere impeccabile. L’ha scritto prima, molte volte, a riguardo del ministero del Papa e alla persona del Papa.

    D. - Questo gesto cade nell’Anno della Fede…

    R. - E penso che aiuterà la fede. In qualche misura, oso dire che come Gesù ha detto a Pietro: “E tu conferma nella fede i tuoi fratelli”, anche con questo gesto, lui ci conferma nella fede. Il ministero di Pietro è essenziale alla Chiesa, ma chi ha questo ministero può benissimo anche lasciare il posto al Signore affinchè ponga altri.

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    Il Papa riceverà il presidente Napolitano. Ieri tradizionale incontro per i Patti Lateranensi

    ◊   Tradizionale incontro ieri pomeriggio a Roma all'ambasciata italiana presso la Sede tra i vertici della Chiesa e delle istituzioni italiane. L'occasione è stata la celebrazione della firma dei Patti Lateranensi, avvenuta 84 anni fa. Ad accogliere il premier Mario Monti, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Alessandro Guarasci:

    Il Papa riceverà il presidente Giorgio Napolitano in udienza in Vaticano. La notizia era arrivata ieri sera dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, durante i colloqui per i Patti Lateranensi all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. Oggi la data: l'incontro sarà sabato 23 febbraio. Poco dopo i colloqui di ieri, il Capo dello Stato aveva messo in luce il momento che sta vivendo il Paese. Queste le parole di Napolitano:

    "E' un periodo di cambiamenti, uno dei quali del tutto imprevisto e di grande portata come quello determinato dall'annuncio del Papa; gli altri sono cambiamenti che corrispondono alla normalità della vita democratica, ogni cinque anni si vota per il Parlamento, ogni sette anni per il presidente della Repubblica. Bisogna avere anche il senso della normalità di questa dialettica democratica".

    Sul clima dei colloqui l'ambasciatore presso la Santa Sede Francesco Maria Greco:

    "C’era dispiacere, c’era evidentemente una certa malinconia di fondo che ha fatto un po’ da sfondo alla ricorrenza del festeggiamento dei Patti Lateranensi. E poi, in più, c’era il fatto che, per una strana coincidenza di cose, molte delle persone che sedevano intorno a questo tavolo, l’anno venturo, per un motivo o per l’altro non ci saranno: avremo un nuovo governo, un nuovo presidente del Consiglio...".

    Un clima sereno, aveva comunque detto Padre Lombardi, con attenzione ai temi nazionali, all’Europa, alla libertà religiosa e al Medio Oriente.

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    Zygmunt Bauman: gesto di Benedetto XVI profondamente umano e coraggioso

    ◊   Sono "dialogo e cooperazione" i due agenti del cambiamento capaci di rispondere alla necessità di un nuovo umanesimo. Questo è il messaggio finale del Convegno “Quale futuro per l’umanità smarrita? Verso un nuovo umanesimo”, promosso dall’Associazione culturale Greenaccord Onlus, che si è svolto nei giorni scorsi a Roma. Tra i relatori dell’incontro, il sociologo Zygmunt Bauman e il filosofo Aldo Masullo. Grande attenzione è stata rivolta anche alle dimissioni di Benedetto XVI. Il servizio di Marina Tomarro:

    “Quello di Benedetto XVI è stato un gesto profondamente umano e coraggioso che merita grande rispetto”. Così il sociologo e filosofo, Zygmunt Bauman, ha commentato l’annuncio delle dimissioni del Papa, nel convegno sul tema “Verso un nuovo umanesimo”. “Questo gesto - ha continuato il filosofo polacco - cambierà la vita della Chiesa per sempre.”

    Tornando ai temi dell’incontro, ha poi spiegato che nell’umanità ci sia poca speranza; e l'aumento dei consumi è considerato come unico modo per cercare la felicità e liberarsi dei conflitti sociali e politici. Ma le dimissioni del Santo Padre, possono aver contribuito ad accentuare questo senso di smarrimento? Ascoltiamo Vittorio Alberti del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

    “Sicuramente, la decisione epocale del Santo Padre, della quale ancora non si comprende la vastità per quanto importante, ci pone un interrogativo cruciale: la speranza che senso ha nel tempo attuale? In questo senso, ha un fondamento profondamente umanistico, oltre che umano. Non è semplicemente una persona che non ce la fa più. C’è qualcosa di molto più grande, che dà anche lo spessore della persona, e c’è qualcosa anche di molto grande sul piano storico, della gestione cioè del governo dell’istituzione ecclesiastica. In questo senso, la speranza diventa più matura: passando noi attraverso il fardello della storia, della vita e della sofferenza, comprendiamo meglio il senso di una possibile speranza”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa è di Cristo: all'inizio dell'udienza generale Benedetto XVI ribadisce pubblicamente la sua decisione di lasciare il Pontificato ed esorta i fedeli alla preghiera.

    Alto senso di responsabilità: la scelta di Benedetto XVI nei commenti di alcuni porporati.

    Gerarchia delle cose: l'annuncio del Papa in alcuni commenti sulla stampa internazionale.

    Responsabilità e testimonianza: la vicinanza dei presuli dell'Europa orientale al Papa e la gratitudine degli episcopati.

    Celebrato l'anniversario dei Patti Lateranensi: incontro a Palazzo Borromeo tra le delegazioni dell'Italia e della Santa Sede.

    La logica dell'etica: in un messaggio all'Ifad il Papa auspica concretezza nell'azione politica ed economica nei confronti degli agricoltori.

    Omero e Bach sono un diritto: in cultura, Francesco Follo su umanesimo ed educazione nel pensiero e nell'azione pastorale di Giovanni Paolo II.

    Nell'informazione religiosa, il cardinale Jozef Tomko sul colpo di genio che portò la fede tra i popoli slavi: i santi Cirillo e Metodio evangelizzarono con la lingua parlata dal popolo.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria, 70 mila morti dall'inizio del conflitto. Appello di Pax Christi per la Quaresima

    ◊   In Siria, sono ormai 70 mila i morti dall’inizio del conflitto. Lo ha confermato ieri l’Alto commissario Onu dei diritti umani, facendo appello all’intera comunità internazionale. Intanto, l’aviazione governativa ha ripreso i bombardamenti su alcuni quartieri periferici di Damasco: lo riferiscono fonti locali dell’opposizione, secondo le quali sarebbero in corso anche combattimenti di terra tra ribelli e lealisti. Sulla situazione siriana, Davide Maggiore, ha raccolto l’appello di don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi:

    R. – Gli aggettivi ci mancano e quello di cui davvero in questa giornata dobbiamo prendere atto è che le parole sono poca cosa rispetto alla situazione drammatica e disastrosa, in particolare della popolazione. E’ proprio la popolazione quella che ci sta più a cuore. Pax Christi International, in questo caso, oltre che monitorare la situazione attraverso i luoghi delle Nazioni unite e dell’Unione europea, deputati a questo, conosce e ha contatti direttamente con siriani che in situazioni molto diverse ci danno lo spessore della tragedia in corso.

    D. – In corrispondenza con questa Quaresima, Pax Christi ha lanciato una campagna che si incentra sullo slogan “Il pane è vita”. Perché?

    R. – Il segno tragico – lo abbiamo visto più volte, purtroppo – è stato quello dei bombardamenti deliberati ai forni del pane. La sofferenza della popolazione è stata moltiplicata da questi gesti e noi vogliamo proprio dare un segnale che parte però dalla nostra vita, dal dire: “Noi che abbiamo sulla tavola il pane quotidiano, non possiamo davvero non caricarci della sofferenza del popolo siriano e supplicare Dio per il dono della giustizia e della pace e soprattutto perché questo passaggio del popolo siriano possa davvero liberare energie di bene, attraverso questo segno della vita, il segno del pane”.

    D. – Come i cristiani in tutto il mondo possono quindi, durante questa Quaresima, dare una testimonianza di vicinanza alla sofferenza terribile del popolo siriano?

    R. – Per noi, ancora una volta, è straordinario il segno del digiuno: quel digiuno che ha attraversato la storia dei credenti, delle Chiese e anche di tantissime donne e uomini di buona volontà che hanno messo il loro corpo e la loro vita come motore di solidarietà, per attivare un sentire diverso, che riconosce l’unica appartenenza alla stessa famiglia umana. Il digiuno per noi è il motore che accende questo e, in seconda battuta, la possibilità di lanciare messaggi che raccoglieremo e diffonderemo direttamente ai nostri contatti in Siria.

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    Iniziativa della Fondazione Adenauer-Institut français su "La forza delle donne"

    ◊   In occasione del 50.mo anniversario del Trattato dell’Eliseo e in un giorno così intenso spiritualmente come il Mercoledì delle Ceneri, la Fondazione Konrad Adenauer e l’Institut français – Centre Saint-Louis hanno scelto di interrogarsi sulla presenza delle donne nella società. Una tavola rotonda apre oggi pomeriggio l’iniziativa, seguita dalla proiezione di tre film, in programma fino a venerdì prossimo, che pongono un’attenzione particolare al ruolo e alle qualità umane e professionali delle donne. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Mettere a fuoco, attraverso la cultura e il cinema, il ruolo della donna in Europa, una occasione per riflettere sulla società, la storia, il lavoro. E' questa la meta che si propone l'iniziativa congiunta della Fondazione Adenauer e dell’Institut français: riflettere su questa “forza” considerando anche come le visioni e i pareri restano numerosi e spesso distanti, segno che il tema è di quelli che non si esauriscono, anzi con il tempo aumentano di importanza. Alla tavola rotonda che apre questa interessante inizativa partecipano le storiche Lucetta Scaraffia e Anna Foa, Flaminia Giovanelli, Sotto-segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Vanessa von Wendt, artista tedesca e Lydia Thorn Wickert, manager culturale. I tre film, invece, presentati sono il tedesco "La combattente" di David Wnendt, l'italiano "Sfiorando il muro" di Silvia Giralucci e Luca Ricciardi e "Crawl" di Hervé Lasgouttes. Tre storie femminili e a tinte forti che testimoniano a vario titolo come la donna sia in grado di reagire e di trasformare la propria avventura umana e l’ambito in cui vive, come studente, giovane, lavoratrice, madre. Abbiamo chiesto a Katja Christina Plate, direttrice della Fondazione Konrad Adenauer, perché questa iniziativa si apre proprio nel giorno che apre il cammino quaresimale e i motivi della scelta di questo tema:

    R. – Der Aschermittwoch hat in Deutschland nicht nur kirchliche, sondern auch…
    In Germania, il Mercoledì delle Ceneri non ha un significato solo ecclesiale, ma anche politico. Usualmente, in questa giornata i grandi partiti si interrogano: non interrogano soltanto gli oppositori politici, ma anche se stessi. Questa è una tradizione che, come Fondazione Konrad Adenauer, vorremmo raccogliere anche noi qui a Roma. Ogni anno, nella giornata del Mercoledì delle Ceneri, ci occupiamo di un argomento sociopolitico di attualità. L’anno scorso ci siamo occupati della crisi economica e quest’anno ci occupiamo della situazione delle donne in Italia: affronteremo questo argomento con l’inaugurazione di una mostra, di una serie di discussioni e con la proiezione di tre film. Invitiamo cordialmente chiunque lo volesse a partecipare a questa manifestazione.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il cardinale Scola: vivere la decisione del Papa con fede e serenità

    ◊   L’annuncio delle dimissioni del Papa è stato talmente dirompente da rendere necessario per tutti un certo tempo di assimilazione, anche per il clero. “Viviamo la decisione del Pontefice nella fede e nella serenità – ha assicurato l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, al Sir – perché è presa da un uomo di Dio, dalla fede e dall’umiltà assolutamente straordinarie, che per tanti anni ci ha comunicato un’intelligenza profonda della fede e del senso di vivere tramite un magistero assolutamente straordinario”. Una decisione che fa capire “come gli uomini di Chiesa abbiano bisogno della nostra preghiera costante – ha aggiunto il porporato – questo fatto contribuisce a farci alzare la testa portandoci fuori dall’essere sempre reclinati su noi stessi”. Già ieri pomeriggio l’arcivescovo di Milano, nella sua omelia in Duomo in occasione della celebrazione per l’ottavo anniversario della morte di don Giussani, aveva fatto riferimento alla rinuncia di Benedetto XVI: “L’umile gesto compiuto dal Papa non dilata forse il nostro modo di conoscere cosa sia una vita piena che sa stare di fronte a Gesù destino dell’uomo?”, aveva chiesto, sottolineando, poi, che il Santo Padre, al recente Sinodo dei vescovi, aveva legato la parola confessione alla parola martirio, cioè al pagare di persona, definendo il martire il testimone che, esponendosi per primo, “rende possibile l’incontro tra la libertà di Dio e la libertà degli uomini”. “La testimonianza non è solo un buon esempio – ha concluso il cardinale – ma è conoscenza della realtà e perciò comunicazione della verità”. (R.B.)

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    Propaganda Fide: il Papa ha riportato l'evangelizzazione nel cuore della Chiesa

    ◊   In occasione della Santa Messa delle Sacre Ceneri che segna, oggi, l’inizio della Quaresima, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli ha voluto ringraziato il Santo Padre per il ministero petrino, come riferisce l’agenzia Fides. La liturgia si è svolta nella cappella della Sede della Congregazione, ed è stata presieduta da mons. Hon Tai-Fai, segretario della Congregazione stessa, e vi ha partecipato la maggioranza del personale impiegato. Le chiese e le forze missionarie, che operano ai confini geografici e antropologici dell’umanità, hanno espresso la loro gratitudine a Benedetto XVI per aver riportato l’evangelizzazione al cuore stesso della dottrina e della prassi ecclesiale. Allo stesso tempo, pregano perché, anche se in un’altra posizione ministeriale, il Santo Padre continui a dare il suo prezioso contributo teologico e spirituale alla diffusione del Vangelo nel mondo. (V.C.)

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    Mons. Pelvi: “Il Papa ha dimostrato di amare la Chiesa più di se stesso”

    ◊   “La Chiesa castrense accoglie con fede la volontà del Papa, ammirando il suo straordinario, originale e profondo Pontificato”. Queste le parole di mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), di commento alla rinuncia del Papa. Il presule era stato ricevuto da Benedetto XVI in Vaticano lo scorso 8 febbraio per la visita ad Limina, nel corso della quale il Santo Padre aveva espresso l’auspicio che “i militari sappiano testimoniare il Vangelo dell’amore a Dio e ai fratelli”. “Benedetto XVI è un dono straordinario di Dio per l’umanità smarrita – ha aggiunto mons. Pelvi intervistato dal Sir – in questo Anno della Fede l’augurio è di imparare dal Sommo Pontefice ad accettare le nostre fragilità per poter essere liberi e autentici annunciatori del Vangelo”. Infine, sul tema delle dimissioni ha aggiunto: “Sono un atto di governo nel quale si manifesta chiaramente come Egli ami la Chiesa più di se stesso”. (R.B.)

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    La vicinanza dei vescovi siciliani al Santo Padre dopo l’annuncio delle dimissioni

    ◊   Alcuni vescovi della Chiesa siciliana hanno voluto esprimere la propria vicinanza al Papa in seguito alla notizia della sua rinuncia e hanno utilizzato, per farlo, l’agenzia Sir. Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, in provincia di Siracusa, ha sottolineato come sia l’amore per la Chiesa cattolica ad essere la corretta chiave di lettura dell’esistenza del Pontefice: il gesto del Papa è, quindi, un atto di estremo amore verso la comunità che lui ha guidato. A nome della propria diocesi, esprime, dunque, “la gratitudine del cuore e dell’intelligenza, per l’enorme amore che saprà effondere ancora grazia e benedizione”. Anche il vescovo di Mazara Del Vallo, mons. Domenico Mogavero, ha manifestato una “rinnovata vicinanza spirituale perché da Gesù Buon pastore riceva quel conforto spirituale meritato nei lunghi anni di servizio alla Chiesa, culminato nei quasi otto anni di supremo Pontificato”. Il presule non si dice turbato per la decisione di Benedetto XVI, pur consapevole che questa lasci una “traccia profonda”: “Ci dice l’alta intelligenza e la profonda sensibilità di un uomo che sente i propri limiti spirituali e fisici per continuare a reggere il peso del ministero petrino”, ha dichiarato. “Un grande gesto d’amore”, che suscita meraviglia ma merita profondo rispetto: sono le parole scelte, invece, da mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento. “Ritengo - scrive - questa sua scelta coraggiosa e coerente con ciò che lui, in questi anni, ci ha insegnato. Un gesto d’amore verso la Chiesa, da un uomo che l’ha servita e che sta continuando a servirla”. Ha poi aggiunto che, in un mondo di protagonismi, il Santo Padre ha avuto il coraggio di mettersi da parte, con un gesto inaspettato, lasciando ad altri il ministero che lui non è più in grado di portare avanti. L’arcivescovo ricorda, poi, l’ultimo incontro con Benedetto XVI: quel giorno, in piazza San Pietro, gli ha fatto dono, insieme a una rappresentanza della comunità ecclesiale di Lampedusa, di una croce costruita con il legno dei barconi dei tanti immigrati che solcano il Mediterraneo alla ricerca di un futuro migliore. (R.B.)

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    Le diocesi italiane solidali con Benedetto XVI: è stato un grande Papa

    ◊   La notizia della rinuncia di Papa Benedetto sta facendo il giro delle diocesi italiane e molti sono i vescovi che hanno voluto commentarla attraverso le pagine dei periodici locali. Dal settimanale “La Vita del Popolo”, il cui articolo è riportato dal Sir, mons. Gianfranco Agostino Gardin, vescovo di Treviso, si stringe intorno a Benedetto XVI: “Una scelta di grande coraggio e profonda libertà interiore – la definisce – che mette in luce soprattutto la sua capacità di vivere evangelicamente il suo ministero come un servizio, non come un titolo onorifico di cui fregiarsi”. Il presule ricorda, poi, il giorno dell’elezione di Benedetto XVI, in cui si presentò come un “umile lavoratore nella vigna del Signore”: “Non un desiderio di stare sopra agli altri - ha proseguito – ma di rimboccarsi le maniche e mettere la propria vita a disposizione degli altri”. “Uno dei più grandi profeti del nostro tempo: nella sua fragilità umana, non ha avuto paura di prendere posizioni impopolari, avendo come unico criterio la fedeltà al Signore”, scrive, invece, mons. Gerardo Rocconi, vescovo di Jesi, in provincia di Ancona, nel settimanale “Voce della Vallesina”. Il presule ha sottolineato che la dolcezza del Pontefice è stata la risposta a chi ha provato a dipingerlo come duro, insensibile o incapace di comunicare: avendo esercitato le sue funzioni tra tante sofferenze, infatti, non avrebbe mai lasciato il suo incarico solo per alleggerirsi di un peso. “Nel momento della fatica e della durezza non si abbandona. Arriva però il momento in cui la fragilità prende il sopravvento – ha aggiunto – e Papa Benedetto, consapevole che spetta a lui ricoprire questo ruolo e non ai suoi collaboratori, ha preferito lasciare quando sentiva di doversi appoggiare troppo agli altri. Anche in questo gesto, che comunque ci lascia sofferenti, è stato un grande Papa”. Con “emozione”, il presule attende i giorni della visita ad Limina dei vescovi marchigiani, il 25 e il 28 febbraio, “certi che ancora una volta” Benedetto XVI “ci darà una testimonianza di fede, di dedizione alla Chiesa e di amore al Signore Gesù”. (R.B.)

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    Nepal: commozione tra cristiani e non per la rinuncia di Benedetto XVI

    ◊   A Kathmandu, la capitale del Nepal, la notizia della rinuncia del Papa ha colpito e commosso cristiani e non: così, in occasione della festa di San Valentino, molto sentita dalla popolazione, gli innamorati hanno deciso di scambiarsi immagini e frasi importanti di Benedetto XVI. “Dopo l’annuncio del Santo Padre, la gente ha iniziato a chiedere le sue immagini invece dei classici regali da innamorati”, è la testimonianza rilasciata da molti commercianti ad AsiaNews. “Un grande esempio di amore, sacrificio e forza spirituale”: così Kishor Khadka, giovane indù, definisce Benedetto XVI. Attualmente, in Nepal, poco più dell’1% della popolazione è cristiano, tuttavia, dopo la caduta della monarchia, cattolici e protestanti si sono gradualmente inseriti nella società, assumendo una funzione importante nell’assistenza ai poveri e nell’istruzione. Inoltre, la delusione per i propri leader politici spinge molti indù e buddisti a guardare con interesse e curiosità alla religione cristiana: secondo un recente sondaggio, in Nepal sempre più persone acquistano la Bibbia o il Vangelo e i messaggi del Santo Padre, soprattutto quelli rivolti alle altre religioni, sono molto seguiti dalla popolazione. Quello della Giornata della pace di Assisi, ad esempio, è stato diffuso dagli stessi leader religiosi non cristiani come un esempio da seguire.(V.C.)

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    I cattolici della Thailandia pregano per il Papa e per il nuovo Conclave

    ◊   Come in molte altre parti del mondo, la notizia della rinuncia di Benedetto XVI ha portato sconvolgimento all’interno della comunità cattolica della Thailandia, molto riconoscente a un pastore che ha guidato la Chiesa con intelligenza, coraggio e amore. Raggiunto da AsiaNews, il presidente dei vescovi thai, mons. Louis Chamniern Santisukniran, invita i cattolici del Paese a pregare per il Santo Padre e per il prossimo Conclave, facendo affidamento sullo Spirito Santo e chiedendo l’intercessione di Maria. Siriroj Chaopaknam, direttore dell’Associazione cattolica "Thai", ha definito le dimissioni del Papa il frutto della volontà di Dio, nel momento in cui Benedetto XVI ha compreso di non essere più in grado di condurre il suo ministero a causa dell’età e dell’indebolimento fisico. In questi giorni, infine, la comunità cattolica thailandese rilancerà il volume dato alle stampe un anno dopo la salita al Soglio pontificio di Benedetto XVI in cui il cardinale Michael Michai, arcivescovo emerito di Bangkok, elogiava del Santo Padre “la calma, la forza e il rigore” che caratterizzano la sua personalità, unite alla “santità e saggezza”. (R.B.)

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    Il Fiac prega per il Papa: il mondo lo accompagna nel suo coraggioso cammino

    ◊   Un grande ringraziamento per il “servizio fedele” con cui ha guidato la Chiesa attraverso “la sua testimonianza e la sua parola” è quello che esprime il Forum internazionale di Azione Cattolica (Fiac) a Benedetto XVI, appresa la notizia della sua rinuncia al ministero petrino. In occasione dell'inizio della Quaresima, inoltre, il Fiac esorta i fedeli a pregare ancora più intensamente per il Papa, accompagnando così “i suoi passi nel coraggioso cammino che lo porta al 28 febbraio”. Consapevole della portata storica per il cammino della Chiesa, il Forum afferma che tale decisione “è sorta dal profondo amore e dalla fedeltà del Papa a Dio e alla Chiesa; fede che ci invita a confidare nella guida provvidenziale dello Spirito Santo e a ringraziare per la generosità di chi agisce con rettitudine seguendo la volontà del Padre”. Infine, l’agenzia Sir riporta l'auspicio del Fiac per l’immediato futuro: “Si aprono davanti a noi giorni intensi da vivere con prudenza e senza timore. In ognuno di noi si ravvivi la grazia di credere e di porre nelle mani del Signore la vita della Chiesa, con la certezza di sapere che è Lui che guida la barca di Pietro”. (R.B.)

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    Usa: Obama, nel discorso alla Nazione, punta su economia, lavoro, ambiente e armi

    ◊   Atteso discorso all’Unione del presidente degli Stati Uniti. parlando ieri a Washington, di fronte al Congresso e a tutta la Nazione, Barack Obama ha lanciato la sua nuova agenda esortando a varare riforme audaci: alzare il salario minimo, una fiscalità più giusta, la legge sulle armi e sull’immigrazione. Ma anche scuola, energie rinnovabili, infrastrutture e lotta al cambiamento climatico. Obiettivi ambiziosi di un programma decisamente riformista che prevede un forte intervento del governo sull'economia. Il bilancio sullo stato della nazione comincia con le cose fatte: il rientro dei soldati dall’Afganistan, la ripresa economica, con sei milioni nuovi posti di lavoro, e grandi industrie come Apple e Ford tornate a produrre negli States. Ma non ci si può fermare l’obiettivo è "attirare più investimenti facendo dell'America una calamita grazie a una rinnovata attenzione per scuola e ricerca”. In politica estera manda un duro avvertimento alla Corea del Nord e rilancia la trattiva con la Russia sulle testate nucleari. Conclude sul dramma della violenza con le armi e sfida il Congresso dove la lobby delle armi è forte: "I genitori dei bambini di Newtown hanno diritto a un vostro voto su quest'argomento" e conclude "se qualcuno vuole votare contro, lo faccia a viso aperto". (Da Washington, Francesca Baronio)

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    Test nucleare nordcoreano: condanna del Consiglio di Sicurezza dell'Onu

    ◊   Il presidente americano Obama ha condannato con forza l’esperimento nucleare sotterraneo compiuto dalla Corea del Nord due giorni fa. Un test che ha provocato le ire della comunità internazionale e la dura presa di posizione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. “Una chiara minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale” così i 15 membri hanno condannato con forza il terzo test nucleare nordcoreano. Al vaglio ora del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ci sono le misure contro Pyongyang ma i negoziati per le nuove sanzioni potrebbero richiedere settimane. La Cina, infatti, membro permanente dell’organo Onu, sarebbe pronta a resistere all’adozione di nuovi provvedimenti. Eppure ieri Pechino aveva condannato l’esperimento effettuato convocando l’ambasciatore nordcoreano. Una delle tante prese di posizione contro il test con detonazione sotterranea da 7 chilotoni – la bomba atomica su Hiroshima aveva una potenza di 20 – e conseguente sisma artificiale. Intanto gli Stati Uniti hanno chiarito che la Corea del Nord li aveva avvisati prima di effettuare il test. Stessa cosa Pyongyang, che ha minacciato altre azioni se gli Usa reagiranno con ostilità, aveva fatto con la Cina. “Non ci piegheremo mai arisoluzioni internazionali irragionevoli” hanno ribadito fonti nordcoreane mentre Washington si è detta pronta a difendere la Corea del Sud.

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    Iran. Al via nuovi colloqui sul nucleare tra Teheran e l’Aiea

    ◊   Si apre oggi la nuova fase di trattative tra l’Iran e l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. I colloqui verteranno sulla possibilità per gli ispettori di accedere ai siti nucleari iraniani, in particolare a quello di Pachin, dove si sospetta si stiano svolgendo test per scopi bellici. Nei giorni scorsi, era giunta un’apertura da parte di Teheran che aveva dichiarato di acconsentire l’accesso ai siti, a patto che al Paese venisse riconosciuto il diritto di sviluppare un programma nucleare. Nella giornata di oggi, inoltre, l’Iran ha fatto sapere di aver attivato centrifughe di nuova generazione nell’impianto di Natanz, dove viene arricchito l’uranio ad una concentrazione del 4-5%: una percentuale utile a produrre combustile destinato alla produzione di energia. (R.B.)

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    Tibet: non si ferma protesta contro Pechino, un altro monaco si è dato fuoco

    ◊   Un monaco tibetano di circa 20 anni si è cosparso di benzina e poi si è dato fuoco in un ristorante di Kathmandu, capitale del Nepal, per protestare contro Pechino. Il governo tibetano, in esilio a Nuova Delhi, ha confermato il gesto. Secondo un rapporto ufficiale del governo, si tratterebbe del centesimo caso di auto immolazione dal 2009. La protesta è avvenuta davanti alla Stupa di Boudhanath, uno dei siti religiosi buddisti più venerati al mondo. I tibetani chiedono alla Cina di ascoltare le istanze delle rivendicazioni, per frenare la serie di sacrifici estremi. Il regime accusa, invece, il Dalai Lama di incentivare le proteste per fini politici.(V.C.)

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    Thailandia. Assalto dei separatisti islamici contro base militare di Bacho, 17 morti

    ◊   Almeno 17 ribelli sono rimasti uccisi oggi in Thailandia nell’attacco sferrato dalla guerriglia separatista islamica alla base militare di Bacho, provincia di Narathiwat, nel sud del Paese, dove si trovavano circa 60 marines thailandesi. Tra le vittime, anche Maroso Jantarawadee, il capo del centinaio di insorti che hanno condotto l’assalto, già considerato il più grave degli ultimi tempi, mentre non si conterebbero morti tra i soldati, stando alle comunicazioni ufficiali. La notizia di blitz nell’area è, purtroppo, all’ordine del giorno: dal 2004, infatti, va avanti il conflitto tra l’esercito regolare e i separatisti, che finora ha lasciato sul campo circa 5500 vittime. Tra le province più colpite, oltre a Narathiwat, anche Yala e Pattani, al confine con la Malaysia e popolata per la maggior parte da thailandesi musulmani di etnia e dialetto malese: la regione - fino all’inizio del Novecento parte di un ex sultanato annesso poi al Siam - ha periodicamente subito esplosioni di violenza. (R.B.)

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    Berlinale, proiettato "Camille Claudel" di Bruno Dumont

    ◊   Immerse in un freddo che paralizza le corde vocali, le attività della 63.ma Berlinale proseguono, con un mercato del film affollatissimo e un pubblico fedele che, nonostante il gelo polare, attende pazientemente di entrare nelle sale. Anche il concorso internazionale non cambia marcia, alternando film professionalmente corretti ma senza alcun guizzo di creatività - come "Layla Fourie" di Pia Marais, "Side Effects" di Steven Soderbergh e "Before Midnight" di Richard Linklater - e opere forse imperfette dal punto di vista formale, ma assolutamente necessarie sul piano etico e di comprensione del mondo. Fra queste ultime si segnalano all’attenzione "Child’s Pose" di Calin Peter Netzer, "Pardé" di Jafar Panahi e Kamboziya Partovi e "Camille Claudel" 1915 di Bruno Dumont. Il primo, ritratto di una madre che tenta con ogni mezzo di salvare il figlio, colpevole di avere investito e ucciso un bambino, si inserisce nella linea semidocumentaristica seguita dal cinema rumeno contemporaneo. Come in "La morte del signor Lazarescu" di Christi Puiu, o "Quattro mesi tre settimane e due giorni" di Christan Mungiu, la macchina da presa segue meticolosamente gli avvenimenti di una notte e del giorno successivo. Fra pressioni sui giudici del processo e tentativi di corruzione dei testimoni, il film si avvia implacabile verso la constatazione del potere intangibile di una classe dirigente non diversa da quella che decideva le sorti della Romania socialista e al contempo ci consegna il ritratto feroce di un’umanità senza imperativi morali. Anche il protagonista di "Pardé" è ostaggio del suo paese. Ispirato alle vicende reali che condizionano la vita del suo regista, Jafar Panahi, costretto agli arresti domiciliari per le sue posizioni critiche verso il regime iraniano, il film racconta la prigionia paranoica di uno scrittore, obbligato a confrontarsi con i suoi personaggi e le sue paure fra le quattro pareti di una villa ai bordi del Mar Caspio. Opera dalle dinamiche pirandelliane, "Pardé" è come una tela di Penelope, che si fa e si disfa continuamente. Animato da un gruppo di bravi attori (fra cui il regista stesso) e da un cane formidabile, protagonista di una delle scene più forti viste alla Berlinale, il film ci ricorda che il cinema non è solo un mezzo di divertimento, ma anche e soprattutto uno strumento di coscienza civile. Arte e etica sono anche alla base di "Camille Claudel" 1915. Qui siamo agli ultimi bagliori di quella che fu definita la belle époque, alla viglia della Prima Guerra mondiale, immersi in un tempo di grandi tensioni. Di una tale dinamica fanno parte le vicende di Camille Claudel, artista plastica già amante di un celebre scultore come Auguste Rodin, e di suo fratello Paul, scrittore attratto dal misticismo. Ambientato in un manicomio, dove l’artista è rinchiusa, il film si gioca tutto sul volto e lo sguardo intenso della sua protagonista, Juliette Binoche, sul suo rapporto con la materia, sul dialogo con fratello, sull’impossibile confronto fra le cose del mondo e quelle dello spirito. (Da Berlino, Luciano Barisone)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 44

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