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Sommario del 25/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: il cristiano sia umile ma non tema di fare cose grandi
  • In udienza dal Papa il card. Coccoplamerio, i membri del Celam e il rabbino sefardita di Buenos Aires
  • Tweet del Papa: in questo periodo di crisi non chiudersi ma essere attenti all’altro
  • Padre Lombardi: per il 2013, il Brasile unico viaggio internazionale del Papa
  • Auguri del Papa al Patriarca emerito di Venezia, card. Marco Cè, in occasione del suo onomastico
  • Papa Francesco telefona al presidente Napolitano: "Grazie per il suo esempio"
  • Il saluto e l'incoraggiamento di Papa Francesco alle "nonne di Plaza de Mayo"
  • Il card. Bertone: "Ogni mercoledì sembra una domenica di Pasqua in Piazza San Pietro"
  • Vaticano: non è in preparazione documento su comunione ai divorziati risposati
  • Mons. Chullikatt all'Onu: gli Stati hanno il dovere morale di tutelare gli immigrati
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora nessuna notizia sui due vescovi rapiti in Siria. Appello di mons. Farrel
  • Il presidente serbo Nikolić chiede perdono per il massacro di Srebrenica
  • La Svizzera irrigidisce le frontiere per i lavoratori europei, rammarico dell'Ue
  • Malaria: progressi ma ogni anno 660 mila morti, soprattutto bambini. Necessari più investimenti
  • Manifestazioni per il 25 aprile. Napolitano: fermezza e senso dell'unità
  • 60 anni del Dna. Il genetista Dallapiccola: molto da scoprire, no ai brevetti sulla "doppia elica"
  • La figura del padre nelle fiction tv analizzata in un Convegno alla Santa Croce
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Disoccupazione record in Spagna, oltre 6 milioni sono senza lavoro
  • Italia: al via le consultazioni del premier incaricato Letta
  • Gerusalemme: fiaccolata di sostegno al matrimonio tradizionale
  • Commissione Usa: preoccupante la condizione della libertà religiosa in Siria
  • Mobilitazione nelle Filippine sulla legge riguardante la salute riproduttiva
  • In crescita, negli ultimi tre anni, le vocazioni nel Regno Unito
  • Ecumenismo: a maggio in Slovacchia la Conferenza universitaria internazionale
  • Al via la “Mariapoli 2013” delle comunità di Abruzzo e Molise
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: il cristiano sia umile ma non tema di fare cose grandi

    ◊   Il Papa ha presieduto questa mattina, nella Domus Sanctae Marthae, la Messa nella Festa di San Marco Evangelista: lo stile dell’annuncio cristiano – ha detto nell’omelia – è umile ma nello stesso tempo non ha paura di operare cose grandi. Presenti alcuni membri della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, accompagnati dal segretario generale mons. Nikola Eterović, e un gruppo di agenti della Gendarmeria Vaticana. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Al centro dell’omelia del Papa il brano del Vangelo di San Marco in cui si racconta l’Ascensione di Gesù. Il Signore, prima di salire al Cielo, invia gli apostoli ad annunciare il Vangelo: “fino alla fine del mondo” – dice – non soltanto a Gerusalemme o in Galilea:

    “No: in tutto il mondo. L’orizzonte … l’orizzonte grande … E come si può vedere, questa è la missionarietà della Chiesa. La Chiesa va avanti con questa predicazione a tutti, a tutto il mondo. Ma non va avanti da sola: va con Gesù. ‘Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro’. Il Signore lavora con tutti coloro che predicano il Vangelo. Questa è la magnanimità che i cristiani devono avere. Un cristiano pusillanime non lo si capisce: è proprio della vocazione cristiana, questa magnanimità: sempre di più, sempre di più, sempre di più, sempre avanti”.

    La prima Lettera di San Pietro – sottolinea il Papa – definisce lo stile cristiano della predicazione, che è quello dell’umiltà:

    “Lo stile della predicazione evangelica va su questo atteggiamento: l’umiltà, il servizio, la carità, l’amore fraterno. ‘Ma … Signore, noi dobbiamo conquistare il mondo!’. Quella parola, conquistare, non va. Dobbiamo predicare nel mondo. Il cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la battaglia fanno piazza pulita di tutto”.

    Il Pontefice ha quindi ricordato quanto gli ha detto pochi giorni fa "un vescovo saggio" italiano e cioè che alle volte noi facciamo confusione e pensiamo che la nostra predicazione evangelica debba essere una salvezza delle idee e non una salvezza delle anime. E ha aggiunto: "Ma come si arriva alla salute delle anime? Con l'umiltà, con la carità".

    Il cristiano – prosegue il Papa – “annuncia il Vangelo con la sua testimonianza, più che con le parole”. E con una duplice disposizione, come dice San Tommaso d’Aquino: un animo grande che non si spaventa delle cose grandi, di andare avanti verso orizzonti che non finiscono, e l’umiltà di tenere conto delle cose piccole. “Questo è divino – ha osservato - è come una tensione tra il grande e il piccolo” e la “missionarietà cristiana” procede “per questa strada”.

    Il Vangelo di San Marco – conclude il Papa – finisce con “una frase bellissima” laddove si dice che Gesù agiva con i discepoli, confermando “la Parola con i segni che l’accompagnavano”.

    “Quando noi andiamo con questa magnanimità e anche con questa umiltà, quando noi non ci spaventiamo delle cose grandi, di quell’orizzonte, ma prendiamo anche le cose piccole – l’umiltà, la carità quotidiana – il Signore conferma la Parola. E andiamo avanti. Il trionfo della Chiesa è la Risurrezione di Gesù. Ma c’è la Croce, prima. Chiediamo oggi al Signore di diventare missionari nella Chiesa, apostoli nella Chiesa ma con questo spirito: una grande magnanimità e anche una grande umiltà. Così sia”.

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    In udienza dal Papa il card. Coccoplamerio, i membri del Celam e il rabbino sefardita di Buenos Aires

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, i membri della presidenza del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam), e il Gran Rabbino della Comunità Sefardi di Buenos Aires, Isaac Sacca, presidente della Menora (Organizzazione per la Gioventù), accompagnato da un seguito.

    In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Besançon presentata da mons. André Lacrampe, in conformità al canone 401 – par. 2 del Codice di Diritto Canonico.

    In Panama, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chitré, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Fernando Torres Durán. Al suo posto, Papa Francesco ha nominato il sacerdote Rafael Valdivieso Miranda, del clero dell’arcidiocesi di Panamá, finora rettore del Seminario Maggiore “San José” di Panama. Mons. Miranda è nato a David (Panama), il 18 marzo 1968. Ha compiuto gli studi di Filosofia e di Teologia nel Seminario Maggiore “San José” di Panama e ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, un “Master” in Bioetica nel Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” di Roma e una specializzazione in Formazione Sacerdotale presso l’Istituto Latinoamericano di Teologia Pastorale Itepal del Celam a Bogotá. È stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1995, per il clero dell’arcidiocesi di Panama. Ha svolto successivamente i seguenti incarichi pastorali: Vicario Parrocchiale della Parrocchia di “Santa Ana” di Panama, Cappellano dell’ospedale “Santo Tomás”, Parroco della Parrocchia di “San José” di Chame, Formatore, Economo e Professore del Seminario Maggiore “San José” di Panama e, dal 2011, Rettore dello stesso Seminario Maggiore “San José” di Panama.

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    Tweet del Papa: in questo periodo di crisi non chiudersi ma essere attenti all’altro

    ◊   Nel giorno della Festa di San Marco evangelista, il Papa ha lanciato un tweet: “In questo periodo di crisi – scrive - è importante non chiudersi in se stessi, ma aprirsi, essere attenti all’altro".

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    Padre Lombardi: per il 2013, il Brasile unico viaggio internazionale del Papa

    ◊   Sarà il Brasile l’unica meta internazionale che Papa Francesco prevede di raggiungere nel 2013. Lo ha affermato ieri pomeriggio Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, in un incontro nella sede della Stampa Estera a Roma. “Vi invito a non aspettarvi altri viaggi all’estero per quest’anno”, ha detto padre Lombardi. Papa Francesco si recherà dunque a Rio de Janeiro in occasione della 28.ma Giornata mondiale della gioventù, in programma dal 23 al 28 luglio, con il motto “Andate e fate discepoli tutti i popoli!” (Mt 28, 19). In Italia, invece, è probabile un viaggio del Santo Padre ad Assisi. Al contempo, il portavoce vaticano non ha escluso la pubblicazione, entro quest’anno, della prima Enciclica di Papa Bergoglio, ricordando che già Benedetto XVI aveva elaborato del materiale sul tema della fede. Padre Lombardi ha poi affermato che il Pontefice emerito, che attualmente risiede a Castel Gandolfo, dovrebbe trasferirsi in Vaticano, nel Monastero Mater Ecclesiae, tra la fine di aprile ed i primi giorni di maggio, come era previsto. Papa Francesco, invece, continuerà a risiedere nella Casa Santa Marta, dove “si trova molto bene – ha concluso padre Lombardi – Al momento, non sembra voler cambiare alloggio, anche se non si tratta di una decisione definitiva”. Nei giorni scorsi, anche il dott. Alberto Gasbarri, responsabile dei viaggi internazionali pontifici, si è recato a Rio de Janeiro per definire i dettagli della visita di Papa Francesco: “Il programma seguirà la sensibilità del Pontefice”, ha detto, ricordando che la presenza del Santo Padre è confermata per la cerimonia di benvenuto, la Via Crucis, la Veglia e la Messa conclusiva della Gmg, fissata per domenica 28 luglio nel Campus Fidei, a Guaratiba. (A cura di Isabella Piro)

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    Auguri del Papa al Patriarca emerito di Venezia, card. Marco Cè, in occasione del suo onomastico

    ◊   Papa Francesco ha fatto pervenire i suoi personali auguri al cardinale Marco Cè, Patriarca emerito di Venezia, in occasione del suo onomastico che ricorre il 25 aprile, giorno della festa di San Marco Evangelista, patrono di Venezia e delle genti venete. “Nella lieta occasione della sua festa onomastica - scrive il Santo Padre nel messaggio -, Le rivolgo fervidi voti augurali e, mentre invoco su di Lei la costante protezione di San Marco, quale pegno di ogni desiderata grazia Le imparto di cuore la benedizione apostolica, estendendola volentieri a tutte le persone care”.

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    Papa Francesco telefona al presidente Napolitano: "Grazie per il suo esempio"

    ◊   Ieri, intorno alle 18, Papa Francesco ha chiamato di sua iniziativa per telefono il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, per ringraziarlo del telegramma di auguri per l’onomastico e per esprimergli il suo apprezzamento con queste parole: “Ho chiamato, Signor Presidente, per ringraziarLa per il Suo esempio. Lei è stato un esempio per me. Con il suo comportamento Lei ha reso vivo il principio fondamentale della convivenza: che l’unità è superiore al conflitto. Sono commosso della Sua decisione”.

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    Il saluto e l'incoraggiamento di Papa Francesco alle "nonne di Plaza de Mayo"

    ◊   Al termine dell’udienza generale dieri mattina, Papa Francesco ha salutato e incoraggiato dando la propria disponibilità ad Estela Carlotto e altre rappresentanti delle “nonne de Plaza de Mayo", l’Associazione che si batte per la memoria dei desaparecidos, vittime della dittatura militare in Argentina e per la ricerca dei loro figli, circa 400 bambini spariti. Il Pontefice ha abbracciato e benedetto le donne dell'Associazione. Queste ultime da parte loro - riferisce l'Osservatore Romano - definiscono l’incontro con il Santo Padre “un momento storico per tutto il popolo argentino, per la nostra storia e per la nostra speranza”.

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    Il card. Bertone: "Ogni mercoledì sembra una domenica di Pasqua in Piazza San Pietro"

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto stamani, presso l’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa per i membri della Pontificia Università Salesiana e della Visitatoria “Maria Sede della Sapienza”, in occasione dell’Anno della Fede. Il porporato ha ricordato la stima di Papa Francesco per i Salesiani: un Pontefice – ha detto – “che attrae tanti giovani e li sospinge verso Cristo e verso il rinnovamento pasquale. Noi speriamo – ha aggiunto – che questa attrazione venga interiorizzata e trasformi i cuori di tanta gente e soprattutto i cuori dei giovani” che sempre più vengono per partecipare agli incontri col Papa: “Ogni domenica, ogni mercoledì – ha osservato – sembra una domenica di Pasqua in Piazza San Pietro, è una cosa straordinaria e meravigliosa”.

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    Vaticano: non è in preparazione documento su comunione ai divorziati risposati

    ◊   Una notizia infondata. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha preso posizione dichiarando in una breve nota ufficiale che “non c’è fondamento alcuno" circa “la notizia, diffusa da alcuni organi di stampa, che sia in preparazione un documento sulla comunione ai divorziati risposati”.

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    Mons. Chullikatt all'Onu: gli Stati hanno il dovere morale di tutelare gli immigrati

    ◊   Lo sviluppo dei Paesi più poveri e la tutela degli immigrati sono le sfide reali e urgenti “che abbiamo come una famiglia umana”. L’affermazione è dell’osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Francis Chullikatt, che ieri a New York è intervenuto nel corso dei lavori in Commissione Onu su popolazione e sviluppo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il mondo globalizzato, dai confini resi più sfumati dalle rotte migratorie, ha reso improcrastinabile una forte tutela per chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di un posto migliore per vivere. Mons. Chullikatt sviluppa il suo discorso attorno al fulcro dei diritti degli immigrati. I “Paesi di destinazione – afferma con chiarezza – hanno il dovere morale di trattare ogni migrante nel rispetto dei suoi diritti umani e della sua dignità”. Del resto, ignorare o sottostimare dalle nazioni di accoglienza ciò che è invece un “fenomeno sociale di natura epocale”, come quello degli spostamenti migratori, non solo nuoce a decine di milioni di persone, ma è miope rispetto ai vantaggi che, sostiene il rappresentante vaticano, possono generare nei Paesi d’approdo, anche a livello economico, “la presenza, il coraggio e la volontà di lavorare” che anima gli immigrati. La maggior parte dei circa 60 milioni di migranti internazionali registrati in aumento negli ultimi 20 anni si è spostata in Paesi via di sviluppo, “il che – ha osservato mons. Chullikatt – suggerisce che le famiglie migranti stiano fornendo risorse umane vitali in queste regioni in rapido invecchiamento del mondo, dove i tassi di fertilità sono spesso ben al di sotto dei livelli di sostituzione. Pertanto, la migrazione porta ai Paesi ospitanti molti vantaggi ed essi dovrebbero onestamente riconoscere e accordare un adeguata protezione giuridica”.

    Dunque, ha proseguito il presule, se la difesa delle frontiere è un diritto acclarato di ogni Stato, è però necessario che tale diritto venga messo a confronto “col diritto di tutte le persone a migrare e a perseguire uno standard di vita idoneo alla loro dignità umana". Mons. Chullikatt ha quindi espresso la soddisfazione della Santa Sede per la relazione del segretario generale dell’Onu, nella quale sono stati messi in evidenza alcuni punti basilari come la promozione del ricongiungimento familiare, l'integrazione dei migranti, il riconoscimento dei titoli dei lavoratori migranti qualificati, nuovi approcci per assistere gli immigrati anziani e, soprattutto, la protezione delle lavoratrici domestiche e dei migranti in situazione irregolare, in particolare donne e bambini, ovvero i più “vulnerabili – ha detto – allo sfruttamento sessuale e del lavoro, all'abuso e al traffico di esseri umani”.

    Una critica, infine, è arrivata da parte di mons. Chullikat all’impatto causato dalle politiche di controllo della popolazione. Il presule le ha definite “draconiane” e colpevoli con le loro “nozioni nocive” imposte a forza di aver provocato un “impatto distruttivo” in molti Paesi, finendo per “banalizzare il matrimonio e la famiglia e negando lo stesso diritto alla vita per il nascituro” e inducendo in diversi casi all’aborto e sterilizzazione forzata. Al contrario, ha concluso mons. Chullikatt, gli Stati “hanno il dovere di sostenere la famiglia, l'unità fondamentale della società, in modo da fornire sostegno all'istituzione nella quale devono essere coltivati i rapporti di domani”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'unità è superiore al conflitto: il messaggio di Papa Francesco al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

    Nel Sahel venti milioni di affamati: la denuncia della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

    E un manipolo di visionari puntò sul fumetto: in cultura, Roberto Genovesi sulla mostra a Roma dedicata alla famiglia Bonelli.

    La ragazza di Leningrado: Gaetano Vallini sul diario di Lena Muchina.

    Come l’amaro divenne dolce: Felice Accrocca sul rapporto tra san Francesco e la misericordia.

    Una proposta di qualità: il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, sull'impegno civile e politico dei credenti.

    Il Talmud giorno per giorno: nell'informazione religiosa, un articolo sulla pubblicazione in rete della versione italiana del testo sacro ebraico.

    Membri della comunità a pieno titolo: appello dei vescovi degli Stati Uniti a favore degli immigrati.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora nessuna notizia sui due vescovi rapiti in Siria. Appello di mons. Farrel

    ◊   E’ un’attesa carica di tensione, quella che si vive in queste ore in Siria, dove si teme per la sorte dei due vescovi metropoliti rapiti nei giorni scorsi nei pressi di Aleppo, per i quali anche il Papa ha levato la sua voce al termine dell'udienza generale. Intanto proseguono i combattimenti ad Aleppo e a Damasco, mentre preoccupa la presenza di almeno 500 volontari giunti dall’Europa per ingrossare le file dei ribelli. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Una pioggia di conferme e smentite. Si tinge di giallo la liberazione dei due vescovi metropoliti rapiti nei giorni scorsi nei pressi di Aleppo. Si teme per la loro sorte per l’assenza reale di conferme sul loro stato di salute. Si attende il loro ritorno, come segno di speranza per un intero Paese ormai sprofondato nel baratro della guerra civile. Di certo c’è solo che la Siria anche oggi piange i suoi morti; vittime di un conflitto che non risparmia nessuno e che rischia di cancellare intere generazioni. Solo i bambini rimasti uccisi dall’inizio dei combattimenti – secondo fonti ribelli – sarebbero oltre 8mila. La situazione più drammatica, nelle ultime ore, è ad Aleppo, dove i combattimenti stanno divorando il cuore della città. Ieri è stato distrutto il minareto della Grande Moschea, risalente a quasi mille anni fa. Bombardamenti dell'aviazione lealista sono, invece, in corso, sui sobborghi di Damasco, sotto il controllo dei ribelli. Sul fronte internazionale, procedono le verifiche sulla possibilità di uso di armi chimiche da parte del regime. La Casa Bianca sottolinea che ci sono sospetti, ma non prove, mentre a preoccupare è in questo momento la presenza di almeno 500 combattenti volontari giunti in Siria dall’Unione Europea. A denunciarlo il coordinatore anti-terrorismo del club dei 27, Gille de Kerchove, che si dice preoccupato per le minacce alla sicurezza legate al loro ritorno nel Vecchio Continente.

    Ed un appello per la pace in Siria è giunto anche dal Global Christian Forum, che ha riunito nei giorni scorsi ad Amman tutte le espressioni cristiane in Medio Oriente. L’evento è stato seguito con vivo interesse da mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, che sottolinea al microfono di Philippa Hitchen, la preoccupazione per i due vescovi rapiti ad Aleppo:

    R. - In questi giorni siamo stati rattristati enormemente dal sequestro di questi due metropoliti, che sono veramente persone ben conosciute e stimate. Sono amici nostri: ambedue sono stati qui diverse volte. Li conosciamo bene. E’ un grande dolore, però è anche simbolo di quello che stanno soffrendo migliaia di cristiani nella zona.

    D. - Qual è il suo messaggio alle persone che hanno preso in ostaggio questi due prelati?

    R. - All’umanità! Questi due prelati non fanno altro che parlare della pace, dell’amore, della giustizia. Non fanno mai appello alla violenza, all’opposizione tra le parte. Sono delle persone che hanno lavorano anni per migliorare i rapporti non solo tra cristiani, ma anche con i loro vicini musulmani. Pertanto sono due persone assolutamente da rispettare. Speriamo che siano rispettate e liberate quanto prima.

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    Il presidente serbo Nikolić chiede perdono per il massacro di Srebrenica

    ◊   Per la prima volta il presidente serbo, Tomislav Nikolić, ha chiesto perdono in un’intervista televisiva per i crimini commessi nell’enclave musulmana di Srebrenica. Era l’11 luglio 1995 quando l’esercito serbo-bosniaco del generale Mladic rastrellò la città e massacrò oltre 8 mila persone. Il massacro avvenne nonostante la presenza delle truppe olandesi dell’Onu, che non intervennero. Che cosa ha rappresentato, nell’orrore della guerra in ex Jugoslavia, il genocidio di Srebrenica? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

    R. - La strage di Srebrenica fu certamente il punto più vile di tutta la guerra nell’ex-Jugoslavia, che già fu un periodo segnato da atrocità di ogni tipo, e probabilmente anche il punto più basso che sia stato toccato in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Quel giorno - l’11 luglio 1995 - gli uomini del generale serbo Ratko Mladic rastrellarono e uccisero a sangue freddo più di 8 mila uomini e ragazzi bosniaci che vivevano in una enclave protetta - almeno teoricamente - dalle truppe Onu e in particolare dal contingente olandese: il quale, però, di fronte agli uomini di Mladic, praticamente si ritirò e se ne lavò le mani, accampando come scusa gli ordini ricevuti e le direttive Onu. Il paradosso tremendo di questa cosa è che il contingente olandese fu premiato dal suo governo con la medaglia al valore, anche se poi i successivi governi olandesi fecero autocritica e una retromarcia su questo.

    D. - Qual è il significato del gesto del presidente Nikolić?

    R. - Il gesto di Nikolić, secondo me, è importante e, per dire la verità, si è anche fatto attendere a lungo. Va inscritto - e con questo credo di non diminuire la portata della decisione di Nikolić - anche nel desiderio della Serbia attuale di inserirsi di più nel circuito europeo e di superare un passato tremendo, diventando, appunto, un Paese europeo a tutti i livelli, compreso quello economico che per la Serbia, in perenne crisi, è molto importante.

    D. - Sarà possibile far rimarginare le ferite che la guerra in ex-Jugoslavia necessariamente si porta dietro anche oggi?

    R. - Questo sarà un processo di lunga, se non di lunghissima durata. Diciamo che questo è un periodo in cui i segnali positivi sembrano - speriamo e incrociamo le dita - infittirsi. Mi viene alla mente soprattutto anche l’accordo di pochi giorni fa che la stessa Serbia ha siglato con il Kosovo: anche qui - non dimentichiamolo - ci sono rancori infiniti e una questione sospesa, che è quella dell’enclave serba nel Kosovo, che deve essere regolata e che per tutti questi anni è stato motivo di dissidio, di polemica e di confronto costante.

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    La Svizzera irrigidisce le frontiere per i lavoratori europei, rammarico dell'Ue

    ◊   In Svizzera il governo attiva la “clausola di salvaguardia” prevista dagli accordi di libera circolazione tra la Svizzera e la Ue per frenare il numero di lavoratori europei. E dunque rinnova dal primo maggio il contingentamento deciso l'anno scorso dei permessi di lunga durata per i cittadini degli otto Stati dell'Europa orientale e lo estende ai cittadini dell'Europa occidentale e meridionale. Da Bruxelles nessuna sorpresa per una clausola conosciuta ma comunque viene espresso rammarico. Sul fronte interno: la sinistra e il padronato hanno criticato la scelta. Soddisfatti invece i partiti di destra. Negli ultimi anni il numero di stranieri stabilitisi nel Paese ha superato ogni anno di circa 60.000-80.000 unità quello degli emigranti. Fausta Speranza ha parlato della presa di posizione della Svizzera con il prof. Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:

    R. – La Svizzera è entrata nello spazio Schengen ma non vuol dire che esiste la libera circolazione tra i nostri Paesi e la Svizzera. L’accordo non viene meno ma gli svizzeri hanno fatto ricorso ad una clausola di salvaguardia che permette loro per un anno di sottoporre a contingentamento i visti di lunga permanenza che servono per lavorare. Hanno incominciato a far così lo scorso anno, con i nuovi Paesi entrati nell’Unione Europea, essenzialmente quelli dell’Europa centrorientale, e adesso estendono il provvedimento alla parte rimanente dell’Unione Europea: evidentemente, temono gli effetti della grave recessione che si è abbattuta soprattutto sui Paesi meridionali dell’Unione Europea e temono soprattutto che si possa generare un flusso incontrollato di migranti. La cosa interessante è che persino le forze armate svizzere stanno prendendo in considerazione scenari di difesa intensificata delle proprie frontiere rispetto ad improvvisi deflussi migratori dai Paesi vicini.

    D. – Dunque, parliamo di questione migratoria: prima l’Europa aveva il fronte del Mediterraneo da cui giungevano persone e ora invece si profila un altro fronte dal quale uscirebbero persone…

    R. – Evidentemente, sì. D’altra parte, perfino nel nostro Paese, l’Italia, è un dato che fa discutere il fatto che sia ripresa una emigrazione verso l’estero specialmente da parte dei nostri giovani. Nel caso in cui venisse meno, per esempio, l’unione monetaria, se crollasse l’euro, non sarebbero da escludere sconvolgimenti tali da generare anche disordini e magari la voglia, in molte persone, di far fortuna altrove.

    D. – Anche senza ipotizzare scenari ancora non intravisti …

    R. - … speriamo non si verifichino, certo …

    D. - … Speriamo tanto non si verifichino e, al di là di questi scenari, facciamo una riflessione tra il simbolico e il pratico, di questa presa di posizione della Svizzera...

    R. – A volerla mettere così, diciamo che gli svizzeri hanno dato nuovamente prova di una forte resistenza all’idea di integrare grandi masse di persone non appartenenti al proprio Paese dentro ai propri confini. Non è un fatto che ci deve stupire più di tanto: fa parte del loro dna. Ci auguriamo, come tutti, che la situazione economica nel nostro continente migliori e che quindi i loro timori possano essere dissipati.

    D. – Facciamo anche una riflessione sulle risorse: un Paese così piccolo – perché, dal punto di vista del territorio, non c’è confronto tra l’Unione Europea ormai a 28 Paesi (a luglio entrerà la Croazia) e il territorio della Svizzera – nel quale, però, si concentrano risorse monetarie e finanziarie notevoli ...

    R. – Bè, c’è una grandissima tradizione nell’industria creditizia che rappresenta effettivamente la “gallina dalle uova d’oro” per la Confederazione elvetica. E’ stato anche un vantaggio, in momenti particolari della storia del nostro continente, che la Svizzera rimanesse neutrale: penso in modo particolare alle due guerre mondiali quando, effettivamente, la Svizzera poi offrì rifugio a perseguitati politici, ad ebrei che cercavano di sottrarsi alle persecuzioni naziste; ma penso evidentemente anche a ricchezze che dovevano essere salvaguardate rispetto alle sorti mutevoli della guerra.

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    Malaria: progressi ma ogni anno 660 mila morti, soprattutto bambini. Necessari più investimenti

    ◊   La malaria continua ad uccidere nel mondo circa 660mila persone all’anno, soprattutto bambini sotto i 5 anni nell’Africa sub-sahariana. I dati sono stati diffusi in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro la malaria. Grandi progressi sono stati compiuti dal 2000: i tassi di mortalità per questa malattia si sono ridotti del 25%. Si teme però che, complice la crisi, i finanziamenti siano a rischio. Il servizio di Debora Donnini:

    E’ la seconda malattia infettiva più diffusa al mondo per mortalità, dopo la turbecolsi. E’ dovuta ad un protozoo che si trasmette all'uomo attraverso la puntura di zanzare del genere Anopheles. La malaria uccide ancora nel mondo circa 660mila persone all’anno. La mortalità è calata del 25% dal 2000 a oggi, anche in Africa i morti per malaria sono diminuiti di un terzo negli ultimi 10 anni, ma ancora, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vi sono ogni anno 200mila nuovi casi. I dati positivi potrebbero però essere minacciati da eventuali tagli ai finanziamenti. Se questo avvenisse, si rischia di tornare indietro di almeno 10 anni dice l’Amref, African medical and research foundation. Sentiamo Aldo Morrone, direttore generale dell’ospedale San Camillo, esperto in malattie tropicali, che è appena tornato dall’Etiopia:

    R. – C’è stato certamente un progresso nei confronti dei decessi della malaria, nei confronti anche della riduzione dei casi attivi di malaria. Siamo, però, ancora lontani dall’obiettivo del Millennio del 2015, in cui si affermava almeno della riduzione del 75 per cento dei casi di malaria a livello mondiale. C’è necessità di un ulteriore investimento in tema di risorse professionali, economiche e strutturali, perché i paesi, in particolare i paesi africani - dove si osserva il 91 per cento di quei 660 mila casi di decessi - abbiano la possibilità di investire direttamente.

    D. – Secondo lei, c’è il pericolo che la crisi economica e i bassi investimenti influiscano sulla lotta alla malaria?

    R. – Il dramma - dal punto di vista della riduzione dell’economia nei Paesi soprattutto africani a causa della malaria - è intorno ai 12 miliardi di dollari all’anno di perdite economiche, solo in Africa. E se si pensa che con l’investimento di tre miliardi e mezzo di dollari avremmo la possibilità di sradicare quasi completamente la malaria, significa che anche in termini semplicemente economici sarebbe il caso di investire proprio per sradicare la malattia, che determina un ulteriore impoverimento di questi Paesi.

    D. – Dal punto di vista farmacologico, quali sono i farmaci più usati e cosa si dovrebbe fare di più?

    R. – E’ necessario, intanto, che ci sia un investimento maggiore da parte dell’industria farmaceutica, perché dopo la scoperta da parte degli scienziati cinesi, nel 1972, della notevole efficacia dell’artemisia, ora si stanno osservando casi di malaria resistenti a questo farmaco potentissimo, che aveva ridotto notevolmente la mortalità e i casi di febbre malarica praticamente in tutto il mondo. The Lancet nel 2012 ha riportato casi di malaria resistente a questo farmaco, soprattutto ai confini tra la Birmania e la Thailandia, oltre che in Cambogia. Questo significa che è necessario fare una campagna di osservazione e di studio, investendo in risorse nei Paesi più “dimenticati” e poi investire soprattutto sulle sperimentazioni dei vaccini.

    D. – Lei è appena tornato dall’Etiopia, dove fra l’altro si è occupato proprio di malaria. Com’è la situazione in questo Paese?

    R. – L’Etiopia sta investendo moltissime risorse in collaborazione con i Paesi più sviluppati, soprattutto con le fondazioni scientifiche, con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per contrastare e debellare la malaria. Ad esempio, una rete con un insetticida, che dura tre anni, ha un costo di 1 dollaro e 39 centesimi. C’è poi la possibilità di investire anche nella monodose per i bambini di artemisia e lumefantrina. Quest’associazione di farmaci costa meno di un dollaro, il dosaggio costa tra 0,3 e 0,40 dollari. Questo vuol dire che c’è da parte del governo una grande volontà. E’ necessario però che ci sia un’attenzione, un investimento da parte di tutta la comunità scientifica, politica e internazionale. La malaria ormai ha raggiunto anche i duemila metri di altitudine e questo vuol dire che anche i grandi altopiani dell’Etiopia sono stati raggiunti dalla malattia. Prima si doveva scendere almeno a 1000-1500 metri per la diffusione della malaria. Oggi la zanzara sta arrivando ad altitudini inimmaginabili prima.

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    Manifestazioni per il 25 aprile. Napolitano: fermezza e senso dell'unità

    ◊   Le celebrazioni per il 25 aprile. Il presidente Giorgio Napolitano invita a seguire lo spirito che animò la Resistenza per affrontare anche l'attuale passaggio storico. Per Napolitano, che ha visitato al Museo di Via Tasso, in occasione della Festa della Liberazione servono "coraggio, fermezza e senso dell'unità che furono decisivi per vincere la battaglia della Resistenza". Alessandro Guarasci:

    Il Presidente Napolitano parla di “giornate importanti”, queste. E ricorda come in tempo di crisi, venendo in un posto come il Museo di Via Tasso a Roma e, in generale, in tutti i luoghi in cui è cominciata la Resistenza, abbiamo molto da imparare sul modo di affrontare i momenti cruciali. Insomma, i valori del 25 aprile sono vivi più che mai. Poco prima il Presidente, assieme alle altre autorità dello Stato, aveva deposto una corona all’Altare della Patria. E oggi si svolgono cortei e manifestazioni in tutta Italia. Stamani manifestazione dei partigiani nel centro di Roma, a Genova, nel pomeriggio a Milano, mentre a Marzabotto si ricorda l’eccidio di 1830 persone, in gran parte civili, commesso dai nazifascisti. E purtroppo non mancano i fatti esecrabili. Una scritta oltraggiosa e alcune svastiche sono comparse nella notte in centro a Ponte San Pietro. Il Presidente dell’Associazione Partigiani Cristiani Giovanni Bianchi:

    R. – La democrazia non casca dal cielo, è una conquista, anzi – come ricordava Sturzo – non è un guadagno fatto una volta per tutte. Noi non avremmo la democrazia italiana, se non pensandola applicata alla lotta di liberazione che, una parte, diciamo un’avanguardia, ha combattuto in montagna, ma una grande parte – e qui soprattutto è notevole il ruolo dei cattolici – ha cambiato le coscienze nelle città.

    D. – Secondo lei, il 25 aprile ci mette in guardia anche dai populismi?

    R. – Certamente. Hitler raggiunse il potere, promettendo la piena occupazione e realizzandola. Se poi pensiamo ai 6 milioni passati per il camino, ai 35 milioni di morti della Seconda Guerra Mondiale, sappiamo anche il costo di questa operazione. E noi sappiamo d’altra parte quanto oggi sia importante il lavoro, la centralità del lavoro. Una società senza lavoro è una società disordinata. Per questo bisogna guardarsi dai populismi, che hanno un aspetto accattivante, i cui esiti però finiscono sempre in una determinata e tragica direzione.

    D. – Il ruolo dei cattolici – lo ricordiamo – nella resistenza fu fondamentale...

    R. – C’è stato tutto lo sforzo per disintossicare la gente, gli italiani nelle città, nelle parrocchie, nelle fabbriche dalla propaganda del fascismo. Ed è qui che i cattolici in particolare si sono impegnati e, direi anche, si sono distinti. Non avremmo la resistenza senza questa trasformazione della coscienza di un popolo, dove i cattolici sono stati presenti, non soltanto attraverso i laici, ma anche attraverso molti sacerdoti e, addirittura con la presenza di un antifascismo, di una capacità di critica al populismo del fascismo, che veniva esercitata dentro gli stessi seminari, come nel seminario di Venegono nel milanese.

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    60 anni del Dna. Il genetista Dallapiccola: molto da scoprire, no ai brevetti sulla "doppia elica"

    ◊   Sessant’anni fa, il 25 aprile del 1953, i due scienziati James Watson e Francis Crick pubblicarono uno studio che cambiò il corso della medicina. Per la prima volta fu descritta la struttura fondamentale del nostro codice genetico: la doppia elica del Dna. Un lavoro che diede l’avvio a dibattiti e sfide ancora inesplorate, ma che segnò una svolta per la salute umana. Massimiliano Menichetti ha parlato di questo impostante anniversario con il genetista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù:

    R. – Questa scoperta ha comportato una rivoluzione della vita, per la semplice ragione che il Dna è presente nelle cellule di tutte le persone e lo stato di salute e di malattia è largamente condizionato dalle caratteristiche di questa molecola. Tutte le malattie dell’uomo, ma anche la salute dell’uomo, sono fortemente iscritte nel nostro Dna. Questo non deve indurci a condividere quello che pensano i deterministi, e cioè che siamo fatti solo di Dna, perché il Dna ha anche a che fare con l’ambiente nel quale l’uomo cresce e si sviluppa. Certamente molto è scritto nel Dna come dimostrato in questi anni dalla scoperta della "doppia elica", si sono incominciati a comprendere i meccanismi biologici di alcune malattie semplici, le patologie dovute alle mutazioni di singoli geni – pensiamo alle distrofie muscolari o alla fibrosi cistica o alla talassemia … Ma la grande sfida che ci attende ancora che è incominciare a capire la componente ereditaria presente nelle malattie complesse, quindi quelle malattie che colpiscono il 70-80 per cento della popolazione adulta: dall’ipertensione all’osteoporosi, ma anche il diabete, le malattie autoimmuni, persino le malattie psichiatriche. Naturalmente, questo è un lavoro molto più complicato.

    D. – Quindi, il Dna è ancora tutto da scoprire, in un certo senso?

    R. – Tutto da scoprire, no; ma credo che ci sia ancora molto da lavorare. Infatti, ci siamo resi conto che ciò che c’è tra la sequenza del Dna e lo stato di salute o di malattia, sono una serie di passi intermedi che noi chiamiamo con una serie di neologismi: il reguloma, il proteoma, il metabiloma, il trascrittoma … termini che stanno ad identificare che sulla sequenza del Dna agiscono, intervengono una serie di passaggi successivi. Se non decodifichiamo questo, non riusciremo mai ad arrivare a quell’obiettivo finale che è la personalizzazione della medicina. Ma questo, naturalmente, impiegherà ancora molti anni. E’ molto fascinoso, dal punto di vista della ricerca scientifica, ma – naturalmente – un po’ deludente per le persone che si attendono di avere immediatamente delle risposte.

    D. – Parliamo di brevettabilità del genoma: negli Stati Uniti, forte è il dibattito sulla brevettabilità dei geni BRCA1 e BRCA2 impiegati nella diagnosi di cancro al seno e alle ovaie. Quando è possibile parlare di brevetto?

    R. – La presa di posizione della stragrande maggioranza dei ricercatori è quella che il Dna non è brevettabile, per il semplice fatto che i geni non li ha creati nessun uomo e quindi non è brevettabile ciò che ha fatto qualcun altro. Dal punto di vista pratico, naturalmente c’è una posizione che va tenuta presente ed è quella di coloro che investono molti soldi nella ricerca e che vorrebbero, ovviamente, che attraverso i brevetti tornasse indietro una parte dei costi che sono stati affrontati. La posizione è chiarita molto semplicemente: non è brevettabile come tale il Dna; può essere brevettata la metodica attraverso la quale si raggiunge un certo tipo di risultato. Infatti, la metodica può essere frutto dell’ingegno dell’uomo che sviluppa un certo tipo di studio. Quindi: non è brevettabile il Dna, ma è brevettabile la metodologia che permette lo studio di quel Dna.

    D. – Alcuni ribadiscono che questo, però, limiterebbe la ricerca, a vantaggio di chi ha il brevetto …

    R. – Sì: nel caso in cui passasse l’idea che per fare un test BRCA1 dobbiamo pagare chi ha il brevetto, certamente questo limiterebbe anche le stesse applicazioni, non ci sarebbero problemi se si autorizzerà la liberalizzazione dell’uso di questi test e il brevetto sarà legato soltanto ad una metodica che sarà sviluppata dallo specifico laboratorio, dallo specifico ricercatore.

    D. – Parlare di metodica significa non appropriarsi del genoma e quindi dell’uomo …

    R. – Esattamente: nessuna proprietà sull’uomo; la proprietà è su una tecnica che è frutto dell’ingegno dell’uomo.

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    La figura del padre nelle fiction tv analizzata in un Convegno alla Santa Croce

    ◊   Si è concluso nei giorni scorsi, presso la Pontificia Università della Santa Croce, il Convegno della Facoltà di Comunicazione su “La figura del padre nella serialità televisiva”. Per due giorni, un gruppo di esperti si è confrontato per offrire uno studio su come la paternità viene rappresentata nelle serie televisive più popolari, a partire da quale sia il ruolo del padre nella famiglia, la sua presenza o assenza e il suo rapporto con i figli. Il servizio di Carla Ferraro:

    Ad aprire i lavori, il rettore dell’Università, mons. Luis Romera, che ha offerto un suo spunto di riflessione sul rapporto del Padre con la modernità:

    “La figura del padre, che potrebbe essere interpretata come una minaccia alla libertà, è invece la figura di chi apre lo spazio della libertà perché il padre, il padre autentico, ci dà la vita, perché il padre trasmette un’educazione dell’umano, che ci aiuta a crescere umanamente. E’ la figura di chi ci protegge e quindi ci fa sentire sicuri dinanzi alle sfide della libertà ed è anche la persona che sa esigere che noi ci confrontiamo con la nostra libertà e quindi in questo modo possiamo andare incontro alla grande alla bella esperienza di essere liberi”.

    Mons. Romera ha poi proseguito citando la catechesi del Papa emerito Benedetto XVI del 30 gennaio scorso, in cui spiega la paternità di Dio partendo da quella umana:

    “Il Papa in questa catechesi ha affrontato il tema, bellissimo argomento, di Dio padre, di Dio padre onnipotente. Ci fa capire, all’inizio del suo intervento, come sia difficile a volte oggi parlare di paternità di Dio proprio perché siamo in una società nella quale vediamo la figura del padre con meno luce, con più difficoltà, per tanti motivi che il Papa elenca in maniera succinta ma molto acuta. La cosa bella del discorso del Papa è che, riconoscendo la difficoltà di oggi di parlare della figura del padre, dice tuttavia che la Sacra Scrittura, e concretamente già il Vangelo, ci permettono di ascoltare direttamente da Dio cosa sia essere padre e riscoprire la paternità di Dio e magari riscoprendo la paternità di Dio riscoprire anche la paternità umana”.

    Gli aspetti peculiari che contraddistinguono le serie televisive italiane e il modo in cui esse rappresentano la figura del padre sono stati spiegati dal prof. Armando Fumagalli, direttore del Master universitario in Scrittura e produzione per la fiction e il cinema:

    R. – In generale, si parla molto bene delle serie americane fra i critici e male di quelle italiane. Invece, secondo me, la cosa buona di essere italiane è che c’è un certo pluralismo mentre nelle serie americane è molto frequente avere figure molto negative del padre, famiglie molto disgregate, dove la figura del padre viene vissuta quasi più per assenza. In Italia, ci sono alcuni esempi positivi come le serie di “Don Matteo” col maresciallo Cecchini, o “Che Dio ci aiuti”, che in teoria parla di una suora ma in realtà c’e lì una figura di un padre che deve recuperare il ruolo paterno nei confronti di un bambino e secondo me si è riusciti a trattare bene questo tema della paternità.

    D. – Quali sono i valori che vengono veicolati mediante le fiction televisive in Italia?
    R. – Grazie al cielo, in Italia c’è una certa pluralità e c’è anche spazio – cosa che non avviene in altri Paesi – per fiction a contenuto religioso. In questi giorni, esce nelle librerie un mio volume che si chiama “Creatività al potere”, in cui cerco di far vedere come moltissimo dipenda dalla sensibilità della cultura dei creativi i quali, a partire dalla loro specifica sensibilità ed esperienza personale, raccontano poi le grandi storie che arrivano a milioni, decine di milioni, anche centinaia di milioni, di persone in tutto il mondo. Si possono raccontare storie che hanno conflitto, hanno dramma, hanno quindi interesse, in cui non è che non succeda niente, ma nello stesso tempo danno anche una visione della famiglia non malata, non ideologicamente e aprioristicamente negativa o pessimista. Ovviamente questo non è facile, bisogna anche riflettere. E noi, come cristiani, dobbiamo riflettere su come riuscire a raccontare le cose in modo interessante, attraente, coinvolgente e non banale.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Disoccupazione record in Spagna, oltre 6 milioni sono senza lavoro

    ◊   Sono dati preoccupanti quelli diffusi oggi dall’Istituto di statistica spagnolo. Il numero delle persone senza lavoro ha superato per la prima volta la soglia dei sei milioni, durante il primo trimestre del 2013. Il tasso è salito al 27,2%, un punto percentuale in più rispetto alle attese, in crescita del 4% – 1,9 milioni – il numero dei nuclei familiari i cui membri risultano tutti senza lavoro. A pesare sui dati della quarta economia della zona euro le stringenti misure di austerità imposte dal governo di Madrid per far fronte alla crisi economica. In aumento anche il dato dei disoccupati di età compresa tra i 16-24 anni, passato dal 55% del trimestre precedente al 57%. Un fenomeno che spinge molti giovani spagnoli, spesso laureati, ad andare all'estero in cerca di occupazione. La ricerca evidenzia pure una crescita della disoccupazione nella fascia 25-29 anni, persi quasi 70mila posti di lavoro in tutte le regioni del Paese. Tra le 17 regioni autonome, l'Andalusia - la più popolosa - è anche quella che detiene il record con il 36,87% dei disoccupati, mentre i Paesi Baschi registrano il dato più basso con il 16,28%. Preoccupa il futuro, il governo ha infatti ammesso che per il 2013 l'economia spagnola si contrarrà ancora dall'1% al 1,5% del Pil, contro lo 0,5% previsto fino a questo momento.(B.C.)

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    Italia: al via le consultazioni del premier incaricato Letta

    ◊   Stamani alla Camera, il premier incaricato Enrico Letta ha avviato le consultazioni per la formazione di un nuovo governo. La prima delegazione ad essere ricevuta è stata quella di Sinistra Ecologia e Libertà che ha già espresso la sua opposizione all’esecutivo. All’opposizione si colloca pure il gruppo parlamentare Fratelli d'Italia, la Lega ed il Movimento 5 Stelle. Dagli Usa, Silvio Berlusconi fa sapere che "avere un governo conta più di chi sia a guidarlo" e chiarisce che il Pdl "sosterrà chi si impegnerà a tradurre in legge" gli otto punti programmatici riproposti all'attenzione dall'ex premier. Secondo fonti molto vicine a Letta, entro domenica il premier incaricato potrebbe salire al Quirinale per sciogliere la riserva e consegnare una lista che si annuncia essere di 18 ministri. Non mancano però, soprattutto nel Pdl, le frizioni per i nomi da candidare al governo, ma anche tra chi propende per tornare comunque alle urne. (B.C.)

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    Gerusalemme: fiaccolata di sostegno al matrimonio tradizionale

    ◊   Dopo l’approvazione in Francia delle nozze gay, ieri a Gerusalemme, come in altre città del mondo, si è svolta una fiaccolata per esprimere dissenso nei confronti della legge che autorizza anche le adozioni per le persone dello stesso sesso. Ad animare l’iniziativa – riferisce Fides – i molti cittadini francesi residenti in Terra Santa e appartenenti a diverse religioni, che si sono radunati davanti al Consolato francese della Città Santa per chiedere, con una veglia silenziosa, il ritiro della legge. Altre manifestazioni sono previste nei prossimi giorni. Intanto, mons. William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarca Latino di Gerusalemme, in una dichiarazione pubblicata sul sito del Patriarcato ha espresso la sua ammirazione “per i giovani e i non più giovani che protestano silenziosamente, pacificamente e con dignità, difendendo una nobile causa: la protezione della famiglia e i diritti dei bambini”.(B.C.)

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    Commissione Usa: preoccupante la condizione della libertà religiosa in Siria

    ◊   “Proteggere e promuovere la libertà religiosa in Siria” è il Rapporto pubblicato qualche giorno fa dalla “United States International Commission on Religious Freedom”, la Commissione Internazionale sulla Libertà religiosa che è un organismo indipendente bipartisan del Congresso americano, creato nel 1998 per monitorare la libertà religiosa nel mondo e offrire raccomandazioni al governo degli Stati Uniti. Il rapporto – riferisce la Fides – evidenzia l’aumento delle violazioni dei diritti umani, degli abusi della libertà religiosa, degli attacchi a luoghi o persone motivati dalla religione. Una preoccupante crescita dunque della violenza settaria con forte impatto su tutte le comunità religiose. Le proteste pacifiche iniziate a marzo 2011 – ricorda il Rapporto – non avevano sfumature religiose o settarie. A dicembre dello scorso anno, il “Consiglio per i diritti umani” delle Nazioni Unite aveva però osservato che il conflitto era diventato sempre più polarizzato e violento, non solo tra forze pro-Assad e forze di opposizione, ma anche lungo linee etniche e religiose. E’ cresciuta quindi “la retorica della violenza religiosa”, così come l'afflusso di elementi stranieri nel Paese per agire secondo questa logica. Nella guerra – prosegue il testo – le identità etniche e religiose si intrecciano con gli aspetti politici e “interi sobborghi o quartieri delle città tendono ad essere dominati da specifici gruppi religiosi o etnici”. Tali violazioni “minacciano anche la diversità religiosa della Siria, aumentando la probabilità di violenza religiosa e di ritorsioni in una Siria post regime, quando le minoranze religiose saranno particolarmente vulnerabili”, ammonisce il testo. Sarebbero, secondo fonti dell’opposizione, oltre 500 mila gli edifici, tra case, scuole, moschee e chiese, distrutti dall’esercito di Assad, ma anche gruppi dell’opposizione non si sono sottratti a questa logica. Il Rapporto ricorda l’antica sinagoga di Damasco, saccheggiata e danneggiata, le tante moschee sciite, i rapimenti e gli attacchi contro leader cristiani e, non ultimo, la distruzione del minareto di Aleppo. (B.C.)

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    Mobilitazione nelle Filippine sulla legge riguardante la salute riproduttiva

    ◊   A Manila, nelle Filippine, si è svolta una manifestazione alla quale hanno aderito oltre 500 mila persone per chiedere di sostenere alle prossime elezioni, in programma il 13 maggio, candidati che promuovano e difendano espressamente una legislazione pro-vita e pro-famiglia. Il Paese, infatti, sta dibattendo sulla legge “Reproductive Health Bill” (“Rh Bill”, legge anti-vita), approvata nello scorso mese di dicembre. Si tratta di una norma sulla salute riproduttiva che introduce la contraccezione e l'aborto come mezzi per il controllo delle nascite di fronte ad una crescente povertà. La Chiesa delle Filippine – riporta il Sir – si è espressa attraverso una lettera pastorale di mons. Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen Dagupan. “Occorre pregare – ha scritto il presule – perché il Signore guidi ogni candidato all’esercizio della responsabilità civile, dal momento che solo Dio può illuminarci nel processo decisionale”. La Chiesa, che in quanto “coscienza della società civile”, è capace di guardare alle sfide della promozione del bene comune, non deve “sostenere alcun candidato per non diventare di parte; deve rifiutarsi di giocare con il fuoco del potere politico o rischia altrimenti di bruciarsi essa stessa”. Prima dell’entrata in vigore della legge, fissata al 31 marzo scorso, la Corte Suprema delle Filippine, investita da diverse obiezioni di carattere costituzionale, ne ha sospeso l’attuazione rinviando la decisione al prossimo 18 giugno. (B.C.)

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    In crescita, negli ultimi tre anni, le vocazioni nel Regno Unito

    ◊   Secondo una recente ricerca del “National Office for Vocation”, l’Ufficio per le vocazioni della Chiesa cattolica, nelle diocesi di Inghilterra e Galles è cresciuto negli ultimi tre anni il numero degli ingressi nelle congregazioni religiose e delle ordinazioni di sacerdoti. Si tratta – riferisce l’Osservatore Romano – di una crescita che compensa sostanzialmente alcune fasi di declino delle vocazioni che hanno caratterizzato il passato. Nel 2010, sono state 29 gli uomini e le donne accolti nelle congregazioni; questo numero è poi salito a 36 nel 2011, a 53 nel corso del 2012. Per quanto riguarda le ordinazioni sacerdotali diocesane, sono state 20 nel 2011, 31 nel 2012; mentre altre 41 sono previste nel corso del 2013. Una crescita che è anche frutto dell’impegno della stessa Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles che, lo scorso anno, ha lanciato il piano “National Vocations Framework”: un piano per promuovere le vocazioni tra i giovani e che permette a coloro che sentono la chiamata di far parte di un gruppo di discernimento e di avere in parrocchia una guida spirituale. Anche le vocazioni sacerdotali in Inghilterra e nel Galles sono in aumento. Nel settembre 2010, per esempio, si è avuto il più alto numero di ingressi nei seminari cattolici rispetto all’ultimo decennio. Incremento dovuto anche alle tante iniziative pastorali avviate nelle scuole per portare il Vangelo e dove è stato distribuito del materiale sull’opera della Chiesa.(B.C.)

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    Ecumenismo: a maggio in Slovacchia la Conferenza universitaria internazionale

    ◊   E’ in programma dal 9 al 10 maggio a Bratislava, in Slovacchia, la Conferenza universitaria internazionale per promuovere il dialogo storico - ecumenico tra la Santa Sede e la Russia. L’evento – riporta l’agenzia Sir – è organizzato dal Pontificio Comitato di scienze storiche in collaborazione con il Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, l’Istituto di storia mondiale dell’Accademia delle scienze della Russia e la Facoltà teologica romano-cattolica cirillo-metodiana dell’Università Comenius di Bratislava. Secondo Emília Hrabovec, membro del Pontificio Comitato di scienze storiche, lo scopo dell’iniziativa – chiamata anche “viaggio dell’ecumenismo” – è di identificare gli approcci comuni a varie questioni storiche dai tempi antichi fino ai giorni nostri, presentare lo stato e le condizioni della ricerca storica e le sue prospettive future, identificare le fonti storiche di rilievo negli archivi vaticani, russi o in altri archivi. La Conferenza vedrà la partecipazione di più di 20 relatori provenienti da 9 Paesi e si terrà nel 1150.mo anniversario dell’arrivo dei Santi Cirillo e Metodio nella regione della Grande Moravia, nell’Europa centrale. (B.C.)

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    Al via la “Mariapoli 2013” delle comunità di Abruzzo e Molise

    ◊   Fino a domenica è in programma a Montesilvano, in provincia di Pescara, la “Mariapoli 2013”, l’appuntamento delle comunità di Abruzzo e Molise del Movimento dei Focolari. Come riporta il Sir, il tema di quest’anno è: “L’altro da me un altro me” quale “amore al fratello”, che sarà sviluppato nelle diverse dimensioni della vita come famiglia, vita sociale ed ecumenismo. La dimensione ecumenica, in particolare, prevede la presenza della comunità islamica abruzzese, con la quale è in atto un dialogo forte che sta portando alla costruzione di percorsi di fraternità universale. Tra i relatori, anche la sociologa brasiliana, Vera Araujo, che illustrerà alcuni aspetti riguardanti “azioni ed esperienze sul territorio". Spazio pure ai bambini chiamati anche loro a riflettere sul tema dell’incontro attraverso proiezioni video, racconti di vita vissuta, momenti di gruppo e celebrazioni eucaristiche.(B.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 115

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.