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Sommario del 01/12/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: l’Avvento ci dona un orizzonte di speranza. Appello per la pace e l’accesso alle cure dei malati di Aids
  • Il Papa agli universitari: "Non siate spettatori, ma protagonisti delle sfide contemporanee!"
  • Le parole del Papa ci danno una marcia in più: così, i partecipanti ai Vespri degli universitari
  • Visita del Papa a una chiesa romana di periferia. Il parroco: evento straordinario per la nostra comunità
  • Il card. Filoni ai fedeli della Giamaica: "Non abbiate paura di rispondere alla chiamata di Gesù"
  • Oggi in Primo Piano

  • Thailandia: continuano le proteste, premier Shinawatra costretta a nascondersi
  • Presentato a Roma il Quadro Finanziario Europeo 2014-2020: nuovi investimenti in ricerca e infrastrutture
  • Giornata contro l'Aids. La denuncia di Msf: marcia indietro dei donatori internazionali a causa della crisi
  • Giornata di solidarietà col popolo palestinese. Pax Christi: la cultura al servizio della pace e della libertà
  • "Emergenza Sorrisi" rafforza l'impegno per i bambini con malformazioni facciali
  • Comunità di Capodarco: 20 anni di "Redattore sociale". In corso l'edizione 2013
  • Le spoglie di Don Bosco nel Nord Italia, ultima tappa di un pellegrinaggio mondiale
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Ucraina: nuove proteste pro-Europa, scontri tra manifestanti e polizia a Kiev
  • Iraq: 12 morti in un attentato contro un corteo funebre sunnita
  • Prato: almeno 5 morti nell'incendio di un capannone di una fabbrica
  • Croazia al voto per inserire il matrimonio uomo-donna nella Costituzione
  • Filippine: oggi la Colletta Cei per le popolazioni colpite dal tifone
  • “NourKids”: lanciato il primo canale satellitare arabo cristiano per ragazzi
  • Kosovo: secondo turno delle municipali, preoccupazioni per la sicurezza
  • La Chiesa di Papua Nuova Guinea rafforza la presenza sui media
  • L’Unione Cattolica Stampa Italiana premia i giornalisti che danno spazio alla speranza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: l’Avvento ci dona un orizzonte di speranza. Appello per la pace e l’accesso alle cure dei malati di Aids

    ◊   Il tempo di Avvento ci restituisce l’orizzonte della speranza. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro. Nella prima Domenica d’Avvento, il Papa ha quindi incoraggiato i fedeli a riscoprire la bellezza di essere in cammino verso l’incontro con Gesù ed ha invocato il dono della pace. E, nella Giornata mondiale contro l’Aids, il Pontefice non ha poi mancato di levare un forte appello affinché tutti i malati possano accedere alle cure di cui hanno bisogno. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Avvento, tempo di speranza. All’Angelus, Papa Francesco si sofferma sul cammino del Popolo di Dio verso l’incontro con Gesù e, nella Giornata mondiale contro l’Aids, leva anche un pressante appello in favore di chi, affetto da Hiv, la speranza rischia di perderla:

    “Esprimiamo la nostra vicinanza alle persone che ne sono affette, specialmente ai bambini; una vicinanza che è molto concreta per l’impegno silenzioso di tanti missionari e operatori. Preghiamo per tutti, anche per i medici e i ricercatori. Ogni malato, nessuno escluso, possa accedere alle cure di cui ha bisogno”.

    Prima delle parole in favore dei malati di Aids, il Papa aveva dunque sottolineato che con l’inizio dell’Avvento comincia un “nuovo cammino del Popolo di Dio con Gesù Cristo”. E’ un momento, ha osservato, che ha un “fascino speciale”:

    “Riscopriamo la bellezza di essere tutti in cammino: la Chiesa, con la sua vocazione e missione, e l’umanità intera, i popoli, le civiltà, le culture, tutti in cammino attraverso i sentieri del tempo”.

    Ma qual è, dunque, la meta di questo cammino, si chiede il Papa? Nell’Antico Testamento, ha sottolineato, si tratta di un “pellegrinaggio universale”, verso il Tempio del Signore, verso Gerusalemme:

    “La rivelazione ha trovato in Gesù Cristo il suo compimento, e il 'tempio del Signore', è diventato Lui stesso, il Verbo fatto carne: è Lui la guida ed insieme la meta del nostro pellegrinaggio, del pellegrinaggio di tutto il Popolo di Dio; e alla sua luce anche gli altri popoli possono camminare verso il Regno della giustizia, verso il Regno della pace”.

    Il Papa ha ricordato il passo del Profeta Isaia che guarda ad un tempo in cui le spade verranno spezzate e trasformate in aratri, in cui le nazioni vivranno in pace. Un passo che il Pontefice ha voluto ripetere due volte, per poi corredarlo di una sua riflessione:

    “Ma quando accadrà questo? Che bel giorno sarà quello nel quale le armi saranno smontate, per essere trasformate in strumenti di lavoro! Che bel giorno sarà questo! E questo è possibile! Scommettiamo sulla speranza, sulla speranza di una pace e sarà possibile!”

    “Come nella vita di ognuno di noi – ha constatato – c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della mèta della propria esistenza, così per la grande famiglia umana è necessario rinnovare sempre l’orizzonte comune verso cui siamo incamminati”:

    “L’orizzonte della speranza! Quello è l’orizzonte per fare un buon cammino. Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza, una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai!”

    Il modello di questo “atteggiamento spirituale”, ha detto, che è anche “un modo di essere e camminare nella vita è la Vergine Maria”, “una semplice ragazza di paese che porta nel cuore tutta la speranza di Dio”:

    “Nel suo grembo, la speranza di Dio ha preso carne, si è fatta uomo, si è fatta storia: Gesù Cristo. Il suo Magnificat è il cantico del Popolo di Dio in cammino, e di tutti gli uomini e le donne che sperano in Dio, nella potenza della sua misericordia. Lasciamoci guidare da lei, che è Madre, è mamma e sa come guidarci. Lasciamoci guidare da Lei in questo tempo di attesa e di vigilanza operosa”.

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    Il Papa agli universitari: "Non siate spettatori, ma protagonisti delle sfide contemporanee!"

    ◊   “Non siate spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei, non lasciatevi rubare l’entusiasmo”. Così, ieri pomeriggio, il Papa agli universitari degli atenei romani durante i primi vespri della prima domenica di Avvento. Dal Pontefice l’esortazione a non lasciarsi condizionare dall’opinione dominante e ad andare controcorrente rimanendo fedeli ai principi etici e religiosi cristiani. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Un forte appello a “non guardare la vita dal balcone”, ma a “stare lì dove ci sono le sfide del mondo contemporaneo perché “non vive chi non risponde alle sfide” inerenti i temi della vita, dello sviluppo, della lotta per la dignità delle persone, contro la povertà e a favore dei valori cristiani. Il Papa lo rivolge ai giovani universitari chiedendo loro di andare controcorrente, oltre l’ordinario, non rassegnarsi alla monotonia del vivere quotidiano, coltivare progetti di ampio respiro, non lasciarsi imprigionare dal pensiero debole e dal pensiero uniforme:

    "Se non vi lascerete condizionare dall’opinione dominante, ma rimarrete fedeli ai principi etici e religiosi cristiani, troverete il coraggio di andare anche contro-corrente".

    Il Pontefice si lascia guidare nella riflessione offerta ai giovani dalla parole di San Paolo ai Tessalonicesi: “il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione”. La pienezza della vita cristiana – constata – è “sempre insidiata dalla tentazione di cedere allo spirito mondano, per questo Dio ci dona il suo aiuto”. "La natura umana è debole e l’intervento di Dio in favore della nostra perseveranza è espressione della sua fedeltà". "Tale fiducia – avverte Papa Francesco – richiede però la nostra collaborazione attiva e coraggiosa”:

    "Cari giovani universitari, la vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del vostro Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei".

    No ad una globalizzazione intesa come omologazione - dice il Papa - sì alla vera globalizzazione che è “buona”, in quanto consente di mantenere peculiarità e caratteristiche proprie, senza abbassare il livello etico:

    "Il modello da seguire non è la sfera, in cui è livellata ogni sporgenza e scompare ogni differenza; il modello è invece il poliedro, che include una molteplicità di elementi e rispetta l’unità nella varietà".

    La “pluralità di pensiero e individualità – continua Papa Francesco - è riflesso della multiforme sapienza di Dio quando si accosta alla verità, alla bontà e alla bellezza con onestà e rigore intellettuale".

    Al Pontefice è giunto il saluto del rettore dell’Università di Roma Sapienza Luigi Frati e di una giovane studentessa. Al termine della celebrazione l’icona di Maria Sedes Sapientiae è stata consegnata dagli universitari brasiliani, che l’hanno custodita quest’anno, alla delegazione degli universitari francesi.

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    Le parole del Papa ci danno una marcia in più: così, i partecipanti ai Vespri degli universitari

    ◊   Erano migliaia i giovani che, ieri pomeriggio, hanno gremito festanti la Basilica di San Pietro per ascoltare le parole di Papa Francesco ai Primi Vespri della Prima Domenica d'Avvento. Ma cosa è rimasto nel loro cuore di questo incontro? Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro:

    R. - Di questo Papa colpisce molto come voglia ritornare sempre all’essenziale, cioè all’incontro con Cristo. Questo è il punto di partenza di tutto, della testimonianza nella nostra vita verso l’altro. Ma anche il fatto di una familiarità immediata con lui, anche quando si sta in grandi folle come questa, perché lui parla al singolo. E questa è una cosa che colpisce molto.

    R. - Le semplici parole che arrivano dritte al cuore di tutti, soprattutto mi ha colpito l’esempio che ha fatto con il senso della vita, dicendo: “Mai bisogna vivacchiare, ma sempre vivere una vita dignitosa e affrontare tutte le sfide”, il che per noi giovani è sempre un buon incoraggiamento, perché chiaramente ci possiamo abbattere durante il cammino dell’università, che è abbastanza difficile e rischioso.

    R. - La presenza di tutta questa gente è stata molto significativa: vedere tutti questi giovani, tanto impegno, tanta partecipazione da parte di tutti. Incontrare il Papa è sempre un’emozione e il fatto che lui si impegni e cerchi sempre di coinvolgere la gente, soprattutto i giovani, è una spinta in più, una marcia in più che ci spinge ad andare avanti.

    R. - L’impegno che bisogna mettere per fare le cose, per chi come me è in prima fila nell’impegno di far crescere le menti e il sapere delle persone. Come rettore di università, io credo che questo sia il messaggio più importante. Oggi è il momento di sporcarsi le mani, di stare in mezzo alla gente e lavorare per la gente!

    D. - Il Papa vi ha invitato ad andare controcorrente. Tu come rispondi alla sua esortazione?

    R. - In questi tempi è un po’ difficile. Il Papa dice “non state al balcone, ma mischiatevi tra la gente per portare la Parola del Signore”. Noi cerchiamo in tutti i modi, nonostante la società sia quella che sia. Magari siamo più tendenti ad omologarci agli altri… Noi cercheremo di seguire la Parola del Signore in tutti i modi.

    R. - Impegnandosi attivamente nella vita di tutti i giorni; credendo nei valori cristiani e soprattutto mettendoli in pratica giorno per giorno, affinché non rimangono, quindi, un qualcosa di distante dai giorni d’oggi, ma ci consentano di declinare al meglio le azioni che andiamo a compiere giorno per giorno.

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    Visita del Papa a una chiesa romana di periferia. Il parroco: evento straordinario per la nostra comunità

    ◊   Grande attesa in tutto il quartiere romano di Tor Sapienza che, oggi pomeriggio, accoglierà Papa Francesco. Il vescovo di Roma visiterà la Parrocchia San Cirillo Alessandrino, cuore cristiano di una zona periferica alle prese con mille difficoltà, acuite dalla crisi. Federico Piana ha chiesto al parroco don Marco Ridolfo di tracciare una carta d’identità della sua parrocchia e di raccontare i sentimenti con i quali i fedeli si preparano ad accogliere il Papa:

    R. – La parrocchia nasce una cinquantina di anni fa, inizialmente come cappella privata; poi, a questa cappella è stata unita una casa canonica; per i primi 50 anni è stata guidata dai Frati del Sacro Cuore di Timon David. Poi c’è stato questo grande cambiamento, sia da un punto di vista strutturale – perché la vecchia struttura è stata abbandonata in favore di una struttura più nuova e più grande – e poi, appunto, nell’agosto di quest’anno c’è stato il passaggio dai sacerdoti religiosi al clero diocesano.

    D. – In che tipo di quartiere è inserita la parrocchia?

    R. – Quando si pensa ai quartieri periferici, si parla sempre di difficoltà, ed effettivamente ci sono tante difficoltà. Poi, ovviamente, ci si è messa di mezzo la crisi, per cui ovviamente tutti ne risentono, tutti ne risentiamo, visto che naturalmente la parrocchia vive nel quartiere e vive del quartiere. Però a me piace pensare – e non perché voglia falsare la realtà – che comunque non ci sono soltanto problemi. Quando sono venuto qui, mi è stata presentata la storia di un quartiere problematico: ed effettivamente lo è. Però, insieme ai problemi c’è anche tanta voglia di crescere, tanta voglia di sperare, c’è tanta bontà, tanto desiderio di bontà da parte di persone che hanno conosciuto la durezza del vivere, e questa durezza non le ha trascinate nella tentazione di una chiusura, di un rapporto di sfiducia nei confronti della vita, nei confronti dell’altro. Anzi, è vero quanto si dice di solito: che chi ha conosciuto la povertà sa aiutare chi è nella povertà.

    D. – Come vi siete preparati per accogliere Papa Francesco?

    R. – E’ vero che abbiamo lavorato tanto, però è anche vero che questo lavoro, questo servizio non è circoscritto soltanto ad un evento. E’ bello vedere che sì, in questi giorni naturalmente – per ovvi motivi – il lavoro si è intensificato, però lo stesso servizio che stiamo vivendo in questi giorni lo vivevamo già un mese fa, due mesi fa, quando normalmente ci prepariamo per una funzione domenicale, quando prepariamo i bambini, quando la gente viene a pulire la chiesa … Noi, come dicevo prima, siamo una parrocchia che vive del quartiere e nel quartiere, quindi viviamo con quello che abbiamo, di quello che la gente può offrire in termini di servizio. E’ vero che c’è un impulso maggiore, però ciò che presentiamo al Papa è essenzialmente la realtà che noi viviamo di giorno in giorno, perché lui viene a conoscere la nostra vita, la nostra storia quotidiana. Non ci sarà niente di straordinario perché l’evento è già di per sé straordinario così come straordinaria è la vita della parrocchia! E questa offriamo, senza nessuna finzione: il Papa riceverà una fotografia di quello che normalmente noi viviamo di domenica in domenica …

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    Il card. Filoni ai fedeli della Giamaica: "Non abbiate paura di rispondere alla chiamata di Gesù"

    ◊   “Il mondo ha bisogno della Buona Notizia di Gesù Cristo e noi siamo coloro che sono inviati ad annunciarla”. Il tema dell’attesa, centrale in questo periodo di Avvento, è stato ricordato dal card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, durante l’omelia della Messa celebrata oggi nella cattedrale di Kingston, in Giamaica. Il porporato, in visita pastorale nelle Antille, ha voluto ricordare anche alcune “sfide” che la Chiesa locale si trova ad affrontare: la diffusione “di una visione del mondo secolarista, che relativizza la Fede” e “la presenza dei poveri, che non hanno ricevuto i benefici economici dello sviluppo”. Di qui l’esortazione del cardinale, rivolta specialmente ai giovani: “Non abbiate paura di rispondere alla voce di Gesù, che vi chiama a offrire le vostre vite al suo servizio!” Celebrando l’ordinazione sacerdotale di un diacono, poi, il cardinale Filoni ha rammentato l’invito di Papa Francesco ai pastori, perché abbiano “l’odore delle proprie pecore”, e ha aggiunto che questo può essere riconosciuto “nello zelo pastorale, nell’integrità personale, nella povertà, nell’obbedienza e nella fedeltà alla promessa del casto celibato”. Celebrando nella liturgia anche la conclusione dell’Anno della Fede, il porporato ha infine ringraziato i vescovi, i sacerdoti e i fedeli giamaicani per il loro servizio alla Chiesa, invitandoli ad essere “sempre fedeli a Cristo”. (D.M.)

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    Oggi in Primo Piano



    Thailandia: continuano le proteste, premier Shinawatra costretta a nascondersi

    ◊   Si infiamma la situazione in Thailandia, dove circa 30 mila manifestanti sono scesi in piazza anche oggi contro il governo guidato da Yingluck Shinawatra, sorella dell’ex premier Thaksin, a sua volta deposto nel 2006. Negli scontri della scorsa notte almeno 4 persone hanno perso la vita e oggi la stessa Shinawatra è stata costretta a rifugiarsi in un luogo ancora ignoto. Il servizio di Davide Maggiore:

    I manifestanti hanno fatto irruzione nell’edificio in cui si trovava il primo ministro, ma Shinawatra è stata messa in salvo dalle forze dell’ordine, che l’hanno portata in una località segreta. Ora l’intera area di Bangkok in cui si trovano il palazzo del governo e quelli ministeriali è circondata da un cordone di poliziotti e blindati, e i manifestanti hanno tentato a più riprese di forzare il blocco, respinti, qui e in altre parti della città, dalla polizia con idranti e lacrimogeni. I leader della protesta hanno chiesto ai loro sostenitori di dirigersi verso le sedi del governo, di alcuni ministeri e di vari canali televisivi, per paralizzare il Paese. Alcuni edifici sono già stati occupati dai manifestanti durante la settimana, e oggi i dimostranti avrebbero preso il controllo anche dell’emittente statale PBS, secondo fonti dell’azienda e della polizia. Il fronte degli antigovernativi, a sua volta, ha dichiarato quello di oggi ‘il giorno della vittoria’ e proclamato per domani lo sciopero generale: l’intenzione dei dimostranti è di restare in piazza fino al rovesciamento del governo di Shinawatra, che considerano di fatto guidato da Thaksin, il fratello – in esilio - del premier.

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    Presentato a Roma il Quadro Finanziario Europeo 2014-2020: nuovi investimenti in ricerca e infrastrutture

    ◊   Dopo 2 anni di negoziati, il Parlamento Europeo il 20 novembre scorso ha approvato l’accordo politico, raggiunto a giugno con il Consiglio, sul Bilancio europeo 2014-2020. Il quadro finanziario pluriennale traduce in termini finanziari le priorità politiche dell’Unione per una durata di 7 anni, e prevede 152 miliardi di Euro in stanziamenti di impegno e 144 miliardi di Euro in stanziamenti di pagamento; cifre enormi, messe a disposizione dai 28 Stati dell’Unione, ma che rappresentano solo l’1% del Pil di ogni singolo Stato. Particolarmente importanti le risorse destinate alla competitività, alla coesione sociale, all’istruzione e all’occupazione giovanile. Il quadro finanziario pluriennale e il bilancio europeo sono stati presentati nei giorni scorsi a Roma da Silvano Presa, direttore presso la Direzione generale Bilancio della Commissione Europea. Salvatore Sabatino lo ha intervistato:

    R. - Il bilancio europeo è un bilancio fondato per la maggior parte da investimenti a favore dei Paesi meno sviluppati: ci sono interventi di politica sociale; ci sono aumenti in valore assoluto per quanto riguarda le infrastrutture e la politica di ricerca. Quindi, crea le condizioni per un rilancio dell’attività economica. In più, sul piano sociale, c’è un programma specifico a favore dell’occupazione giovanile che si accompagna al fondo sociale europeo, che ha come obiettivo in particolare di tutelare e stimolare la situazione delle fasce meno favorite della popolazione.

    D. – Rispetto a quella che è la piattaforma per la povertà - uno strumento che ha l’Unione Europea per intervenire proprio sulle fasce più deboli - ci sono novità al riguardo?

    R. – Più che una novità specifica, c'è lo sforzo congiunto dei vari strumenti che riguardano l’intervento nel campo dell’istruzione, della formazione, dell’accompagnamento delle fasce di popolazione più svantaggiate; ma anche opportunità di sviluppare la crescita economica e quindi dare più opportunità all’insieme della popolazione, di cui possono trarre vantaggio anche le fasce più deboli all’interno di ogni paese.

    D. – Mi vorrei soffermare con lei su di un caso specifico, quello della Grecia, il Paese in questo momento più in difficoltà nell'Unione Europea. Sono in programma interventi particolari?

    R. – La Grecia continuerà a beneficiare di stanziamenti ingenti per la “politica di coesione”, quindi per il Fondo di Sviluppo Regionale, fondo sociale. A livello dell’Unione Europea ci sono stati anche interventi per cercare di ristabilizzare le finanze pubbliche della Grecia; in più - essendo un Paese esposto alle pressioni dei flussi migratori - ci sono interventi in favore della Grecia per la capacità di gestire questi flussi che hanno un impatto anche per il resto dell’Unione Europea. Quindi, c’è uno sforzo di accompagnamento della crisi in Grecia che dovrebbe facilitare il rilancio della situazione economica.

    D. – L'Euro-scetticismo sta aumentando sempre più nell’Unione Europea. Una sua valutazione personale su cosa si può fare per far arrivare l’Unione Europea nelle case dei cittadini europei, e non considerarle sempre istituzioni lontane…

    R. – Dal punto di vista del bilancio europeo, l’obiettivo è quello di favorire le condizioni per un rilancio economico. Le politiche europee servono anche a tutelare i cittadini nel campo della protezione dei consumatori; per la mobilità all’interno dell’Unione Europea; per garantire anche la sicurezza dei cittadini nel campo, per esempio, della protezione alimentare e anche per quanto riguarda altre politiche, per esempio, quelle per la mobilità di studenti e ricercatori… Quindi, l’Unione Europea interviene su vari campi e su vari livelli in cui le attività quotidiane dei cittadini sono rispecchiate. Evidentemente riguarda anche l’attività in campo nazionale, è un po’ il sistema politico, ma anche di informazione di divulgare di più questo impatto. Comunque i soldi che vengono utilizzati nel bilancio europeo non vanno a Bruxelles ma la maggior parte rientra negli Stati membri.

    D. – Non è il “nemico” in casa…

    R. – No. Non è il “nemico” in casa, al contrario. Non è una potenza straniera; tutte le decisioni vengono prese da parte degli Stati membri, democraticamente eletti da parte del Parlamento europeo, eletto in modo diretto. Quindi, riflette la volontà comune del servizio dei cittadini italiani e degli altri Paesi.

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    Giornata contro l'Aids. La denuncia di Msf: marcia indietro dei donatori internazionali a causa della crisi

    ◊   Nel mondo, alla fine del 2012, erano 35 milioni e 300 mila le persone sieropositive, la maggior parte delle quali nel continente africano. Oggi, nella Giornata mondiale contro l’Aids, si vuole ricordare come, nonostante gli evidenti progressi, a tutt’oggi sia questo il killer numero uno delle giovani donne in età fertile, e non soltanto in Africa, ma a livello globale. Una preoccupazione espressa anche dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l'occasione. Slogan della giornata di quest’anno è “No alle discriminazioni”, perché nel mondo stigma, pregiudizio ed emarginazione sono ancora presenti. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Si è davvero in una fase discendente dell’epidemia da HIV-AIDS, da trent’anni a questa parte, sia nel numero di nuove infezioni, sia nel numero di morti, almeno in alcune aree del pianeta. Unaids, il programma delle Nazioni Unite di lotta a questa malattia, nel suo report ci dice che nel 2012 le nuove infezioni sono state 2 milioni e 300 mila, con un calo del 33 per cento dal 2001; che le morti correlate all’AIDS sono state 1milione e 600 mila, scese del 29 per cento dal 2005 e che le nuove infezioni nei bambini sono state 260 mila, segnando un -52 per cento dal 2001. Un quadro globale positivo, ma che, analizzato nel dettaglio, ci dimostra come in realtà i progressi siano stati compiuti in alcuni Paesi ma non in altri. "Medici Senza Frontiere" fornisce il trattamento a 280 mila persone affette da HIV/Aids in 21 Paesi del mondo. Il commento di Stella Egidi, responsabile medico di "Medici Senza Frontiere Italia":

    "Vi sono dei Paesi che hanno fatto enormi progressi, sono soprattutto i Paesi del Sud dell’Africa, che sono quelli che hanno messo in atto programmi e strategie di lotta all’epidemia più precocemente. Ma ce ne sono ancora molti altri – soprattutto quelli della fascia centrale dell’Africa occidentale – nei quali i programmi di lotta sono stati avviati con molto più ritardo e con molte più difficoltà. Noi abbiamo gli esempi di alcuni Paesi nei quali lavoriamo: Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Guinea, dove si assiste purtroppo ancora ad una estrema carenza di accesso al trattamento per le persone che ne avrebbero bisogno: sia pazienti già infetti, che mamme sieropositive per le quali sarebbe ovviamente necessario un trattamento per prevenire, appunto, l’infezione del bambino".

    Oltre a quelli citati dalla Egidi, altri Paesi dove la maggior parte delle persone che ne avrebbe urgente bisogno resta fuori dal trattamento sono la Nigeria, il Sud Sudan, il Myanmar. Il Paese ad avere uno dei tassi di mortalità materna più alto è il Lesotho dove, spiega MSF, “la copertura antiretrovirale per le donne incinte è scesa dal 76 per cento nel 2011 al 58 per cento nel 2012”. Ancora la Egidi:

    "Per quanto riguarda i Paesi dove ci sono stati maggiori successi, questi sono legati ovviamente ai grossi numeri che quindi hanno comportato la presa di coscienza da parte dei governi del fatto di avere in casa una vera e propria bomba ad orologeria, ecco che quindi ci sono state una risposta ed una reattività maggiori. Anche da parte della società civile. Negli altri Paesi, purtroppo, questo non è avvenuto per scarsità di risorse, spesso anche per problemi culturali, legati anche sostanzialmente al fatto che trattandosi di numeri minori colpiti dall’infezione, l’epidemia è stata percepita come un’emergenza di più scarsa rilevanza".

    Con uno sguardo alla mappa fornita da Unaids, si coglie un drammatico aumento di nuove infezioni, pari al 50 per cento in più rispetto al 2001, in Medio Oriente e nel Nord Africa, regioni dove il numero dei morti, nello stesso lasso di tempo, è più che raddoppiato:

    "In questi Paesi c’è stato un ritardo nella presa di coscienza, relativa appunto all’emergere dell’epidemia; vi è sicuramente un problema culturale e anche sociale di negazione dell’epidemia stessa e della malattia, ed è estremamente difficoltoso anche semplicemente avere cifre realistiche dell’epidemia, proprio perché non c’è stata un’attenzione da parte dei governi e dei ministeri della salute, e quindi non c’è stato un sistema di sorveglianza che abbia consentito, appunto, di avere cifre chiare. Ci sono Paesi come il Sudan per i quali si hanno delle stime, ma non si ha assolutamente nessun tipo di dato realistico relativamente al numero di persone infette".

    Nel 2012 sono state 9 milioni e 700 mila le persone che hanno avuto accesso ai trattamenti. L’Oms nel 2013 ha emanato nuove linee che raccomandano per i sieropositivi un inizio di terapia il più anticipato possibile, per prevenire l’immunodepressione, per garantire la sopravvivenza al maggior numero possibile di persone. Eppure oggi sono 18 milioni i sieropositivi che non hanno accesso alle cure. “Ogni giorno 4 mila persone, la maggior parte nei Paesi in via di sviluppo – denuncia la Egidi – continuano a morire inutilmente a causa della malattia”:

    "Ovviamente, il fattore che più di tutti condiziona quello che sta accadendo nei Paesi in via di sviluppo è sempre legato alla carenza di finanziamenti da parte dei donatori internazionali. A seguito della crisi economica, ma anche a seguito di una serie di decisioni politiche, si è assistito ad una vera e propria marcia indietro da parte dei donatori internazionali. Pensiamo al Global Fund, il fondo mondiale di lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria: negli ultimi anni ha fatto una marcia indietro che ha comportato, di fatto, per questi Paesi la necessità di dover tagliare i programmi di cura, il che ha comportato: nuove persone infettate che non hanno avuto la possibilità di curarsi, l’interruzione del trattamento per coloro che già erano sotto trattamento".

    Si stima che per il 2015 saranno necessari oltre 20 miliardi di dollari per rispondere all’HIV. La preoccupazione della comunità internazionale e delle organizzazioni come MSF è che durante la riunione per il quarto rifinanziamento del Fondo Globale, prevista negli Stati Uniti il 2 e 3 dicembre, i donatori non riusciranno a destinare i miliardi necessari alla ricostituzione del Fondo, con gravissime conseguenze sui Paesi in cui l’Hiv/Aids è endemico.

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    Giornata di solidarietà col popolo palestinese. Pax Christi: la cultura al servizio della pace e della libertà

    ◊   "Artists to resist": è il Convegno che Pax Christi Italia ha tenuto, ieri, al Teatro Stimate di Verona in occasione della Giornata di solidarietà col popolo palestinese, celebrata dall’Onu ogni anno a fine novembre. L’iniziativa è stata dedicata alla cultura palestinese in tutte le sue forme espressive. Da Verona, il servizio della nostra inviata Giada Aquilino:

    E’ tanto travagliata quanto profonda, viva, multicolore. È la cultura palestinese, che a Verona, con Pax Chrtisti Italia, ha fatto sentire la propria voce. Letteratura, architettura, teatro, cinema, musica, insieme per la Giornata di solidarietà col popolo palestinese. Oggi otto milioni di persone rivendicano il proprio diritto ad essere palestinesi. Come Ibrahim Nasrallah, poeta e scrittore, nato in un campo profughi:

    (Parole in arabo)
    "Nelle sue opere racconta di un popolo che vive nelle tende, con il freddo, con la mancanza di acqua e cibo. Eppure dalla sua penna nascono poesie come ‘Amore’, in cui un uomo e una donna camminano e ridono e 'l’erba apre un sentiero al loro passaggio e quando il sole splende - scrive - a loro, per primi, si inchina'”.

    Certo, la realtà è fatta di volti e storie di tanti palestinesi provati per esempio dal muro di separazione tra Israele e i Territori, dai check point, dalle privazioni quotidiane, ma anche di quegli israeliani che cercano sinceramente la pace, come ha spiegato Tommaso, 19 anni, scout padovano, rientrato da un campo itinerante in Cisgiordania e Israele. La storica dell’arte Carla Benelli, dell’Associazione Terra Santa dei padri francescani della Custodia, ha invece parlato di un progetto per i giovani, nato dalle intuizioni dell’archeologo padre Michele Piccirillo, scomparso nel 2008:

    R. - Il nostro compito è quello di fare in modo che il patrimonio, l’immenso patrimonio culturale della Palestina storica, che in parte è oggi all’interno dei Territori palestinesi, possa essere salvato, conservato e valorizzato dalla popolazione locale. Quindi formiamo dei ragazzi e delle ragazze del luogo alla conservazione del patrimonio. In particolare abbiamo avviato i lavori soprattutto per la conservazione del mosaico, perché la cosa migliore per conservare questo patrimonio è fare in modo che la popolazione locale ne capisca il valore.

    D. - Lei, al convegno, ha sottolineato che è anche una risorsa economica questo grande patrimonio…

    R. - Per i Territori palestinesi è sicuramente la principale risorsa: da sempre questi territori sono meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. I Territori palestinesi conservano dei luoghi di straordinaria importanza per l’umanità. Le persone vanno a visitare questi luoghi e bisogna conservarli, mantenerli e questo è un onere molto importante, ma è anche una risorsa, una risorsa economica fondamentale per il Paese. Non ne ha molte altre! Partiamo dal Santo Sepolcro e andiamo alla Chiesa della Natività a Betlemme; parliamo di Gerico, una delle città più antiche del mondo; parliamo del Monte degli Ulivi, con tutte le sue chiese; parliamo del Duomo della Roccia, che è il santuario islamico più antico del mondo; parliamo di Hebron, di Nablus. Sono infiniti… Il valore storico, archeologico, spirituale di questi luoghi è immenso.

    Dall’archeologia al teatro, a Verona è stato rappresentato lo spettacolo ‘La terra delle arance tristi’, di Ghassan Khanafani, regia di Patrizia De Martino. La riflessione dell'attore, Omar Suleiman:

    R. - Racconta della cacciata dei palestinesi. Il ricordo di questo ragazzino quando la famiglia emigra dalla città di Acca per andare in Libano e quindi nei campi dei rifugiati. Lo ricorda attraverso il gesto di un padre che, attraversando il confine con il Libano, si compra un’arancia e questa arancia diventa il tormento di questa famiglia.

    D - Quanto è importante, come attore, comunicare l’espressione della cultura palestinese?

    R. - E’ importantissimo, perché riesce a comunicare una cultura importante, radicata. La Palestina, n questo senso, è molto, molto ricca.

    Dando appuntamento alla prossima edizione della Giornata di solidarietà col popolo palestinese, a Lucca nel 2014, don Nandino Capovilla – referente per la Palestina e Israele di Pax Christi Italia – ha voluto sottolineare l’importanza della cultura come veicolo di speranza:

    R. - Perché cultura vuol dire popolo, vita quotidiana, popolo che ha le radici che affondano esattamente nella loro terra, come quelle degli ulivi secolari, delle famiglie delle nostre parrocchie che visitiamo con i nostri pellegrinaggi. Quindi un popolo resiste con questa scoperta di radici che non sono morte, ma che continuano ad irrorare vitalità, voglia non solo di resistere ad una oppressione, ma soprattutto di sognare veramente - con un sogno diurno - una possibilità che un giorno anche la terra di Palestina e la terra di Gesù siano veramente abitate da due popoli che vivono insieme sulla stessa terra.

    D. - Avete detto che tra i parroci, tra i cristiani mediorientali c’è attesa di una visita del Papa?

    R. - Questa richiesta di poter aspettarlo non in un viaggio "classico", come quelli dei capi di Stato, ma proprio visitare le parrocchie: lì il Papa, senz’altro, sarebbe attento come già ci sta facendo vedere a far sì che non ci sia anche qui uno scarto degli ultimi.

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    "Emergenza Sorrisi" rafforza l'impegno per i bambini con malformazioni facciali

    ◊   Nei Paesi più poveri sono migliaia i bambini affetti da malformazioni facciali e ustioni, che sono spesso esclusi dalla vita sociale della comunità. “Emergenza sorrisi”, un’organizzazione non governativa composta da medici volontari, si reca in Paesi come Etiopia, Benin e Iraq per operarli e restituire loro il sorriso. In questi giorni, e fino all’8 dicembre, è inoltre in corso la campagna di raccolta fondi “Adotta un sorriso”. Il dott. Fabio Massimo Abenavoli, presidente dell’associazione, spiega al microfono di Maria Cristina Montagnaro, di cosa si tratta:

    R. - In questi giorni, noi abbiamo un’importante iniziativa di raccolta fondi attraverso l’sms solidale, per cui è possibile mandare un messaggio utilizzando il numero 45509 al quale hanno aderito tutte le compagnie telefoniche. In questo modo si può contribuire alle nostre azioni umanitarie a favore dei bambini con difficoltà. Si può contribuire attraverso un euro! Le migliaia di persone che contribuiscono ci consentono di aiutare tanti bambini.

    D. - Qual è la situazione che trovate nei Paesi dove andate ad operare?

    R. - È una situazione di grande difficoltà, di grande deficit. Dal punto di vista sanitario e sociale c’è una grossa sofferenza. La situazione per queste famiglie con bambini che hanno un labbro leporino, un deficit del volto o una stigmate molto marcata che rende anche difficile l’alimentarsi - in caso per esempio di palatoschisi alimentare i bambini tendono purtroppo ad avere gravissime infezioni - è ancora più drammatica.

    D. - Nelle vostre missioni non operate soltanto i bambini, ma cercate di formare il personale locale …

    R. - Sì, per noi è fondamentale. Formare i medici e entusiasmarli a quella che è la nostra azione, al nostro desiderio di ridare il sorriso a questi bambini è proprio uno dei pilastri della nostra azione; quindi bisogna che sia un’azione continua. Abbiamo dei progetti triennali di solito e torniamo in questi Paesi due o tre volte. In Benin siamo già stati tre volte; andremo nel Burkina Faso - un Paese nuovo per noi - dove c’è una grossa necessità per portare avanti un progetto triennale. Oggi la vera cooperazione è quella che viene fatta sul posto, dove si rendono autonome le persone e si rendono più forti le associazioni locali.

    D. - … affinché abbiano anche un seguito le vostre missioni …

    R. - Sì, assolutamente. La missione chirurgica come si intendeva una volta, cioè andare lì, operare e poi tornare a casa non ha più senso. Ormai ci si è resi conto che, anzi, a volte è anche dannoso perché crea della aspettative che poi non possono essere ottemperate. Abbiamo dei programmi, dei progetti, la telemedicina grazie alla quale possiamo assistere i medici locali - in particolare nei centri - per dare una risposta immediata; ma, sono sempre delle forme di coinvolgimento diretto delle strutture locali.

    D. - La vostra organizzazione si chiama proprio “Emergenza sorrisi”: per quale motivo?

    R. - L’idea è stata quella che c’è sempre un’emergenza di sorrisi nel mondo, ancora di più in questi momenti di crisi e la nostra azione è un’azione rapida, veloce. Noi abbiamo un’organizzazione molto snella, siamo in grado di rispondere a queste emergenze, a questa richiesta di nuove sorrisi, e quindi abbiamo pensato di unire l’emergenza sorrisi come conseguenza logica.

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    Comunità di Capodarco: 20 anni di "Redattore sociale". In corso l'edizione 2013

    ◊   Ventesima edizione quest’anno, presso la Comunità di Capodarco di Fermo, del seminario di formazione per giornalisti sui temi del disagio e della marginalità. Il titolo è: "La sostanza e gli accidenti. Giornalisti in cerca dell’essenziale e le trappole della transizione”. A promuovere l’iniziativa l’Agenzia "Redattore sociale". Oltre 6 mila gli operatori dell’informazione che hanno frequentato in questi anni il seminario, dagli studenti delle scuole di giornalismo ai professionisti in cerca di una chiave di lettura competente sulle problematiche del sociale. Ma che cosa si è voluto proporre in particolare in questa edizione? Al microfono di Adriana Masotti, Stefano Trasatti, direttore dell’Agenzia:

    R. – Questo titolo è molto legato – appunto – ai 20 anni perché ci siamo accorti che in questi 20 anni, in molti ambiti – forse in tutti – sono iniziate delle transizioni che non sono finite. Quindi è proprio da questo punto di vista un ventennio cruciale, per esempio per la stessa informazione, con l’avvento di Internet; oppure, sul welfare: il welfare europeo, che era nato ai primi del Novecento, comincia a non tenere più. Oppure, nel lavoro, nella scuola … e nelle transizioni c’è del polverone, perché succedono tante cose e pochissimi sono in grado di capire cosa succederà quando quel polverone si depositerà … Per i giornalisti, la faccenda diventa più ardua, perché per definizione dovrebbero scrivere quello che sta succedendo, ma spesso se c’è la povere si rischia di prendere delle cantonate, di rappresentare come importanti cose che invece sono effimere: ecco, cerchiamo di ragionare di questo, posto che un seminario di tre giorni riesca a rispondere a questa domanda …

    D. – Sono pochi tre giorni, ma voi sono 20 anni che insistete a cercare di formare i giornalisti proprio sui temi del disagio e della marginalità … Se volessimo fare un bilancio di questa esperienza, che cosa sarebbe possibile dire?

    R. – Il bilancio lo abbiamo fatto in un libro che, da una parte, racchiude oltre 200 citazioni ci alcuni degli ospiti che sono passati qui, a Capodarco; dall’altra, i programmi delle 42 edizioni dei seminari di Capodarco: perché qui a Capodarco ne sono state fatte 20, però questi seminari di “Redattore sociale” sono stati fatti anche in altre sei città. Il bilancio, numericamente, è stato un successo, perché a tutte queste edizioni hanno partecipato oltre 6.500 persone. Quindi, possiamo dire che in vent’anni si è creata una specie di comunità trasversale di giornalisti che magari sono venuti qua da giovani, poi hanno anche acquisito posti di potere nell’informazione e con l’esperienza di Capodarco hanno portato nelle redazioni, nella loro pratica quotidiana, attenzioni e sensibilità che non sono affatto scontate. Noi lo abbiamo avvertito andando a guardare, per esempio, il linguaggio che si usava 15-20 anni fa su temi come la disabilità, l’immigrazione o la povertà e quello che si usa oggi che, anche se non perfetto, è comunque più attento. Un altro bilancio positivo sta proprio in queste citazioni di cui parlavo prima, che sono di grandi giornalisti, di grandi intellettuali e tutti convergono su un certo approccio al giornalismo: per esempio, l’appello all’approfondimento e allo studio costante, l’esortazione ad entrare dentro alle storie senza averne paura; poi, anche il riconoscimento che la professione è difficile, però va giocata e va praticata fino in fondo, senza alibi. E poi, l’invito all’ascolto reciproco tra operatori sociali e giornalisti. Ecco, mi sembra che questi messaggi stiano passando sempre di più, anche nella rappresentanza ufficiale della professione.

    D. – Vent’ anni fa, c’erano la stampa, la tv e le radio: in che modo vi siete poi confrontati con l’imporsi di nuovi mezzi di comunicazione, in particolare Internet?

    R. – Noi abbiamo affrontato qui, a Capodarco, e nelle altre città il tema del cambiamento del giornalismo in più occasioni e in tutte le salse; però noi da sempre insistiamo sui contenuti, sulle competenze, sulle sensibilità che bisogna avere, perché quando si parla di temi sociali, ci vuole un’attenzione in più: questi temi non hanno uffici stampa o politici o persone potenti che alzano il telefono e dicono: “Qui hai scritto male”. Qui non telefonerà nessuno, e quindi il giornalista deve avere un’attenzione in più. E’ su questo che ci si deve concentrare.

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    Le spoglie di Don Bosco nel Nord Italia, ultima tappa di un pellegrinaggio mondiale

    ◊   Grande festa per i salesiani e per tutta la Chiesa del Triveneto, che dal 21 novembre scorso e fino al 13 dicembre accoglie le spoglie di Don Bosco in previsione del bicentenario dalla nascita che si celebrerà nel 2015. L’urna in vetro che custodisce le spoglie è partita da Torino nel 2009 e, dopo aver attraversato i cinque continenti, concluderà il suo lungo viaggio a fine febbraio nel Nord Italia. Sul significato di questo pellegrinaggio e sul carisma del “santo dei giovani”, Antonella Pilia ha sentito don Filiberto Gonzàles, responsabile dell’ufficio comunicazione sociale dei salesiani:

    R. - Penso che il passaggio dell’urna in tutto il mondo ha innanzitutto risvegliato il cuore dei salesiani affinché diventino più fedeli al carisma e alla vocazione che abbiamo ricevuto dalla Chiesa: consegnare a Dio la vita dei giovani. Inoltre, ha risvegliato e ha fatto nascere in tanti giovani la vocazione come per dire: “Anche io vorrei diventare come Don Bosco!”.

    D. - Le spoglie di Don Bosco hanno fatto il giro dei cinque continenti, toccando 130 Paesi del mondo. Come sono state accolte dai fedeli?

    R. - È stata un’accoglienza bellissima, sempre piena di gioia e di attesa. Ovunque le aspettative sono state superate. In un Paese orientale, il governo non ha lasciato uscire le spoglie dall’aeroporto perché era vietato. Allora più di diecimila persone si sono spostate dal centro della città, dove c’era la cattedrale, per andare in pellegrinaggio fino all’aeroporto. Quando le autorità hanno visto queste persone, hanno detto: “Lasciamo uscire le spoglie!”. Molti giovani si sono convertiti.

    D. – Questo pellegrinaggio, tra l’altro, anticipa e prepara al bicentenario dalla nascita del Santo nel 2015…

    R. - Non è soltanto il "giro dell’urna". In tre anni abbiamo preparato il pellegrinaggio a conclusione di questo bicentenario. Il primo anno di preparazione lo abbiamo dedicato alla storia e alla conoscenza di Don Bosco, perché abbiamo bisogno di approfondire di più la sua storia per capire come Dio ha agito nella sua vita e nella sua missione. Il secondo anno, lo abbiamo dedicato alla sua pedagogia e adesso stiamo celebrando la sua spiritualità.

    D. - Don Bosco è considerato “il santo dei giovani”. Per loro aveva una particolare predilezione e proprio i ragazzi si stanno maggiormente mobilitando per questo evento. Vogliamo ricordare la figura di questo grande santo?

    R. - La vita di Don Bosco non si comprende mai senza la sua consegna di vita ai giovani, specialmente ai più poveri, quelli che erano nella strada, quelli che avevano problemi, che non avevano un padre, un maestro, un amico… Lui era diventato padre, amico e maestro. Quando è cominciato questo giro dell’urna, un ragazzo che non sapeva niente di Don Bosco guardava come andavano in pellegrinaggio le migliaia di giovani, di persone, e mi ha chiesto: “Chi è questo?”, ed io “È Don Bosco. Tu non lo conosci?”, e lui: “No, non lo conosco, ma sento che mi ama!”. E si è messo a piangere! Questa è un’esperienza che ho vissuto in Sud America. È bellissimo vedere come i giovani si sentano amati ancora da Don Bosco, vivo tra di loro.

    D. - Avete idea di quante persone abbiano finora seguito questo pellegrinaggio?

    R. - Sono migliaia e migliaia! Siamo più di 15.500 salesiani e oltre a noi ci sono migliaia, milioni di giovani nelle scuole e negli oratori di tutti il mondo, in 130 Paesi… Non è possibile contare tutti i giovani che hanno seguito il passaggio dell’urna di Don Bosco, e soprattutto che hanno sentito che Don Bosco è vivo! Ecco, Don Bosco li ama con il cuore di Gesù buon pastore. È questa la cosa più bella!

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Ucraina: nuove proteste pro-Europa, scontri tra manifestanti e polizia a Kiev

    ◊   Non si fermano in Ucraina le proteste contro il congelamento dell’accordo di associazione e di libero scambio con l’Unione Europea: decine di migliaia di manifestanti pro-Europa sono in marcia a Kiev. Il tribunale della capitale ha deciso, oggi, di vietare le manifestazioni in piazza Maidan, simbolo della protesta, e in altre aree della città, ma i dimostranti hanno ignorato il divieto: scontri con la polizia sono in corso davanti al palazzo presidenziale. Ieri, la leader dell'opposizione Yulia Timoshenko, da tempo in carcere, aveva invitato i manifestanti a non lasciare le piazze, mentre il presidente Yanukovich si è detto “oltraggiato” dalle violenze avvenute durante le proteste, chiedendo un’indagine per individuare i colpevoli. L’Unione Europea aveva già condannato l'uso "eccessivo e ingiustificato della forza da parte della polizia locale. Per quanto riguarda i rapporti con Bruxelles, Yanukovich ha dichiarato oggi che farà “tutto il possibile” per avvicinare il suo Paese all’Unione, ma ha detto che un’integrazione dovrà avvenire considerando l’Ucraina “un partner da rispettare”. E nelle stesse ore il premier Mikola Azarov ha annunciato che il presidente ha in programma un viaggio in Russia, dove firmerà un accordo per “ripristinare relazioni commerciali ed economiche regolari”. (D.M.)

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    Iraq: 12 morti in un attentato contro un corteo funebre sunnita

    ◊   È di almeno 12 vittime il bilancio dell’attentato suicida che, in Iraq, ha colpito un corteo funebre a Muqdadya, 80 chilometri a nord est di Baghdad. Un kamikaze si è fatto esplodere mentre stava per avvenire la sepoltura di un importante esponente islamico sunnita, morto sabato sera in un altro attentato. La famiglia cui l’uomo apparteneva si è schierata con il governo del premier Nouri al-Maliki, sciita, nella lotta contro i miliziani qaedisti presenti nel Paese. Altri leader sunniti filo-governativi erano stati, in passato, vittime di attacchi da parte di al-Qaeda per questo motivo. Venerdì scorso, un importante capo tribale sunnita, suo figlio e una quindicina di uomini del suo seguito, sequestrati da ignoti, erano stati trovati morti e le forze di sicurezza avevano attribuito proprio alla rete di fondamentalisti islamici. Dall’inizio di quest’anno, sono oltre 6 mila le vittime di attentati in Iraq, di cui quasi 950 solo a novembre. (D.M.)

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    Prato: almeno 5 morti nell'incendio di un capannone di una fabbrica

    ◊   In Italia, sono al momento 5 i morti e due gli ustionati gravi nell’incendio di una fabbrica di abiti, probabilmente gestita da cittadini cinesi, alla periferia di Prato. Le fiamme hanno causato il crollo di una parte dell’edificio, che serviva da dormitorio. A dare l’allarme è stato, questa mattina, un passante che ha visto una colonna di fumo provenire dal capannone. I vigili del fuoco sono ancora impegnati nelle operazioni di ricerca sul luogo dell’incendio. (D.M.)

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    Croazia al voto per inserire il matrimonio uomo-donna nella Costituzione

    ◊   Urne aperte da questa mattina in Croazia per il referendum che chiede di inserire nella Costituzione la definizione del matrimonio come “unione tra un uomo e una donna”. Dal voto, che proseguirà fino alle ore 19, si attende una vittoria dei “sì”: secondo gli ultimi sondaggi, dovrebbero votare a favore del quesito – promosso da alcune associazioni cattoliche raccolte nel gruppo “Nel nome della famiglia” – tra il 59% e il 68% dei croati. Per il “sì” è schierata, tra gli altri, l’opposizione di centrodestra, mentre i partiti di centrosinistra, i ministri, il premier socialdemocratico Zoran Milanovic e il presidente della repubblica Ivo Josipovic hanno annunciato il loro voto contrario. La Conferenza episcopale croata, in un messaggio pubblicato dai principali quotidiani, ha invitato ad esprimersi per il “sì”. “Le questioni del matrimonio e della famiglia - ha ricordato, nelle scorse settimane, anche l’arcivescovo di Zagabria, il cardinale Josip Bozanic – sono di importanza vitale per la nostra società”. “La definizione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna è per i cattolici ovvia, ma oggi noi dobbiamo batterci per difenderla e conservarla per il futuro”, ha aggiunto il porporato. Favorevoli al referendum sono anche le comunità serbo-ortodossa e quella musulmana bosniaca. La legge, attualmente in vigore in Croazia, garantisce alle coppie dello stesso sesso solo parte dei diritti di quelle sposate. Il governo ha proposto una riforma che istituisce le unioni civili, ma non il matrimonio, e non concede il diritto all’adozione dei minori. (D.M.)

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    Filippine: oggi la Colletta Cei per le popolazioni colpite dal tifone

    ◊   La Chiesa italiana in prima linea nel soccorso alla popolazione delle Filippine, colpita dal terribile tifone Hayan del 7 novembre scorso. La Conferenza episcopale italiana, dopo aver subito stanziato 3 milioni di euro dai fondi dell’8 per mille, promuove oggi una colletta nelle parrocchie italiane. I fondi raccolti verranno destinati, tramite la Caritas italiana, alle persone maggiormente colpite dal tifone. I dati ufficiali della protezione civile delle Filippine parlano di circa 2.2 miliardi di dollari necessari soltanto per ricostruite le infrastrutture fondamentali e i servizi sociali di prima necessità. (A.G.)

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    “NourKids”: lanciato il primo canale satellitare arabo cristiano per ragazzi

    ◊   Si chiama “NourKids” ed è il primo canale satellitare arabo e cristiano interamente dedicato ai bambini. Il suo “lancio” – informa L’Osservatore Romano – è avvenuto nei giorni scorsi a Beirut, in occasione Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il canale rappresenta una nuova iniziativa del gruppo Tele Lumiere-Noursat, il network televisivo arabo cristiano fondato nel 1991, sotto la supervisione dell’assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Libano, e seguito in tutto il Medio Oriente. “NourKids” - ha spiegato la responsabile Marie-Therese Kreidy - trasmetterà 24 ore su 24 programmi educativi e d’intrattenimento intelligente ispirati ai valori della famiglia e della pace. L’iniziativa ha ricevuto il sostegno del ministero libanese dell’Informazione e delle Nazioni Unite. “NourKids” è destinato ai bambini e ai ragazzi dai 3 ai 15 anni e offre una grande varietà di programmi in arabo che vanno dall’insegnamento della Bibbia ai cartoni animati, passando per la programmazione di film o di documentari, o ancora di serie televisive sui valori della famiglia e attività culturali. L’obiettivo principale del canale - hanno spiegato i responsabili - è quello di promuovere la crescita armonica dei bambini e di fornire un complemento all’educazione per insegnare i valori cristiani e della famiglia anche attraverso lo svago e il divertimento. “NourKids” aiuterà a alimentare nei ragazzi “lo spirito di amore per la Patria”, la “conoscenza dei propri diritti” e insegnerà loro “che non ci sono differenze tra un bambino cristiano e uno musulmano, tra un bambino bianco e uno nero”, arricchendo le loro vite “con la cultura della vita e la civiltà dell’amore”. (A.G.)

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    Kosovo: secondo turno delle municipali, preoccupazioni per la sicurezza

    ◊   Si vota oggi in Kosovo, fino alle 19, per il secondo turno delle elezioni municipali. Circa un milione e 300 mila elettori sono chiamati ad eleggere i loro rappresentanti in 24 comuni, tra cui la capitale Pristina. L’attenzione è però puntata soprattutto sui 7 comuni del Nord a maggioranza di popolazione serba: qui per la prima volta saranno elette le comunità autonome dei serbi del Kosovo, riconosciute sia da Pristina che da Belgrado. Anche le autorità serbe hanno invitato la popolazione a recarsi alle urne, ma già in occasione del primo turno del 3 novembre scorso, alcuni seggi erano stati assaltati da ultranazionalisti serbi contrari all’accordo tra i due governi. Per garantire la sicurezza del voto la polizia locale ha ottenuto l’appoggio del personale della missione europea Eulex e della forza Nato nel Paese, la Kfor, mentre le elezioni saranno monitorate da osservatori locali e internazionali, tra cui circa 70 dell’Unione Europea. (D.M.)

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    La Chiesa di Papua Nuova Guinea rafforza la presenza sui media

    ◊   Essere più presente sui media, che significa guardare con attenzione alla realtà della comunicazione e vedere come poter essere più attivi in essa. È uno degli obiettivi che si pone, per il 2014, la Chiesa di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, come racconta alla Fides padre Giorgio Licini, dell’Ufficio Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale locale. Tra le priorità indicate dal sacerdote, dunque, promuovere nuove stazioni radio, pubblicazioni a stampa e programmi tv, ma anche educare il pubblico – soprattutto i giovani – sull’utilità e al tempo stesso i rischi dei media. Con questo intento è stato organizzato dalla Commissione delle Comunicazioni sociali dei vescovi, un corso base svoltosi dal 18 al 27 novembre scorsi presso l’università del Verbo Divino a Madang, che ha dato l’opportunità a sacerdoti e laici di comprendere meglio i rapporti tra Chiesa e media. Proprio in questo contesto sono emerse esigenze di avviare corsi di formazione supplementari e sono stati posti punti fermi per l’anno che verrà: per il 24 gennaio festa di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, per il 25 maggio Giornata mondiale della Comunicazione, e per il 29 settembre , festa di San Gabriele Arcangelo, patrono degli operatori della comunicazione. Un seminario di due giorni per i giornalisti interessati a conoscere meglio gli insegnamenti della Chiesa, inoltre, sarà organizzato a Port Moresby. (R.B.)

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    L’Unione Cattolica Stampa Italiana premia i giornalisti che danno spazio alla speranza

    ◊   La dignità di un imprenditore che salva i propri dipendenti da una crisi aziendale, e quella di madri colpite dal disagio della disabilità, che ogni giorno lottano per conquistarsi uno scampolo di normalità. Il coraggio di “beati operatori di pace” che camminano su campi insanguinati da nuove “guerre sante” e quello di ragazze che al frastuono della modernità hanno preferito il silenzio di una vita consacrata. Sono le storie – informa l’agenzia Sir – che hanno contraddistinto la XIX edizione del Premio giornalistico nazionale “Natale Ucsi 2013”, promosso dall’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi - Sezione Verona). La giuria presieduta da don Bruno Cescon (direttore Ufficio comunicazioni sociali Conferenza episcopale Triveneto) ha riconosciuto il lavoro di chi “ha saputo portare alla luce esperienze nascoste di solidarietà" nel silenzio delle “periferie geografiche e spirituali”. Cinque le sezioni del Premio cui hanno concorso 144 giornalisti con articoli, reportage, servizi tv. I vincitori sono Elvira Serra (Corriere della sera), Daiana Paoli (Raiuno), il padre comboniano Carmine Curci, direttore responsabile dell’agenzia internazionale Misna, il giornalista Rino Bucci (Il Tirreno). Al ventiquattrenne Daniele Bellocchio la Targa “Athesis” dedicata ai talenti under 30. La cerimonia di premiazione sarà sabato 14 dicembre nella Sala Arazzi del municipio di Verona. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 335

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.