Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 10/02/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: annunciare Cristo a tutti senza mai scoraggiarsi, è Dio che trasforma
  • Il tweet del Papa: siamo tutti peccatori, ma la misericordia di Dio ci rinnova
  • Esequie del cardinale Giovanni Cheli, una vita spesa per la pace, i giovani e i sofferenti
  • Il cardinale Filoni nel Santuario della Madonna della Buona Salute a Vailankanni: rilanciare l’evangelizzazione
  • Giornata del malato. Mons. Zimowski: recuperare la dimensione sacramentale nella cura dei sofferenti
  • Oggi in Primo Piano

  • Tunisia: cresce la protesta contro il partito islamista al potere
  • Egitto: proteste contro il presidente Morsi, due anni fa le dimissioni di Mubarak
  • Giorno del ricordo: si commemorano le vittime delle foibe
  • Mali. Le truppe francesi conquistano l'ultima roccaforte dei ribelli
  • Sud Sudan: sette radio cattoliche al lavoro per lo sviluppo del Paese
  • Betlemme: orfanotrofio delle Suore di San Vincenzo de' Paoli per bambini palestinesi
  • In Malawi l'impegno di una Ong per costruire pozzi d'acqua e scuole
  • Padre Secondin conclude il ciclo triennale del commento al Vangelo, da sabato ci sarà don Ezechiele Pasotti
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Strage di allevatori in Sud Sudan: oltre 100 vittime
  • Siria. Intronizzato il nuovo Patriarca greco-ortodosso, presente anche il Patriarca maronita Raï
  • Allarme in Spagna: crescono gli attacchi contro i simboli religiosi
  • Il cardinale Bagnasco: valori fondamentali dell'uomo minacciati da interessi economici
  • Francia: la Chiesa lancia nuove proposte per la crisi delle vocazioni
  • Libia. Corte suprema riammette poligamia vietata da Gheddafi
  • La Cina supera gli Usa e diventa la prima potenza commerciale del mondo
  • Bilancio Ue. Parlamento europeo minaccia di votare contro senza una revisione fondi
  • Usa: 13 vittime per la tempesta Nemo, in 450mila ancora senza luce
  • Vietnam. Il Seminario di Hô Chí Minh City compie 150 anni
  • Vertice della Caritas sull'emergenza siriana. Il cardinale Sarah incontrerà i profughi
  • Taiwan, dai cristiani 30 mila pasti gratis per i poveri
  • Africa occidentale: a Dakar i vescovi inaugurano la Quaresima “verde”
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: annunciare Cristo a tutti senza mai scoraggiarsi, è Dio che trasforma

    ◊   Annunciare Cristo a tutte le genti, senza aver paura della propria debolezza, perché è la misericordia di Dio che trasforma e rinnova: è quanto ha affermato oggi il Papa all’Angelus, di fronte ai tanti pellegrini presenti in Piazza San Pietro in una giornata di sole ma fredda. Benedetto XVI ha poi ricordato la Giornata mondiale del malato di domani e ha rivolto il suo saluto alle popolazioni asiatiche che festeggiano il capodanno lunare. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Gli apostoli del Vangelo non si scoraggino mai “nell’annunciare Cristo a tutti gli uomini fino ai confini del mondo”: è l’appello lanciato dal Papa, commentando il brano evangelico di questa domenica in cui Gesù invita Pietro a superare la sua sfiducia per non aver pescato nulla tutta la notte. Pietro si fida e fa l’esperienza di una pesca miracolosa prima di diventare “pescatore di uomini”. Questo testo evangelico – sottolinea Benedetto XVI - fa comprendere "la pedagogia della chiamata di Dio, che non guarda tanto alle qualità degli eletti, ma alla loro fede". E fa capire che la vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata “è opera di Dio”:

    “L’uomo non è autore della propria vocazione, ma è risposta alla proposta divina; e la debolezza umana non deve far paura se Dio chiama. Bisogna avere fiducia nella sua forza che agisce proprio nella nostra povertà; bisogna confidare sempre più nella potenza della sua misericordia, che trasforma e rinnova”.

    Una misericordia che coinvolge l’intera missione della Chiesa, che durante l’esistenza terrena è chiamata ad accogliere tutti, buoni e cattivi. Dopo la risurrezione, invece, comprenderà solo i buoni. Di qui la preghiera del Papa:

    “Questa Parola di Dio ravvivi anche in noi e nelle nostre comunità cristiane il coraggio, la fiducia e lo slancio nell’annunciare e testimoniare il Vangelo. Gli insuccessi e le difficoltà non inducano allo scoraggiamento: a noi spetta gettare le reti con fede, il Signore fa il resto”.

    Dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto il suo pensiero ai popoli dell’Estremo Oriente che festeggiano il capodanno lunare. “Pace, armonia e ringraziamento al Cielo – ha osservato - sono i valori universali che si celebrano in questa lieta circostanza e sono desiderati da tutti per costruire la propria famiglia, la società e la nazione”:

    “Auguro che si possano compiere per quei popoli le aspirazioni di una vita felice e prospera. Invio un saluto speciale ai cattolici di quei Paesi, affinché in quest’Anno della fede si lascino guidare dalla saggezza di Cristo”.

    Quindi, ha ricordato che domani, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, ricorre la Giornata mondiale del malato. Il Papa ha invitato ad essere “attenti alle persone che soffrono” e a visitare i malati, secondo la richiesta di Gesù, perché “attraverso il nostro affetto e il nostro aiuto, possano ritrovare la speranza e la fiducia in Dio che li ama”. La celebrazione solenne della Giornata si svolgerà nel Santuario mariano di Altötting, in Baviera:

    “Con la preghiera e con l’affetto sono vicino a tutti i malati e mi unisco spiritualmente a quanti si raduneranno in quel Santuario, a me particolarmente caro”.

    Infine, il Papa ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa del “Banco Farmaceutico”, che ieri ha effettuato la raccolta di farmaci in Italia, Spagna e Portogallo.

    inizio pagina

    Il tweet del Papa: siamo tutti peccatori, ma la misericordia di Dio ci rinnova

    ◊   Al termine dell’Angelus, il Papa ha lanciato un nuovo tweet: “Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi”. Nelle nove lingue dell'account @pontifex, Benedetto XVI ha superato i 2 milioni e 706mila follower. In lingua inglese i follower superano il milione e 496mila, in lingua spagnola i 645mila, in italiano i 305mila. L’account in lingua latina ha superato i 16 mila follower.

    inizio pagina

    Esequie del cardinale Giovanni Cheli, una vita spesa per la pace, i giovani e i sofferenti

    ◊   Celebrate ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro le esequie del cardinale Giovanni Cheli, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, spentosi venerdì a Roma all’età di 94 anni. A presiedere la celebrazione, il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, a nome del Papa che in un messaggio alla diocesi di Asti ha ricordato il porporato come “pastore fedele al Vangelo e alla Chiesa” che ha speso la vita “nell’adesione coerente e generosa alla propria vocazione”. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Le Beatitudini evangeliche sono state “le stelle ispiratrici della sua lunga esistenza”: in questo solco bisogna ricercare la testimonianza e il messaggio del cardinale Giovanni Cheli. E’ quanto ha detto nella sua omelia il cardinale Angelo Sodano, che ripercorrendo la vita del porporato, ha ricordato, tra l’altro, il suo servizio in favore dei sofferenti in tempo di guerra e l’organizzazione di “una rete di ascolto della Radio Vaticana che trasmetteva alcune notizie sui prigionieri di guerra”; notizie fatte giungere “poi con una rete di amici … alle rispettive famiglie”. Formatosi nella diocesi di Asti, dove è stato ordinato sacerdote, il cardinale Cheli si è prodigato in diverse opere di carità durante la seconda guerra mondiale, istituendo la Pontificia Opera di Assistenza e aiutando i “prigionieri di guerra, che malati e sbandati ritornavano in patria”. Il cardinale Sodano ha inoltre menzionato i tanti viaggi del porporato in vecchi camions a Pescantina, in provincia di Verona, dove arrivavano i primi treni dal Brennero, “per vedere di accogliere, di assistere subito e poi trasportare a casa coloro che tanto avevano sofferto nei campi di concentramento!”. Un impegno di carità e di misericordia verso il prossimo, quello del cardinale Cheli, che è sempre stato una costante; anche nelle nunziature, prima in Italia poi in Guatemala e in Spagna. “Fu così – ha concluso il cardinale Sodano - anche nel suo lungo servizio alla Santa Sede nella Segreteria di Stato, a New York presso le Nazioni Unite, ed infine nuovamente qui a Roma al servizio dei migranti”.

    inizio pagina

    Il cardinale Filoni nel Santuario della Madonna della Buona Salute a Vailankanni: rilanciare l’evangelizzazione

    ◊   Il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in visita in India come Inviato speciale di Benedetto XVI, ha presieduto oggi la Santa Messa per il 50.mo anniversario dell’erezione a Basilica minore del Santuario di Nostra Signora della Buona Salute a Vailankanni. Erano presenti il cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, mons. Ambrogio Devadass, oltre ad altri vescovi indiani, sacerdoti, religiosi, religiose e tanti fedeli. Prima del rito aveva incontrato i membri della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India (CCBI) a 25 anni dalla nascita dell’organismo. Il porporato, nella sua omelia a Vailankanni, ha portato l’affettuoso saluto e la benedizione del Papa. “I Vangeli - ha osservato – ci mostrano che Maria non ha detto molto, ma che ha fatto molto”. “Questo – ha proseguito - è ciò che ci si aspetta da noi in questo Anno della Fede: dobbiamo testimoniare la nostra fede con le nostre azioni”. Il porporato ha, quindi, esortato i presenti a riscoprire la gioia della fede e a condividerla con gli altri, con quanti “sono tiepidi o non hanno ancora incontrato la fede in Gesù Cristo”. Occorre, infatti, ha concluso, “portare avanti la missione evangelizzatrice con fervore sempre rinnovato e dedizione”. Il Santuario mariano di Vailankanni si trova 2.400 km a sud-est di New Delhi, nello Stato indiano del Tamil Nadu. Qui ogni anno arrivano circa 20 milioni di pellegrini, la metà dei quali non cristiani. La fama di questo luogo è tale che in India e in tutta l'Asia viene chiamato la “Lourdes d'Oriente”. La Madonna della Buona Salute è rappresentata con lineamenti indiani, vestita del tipico sari e con una corona sul capo.

    inizio pagina

    Giornata del malato. Mons. Zimowski: recuperare la dimensione sacramentale nella cura dei sofferenti

    ◊   In Baviera, per le celebrazioni della Giornata mondiale del malato, è presente l’inviato speciale del Papa, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Il presule ha presieduto stamani una Messa nella cappella dell’ospedale di Schwabing, a Monaco di Baviera. In serata raggiungerà Altötting dove domani, nella memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, si svolgeranno le cerimonie solenni per questo importante appuntamento. Nel suo Messaggio per la Giornata, che si svolge sul tema «Va’ e anche tu fa’ lo stesso», il Papa ha proposto come modello la figura del Buon Samaritano, ricordando che la cura pastorale dei malati deve partire anzitutto dai Sacramenti. Ascoltiamo in proposito mons. Zygmunt Zimowski al microfono della nostra inviata Christine Seuss:

    R. – Noi celebriamo l’Anno della Fede e per questo motivo dobbiamo anche approfondire la nostra fede per quanto riguarda i Sacramenti, che ci avvicinano a Gesù Cristo. Per i malati sono importanti tre Sacramenti, come ha sottolineato il Santo Padre nel suo Messaggio: sono i Sacramenti della guarigione, e cioè la Penitenza, l’Unzione degli infermi e, in particolare, l’Eucaristia come viatico. Noi dobbiamo tenere presente che la cura pastorale dei malati si esprime soprattutto nella dimensione sacramentale.

    D. – Il Messaggio di quest’anno propone alcuni temi molto concreti …

    R. – Ogni Giornata mondiale del malato ha il suo tema. Quest’anno si propone il tema del Buon Samaritano; ogni anno i temi sono molto concreti. Voi sapete che tra tre anni andremo in Terra Santa e là vogliamo concentrarci su Maria che ha creduto, Maria che ha dato il buon esempio andando da Santa Elisabetta per servire la donna anziana che aspetta un bambino: questo è servizio. E Maria, come dice il Santo Padre nel suo Messaggio, è la prima a darci l’esempio della Buona Samaritana.

    D. – Noi ci troviamo nella terra natia di Benedetto XVI: quali sono le sue impressioni?

    R. – Io ho incontrato il Santo Padre mercoledì scorso; gli ho chiesto la benedizione per queste giornate che sono ancora davanti a noi. Infatti, domani ad Altötting, davanti alla Madonna, celebreremo la Santa Messa. Questo Santuario è molto caro a Benedetto XVI perché la sua casa natale si trova soltanto a 16 km di distanza. Oggi siamo ancora a Monaco di Baviera, dove il Santo Padre è stato arcivescovo per oltre cinque anni: siamo sulle tracce di Benedetto XVI, della sua spiritualità, della sua dimensione mariana, perché lui si affida sempre – come anche faceva Giovanni Paolo II – a Maria Santissima. E questo è molto, molto importante per noi.

    D. – Che cosa l’ha colpita di più in questi quattro giorni di viaggio?

    R. – Torno al messaggio di Benedetto XVI, nel quale dice che la Giornata mondiale è il tempo opportuno per la riflessione, per la preghiera e per la vicinanza ai malati: queste tre dimensioni. E noi l’abbiamo fatto nei primi due giorni ad Eichstätt, dove abbiamo riflettuto su questo bel tema del Buon Samaritano; abbiamo anche incontrato i malati nella clinica di Eichstätt e abbiamo visitato una casa di riposo per anziani, dove l’incontro è stato veramente toccante: qui una religiosa e una signora laica si sono avvicinate ai malati con l’acqua santa, poi hanno acceso le candele e tutti abbiamo pregato per i bisogni del mondo. Ogni malato, ogni persona anziana che appena riuscisse ad esprimersi – perché veramente alcuni erano molto anziani – ha espresso il proprio desiderio: una signora, mamma di un sacerdote, ha chiesto al Signore che suo figlio possa fare tanto, tanto bene per la sua parrocchia, come un Buon Samaritano. Altri hanno pregato per i loro genitori ormai defunti … Veramente, è stato un incontro toccante. Noi dobbiamo essere come la Chiesa, con il cuore rivolto ai malati, ai sofferenti, verso le persone che hanno bisogno della nostra cura, che hanno bisogno del nostro cuore …

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Tunisia: cresce la protesta contro il partito islamista al potere

    ◊   In Tunisia appare sempre più in difficoltà il governo a maggioranza islamista di Hamadi Jebali, dopo l’omicidio del leader dell’opposizione, Belaid, avvenuto il 6 febbraio scorso. Oggi hanno presentato le loro dimissioni i tre ministri che rappresentavano il partito laico del Congresso per la Repubblica. Intanto, per le strade di Tunisi resta alta la tensione: ieri, alcune migliaia di islamisti, sostenitori di "Ennahda", il partito radicale al potere, hanno manifestato nella capitale all’indomani dei funerali di Belaid, lanciando slogan antioccidentali, in particolare contro la Francia. I dimostranti hanno protestato anche contro il premier Jebali, che si è dimesso da segretario generale di "Ennahda", confermando che lascerà la guida del Paese se non riuscirà a breve a dar vita a un governo tecnico. Non cessano, intanto, gli attacchi contro le sedi del partito governativo, accusato di aver tradito la rivoluzione tunisina. La rivolta contro gli islamisti, quindi, cresce nel Paese. Thomas Chabolle ne ha parlato con padre Jawad Alamat, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie:

    R. – Cet un tournant encore plus important de ce qui a précédé,il y à deux ans …
    Questa è una svolta ancora più importante di quella di due anni fa, e lo dico perché qui non ci si sta rivoltando contro un regime o contro un gruppo o un clan che stiano sfruttando il Paese; qui si sta cercando di far crollare coloro che hanno voluto uccidere le parole “verità” e “libertà”: quello che i tunisini hanno sognato e voluto fin dalla loro prima rivoluzione.

    D. – I tunisini temono di aver perso quella libertà per la quale si sono battuti?

    R. – Les tunisiens ont vécu – et nous aussi avec eux, comme Eglise proche, …
    I tunisini hanno vissuto una luna di miele dopo la rivoluzione: e noi con loro, come Chiesa, perché la Chiesa è solidale ed è vicina al popolo tunisino. E poi a questa luna di miele è subentrata una depressione popolare, perché hanno avuto l’impressione che la rivoluzione per la quale sono scesi in piazza ed i valori che volevano difendere, siano stati loro rubati, e che sia qualcun altro che si sta appropriando della loro rivoluzione, del loro Paese. E improvvisamente, questa depressione è diventata generale e allo stesso tempo ho l’impressione che con l’assassinio di Belaid ci sia stato un risveglio della coscienza popolare: c’è di nuovo l’audacia, il coraggio che si risvegliano per dire: “No, questo non possiamo accettarlo. Dobbiamo nuovamente scendere in piazza per difendere, in maniera ancora più determinata, ciò per cui ci siamo battuti”.

    D. – La società tunisina è più estremista oggi?

    R. – J’éviterais "la société tunisienne" comme ça, en général, parce que …
    Vorrei evitare di definire la società tunisina in questo modo, in generale, perché i tunisini sono un grande popolo, con uno spirito aperto, come dice la sua storia. C’è però una minoranza, una parte della società tunisina, che è stata resa più integralista, e in effetti è questo all’origine di quello che è successo: e l’omicidio di Belaid è veramente la più forte dichiarazione di guerra di questa minoranza contro uno spirito di apertura molto più maggioritario.

    D. – La grave crisi economica del Paese alimenta l’estremismo?

    R. – Ils ont fait la révolution tunisienne au moment ou l’Europe entrait en crise …
    Hanno fatto la rivoluzione tunisina nel momento in cui l’Europa è entrata in crisi, considerando che l’Europa è l’unico partner economico della Tunisia. E il fattore economico ha avuto un ruolo grandissimo nella manipolazione operata da una minoranza con l’obiettivo di fomentare l’estremismo nel popolo tunisino.

    inizio pagina

    Egitto: proteste contro il presidente Morsi, due anni fa le dimissioni di Mubarak

    ◊   Almeno 93 persone sono state arrestate in Egitto in seguito agli scontri del cosiddetto "Venerdì della dignità", che ha visto migliaia di manifestanti, in tutto il Paese, contestare il governo islamista del presidente Mohamed Morsi, leader dei Fratelli musulmani. Centinaia i feriti. Le proteste sono proseguite anche oggi al Cairo. In questo clima, domani ricorre il secondo anniversario delle dimissioni del presidente Mubarak. In due anni il Paese non ha raggiunto ancora una stabilità e nuovi e vecchi poteri forti continuano ad impedire una reale transizione democratica. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Giuseppe Acconcia, giornalista che sta seguendo con attenzione la “primavera araba”:

    R. – Da quel momento è iniziato il processo contro l’ex rais. E’ stato condannato all’ergastolo ma in realtà ormai è tutto da rifare. Anche le condanne all’ergastolo per lui e l’ex ministro dell’Interno Habib el Adly sono da rivedere. E quindi, si torna un po’ a quella data, all’11 febbraio 2011, in un clima di grande tensione.

    D. – Quei poteri forti che convivevano con Mubarak, sono ancora presenti, oggi?

    R. – Sì, proprio per evitare il ritorno al caos il presidente Mohammed Morsi ha conferito poteri speciali all’esercito che può arrestare i manifestanti, soprattutto nelle tre città che sono state oggetto di maggiori tensioni nelle ultime settimane: Port Said, Suez e Ismalia. Quindi, in qualche modo l’accordo tra islamisti ed esercito prosegue per tenere il Paese nella stabilità, per evitare che la piazza spinga ad una trasformazione radicale. Ma in realtà, il clima è talmente teso che viene presa di mira direttamente l’opposizione, e questo rende il clima sempre più teso e difficile da riportare alla normale tranquillità.

    D. – C’è ancora, nell’Egitto di oggi, qualcuno che rimpiange Mubarak?

    R. – Sicuramente, il primo rimpianto viene dall’approvazione della Costituzione, perché questa Costituzione è la Costituzione dei Fratelli musulmani e non rappresenta la complessità del popolo egiziano. Quindi, questa è sicuramente una rottura con il passato: la Costituzione del 1971 che è stata in vigore nei 30 anni di regime di Mubarak, dava una rappresentazione della società egiziana più equilibrata di questa.

    D. – Come Mubarak è riuscito a governare in modo stabile per 30 anni?

    R. – Prima di tutto con la legge di emergenza, che è stata in vigore per questi 30 anni, e che ha soffocato le manifestazioni e l’opposizione egiziana che si è trovata a poter manifestare di nuovo soltanto negli ultimi anni; e poi sicuramente con un sistema di assistenza che ha favorito la dipendenza dallo Stato delle classi più disagiate. Questo è stato fatto anche delegando parte del potere ai Fratelli musulmani, e con la fine del regime di Mubarak i Fratelli musulmani hanno acquisito quel potere che prima avevano soltanto marginalmente e così adesso sono loro il nemico dei manifestanti, sono loro che vogliono implementare e riprodurre il controllo sulla società che prima aveva il Partito nazionale democratico.

    inizio pagina

    Giorno del ricordo: si commemorano le vittime delle foibe

    ◊   Ci volle una legge approvata nel 2004 per riportare all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica italiana il dramma vissuto nella Venezia Giulia tra il 1943 e il 1950. Con quella legge venne istituito il “Giorno del Ricordo” fissato per ogni 10 febbraio. Da ricordare c’è il dramma di centinaia di migliaia di italiani che si videro costretti ad abbandonare le proprie case in Istria, Dalmazia e Fiume, e delle migliaia di persone gettate nelle foibe, profonde gole naturali del Carso, dai partigiani jugoslavi. Molte le iniziative in programma oggi. Domani si terrà una cerimonia al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Adriana Masotti ha chiesto a Lucio Toth, presidente onorario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, quale sia l’importanza del “Giorno del Ricordo”:

    R. – Ha il significato di ricordare che c’è stata una parte d’Italia che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale ha vissuto una vicenda particolare: quella di aver subito una liberazione da parte di un Paese alleato degli angloamericani, che però invece aveva su di noi delle mire annessionistiche, voleva prendersi tutta l’Istria, Trieste eccetera. E quindi per noi è diventata una vicenda tragica perché dopo due anni di occupazione tedesca, ci siamo trovati ad avere anni ed anni di quella che per noi era un’occupazione straniera: che ci ha impedito di usare la nostra lingua, che ha iniziato una persecuzione nei riguardi degli italiani, in tutte le forme. Le foibe sono la forma più sanguinosa di questo fenomeno, con migliaia di morti. Ma altrimenti, è stata tutta una caccia all’italiano, tutta una persecuzione di intere comunità, così che l’esodo si è risolto nell’abbandono di ben 350mila italiani …

    D. – La Giornata del ricordo è stata istituita nel 2005: da allora, è cambiato l’atteggiamento nei riguardi di questi fatti, o c’è ancora molto da fare?

    R. – Da fare c’è sempre, perché la conoscenza della storia è sempre faticosa e si devono approfondire, questi problemi. Incontriamo molto interesse, soprattutto nei giovani, ma anche da parte degli studiosi di storia. Possiamo dire che rispetto a qualche anno fa, c’è molta più attenzione nei nostri confronti: sono sorti monumenti ai martiri delle foibe in tantissimi comuni italiani! Certo, ci sono ancora difficoltà perché qualcuno pensa che sia una forma di revanchismo fascista, ma è completamente fuori posto, perché anche tanti esponenti della sinistra e della cultura di sinistra ci sono stati vicini. Poi, una parte molto importante l’ha avuta anche la Chiesa che fin da allora, fin dal ’44 – ’45, ci è stata vicinissima: la persecuzione religiosa ha avuto un grosso rilievo anche tra le cause dell’esodo. Furono abolite tutte le feste religiose, furono vietate le somministrazioni dei sacramenti, abbiamo avuto tra le vittime 39 sacerdoti: uno è stato beatificato quattro-cinque anni fa, don Francesco Bonifacio, con una bellissima cerimonia che si è svolta a San Giusto, a Trieste, ed erano presenti anche i vescovi delle vicine diocesi croate e slovene, in riconoscimento di un fatto oggettivo. Altri sacerdoti sono stati gettati nelle foibe insieme con i loro parrocchiani …

    D. – Una parte importante l’ha avuta anche il presidente Napolitano …

    R. – Il presidente Napolitano ci è stato di grandissimo aiuto: quando nel 2007 parlò per la prima volta, fu molto coraggioso. A quei tempi suscitò la reazione del presidente Mesic, che era un uomo di sinistra e non capiva perché il presidente Napolitano si pronunciasse con tanta durezza, parlando di “ferocia disumana”, di “pulizia etnica”, e via dicendo …

    D. – Anche lei, in prima persona, ha vissuto queste vicende: che cosa potrebbe dire?

    R. – Io ero, allora, un bambino di otto anni, quando sono avvenute queste cose; ho abbandonato Zara poche settimane prima che incominciassero i bombardamenti. E’ un trauma che ha accompagnato tutta la mia vita, perché crollava tutto il mio mondo di certezze: i miei nonni, la mia casa, i miei giochi, la mia scuola … non sapevo dove sarei andato … E’ stata un’esperienza molto triste e ne risento ancora, perché non si può dimenticare la gente uccisa, i parenti perduti nei campi di concentramento jugoslavi, le lettere drammatiche che ci scambiavamo sono un ricordo indelebile nella mente mia e di migliaia e migliaia di noi …

    inizio pagina

    Mali. Le truppe francesi conquistano l'ultima roccaforte dei ribelli

    ◊   Prosegue l’avanza delle truppe francesi nel Nord del Mali. Ieri è stata conquistata la città di Tessalit, considerata l’ultima roccaforte dei ribelli integralisti. Intanto, sale il timore di nuovi attentati dopo il secondo attacco suicida in due giorni. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo un blitz delle forze speciali paracadutatesi durante la scorsa notte, nella giornata di sabato, le truppe francesi appoggiate dai militari del Ciad sono entrate nella città di Tessalit, importante punto strategico nel Nord a 90 chilometri dal confine con l’Algeria. Adesso l’obiettivo è quello di stanare gli insorti nella zona montuosa circostante, dove si nasconderebbero insieme agli ostaggi ancora nelle loro mani. Schiacciati dalla preponderante forza militare francese, ora c’è il rischio che i miliziani tuareg e di al-Qaeda possano passare ad altre forme di guerriglia. Nella notte, infatti, a Gao c'è stato il secondo attentato suicida nell’arco di due giorni. L'esplosione, comunque, non avrebbe causato morti o feriti tra i soldati maliani, che sarebbero stati gli obiettivi dell'attacco. Preoccupa anche lo scontro a fuoco avvenuto nella capitale Bamako tra reparti dell’esercito e paramilitari governativi, che ha provocato due vittime e 13 feriti. Episodi che fanno dubitare dell’effettiva capacità dei maliani di controllare il proprio territorio. Infine, sul fronte diplomatico, si segnala che ieri i 27 capi di Stato dell’Ue hanno espresso il loro sostegno al piano di azione maliano per la transizione democratica e l’apertura di un dialogo nazionale.

    inizio pagina

    Sud Sudan: sette radio cattoliche al lavoro per lo sviluppo del Paese

    ◊   Da circa un anno e mezzo il Sud Sudan è una nazione indipendente, ma mancano ancora una Carta costituzionale definitiva e un senso unitario di cittadinanza tra le popolazioni locali. Nel promuovere entrambi questi obiettivi sono impegnate anche le sette emittenti radio della Conferenza episcopale, riunite nel Catholic Radio Network, che già avevano dato il loro contributo allo svolgimento pacifico del referendum del 2011. Nell’intervista di Davide Maggiore ascoltiamo la testimonianza della direttrice del network, suor Paola Moggi, missionaria comboniana:

    R. - La nostra grande sfida è proprio questa costruzione dell’identità sud sudanese perché la guerra ha fatto tanti danni non soltanto nelle strutture ma proprio nel cuore delle persone. Vivere insieme in modo pacifico, non percependo l’altro come una minaccia, è un processo che prenderà tempo. Tutte le nostre stazioni hanno programmi in lingue locali perché è questo l’elemento chiave del nostro network. Abbiamo 18 lingue diverse parlate dalle stazioni radio, con stazioni che parlano prevalentemente due, tre, lingue e alcune che ne parlano anche cinque. Questo ci permette di raggiungere la popolazione analfabeta, in particolare le donne, e coinvolgerla in questo processo di riconciliazione, convivenza e crescita dell’identità sud sudanese.

    D. – Il Sud Sudan in questo momento si sta preparando alla redazione della nuova Costituzione…

    R. – Noi abbiamo già iniziato i programmi di sensibilizzazione della popolazione sulla Costituzione transitoria. La gran parte della popolazione non è neppure cosciente che c’è una Costituzione. Non ha idea di che cosa significhi una Costituzione. Il processo di revisione doveva iniziare dal gennaio del 2012. Ancora non c’è stato nessun passo da parte del governo e anche della commissione di revisione per attuare l’educazione civica. Noi stiamo operando e abbiamo grande speranza che il governo, una volta passato il momento di crisi economica per la chiusura dei pozzi di petrolio, possa impegnarsi in questo senso. Anche perché la consultazione popolare attorno alla Costituzione è un preziosissimo momento di dialogo interculturale e di crescita di una visione condivisa come popolo.

    D. – Abbiamo accennato alla crisi tra i due Sudan. Voi siete presenti su entrambi i versanti di questa crisi perché avete anche un’emittente che trasmette dal territorio nord sudanese, in particolare dai monti Nuba…

    R. – La stazione che opera nei monti Nuba è quotidianamente sotto le bombe. I monti Nuba sono in una situazione di guerra tra il cosiddetto Sudan People Liberation Army–Nord (Spla–N), e le forze armate del Sudan. La stazione dei monti Nuba in questo momento per noi è una stazione di grande sostegno alla popolazione soprattutto come elemento di speranza. Certo, continuano le tensioni politiche fra il Nord Sudan e il Sud Sudan. C’è stato un accordo che è stato firmato ma non è attuato, e non è attuato proprio per la situazione di conflitto nei monti Nuba. Tuttora i pozzi di petrolio sono chiusi. Sono circa tre o quattro mesi che i salari e gli incentivi non sono pagati. Quindi c’è una situazione di stress all’interno del Paese e dobbiamo aiutare a risolverla anche attivando nella popolazione l’uso di altre risorse, ad esempio l’agricoltura.

    D. – La scelta del Catholic Radio Network è stata quella di puntare sulla formazione umana. Come si inserisce questa scelta nella vostra vocazione missionaria e nell’annuncio del Vangelo?

    R. – La promozione umana è parte del Vangelo e i valori del Vangelo sono anzitutto valori di vita. Per noi la scelta di impegnarci all’interno dei media non è finalizzata a un discorso tecnologico, è finalizzata innanzitutto a un discorso di vita.

    inizio pagina

    Betlemme: orfanotrofio delle Suore di San Vincenzo de' Paoli per bambini palestinesi

    ◊   A Betlemme, gestito dalle Suore di San Vincenzo de' Paoli, l'orfanotrofio della Crèche, ovvero della Culla - da 127 anni ospita giovani orfani palestinesi o provenienti da famiglie problematiche, accompagnandoli fino a sei anni. Il servizio è del Franciscan Media Centre di Gerusalemme:

    Da 127 anni la Crèche – “culla”, in francese – ospita giovani orfani palestinesi o provenienti da famiglie problematiche fin dai primi giorni di vita e li accompagna fino a sei anni. Con immenso affetto, pazienza e devozione le suore compiono quotidianamente alla Crèche una missione impossibile: sanare la ferita dell'abbandono in questi bambini. Provvedono ai loro bisogni quotidiani: dal cibo, alla prima istruzione, alla veglia sul loro sonno. E, insieme alle assistenti sociali, alle insegnanti e ai volontari, sopperiscono al vuoto lasciato dalle madri di questi piccoli abbracciando, sorridendo e offrendo l’amore di cui hanno bisogno. Suor Maria non nega una buona parola a nessuno. Originaria della Sardegna, ha speso qui gli ultimi otto anni della sua vita. Un lavoro intenso il suo e quello delle sue consorelle, pieno di convinzione:

    “Penso che la nostra prima missione, come ci ha insegnato il nostro fondatore, sono i piccoli, perché sono i piccoli che Gesù amava. ‘Chi viene dai miei bambini, se fa una piccola opera a un bambino è a me che lo fa’”.

    I 32 bambini residenti alla Crèche crescono tra le cure migliori: un’insegnante si occupa delle loro attività psicomotorie; un’altra del loro primo approccio alla musica. Lo staff comprende anche infermiere e un medico. L’orfanotrofio è una grande famiglia, dove si dorme, si mangia e si vive insieme. Durante il giorno ospita nel proprio asilo anche 68 bambini esterni, provenienti in maggioranza da famiglie bisognose. Gli sforzi di portare armonia in questa grande casa sono enormi, così come i risultati. Ma quello della Crèche sarà - per sua natura - sempre un lavoro incompleto:

    “Noi cerchiamo di fare tutto il possibile, però sappiamo bene che la mamma non possiamo mai sostituirla perché a questi bambini manca la cosa più importante: sono privati dei loro diritti umani sin dal seno materno. Sin da piccolini loro esprimono quest’assenza, questa cosa che manca, quindi si sente che hanno bisogno di affezione: vogliono essere presi in braccio …”.

    Dopo i sei anni, i bambini vengono spostati nel “Villaggio Sos” di Betlemme, un’istituzione che li accoglie fino al compimento dei 18 anni. Quelli provenienti da famiglie problematiche e affidati alla Crèche solo temporaneamente, tornano invece in famiglia. Della possibilità di offrire un futuro migliore a questi bambini si occupa assiduamente Suor Elizabeth, la madre superiora della Crèche, tra speranza e mille difficoltà:

    “Dans l’islam il n’y a pas possibilité d’adoption plenière, …
    Nell’Islam non è prevista la piena adozione; tuttavia esiste una forma di affidamento – chiamata ‘Kafala’ in arabo – che richiede tuttavia un cambiamento nella mentalità della gente. Stiamo lavorando insieme al ministro palestinese degli Affari sociali per tentare di favorire l’affidamento di questi bambini presso delle famiglie. Ma è un processo molto lento, molto discreto. Ma piano piano confidiamo nel ben volere e nella buona volontà dei responsabili affinché questi bambini siano affidati a delle famiglie, perché la cosa migliore per un bambino è avere una famiglia, un papà e una mamma che li amino”.

    inizio pagina

    In Malawi l'impegno di una Ong per costruire pozzi d'acqua e scuole

    ◊   Malawi, Congo, Ghana sono alcune degli Stati più poveri dell’Africa, ed è proprio qui che il “Progetto Marco onlus”, dal 2000 cerca di migliorare le condizioni ambientali dei villaggi e quelle di vita delle famiglie locali. E lo fa costruendo pozzi d’acqua. Salvatore Spinosa, presidente dell’associazione socio-umanitaria racconta al microfono di Maria Cristina Montagnaro come si viva in Malawi:

    R. - Il Malawi è uno dei Paesi più poveri al mondo, già questo ci può fare un po’ immaginare - poi la realtà è molto diversa quando si sta lì sul posto - le condizioni di quel popolo. Un popolo molto pacifico, che si trova ancora in una fase molto arretrata per quanto riguarda ciò che noi siamo abituati a vedere nelle nostre città e nei nostri Paesi. In Malawi manca tutto e siccome non possiamo portare tutto e subito, abbiamo scelto la “priorità delle priorità”. Noi dell’associazione Progetto Marco portiamo l’acqua e finanziamo pozzi di acqua potabile, a pompa manuale ed anche scuole. Sono queste le cose principali di cui hanno bisogno: acqua per l’agricoltura e per risolvere i loro problemi sanitari - in molte zone, con l’acqua pulita dei nostri pozzi abbiamo debellato il colera - e la scuola, perché solo la formazione, l’informazione e la cultura possono farli iniziare ad emergere.

    D. - Quali sono le condizioni di vita dove voi scavate i pozzi d’acqua e portate anche le coperte nei villaggi?

    R. - Il Progetto Marco opera esclusivamente nei villaggi e quando andiamo per villaggi, noi li adottiamo, cioè, prendiamo villaggi dove non c’è stato mai niente e gli forniamo proprio queste energie principali: acqua, in modo particolare, e scuole. Andiamo anche a controllare villaggi di due, quattro anni fa, dove noi abbiamo posizionato pozzi e scuole ed intervistiamo soprattutto le donne del villaggio. Tra le tante cose, ci tengo a sottolineare ciò che ci disse una delle mamme che si trovava vicino a noi: “Now we can wash the children”, “Adesso possiamo lavare i bambini”. Per loro era inconsueto, quantomeno impensabile, avere l’acqua per lavare i bambini.

    D. - Quanti pozzi avete scavato fino ad ora?

    R. - Adesso stiamo finanziando anche altri pozzi in Congo, in Ghana e Malawi ed in totale siamo arrivati a 205 pozzi e 10 scuole, in più circa 1000 banchi - se non di più - perché i bambini nelle scuole erano costretti a sedersi per terra e questa situazione per noi era abbastanza inaccettabile.

    D. - Che deve fare chi vuole informarsi sul vostro progetto umanitario?

    R. - Basta collegarsi al sito web oppure, inviare una mail all’indirizzo info@progettomarco.it e forniremo qualsiasi informazione.

    inizio pagina

    Padre Secondin conclude il ciclo triennale del commento al Vangelo, da sabato ci sarà don Ezechiele Pasotti

    ◊   Il padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana, ha concluso per il nostro radiogiornale il ciclo triennale di commenti al Vangelo della Domenica. Da sabato prossimo ci offrirà le meditazioni don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma. A padre Secondin, Sergio Centofanti ha chiesto di fare un bilancio di questi tre anni passati insieme:

    R. – In questi anni ho fatto delle scelte, come quella di dare veramente alla Parola la centralità, senza adornarla con altre cose esteriori, che magari sono anche belle e sembrano rendere la Parola attraente. Ma la Parola in sé è attraente. Poi, trovare, ogni volta, uno spunto immediato, centrale nel testo ed anche efficace nella comunicazione. È stata una bellissima esperienza, di volta in volta, quasi sentivo crescere una comunione, una comunità, perché poi gli amici mi dicevano che ascoltavano così come tanta gente che non conoscevo. Sentivo che cresceva un ascolto condiviso, una passione per la Parola, quasi una creatività, un estro comunicativo, attraverso questa esperienza. Perciò sono molto grato a voi, ai tecnici. L’invito è stato per me come una scuola di ulteriore approfondimento, ma anche di comunicazione breve, intensa, efficace che mi ha fatto molto bene.

    D. – Come meditare la Parola di Dio perché porti frutto nella nostra vita?

    R. - Prima di tutto, bisogna pensare che quando prendiamo in mano la Parola di Dio, non si tratta semplicemente di un libro o di una storia antica che ci viene proposta, ma è la presenza stessa di Dio che ci viene incontro attraverso una pagina, una memoria, una sofferenza, un canto, un pianto, e quindi uno sguardo di fede, un atteggiamento di silenzio interiore, un atteggiamento di comunione con coloro che ce l’hanno trasmessa perché hanno vissuto, patito, amato questa memoria che è diventata memoria di un popolo che ha camminato lungo i secoli fino a noi, quindi un senso di comunione e di Chiesa. Poi ci vuole anche un senso molto vivo: riguarda me e mi guida sui miei passi, quindi una Parola di vita, di verità, di appello alla conversione, di incoraggiamento al bene. Sono atteggiamenti fondamentali, perché la Parola che sembra una pagina scritta, diventi per me luce, impegno, richiamo, consolazione, speranza e anche silenzio che consola il cuore turbato.

    D. – Quali sono gli elementi fondamentali della lectio divina?

    R. - Classicamente abbiamo le quattro tappe, le quattro definizioni: leggere – lectio -, approfondire – meditatio -, rispondere a Dio che mi ha parlato – oratio -, e poi il cuore che riposa in questa verità, in questa luce, – la contemplatio. Potremmo dire con terminologie che sono nate in questi anni - che anche il Papa ha ripreso - cosa dice il testo in se? Quali sono le sue ricchezze? Cosa dice il testo a me? Quindi, come illumina la mia vita, le scelte, l’ambiente in cui mi trovo? Cosa dico io a Dio che mi ha parlato? Quindi la risposta orante, la supplica e la richiesta di perdono, l’intercessione, l’adorazione. Possono essere appunto quattro classici gradi o tre passaggi come questi che ho menzionato, ma certamente si deve aggiungere alla grande tradizione anche l’actio, cioè cosa faccio adesso che ho ricevuto questo dono e questa luce? Ma anche, possiamo aggiungere, cosa posso condividere con gli altri? La collatio dei monaci; oggi bisogna diventare reciprocamente donatori di una verità, di uno splendore, di un suggerimento che è stato depositato nel cuore, quindi comunicare insieme le ricchezze che ci sono state date dalla Parola. Questo è molto bello quando è fatto bene ed edifica veramente il senso della Chiesa.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Strage di allevatori in Sud Sudan: oltre 100 vittime

    ◊   Oltre cento pastori sono stati uccisi nel Sud Sudan mentre stavano spostando il bestiame verso il Nord. Al momento non è chiaro se l’efferato attacco sia stato perpetrato da semplici ladri di bestiame o da un gruppo ribelle che infesta il turbolento Stato di Jonglei. "Erano scortati da un plotone dell'esercito quando sono stati attaccati da forze ingenti dotate di armi automatiche, che hanno ucciso 103 persone", ha dichiarato il governatore di Jonglei, Kuol Manyang. (M.G.)

    inizio pagina

    Siria. Intronizzato il nuovo Patriarca greco-ortodosso, presente anche il Patriarca maronita Raï

    ◊   Tra rigide misure di sicurezza, oggi a Damasco, nella chiesa di Santa Croce, si è svolta la solenne intronizzazione del nuovo Patriarca greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente, Giovanni X Yazigi: 57 anni, eletto il 17 dicembre scorso, succede a Ignazio IV Hazim, morto all'età di 92 anni, il 5 dicembre 2012. All'evento hanno preso parte rappresentanti di altre sette Chiese greco-ortodosse, il Patriarca greco cattolico di Antiochia e Medio Oriente, Gregorio III Laham, e inoltre – evento storico – anche il Patriarca maronita libanese Béchara Boutros Raï. Erano circa 70 anni che un Patriarca maronita non si recava in Siria. Il cardinale Raï ha affermato di essere "felice di poter essere in Siria” e di “pregare per la fine della guerra in corso nel Paese", “per il ritorno dei profughi e degli sfollati e rifugiati” e “per la fine di ogni violenza". Il porporato ha quindi parlato della necessità di riforme e di dialogo nel Paese. Il conflitto siriano, secondo dati dell’Onu, ha provocato oltre 60.000 morti in quasi due anni di violenze.

    inizio pagina

    Allarme in Spagna: crescono gli attacchi contro i simboli religiosi

    ◊   Allarme dell'Osservatorio per la libertà religiosa e di coscienza in Spagna. Nelle stesse ore in cui un ordigno rudimentale è stato scoperto e disinnescato nella cattedrale dell’Almudena di Madrid, l’Organismo ha reso noto come, nel corso del 2012, siano stati compiuti nel Paese iberico sedici attacchi nei confronti di simboli religiosi, non solo cattolici, ma anche evangelici e islamici. «Si evidenzia così — sostiene il comunicato dell’Osservatorio — la necessità che la nostra società stabilisca alcuni principi morali e legali per la difesa di questo diritto fondamentale, che è di tutti, credenti e non credenti, che è presente nella nostra Costituzione all’articolo 16». Il primo di questi attacchi rilevati dall’Osservatorio riguarda gli studenti cattolici dell’Università Complutense di Madrid, dove, il 22 febbraio scorso, il professore decano della facoltà di storia ha cercato di relegare la cappella della facoltà in un locale angusto, di non più di cinque metri quadri, nel tentativo di “mettere in un angolo” quegli studenti che intendono esercitare anche nell’ateneo il loro diritto alla libertà religiosa. Alla fine del 2012 — viene ulteriormente rilevato — tale disposizione è stata poi estesa a tutte le cappelle dell’università, con l’intento dichiarato di procedere alla loro chiusura. Un altro capitolo riguarda il tentativo di abolire la presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici. L’Osservatorio segnala quanto accaduto il 24 febbraio a Saragozza, dove i rappresentanti del partito Chunta Aragonesista hanno chiesto il ritiro del simbolo cristiano dall’aula del consiglio municipale. Richiesta, peraltro, bocciata dal sindaco, esponente socialista, e dai consiglieri del Partito Popolare. Sull’identica linea, nel mese di marzo, anche la richiesta sostenuta, a Cáceres, dal partito Izquierda Unida. La stessa formazione politica si è resa protagonista anche della richiesta di abolire la religione cattolica dal novero delle materie per la formazione degli insegnanti universitari. L’Osservatorio segnala poi il caso del vescovo di Alcalá de Henares, Juan Antonio Reig Plá, citato in giudizio ed esposto alla gogna mediatica per essersi espresso contro la pratica dell’omosessualità. Il presule è stato poi assolto dal tribunale, che non ha trovato nelle sue parole «dichiarazioni omofobiche», ma non ha ricevuto le pubbliche scuse di quanti l’avevano denunciato. Tra i casi che si riferiscono a fedeli musulmani, l’Osservatorio segnala quello riguardante una donna spagnola d’origine marocchina, che si è vista respingere in primo grado dal tribunale di Madrid il ricorso avanzato contro la decisione di un istituto di Pozuelo de Alarcón (Madrid) che le proibiva di assistere alle lezioni con indosso il tradizionale hijab. Un altro caso simile è avvenuto in un istituto di Burgos, dove una dodicenne è stata sanzionata per avere indossato in classe il velo islamico. (A cura di Alina Tufani)

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco: valori fondamentali dell'uomo minacciati da interessi economici

    ◊   "Se la Chiesa continua ad insistere sui principi indisponibili è perché l'economia non strimentalizzi l'uomo, perché l'uomo sia prima e al di sopra dell'economia, perché siamo convinti che una certa visione che vorrebbe annullare, ridefinire i principi indisponibili o i valori fondamentali dell'umano sia dovuta ad interessi molto economici". Così il cardinale Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, nel suo intervento al convegno 'Chiesa e democrazia, il dibattito suo principi indisponibili in Italia e in Europa' organizzato dall'Unione Giuristi Cattolici e dal Forum ligure delle Associazioni familiari. "Forse per prima volta nella storia della cultura occidentale - ha detto il porporato – i fondamentali dell'umano, alfabeto dell'umano, le categorie fondative non sono più chiare per tutti e tutto sembra che debba essere ridefinito. Sembra che si debbano ridefinire gli elementi fondamentali dell'alfabeto umano, la grammatica. Come a dire: siamo tornati all'asilo. Questo è un dato di fatto - ha proseguito il presidente della Cei - ed è una situazione nuova, in cui la Chiesa cattolica, le confessioni cristiane si trovano un po' impreparate. Fino a ieri queste realtà fondamentali - la vita, la famiglia, il matrimonio, la coppia, la morte, l'amore e la libertà - erano sostanzialmente appartenenti, con lo stesso significato, al patrimonio generale del sentire comune. Oggi questo è cambiato. La difficoltà, la sfida, entusiasmante e impegnativa, del mondo cristiano, anche della chiesa cattolica, è quella di imparare ad argomentare ciò che fino a ieri era evidenza, di dimostrare le evidenze, cosa che - ha concluso il cardinale Bagnasco - è tutt'altro che facile".

    inizio pagina

    Francia: la Chiesa lancia nuove proposte per la crisi delle vocazioni

    ◊   “I giovani cattolici 2.0 hanno la vocazione?”: è questo il titolo del rapporto presentato dalla Conferenza episcopale francese e dal Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani (Snejv). La ricerca è stata realizzata a conclusione dell’Anno per la promozione della vita consacrata ed in preparazione al 50.mo anniversario della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che ricorrerà il 21 aprile. In totale, rileva il rapporto, nel 2012 circa 2mila giovani in tutta la Francia hanno intrapreso il cammino presbiterale o religioso: una cifra che rivela un calo, lieve ma costante, in tutti i settori vocazionali. Se nel 2011, infatti, i candidati al sacerdozio erano 710, nel 2012 sono stati 691 e lo stesso dicasi per gli ordinati (106 rispetto a 84) e per gli iscritti al primo anno di formazione (133 invece di 127). Il che significa, ha spiegato la Cef, una riduzione notevole delle vocazioni nel giro di appena un decennio: nel 2000, infatti, i candidati al sacerdozio erano 976. Non solo: i vescovi francesi lanciano l’allarme anche per quanto riguarda l’invecchiamento degli uomini e delle donne di Chiesa. Oggi, più della metà dei sacerdoti cattolici d’Oltralpe ha superato i 75 anni e tale situazione provoca gravi disparità territoriali tra le diocesi. Senza contare che attualmente solo l’1% dei giovani francesi tra i 18 ed i 25 anni frequenta la Messa domenicale. Tuttavia, la Chiesa di Parigi non si abbatte: “Certo, le cifre al ribasso non sono incoraggianti – dice mons. Nicolas Souchu, vescovo ausiliare di Rennes, responsabile per le vocazioni – ma non bisogna perdere di vista l’essenziale, così da creare degli spazi che permettano ai giovani di aprirsi alle vocazioni”. Anche perché, continua suor Nathalie Becquart, direttrice dello Snejv, in una realtà in cui “i giovani cattolici sono davvero pochi” e “in una società secolarizzata come quella attuale, scegliere la vocazione è un gesto forte, decisivo”. Esistono, infatti, alcuni ‘freni’ alle vocazioni, come “la paura di deludere – continua suor Becquart – perché per alcuni giovani di provenienza più popolare, c’è il timore di non essere all’altezza delle aspettative; ma c’è soprattutto la reticenza ad impegnarsi per la vita”. Oggi, infatti, spiega la religiosa, “i ragazzi si mobilitano intensamente per avvenimenti concreti in uno specifico momento, ma hanno difficoltà a guardare ad un impegno che sia per tutta la vita”. Cosa può fare, dunque, la Chiesa? Secondo padre Didier Noblot, direttore aggiunto dello Snejv, è necessario “cambiare il modo di affrontare le vocazioni”, perché se “cinquant’anni fa la vocazione veniva vista come una chiamata spontanea, che nasceva in modo molto personale”, oggi “in un contesto cristiano molto meno numeroso, bisogna sensibilizzare le comunità cristiane, parlare delle vocazioni, rafforzare i legami tra la Pastorale per le vocazioni e la Pastorale giovanile”. Inoltre, continua padre Noblot, “è necessario creare degli spazi in cui i ragazzi riescano a vivere momenti che potrebbero essere fondamentali per loro”, come la Giornata mondiale della gioventù o le attività di volontariato. Essenziale anche una buona campagna di comunicazione, a partire dai siti Internet come blog.jeunes-cathos.fr oppure www.jesunes-vocations.catholique.fr, oppure ideata a partire dai manifesti rappresentanti giovani sorridenti che pongono una domanda cruciale: “Seguire un cammino già tracciato o seguire il mio cammino?”. Un ulteriore suggerimento viene da un’apposita brochure che spiega il ruolo dei ministranti e raffigura un giovane in abito talare, sotto lo slogan “Perché no?”. Infine, la Cef ha pensato di distribuire un dvd intitolato “Cristiani con voi, sacerdoti per voi” che contiene una selezione di immagini diocesane, raccolte nel corso dell’Anno sacerdotale, indetto nel 2009-2010 da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni della morte di San Giovanni Maria Vianney, Patrono dei parroci. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Libia. Corte suprema riammette poligamia vietata da Gheddafi

    ◊   La sezione costituzionale della Corte Suprema libica ha reintrodotto la poligamia, ribaltando una parte della legge sul matrimonio del regime di Muammar Gheddafi che vietava a un uomo di avere più mogli, perché considerata contraria alla Sharia, la legge islamica. Lo riferisce la stampa libica. D'ora in poi, un marito potrà sposare una seconda moglie senza il consenso della prima o l'autorizzazione di un tribunale. L'anno scorso, il leader del Consiglio nazionale transitorio libico Mustafa Abdel Jalil aveva annunciato che tutte le leggi di Gheddafi contrarie alla Sharia sarebbero state abolite. La modifica alla legge sul matrimonio non include tuttavia l'introduzione del 'divorzio islamico', per il quale resta necessario il pronunciamento di un tribunale.

    inizio pagina

    La Cina supera gli Usa e diventa la prima potenza commerciale del mondo

    ◊   La Cina ha sorpassato gli Usa e nel 2012 è diventata la prima potenza commerciale del mondo. Lo rivela l'agenzia Bloomberg, secondo la quale è la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che un Paese si dimostra commercialmente più forte degli Stati Uniti. Nel 2012, secondo i dati del dipartimento Usa al Commercio, la somma delle esportazioni e delle importazioni degli Stati Uniti si attesta a 3.820 miliardi di dollari, mentre il mese scorso l'amministrazione doganale cinese ha fatto sapere che il totale di export e import di Pechino, a fine 2012, ha toccato i 3.870 miliardi di dollari. Inoltre nel 2012 la Cina ha registrato un surplus commerciale di 231,1 miliardi di dollari, mentre gli Usa hanno registrato un deficit di 727,9 miliardi di dollari. Secondo Jim O'Neill di Goldman Sachs la Cina sta rapidamente diventando il primo partner commerciale di grandi Paesi, come la Germania, la quale entro il 2020 esporterà in Cina il doppio di quanto invierà in Francia.

    inizio pagina

    Bilancio Ue. Parlamento europeo minaccia di votare contro senza una revisione fondi

    ◊   Cresce il malcontento nel Parlamento europeo per il bilancio 2014-2020 dell’Ue, approvato dai leader dei 27 Paesi comunitari, dopo una difficilissima trattativa che, per la prima volta, ha portato ad una contrazione dei fondi. Si rischia quindi una grave rottura istituzionale, dal momento che l’ultima parola sul bilancio dei prossimi sette anni spetta proprio all’Assemblea di Strasburgo. Diversi schieramenti parlamentari criticano i tagli alla crescita e all’innovazione e chiedono una revisione della distribuzione delle risorse. Il presidente del parlamento, Martin Schulz, promette battaglia contro un piano definito illegale. (M.G.)

    inizio pagina

    Usa: 13 vittime per la tempesta Nemo, in 450mila ancora senza luce

    ◊   Almeno 13 vittime e oltre 450mila abitazioni ancora senza corrente elettrica. È il bilancio del passaggio della supertempesta Nemo sul nord-est degli Stati Uniti. Le bufere di neve si sono spostate ora su tre province del Canada, dove si registrano due morti per incidenti d'auto nel sud dell'Ontario. Intanto negli aeroporti di New York e Boston sono ripresi i voli. In precedenza ne erano stati cancellati 4.700. Ripresi anche i collegamenti ferroviari tra New York e Washington. In Massachusetts è stato revocato il divieto di circolazione per le vetture private. Tuttavia l’allerta resta alta per la giornata di lunedì, quando una nuova tempesta invernale porterà bufere dal Colorado al Minnesota centrale. (M.G.)

    inizio pagina

    Vietnam. Il Seminario di Hô Chí Minh City compie 150 anni

    ◊   Un invito ai fedeli affinché celebrino la Quaresima come un momento di commemorazione per il 150.mo anniversario del Seminario maggiore “San Giuseppe” di Hô Chí Minh City: a lanciarlo è l’arcivescovo della città vietnamita, il card. Jean-Baptist Pham Minh Mân, in una Lettera pastorale pubblicata in questi giorni. Istituito nel 1863 dall’allora vicario apostolico di Cochinchine, mons. Lefebvre, il Seminario di Hô Chí Minh City ha formato, nel tempo, 1.402 sacerdoti, con una media di dieci all’anno; trenta di loro sono poi divenuti vescovi. “Queste cifre – scrive il card. Pham Minh Mân – dimostrano l’importanza del Seminario per la vita e la missione della Chiesa in Vietnam, soprattutto nella provincia ecclesiastica di Hô Chí Minh City”. A 150 anni dalla sua fondazione, continua l’arcivescovo, oggi l’Istituto continua a “portare avanti la sua missione e a rispondere ai bisogni spirituali della comunità cattolica, bisogni che sono in netto aumento”. Da sottolineare, inoltre, che il Seminario accoglie i candidati al sacerdozio provenienti non solo da Hô Chí Minh City, ma anche dalle diocesi di My Tho e Phu Coung, il che significa che per l’anno 2014-2015 vi saranno iscritti 180 seminaristi. Per facilitare, dunque, l’accoglienza dei futuri sacerdoti, sin dallo scorso anno sono stati intrapresi numerosi lavori di ampliamento e manutenzione della struttura. “Grazie alla generosità dei fedeli – scrive l’arcivescovo di Hô Chí Minh City – la metà delle costruzioni è stata ormai completata”. Di qui, l’invito ai fedeli affinché contribuiscano ai lavori di edificazione con i risparmi realizzati durante il periodo di Quaresima. Infine, il card. Pham Minh Mân suggerisce che l’anno 2013-2014 sia dedicato alle celebrazioni del Seminario. (I.P.)

    inizio pagina

    Vertice della Caritas sull'emergenza siriana. Il cardinale Sarah incontrerà i profughi

    ◊   Si terrà dal 20 al 22 febbraio ad Amman, presso la casa delle Suore del Rosario, l'assemblea annuale dei membri dell'organismo regionale di collegamento tra le 17 agenzie nazionali Caritas del Medio Oriente e del Nord Africa (Caritas MONA). Lo riferisce l'agenzia Fides. Quest'anno al centro della tre giorni ci sarà l'emergenza dei profughi fuggiti dalla Siria e ospitati – spesso in condizioni insostenibili – nei Paesi confinanti. All'incontro è annunciata tra gli altri la partecipazione del vescovo caldeo di Aleppo mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria, e del vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, presidente di Caritas Iraq. In quei giorni sarà presente alla conferenza di Amman anche il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Il 19 febbraio, prima dell'inizio del summit Caritas, il porporato incontrerà duecento famiglie di profughi siriani presso la parrocchia cattolica latina di Zarqa, ascoltando i loro drammatici racconti. Il 20 febbraio è annunciato anche un incontro di tutti i partecipanti al summit con il Re Abdallah II di Giordania. Durante le sessioni di lavoro, i rappresentanti delle diverse Caritas nazionali cercheranno di delineare strategie condivise davanti a una emergenza umanitaria che sta travolgendo i pur generosi programmi di soccorso messi in campo dalle organizzazioni assistenziali e caritative. I profughi siriani sono più di 350mila sia in Giordania che in Libano, e non meno di 150mila hanno trovato rifugio in Turchia. “Soltanto noi di Caritas Giordania”, dichiara all'agenzia Fides il direttore Wael Suleiman, “abbiamo assistito finora 75mila profughi. Si tratta di un lavoro immane, viste le nostre forze. E per le vite di tante persone travolte da questa tragedia, in questa situazione noi adesso rappresentiamo il volto della Chiesa. Mi auguro che su questo punto sia sempre più vigile la sensibilità dei cristiani in tutto il mondo”. (D.M.)

    inizio pagina

    Taiwan, dai cristiani 30 mila pasti gratis per i poveri

    ◊   In tutta Taiwan, 30 mila persone sfamate da organizzazioni cristiane che si occupano di aiutare i bisognosi. È il risultato di un’iniziativa lanciata in occasione dell’arrivo del nuovo ‘Anno del Serpente’ dalla Genesis Social Welfare Foundation (Gswf), che da anni lavora per assistere le fasce più povere e disagiate della popolazione. Padre Matthew, sacerdote ordinato due anni fa e membro della direzione della fondazione, ha raccontato la storia della Gswf ad AsiaNews. Cao Ching, cristiano evangelico e primo promotore di Gswf, 24 anni fa “ha avuto l’intuizione di unire le forze della gente di buona volontà, bussando alle loro porte in tutta Taiwan”. Primo obiettivo: occuparsi delle persone in stato vegetativo, appartenenti a famiglie indigenti, che non avevano i mezzi per sostenere le terapie. “Se riusciamo a prenderci cura del malato in stato vegetativo, la sua famiglia può sopravvivere”, è stato il motto di Ching. Le tappe successive sono state due: incentivare gli abitanti di ogni quartiere ad assistere i vicini in difficoltà e aprire 14 case di aiuto per persone in stato vegetativo. Nel tempo, la Gswf ha portato il suo aiuto anche ai senzatetto. Ching ha ricevuto il sostegno delle parrocchie cattoliche e, a sua volta, ha richiesto la presenza di membri della Chiesa nella direzione della fondazione, perché “il messaggio di condivisione di Gesù con i poveri è essenziale, in ogni impresa e attività che ha saputo realizzare a Taiwan”. Quest’anno, un banchetto si è tenuto in 14 diverse zone dell’isola. Il 5 febbraio, 2700 persone, distribuite su 200 tavoli, hanno preso parte all’evento organizzato a Taipei nella piazza della Libertà. Ognuno ha ricevuto gratuitamente il pranzo e una busta contenete 500 dollari taiwanesi (circa 17 dollari americani). Gli ospiti del pranzo erano prevalentemente famiglie povere, senza dimora, giovani madri sole senza possibilità economiche. “È incredibile – ha spiegato padre Matthew - vedere come si possa mobilitare tantissima gente, in aiuto a chi è in difficoltà”. "Se parli con Cao Ching – ha concluso - ti rendi conto che è una persona semplice: 25 anni fa vendeva biglietti vicino alla stazione, non era il dirigente di una grande società industriale. Ma aveva capito che, con una semplice idea, poteva dar forza al proposito di fare del bene, già presente nel cuore di tantissimi taiwanesi”. (V.C.)

    inizio pagina

    Africa occidentale: a Dakar i vescovi inaugurano la Quaresima “verde”

    ◊   Fede ed ecologia saranno i temi centrali della Quaresima di quest’anno in Africa occidentale. Lo annunciano i vescovi della Conferenza episcopale inter-territoriale di Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau in un messaggio intitolato “Sfide ecologiche alla luce della fede cristiana”. Secondo quanto riporta l’agenzia Fides, l’esortazione invita i fedeli a “interessarsi alla problematica ecologica e ambientale non solo perché questa concerne la sopravvivenza dell’umanità, ma anche perché interpella e stimola la fede cristiana, spingendola a riconsiderare la propria relazione con la Creazione e con il Creatore”. “L’esortazione - proseguono i presuli – si colloca nel quadro provvidenziale dell’Anno della Fede decretato da Papa Benedetto XVI”. I vescovi propongono misure concrete. A partire da questa Quaresima, ogni cristiano dovrà piantare e curare un albero, ogni anno. Giovani cattolici, nella veste di “leader ecologici” del quartiere, dovranno impegnarsi, insieme ad altri, a mantenere in ordine le strade e le piazze, promuovendo campagne periodiche di pulizia e abbellimento. Nella nota, i vescovi sollecitano i fedeli a rivolgere un’attenzione particolare alle chiese e ai luoghi di culto. “Sono luoghi sacri - affermano - che esigono un profondo rispetto”. (V.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 41

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.